Capitolo 29: Il demone e gli uomini

Joen del Pavone sacro ad Era osservava con sguardo attento l’avversario, mentre le scariche attorno al corpo di questo si disperdevano, mostrandone la figura.

Era chiaramente asiatico, un uomo dai lunghi capelli grigi che scivolavano con eleganza sulle spalle e dagli occhi del medesimo pallido colore.

Aveva maestose vestigia d’oro e color del platino che ne ricoprivano per intero il corpo, adornandolo alle spalle ed al petto con qualcosa di molto simile a piume congiunte per formare delle lastre a V, i bracciali, così come i gambali, sembravano costituiti da possenti e malefici artigli, come se delle zampe di un magnifico rapace si fossero divise sui suoi arti; alla cinta questo guerriero portava una copertura di piume, simile a quella del Goshasei ed infine delle maestose ali dorate all’interno e bianche all’esterno si aprivano sulle sue spalle, mentre una corona raffigurante un volatile bianco sormontava il capo del nemico.

Il nemico non rimase però fermo a farsi ammirare, bensì con un lieve salto si allontanò d’alcuni passi dal Guardiano cartaginese, con un balzo talmente elegante che, a Joen ed ai suoi due alleati, parve quasi che quell’individuo stesse volando dinanzi a loro, prima di appoggiare i piedi al suolo e spiccare un secondo acrobatico salto verso un ramo sovrastante.

Il salto compiuto risultò essere una capriola, mentre i piedi del guerriero asiatico, ora con il viso rivolto verso terra, poggiavano sul ramo, per poi lanciarlo con estrema rapidità contro il guerriero di Era, quasi fosse veramente un rapace in picchiata verso la propria preda.

Fu proprio mentre, come un falco, Rai-Oh calava sulla propria preda che tutti poterono notare le scariche elettriche e sentirne il boato, mentre esplodevano sulle ampie e bianche ali del Portatore di Luce.

"High Green Wall", esordì allora Joen, sollevando l’ampia difesa che lo contraddistingueva, difesa su cui s’infranse il volo dell’HakuHou, ma ciò non sconfortò Rai-Oh, che anzi sorrise all’azione avversa, mentre le immani cariche elettriche che circondavano il suo corpo andavano espandendosi sulla barriera, quasi volessero sorpassarla. Fu proprio questo che alcuni di quei fulmini fecero: sorpassarono l’alto muro verde con le loro cariche, ma, proprio quando il Portatore stava per definirsi vincitore, l’elettricità da lui emanata si fermò, cozzando contro una seconda barriera, ben diversa dalla precedente, che si rivelò ai suoi occhi solo dopo che la prima era ormai scomparsa.

"Ho già affrontato guerrieri capaci di emettere un secondo colpo, mentre il primo era ancora in azione sul loro avversario, anzi, non fu un guerriero a mostrarmi tali doti, bensì un dio, Aker, il Leone a Due Teste egizio, su di lui ebbi ragione dopo molte battaglie, perfezionando lo scudo consacrato alla divina Era che altri non è, se non il Pavone a lei sacro", spiegò Joen, espandendo il proprio cosmo sulle mani, "ora, a te la difesa, Portatore di Luce", ribatté subito dopo, mentre il nemico si distanziava con un’abile capriola.

"Lighting waves", urlò il Goshasei del Pavone, mentre con il moto delle braccia sviluppava le onde di luce verde, che rapide volarono verso la loro meta, il Portatore dell’HakuHou; Rai-Oh, però, non si mosse d’un passo, bensì lasciò che il suo corpo fosse circondato da sottili cariche elettriche, mentre l’impatto con le onde d’energia emettevano come dei tuoni, senza però scuoterlo ulteriormente.

Ora a tutti era chiaro che anche quel guerriero di Amaterasu poteva vantare delle difese invalicabili, ma, non poterono riflettere su questo, perché già il contrattacco di Rai-Oh era pronto: "Dici di saper mutare quel tuo scudo per reggere a qualsiasi attacco avverso, Guardiano di Era, ebbene, ora vedremo quanto questo sia vero, non sarà una semplice scarica a testarne le virtù, però, bensì l’intera furia del colpo base dell’HakuHou", avvisò prontamente il guerriero asiatico, "Hyaku Rai", tuonò poi.

Le braccia del Portatore di Luce si protesero in avanti, mentre ampie le bianche ali si aprivano alle sue spalle, e molteplici scariche elettriche, nei punti colpiti dalle ondate d’energia, si convogliarono verso le mani, emettendo diverse saette attorno al corpo di Rai-Oh, prima che questi lasciasse esplodere un numero esorbitante di fulmini verso il suo bersaglio.

"High Green Wall", fu l’unica risposta del Guardiano di Era, mentre il muro verde attorno a lui si curvava, riprendendo la forma di una cupola, la stessa con cui, quasi un anno prima, aveva vinto i molteplici colpi di dio Aker e con cui, adesso, riuscì a reggere ai cento e più fulmini che il suo asiatico avversario gli scaricò contro.

Ryo di Libra si era avvicinato ad Esmeria di Suzaku ed assieme a lei osservava il proseguire dello scontro, ora fermo, dopo la reciproca dimostrazione di quanto fossero grandiose le difese dei due contendenti.

"Perché hai lasciato che Joen prendesse il tuo posto in questa battaglia?", domandò la figlia di Ikki, "Perché so ben riconoscere i miei limiti dinanzi ad una difesa che mi risulterebbe ben ostica da sorpassare ed a cui non saprei rispondere altrettanto bene", replicò il figlio di Shiryu.

"Questo è vero, ma ora la situazione è di stallo, dobbiamo intervenire in supporto di Joen", obbiettò Esmeria, "No, e sai meglio di me perché non dobbiamo farlo", obbiettò con tono serio il cavaliere della Bilancia, "il Guardiano di Era è infatti un guerriero che combatte principalmente per la difesa di Cartagine e della sovrana di quel luogo, perciò, finché resterà forza nel suo corpo e ne avrà modo, ti impedirà di dar battaglia, figlia di Ikki", spiegò il santo d’oro.

"Quindi non mi resta altro che attendere che ancora una volta l’unico suddito ed amico che ho in tutta la mia terra natia rischi la vita per impedirmi di rischiare la mia in questa prima battaglia? Che sia il Pavone sacro ad Era, e non la Divina Fenice del Cielo Meridionale, a fronteggiare l’HakuHou, la Bianca Fenice che vola fra demoni e dei? Triste è la verità che mi mostri dinanzi ai miei occhi, cavaliere d’oro, ma so bene che non vi sono altre vie", affermò con voce cupa la Regina di Cartagine, mentre anche i due guerrieri sembravano intenti a scambiarsi delle veloci parole.

"Sei abile, guerriero di Era, ma già sento come il tuo cosmo diminuisca utilizzando quelle variazioni sulla barriera che prima m’avevi mostrato, sembra che in te le forze siano limitate dall’uso dei tuoi attacchi in modo ben più evidente che nei normali cavalieri", osservò con tono deciso Rai-Oh, "Al contrario tu, Portatore di Luce, sei simile ad una dinamo, per ciò che posso comprendere delle virtù che possiedi. Sono stati i miei colpi, e prima ancora i tuoi movimenti, a caricare quel cosmo, che scaturisce da te simile ad una tempesta di fulmine", analizzò in tutta risposta il figlio di Tige.

"Dici bene, furono i colpi del santo d’oro, i miei continui spostamenti, ed in seguito i tuoi attacchi, a caricare le saette che poi ho lasciato esplodere", concordò Rai-Oh, "ma se pensi che solo a quello si limiti il mio potere, ebbene, guerriero, mi sottovaluti, poiché una ben più devastante fonte elettrica riposa nelle vestigia dell’HakuHou, il Rokubi, la cui potenza distruttiva travolgerà persino le difese di cui fai vanteria", avvisò con tono deciso, "e ciò non mi priverà di alcuna forza, ma solo della mia coscienza", concluse il Portatore di Luce.

Delle devastanti scariche elettriche iniziarono ad esplodere dall’armatura di Rai-Oh, come se fosse adesso un cosmo alieno al guerriero asiatico, proveniente dalle vestigia bianche, a mostrarsi in tutta la sua potenza.

"Rokubi?", domandò Joen che ben sapeva quanto fosse pericoloso, consumare in un attacco inutile il proprio cosmo, ma che, allo stesso tempo, era sbalordito da quella nuova energia che ora scaturiva dal suo avversario.

"Sì, Rokubi, significa Sei Code, ed attraverso il potere di questo demone, uno dei Bijuu, io, Portatore di Luce posso diventare un Jinchuuriki, un Portatore di ben più vasta potenza", avvisò il guerriero asiatico, il cui cosmo andava espandendosi sempre di più, arricchito da quella oscura seconda aura.

"I nove Bijuu?", domandò Ryo di Libra, "I demoni dalle molteplici code della mitologia giapponese?", esclamò il figlio di Shiryu, "Sì, conosco anch’io la leggenda delle nove bestie che ottennero forza divina, combattendosi poi fra loro finché alcuni uomini particolarmente potenti li riuscirono a sigillare", continuò Esmeria.

"Esatto, seguaci dell'Olimpo; i nove Bijuu furono sigillati da altrettanti guerrieri, i primi Portatori di Luce e proprio le nostre armature sono le gabbie in cui il loro spirito riposa. Il Ki-Lin custodiva l’Ichibi, il Tasso ad una coda, che Mai non seppe risvegliare; il Nibi, Gatto a due Code, il Sanbi, lo Squalo a Tre Code e lo Yonbi, il Pennuto a quattro Code, erano al servizio di Ko, Hyui ed En, che non seppero come utilizzarli al meglio. Tuttora il Gobi è di Aoshi del Kappa, mio compagno intento a combattere uno di voi ed io possiedo il Rokubi. Al pari di noi due, che qui al Terzo Piano ci troviamo, lo Shichibi è custodito da Shime che sa sfruttarne il potere.

Solo i più potenti fra noi, i Portatori del Hachiryu e del Kitsune sono riusciti a risvegliare l’Hachibi ed il Kyubi del tutto, ma mentre il primo è stato posseduto del tutto dal potere della propria bestia, perdendo la sua identità, Kiten, il nostro comandante, sa dominare il più potente dei nove Bijuu", spiegò Rai-Oh, mentre ormai la sua voce era cambiata di tonalità, "ed ora tu, guerriero cartaginese, vivrai il terrore che sa scatenare Raijuu, la Donnola a sei Code, Signore dei Fulmini", concluse, mentre gli occhi brillavano di una luce d’oro nero.

L’armatura del Portatore di Luce era ora aperta da decine di crepe, sembrava quasi che qualcosa cercasse di uscirne, espandendosi con potenza senza pari, ma solo nuove scariche elettriche, fulmini e saette, ne scaturivano, circondando adesso l’intero corpo di Rai-Oh, ancora immobile ad osservare Joen, eppure carico d’elettricità.

"Ora attacca", fu l’unica cosa che poté pensare il Guardiano del Pavone, mentre il nemico si lanciava contro di lui, preannunciato solo dal rombo di un tuono.

"Mugen Rai", esclamò l’avversario, la cui voce era ormai ben diversa da quella che aveva dialogato con i tre guerrieri alleati. Un primo pugno cozzò contro la barriera difensiva del Pavone, mentre questi sollevava il suo Muro verde a cupola, reggendo l’impatto contro la prima serie di colpi; al pugno seguì un calcio, poi un secondo diretto, quindi un terzo, un quarto e via dicendo. Per diversi minuti Joen non poté far altro che notare quanto, mentre la sua barriera si disperdeva, le cariche elettriche del nemico andavano anzi aumentando d’intensità, finché non accadde l’inevitabile: un gancio carico d’elettricità superò la difesa del Pavone.

Il possente diretto investì in pieno il Guardiano, lanciandolo al suolo, scosso, ma illeso; "Ho capito", affermò il figlio di Tige rialzandosi, "infine, ho capito cosa intendevi poc’anzi: l’energia che scaturisce da quelle vestigia è pressoché infinita, anzi, sembra ricaricarsi ad ogni movimento che compi, come prima, ma decuplicando d’intensità, così da permetterti un costante ed instancabile assalto", analizzò il Goshasei, "l’unico difetto di tale tecnica è però che ormai è quella bestia ad avere il controllo e non più tu, guerriero asiatico. Non con Rai-Oh sto combattendo, bensì con un mostro, quindi, Portatore di Luce, te lo chiedo: risvegliati!", tuonò infine il cartaginese, espandendo il proprio cosmo, sempre più debole.

"Tutto ciò è inutile, guerriero straniero, la forza che lo stupido Portatore ha fatto scaturire è troppo grande per lui, non poteva immaginare quanto devastante fosse la mia presenza, ora lo schiaccerò, diverrò io l’entità dominante, come già Orochi ha fatto con l’altro mortale, assieme potremo vincere Kyuubi e poi anche Amaterasu assieme al Sette Code ed al Cinque Code", sentenziò la voce oscura della bestia demoniaca. "Vincere Amaterasu? Volete ribellarvi alla vostra regina?", domandò allora Joen, "Non la mia, bensì di questo stolto e di altri come lui, io fui vinto da Saturobi dell’HakuHou millenni fa e da allora sono intrappolato in queste vestigia. La dea del Sole aveva vietato nei tempi passati di risvegliare il potere dei Jinchuuriki, si vede che le ultime offese ricevute ed i nuovi alleati trovati hanno convinto quella stolta ad usarci, ma ciò le sarà più un danno che un supporto", affermò con tono soddisfatto il nemico, lanciandosi ancora alla carica con il suo assalto.

"Non conosco Rai-Oh dell’HakuHou, né so bene quali siano i suoi legami con Amaterasu, ma lasciarti vincere, demone che di lui hai preso possesso, sarebbe un pericolo prima per la mia regina e poi per Cartagine tutta, quindi, se dovrò farlo con la forza, ebbene, allora sarà il colpo ultimo del Pavone sacro ad Era a risvegliarti", sentenziò Joen, mentre già la bianca coda s’apriva dietro di lui, "Great Bomb", tuonò infine.

"Tutto è inutile", avvisò il Rokubi, prima che il corpo del Portatore si fermasse, "Ma cosa? Ti opponi, pazzo!", sembrò urlare il demone, mentre la gigantesca sfera di smeraldo travolgeva il proprio bersaglio, danneggiandone visibilmente le vestigia e scagliando al suolo Rai-Oh, ferito in più punti.

"Joen", urlò Esmeria, osservando il guerriero cartaginese barcollare indietro, ma il braccio di Ryo la fermò, "Aspetta, Regina di Cartagine, lo scontro non è ancora finito", concluse, indicando il nemico che si rialzava.

Rai-Oh, in effetti, era di nuovo in piedi, ferito, immobile ad osservare con i vacui occhi bianchi, il suo avversario, anch’egli immobile ed affaticato, "Ti ringrazio, guerriero olimpico, le tue urla, il tuo voler difendere la Regina della terra da cui provieni, mi hanno risvegliato: non come l’Hachiryu devo agire, restando schiavo del mio demone, bensì del Kitsune, che per difendere la divina Amaterasu, ha saputo dominare la propria bestia", spiegò il Portatore, con il viso sudato e scosso. "Ora siamo entrambi indeboliti, tu nel cosmo, ed io nella mente e nel corpo, quindi, sarà il momento in cui ti mostrerò i veri artigli della Bianca Fenice, artigli capaci di tagliare i fulmini", sentenziò con tono secco Rai-Oh, portando dinanzi a se il braccio sinistro.

"Raikiwi!", tuonò con voce secca il Portatore di Luce, mentre tutta l’energia del suo cosmo, carico di fulmini, circondava la mano sollevata, prima di tramutarsi in una coppia di artigli, quelli della Bianca Fenice.

Kiten del Kitsune stava seguendo ambo gli scontri, che avvenivano nello stesso momento, e se da una parte sapeva come la follia del Gobi si fosse impadronita di Aoshi del Kappa, dall’altra era ben lieto di percepire Rai-Oh, il Portatore dell’HakuHou, capace di dominare il cosmo del Rokubi; "Bene, Rai-Oh, amico mio, sei stato capace in ciò in cui solo io ero riuscito prima, ora la folle rivolta dell’Hachibi sarà quietata del tutto. Vinci, dimostrati degno di Amaterasu, amico mio, combatti ed uccidi per la tua Regina e dea", concluse fra se il Portatore del Kitsune.

Anche Kano del Pavone, seduto sulle soglie della seconda sala destra, aveva seguito il mutare dei cosmi che si fronteggiavano poco più in alto, mentre si assicurava delle condizioni di Sekhmet, che ora aveva ricominciato a respirare con fare più regolare. "Sembra che già il terzo piano di questo castello presentasse un nemico pericoloso, però, ben misera cosa è costui rispetto ai cosmi che percepisco nelle sale sovrastanti", osservò fra se il cavaliere d’argento, mentre la sua mente volava da una sala all’altra, analizzando le aure di chi li custodiva.

"Raikiwi!", urlava nel frattempo Rai-Oh, lanciandosi contro il nemico con il pugno artigliato, "Lighting Waves", replicò allora Joen del Pavone, il cui cosmo era sempre più indebolito.

L’artiglio volò oltre la naturale difesa del Guardiano, penetrandone le vestigia all’altezza del petto, mentre le ondate d’energia verde, che non trovavano l’intralcio del colpo avverso, investirono con violenza l’armatura della Fenice Bianca, rilanciando indietro il suo custode.

Questa volta Rai-Oh cadde al suolo senza rialzarsi; respirava a fatica, ma era vivo, stremato e sanguinante, ma vivo: "Hai vinto, guerriero cartaginese, ora prendi pure la mia vita, non mi opporrò perché so che tua è la forza maggiore", sentenziò il giapponese.

Joen avanzò di qualche passo, l’armatura danneggiata e segnata da una macchia di sangue, sangue che, grazie al cosmo del Pavone, ben presto fermò la propria avanzata; "Sì, ti ho sconfitto, ma se tu non avessi fermato la furia del mostro che domini, non sono certo del risultato di questo scontro", spiegò con voce cupa il Guardiano.

"Non potevo permettere che il Rokubi si scatenasse, avrei perso la mia dignità di guerriero se egli si fosse macchiato di atti ignobili, quali già leggevo nella sua volontà; sono fedele ad Amaterasu in ogni fibra del mio corpo, ma non potevo divenire un mostro per tale fedeltà", rispose con tono secco e serio Rai-Oh, al suolo, "ho difeso con tutto me stesso questa sala, ho scatenato e domato la più oscura delle volontà, quella di uno dei Bijuu, perciò, nella sconfitta, posso sentirmi vincitore. Ora, con questa gioia nel cuore, guerriero cartaginese, prendi la mia vita, ti spetta di diritto", concluse con voce decisa l’asiatico.

"La mia prima battaglia fu contro una titana, io e Duncan del Falco, che per me era un fratello, per difendere Cartagine la uccidemmo e medesima azione compimmo, sempre assieme, contro un altro titano, per il bene del mondo intero. Dopo quelle due morti, uccisi anche il cavaliere del Sagittario Nero, spinto dal desiderio di vendetta, poiché quel servitore di Ate aveva ucciso Duncan. Infine, dopo diverse battaglie, quasi un anno fa, vinsi e tolsi la vita mortale al dio egizio Aker, una divinità maligna a me avversa. Per tre volte ho tolto la vita per difenderne altre ed una volta spinto dalla vendetta; in tutti quei casi stavo compiendo il mio dovere, difendendo la mia terra e la mia regina; ora, Portatore di Luce, ci sei tu, ti ho affrontato per essere d’aiuto ad Esmeria e Ryo, per il bene della Sovrana che servo e, sentendoti parlare, capisco quanto sia solo per via della tua volontà e lealtà se ora non sono io al suolo ferito ed in balia del nemico", spiegò Joen, barcollando per la stanchezza.

"Non ti ucciderò, Rai-Oh dell’HakuHou, sei un guerriero degno di tutta lode e, per una volta, voglio scegliere da me l’esito di uno scontro, poiché non la tua morte varierà l’esito di questa battaglia: ormai avanzeremo e ti prego solo di riflettere su ciò che è appena successo", concluse il Guardiano del Pavone, iniziando ad oltrepassare l’avversario, mentre già Ryo ed Esmeria gli si avvicinavano.

"Su cosa dovrei riflettere, guerriero?", domandò con un urlo Rai-Oh, "Perché la vostra Regina vi ha permesso di scatenare il potere di tali bestie. Da ciò che il tuo demone diceva, vi era negato prima d’ora", osservò Joen, continuando a camminare, mentre si voltava verso la propria sovrana che con un cenno d’assenso avanzò per prima verso l’uscita dalla sala del Candido Rapace, mentre il Portatore, con lo sguardo perso nel vuoto, sembrava ringraziare il proprio avversario per quelle parole.