PER DIFENDERE GLI UOMINI

"Preparati, Zeus, presto i cavalieri saranno da te !" gridò Pegasus, sollevando il pugno destro con aria di sfida. Con la vittoria di Cristal su Dioniso restavano solo quattro templi divini da superare, e due di essi, il prossimo, quello di Nettuno, e l'undicesimo, quello di Atena, non avevano guardiani preposti alla loro difesa. Erano ben consapevoli di questo i cavalieri, ed il pensiero di essere vicini alla vittoria rendeva sopportabili la stanchezza ed il dolore delle ferite, che pure li opprimevano ormai costantemente.

Ascoltando Pegasus, Sirio sorrise, nel tono dell'amico non c'era più traccia dello sconforto che lo aveva colto non molto prima, sulle scale del tempio di Artemide. Ora la sua voce era di nuovo colma di speranza e determinazione, e sebbene consapevole che nè Apollo nè Era, custodi del decimo e del dodicesimo tempio, sarebbero stati avversari facili, il Dragone non potè fare a meno di sentirsi contagiato dall'ottimismo del compagno.

Simili sentimenti provava anche Cristal, anche se la sua mente era ancora stanca per la prova cui Dioniso l'aveva sottoposta e respirare gli era doloroso per la nuova ferita al torace, che aggravava ulteriormente quelle provocate da Eolo ed Estia. Nel ripensare alle vecchie battaglia, al ragazzo tornò improvvisamente in mente la situazione del tempio di Ares. Aveva lasciato Andromeda e Phoenix per correre in aiuto degli amici, e di loro non si vedeva traccia. In altre situazioni in passato era stato proprio lui a suggerire di lasciar indietro dei compagni, proposta sempre fatta per fiducia nei loro confronti e non per il volerli abbandonare, ma stavolta le condizioni in cui Andromeda e Phoenix erano stati lasciati erano troppo precarie. "Pegasus… forse dovremmo aspettare Phoenix e Andromeda. I loro cosmi sono molto deboli e potrebbero aver bisogno di noi." propose il cavaliere del Cigno.

A questa frase, Pegasus abbassò pensosamente lo sguardo, ma solo per pochi secondi "E' vero, deboli sono i cosmi dei nostri amici, ma è stato per permetterci di proseguire e salvare Atena che sono rimasti indietro, combattendo dure battaglie al nostro posto. Rimanere ad aspettarli significherebbe gettare al vento il tempo prezioso che ci hanno così faticosamente donato. Dobbiamo continuare… e sperare che ci raggiungano con le loro forze !" affermò l'eroe guardando i compagni negli occhi. Sirio e Cristal annuirono, poi, senza ulteriori indugi, i tre si incamminarono verso l'uscita del tempio. "Abbiamo fiducia in voi ! Coraggio, amici !" pensò Pegasus nel varcare la soglia dell'edificio.

L'eroe comunque non era l'unico ad essere angosciato per la sorte di amici sinceri. Al Grande Tempio, i cavalieri d'oro passavano ore di ansia mista a frustrazione. Il settimo senso gli permetteva di percepire, seppur vagamente, i cosmi dei cinque amici, ma l'essere relegati ad un ruolo di semplici spettatori in circostanze così importanti era difficile da sopportare. Per di più, man mano che le energie dei cinque eroi si indebolivano, avvertirne la presenza diventava sempre più difficile. Persino peggiore era la situazione di Castalia e Tisifone, le uniche presenti a non padroneggiare il settimo senso, e di conseguenza a non avere alcuna idea di cosa stesse accadendo sull'Olimpo. Castalia, notoriamente controllata, sedeva su una roccia con le braccia conserte. Il suo volto era come al solito nascosto dalla maschera, ma i cavalieri d'oro potevano avvertire chiaramente quanto fosse tormentata nonostante le apparenze. Tisifone invece camminava avanti e indietro, evidentemente incapace di nascondere le sue emozioni. Alla fine, la sacerdotessa si fermò e, non potendo trattenere ulteriormente la propria inquietudine, chiese "Cavalieri, cosa sta succedendo sull'Olimpo ?". A questa domanda, i volti di tutti si voltarono verso Libra e Virgo. Sebbene la domanda non fosse stata indirizzata nello specifico a loro due, tra i cavalieri d'oro presenti i custodi della sesta e settima casa erano quelli capaci di percepire nel modo migliore i cosmi dei cinque cavalieri, ed erano anche gli unici a poter distinguere quelli delle divinità, cosa che li rendeva i più informati sui fatti in corso. Fu Libra, che finora aveva tenuto lo sguardo perso nel vuoto del cielo, a rispondere "Pegasus, Dragone e Cristal hanno superato il tempio di Ares, e persino i due successivi. Andromeda invece è più indietro, difficile stabilire dove." A queste parole, un sorriso si disegnò sul volto di Tisifone, nascosto dalla maschera, ma prima che la sacerdotessa potesse dire qualcosa Libra riprese "I loro cosmi però sono deboli, rasentano l'impercettibile. Pegasus in particolare versa in gravi condizioni, e Cristal non sta molto meglio nonostante abbia vinto una battaglia proprio pochi minuti fa".

Le cupe parole di Libra gettarono un'ombra di sconforto su tutti i presenti, e per alcuni secondi nessuno ebbe la forza di replicare alcunchè. Poi però, un dubbio colse la mente di Ioria, che disse "Non hai menzionato Phoenix, cavaliere di Libra, ed io stesso non riesco a percepirne il cosmo. Eppure lo avevo avvertito chiaramente materializzarsi sull'Olimpo e correre in aiuto di Pegasus e Dragone. Questo significa forse che…"

"No, Ioria. Phoenix è vivo, ma il suo cosmo sembra cambiato. È come se lo scontro con Ares, oltre ad indebolirne le energie, ne avesse distrutto la vitalità. L'ardente luce che lo contraddistingueva è ora ridotta a fievole famma, anche se non so come ciò sia possibile." Rispose Libra. Il custode della settima casa si girò verso Virgo, nella speranza che il compagno avesse qualcosa da aggiungere, ma Virgo non disse nulla e rimase in meditazione con gli occhi chiusi. Libra allora sospirò e si guardò intorno "Kanon non è ancora tornato… mi chiedo se sia riuscito nel suo intento." mormorò alla fine. Queste parole fecero notare a Tisifone ciò di cui avrebbe dovuto accorgersi prima, Kanon, che aveva preso il posto del fratello Gemini come custode della terza casa, non era lì con loro. La sacerdotessa aveva appena intravisto Kanon una volta, e per questo non si era accorta della sua assenza, ma in effetti ora appariva strana viste le circostanze. "Dov'è andato Kanon ?" chiese quindi, ma l'unica risposta che ottenne fu quella perentoria di Scorpio "A risolvere una questione lasciata per troppo tempo in sospeso!".

Con l'eccezione di Ilda di Polaris, sua sorella Flare ed i guerrieri del Nord Mizar ed Alcor, i cavalieri del Grande Tempio erano i soli a sapere quale terribile rischio l'umanità stesse correndo. In Grecia tuttavia vi era anche qualcun altro che, seppur ignaro della battaglia sull'Olimpo, provava un senso di strana inquietudine. Syria delle Sirene, l'unico sopravvissuto tra i Generali degli Abissi di Nettuno, osservava pensieroso il mare seduto sulla riva di fronte alla villa di Julian Kedives. Da quando i cavalieri di Atena avevano sconfitto Nettuno, lui aveva deciso di restare a proteggere Julian e, nascondendo la sua identità, si era detto un semplice studente del conservatorio e lo aveva accompagnato nei suoi viaggi in aiuto degli orfani del maremoto che Nettuno stesso aveva provocato. Dalla sconfitta per mano di Atena, lo spirito Nettuno era sempre stato imprigionato nell'anfora sacra della Dea, risvegliandosi solo una volta per pochi secondi per aiutare proprio coloro che lo avevano sconfitto contro Hades, il sovrano dell'aldilà. Nonostante Julian fosse quindi solo un normale essere umano adesso, Syria era felice di essere al suo fianco e di aiutarlo nelle sue opere di bene. Il ragazzo guardò il suo flauto, che come sempre aveva con se. Nell'ultimo anno lo aveva usato solo come semplice strumento musicale, ed in realtà ciò non gli era affatto dispiaciuto, la musica era cosa troppo bella per usarla come arma. Ora però si sentiva inquieto e, pur ignorandone il motivo, ebbe la certezza che presto sarebbe dovuto tornare a combattere. Improvvisamente, i suoi pensieri vennero interrotti dall'apparizione di un cosmo potente. Una figura ammantata di luce dorata comparve dinnanzi al ragazzo, che immediatamente scattò in piedi, pronto alla lotta. In pochi secondi la luce scomparve, rivelando la fisionomia del nuovo venuto, ma Syria lo aveva riconosciuto appena ne aveva percepito il cosmo. Chi gli si trovava di fronte era infatti colui che Syria disprezzava maggiormente, Kanon del Dragone del Mare.

"E' da molto tempo che non ci vediamo, Syria !" affermò Kanon guardando negli occhi il compagno d'armi di un tempo. A sua volta, Syria notò che il ragazzo indossava l'armatura d'oro dei Gemelli.

"Non abbastanza, Dragone del Mare ! Avevo sperato che tu fossi morto durante la distruzione del regno sottomarino, ma evidentemente gli Dei non hanno ascoltato le mie preghiere. Come mai ora indossi una delle armature d'oro di Atena ?" domandò Syria, senza abbassare la guardia.

"Non sono più il Dragone del Mare ormai. Il mio nome ora è Kanon di Gemini, cavaliere d'oro del Grande Tempio !" rispose in tono solenne il nuovo custode della terza casa.

"Kanon di Gemini ! Dunque dopo aver ingannato noi generali ed aver tramato contro gli Dei, hai deciso di diventare cavaliere di Atena ? Stento a crederlo, Kanon ! Dì piuttosto cosa ti ha portato qui ora, la tua presenza non è la benvenuta !" ribattè Syria. Stavolta nel suo tono normalmente tranquillo si avvertiva la rabbia, sebbene fosse passato un anno il ricordo di quel che Kanon aveva fatto ai fedeli Generali di Nettuno era ancora fresco.

"Dubita pure della mia conversione ad Atena se è questo che vuoi, ma ora fatti da parte. Sono venuto a vedere Julian Kedives e non ho tempo da perdere !". Nella voce del cavaliere la calma venne sostituita dall'impazienza ed il guerriero mosse un passo verso Syria. Immediatamente l'antico generale dell'Atlantico del Sud fece un salto all'indietro e si portò il flauto vicino alle labbra.

"Dici di voler vedere il signor Kedives ?! Per quale motivo, forse cercare di nuovo di assoggettarlo a te ? Stai indietro, Kanon ! Io, Syria, non ti permetterò di avanzare di un altro passo !" gridò il ragazzo bruciando il suo cosmo, pronto ad iniziare a suonare la sua fatale melodia.

"Che speranze pensi di avere senza neanche la tua armatura di scaglie d'oro ? non voglio combattere con te, ma non esiterò a sconfiggerti se non mi lascerai altra scelta !" rispose Kanon, facendosi a sua volta circondare dalla luce dorata del suo cosmo.

"Basta !" gridò improvvisamente una voce autoritaria. Syria si voltò di scatto e dalla villa alle sue spalle apparve Julian Kedives.

"Signor Kedives…" mormorò Syria, prima di rendersi conto che c'era qualcosa di diverso nel ragazzo. Ancora una volta la natura umana sembrava aver ceduto il sopravvento a quella divina. Anche Kanon si accorse subito del cambiamento "No… non è più Julian Kedives… Nettuno governa nuovamente il suo corpo !" balbettò stupito.

"Kanon, perché sei qui ? Desideri forse batterti con me ?" domandò con voce decisa la divinità ignorando completamente Syria. Per un attimo il custode dell'Atlantico Meridionale pensò che Kanon si sarebbe lanciato all'attacco contro Nettuno, ma quel che accadde lo lasciò completamente senza parole. Il guerriero con un movimento improvviso si privò dell'armatura d'oro dei Gemelli, poi, inginocchiandosi al suolo, disse "Sono qui per chiedere perdono !".

Sbalordito, Syria vide Kanon a terra col capo chino supplicare perdono. Mai si sarebbe aspettato un tale gesto da parte di un uomo orgoglioso come Kanon, e, per quanto lo disprezzasse, non potè fare a meno di abbassare il flauto ed abbandonare qualsiasi posizione di lotta. Julian però non sembrò altrettanto impressionato, si limitò a guardarlo e ad affermare "Spiegati, Kanon !".

"Dio Nettuno, sono venuto a chiederle perdono per le mie colpe. A causa mia il regno sottomarino è andato distrutto, a causa mia e della mia ambizione cinque dei sette valorosi Generali degli Abissi sono caduti, insieme a centinaia di soldati semplici ed altri guerrieri a lei fedeli. A quel tempo ero dominato dalla sete di potere e poco mi importava della vita degli uomini, ma ora… grazie alla compassione di Atena ed al rispetto dei cavalieri d'oro, ho compreso i miei errori ! Sarei voluto venire a cercarla prima, ma come saprà Atena era impegnata in battaglia con Hades ed il mio posto era al suo fianco. Credevo… che sacrificando la mia vita in quella battaglia avrei espiato le mie colpe… ma Zeus mi ha riportato in vita insieme agli altri cavalieri d'oro di Atene. Ora offro a lei quella stessa vita, la prenda pure se questo desidera !" dichiarò il guerriero con la voce quasi rotta dall'emozione. Persino Syria non potè non essere ammirato dalla solennità che traspariva dalle parole del cavaliere. Il generale si voltò verso Julian, che stava osservando Kanon con volto inespressivo.

Alla fine, dopo secondi lunghi come ore, il ragazzo avanzò verso Kanon, che rimase immobile, in attesa della punizione del Dio. Inaspettatamente però, Julian superò Kanon e, dandogli le spalle, si pose di fronte al mare.

"Rialzati, Kanon di Gemini. Gravi sono state le tue colpe, ma questo non è più tempo per vendette. Eventi ben più gravi stanno accadendo !" affermò alla fine il Dio. A queste parole, Kanon fu colto dal sollievo, dopo il perdono da parte di Atena, dei cavalieri d'oro e di Gemini era come se l'ultima traccia del male da lui compiuto in passato fosse finalmente stata levata dal suo animo. Il ragazzo restò fermo a fissare Julian, consapevole che la forza del suo cosmo stava aumentando. Improvvisamente, una colonna d'acqua si innalzò dal mare, e davanti ai presenti comparve l'armatura di scaglie di Nettuno. In pochi attimi, la corazza si scompose, disponendosi sul corpo di Julian, e nella sua mano apparve il potente tridente, simbolo di comando. Sia Kanon che Syria osservarono allibiti tale trasformazione, ma fu il generale dell'Atlantico Meridionale a parlare per primo "L'armatura… l'armatura è tornata a lei! Ma com'è possibile… credevo che il suo spirito fosse imprigionato nell'anfora sacra di Atena !" chiese sbalordito, mentre un rivolo di sudore gli scorreva sul volto.

"No, era il cosmo di Atena che, tramite il suo sigillo, mi imprigionava nell'anfora sacra ! Ma ora il suo cosmo è quasi scomparso… è persino più debole di quanto non fosse durante lo scontro con Hades, quando inviai le armature d'oro ai cavalieri. In queste condizioni, Atena non può più imprigionare il mio spirito, e questo mi ha permesso di liberarmi !" affermò il Dio, per poi voltarsi verso i due.

"Kanon ! In questo momento i cavalieri si trovano sull'Olimpo, non è così? Stanno affrontando le altre divinità per poter salvare Atena dalla collera di Zeus !" dichiarò la divinità, ed a tale domanda Kanon non potè fare a meno di annuire. Chiudendo gli occhi, Nettuno riprese "E' incredibile, Pegasus, Dragone e Cristal sono arrivati fino al nono tempio… il mio ! Pochi passi e ne varcheranno la soglia… non li avrei mai creduti così tenaci !".

A queste parole, Kanon scattò in piedi e si mise in posizione da combattimento, rivolto verso Nettuno. Immediatamente, Syria gli balzò davanti sollevando il flauto "Dunque le parole di poco fa non erano che una menzogna, è per combattere che sei venuto !" affermò furioso il custode dell'Atlantico.

"No ! Era sincera la mia richiesta di perdono, ma come ho detto ora sono un cavaliere di Atena. Se Nettuno ha intenzione di affrontare Pegasus, Dragone e Cristal è mio dovere fermarlo !" ribattè Kanon bruciando il suo cosmo. Nettuno però non si scompose "Mpf… non temere, non è mia intenzione ascendere all'Olimpo ed affrontare i cavalieri. Non ho motivo di schierarmi contro di loro !" disse il Dio.

Nel sentir ciò, Kanon abbassò i pugni "Allora permetterete loro di passare il nono tempio senza combattere ?" chiese speranzoso.

"Non dovranno affrontarmi, no. Ma questo non significa che oltrepassare il nono tempio sarà facile, un cosmo divino di grande potenza è appena entrato in quelle mura ! Se è chi penso che sia, una dura lotta attende quei tre !".

Sull'Olimpo, Sirio, Cristal e Pegasus avevano finalmente raggiunto il nono tempio e ne avevano varcato di slancio la soglia. I tre infatti non si aspettavano nemici tra quelle mura e non avvertivano alcun cosmo, quindi potevano correre senza essere frenati dalla prudenza. Il tempio, privo del cosmo divino del suo possessore, non aveva assunto sembianze particolari ed era rimasto un normale edificio greco. Correndo però, i cavalieri poterono notare sulle mura delle splendide decorazioni a rilievo, raffiguranti antichi cimenti, luoghi sconosciuti ed animali, reali o leggendari. Tra essi, gli eroi poterono riconoscere Scilla, il Dragone del Mare, Kraken, le Sirene e gli altri simboli dei Generali degli Abissi. Senza fare commenti, gli amici continuarono a correre, nella speranza di arrivare in vista dell'uscita. La struttura del tempio non era complessa, a parte alcune sale laterali non aveva diramazioni che potessero confondere i cavalieri e far prendere loro la strada sbagliata, quindi la loro corsa continuò per alcuni minuti senza problemi, se non quelli causati dal dolore e dalla stanchezza.

I cavalieri arrivarono così nell'ultima stanza dell'edificio. Era una sala molto ampia, con due colonnati su entrambi i lati, ma del tutto spoglia di fregi o decorazioni. Ad illuminarla vi erano solo poche fiaccole fissate ad alcune colonne, ma la loro luce non bastava a rischiarare del tutto l'ambiente ed il soffitto era appena visibile nella penombra. Dalla parte opposta rispetto a quella da cui i ragazzi erano entrati vi era un corridoio, alla cui fine si intravedeva la luce dell'uscita.

"Ci siamo, ancora pochi passi e saremo fuori !" esultò Pegasus senza rallentare l'andatura. Sorridendo, Sirio e Cristal si affrettarono a loro volta verso l'uscita. Dopo pochi passi però, vi fu un'esplosione improvvisa, come un tuono, e contemporaneamente un'immensa energia cosmica apparve nel tempio di fronte agli eroi.

"Era troppo sperare che andasse tutto bene !" sbottò Pegasus saltando indietro e sollevando istintivamente le difese. Stessa cosa fecero Dragone e Cristal, mentre davanti a loro una figura, ammantata nella luce bluetta del suo cosmo, avanzava decisa. Per alcuni secondi tutto ciò che si poteva udire nel tempio era il rumore cadenzato dei passi del nuovo venuto, unito al respiro irregolare e affannoso dei tre cavalieri, poi finalmente la figura si fermò, a pochi metri dagli eroi.

"Dunque voi siete gli uomini che si sono opposti agli Dei... Avevo sentito molto parlare delle vostre gesta terrene, ma giungere fin qui, al nono tempio divino... è impresa meritevole di essere cantata per secoli ! Avete mostrato capacità e valore tali da stupire persino me, peccato che il destino mi abbia posto sulla vostra strada come insormontabile ostacolo. Perchè contro di me... le vostre speranze sono nulle !" affermò la figura misteriosa, parlando con voce maschile e fiera.

Per nulla impressionati da questo monologo, i cavalieri rimasero immobili. "Parole sicure le tue, parole di chi è già certo della vittoria. Parole simili a quelle pronunciate dagli altri Dei nei templi inferiori, eppure tutti loro sono stati sconfitti mentre noi siamo pronti alla lotta qui di fronte a te !" ribattè Cristal con sicurezza.

"Mpf... avete sconfitto gli altri Dei, è vero, ma non crediate che qui sarà lo stesso. Nessuno di loro era come me... un guerriero nato !" rispose l'uomo senza traccia di incertezza nella voce.

"Ti proclami unico eppure ci nascondi il tuo volto ! Rivelati a noi se sei così certo della vittoria !" disse allora Dragone, consapevole che in una situazione del genere anche solo conoscere il nome del nemico sarebbe stato un importante vantaggio.

"Volentieri, ma di tale richiesta presto vi pentirete perchè conoscere il mio nome vi sprofonderà della disperazione ! Eracle è tale nome, e contro il Dio della forza che speranze potete avere voi cavalieri ?" dichiarò la divinità pronunciando con fierezza il proprio nome, ed al tempo stesso facendo svanire la luce del suo cosmo, in modo da mostrarsi ai cavalieri. Alto e scolpito, aveva un volto giovanile ed occhi castani, proprio come i capelli, che spuntavano sotto l'elmo della sua armatura divina. La corazza, color oro, copriva la maggior parte del suo corpo, eccetto la parte superiore delle braccia e delle gambe. Splendide decorazioni più chiare ornavano i bordi della maggior parte dei pezzi dell'armatura, e sul pettorale formavano una figura vagamente simile ad una maschera. I coprispalla, tondeggianti, avevano al centro un piccolo corno d'oro, che li avrebbe resi ben pericolosi in uno scontro corpo a corpo. L'elmo infine aveva l'aspetto della testa di un leone e copriva per intero la testa del Dio, lasciando scoperto solo il viso. Nelle sue mani, il Dio stringeva una clava dalla punta cinta in un anello d'oro. Per maestosità quella figura superava persino gli altri Dei che i cavalieri avevano incontrato sinora.

"Eracle o Ercole, Dio della forza, figlio di Zeus ! Come mai ti trovi qui al tempio di Nettuno ?" domandò Sirio a voce bassa.

"Per fermarvi, che altro ?" fu la risposta perentoria del Dio, che poi riprese "dal momento che Nettuno non può proteggere di persona il suo tempio, mio padre Zeus ha chiesto a me di presiederlo e porre fine alla vostra folle corsa."

"Nettuno non è qui perchè in passato lo abbiamo sconfitto e imprigionato ! Abbiamo già conquistato il diritto di superare questo tempio, non porti come ostacolo !" disse allora Cristal, sperando di convincere il nemico ad evitare lo scontro. Eracle però non era dello stesso avviso "Le vostre passate battaglie non mi riguardano e l'ordine di Zeus è stato chiaro ! Ordine che ho accettato con piacere, sarà interessante affrontarvi..."

"Ci combatti per ordine di Zeus ?! Proprio tu che un tempo hai combattuto gli Dei per proteggere gli uomini ? A cosa è dovuto un tale cambiamento ?" gridò Pegasus, stupito dalle ragioni del nemico. Alla sua domanda il volto di Eracle si adombrò leggermente "In passato ho combattuto per gli uomini, ma le cosa ormai sono cambiate ! Ed ora basta con le parole, attaccate o lo farò io !" disse con una punta di rabbia il guerriero lasciandosi circondare di nuovo dalla luce del suo cosmo.

"Non abbiamo scelta, dobbiamo batterlo !" sussurrò Pegasus. Sirio e Cristal annuirono e si spostarono sui lati, in modo da essere rispettivamente alla destra ed alla sinistra di Eracle. Nell'osservare questa strategia il Dio sorrise leggermente, ma non reagì.

"Lascia a noi la prima mossa... e sia !" pensò Pegasus prima di lanciarsi frontalmente all'attacco contro il nemico. "Fulmine di Pegasus !!" gridò scatenando il suo colpo segreto. I fasci di energia sfrecciarono alla velocità della luce contro Eracle, che venne colpito in pieno ma non indietreggiò di un passo. Nello stesso momento, Sirio e Cristal saltarono contemporaneamente in aria, e si lanciarono verso di lui dai due lati opposti per colpirlo con un calcio.

"E' tutto qui ?" chiese Eracle con un sorriso di scherno, poi, in una frazione di secondo, lanciò la clava contro Dragone. Istintivamente l'eroe sollevò lo scudo, ma l'impatto fu comunque terribile, pari a quello del maglio di Efesto, e l'eroe venne lanciato indietro. Nello stesso momento, Eracle bloccò il calcio di Cristal con la mano sinistra, bloccandolo alla caviglia ed usando il suo stesso slancio per farlo girare in aria, prima di sbatterlo con violenza al suolo davanti a se. L'immane impatto frantumò il suolo e, seppur attutito dallo schienale e dalle ali dell'armatura divina, fece uscire l'aria dai polmoni dell'eroe. Subito Pegasus corse in aiuto dell'amico, ma ad Eracle bastò guardarlo per scatenare un'ondata di energia che travolse l'eroe lanciandolo contro una delle colonne, che si spezzò per l'impatto. In pochi attimi, i tre cavalieri erano stati atterrati senza neppure riuscire a portare a segno un colpo.

"Mi deludete ! Non ho neanche avuto bisogno di muovermi per sconfiggervi !" affermò il Dio con un tono a metà tra l'orgoglioso ed il deluso.

"E' incredibile ! Il Fulmine di Pegasus non l'ha neanche graffiato ed io e Cristal non siamo neppure riusciti ad avvicinarci a lui..." pensò Sirio osservando l'avversario. Tra i tre cavalieri Dragone era quello che aveva retto meglio all'assalto di Eracle grazie allo scudo della sua armatura divina, ma la prudenza gli aveva consigliato di non lanciarsi subito in un nuovo attacco a testa bassa. "La sua capacità d'attacco è impressionante, ma è la sua difesa che dobbiamo superare se vogliamo aver ragione di lui..." concluse l'eroe rialzandosi in piedi. Subito, Eracle girò la testa verso di lui.

"Mpf... sei sopravvissuto ad un colpo diretto della mia clava, almeno di questo devo darti atto, cavaliere. Ma ora cosa speri di fare ?" chiese con un sorriso di sfida.

"Sconfiggerti !" rispose Dragone bruciando il suo cosmo verde smeraldo. "Preparati ora !" gridò poi iniziando a correre contro il nemico.

"Folle ! Vuoi tentare la stessa strategia di Pegasus ?!" rise Eracle restando immobile. Dragone non rispose nulla, ma con un rapido movimento abbassò il braccio sinistro e concentrò nel destro l'energia del "Colpo Segreto del Drago Nascente !!". Il potente colpo superò in pochi millesimi di secondo la distanza che separava Sirio dal nemico e si abbattè su Eracle con tutta la sua energia. Come già col Fulmine di Pegasus però, Eracle rimase immobile, lasciando il potere del Dragone infrangersi su di lui come acqua contro una roccia. Ciononostante, Sirio continuava a correre verso di lui mantenendo l'energia del colpo segreto. "Patetico..." disse Eracle lanciando un'ondata di energia simile a quella che aveva travolto Pegasus pocanzi. Sirio però si aspettava questa mossa e non appena vide arrivare il colpo del Dio balzò in aria, portandosi verticalmente sopra il nemico, ancora immobile. "Ecco di nuovo il Drago Nascente !" gridò, scagliando per la seconda volta consecutiva il suo colpo. L'energia si abbattè ancora una volta su Eracle, stavolta dall'alto, ma neppure questo sembrò bastare a smuovere il possente avversario, che si limitò ad alzare lo sguardo ed a lanciare una nuova scarica d'energia. A mezz'aria, Dragone non poteva avere la stessa mobilità che a terra, ma le battaglie nei templi inferiori gli avevano insegnato a sfruttare al meglio le potenzialità della sua armatura divina. Con una mossa improvvisa, l'eroe spiegò le ali della sua corazza, poi con un colpo di reni si portò fuori dalla traiettoria del colpo di Eracle, che si infranse contro il soffitto del tempio, causando una piccola pioggia di detriti. Dragone intanto mosse rapidamente il braccio destro contro Eracle, disegnando in aria un fendente, e subito dopo con una capriola tornò a terra, ora alla sinistra del Dio.

"Hai schivato i miei attacchi, ma cosa speri di ottenere ? I tuoi colpi segreti sono inutili contro le mie difese..." affermò il Dio, ma Sirio ignorò le sue parole e disse solo una parola "Nemea !"

Per la prima volta, Eracle parve scosso. "Cosa ?"

"La tua armatura divina è stata creata con la pelle del leone Nemea, non è così ? Nel mito si racconta della tua battaglia con quella terribile creatura, la cui pelle era capace di resistere a qualsiasi tipo di arma o metallo. Sconfitta la fiera, si dice che ti vestisti della sua pelle, grazie alla quale divenisti quasi invulnerabile. Quando ho visto l'elmo a forma di leone della tua armatura divina ho sospettato che il mito potesse essere realtà, ed ora ne ho la certezza !" spiegò Sirio, ascoltato con attenzione anche da Pegasus e Cristal, che nel frattempo si erano rialzati.

Dopo alcuni attimi di stupore però, Eracle tornò a sorridere con sicurezza "E' vero, hai scoperto il mio segreto, ma a che ti servirà ? Non sei comunque in grado di penetrare la mia armatura !"

"Ne sei sicuro ? guarda il fianco sinistro !" rispose Dragone. Confuso, il Dio obbedì, e rimase inorridito nel notare un sottile taglio nella sua corazza ed un piccolo rivolo di sangue. "Co... com'è possibile ?!" domandò sbalordito, prima di ricordarsi il movimento fatto da Sirio col braccio prima di tornare a terra. "Ma allora..."

"Excalibur, la spada di Atena. Opera di Efesto ed a me donata dal cavaliere d'oro di Capricorn. Grazie al potere del nono senso questa spada è capace di superare qualsiasi difesa, compresa la pelle del leone Nemea che forma la tua armatura divina !" disse Sirio sollevando il braccio.

Per alcuni secondi, Eracle rimase in silenzio, sorpreso dalla ferita riportata, poi scoppiò a ridere con gusto, stupendo i cavalieri "Avevo dimenticato cosa significasse essere colpito ! Evidentemente vi avevo sottovalutato, ma è un errore che non ripeterò !" gridò, prima di lanciarsi improvvisamente contro Sirio. Colto di sorpresa, Dragone sollevò comunque lo scudo, ma Eracle fu più veloce e sferrò un destro tremendo, centrandolo all'addome e lanciandolo indietro. Senza dargli tregua però, il Dio continuò ad attaccare, colpendo il ragazzo con una pioggia di pugni allo stomaco, al petto ed alle spalle. Cercando un modo per difendersi, Sirio spostò tutto il peso del corpo sulla gamba sinistra e piegò il ginocchio, evitando così un diretto del nemico, ma Eracle non si fece cogliere impreparato e sferrò una terribile ginocchiata, con la quale centrò Sirio al costato sollevandolo da terra. Il ragazzo vomitò sangue e barcollò indietro, abbassando inavvertitamente le braccia ed esponendo il volto ad un attacco diretto. Eracle si accorse subito dell'occasione e diresse lì un pugno, ma improvvisamente uno spesso muro di ghiaccio si eresse tra lui e Dragone bloccando il suo assalto. Muovendosi con rapidità, Cristal aveva infatti raggiunto i due ed ora si trovava alla sinistra del Dio. "Non dimenticare che ci siamo anche noi ! La tua armatura può proteggerti dai colpi fisici, ma vediamo come se la cava contro il gelo dello zero assoluto ! Aurora del Nord !!" gridò il cavaliere lanciando il suo colpo segreto. Come Sirio, anche Cristal era ormai quasi padrone del nono senso ed il suo colpo raggiunse Eracle con violenza inaudita lanciandolo indietro con l'armatura coperta da un sottile strato di ghiaccio. Pur colto di sorpresa dal terribile gelo dell'Aurora del Nord, Eracle non si diede per vinto ed arrestò la spinta dell'attacco conficcando la mano nel pavimento di pietra. Subito dopo, il Dio usò il braccio come perno ed eseguì un salto mortale all'indietro, per poi far leva sulle gambe e lanciarsi con un calcio volante verso Cristal, che non si aspettava una ripresa tanto rapida. A mezz'aria però il Dio udì "Meteora di Pegasus !" e venne centrato da un potentissimo fascio di energia. Incapace di mantenere la posizione e con le difese abbassate, Eracle venne colpito in pieno e cadde al suolo prono, aprendo crepe sul pavimento.

"Sarai anche invulnerabile, ma se non mantieni una posa stabile la tua armatura non può difenderti dall'essere spinto via !" dichiarò l'eroe, accovacciato accanto a Sirio, che stava iniziando a riprendersi. Per un attimo Pegasus pensò che la vittoria fosse ormai vicina, poi però si accorse che Eracle si stava rialzando e stava bruciando il suo cosmo divino. Nel guardarlo negli occhi, i cavalieri si resero immediatamente conto di aver fatto infuriare il nemico.

"Nessuno si è mai preso gioco di me così ! Adesso basta ! Devastazione Divina !!" gridò, assumendo una posa vagamente simile a quella del "Braccio di Titano" di Thor di Asgard. Dal pugno del Dio scaturì una sfera di energia dalla potenza inaudita, che centrò il suolo tra i cavalieri scatenando un'esplosione tremenda. Gli eroi non ebbero nemmeno il tempo di sollevare le loro difese che l'energia li travolse.

Andromeda nel frattempo continuava ad avanzare sulle scale che conducevano al tempio di Dioniso, la cui soglia era visibile in lontananza. Con le ferite doloranti ed il peso di Phoenix, ancora svenuto, aveva superato il tempio di Artemide, al cui interno aveva notato la Dea svenuta e numerosi segni di lotta, incluse larghe chiazze di sangue e minuscoli frammenti di armatura. Le acque del lago all'interno del tempio gli avevano dato un pò di ristoro, e sembravano aver dato sollievo a Phoenix, che aveva smesso di delirare, ma il cavaliere non aveva osato fermarsi troppo a lungo, temendo il risveglio di Artemide ed una conseguente battaglia. Aveva così lasciato il tempio ed iniziato a salire la successiva rampa di scale verso il tempio di Dioniso, col cuore colmo di angoscia per la sorte degli amici. Poco tempo prima aveva percepito il cosmo di Cristal bruciare all'ottavo tempio, ora invece sentiva una presenza immensamente potente nel nono tempio, e non riusciva ad identificarne l'origine. Mentre rifletteva sulla situazione, il ragazzo incespicò su un gradino e cadde in avanti, trascinando con se Phoenix e sbattendo duramente al suolo.

Paragonato ai colpi segreti Divini l'impatto fu un nulla, ma sembrò scuotere Phoenix, che aprì lentamente gli occhi e si guardò intorno confuso. "Fratello ! Hai finalmente ripreso i sensi, meno male !" affermò con evidente sollievo il ragazzo. Phoenix accennò un sorriso tirato, poi si guardò ancora una volta intorno, cercando di orizzontarsi "Do… dove siamo ?" chiese con un filo di voce. "Sulle scale per l'ottavo tempio, quello di Dioniso. Pegasus, Sirio e Cristal sono più avanti, al tempio di Nettuno !" rispose Andromeda, riassumendo in breve la situazione.

"Dobbiamo raggiungerli allora !" ribattè Phoenix, ma nel suo tono di voce c'era qualcosa di strano, l'abituale sicurezza era scomparsa, ed al suo posto parevano esserci dubbio e timore. Colpito da un tale cambiamento, Andromeda esitò a rimettersi in cammino e, ricordando i deliri di poco prima, chiese "Phoenix, quando eri privo di sensi hai nominato la Fenice… che significa ?".

Questa domanda sembrò turbare profondamente il cavaliere, che si irrigidì e portò la mano destra al pettorale dell'armatura. Per un attimo Phoenix sembrò addirittura impallidire ed una goccia di sudore gli rigò il viso, poi però il cavaliere si sforzò di sorridere e disse "Nulla… nulla di importante almeno ! Ed ora andiamo, coraggio, hai detto che Pegasus e gli altri sono al nono tempio, dobbiamo sbrigarci a raggiungerli !". Detto ciò, il cavaliere si avviò il più velocemente possibile sui gradini, non dando tempo ad Andromeda di porre altre domande. Preoccupato, ma anche fiducioso nel fratello, il ragazzo mise da parte ulteriori dubbi e lo seguì.

Al tempio di Nettuno intanto, Pegasus aprì stancamente gli occhi. Si trovava riverso al suolo, circondato da detriti di pietra provenienti dal soffitto e dal pavimento del tempio, entrambi danneggiati dal violento assalto di Eracle. La testa gli girava e gli arti rispondevano lentamente ai suoi ordini, ma con uno sforzo di concentrazione il cavaliere si rimise in piedi barcollante. A pochi passi, Sirio e Cristal giacevano ancora al suolo privi di sensi, mentre, di fronte a lui, Eracle lo osservava immobile. Non sapendo come interpretare questo silenzio, Pegasus sollevò la difesa e si pose in posizione di guardia.

"Credevi fosse così semplice sconfiggere un cavaliere di Atena ?" disse con un sorriso beffardo. Per quanto la situazione sembrasse disperata, non aveva alcuna intenzione di arrendersi a soli cinque templi dall'agognata meta.

"Complimenti, hai trovato la forza di rialzarti dopo aver subìto la Devastazione Divina, ben pochi vi sarebbero riusciti !" rispose il Dio, senza modificare espressione e con lo sguardo fisso negli occhi del suo giovane nemico.

"Avevi dei dubbi ?! La posta in gioco è troppo grande, non permetterò a niente di fermarmi adesso, neppure a te, Dio della Forza !" ribattè con fervore l'eroe.

"Una tale determinazione… un tale fuoco negli occhi…" pensò Eracle, prima di riprendere ad alta voce "E' nobile da parte tua correre tali rischi in nome degli uomini, ma coloro che con tanto coraggio difendi non lo meritano!"

"Come puoi dire una cosa del genere, proprio tu che per loro un tempo affrontasti questi stessi Dei?!" gridò di rimando Pegasus, senza nascondere la rabbia che permeava le sue parole.

"Quel che accadde un tempo oramai non conta più ! Al sommo Zeus ed a nessun altro devo lealtà ora !" rispose Eracle, chiaramente punto sul vivo.

"Già all'inizio dello scontro hai detto che ora le cose sono cambiate, ma il perché non lo vuoi rivelare ! Tu, che un tempo lottavi per gli uomini proprio come facciamo noi cavalieri, ti riveli pronto a lasciarli morire. Mi deludi, Dio della Forza, mi deludi profondamente ! Tra tutti gli Dei dell'Olimpo ti immaginavo l'unico in grado di capire le nostre azioni e quelle di Atena, che in questo stesso momento rischia la vita in nome dell'immenso amore che prova per l'umanità, invece anche tu non sei che un burattino nelle mani di Zeus !" accusò Pegasus con frustrazione e veemenza.

Alle sue parole, Eracle sospirò, poi, dopo qualche secondo di esitazione, disse "E va bene, visto che a tal punto sei determinato, ti racconterò il perché della mia scelta. Come hai ben detto un tempo combattei in nome degli uomini, difendendoli dalle mostruose creature che camminavano sulla Terra e cercando di proteggerli dall'ira degli Dei. Io, che del più maestoso degli Dei ero figlio, mi opponevo alla volontà dei miei simili, convinto che gli uomini potessero gestirsi da soli, senza bisogno di moniti o limitazioni. Li vedevo combattere tra loro, in guerre spesso assurde e insensate, cui a volte partecipai persino, ma dentro di me ero certo che un giorno avrebbero compreso la follia delle loro azioni ed avrebbero abbandonato la via di Ares, intraprendendo un cammino di giustizia. Così non fu. Gli anni passarono e gli uomini continuarono ad uccidersi fra loro, incapaci di forgiare legami che andassero oltre il semplice profitto personale. Alla fine, continuando assurdamente a pensare che il tempo li avrebbe ricondotti alla ragione, tornai sull'Olimpo, sperando che la partenza del loro più strenuo difensore gli permettesse di vedere i propri errori e credendo che il mio ricordo li avrebbe resi migliori. Ancora una volta mi sbagliavo. Continuarono ad adorare Ares ed Apollo e Nettuno, che mai si erano curati di loro, e rapidamente dimenticarono me, che per proteggerli dalla progenie di Echidna mi ero opposto allo stesso Zeus ! Fu allora che compresi finalmente l'innata follia che è insita negli uomini, e decisi che mai più avrei combattuto per loro. Se ora Zeus ha deciso di porre fine alla razza umana, io non mi opporrò !" concluse il Dio con voce fredda.

Con tali parole Eracle pensava di ottenere la comprensione del suo avversario, ma il risultato fu tutt'altro che quello previsto. "In altre parole, stai dicendo di aver voltato le spalle agli uomini perché non si mostrarono grati nei tuoi confronti ? E' questo, Dio della Forza ?!" domandò rabbiosamente Pegasus.

"Per loro mi opposi alla volontà del mio stesso padre. E' forse troppo chiedere in cambio la loro gratitudine ?" ribattè Eracle, incapace di capire il punto di vista del nemico.

"Si, lo è ! Hai detto che gli uomini combattono tra loro per profitto personale, e non ti rendi conto di fare lo stesso ?! Un guerriero non lotta contro il male per ricevere lodi e ringraziamenti, ma perché è giusto farlo! Sia Atena che noi cavalieri abbiamo rischiato più volte la vita per salvare l'umanità, e nessuno ne verrà mai a conoscenza, ma a noi va bene così, la gratitudine la lasciamo a chi ne ha bisogno ! Non tutti gli uomini sono dediti al male ed alla guerra, molti sono puri di cuore e credono nella giustizia, ma tu sei talmente accecato dall'orgoglio da essere pronto a sacrificare anche loro ! Più che un Dio mi sembri un bambino offeso !" gridò con vigore l'eroe. Le sue ultime parole infiammarono di ira il Dio della Forza. "Come osi ?!" urlò furiosamente "Nessuno ha mai parlato in questo modo ad Eracle. Ora pagherai un tale affronto !" disse lanciandosi in avanti contro il cavaliere.

Pronto alla sua carica, Pegasus rimase immobile fino all'ultimo istante, ma poi si tuffò di lato, schivando il pugno del Dio, ed al tempo stesso contrattaccando con una ginocchiata. Eracle però parò l'assalto intercettandolo col gomito sinistro, ed al tempo stesso sferrò un altro pugno, stavolta diretto al volto del cavaliere. Con la gamba intorpidita per l'impatto, Pegasus si chinò di scatto, ed usò le mani per bloccare il braccio teso del nemico, poi, con una rapida torsione, usò il suo stesso slancio per lanciarlo in avanti. Eracle tuttavia seppe reagire immediatamente e, atterrando sulle mani, si diede lo slancio per compiere una giravolta a mezz'aria, poi si scagliò di nuovo contro il cavaliere, stavolta centrandolo con una spallata e lanciandolo contro la parete del tempio, che si incrinò per l'impatto. Raggiunto l'eroe, Eracle prese a tempestarlo di colpi, ma improvvisamente un bagliore verde smeraldo illuminò la stanza, ed un attimo dopo un potente fascio di energia investì il Dio che, impreparato, venne lanciato indietro. Contemporaneamente, un gelo intensissimo cadde nel tempio, ed una corrente di energia gelida avvolse Eracle, intrappolandolo in un sarcofago di ghiaccio. Voltandosi, Pegasus vide Sirio e Cristal, di nuovo in piedi e circondati dalle rispettive auree cosmiche.

"Amici ! Per fortuna state bene !" disse sorridendo e correndo verso di loro. "Per ora si, ma dobbiamo ancora trovare un modo per sconfiggere Eracle. Neanche il potere del Sacro Acquarius riuscirà a trattenerlo a lungo !" affermò preoccupato Cristal, mentre già il ghiaccio del sarcofago si incrinava, devastato dall'interno dall'immensa aura cosmica del Dio.

"Ma come ? E' questo il problema !" rispose Pegasus tornando serio "Tutti i nostri colpi segreti sembrano destinati ad infrangersi sulle sue difese…"

"Forse… c'è un modo." Intervenne in quel momento Sirio, che fino ad allora era rimasto in silenzio pensieroso "Esiste un colpo segreto, uno solo, che ci permetterebbe di avere la meglio sul Dio della Forza. La tecnica che Atena stessa proibì al tempo dei miti…"

A queste parole, i due cavalieri guardarono sbalorditi il compagno "Vuoi forse dire…" iniziò Cristal.

"Il colpo proibito…è…" continuò Pegasus.

"Si, l'Atena Exclamation !" concluse Sirio, parlando con un tono persino più serio del solito "L'abbiamo visto una volta, ricordate ? Alla sesta casa, durante lo scontro tra i cavalieri d'oro. Se riusciremo ad eseguirlo di nuovo, potremo sconfiggere Eracle !"

Alle sue parole, Cristal e Pegasus esitarono "E' vero, con l'Atena Exclamation potremmo sconfiggere Eracle… però… se usiamo quel colpo…" iniziò quest'ultimo, ma prima che potesse finire la frase, il sarcofago di ghiaccio andò in pezzi, generando un violento contraccolpo che sbalzò a terra gli eroi.

"Credevate davvero che bastasse una bara di ghiaccio per fermarmi ? Se è così siete più folli di quanto pensassi !" gridò Eracle avanzando di qualche passo e lanciando un potente fascio di energia, che esplose colpendo il suolo fra gli eroi, appena rimessisi in piedi. Ancora una volta i cavalieri ne vennero travolti e caddero di nuovo fra le macerie. Sollevandosi sui gomiti, Sirio guardò gli amici "Pegasus, proprio tu ci hai indicato la strada pochi minuti fa. Dobbiamo sconfiggere Eracle, non per avere glorie e onori, ma per salvare Atena, la nostra Dea !".

A queste parole, Pegasus sorrise stancamente "Usando l'Atena Exclamation… saremo marchiati a vita col fuoco dell'infamia, ma Gemini, Capricorn ed Acquarius non rischiarono forse tutto pur di aiutare Atena ? Potremmo noi essere da meno ? Hai ragione, se è l'infamia il prezzo da pagare, sono pronto !".

Anche Cristal sorrise "In nome di Atena siamo arrivati fino a questo nono tempio, superando ogni ostacolo che ci si è parato davanti ed ardendo i nostri cosmi fino ai limiti estremi. Se per proseguire dobbiamo sacrificare il nostro onore, sono pronto ! Lo facciamo per una grande causa !"

Senza aggiungere altro, i tre amici si guardarono un'ultima volta negli occhi, poi si rimisero in piedi ed osservarono Eracle con sguardo di sfida.

"Hanno subito colpi potenti, eppure si rialzano ancora una volta. Cosa li sostiene ?!" si chiese il Dio, ma la sua confusione si trasformò rapidamente in stupore puro quando vide Pegasus inginocchiarsi e Sirio e Cristal disporsi ai suoi fianchi. "Quella posizione…" pensò con gli occhi sbarrati, riconoscendo la posa che preludeva al colpo più terribile che dei cavalieri di Atena potessero eseguire, un colpo talmente potente che la Dea stessa aveva proibito all'epoca del mito.

"Volete dunque lanciare contro di me l'Atena Exclamation, cavalieri ? E' vero, è l'unico modo che avete per battermi, ma se lo farete il prezzo sarà alto ! Tutto gli onori che avete faticosamente conquistato, tutta la gloria legata alle vostre imprese di cavalieri saranno perdute ! I vostri nomi saranno ricordati come quelli di traditori e pronunciati con disprezzo ! Per un mortale la gloria imperitura è l'unico modo per sfiorare l'immortalità, siete davvero disposti a rinunciarvi ?" gridò Eracle, mentre gocce di sudore gli imperlavano il viso, ma i cavalieri non cambiarono la loro espressione.

"Tu che dici di aver combattuto solo per ottenere gratitudine, non potrai mai capire le azioni di chi lotta per un ideale. Gloria e onori sono un ben misero prezzo da pagare per la salvezza di Atena e dell'umanità !" rispose in tono mesto Pegasus, la cui aura cosmica aumentava sempre più, segno che i cavalieri erano quasi pronti a lanciare la terribile Atena Exclamation.

"Non stanno mentendo, posso leggere la lealtà nei loro cuori. Sono davvero disposti a tutto pur di proseguire, è puro altruismo a guidare la loro mano. Se esistono davvero uomini del genere, allora forse c'è ancora speranza per la Terra. Oh sorte beffarda, perché soltanto ora mi hai messo davanti a costoro ? Quali meraviglie avremmo potuto ottenere se ci fossimo incontrati secoli fa… da amici." Pensò Eracle con un sorriso amaro, poi, inaspettatamente, abbassò le difese.

"Non avete bisogno di tradire il vostro onore. Mi arrendo, passate pure attraverso il nono tempio" disse con sguardo sereno.

Confusi, i cavalieri lo osservarono per qualche attimo, incerti sul da farsi. Il cosmo di Eracle, prima così aggressivo, era ora quieto come il mare d'estate, e dagli occhi del Dio era scomparsa qualunque traccia di ostilità. Alla fine, Pegasus abbassò le braccia, spezzando la sincronia indispensabile all'Atena Exclamation. Accanto a lui, anche Dragone e Cristal abbandonarono la posa da battaglia.

"Spiegati, Dio della Forza" chiese Pegasus, stavolta con rispetto.

"Avevo bisogno di sapere… ed ora so. Dovevo essere certo della vostra fede negli uomini, dovevo vedere fin dove sareste stati pronti a spingervi. Avete mostrato lealtà e coraggio, ma soprattutto avete mostrato sincero altruismo e spirito di sacrificio, proprio quelle doti che per anni ho cercato negli uomini e che alla fine ho creduto perdute. Persone come voi possono davvero salvare l'umanità, dagli Dei… come da se stessa." Spiegò il Dio, sedendosi a terra a braccia conserte. A queste parole, i cavalieri sorrisero sollevati.

"Grazie, Eracle" disse semplicemente Pegasus, per poi scattare verso l'uscita del tempio, immediatamente seguito da Sirio e Cristal.

"Buona fortuna, giovani cavalieri. Ma state in guardia, Apollo non vi cederà tanto facilmente il passo…" pensò tra se Eracle, mentre il rumore dei passi dei cavalieri si indeboliva alle sue spalle.

Intanto, sulla Terra, Nettuno ruppe il silenzio che era calato attorno a lui "Ci sono riusciti, Pegasus, Dragone e Cristal hanno superato l'ostacolo di Eracle, ed ora sono in cammino verso il tempio di Apollo !" affermò in tono indecifrabile.

"Questo significa che mancano solo tre templi, poi tutto sarà finito !" disse allora Kanon, senza nascondere un vago sorriso, cosa per lui rara.

"Così parrebbe…" rispose Nettuno, il cui sguardo ora fissava pensieroso le onde del mare.

"Qualcosa la turba, mio signore ?" chiese Syria, notando la strana espressione del re dei mari.

"Ho la sensazione… che dietro gli eventi in atto ci sia più di quanto appaia. Disporre una tale sfida non è da Zeus, non capisco cosa lo abbia convinto ad agire in questo modo… a meno che… !". Il Dio non concluse la frase, ma, per la prima volta in innumerevoli secoli, il suo volto impallidì.