Capitolo 22: La giusta corrente da seguire

Quattro Hayoka entrarono nella seconda sala sul lato sinistro del Castello di Amaterasu, Hornwer del Cervo li guidava mentre avanzavano.

Il luogo in cui si trovavano era molto simile al campo di battaglia precedentemente visto, quello del Ki-Lin: un gigantesco deserto roccioso sembrava costituire l’immenso salone, finché non arrivarono dinanzi al loro nemico, Hyui del Kamaitachi, che si trovava al centro dell’immensa stanza.

"Dunque voi, sciamani pellerossa, siete giunti a sfidarmi? Non i cavalieri di Atena, o qualcuno dei loro alleati più potenti? Poco male, ho avuto modo di testare la vostra virtù in battaglia già una volta, so bene come trattarvi", esordì, dopo averli squadrati, il Portatore di Luce, "Attaccatemi pure, anche tutti assieme se preferite", avvisò, dopo una breve pausa.

"No", esordì allora uno dei quattro, "io, Peckend del Picchio, sarò il tuo nemico, in onore del mio compagno d’arme che hai ucciso", minacciò prontamente l’Hayoka, "Sì, mi ricordo di te e di come mi scrutasti con odio mentre portavo via la testa del gigante caduto", rammentò allora Hyui del Kamaitachi, "Riprenderò la testa di Big Bear dopo averti tolto la vita, guerriero asiatico", concluse tono iracondo il giovane sciamano.

Fu la mano di Hornwer a porsi fra i due, "Ti posso concedere di combatterlo da solo, Peckend, ma ricorda sempre che noi Hayoka non siamo fautori di morte e distruzione, bensì difensori di pace ed ordine, non combattiamo per ira e vendetta, bensì per la giustizia. Non confondere mai ciò che deve essere il vero agire dello spirito retto con la furia che in questo momento ti annebbia la mente", lo ammonì lo sciamano del Cervo.

"Pensate forse che vi lascerò passare tanto facilmente?", domandò allora Hyui, con il viso perplesso, "Sono un combattente leale verso la mia Sovrana, non potrei mai lasciarvi attraversare questo luogo senza oppormi", concluse.

"Di questo non ci preoccupiamo", replicò con un ampio sorriso Firon del Puma, chinandosi sulle ginocchia, per poi voltarsi verso Peckend: "Fai attenzione, è un nemico pericoloso, vedi di vincerlo in fretta", suggerì al compagno.

"Non sarai solo per molto", aggiunse con un gentile sorriso Lihat, ponendosi alla destra di Firon, dopo aver oltrepassato Peckend, "Inoltre, giovane musico, stai attento all’incedere delle correnti, non farti trasportare", concluse con tono ammonitore Hornwer, prima di porsi fra gli altri due Hayoka e far loro cenno di avanzare.

"Dove pensate di andare?", domandò ancora una volta il Portatore del Kamaitachi, mentre già il vento vorticava attorno a lui in modo furente, ma non ricevette risposta alcuna se non lo scatto di Lihat e Firon.

Al movimento dei due Hayoka, però, seguì una fiammata, accompagnata da un’accecante luce, per la quale, persino Hyui dovette distogliere lo sguardo mentre scatenava una potente corrente d’aria che fu, però, fermata da un’aspettata barriera di fiori del Deserto, dispostisi a difesa dei tre; solo quando i loro passi erano ormai lontani, la barriera cedette, lasciando Peckend dinanzi al suo avversario.

Il giovane Hayoka non disse una parola, semplicemente le ali della sua armatura si richiusero, creando i medesimi tamburi che già una volta si erano palesati dinanzi al Portatore di Luce: "Drum War", fu l’unica affermazione che proruppe da Peckend, prima di iniziare un crescendo di battiti sui due tamburi; più la melodia aumentava, maggiore era il cosmo purpureo che scaturiva dal corpo del giovane musico, finché un’ondata d’energia non frantumò il terreno fra lui e Hyui, correndo verso la propria preda, come un vero terremoto.

Il Tamburo da battaglia, però, ebbe il medesimo risultato avuto nelle sacre terre degli Hayoka dalla zampa dell’Orso: nessuno. Ancora una volta il portatore di Luce s’era mosso tanto velocemente da evitare l’attacco, portandosi alla sinistra del suo avversario, "Come ti avevo avvisato, mio giovane nemico, il nostro scontro sarebbe dovuto essere in luogo diverso e con ben distinti stati d’animo, ma, se il luogo ed il mio spirito sono ora diversi, noto che in te vi è solo l’ira della vendetta a guidarti, eppure sagge erano le parole detteti dai tuoi compagni, prima di lasciarti alla mia mercé", avvisò con tono critico Hyui, mentre già la corrente d’aria, che da lui scaturiva, bloccava le movenze di Peckend.

"Pare che tu debba subire la medesima sorte dell’amico che vorresti dimenticare, giovane sciamano; anche a te le correnti sono avverse", concluse il Portatore di Luce, mentre già i vortici di lame taglienti si creavano sulla falce destra, "KenKaze", tuonò poi il guerriero asiatico, scatenando il proprio attacco verso lo sciamano che, incapace di liberarsi, ne subì in pieno la furia travolgente, cadendo al suolo ferito.

"Cedi il passo, giovane avversario, e, memore dell’attaccamento che dimostri ai tuoi compagni, ti risparmierò ulteriori dolori, per poi fermare chi sta per raggiungerci, poiché dei tre che mi hanno sorpassato si occuperà ormai lo Spirito dell’Acqua", osservò allora Hyui, ma un’esplosione d’energia cosmica fu la replica del suo avversario che, rialzatosi in piedi, iniziò un ancora più potente crescendo con i tamburi.

"War Drum", tuonò ancora una volta Peckend, ma questa volta il ritmo, ancora più incalzante, produsse un terremoto dall’andamento spaventoso, tale da riuscire a distruggere l’intero suolo, capovolgendo addirittura delle zolle di terra e creando un vero e proprio muro di polvere e vapori fra i due avversari.

"Tutto è inutile, cedi alla realtà", esordì la voce di Hyui, prima ancora che le polveri ne rivelassero le forme illese, scosse solo dal vento che ora, con maggiore veemenza legava lui ed il suo avversario, preparando il primo a colpire ed il secondo a subire l’attacco; "KenKaze", ripeté nuovamente il guerriero asiatico, mentre sferrava le lame di vento dalla mano sinistra, pronte a dilaniare il corpo del giovane avversario.

Qualcosa però avvenne sul campo di battaglia: una melodia ben più elegante e quieta s’intromise sul percorso del vento, una melodia proveniente da un’arpa, "Glorysongs", fu l’unica parola che i due contendenti distinsero prima che, quietatasi ogni corrente, apparisse fra loro Real della Lira, la cui barriera aveva difeso sia il santo d’argento sia l’Hayoka del Picchio.

L’incerto passo di Kano del Pavone, affaticato dallo scontro da poco conclusosi con Ko di Baku, si fermò un attimo quando il santo d’argento percepì il cosmo dell’amico Real rivelarsi di nuovo nella seconda sala dell’ala antistante. Aveva perso di vista il parigrado, dopo che questi era rimasto indietro per combattere contro la musicista nemica, ma ora lo ritrovava, vivo e stremato come lui, ma pronto ad essere di supporto al giovane Hayoka che stava combattendo un nemico ben più forte.

"Bene, se anche Real è illeso, allora posso continuare con un peso in meno nel cuore l’avanzata verso il prossimo tempio", si rallegrò fra se il giovane cavaliere, continuando la via che lo doveva condurre alla Sala della Bestia Sanguinaria.

"Che cosa ci fai qui, cavaliere d’argento?", domandò Peckend, sbalordito della presenza di Real della Lira, "Sono giunto in tuo soccorso, giovane Hayoka, poiché non desidero che, le abilità di musicista che possiedi vengano sprecate perché i tuoi occhi si chiudono per all’ira che t’acceca", rispose prontamente il santo d’argento.

"Sono lieto di vedere un nemico ben più nobile dinanzi a me, cavaliere di Atena, affrontami, anche supportato da questo tuo alleato, non di questo ti farò una colpa, ma concedimi di avere la possibilità di prendere la testa di un santo della Giustizia, come merito per le abilità di cui sono padrone", esultò Hyui, del tutto incurante del dialogo fra i due avversari.

"Non io sarò il tuo nemico, Portatore di Luce, poiché già mi fu concessa la possibilità di combattere, bensì Peckend, come da lui scelto, ma, prima che il vostro scontro continui, questo giovane musico, deve riaprire gli occhi", affermò in tutta risposta Real della Lira, spostando lo sguardo dall’asiatico al pellerossa interlocutore.

"Sono stanco di tutte queste prediche, cavaliere d’argento, in troppi qui volete dirmi cosa è giusto che faccia, credete forse che io sia uno sciocco, o che l’ira abbia indebolito le mie capacità?", tuonò infuriato l’Hayoka, "Invero… sì", replicò con un voce secca il musico di Atena, squadrando dall’alto verso il basso il suo interlocutore.

"Ho ascoltato la melodia che innalzavi prima, durante lo scontro, era ricca di rabbia e furia distruttrice, eppure, malgrado ciò, priva della più semplice delle sensazioni: l’amore per la musica, quello deve essere il motore che spinge alla lotta ogni guerriero che utilizza il nostro medesimo mezzo, tramite tale arma noi possiamo arrivare ad innalzare lodi con le nostre vittorie e proteggere la Giustizia, cosa per cui entrambi abbiamo giurato di dare le nostre vite", affermò Real della Lira, "se soffri e desideri giustizia per la caduta di un amico, giovane Hayoka, è cosa normale, ma non fare in modo che il tuo desiderio ti annebbi la vista, impedendoti di continuare a ricordare il compagno perso. Resta fedele all’amico che hai perso da vivo, continuando lungo la tua via, non deviandola per la perdita subita. Combatti, con ardore, ma senza dimenticare ciò che ti lega alla musica", concluse il santo d’argento, notando che Peckend era ormai immobile e stupito dalle sue parole.

"Se avete concluso questo dialogo, cavalieri, devo ammettere che tanta accidia non mi è propria, anelo più combattervi ed ottenere l’onore guerriero di cui ho bisogno", affermò Hyui, mentre già il suo cosmo si espandeva come corrente, circondando entrambi gli avversari.

"Sarò io il tuo avversario, Portatore di Luce, come già stabilito poc’anzi, ma solo ora inizierà il nostro verso scontro", avvisò allora Peckend, liberandosi facilmente dalla presa del vento, "poiché solo ora la mia mente è tanto lucida da aver scoperto il segreto del tuo cosmo", concluse.

"Segreto?", domandò sorpreso il guerriero del Kamaitachi, "Sì, tu comandi il vento, ma ben più particolare è il tuo potere, poiché è legato alle correnti", rispose prontamente il giovane musico pellerossa; "quando i tuoi attacchi scaturiscono così, come l’aria che voleva bloccare noi e prima i miei compagni Hayoka, ben misera cosa sembra a chi lo osserva rispetto alla furia che hai saputo far scaturire prima, la stessa che è andata crescendo sia nello scontro che avesti con Big Bear, sia adesso, mentre scatenavo con maggiore forza l’attacco. Il tuo potere si nutre di quello dell’avversario", finì di spiegare Peckend.

"Complimenti, giovane musico, ora, che la tua mente è ben più salda ed attenta, il nostro vero scontro, quello che auspicai già ieri, sembra potersi realizzare, uno scontro degno di nota, ma, se veramente hai compreso il segreto del Kamaitachi, sai anche che non potrai fermarlo", replicò semplicemente Hyui.

"No, al contrario, Portatore di Luce, ora ti mostrerò come non il battere del Picchio sul suolo, ma il ben più potente picchiare l’aria sia un’arma che non potrai usare a tuo vantaggio", incalzò allora Peckend, iniziando una nuova melodia contro l’avversario.

"Drum Fury", decantò l’Hayoka, mentre già la nuova melodia sorgeva dal suo tamburo, scotendo non più il terreno dinanzi al Portatore, bensì l’aria, che sembrò muoversi per effetto delle potentissime onde sonore che vi si addensavano.

"Sciocco", esordì Hyui, spiccando un possente salto verso le sommità della sala, "non puoi sperare di colpirmi proprio scotendo il vento che mi è servitore, delle arie tutte io sono alleato, non potranno certo tradirmi ora ed in tal modo, lasciando che una melodia le invada", avvisò il Portatore del Kamaitachi, "bensì, ora proverai anche tu l’ultima planata della Donnola Volante", concluse il guerriero asiatico.

"Kaze No Yaiba", fu l’ultima cosa che Real riuscì a distinguere di ciò che proveniva dal Portatore di Luce, prima che il vorticare del corpo di questi gli celasse ogni sua azione, mentre planava rapido verso Peckend; accadde però qualcosa di inatteso: ad un tratto la rapida rotazione del Kamaitachi si fermò, così come la melodia del Picchio, finché, dopo brevi ed inesauribili momenti di attesa, un’onda sonora scaturì dal tamburo, travolgendo il nemico che ricadde violentemente al suolo, ferito sotto le vestigia del Kamaitachi.

"Com’è possibile?", balbettò, ancora prima di alzarsi, Hyui, "L’orgoglio e la troppa sicurezza ti sono difetti, guerriero asiatico, come l’ira lo è stato per me", affermò prontamente Peckend, "la potenza che ottieni dalle correnti ti permette di intrappolare il nemico nella furia battagliera che egli steso produce, ma basta che non vi sia più alcuna corrente che ti attira a me perché sia io l’unico a potermi servire dell’aria che ci circonda, quella che tu fai scaturire dalla tua ira", spiegò il giovane musico.

Una risata fu la replica dell’altro, mentre si rialzava, "Ammetto i miei difetti, di ciò hai ragione, Peckend del Picchio, la superbia mi è difetto, ma non fuori luogo è in me, poiché un altro segreto regge il più potente degli attacchi della Donnola Volante, un segreto celato nelle vestigia di cui sono il Portatore", concluse Hyui, il cui sguardo era ben più serio e determinato che mai.

Nella sommità del Castello di Amaterasu, Kiten di Kitsune percepiva l’andamento dello scontro del Portatore del Kamaitachi contro l’Hayoka; "Sembra che persino la Donnola Volante abbia dei problemi con il proprio avversario, ma, finalmente, uno dei Portatori ha deciso di usufruire del potere sopito dei Bijuu, il Sanbi, in particolare, saprà come vendicare l’Ichibi e sancire la propria vittoria su ambo i musicisti", esordì dopo alcuni attimi il guerriero della divinità giapponese.

"Ne sei davvero sicuro, Kyuubi? Pensi davvero che il misero Portatore di Luce saprà come ben usare il potere concessogli?", domandò una figura, apparendo da una delle due scalinate provenienti dai piani inferiori, "Hachibi, cosa fai qui?", tuonò sorpreso Kiten, "Ancora sono lontani dalla mia sala i nemici che dovrei attendere e spero che fra due Portatori di Luce a me sottostanti ve ne sia qualcuno di sufficientemente potente", replicò con tono semplice l’altro, rimanendo nascosto sull’uscio della sala, "ma a dopo lasciamo le riflessioni, per ora, seguiamo lo scontro in cui sta per essere introdotto il Sanbi", concluse il nuovo giunto.

Nella sala della Donnola Volante, intanto, Real e Peckend erano stupefatti da ciò che stavano percependo: un secondo cosmo, di dimensioni ben superiori di quelle di Hyui, stava scaturendo dalle vestigia stesse, come se queste avessero coscienza e volontà propria, come se un secondo guerriero vi fosse sepolto dentro, qualcuno di molto simile ad un dio, o ad un demone.

"Ora, guerrieri che della musica fate la vostra arma, proverete la furia del Kamaitachi, combinata con ciò che nasconde dentro di se", li ammonì semplicemente il Portatore di Luce, sollevando le mani al cielo; dai palmi aperti nacquero tre giganteschi cicloni di vento, simili quasi a delle code di un pesce mostruoso, mentre si agitavano attirando a se detriti e riducendoli in misera polvere.

"Non potremo sperare di vincerlo singolarmente", affermò Peckend, voltandosi verso Real, "Lo comprendo bene, amico mio, lascia a me la difesa e per te tieni l’attacco, che sia sufficientemente potente da vincerlo", concordò il santo della Lira, ponendosi alla sinistra dell’Hayoka con l’arpa in mano.

"KazeHada", esclamò semplicemente Hyui, liberando la furia che conteneva nei palmi contro i due avversari; "Glorysongs", fu l’unica parola detta da Real, mentre sollevava le difese musicali che tante volte gli erano state di supporto.

Un cosmo luminoso, intanto, si stava formando intorno a Peckend, variando ad ogni nuovo colpo di tamburo, fino a prendere la forma di un vero Picchio, che ben presto s’innalzò in volo verso l’avversario, "Drummer Peck", esclamò lo sciamano pellerossa, mentre delle onde d’energia ritmiche prorompevano dalla figura cosmica dirette verso l’avversario.

L’energia delle onde soniche si andò a scontrare con i tre vortici d’aria e, supportata dalla barriera difensiva, proruppe in un’unica esplosione, che devastò il campo di battaglia, travolgendo con esso lo stesso Portatore di Luce.

Quando la battaglia finì, entrambi i musicisti erano illesi, seppur stremati, a stento avanzarono a sincerarsi delle condizioni del loro nemico, le cui vestigia erano squarciate all’altezza del ventre, "Persino contro la furia del Sanbi le vostre doti di musicisti sono state superiori", si complimentò il nemico, "una sola domanda ancora, giovane musico, come hai fatto a cogliere la mia pecca in orgoglio?", domandò allora, "Tanto era palese?", concluse.

"No", rispose Peckend con il capo chino, "ho passato molti anni studiando l’animo umano, per riconoscere i giusti dai cattivi ho affinato le mie doti d’analisi della psiche umana, doti già abbastanza sviluppate in un musicista, che ho saputo ben utilizzare in questo scontro, prima su di me, grazie alle parole del santo d’argento, poi su di te", concluse l’Hayoka.

"Un’ultima domanda da parte mia, portatore di Luce, dove si trova la testa di Big Bear?", chiese allora il giovane musico pellerossa, "Ho offerto al vento il cimelio della mia vittoria", rispose con fatica l’avversario morente, "è mia abitudine non imbruttirmi lo spirito con ricordi di quel genere, bensì, dopo le mie vittorie, recupero le teste, come segno dell’orgoglio che già hai notato, ma poi le brucio disperdendo al vento le ceneri, affinché ritornino alle case da cui le avevo sottratte", concluse con viso sofferente Hyui, mentre la vita lo abbandonava.

"Non eri il più maligno dei nostri nemici, guerriero del Kamaitachi, forse anche il più nobile, ma la sorte ci ha voluti avversi e ha sancito la tua fine", sussurrò con voce triste Peckend, triste per l’avversario che aveva sconfitto.

La mano di Real, appoggiata sulla spalla sinistra, risvegliò il giovane musico, "Dobbiamo avanzare, i tuoi compagni potrebbero avere bisogno d’aiuto in battaglia", suggerì il santo della Lira, a cui l’Hayoka del Picchio rispose con un cenno del capo, prima di seguirlo verso l’uscita di quella sala ormai dilaniata.

"Un’altra battaglia è stata persa dai miei sciocchi compagni, ma già diverse si aprono ai miei occhi, qui, nella Sala della Bestia Sanguinaria di cui sono il padrone", sussurrò nel medesimo momento una figura, seduta all’interno della seconda sala dell’ala destra di quel castello celato in una grotta, mentre già sentiva i passi di quattro nemici avanzare verso di lui.