Capitolo 17: Il valore e l’armatura

La corsa del gruppo di eroi che avanzavano nelle distrutte rovine subacquee di Mu continuava senza sosta, nessun ostacolo sembrava rallentarli, malgrado alcuni di loro avanzassero con passo più incerto.

"Credete che la Sacerdotessa dello Scultore ce la farà da sola contro quell’energumeno?", domandò ad un tratto Kela dell’Alce, facendosi peso di un dubbio che animava molti di loro, "Non devi dare così tanto peso all’aspetto per valutare chi ha più possibilità in uno scontro", osservò allora Whinga, ammonendo con la propria voce la compagna Hayoka, per poi voltarsi verso Helyss, "Sono certo che le capacità della guerriera d’argento siano incredibili", affermò con tono sereno; "Le doti di Zadra sono molte e ne ha anche di nuove ormai, grazie alle sue armi", esordì dopo un breve silenzio la Sacerdotessa del Pittore, prima che un cosmo interrompesse le parole del gruppo.

"Sembra che qualcuno ci stia per raggiungere dal centro di queste rovine, direi di non farlo attendere oltre", affermò con tono divertito Bifrost, scattando in avanti assieme ai compagni.

Lo scontro fra Zadra ed il suo oscuro avversario, intanto, continuava feroce.

I due combattenti avevano espanso all’inverosimile i rispettivi cosmi, per poi lanciarsi in una veloce raffica di attacchi fisici, una serie di colpi che con furia e velocità si scambiavano: ad ogni fendente dato dalle maestose mani di Riesig, infatti, la Sacerdotessa d’argento rispondeva difendendosi con i due strumenti da fabbro, utilizzando più il martello per difesa e supporto ai precisi attacchi portati dallo scalpello.

Un pugno del Generale Oscuro andò più vicino al proprio bersaglio: con incredibile decisione questi sferrò un diretto contro il volto dell’avversaria, cercando di raggiungere la maschera di lei con potenza inaudita, ma Zadra fu più veloce del nemico e con rapidità sollevò lo scalpello, fendendo l’aria dinanzi al gigante e danneggiandone il pugno, mentre, facendo leva sulle ginocchia per darsi una spinta con il corpo intero, lo colpì al centro del braccio con il martello dorato, producendo delle profonde crepe sulla copertura della cloth e sbalordendo il guerriero dello Springhual.

Fu proprio approfittando di quel momento di stupore che la Malefica Scultrice, dandosi la spinta con una veloce piroetta su se stessa, affondò lo scalpello nel pettorale della scale oscura, distruggendone un pezzo e facendo barcollare indietro il nemico prima di colpirlo una seconda volta con un veloce calcio a saltare contro il volto, che lo gettò del tutto al suolo, mentre la sua avversaria dai rossi capelli si distanziava di alcuni passi.

"Ora, gigante, direi che hai compreso quanto sia difficile affrontare la Sacerdotessa dello Scultore, quindi, quale che sia la tua prossima mossa, ti consiglio di scatenarla e non tentare più un confronto fisico basato solo sulla potenza del corpo, poiché più di un mio passato nemico ebbe di che pentirsi per tale modo di combattere contro di me. Non sono guerriera da poco negli scontri fisici, anzi mi ritengo più forte di molti uomini ormai", tagliò corto la Silver saint.

"Parole piene di superbia mal utilizzata le tue, sacerdotessa, in fondo, sono il distruttore di armature e lo ero ancora prima di indossare queste nere scaglie dei mari, questo perché da solo appresi come utilizzare il cosmo e come scatenare i primi due miei attacchi, di cui uno hai dimostrato di saperlo fronteggiare", affermò Riesig, per nulla sconfortato dalla forza dell’avversaria, "ma ora vedremo come te la caverai contro il secondo colpo", avvisò il nero guerriero, mentre il cosmo si espandeva attorno a lui.

"Black Landslip", esclamò il guerriero dello Springhual Nero, movendo con violenza ambo le braccia dinanzi a se, così da spazzare l’aria fra se stesso e l’avversaria, creando una specie di croce con le braccia; ciò che però da principio Zadra non comprese fu l’effettivo risultato di ciò: un’ondata d’energia che frantumò il terreno fra loro e si schiantò con violenza verso la Sacerdotessa guerriero, gettandola indietro di diversi passi.

La Malefica Scultrice fu però abbastanza rapida da risollevarsi sulle braccia, prima ancora di cadere al suolo, e rimettersi in piedi senza problema alcuno, ma mentre riprendeva la posizione di guardia, un fremito la scosse all’altezza dell’addome, dove sentì chiaramente una crepa nascere nelle vestigia argentee, rinforzate, un anno prima, con l’atanatos, subito dopo, una lieve striscia di sangue macchiò la candida maschera, uscendo dalla bocca della guerriera.

"Se non fosse stato per le vestigia, rinforzate e ben curate, sarei di certo stata sventrata da quest’unico attacco. Non devo compiere il suo errore, sottovalutarlo una seconda volta sarebbe un danno che non posso compiere", pensò fra se, non sentendo le parole dell’avversario, "Aspetta, l’attacco non è ancora concluso", affermò questi, prima che una pioggia orizzontale di macigni si gettasse contro la sacerdotessa guerriero, investendone il corpo e costringendola ad indietreggiare.

"Questa è la potenza del mio attacco: l’onda d’urto investe il nemico e l’eco di ritorno, l’effetto dell’impatto con il bersaglio, attira, come un centro gravitazionale, tutte le schegge di pietra che creo frantumando il terreno. Di norma la pioggia di roccia è utile per martoriare il nemico ormai sconfitto, ma con te servirà per impedirti una difesa dal secondo assalto", affermò Riesig, scatenando nuovamente la devastante potenza del "Black landslip" contro la Sacerdotessa d’argento, distruggendo i macigni in pezzi ancora più minuscoli e travolgendo per la seconda volta Zadra, il cui volo a terra questa volta non fu evitato in alcun modo.

La Sacerdotessa d’argento era ora al suolo, le vestigia ormai quasi distrutte all’altezza dell’addome, ringraziava gli dei di aver più e più volte, in quel periodo di pace, controllato la resistenza dell’armatura, mentre si rialzava in piedi, ma già avanzava contro di lei la pioggia, sempre più minuscola di lapilli che era il secondo effetto dell’attacco nemico.

"Distruggere quella corazza così resistente sarà per me motivo d’immenso vanto ed uccidere chi ha sconfitto persino un dio lo sarà ancora di più", affermò con chiara esaltazione il gigante nemico, preparandosi a colpire per la terza volta con il medesimo attacco la sua avversaria.

Questa volta, però, il cosmo di Zadra fu altrettanto rapido nella risposta e mentre Riesig scatenava la sua Nera Frana, la Sacerdotessa dello Scultore espanse il proprio cosmo, "Grande Scalpello", esclamò, scatenando con veemenza l'attacco a distanza.

L’onda d’urto dello Scalpello energetico cozzò contro quella della Nera Valanga, frantumando il terreno nel verso opposto a quello prodotto dall’attacco di Riesig e distruggendo i lapilli che correvano contro Zadra, ma fu proprio lo scatto di quest’ultima la vera sorpresa dell’attacco.

Il gigante nemico non vide nemmeno la sacerdotessa avvicinarsi e, con incredibile potenza, affondare lo scalpello dorato nel pettorale, producendovi una profonda crepa, che si aprì dalla cinta alle spalle; l’attacco non finì lì: con una rapida rotazione su se stessa, la Sacerdotessa guerriero scagliò un fendente con il martello dorato, colpendo il fianco sinistro dell’avversario, così da mandare in frantumi interamente la parte sinistra del pettorale.

Concludendo la rotazione, la guerriera dai capelli rossi arrivò ad affondare nuovamente lo scalpello sul corpo del nemico ormai incapace di difendersi dinanzi a tanta velocità, gettandolo indietro con incredibile violenza offensiva.

"Malgrado la tua stazza, sei un combattente dalle lunghe distanze, non basi sulla forza fisica i tuoi attacchi, ma sulla violenza che scateni con il cosmo, inoltre non hai né velocità, né vestigia degne di questo nome, per nulla curate sono le tue.

Il problema più grande, però, è stato un altro, hai commesso l’errore di utilizzare tre volte di fila lo stesso attacco; il primo colpo è andato al segno, il secondo è stato aiutato dall’effetto ritardato del primo, ma il terzo attacco è stato sciocco", ammonì Zadra all’avversario, mentre questi si rialzava.

"Tu mi accusi? Ammetto, Sacerdotessa guerriero, che hai avuto ottime capacità d’analisi sulla mia tecnica, ma non vantarti delle virtù delle tue vestigia, non accetto questi stupidi discorsi", tuonò in un urlo d’ira Riesig, lasciando esplodere con violenza il proprio cosmo, tanto da distruggere la sua stessa armatura.

"Fin da piccolo ero un uomo dalla stazza a dir poco maestosa, cercavo come meglio sviluppare le mie virtù fisiche, che mi rendevano un ottimo guerriero, mi arruolai persino, ma tutto ciò era inutile, sentivo che qualcosa in più mi aspettava, qualcosa di più grande e finalmente scoprii cos’era quando venni a sapere delle sacre armature.

Per anni cercai come addestrarmi e ricevere l’investitura, ma per quanti ordini guerrieri cercassi, nessuno mi accettava, nemmeno il dio Ares mi volle; però, quando l’Indu Army mi rifiutò, scatenai la mia ira su di loro, uccidendone alcuni che indossavano quelle patetiche armature e così capii: l’investitura non valeva niente, come l’armatura in se, solo la forza del cosmo è ciò che serve.

Ho passato gli ultimi anni combattendo e vincendo tutti i cavalieri che incontravo, persino alcuni miseri soldati titano, finché non incontrai alcuni guerrieri che mi vinsero e l’ultimo di questi, un Portatore di Luce, mi portò al cospetto del potente Erebo.

Il Signore dell’Oscurità mi accettò, il primo a concedermi l’investitura; il suo fedele luogotenente, Vize, discendente degli Alchimisti di Mu e mio comandante, mi concesse le vestigia dello Springhual, spiegandomi che il guerriero che, millenni fa, indossava quella stessa armatura era un combattente dell’energia fredda, cosa che, in vero, non m’interessò per nulla, forse per questo non sono molto caro al mio comandante", concluse con ironia il gigante, rialzandosi in piedi, privo d’armatura, ma pronto a continuare la battaglia.

"Tu dunque pensi che l’armatura sia solo una questione di orgoglio e falso vanto?", domandò con tono distaccato Zadra, "No, sacerdotessa guerriero, al contrario; penso che il vostro amore immotivato per le vestigia che vi coprono abbia reso ogni combattente un misero schiavo della sua stessa costellazione. Non la corazza definisce la forza di chi combatte", tagliò corto il gigante, "Su questo ti do ragione", replicò la Malefica Scultrice, riponendo i due strumenti dorati ed espandendo il cosmo argenteo fino a liberarsi delle vestigia, restando solo con delle scarlatte vesti asgardiane a difesa del corpo.

"Cosa pensi di fare così?", domandò ironizzando Riesig, "Puoi solo darmi un vantaggio", concluse; "Tu pensi che i guerrieri siano schiavi delle loro armature? Ebbene ti dimostrerò come i fabbri siano quelli più lontani da tale servilismo, proprio perché il nostro dovere è creare prima di tutto delle armature per i nostri compagni, non per noi stessi", spiegò con tono di sfida la Sacerdotessa guerriero, invitando l’avversario a farsi avanti.

Con rapidità il gigante dimezzò lo spazio fra di loro e subito affondò un diretto sinistro verso l’addome dell’avversaria, cercando di colpirla con quanta più violenza fosse possibile, ma tutta la furia e la potenza offensiva del guerriero nero furono facilmente evitate dalla combattente dai rossi capelli, che con altrettanta prontezza sollevò l’avambraccio destro, sollevato a palmo aperto proprio sul braccio sinistro nemico; fu allora Zadra a farsi avanti, annullando completamente la distanza fra loro nel portare la gamba sinistra sotto il ginocchio di Riesig, per poi serrare anche la mano sinistra attorno al maestoso braccio avverso.

"Come pensi che sia sopravvissuta agli scontri con gli altri fabbri durante il periodo dell’addestramento? Escluso Kiki dell’Ariete, erano tutti guerrieri maestosi quanto te", osservò la guerriera Asgardiana, "ho appreso anch’io come potenziare i miei muscoli e sfruttare la mia figura ben più esile negli scontri ravvicinati", affermò, facendo leva proprio sulla spinta avversaria per gettare il nemico al suolo, dinanzi a lei, distanziandosi poi con un veloce salto.

Il Generale Oscuro si rialzò di scatto, schiumante di rabbia, e menò un gancio destro verso la sacerdotessa guerriero, ma ancora una volta Zadra fu più veloce dell’avversario e passò sotto quel maestoso arto, portandosi a meno di un passo di distanza dal nemico e con fermezza piantò il piede sinistro sull’addome dello stesso, dandosi così la spinta per una capriola all’indietro, durante la quale colpì con una tallonata del piede destro il gigante al volto, facendolo sedere a terra per l’impatto ed allontanandosi ancora una volta con un veloce salto.

Riesig stavolta nemmeno si rialzò in piedi, fece leva su mani e ginocchia per darsi la spinta verso l’avversaria, scagliandosi con tutto il peso del proprio corpo, ma ancora una volta Zadra sembrò pronta ad anticiparlo, iniziando un veloce scatto verso sinistra; fu allora che il braccio sinistro del gigante la cinse al collo inaspettatamente.

Quella mano, che tanto era maestosa da coprire quasi per intero il volto, sembrava cingerla come una catena indistruttibile ed ancora più potente fu tale presa quando il nero cosmo del gigante ne ampliò la forza; "Ora, che non puoi più usare la corsa e l’agilità per mettermi in ridicolo, non hai più osservazioni acute o gloriose parole da dirmi, Sacerdotessa guerriero?", domandò ironico il Generale Oscuro, mentre già il pugno destro si alzava, come maestosa clava, pronto a colpire il volto mascherato di Zadra, "frantumerò quella maschera, assieme alla faccia che vi è nascosta all’interno, questa sarà la tua fine", sentenziò determinato il gigante.

Le mani della guerriera si cinsero attorno a quella del nemico, mentre i piedi annaspavano a mezz’aria, "Ho qualcosa da dirti in effetti, guerriero nero, sulla tua forza e sul vero valore di un’armatura, ma penso che con te le parole siano inutili, perciò te lo dimostrerò con i fatti", sentenziò con tono deciso la sacerdotessa di Atena, mentre l’argenteo cosmo brillava di fiammeggiante energia ed il sordo rumore di ossa che si rompevano echeggiava dal braccio di Riesig, che s’inginocchiò urlando dal dolore e lasciando la presa sulla nemica.

"Pensi che l’armatura sia solo un ornamento per gli orgogliosi, ma in realtà le tue vestigia sono il primo e più fedele compagno di ogni cavaliere, poiché i nostri poteri, quelli alimentati dal cosmo che fluisce in ognuno di noi, sono troppo grandi perché un corpo umano possa reggerne l’impatto: se tu adesso avessi avuto addosso l’armatura dello Springhual Nero, che tanto spavaldamente hai distrutto poc’anzi, il tuo braccio sarebbe ancora integro, poiché la corazza si sarebbe danneggiata, invece, ora, dovrai dire addio all’uso di quella mano", sentenziò semplicemente Zadra, ancora una volta pronta alla battaglia.

Riesig era in ginocchio e le parole della nemica bruciavano quanto il dolore che gli portava la mano sinistra, ormai nera e priva d’ogni sensibilità per l’assenza di nuovo sangue all’interno, dovuto alla rottura dei vasi sanguigni, oltre che delle articolazioni, del braccio all’altezza del gomito.

"Pagherai per questo affronto, subendo la più furibonda delle mie tecniche", minacciò il gigante con tono deciso, mentre ancora una volta, il maestoso cosmo nero lo circondava.

"Non sarò di certo da meno, anche tu avrai modo di osservare il colpo più potente che appresi dal mio maestro, l’ultimo Grande Fabbro di Efesto", replicò con tono deciso Zadra, espandendo il fiammeggiante cosmo argenteo.

"Preparati alla furia della bestia di pietra che tutto distrugge, preparati all’assalto di ciò che è ben più terribile dello Springhual Nero", minacciò il gigante, conficcando il pugno destro nel terreno, "Rock Beast", tuonò infine.

"In nome della Giustizia e per tutti i compagni che hanno sacrificato la vita lasciandomi il compito di essere l’ultimo dei fabbri, io ti invoco, colpo del mio antico maestro", esordì in tutta risposta la guerriera, "Volcano’s rocks", sentenziò con tono deciso.

Dal suolo una gigantesca bestia di pietra, una specie di mostruoso orso dalle molteplici braccia e con maestose corna, nacque, cercando di caricare con violenza la figura vestita di rosso dell’asgardiana, dal cui cosmo, però, proruppe una pioggia di pietra e fuoco che si schiantò contro la creatura di Riesig, travolgendola con la sua potenza di molto maggiore ed investendo in pieno lo stesso Generale Oscuro, il cui corpo privo d’armatura fu martoriato fino a cadere al suolo, privo di vita.

Zadra cadde anche lei in ginocchio, stringendosi l’addome, da cui estrasse un lembo di roccia, parte di uno dei corni della bestia di pietra che aveva distrutto, "Hai saputo ferirmi, gigante, sei stato un guerriero e nemico degno di nota, ma ciò non ti è bastato per sopravvivere ad uno scontro in cui troppo poco valore davi all’armatura", affermò con tono secco la guerriera, mentre le vestigia dello Scultore si riposizionavano sul suo corpo, ma, anziché alzarsi, la combattente Asgardiana cadeva al suolo, stordita.

Poco lontano, lungo le rovine dell’Isola di Mu, Helyss percepì il cosmo della sorella affievolirsi, ma quella sensazione fu prontamente interrotta da una ancora più sinistra che, apparentemente, sembrava giungere dal sottosuolo.

"Che succede?", esclamò allora Kela, che aveva percepito il sinistro cosmo sotto di loro, "Sembra che qualcuno voglia attaccarci dal basso", osservò Whinga, prima che delle crepe si creassero nel terreno ed un secondo cosmo si rivelasse dinanzi a loro, a breve distanza.

"In verità", esordì una voce, "vogliamo solo dividervi per ora", affermò, prima che una serie di spaccature si aprissero nel terreno, creando il caos fra i sette cavalieri.