Capitolo 28: Come fuoco e acqua

Firon del Puma era ancora intrappolato fra le fitte catene di nebbia, che ne bloccavano i movimenti, quando riuscì a vedere il nemico nel suo reale aspetto, fino a quel momento celato dalla grigia e spessa coltre che li divideva.

Era un guerriero asiatico dalle vestigia dorate e d’argento; queste ricoprivano per intero il suo corpo come una seconda pelle fatta di squame sul pettorale e sulle spalliere, protetti da rigonfiamenti corazzati, mentre i gambali e le difese per le braccia erano costituite da lisci strati dei due metalli preziosi fusi fra loro, che si chiudevano in dei guanti palmati, sulle mani e sui piedi. L’elmo, infine, era una specie di chierica dorata con una corona d’argento, che copriva appena parte del capo, lasciando liberi i lunghi capelli azzurri dietro la nuca.

Il nemico, presentatosi poco prima come Aoshi del Kappa, guardò con un sarcastico sorriso, delineato dagli occhi bianchi, il suo avversario intrappolato nelle catene di nebbia.

"Liberami, Portatore di Luce, e ti mostrerò di cosa sono capace, ti abbatterò con tutta la furia di cui sono padrone", avvisò con tono rabbioso l’Hayoka, cercando di slegare quelle grigiastre catene, "Perché? Non riesci da solo a liberarti? Usa quella furia che mi vuoi mostrare", lo derise l’avversario, mentre sollevava ambo le mani: la destra verso la nebbia che c’era al suo fianco e la sinistra proprio contro Firon.

"Devi sapere, guerriero pellerossa, che la Nebbia Senza Limiti che domino con un semplice gesto delle mie mani non è solo un’indistruttibile trappola per chi vi finisce in mezzo, bensì anche palcoscenico per chi desidera gustarsi uno scontro nelle prime file e, allo stesso tempo, arma offensiva senza pari", avvisò in quel momento Aoshi, mentre, fra lui e l’Hayoka, si sollevavano altre colonne di nebbia, che con rapidità e precisione volarono furiose verso Firon, investendolo in pieno petto e scotendolo, malgrado le catene che lo intrappolavano gli impedissero di cadere al suolo.

Il gesto che il Portatore del Kappa aveva fatto con la mano destra, intanto, aveva dipanato la nebbia dinanzi a Hornwer e Lihat, che ora osservavano, incapaci di intervenire, lo scontro appena iniziato e già chiaramente a favore del guerriero asiatico.

"Dobbiamo fare qualcosa", esclamò prontamente la guerriera del Falco Rosso, "Non ne abbiamo il potere, questa nebbia ci permette sì di vedere lo scontro, ma la sua resistenza è ben maggiore di quella che poc’anzi abbiamo distrutto, possiamo solo osservare e sperare che, né Firon, né noi due, finiamo nella trappola emotiva a cui l’avversario vuole spingerci", replicò con tono falsamente quieto l’Hayoka del Cervo.

"Trappola emotiva?", ripeté allora Lihat, stupita da quelle parole, "Osserva, amica mia, e capirai", fu la laconica risposta di Hornwer, intento a studiare il proseguire dello scontro.

Firon subì una seconda serie di quelle violente lance acquitrinose che investivano il suo corpo con indicibile violenza, scotendolo tanto da barcollare verso il terreno bagnato ai suoi piedi. "Già cadi, guerriero pellerossa?", lo schernì il Portatore di Luce, "No, ma cercavo una posizione migliore da cui caricare il mio cosmo, mio ironico avversario", replicò l’Hayoka, mentre già l’armatura, circondata dalle catene, iniziava a brillare, come se un incendio stesse per prendere forma da questa.

Le braccia del guerriero del Puma si sollevarono, portandolo ad una posizione quasi di assalto felino, chino in avanti com’era, ma non ci fu alcun balzo, alcuno scatto, ancora le catene reggevano, però, allo stesso tempo, "Fire Claws", urlò invece l’Hayoka, scatenando degli artigli di fuoco che volarono sulla superficie d’acqua, diretti contro il loro bersaglio: il Portatore di Luce.

"Sorprendente", fu l’unico commento di Aoshi prima di utilizzare ancora una volta il suo "Mugen Kiri" per sollevare una difesa dinanzi a se, difesa che resse perfettamente all’attacco avversario.

"Sono lo Spirito dell’Acqua, il Kappa, come puoi pensare di vincermi con questi miseri attacchi? Non riesci nemmeno a liberarti da quelle catene che ti cingono e speri di avere ragione di me con quelle piccole fiamme che si spengono subito?", domandò sarcastico il Portatore di Luce, mentre abbassava la barriera di nebbia che lo aveva protetto, "Dovrai fare di meglio", concluse il guerriero asiatico.

"Ora vedrai di cosa sono capace!", tuonò Firon, lasciando espandere il proprio cosmo, tanto che delle prime fiamme iniziarono ad accendersi persino sulle vestigia del Puma, "Cosa speri di fare? Bruciarti da solo, così da evitarmi lo scontro? Non ti pensavo così generoso", lo schernì Aoshi, "Scioglierò queste catene di nebbia, lascerò che tutta l’acqua di questa sala evapori completamente", affermò con voce laconica l’Hayoka, chiaramente affaticato dalla sua stessa azione, "No, ti ucciderai semplicemente, evitandomi la gioia di uno scontro ed impedendo ai tuoi compagni di gustare la mia performance", avvisò in tutta risposta il Portatore di Luce, prima che i legacci che bloccavano l’avversario si sciogliessero, seguendo un gesto della sua mano.

Firon era chiaramente stupito da quell’azione, "Non potevo togliermi il piacere di mostrarti le mie virtù", affermò con un tono delicato ed allo stesso tempo derisorio Aoshi, "inoltre, sai, prima di diventare guerriero di Amaterasu cercavo di essere un ottimo attore del teatro Kabuki, però il mio destino era ben diverso, così, quando trovo un allocco che decide di sfidarmi, cerco almeno di rivivere quei divertenti momenti mentre lo fronteggio", raccontò con un sorriso beffardo il Portatore del Kappa.

Un ruggito d’ira scoppiò dalle labbra di Firon, che si lanciò con furia incontrollabile verso l’avversario, "Fire claws", tuonò una seconda volta e poi una terza, mentre le barriere di nebbia impedivano che i colpi del nemico raggiungessero Aoshi, difendendolo, colpo dopo colpo, mentre questi continuava ad osservare con un sorriso beffardo il suo avversario attaccare.

"Era proprio come immaginavo, quell’avversario sta puntando sulle nostre debolezze emotive per attaccarci", osservò Hornwer, mentre studiava lo scontro, "Che intendi dire?", domandò allora Lihat, "Quando ti si è mostrato, ti ha parlato dei tuoi compagni, con me ha fatto lo stesso, mentre con Firon sta puntando ad un ben diverso difetto: l’irruenza. Pensaci, i guardiani dell’Inverno dovrebbero avere poteri ben più gelidi, o comunque inanimati, come quello di Shiqo, che riesce a far scaturire da una fonte d’energia ben diversa un potere incredibile, ma l’Hayoka del Puma no, lui utilizza il fuoco, proprio per la sua natura spinta a combattere il clima freddo dei gelidi inverni; Firon è un guerriero, un cacciatore probabilmente, di natura, ma non conosce le virtù dell’attesa e della calma, troppo spesso, quando il sangue gli va alla testa, agisce per scatti d’ira, come sta accadendo proprio adesso", spiegò il Comandante dei guardiani della Primavera.

"Di questo il nostro avversario si è accorto da subito, deve di certo essere un ottimo analizzatore e, soprattutto, abile nel manovrare con la parola, perché finora sono stati pochi i suoi attacchi. E proprio questo è l’ultimo fattore a suo vantaggio: lui non attacca, si difende, mentre aspetta che la fiamma di Firon si indebolisca, allora scatenerà la propria forza, inoltre, oltre la sua, ha anche quella seconda energia che già avvertivo negli altri due Portatori, ben più oscura ed avversa", concluse Hornwer, mentre lo scontro andava avanti.

Gli attacchi dell’Hayoka del Puma si erano fatti, con l’andare avanti dello scontro, sempre più imprecisi e lenti, finché non avvenne ciò che Firon non s’aspettava: non servì nemmeno più la barriera di nebbia perché il suo avversario fermasse gli artigli di Fuoco.

"Bene, mio avventato nemico, sembra che alla fine il tuo ardire sia scemato fino al punto a cui speravo arrivasse", esordì allora Aoshi, con un cordiale sorriso sul viso, "speravo che le tue virtù fossero ben più possenti, capaci di farmi scatenare ancora più di così, ma penso che già con i tuoi compagni avrò modo di fare di meglio. Per quanto ti riguarda, guerriero pellerossa, sappi che è stato un onore affrontarti, ti ricorderò come un pubblico che piacevolmente si è unito ad una mia rappresentazione", tagliò corto il Portatore di Luce espandendo il proprio cosmo.

L’aura che si sviluppò attorno al guerriero del Kappa sembrò non essere più impalpabile come nebbia, bensì molto più gelida e consistente, un’energia che parve, per pochi attimi, prendere l’aspetto di cinque code canine, mentre, lentamente, andava sollevandosi l’acqua, fino a creare un vortice attorno ad Aoshi.

"Maho Hie", sussurrò semplicemente il combattente sacro ad Amaterasu, mentre alcune sfere di ghiaccio venivano sparate verso l’Hayoka, che, incosciente di cosa stesse accadendo dinanzi a lui, fu dapprima preso alla sprovvista ed investito con spaventosa violenza da quelle due sfere, che lo rigettarono al suolo, dolorante.

"Sei troppo lento", lo ammonì con voce quieta Aoshi, mentre altre due sfere d’energia volavano verso il guerriero pellerossa, che, posizionate mani e gambe al suolo, si diede la spinta sugli arti per compiere un atletico salto, portandosi di diversi passi lontano a dove si trovava; "Non basta", avvisò allora il Portatore del Kappa, prima che la sfera di ghiaccio esplodesse, investendo in pieno Firon con le schegge, ferendolo in volto; poi altre due sfere lo investirono allo sterno, gettandolo al suolo sanguinante.

Nel piano sottostante la sala dello Spirito dell’Acqua, Real della Lira e Peckend del Picchio erano seduti, intenti a riflettere su come sorpassare quella barriera invalicabile e nel seguire il susseguirsi di cosmi che combattevano poco più in alto.

"Sembra che uno dei tuoi compagni Hayoka abbia bisogno d’aiuto", osservò preoccupato il santo d’argento, mentre percepiva sempre più debole il cosmo dell’alleato, "Sì, Firon del Puma pare essere in difficoltà, ma, come tu stesso mi hai detto, nobile cavaliere, non deve essere l’ira a guidarci e questo è il problema primo di Firon", spiegò con voce triste il giovane Hayoka.

"Che intendi dire?", incalzò allora il discendente di Orfeo, "Vedi, amico mio, da ciò che ho potuto comprendere dei guardiani dell’Inverno, loro sono diametralmente opposto a noi che custodiamo l’estate. Come me, anche Big Bear e Bow erano uomini amanti della natura in tutto il suo splendore, che nelle calde stagioni è rigoglioso, ma, al contrario, Shiqo, Whinga e più di loro Firon, sono abituati a combattere l’avversità del clima invernale; ma, mentre l’Hayoka dell’Oca Polare sa convivere con il gelo e quello della Lontra ha poteri ben più vasti che gli permettono di non curarsi del clima avverso, il Puma è il più combattivo, colui che non si arrende alla fredda natura dell’ambiente e la fronteggia con alta fiamma. Così, allo stesso modo, anche adesso lui è il fuoco che affronta una cheta corrente, quale si rivela a me il suo nemico, un guerriero che sembra nascondere ben più vasti poteri di quelli che sta utilizzando, non credi anche tu?", domandò allora il musico pellerossa.

Real non poté che sorridere, stupito dall’attenta analisi del compagno, concordando con un gesto del capo, "Ora, però, concentriamoci sull’espandere i nostri cosmi, solo così potremo andare in soccorso ai compagni che abbiamo lasciato avanzare", concluse il musico ellenico, ritornando ad osservare la parete dinanzi a loro.

Aoshi del Kappa osservava con sguardo pietoso il nemico: Firon, infatti, era ormai al suolo, il sangue delle ferite prodotte dal "Maho Hie" macchiava l’acqua attorno a lui. "Hai combattuto con grinta e determinazione, non arrendendoti nemmeno dinanzi all’ovvia superiorità delle mie strategie, guerriero pellerossa, quindi ti farò dono di una morte rapida, un’unica sfera di ghiaccio che ti colpisca al volto, fermando il dolore che dilania il tuo corpo martoriato", sussurrò con tono serio il Portatore di Luce, sollevando una palla ghiacciata ben più grande delle precedenti.

"Aspetta a cantar vittoria, guerriero asiatico", lo ammonì allora la voce rotta di Firon, ancora riverso al suolo, "è vero, non ho saputo fronteggiare le tue tecniche con i miei attacchi, ma non sarà ancora per molto così", avvisò il pellerossa, rialzandosi in ginocchio ed appoggiando le mani a terra.

"Come puoi sperare di vincermi? Sei stremato, non riesci nemmeno ad alzarti in piedi", obbiettò Aoshi, "arrenditi e da me avrai una morte onorevole e piena di pietà", tagliò corto il Portatore del Kappa.

"Sono stremato, hai ragione", ammise Firon, "ma una fiamma non si spegne finché anche l’ultima goccia d’ossigeno non scompare. Io sono la fiamma e, come non mi spense la fredda brezza delle montagne d’inverno, così non mi spegnerà la corrente d’acqua che tu rappresenti, Portatore di Luce. Non avrai ragione del Puma pellerossa in così poco tempo, anzi, ora dovrai fronteggiare le sue fauci!", tuonò l’Hayoka, affondando le mani nell’acqua.

Un cosmo fiammeggiante e ben più ampio di prima esplose dal corpo di Firon, "Sta dando alito alle sue ultime forze", osservò Aoshi, stupito da tanto coraggio e determinazione. "Flaming Fangs", urlò in quello stesso momento l’Hayoka, mentre quell’energia fiammeggiante abbandonava il suo corpo, disperdendosi sul terreno attorno a lui.

Quell’unica azione sembrò scatenare l’inferno: non un caos terribile, bensì quattro colonne di fuoco, simili quasi ai canini di un feroce felino, subito seguiti da altri denti più piccoli, ma altrettanto affilati, si aprirono attorno ai due combattenti, espandendo ampie fiamme che circondarono l’intera sala, iniziando a far evaporare l’acqua che la riempiva.

Aoshi non credeva ai propri occhi: l’ironia, la compassione e la determinazione avevano ormai lasciato posto al più completo stupore; il Portatore di Luce provò persino a lanciare le proprie sfere di ghiaccio, ma non ebbe nemmeno il tempo di canalizzare il proprio cosmo che già le fiamme avevano sciolto l’acqua attorno a lui, iniziando a stringerlo nella morsa incendiaria di cui erano padrone.

"Ormai è giunto il tempo che il nostro scontro si concluda, Portatore di Luce, le fiamme che comando ti stringeranno in un fin troppo caldo abbraccio, portandomi la vittoria sulla tua persona e lasciando solo ceneri di te, mio potente avversario", affermò, con voce sempre più affaticata l’Hayoka del Puma.

Quando ormai lo scontro sembrava essere segnato, però, accadde una nuova inaspettata sorpresa: un cosmo, ben più vasto e diverso dal precedente, esplose dall’interno delle fiamme che intrappolavano Aoshi, un cosmo ben più feroce e non caratterizzato da una vera e propria impronta, tanto che, subito dopo tale apparizione, il fuoco si allontanò dal corpo del Portatore di Luce, prendendo la forma di cinque code canine alle sue spalle e mostrando uno sguardo che non pareva appartenete al guerriero di Amaterasu.

"Il Gobi è stato risvegliato", osservava dalla propria sala Kiten di Kitsune, percependo l’esplosione d’energia cosmica nella stanza dello Spirito dell’Acqua.

"Fuoco, Acqua, Vento, Terra e Fulmine; questi sono i cinque elementi divini e cinque sono i Bijuu posti a loro custodia, ma su tutti e nove, solo il Gobi può vantare il controllo dei diversi aspetti energetici, caratteristica che lo rende, dopo Kyuubi e Hachibi, la più potente delle Bestie, oltre che il signore delle Illusioni. Il nemico che Aoshi si è trovato davanti deve essere davvero potente se lo costringe a richiamare un potere per lui incontrollabile, un potere che non si preoccuperà di utilizzare in modo suicida il suo corpo", rifletté ancora il Portatore di Luce, "questo è il modo in cui si deve servire la nostra Sovrana, con piena volontà di sacrificio", concluse fra se Kiten, continuando a seguire lo scontro.

Firon del Puma notò subito la differenza nello sguardo del suo avversario, che fino a quel momento gli era parso furbo e determinato, ma mai, come in quel preciso attimo, sadico e carico d’istinto omicida.

"Tu mi costringi a prendere possesso della situazione? Per così poco questo stolto uomo si è fatto vincere? Lo hai portato fino ad una situazione in cui servivo io, tu, che ora mi appari stremato ed incapace a reggere anche solo per un attimo il mio attacco. Patetico", sbottò la voce disgustata che nemmeno sembrava appartenere ad Aoshi.

Firon del Puma, però, non era interessato alle strane parole del nemico, bensì a ciò che il suo cosmo stava facendo: mutare il fuoco che lo avvolgeva in acqua, vento, terra persino, circondandolo, in alcuni momenti, con delle scariche elettriche, prima di ridargli forma liquida. E con le fiamme mutava anche l’armatura del Kappa, quasi intenta a prendere la forma della testa di un feroce cane sull’elmo, mentre cinque lunghe code parevano generarsi sul dorso delle vestigia, per poi dirigersi verso lo sterno, seppur, questa mutazione, era in qualche modo impedita e non riusciva a concludersi.

"Tanto debole è ancora il mio Portatore da non permettermi nemmeno il pieno controllo? Quanto disprezzo ho per gli uomini e la loro debolezza. Dovrò accontentarmi di ciò che lui mi offre per ucciderti", ringhiò allora la voce che usciva dalle labbra di Aoshi, prima che l’acqua attorno a lui si gettasse sui fianchi di Firon, creando una muraglia dentro cui i due combattenti erano intrappolati.

"Mizu Kage", tuonò il guerriero asiatico, mentre la barriera si divideva in quattro copie di Aoshi, tutte fatte d’acqua, che iniziarono a brillare, come se il cosmo al loro interno fosse sul punto d’esplodere e medesima cosa stava accadendo al Portatore di Luce.

"Vieni a me, Spirito del Puma, rivelati con tutta la furia e devastante potenza di cui sei capace, mostra a questo nemico quanto potente è la forza offensiva di Firon, tuo adepto e custode", replicò, una volta capito il pericolo, l’Hayoka, mentre l’immensa figura di un felino delle montagne iniziava a circondarlo.

L’intera emanazione cosmica dalla forma felina si andò a poggiare attorno al braccio sinistro del guerriero pellerossa, "Puma di Fuoco", tuonò allora Firon, scatenando una violenta zampata verso l’avversario.

Una gigantesca valanga di fiamme proruppe dall’arto dell’Hayoka, gettandosi con indicibile violenza contro il nemico, mentre le quattro copie di Aoshi, ed il Portatore con loro, esplodevano nella luce, producendo un boato assordante, nell’emanazione di un’ondata d’acqua ed energia cosmica senza pari.

L’impatto fra fuoco e acqua fu devastante; Hornwer e Lihat, che erano ancora intrappolati nella nebbia, non poterono far altro che sollevare una lieve barriera cosmica a propria difesa e nemmeno quella bastò dinanzi ad una potenza tanto grande da annullare la coltre nebbiosa e le loro difese, scagliandoli entrambi contro la parete alle loro spalle, che s’incrinò per il forte impatto.

Quando la furia energetica si quietò, alla fine, i due Hayoka poterono osservare i corpi dei contendenti al suolo: le vestigia del Puma dilaniate per le violente esplosioni e quelle del Kappa quasi completamente sciolte; entrambi i corpi erano ormai privi del soffio vitale, mentre le loro carni erano segnate da profonde e devastanti ferite.

Lihat cadde subito in ginocchio, piangente, "Firon", sussurrò dispiaciuta. "No", la ammonì allora Hornwer, "non distogliere lo sguardo dal corpo di un tuo fratello Hayoka, caduto per difendere non solo se stesso e non il mondo che gli erano lontano, ma noi due, che qui saremmo stati le prossime vittime del suo avversario; ma nemmeno da Aoshi i tuoi occhi devono scappare, egli ha lottato fino all’ultimo per la propria divinità, rivelando ingegno, coraggio e determinazione tale da fargli usare quella forza oscura che poco prima abbiamo avvertito. No, Lihat, non distogliere da loro i tuoi occhi, rendi onore alla memoria di questi possenti guerrieri con un saluto, con uno sguardo che li commemori, entrambi vincitori ed entrambi vinti, ma degni della gloria che un tempo avevamo solo sentito narrare", concluse l’Hayoka del Cervo, prima di voltarsi ed avanzare verso l’uscita della terza sala sinistra.

"Andiamo ora, Lihat, la sala dell’Hari Onogo ci attende, quarto ostacolo per raggiungere e fermare la follia di Amaterasu", propose Hornwer, fermandosi dopo alcuni passi. Fu allora che la guerriera pellerossa, dopo aver smesso di piangere, per le parole del suo comandante, guardò per l’ultima volta i due combattenti privi ormai del soffio vitale, e si rialzò, chinando il capo in segno di saluto e commemorazione.

"Andiamo", concordò allora l’Hayoka del Falco Rosso, raggiungendo il suo comandante e seguendolo verso l’uscita, pronta per la battaglia successiva.