Antefatto

"La vittoria è dunque nostra, amici miei", con queste parole Ryo di Libra, figlio di Shiryu di Dragon aveva osservato la caduta dell’ultimo dei quattro Horsemen, coloro che volevano portare la fine del mondo, i Cavalieri dell’Apocalisse.

In quel giorno, due dei più valori santi d’Atena erano caduti, portando con loro Kronos, la Guerra, ed Adam, la Morte, il cuore e la mente dei terribili Horsemen; ma ciò che nessuno di loro sapeva era quello che successe poco dopo, mentre loro si riposavano, dilaniati nelle forze dagli ardui scontri che avevano dovuto fronteggiare in quattro brevi giorni.

L’essenza dei Quattro si era dispersa in cielo alla loro scomparsa, poiché dal mondo erano stati originati, ma non era andata annullandosi, disperdendosi fra le diverse popolazioni che covavano odio e rancore, o nella disperazione di chi soffriva per la morte e la malattia, bensì era confluita di nuovo, oltre l’Europa ed oltre l’Oceano Atlantico nelle vaste praterie americane.

In quei luoghi vi erano dodici figure sedute in cerchio, dodici uomini dall’aspetto celato nella luce dei loro stessi cosmi, dodici individui che innalzavano canti dal significato perso nel tempo, radunando intorno a loro quell’energia così potente e negativa.

Solo quattro esseri li osservavano in questa loro azione, quattro entità indistinte, di cui solo dei bagliori rivelavano la presenza.

Una di queste figure aveva riflessi color arancio, che si accendevano con regolarità mentre rimaneva sollevata a mezz’aria, osservando i dodici individui seduti in cerchio, "Penso che stiano compiendo bene il loro dovere", osservò quell’entità, mentre le altre tre le si avvicinavano.

"Non lo so, guardiano dell’Estate, forse li abbiamo sottoposti ad una prova troppo dura; contenere la forza del Caos non è cosa da poco", rifletté un secondo essere, il cui corpo risplendeva del colore dell’argento, mostrandolo in posizione china, mentre guardava i dodici.

"Non penso che questo sia un problema, fratelli Guardiani, in fondo per questo li abbiamo addestrati per anni, per diventare perfetti Hayoka", continuò un terzo, il cui corpo splendeva di luce marrone, mostrandone la maestosa figura, agiata contro una parete rocciosa, "poi se colui che ci guida, il Guardiano dell’Inverno, non ha obiezioni, nessuno di noi deve farne", concluse la terza entità, voltandosi verso la quarta: una grande figura bianca che osservava in silenzio i dodici e non aggiunse niente a quanto detto dai suoi tre simili, almeno fino a quel momento.

"Il Caos è stato fermato, ma i piani della Madre Terra erano ben più sottili e malefici nelle loro ramificazioni, di questo sono più che certo, perché il rancore è come l’Inverno di cui sono guardiano, gelido e portatore solo di morte e tristezza ed ancora molta tristezza ci porterà colei che era sorella del Cielo e del Mare, che già due terribili minacce ha fatto alzare contro il mondo intero", vaticinò la bianca figura, senza che nessuno degli altri tre parlasse dopo di lui.

"Non la Madre Terra dovete temere, anzi, misere divinità delle Stagioni, di niente dovrete più preoccuparvi, fra non molto giungerà l’avvento della vera Luce Sovrana, allora non avrete più niente da temere, la pace sorgerà fra gli uomini, sotto il mio comando", esclamò d’un tratto una figura luminosa, apparendo dal nulla.

"Chi osa?", tuonò subito la figura argentea, rimanendo poi in silenzio dinanzi a quella luce accecante e dorata, "Non avete bisogno di conoscere il mio nome per ora, Divinità a Guardia delle Stagioni", osservò la voce di donna, "sono qui solo per osservare le grandi doti dei Dodici Hayoka della cultura pellerossa, sono molto famosi anche nelle terre da cui provengo", concluse.

"Non ci porta gioia, o dolore, sapere che altri conoscono l’esistenza degli Hayoka, ma ti chiediamo, donna, se vuoi essere d’aiuto al mondo intero, di ritornare nelle terre da cui provieni, poiché questo rituale di soppressione è particolarmente difficile da sostenere per le menti umane, anche se addestrate come le loro", esordì con voce decisa la grande figura bianca, voltandosi verso la luce dorata.

"Donna? Dea, piuttosto", esclamò innervosita la nuova arrivata, "e sono qui per motivi che a misere divinità guardiane come voi non dovrebbero nemmeno interessare, ma non preoccupatevi, non ho alcun interesse a disturbare la soppressione dei Quattro; vi chiedo solo se gli uomini meritano ancora di esistere dopo aver permesso agli Horsemen di cavalcare di nuovo con le loro azioni.

Non può essere questa la vita su questa terra, altro deve essere il destino degli uomini, per questo vi chiedo: volete aiutarmi a purificare questa terra?", concluse l’entità luminosa, abbandonando il luogo.

"Tornerò fra qualche tempo a chiedervi la risposta", sentirono esclamare i quattro dei pellerossa, mentre l’entità si allontanava.

I mesi passarono, i cavalieri riposavano pacifici nelle terre che erano loro amiche, alcuni avevano cercato la pace da ogni battaglia, come i Tree Monks ed i due sposi Runouni, che vivevano privi d’armature e di minacce che li colpissero direttamente, altri, come Lorgash di Capricorn, che assieme ad occasionali compagni di viaggi e passati alleati, viaggiava in cerca di sporadiche battaglie; vi erano poi coloro che dovevano preoccuparsi dei rispettivi regni, cioè il Sommo Sacerdote di Atene, la Regina di Cartagine ed il Re di Asgard, ognuno con alleati e seguaci al proprio seguito.

Ma mentre tutto ciò pareva dare una consistenza di pace alle esistenze di questi eroici guerrieri che in pochi erano sopravvissuti alle guerre contro il Tiranno del Cielo, i suoi fratelli e poi contro i Quattro Cavalieri; delle ombre si agitavano per scatenare nuove guerre, guidate da antichi rancori.

Una di queste ombre giunse in un luogo risplendente di luce, una torre di antica e magnifica costruzione orientale, celata nel ventre di una profonda caverna, dove chi in quei luoghi comandava era nascosta, volontariamente imprigionata ad amare la propria luminosità; qualcosa di strano accadde, però, quando l’ombra portatrice di malvagie intenzioni andò via da quel luogo, poiché la luce che lì risplendeva esplose in una bellissima radiosità dalla natura mortale e distruttrice, mentre nove cosmi andarono esplodendo per violenza e malvagità intorno al castello.

Quella stessa ombra, rapida, si mosse silenziosa nei fondali marini, celata nelle profondità acquatiche dove l’oscurità è padrone e proprio lì trovò i resti di una città antica, un luogo dimenticato e perduto nelle leggende dei Cavalieri di Atena e di pochi altri culti, un luogo in cui un male oscuro e profondo aveva preso dimora e quest’ombra riuscì, con il messaggio di vendetta che portava, a risvegliare questo tenebroso essere, risvegliando anche il potere dei suoi servitori, un’ondata di odio e distruzione che si spanse per tutte le acque, segnale della nuova minaccia che stava per scuotere la terra, "Dunque l’alleanza è conclusa", sussurrò la sorgente di tale tenebra, desta, dopo secoli di cupa attesa.

Una nuova guerra stava per avere inizio.