Capitolo 31: Colei che manipola la luce

Kiten di Kitsune seguiva l’avanzata dei nemici di Amaterasu dalla propria sala: non avrebbe mai creduto possibile che ben cinque di loro sarebbero giunti al quarto piano di quel castello, il piano a lui sottostante.

La morte di Aoshi del Kappa e la sconfitta di Rai-Oh dell’HakuHou avevano stupito quanto mai il comandante dei Portatori di Luce. "Per te, Spirito dell’Acqua, che non hai saputo controllare la tua forza, ma hai deciso comunque di usarla, sacrificandoti in nome della nostra Sovrana, e per il tuo ben degno avversario, creerò dei simulacri che v’accolgano nell’ampia sala che custodivi", sussurrò fra se il guerriero asiatico, mentre già il suo cosmo s’espandeva lungo il castello e, nella sala dello Spirito dell’Acqua, due ampie bare di possente quercia si creavano attorno ai corpi di Aoshi e Firon, entrambi caduti nella battaglia da poco finita.

"Al contrario tu, mio amico sconfitto, non riceverai alcun onore da me, ma, alla fine di questa lunga battaglia, subirai una dura punizione per non aver sacrificato la tua vita in onore di Amaterasu", affermò, senza però manifestarsi a Rai-Oh, poiché già l’avanzata dei due gruppi nemici lo riportò ad attendere l’esito di altrettante battaglie.

Hornwer del Cervo e Lihat del Falco Rosso entrarono con circospezione nella quarta sala che stavano ora varcando, quella dell’Hari Onogo. Di chi la custodiva sapevano già il nome, Shime, poiché così si era presentata a Kela dell’Alce ed Ash del Corvo il giorno prima, ai piedi del Santuario di Atene, e ne conoscevano in parte i poteri, legati, a quanto avevano saputo dagli altri Hayoka, alla chioma che ne costituiva l’armatura.

Le sale che fino a quel momento avevano visitato erano apparse come vaste pianure brulle, quelle del Ki-Lin e del Kamaitachi, o bagnate da una sottile superficie acquatica, quella del Kappa, ma ciò non li aveva preparati a quello che videro adesso dinanzi a loro: una maestosa montagna.

Una gigantesca struttura di pietra, quasi una parete che si sollevava diventando una montagna, aveva la propria base all’entrata di quella sala ed era tanto vasta da impedire la vista dell’uscita, ma le riflessioni su tutto ciò furono prontamente abbandonate dai due pellerossa quando, sulla vetta di quella piccola montagna, avvertirono un cosmo avverso, quello di chi custodiva quella sala: Shime dell’Hari Onogo.

"Benvenuti, guerrieri pellerossa, sarà per me un piacere sfidarvi in battaglia, sempre se riuscirete a raggiungere la sommità della montagna su cui vi attendo", esordì con tono malefico la guerriera, il cui cosmo esplose d’energia oscura.

"Kami Hare", esclamò allora la malefica nemica, mentre già le ciocche d’energia si libravano dall’armatura, dirette verso i due Hayoka ai piedi della montagna, come una frana di devastante potenza.

"Lihat, spostati", urlò prontamente Hornwer, spingendo di lato l’alleata, mentre alcuni dardi d’energia li sfioravano, arrivando addirittura a ferire il braccio del guerriero del Cervo, prima che questi si gettasse a sua volta di lato, evitando di essere raggiunto da ben più letali assalti.

"Comandante, dobbiamo raggiungerla, questa è una posizione di svantaggio per noi", avvisò l’Hayoka del Falco Rosso, "Lo so bene, ma il polline dei Fiori del Deserto sarà di certo rallentato da quella maschera integrale, però, potrò comunque darti il tempo di allontanarti, prima di iniziare lo scontro; dopo mi attenderai ed avanzeremo verso l’ultimo di questi seguaci di Amaterasu, come di certo faranno i nostri alleati sull’altro versante", propose allora lo sciamano del Cervo, mentre già si preparava ad espandere il proprio cosmo.

"No", fu la secca risposta di Lihat, "Cosa?", incalzò stupito Hornwer, "Non può combattere sempre e solo lei; anche poco fa, nella sala dello Spirito dell’Acqua, è giunto in mio soccorso, rimanendo con me intrappolato ed assieme non abbiamo potuto salvare la vita di Firon; ora, la prego, lasci combattere me, avanzi lei contro l’ultimo dei seguaci di Amaterasu, di certo ben più potente di quelli che abbiamo già affrontato", avvisò allora la guerriera, con tono deciso.

"Avverti il cosmo di costei?", incalzò allora l’Hayoka del Cervo, "Di certo padroneggia in modo maggiore quel potere oscuro che risiede nelle vestigia di ogni Portatore, sa dominare quella forza meglio dei guerrieri affrontati dal musico ellenico e da Peckend ed anche di colui che ha sconfitto Firon", affermò con tono serio il comandante dei tre della Primavera.

"Ebbene?", replicò Lihat, "Credi forse che non sia capace di fronteggiare un potere tanto oscuro? Hornwer, ti sono devota e ti ammiro, ma non giudicarmi per la debolezza del mio carattere; poiché cercherò, oggi più che in ogni altro giorno, di dimostrare come anch’io, la debole guerriera del Falco Rosso, possa combattere per un dovere maggiore", concluse la fanciulla, alzandosi in piedi ed iniziando a correre lungo la parete rocciosa, bersagliata dai dardi d’energia.

"Lihat!", urlò Hornwer, mentre già la giovane alleata brillava di un cosmo accecante e rosso come il fuoco, prima che maestose ali d’energia avvolgessero quelle dell’armatura, permettendole di spiccare un salto più simile al volo di un vero Falco dallo scarlatto piumaggio.

"Hawk Flying", esclamò la guerriera pellerossa, mentre il volo si tramutava in una parabola, gettandosi in picchiata verso Shime, bersaglio di un così portentoso attacco, che sembrava brillare come una stella cadente, per quanta luce era generata dal cosmo Lihat.

La guerriera avversaria, ancora intenta nel bersagliare di dardi la nemica, e non più Hornwer che adesso avanzava lungo la parete rocciosa, non poté fermare con le ciocche energetiche il volo inesorabile del Falco Rosso e ne fu travolta, cadendo al suolo rovinosamente.

Lihat, al contrario dell’avversaria, atterrò al suolo sulle ginocchia, riportandosi così in piedi in pochi attimi, tempo sufficiente perché anche l’altro Hayoka la raggiungesse sulla sommità della piccola montagna; era ferita la sciamana del Falco Rosso, ma non mortalmente, seppur numerosi dardi ne avevano trapassato la pelle sulle spalle e sulle gambe, oltre che rigarle il viso di tagli.

"Ben fatto, amica mia, ora, però, è meglio accelerare il passo, già oltre questa montagna si trova l’uscita, potremo percorrerla prima ancora che la nostra nemica si riprenda", avvisò prontamente l’altro guerriero pellerossa, ma l’unica risposta di Lihat fu un sorriso, mentre portava le mani sulle piccole ferite di Hornwer e, con il proprio cosmo luminoso, le risanava.

"Vai tu, guerriero del Cervo, avanza e sconfiggi l’ultimo seguace di Amaterasu, così chi è stato prescelto per l’ultima battaglia, possa vincerla in questo luogo avverso; io resterò di retroguardia, fermando la nemica che ora ci si para davanti", propose con tono sereno la sciamana del Falco Rosso, "Ma….", riuscì appena ad obbiettare l’altro, prima che lo sguardo ferreo della compagnia lo zittisse, "Non dubitare oltre delle qualità di un Hayoka tuo pari; tu, Hornwer, più di altri dovresti conoscermi, poiché mi hai visto ricevere l’investitura e diventare la persona che sono ora, quindi lascia a me questo scontro e va avanti", sentenziò con tono serio la fanciulla, abbandonando la presa sul comandante ormai illeso, "ricorda ciò che mi hai detto poc’anzi, dinanzi al corpo privo di vita di Firon", concluse dopo un attimo di pausa.

"Va bene, Lihat, lascerò a te questa battaglia, ma non rischiare oltre il necessario; combatti mostrando il valore degli Hayoka sacri agli dei pellerossa, ma non sacrificarti, se non sarà necessario", avvisò con tono secco Hornwer, oltrepassando la compagna d’arme e correndo verso il varco d’uscita della sala, che varcò prima che Shime si rialzasse.

Ora Lihat del Falco Rosso era da sola contro la propria nemica e solo quando vide Hornwer scomparire si voltò, sospirando, verso l’avversaria: era pronta alla battaglia, ora, più che mai, sapeva di dover vincere uno scontro senza l’aiuto di nessuno; solo su se stessa avrebbe dovuto contare, come nel periodo dell’addestramento.

"Sei morta, ragazzina, questo lo sai?", domandò allora Shime dell’Hari Onogo, con voce cupa, che appena filtrava dalla maschera di capelli, proprio mentre il suo cosmo avverso s’animava fra quelle chiome metalliche.

Lihat, però, fu più veloce dell’avversaria e nuovamente alta si librò in cielo, circondata dal rosso cosmo di luce che le era proprio; "Hawk flying", esclamò ancora una volta l’Hayoka, lanciandosi in picchiata verso la preda, come il maestoso signore dei cieli di cui vestiva il simbolo, "Prevedibile", fu il primo commento di Shime, "Hari Jizou", sentenziò poco dopo, con sarcasmo falsamente celato, la Portatrice di Luce.

Non delle singole ciocche di capelli, bensì l’intera chioma che costituiva l’armatura dell’Hari Onogo si animò, quasi che il folto schieramento di capelli avesse una propria volontà, la volontà di difendere la propria padrona.

Il volo del Falco Rosso, però, non si fermò dinanzi all’agitarsi della chioma, ma ne fu comunque fermato; come feroce sovrano dei cieli che, vedendo la propria preda fra molteplici rami, li giudica così deboli da cadere sotto la furia dei suoi artigli, rimanendovi però intrappolato, così anche l’assalto di Lihat fu bloccato dai folti capelli che, dapprima, si strinsero in un imbuto dentro cui il volo fu frenato, per poi stringersi attorno al corpo dell’Hayoka stessa, immobilizzandola.

"Non puoi vincere contro la Chioma difensiva che costituisce l’armatura dell’Hari Onogo", avvisò allora Shime, mentre l’Hayoka cercava di divincolarsi dalla presa formidabile, "davvero, ragazzina, pensavi, che solo quelle poche ciocche d’energia fossero le mie armi? Ben altri segreti nascondevo fra i capelli e quello che ora stai saggiando è forse il più sadico: il potere delle mie sacre vestigia, capaci d’animarsi contro chi le minaccia, intrappolandolo, innanzi tutto, ed uccidendolo in seguito", affermò con tono soddisfatto la nemica, mentre già delle ciocche di capelli, non impegnate a stringere la presa su Lihat, s’annodavano fino a diventare veri e propri aculei, che lesti si conficcarono nella carne della sciamana del Falco Rosso, il cui sangue macchiò del medesimo colore le pallide vestigia dell’avversaria.

Peckend del Picchio, assieme a Real della Lira, era ancora immobile dinanzi al muro che li aveva bloccati all’uscita della Sala della Donnola Volante; ma il giovane musico pellerossa non era più serenamente concentrato a riprendere le proprie forze, bensì fu come scosso quando avvertì quasi un urlo lontano provenire dalle sale sovrastanti.

"Dopo il cosmo di Firon del Puma, ora anche la vita di Lihat sembra essere appesa ad un ben sottile filo", osservò il giovane Hayoka, "Sì, anch’io ho avvertito un cosmo turbarsi sotto l’effetto di violente torture fisiche", concordò il santo d’argento, sentendo le parole dell’alleato, "ma da qui non potremo far niente, mentre il vostro compagno ancora illeso, potrà di certo tornare indietro ad aiutarla", suggerì con voce rasserenata il discendente di Orfeo.

"No", replicò Peckend, "se conosco bene Hornwer, non tornerà indietro; ma questo non per disinteresse verso Lihat, bensì proprio per il motivo opposto: per il rispetto e l’affetto che porta a colei che reputa il proprio alleato più fidato, chi, fra gli Hayoka della Primavera, doveva prendere il titolo di comandante al suo posto", spiegò il musico.

"Che intendi dire?", domandò allora Real, "Solo ciò che so e che mi fu raccontato dal mio comandate: Lihat e Hornwer, per potenza, sono quasi pari, l’unica differenza è che l’Hayoka del Cervo ha una maggiore capacità di controllo delle proprie qualità, sviluppata nel lungo periodo d’addestramento nei deserti americani, mentre la giovane mia parigrado, addestratasi in ampie praterie, è da sempre meno certa delle proprie virtù e di come guidarle al meglio; inoltre, a sancire il comando di Hornwer fu anche il carisma con cui sapeva guidare Taimap, oltre Lihat stessa.

Questo però non toglie che la guerriera del Falco Rosso sia dotata di ottime armi, oltre a grandi abilità di cura, infatti, sa utilizzare negli scontri delle ottime tecniche offensive, proprio lei che è la meno spiccata per l’assalto ha due fra i colpi migliori che un uomo possa auspicare di dominare, colpi di luce, comandati dal suo stesso spirito", rispose con precisione il giovane nativo americano.

"Colpi comandati dal suo stesso spirito?", ripeté perplesso Real, "Come noi, quando utilizziamo la musica, sappiamo mutarne l’andamento per meglio utilizzarlo in battaglia, così Lihat, quando sfrutta la luce, caratteristica della sua impronta cosmica, ne può variare la struttura mediante il moto continuo degli elettroni; un dominio della struttura corpuscolare della luce stessa senza pari è il suo", concluse con tono sereno Peckend, tornando a seguire l’andamento dello scontro.

Il corpo di Lihat era ancora sospeso a mezz’aria, costretto adesso dagli aculei che lo perforavano alle gambe ed alle braccia; "Cosa pensi di poter fare ormai, ragazzina?", domandò Shime dell’Hari Onogo, notando che ancora l’avversaria si dibatteva, ma l’unica risposta che ricevette fu un bagliore, come un piccolo sole, che sembrava generarsi dal petto stesso della giovane Hayoka, una luce che ben presto proruppe in un bagliore accecante, "Red Flash", fu l’unica cosa che la guerriera pellerossa disse, ripetendo l’attacco usato già contro le catene di nebbia, ma in modo ben diverso.

Questa volta la luce sembrò perdersi nel folto della chioma, diretta verso la Portatrice avversa, ma, senza, apparentemente raggiungerla; ci vollero alcuni secondi prima che l’assalto dell’Hayoka rivelasse le sue portentose capacità recidendo le chiome che la intrappolavano e scagliando indietro l’avversaria, ferita in più e più punti.

Lihat ricadde al suolo in ginocchio, un bagliore d’energia distrusse ciò che le feriva braccia e gambe, mentre già il suo caldo cosmo rosso iniziava a curare i danni subiti dai muscoli e dalla pelle.

"Come hai fatto?", tuonò allora Shime, prontamente in piedi, "Come hai potuto distruggere la chioma difensiva?", incalzò la Portatrice dell’Hari Onogo.

"La luce ti ha sconfitto", esordì con voce stanca Lihat, "il rosso bagliore che hai visto era un fascio luminoso a cui ho volutamente aumentato la velocità ondulatoria, affinché sorpassasse la maestosa difesa che ti copriva, per poi ridurla di botto, nel momento in cui anche il tuo corpo ne era attraversato, travolgendo le vestigia e chi le indossava con la potenza del mio assalto", spiegò l’Hayoka.

"Tutto ciò, però, ti ha affaticato parecchio, sembrerebbe, inoltre stai usando il tuo stesso cosmo per curarti le ferite, tutti fattori che mi avvantaggiano, perché ora sai incapace di difenderti", avvisò Shime; "Kami Hare", tuonò allora la Portatrice di Luce, "Red Flash", replicò con altrettanta fermezza e velocità la sciamana pellerossa.

Le ciocche d’energia volarono fra i rossi bagliori di luce e nessuno dei due colpi fermò l’altro, andando entrambi a segno: da una parte, Shime fu gettata nuovamente al suolo, con nuove ferite sul corpo e sull’armatura, dall’altra, due dardi ferirono le palpebre di Lihat, annebbiandone la vista, mentre altri colpi la raggiungevano con minore intensità in ben diversi punti del corpo.

"Sembra, ragazzina, che tu non voglia arrenderti, ma ora, la tua vista è annebbiata ed ancora meno potrai, sprecando il cosmo che ti rimane nel guarirti", avvisò dopo pochi attimi Shime, che ancora si reggeva in piedi, malgrado le numerose ferite; "Non consumerò il mio cosmo nel combatterti, bensì lo utilizzerò nell’ultimo assalto, il più potente del Falco Rosso", replicò con tono deciso Lihat, "Davvero?", incalzò l’altra, "Ebbene, allora ti mostrerò, dinanzi a quei tuoi occhi quasi accecati, tutta la furia della Bestia dalle Sette Code, una delle più deboli fra i nove Bijuu, ma che ho saputo risvegliare in tutta la sua potenza", avvisò allora la Portatrice di Luce, mentre già un oscuro cosmo prendeva vita dall’armatura, ben diverso da quello che fino a poco prima l’aveva animata.

"Per anni ed anni mi sono addestrata, vincendo la diffidenza di Kiten, che ci comandava, e la baldanza e superiorità con cui tutti, eccetto Mai del Ki-Lin, mi osservavano, affermando che solo la sorte mi aveva posto a capo dello schieramento di sinistra; finché non appresi come utilizzare la forza dello Shichibi. Ora posso persino richiamarlo all’esterno del suo sigillo, seppur questo mi costerà la mia stessa esistenza mortale; ma, nel momento stesso in cui Shichibi no Kaku si risveglierà, la mia persona potrà puntare ad un potere ancora maggiore, poiché assieme a Yamata no Orochi vinceremo su Amaterasu, che li sigillò. Anche se ciò sarà un tradimento, otterrò un nuovo e più grande potere", affermò con una voce ormai mutata colei che fino a poco prima era Shime dell’Hari Onogo.

Gli occhi, ormai coperti da un velo di sangue, di Lihat riuscirono appena a distinguere mentre le vestigia di lunghi capelli mutavano, prendendo la forma di un corpo di un animale, le cui affilate zampe ora ricoprivano mani e gambe della guerriera che li indossava e la lunga chioma si tramutava in sette code concentriche che dalla schiena si chiudevano, come anelli, sul tronco della giovane custode, mentre l’elmo, ora dalla forma di un animale, probabilmente una talpa, si formava attorno al viso di Shime, lo stesso che il giorno prima aveva ingannato Real e Botan ai piedi del Grande Tempio di Atene, ma ora alimentato da una cupida volontà di sangue.

"Dunque è giunto il tempo che mi risvegliassi? Ho sentito la forza di quelli sciocchi dei miei simili cadere, ma ora io, Kaku, la Talpa dalle Sette Code, potrò uccidere, conquistare e vincere assieme al potente Hachibi soverchieremo sia la dea Amaterasu sia colui che domina il Kyuubi", affermò, quasi incurante della nemica, la nuova voce che fuoriusciva dalla Portatrice di Luce, ormai divenuta del tutto un Jinchuuriki, mentre un cosmo di più maestoso potere la circondava.

"Preparati, fanciulla dagli occhi tondi, ora morrai", ringhiò con furore la voce mostruosa, mentre già le mani calavano sul terreno, creando, dal nulla, una buca in cui la portatrice dello Shichibi scomparve.

"Doton Zanshu", fu l’ultima cosa che Lihat sentì prima che l’avversario la attaccasse.

L’attenzione di Kiten di Kitsune, d’un tratto, non fu più per i nemici che lo stavano raggiungendo, né per quelli intenti a riprendere le forze o combattere, bensì per la presenza di un altro dei Bijuu, "No, non come il Sanbi e lo Yonbi, di cui appena recepivo la presenza, né come il Gobi ed il Rokubi, che non sono riusciti a manifestarsi apertamente completamente, bensì proprio come l’Hachibi, ora anche il Shichibi ha il pieno ed assoluto controllo del proprio custode, un controllo che quella stolta di Shime gli ha donato per non perdere il proprio potere e luogo di comando", osservò con un certo disappunto il comandante dei nove seguaci di Amaterasu, "sembra che, dopo aver vinto tutto i nemici che hanno assalito la mia sovrana, dovrò sconfiggere anche coloro che si sono liberati e vogliono riconquistare per se stessi il potere", concluse con una chiara tonalità sarcastica, mentre il timore, che fino a pochi attimi prima lo scuoteva, era ormai scomparso.

Anche Hornwer del Cervo si fermò per qualche attimo, come stupito dalla maestosità del cosmo nemico, "Lihat, non perdere, non farti sconfiggere da un così malefico essere, ricorda ciò che hai appreso durante il tuo addestramento, sfrutta fino all’ultimo la forza della Luce che è propria del Falco Rosso che sai far volare", pregò fra se l’Hayoka, prima di riprendere la sua corsa verso l’ultima sala, la nona.

"Doton Zanshu", furono le parole con cui Kaku, la Talpa a Sette Code, annunciò il proprio attacco, parole che non dissero niente a Lihat finché il suolo sotto le sue ginocchia crollò, intrappolandola in qualcosa di molto simili a maestose fauci di pietra, fauci che rapide si conficcarono nelle vestigia ormai danneggiate dell’Hayoka.

"La decapitazione del Terreno, una tecnica che stringe in feroci zanne di pietra i propri bersagli finché la parte superiore del corpo non viene recisa dall’inferiore, non c’è modo alcuno di sfuggire a questo attacco, se non quello di distruggere le fauci che funeste ti stringono, fanciulla, ma non ne avrai il modo e, di certo, non ne hai la forza", avvisò allora la voce del Bijuu, mentre la sua figura usciva dal terreno per metà.

"Prima ho mostrato alla mia avversaria la potenza della luce che domino, ora, mostro che di quel corpo hai preso il controllo, avrai modo di provare su te stesso un attacco che fu capace di scavare nel Gran Canyon, perforandone le pareti rocciose, il colpo ultimo di cui sono padrona", avvisò la guerriera pellerossa, mentre già una luce accecante la sovrastava, quasi che il corpo di Lihat fosse un faro che emetteva quella forma che lentamente andava manifestandosi sopra di lei, la figura di un Falco Rosso.

"Hawk’s Red Light", esclamò con tutta la voce che aveva in corpo la giovane sciamana, mentre la maestosità del volatile sopra di lei calava, come un inesorabile predatore dai grandi artigli scarlatti, sulla pietra, perforando le fauci che intrappolavano la ragazza e tutto ciò che la circondava; ma questo non fermò l’assalto della bestia d’energia luminosa, che continuò, cozzando contro la figura del Jinchuuriki, che opponeva resistenza a tale, maestoso attacco.

"Tutto ciò è inutile, creature che domini sul corpo di Shime, poiché come già il Bagliore Rosso, anche la Luce Rossa del Falco può mutare la propria consistenza secondo il mio volere", avvisò Lihat, prima che la sua voce divenisse più triste, "se fosse stato possibile, avrei preferito non ucciderti, ma ciò che la mia nemica ha risvegliato non può essere fermato in altro modo, quindi, addio, Shime dell’Hari Onogo, diversamente da te, non combattevo per rubare il potere a chi mi comanda, bensì per ottenerne il rispetto, tutto ciò che anelo dal mio mentore e guida", sussurrò con secca determinazione l’Hayoka, prima che il Falco di Luce divenisse incorporeo ed i suoi artigli attraversassero il Jinchuuriki, come la figura tutta del maestoso volatile, che penetrò fino in profondità nella montagna che riempiva la sala.

Solo allora, quando il Falco di Luce Rossa e la montagna di Pietra in cui si celava la Talpa a Sette Code si fusero in un’unica figura illuminata da bagliori scarlatti, l’ondulazione luminosa rallentò, diventando palpabile e distruggendo, all’interno della propria morsa energetica, sia colei che un tempo era Shime, sia la roccia in cui ora si muoveva.

Grande fu il fragore della pietra che cadeva al suolo, senza più la struttura che la reggeva ed allo stesso modo cadde alla base della sala anche Lihat, sanguinante e ferita, e, come lei, anche il corpo, ormai in pezzi, della Portatrice di Luce sconfitta; solo quando la pioggia di lapilli e sassi si fermò l’Hayoka cercò di rialzarsi, stremata.

"Comandante, ben presto ti raggiungerò", sussurrò fra se la ragazza, ricadendo al suolo, priva di sensi per le molteplici ferite ed i tanti sforzi compiuti in quella lunga battaglia, che, completamente da sola, aveva infine vinto.