Capitolo nove -

TENSIONI A TIRINTO

"Come immaginavo, il cosmo di Niobe è quasi impercettibile..." disse Teseo sedendosi sul suo scranno decorato.

"Non solo,anche quelli di Nestore e di Neleo sono deboli, anche se non impercettibili !" replicò Diomede anch’egli sedendosi sul suo scranno.

L’atmosfera sacrale regnava nella grande sala dove lentamente arrivavano i vari Heroes dalle dorate vestigia.

Rumore di passi.

Un rumore metallico, un rumore di armatura pesante si avvicinò.

"Spero c’è la possano fare anche perchè di certo nessuno di noi potrà aiutarli proprio ora!"

"Già a breve sapremmo quale missione verrà affidata ad ognuno di noi e quindi di certo non potremmo aiutarli..." replicò Diomede chinando la testa e poi ruotandola verso il compagno.

Gli heroes erano quasi entrati del tutto quando una grande emanazione cosmica invase la stanza.

La stanza era un grande rettangolo diviso in tre navate.

Al centro era posto sul pavimento un tappeto rosso scuro con rifiniture dorate.

Le colonne altissime e slanciate avevano capitelli con forme simili a quelle dei capitelli corinzi e avevano un tono di verde tendente al blù.

Le pareti di fondo non si vedevano.

Dodici cavalieri vestiti di luccicanti armature dai toni amaranto ora sedevano sui propri scranni finemente intagliati nel legno.

L’aura cosmica si fece imponente.

Una figura avvolta in un cosmo di color azzurro chiaro apparve dinanzi a tutti.

Un’armatura dai colori dominanti nel verde lo vestiva da cima a piedi.

L’elmo sotto braccio insieme a un lungo bastone decorato.

L’individuo si avvicinò al grande trono e vi si sedette mentre i presenti chinarono la testa.

Ercole.

La pesante armatura faceva ben intuire la possente muscolatura mentre i suoi occhi verde chiaro richiamavano una grande dolcezza mista a una vaga malinconia.

"Heroes vi ho convocati quì oggi poichè è giunto il tempo che le ambizioni degli Dei dell’Olimpo siano messe a freno!"

Nessuno fiatò.

"Come ben sapete Nestore dell’Orso, Neleo del Dorado e Niobe del Falco sono partiti e ora stanno combattendo per fermare la prima di queste minacce..."

"...Eos dea dell’Aurora ha deciso di scendere sulla terra e di combatterci ma prima ha attaccato direttamente un nostro antico alleato, la Dea Venere e il suo unico guardiano appena rinato..."

"...per questo ho inviato loro tre, perchè essi fermino questa inutile e sanguinosa guerra se possibile prima che nasca!"

"E’ anche vero che voi tutti ed io stesso ora avvertiamo come debolmente ora versano le loro condizioni dopo aver affrontato due traditori assoldati da Eos!"

I vari Heroes seguivano con più o meno attenzione apparentemente.

"Invierò tre di voi per aiutare e sconfiggere questa malefica divinità!"

Gli occhi di molti si illuminarono di una luce nuova e luminosissima.

"Teseo di Camaleonte, Agamennone del Leone e Deianira dello Scoiattolo partirete subito per il Giardino delle Delizie e aiuterete i vostri compagni!"

I tre heroes si alzarono e si inchinarono dinanzi al Dio.

"Torneremo vincitori sommo Ercole!" risposero all’unisono.

Avvolti da un cosmo immenso sparirono mentre gli altri heroes rimasero fermi sui loro scranni.

"Questo è l’inizio, altre divinità presto attaccheranno anche qui dove ora noi siamo!"

Tra tutti gli Heroes uno in particolare dava segni di irrequietezza.

"Dimmi Heroes dell’Uccello Indiano cosa ti affligge?" chiese il Dio voltandosi verso il guerriero che stringeva strettamente una delle spondine del suo scranno.

"Sommo Ercole non voglio mancargli di rispetto ma non credo che quei tre per quanto forti siano in grado di sconfiggere una divinità come Eos!" disse alzando la voce e sostenendo lo sguardo di Ercole.

"Cosa intendì dire Achille?" chiese il Dio mentre l’Heroes scendeva dal proprio scranno.

"Non sono in grado di sconfiggere nemmeno una formica quei sei Heroes nonostante lei abbia fiducia in loro!" replicò seccato.

"Chi sei tu per giudicare?" chiese con tono inquisitorio un Heroes dall’armatura decorata di tanti gigli.

"Tu stai zitto giardiniere, ai miei occhi solo il nostro signore è in grado di combattere contro qualsiasi divinità!"

"Come osi chiamarmi giardiniere sai vero che potresti un giorno pentirti di queste tue sprezzanti parole?"

"Non rompere Sileo o stavolta ti faccio male!" sbottò arrabbiato Achille.

"Ora smettetela tutti quanti!" disse un Heroes seduto molto vicino al Dio.

A quella voce Achille si inchinò e chiese scusa a Ercole prosternandosi.

"Achille la tua arroganza non è accettata dal nostro signore che ripone in tutti noi grande fiducia, hai forse dimenticato cosa devi al nostro signore?" chiese alzandosi dal suo scranno.

"No non lo dimenticato...io..."

"Inchinati e chiedi perdono in ginocchio o sarò costretto a punirti personalmente!"

"Basta così Odysseus, Achille ha capito!" disse Ercole rialzandosi dal trono.

"Mi perdoni sommo Ercole!" disse prostrandosi a terra.

Ercole avanzò verso di lui e lo fece rialzare.

"Sia ben inteso Achille non tollererò più un’altro tuo comportamento come oggi ci siamo intesi?" e con queste parole Ercole lasciò l’assemblea mentre i rimanenti Heroes si inchinavano con la testa.