LE RESURREZIONE DELLE ARMATURE DIVINE

Il vento gelido sferza i volti dei quattro cavalieri mentre la neve continua a cadere, rendendo quasi impossibile vedere anche solo a pochi metri di distanza. Ritto di fronte a loro, si staglia la figura di Heimdall, il Dio custode di Bifrost. L'elmo metallico gli copre la parte superiore della testa, lasciando scoperta la fronte. Occhi di un azzurro del colore del ghiaccio osservano con aggressività i quattro stranieri, mentre i capelli biondi, lunghi fino alla base del collo, sono agitati dal vento e bagnati dalla neve. Con voce profonda e tono sicuro ed al tempo stesso vagamente ironico, Heimdall dichiara "Voi che avete invaso Bifrost, il ponte che solo gli Dei possono percorrere, ora sprofonderete nell'abisso di ghiaccio ! uh uh uh" ed allo stesso tempo inizia ad avanzare verso i quattro nemici.

"No, Heimdall aspetta ! Siamo qui per una valida ragione. Noi…" tenta di spiegare Andromeda, ma il nemico continua ad avanzare e contemporaneamente alza il braccio sinistro in tono minaccioso.

"Non c'è niente da fare, Andromeda. Questo tizio non ci lascia scelta, dobbiamo combattere !" afferma Pegasus iniziando a bruciare il suo cosmo. Poi, rivolto ad Heimdall, urla "Una grave ragione ci ha spinti a venire fino a qui, cedi il passo Heimdall ! Fulmine di Pegasus !!" Una scarica di colpi dal colore azzurro brillante sfreccia verso Heimdall, il quale si arresta e, rivolti i palmi delle mani verso l'esterno, muove le braccia verso l'alto, creando davanti a se un muro di aria ghiacciata. Il fulmine si infrange su questa difesa. Il…mio fulmine…non ha sortito alcun effetto…" balbetta Pegasus con gli occhi sbarrati, mentre Heimdall sorride ed in tono sarcastico deride il nemico "Misero mortale, pensavi di poter sconfiggere me, un Dio del Nord, con le tue ridicole forze ! uh uh uh pagherai cara questa imprudenza…preparati !" Heimdall si lancia verso l'impietrito Pegasus, ma Cristal è più veloce e, spiccato un salto, colpisce il nemico al volto con un calcio, facendolo indietreggiare di qualche passo. Approfittando dell'attimo di smarrimento dell'avversario, Cristal espande il suo cosmo ed inizia a preparare la "Polvere di diamanti". Immediatamente cristalli di ghiaccio appaiono intorno al cavaliere mentre alle sue spalle compaiono le stelle del cigno. "Non abbiamo tempo da perdere con te, Heimdall ! Cadi di fronte alla Polvere di Diamanti !!" urla l'eroe, ma Heimdall non accenna nemmeno a difendersi ed invece risponde "Pazzo, usare contro un Dio di Asgard il tuo misero gelo ! Noi viviamo da sempre in questi luoghi, a temperature proibitive per qualsiasi essere umano, e tu speri di vincermi in questo modo ! Guarda la vera forza del Nord !" Heimdall sferza l'aria verso Cristal, il quale invano cerca di difendersi incrociando le braccia davanti al volto. La scarica di aria fredda solleva Cristal da terra e lo lancia parecchi metri indietro. L'eroe ricade pesantemente, sbattendo la fronte sul ponte dell'arcobaleno. Immediatamente Heimdall si precipita verso di lui per finirlo, ma Andromeda e Sirio si frappongono fra lui e l'amico in difficoltà. Andromeda lancia la sua catena intorno al braccio di Heimdall, il quale però balza repentinamente all'indietro, trascinando con se il ragazzo. Trascinato dalla sua stessa arma, Andromeda vola verso il nemico, il quale gli sferra una violenta ginocchiata nello stomaco. Flotti di sangue escono dalla bocca dell'eroe, poi, prima che chiunque possa reagire, Heimdall fa roteare vorticosamente la catena sopra la sua testa per diverse volte, ed alla fine lancia Andromeda contro Sirio, il quale viene colpito in pieno petto dal corpo dell'amico.

"Ha una forza incredibile…Heimdall…la sua fama è meritata, la lotta non sarà facile!" sussurra Sirio rimettendosi in piedi. I quattro eroi cercano di riorganizzarsi per attaccare di nuovo, in maniera più efficace, ma Heindall, avanzato fino a pochi metri da loro, dichiara "Non so per quale motivo siate stati tanto folli da cercare di raggiungere l'Asgard, ma di certo non riuscirete a superare Heimdall, il Dio guardiano. Addio, folli ! Cadrete nell'abisso pentendovi per le vostre azioni !" Il Dio si ferma per un attimo, poi urla in tono imperioso "Guardate! questo è L'Arcobaleno dell'Oblio !" In quel momento i colori che formavano Bifrost sembrano come alzarsi da terra, in sottili fasci di luce. Poi questi fasci iniziano a ruotare uno attorno all'altro, a velocità sempre maggiore, ed alla fine formano una sfera luminosa, che sfreccia verso i quattro eroi e li colpisce in pieno. I cavalieri vengono travolti dall'energia e volano in aria per parecchi metri, per poi essere scaraventati al suolo. Sirio, Cristal ed Andromeda cadono sull'arcobaleno, ma Pegasus, dopo aver sbattuto sul ponte con la spalla, inizia a rotolare di lato e rischia di cadere. Pur se intontito, Dragone si lancia verso di lui e gli afferra il polso, cercando di tirarlo su. Purtroppo però Pegasus è svenuto ed il suo corpo è appesantito sia dall'armatura che indossa che dallo scrigno con l'armatura divina, mentre l'arcobaleno è ghiacciato e scivoloso. Sirio cerca disperatamente di non perdere la presa attorno al polso del nemico, e, con la coda dell'occhio, cerca Cristal ed Andromeda. I due sono a pochi metri, ma sono tramortiti per il durissimo colpo e si muovono confusamente. "Andromeda, Cristal ! Presto ! Non riesco a tenerlo…" urla loro. Andromeda cerca a fatica di rialzarsi, ma la vista è annebbiata e confusa da macchie di luce, dovute al duro impatto.

"Resisti Sirio ! Sto arrivando !" urla di rimando, conscio che in quelle condizioni avrà bisogno di alcuni secondi per raggiungere l'amico, e conscio anche che, in situazioni come quelle, pochi secondi possono essere terribilmente importanti, fatali. Ed infatti Heimdall incombe già su Sirio, col braccio pronto a colpire.

"Lascialo andare ed affronta il tuo destino ! Non mi piace colpire alle spalle, è disonorevole !"

"Mai ! Non lascerò un amico in pericolo per salvarmi !" risponde Dragone cercando di stringere la presa attorno al braccio di Pegasus. Guardandolo, Heimdall sorride e dichiara "Un tale senso dell'amicizia ti fa onore, morirai col tuo amico !" poi solleva il piede e lo abbassa violentemente verso la testa del nemico. Andromeda, la cui vista inizia finalmente a schiarirsi, guarda attonito la scena, mentre Cristal si risolleva faticosamente. Quando però il piede è a pochi millimetri dalla nuca di Dragone, un suono di corno risuona nell'aria, ed immediatamente Heimdall si ferma, guardando verso la direzione del ponte da cui era venuto.

Dalla nebbia emergono dei cavalli, in groppa ai quali vi sono delle donne, tutte molto somiglianti tra loro, con capelli rossi o biondi lunghi fino alla base della schiena e raccolti in due trecce, occhi azzurri chiarissimi e vesti simili a quelle di Heimdall. Alla cintura avevano legato un corno da caccia ed una spada. Rialzando la gamba, Heimdall avanza verso di loro, mentre Andromeda e Cristal, finalmente ripresisi del tutto, corrono verso Sirio e lo aiutano ad issare Pegasus, il quale sta a sua volta riprendendo i sensi.

Heimdall intanto ha raggiunto le donne e, fermatosi a pochi metri da loro, incrocia le braccia sul petto e dichiara "Perché mi avete fermato, Valchirie, perché mi avete impedito di dare a questi invasori la fine che meritavano !"

"Queste sono dunque le Valchirie…le emissarie di Odino…" afferma Cristal osservandole.

"Valchirie, eh ? Comunque sia il loro arrivo è stato provvidenziale, le cose stavano volgendo al peggio !" risponde Pegasus, scuotendo violentemente la testa per cercare di schiarirsi la vista. Intanto una delle valchirie si fa avanti e, rivolta verso Heimdall, sostiene "Non devi far loro del male ! Odino in persona ci ha ordinato di condurli al palazzo del ValHalla ! la loro presenza qui è permessa !"

A queste parole Heimdall sorride, poi, voltatosi, avanza verso i cavalieri senza parlare. I ragazzi preparano le loro difese, Sirio alza lo scudo a difendere sia se stesso che Pegasus, ancora non in perfette condizioni, mentre Andromeda tende la catena con entrambe le mani. Heimdall però continua ad avanzare finché, giunto vicinissimo a loro, li osserva con i suoi occhi di ghiaccio.

Per alcuni attimi la tensione nell'aria è palpabile, i cavalieri si aspettano che Heimdall li colpisca da un momento all'altro, mentre il Dio osserva questi stranieri, chiedendosi perché il suo signore desideri vederli. Alla fine, il volto del custode di Bifrost si distende in un sorriso mentre tende la mano verso i ragazzi e dice "A quanto pare avevo torto, non siete invasori…beh, meglio così, in fondo mi sarebbe dispiaciuto dovervi eliminare… non siete male come guerrieri. Andate pure, Odino vi aspetta !"

Rilassatisi, i cavalieri si rialzano ed uno dopo l'altro passano accanto ad Heimdall, dirigendosi verso le Valchirie. Salutato il custode di Bifrost, i ragazzi montano a loro volta su alcuni cavalli e seguono le Valchirie, scomparendo ben presto alla vista del Dio, il quale pensa "Odino in persona ha deciso di vederli…che ci sia una correlazione tra quei ragazzi e la grande energia che avverto nell'aria da qualche tempo, proveniente da Midgard, il regno dove vivono gli umani… Comunque sia, temo che una pericolosa forza stia per scatenarsi…sarà meglio stare in guardia !"

Intanto, in groppa ai magici cavalli delle Valchirie, veloci come il vento, i cavalieri raggiungono l'altra estremità di Bifrost. Smontati, i quattro ragazzi si guardano attorno. Di fronte a loro vi è un palazzo immenso, chiuso da un portone gigantesco in legno massiccio, bagnato dalla neve, accanto al quale si trovavano numerosissime porte più piccole. Le mura del palazzo sono alte, così alte che non se ne vede la cima, e fatte interamente in pietra grigia. Sulle pareti si vedono frequenti macchie bianche, create dall'accumulo di neve e ghiaccio. La Valchiria che aveva parlato ad Heimdall scende a sua volta da cavallo e si avvicina al portone, poi, voltatasi verso i ragazzi, afferma con un tono di voce basso ed autoritario al tempo stesso "Entrate, Odino vi riceverà presto !" La donna tocca il portone con la punta del dito ed esso si spalanca, rivelando un lungo corridoio buio. Pegasus accenna a rispondere qualcosa, poi dice, "D'accordo, andiamo, cavalieri !"

Senza esitare, i quattro amici varcano il cancello, osservati dalle Valchirie, le quali restano fuori. Dopo pochi attimi il cancello si richiude rumorosamente alle spalle dei ragazzi. Anche col portone chiuso il corridoio non è però completamente buio, in fondo, dove si trova una porta ad arcata, si intravede infatti una debole luce, di quelle prodotte dal fuoco. Senza dire niente, i cavalieri raggiungono la fine del corridoio ed entrano in una sala immensa, illuminata da numerose torce, agganciate alle pareti. Di fronte a loro, rialzato da alcuni gradini, vi era un trono intarsiato completamente nel ghiaccio, ma, al momento, nessuno vi era seduto sopra. Tutte le pareti della sala erano piene di porte di legno, alcune chiuse, altre aperte in bui corridoi come quello da cui i cavalieri erano appena usciti. La parete dietro al trono era differente dalle altre, fatta non di pietra ma di ghiaccio azzurro e brillante, che riflette la luce delle torce, il cui calore non è sufficiente a scioglierlo, creando dei bagliori nell'aria. Anche in questa parete vi era un corridoio, ma esso era fatto interamente di ghiaccio, con alcune stalattiti che pendevano dal soffitto.

"Questa deve essere la sala del trono di Odino." Dice Sirio guardandosi attorno.

"Già, è qui che lui vive, insieme agli spiriti degli eroi caduti in battaglia, i quali vengono portati qui dalle Valchirie per ordine di Odino stesso," li informa Cristal osservando a sua volta la stanza.

"Dici che è qui che vive ?! beh, speriamo si faccia vedere in fretta, è già da un po’ che siamo qui !" afferma Pegasus in tono impaziente.

"A quanto pare non sei affatto cambiato, amico ! Anche l'ultima volta avevi fretta di raggiungere Odino, o meglio, la sua statua !"

La voce che ha appena finito di parlare proviene dalla parete alla destra dei cavalieri. I ragazzi si voltano e vedono cinque uomini in piedi davanti ad una delle porte. Dopo un attimo di esitazioni i cavalieri però si rendono conto che non si tratta di uomini comuni, sono Orion, Artax, Mime, Luxor e l'enorme Thor, i cavalieri di Asgard caduti nell'ultima battaglia.

I cavalieri del nord non indossano le loro armature ma semplici abiti di stoffa con un coprispalla di cuoio e metallo. A parte l'abbigliamento comunque sono del tutto identici a com'erano durante la battaglia ad Asgard, privi di feriti o cicatrici.

"E' da parecchio che non ci si vede, cavalieri !" afferma Orion sorridendo ai nemici di un tempo. Subito, i cavalieri corrono verso di loro, stupiti ma anche felici di rivederli.

Ogni volta che, per difendere la giustizia, i quattro amici avevano dovuto uccidere qualcuno, era stato doloroso. Il loro stesso addestramento non gli aveva insegnato solo a combattere, ma anche a rispettare la vita in tutte le sue forme. Purtroppo però il vincolo sacro dell'ideale a volte obbliga ad azioni che non si vorrebbe compiere, ed una di queste era stata combattere contro i cavalieri del nord in passato. Tutte le guerre sono folli, perché causano inutili spargimenti di sangue, ma questi spargimenti possono essere non giustificati ma compresi, quando di fronte vi è un nemico assetato di potere ed accecato dall'ambizione. In quei casi la guerra, per quanto riprovevole, è necessaria per il mantenimento della pace. La guerra di Asgard però rappresentava un caso differente, perché entrambi gli schieramenti avevano combattuto non per offesa ma per difesa. I cavalieri di Atena avevano combattuto in difesa dell'umanità, che correva il rischio di essere sommersa dalle acque, i cavalieri di Asgard avevano combattuto in difesa della propria gente e di Ilda, contro quelli che consideravano degli invasori. Per questo motivo Pegasus e gli altri sono felici di rivederli, perché sanno che in altre circostanze sarebbero potuti essere amici ed avrebbero potuto affrontare le forze oscure fianco a fianco.

"Che ci fate voi qui ?…vi credevamo scomparsi per sempre" chiede Andromeda sinceramente stupito

"A quanto pare sbagliavamo, siete vivi…ma come mai vi trovare qui nel Valhalla ?"

chiede a sua volta Cristal, osservando Orion e gli altri.

"Vi sbagliate, noi non siamo vivi…non più." Risponde Mime, ma nel suo sguardo non c'è traccia di odio o rancore nei loro confronti

"Questi che vedete non sono i nostri corpi, ma solo le nostre anime." Continua Luxor

"Sono state le valchirie a portarci qui, subito dopo la nostra morte." Li informa Artax.

"Già…è stato subito dopo la morte…- racconta Thor guardando Pegasus, anche in questo caso non vi è odio o rabbia in lui - subito dopo che voi avete ripreso la corsa verso il palazzo, ho visto intorno a me delle donne, in groppa ad enormi cavalli. Una di loro mi ha teso la mano, dicendomi che mi avrebbero portato nel palazzo del ValHalla. In groppa ai loro cavalli ho percorso Bifrost e sono giunto qui."

"E' quello che è successo a tutti noi - conclude Orion - abbiamo difeso Asgard fino alla morte e per questo siamo stati giudicati degni di venire qui, fra gli eroi del ValHalla. Solo a Megres non è stato concesso questo privilegio, a causa dei suoi malvagi piani di dominio !"

I cavalieri ascoltano con attenzione le parole di Orion e gli altri, poi Pegasus parla per primo "Siamo felici che siate qui, siete di certo degni di difendere Odino ed Asgard, però…" Pegasus abbassa lo sguardo, come alla ricerca delle parole giuste, ed Andromeda conclude per lui "Però ci dispiace ! in fondo è colpa nostra se il vostro momento è giunto così presto…"

A queste parole Orion sorride, e come lui gli altri guerrieri del nord. Poi Mime appoggia una mano sulla spalla di Andromeda e, con tono disteso ed amichevole, lo rincuora "Non siate tristi per noi. La vostra vittoria è stata meritata, non eravate invasori !"

"Nessuno di noi vi serba rancore - continua Luxor, rivolto a Sirio - anzi, dobbiamo ringraziarvi !"

"E' vero, avete salvato Asgard due volte, sia liberando Ilda dall'anello maledetto e sia impedendo lo scioglimento dei ghiacci !" conclude Artax, guardando Cristal.

"Artax, ascoltami ! riguardo quello che è successo…" inizia il cavaliere del cigno, ma in quel momento risuona un rumore di passi e dal corridoio ghiacciato accanto al trono emerge un uomo. Alto, con portamento solenne, aveva una lunga barba, intrisa di ghiaccio, come se fosse congelata. L'occhio destro, azzurro come il ghiaccio, guarda ritto davanti a se, mentre l'occhio sinistro era coperto da una placca metallica. Indossava una corazza ed un elmo, entrambi coperti di ghiaccio. Sotto la corazza una lunga veste, anch'essa bianca, stretta in vita da una cintura dorata, finemente intarsiata. Non appena lo vedono, Orion e gli altri cavalieri del Nord si inginocchiano in segno di rispetto.

"Dunque lui è…"

"Si… è Odino !" sussurra Orion

Il Dio continua ad avanzare fino a raggiungere il trono di ghiaccio, sul quale si siede lentamente. Subito dopo inizia ad osservare i suoi ospiti con l'unico occhio a disposizione. Il suo sguardo gelido si sofferma su Cristal, Andromeda e Dragone per pochi attimi, poi, alla vista di Pegasus, si raddolcisce. "Sono felice di rivederti, cavaliere ! Hai combattuto con valore ad Asgard, usando la mia spada, Balmunk, per liberare la mia celebrante…Avevo avvertito il tuo cosmo quando eri su Bifrost e per questo ho inviato da voi le Valchirie, affinché vi conducessero da me. Parla dunque, che cosa vi ha spinto fin qui ?"

"Siamo qui per una ragione molto grave. Dobbiamo trovare il nano Etri, abbiamo bisogno del suo aiuto per riparare le nostre armature !" rapidamente Pegasus racconta ad Odino l'accordo fatto con Zeus e lo informa del grave pericolo che l'umanità corre. "Ora sai tutto, ci servono le armature divine per avere qualche speranza di vittoria, e l'unico che può ripararle è il nano Etri !"

Il Dio ascolta con attenzione le parole di Pegasus, il suo volto non tradisce la minima emozione, poi parla "Capisco…l'abilità dei nani nel forgiare oggetti è in vero straordinaria, ed Etri è il più abile della sua gente. Vi aiuterò volentieri, dalla vostra missione dipende anche la salvezza delle genti di Asgard…tuttavia c'è un problema… i nani vivono nelle profondità della terra, il loro regno può essere raggiunto anche da qui, da una delle magiche porte del ValHalla, ma trovare Etri potrebbe anche essere impossibile !"

"Che cosa significa ?" chiede Andromeda, rompendo il suo lungo silenzio.

Odino osserva per un attimo il suo interlocutore, fino ad ora aveva guardato solo Pegasus, poi continua "Il territorio dei nani è molto ampio, pieno di grotte e pertugi, ed i nani non amano gli stranieri. Potreste cercare Etri per anni senza riuscire a trovarlo, a meno che non sia lui a volerlo !"

"Capisco…beh, non abbiamo molte scelte, tenteremo comunque e speriamo di aver fortuna per una volta !" dice Pegasus con un tono che tradisce la sua preoccupazione.

Odino annuisce e si appresta a dire qualcosa, quando un'altra voce lo precede.

"Non ci sarà bisogno della fortuna ! Se me lo concedi, marito mio, posso essere di aiuto a questi giovani viaggiatori !"

Voltandosi, i cavalieri vedono una donna. I suoi capelli, lunghi fino alle ginocchia, erano di un azzurro chiarissimo, mentre la sua carnagione era pallidissima, quasi bianca come la neve. La donna indossava un lungo abito bianco, che le arrivava fino ai piedi. Alle braccia portava pesanti bracciali d'oro e pietre preziose, mentre attorno al collo vi era una collana, anch'essa d'oro, fatta di fili intrecciati. Odino la guarda per qualche attimo, poi sorride e le tende il dorso della mano. "Benvenuta, Freya, moglie mia !"

"E' Freya, moglie di Odino e nostra signora !" sussurra Luxor a Dragone, che è in piedi vicino a lui. La donna si avvicina ad Odino, baciandogli il dorso della mano ed accennando un inchino, poi, rivolgendosi ai cavalieri, dice "Penso di potervi aiutare, cavalieri. Conosco il regno dei nani, sono stati loro a forgiare i miei splendidi gioielli. Ciascuno di loro mi regalò una delle pietre preziose che li adornano…" contemporaneamente Freya toglie una delle pietre del suo bracciale, uno smeraldo, poi continua "Ecco…questa pietra mi fu donata da Etri, il nano che state cercando… guardate…" I cavalieri osservano incuriositi lo smeraldo, stranamente opaco per una pietra preziosa. Intuendo i loro pensieri, Freya spiega.

"Ora lo smeraldo appare opaco e privo di luce, ma più vi avvicinerete ad Etri più sarà brillante. Portatelo con voi, vi indicherà la direzione da seguire !" Freya porge la pietra a Pegasus, il quale la prende ed afferma "Grazie per il tuo sostegno, signora di Asgard, tutti noi cavalieri ti siamo grati !"

Freya sorride e risponde "E' l'unico aiuto che posso darvi, buona fortuna, cavalieri !" Odino annuisce, mostrando di approvare il gesto della sua sposa, ed aggiunge "andate ora, e trovate Etri. Quando le vostre armature saranno state riparate non dovrete fare altro che urlare per tre volte il mio nome, e la mia magia vi riporterà sulla terra !" poi fa un cenno ad Orion e gli altri cavalieri del nord ed ordina "Svelti, conduceteli alla porta per la terra dei nani. Il tempo scorre inesorabile come un torrente e nemmeno noi Dei possiamo fermarlo ! Andate dunque !" Orion annuisce e, alzatosi insieme ai compagni, fa cenno ai cavalieri di seguirlo. Orion apre una delle tante porte della stanza e, seguito dagli altri, si incammina per uno dei corridoi. Il percorso era illuminato da alcune torce, bloccate in supporti di ferro nelle pareti, la cui luce tremolante proietta ombre sfuggenti sulle pareti. In silenzio, il gruppo segue Orion per diversi minuti, fino ad arrivare ad una porta di legno, sbarrata da una spranga di ferro. Prima di aprire, Orion si volta verso i cavalieri e spiega "Questa porta conduce alla sala dei mondi. In questa sala vi sono dei portali che conducono a ciascuno dei nove mondi esistenti. Uno di essi vi condurrà al regno sotterraneo dei nani ! Noi non potremo accompagnarvi, ci è vietato uscire dal palazzo del ValHalla !" Detto ciò, il guerriero solleva la pesante barra di ferro ed apre la porta.

Davanti ai cavalieri si apre un'ampia sala. Il pavimento era di pietra, ma non erano visibili né le pareti né il soffitto. Al loro posto vi era uno spazio infinito, in cui in lontananza brillavano le stelle. Il pavimento stesso si estendeva per svariati metri, e poi terminava in uno strapiombo nello spazio. Nel complesso la stanza sembrava come galleggiare nel cosmo, un'isola nel mare delle stelle. L'unico contatto col mondo reale era la porta da cui i cavalieri erano entrati. Sparsi nella sala vi sono otto portali a forma di arco. I portali erano aperti, ma dall'altro lato non si vedeva nulla se non una specie di vortice. Ciascun portale dava su un vortice di un colore diverso. Avanzando, Orion spiega "Ciascuno di questi portali conduce ad un mondo diverso! Quello conduce alla terra del fuoco - continua indicando un portale che dà su un vortice rosso - mentre quell'altro conduce a Midgard, la terra da cui tutti noi proveniamo !" stavolta Orion indica un portale che dà su un vortice verde. Poi il guerriero si dirige verso un portale alla sua sinistra, oltre il quale vi è un vortice marrone "Questo è il portale che state cercando, quello per la terra dei nani !"

Pegasus annuisce e, seguito dagli altri, si avvicina al portale. Poi, prima di lanciarsi all'interno, si gira verso Orion e gli altri cavalieri del Nord "Grazie di tutto, amici ! Ora ce la caveremo da soli !" Orion sorride ed annuisce, poi il suo sguardo ritorna serio mentre parla ai ragazzi "State attenti, amici ! I nani non sono molto forti ma conoscono la magia e questo li rende pericolosi. Non fatevi ingannare dai loro trucchi !" Pegasus annuisce ancora una volta, poi saluta gli altri cavalieri del nord e si volta verso il portale. "Andiamo, cavalieri !" urla subito prima di lanciarsi nel vortice. Dragone saluta a sua volta i nemici di un tempo e si butta dietro di lui, seguito da Andromeda. Quando è il momento di Cristal, Artax gli poggia una mano sulla spalla e sorridendo gli dice "Mi raccomando Cristal, stai attento e torna sano e salvo…ora che io non ci sono più…dovrai prenderti tu cura di Flare !" A queste parole Cristal sorride, come se un grosso peso fosse stato tolto dal suo animo, poi si lancia anche lui nel vortice. Mentre vede il cavaliere del cigno scomparire, Orion pensa "Buona fortuna, cavalieri ! ancora una volta siete voi l'unica speranza per gli uomini !"

*********

Sirio è il primo a riprendersi. Guardandosi attorno il cavaliere cerca di ricordare quello che è successo. Il vortice li aveva lasciati ad un paio di metri di altezza e loro erano caduti sul duro pavimento di pietra, perdendo i sensi. Rialzatosi, Sirio vede i compagni a pochi metri da lui, ancora svenuti. Cercando di orizzontarsi, il cavaliere si rende conto di essere in una specie di caverna, che si estende nelle profondità della terra. Anche se la luce del sole non filtra nella caverna, l'ambiente è rischiarato da un leggero chiarore, che sembra provenire dalle stesse pareti rocciose. "Così questa è la terra dei nani…Odino ci aveva avvertiti che sarebbe stato un regno sotterraneo…" pensa l'eroe del Dragone mentre si avvicina ai compagni svenuti. Prima che possa raggiungerli e svegliarli però, Sirio sente una risatina, ma voltandosi non vede nessuno. Il cavaliere si guarda intorno, ma sembra proprio che non ci sia nessuno. Poi però la risata si ripete, e questa volta Sirio si rende conto che proviene dalla sua destra, anche se in quella direzione non c'è nessuno. Dragone osserva attentamente la parete per lunghi secondi, poi finalmente nota qualcosa. Sulla parete rocciosa infatti vi sono due piccole aperture, ma non comuni fori scuri come quelli che si trovano normalmente nelle pietre. Questi sembrano quasi vivi e si muovono a destra e sinistra, come degli occhi. "Bravo, sei riuscito a trovarmi. Ah ah" dice una vocina molto nasale, simile a quella di un bambino. Poi, davanti agli occhi di Sirio, una sagoma sembra come staccarsi dalla parete di roccia, rivelando una creatura alta poco più di un metro. La creatura ha la pelle e gli abiti dello stesso colore della pietra, così somigliante da sembrare essa stessa pietra. Le gambe e le braccia sono molto corte mentre la testa è identica a quella di un essere umano, eccettuato il colorito grigiastro ed un naso particolarmente rotondo e prominente. L'aspetto non lascia spazio a dubbi, Dragone si rende subito conto che quello che è di fronte a lui è un nano. "Prova a prendermi se ci riesci. Ah ah " dice il nano iniziando improvvisamente a correre verso un cunicolo alla sua sinistra.

"Aspetta !" urla Sirio lanciandosi all'inseguimento "Non voglio farti niente…sto solo cercando un tuo compagno !" il nano però non risponde nulla, continua solo a ridere con la sua strana vocina, correndo all'impazzata nel cunicolo. "Fermati ! - grida ancora Dragone - ehi !" ma le sue grida non hanno risposta. Dopo parecchi metri, Sirio si rende conto di non sentire più il rumore dei passi del nano. Rallentando il passo fino a camminare, il ragazzo si guarda attentamente intorno. "Stavolta conosco il tuo trucco…" pensa l'eroe chiudendo gli occhi. Lentamente, Sirio inizia a concentrarsi sull'ambiente che lo circonda. All'inizio non avverte nulla, poi inizia a percepire il rumore di un leggerissimo respiro alla sua sinistra. Concentrandosi ancora di più, l'eroe riesce ad individuare il punto in cui si nasconde il nano e, muovendosi con una velocità sorprendente, allunga il braccio e chiude la mano intorno al suo polso. Catturata finalmente la sfuggente creatura, Sirio la solleva fino a poterlo guardare in faccia senza dover piegare il collo, ed in tono amichevole gli dice "Ascolta amico, non ho intenzione di farti del male. Sto cercando un tuo compagno di nome Etri, lo conosci ?" Il nano, che fino ad allora si era agitato ed aveva cercato di divincolarsi, si ferma e sorridendo solleva la mano libera e fa uno strano gesto con le dita, poi inizia a ridere sommessamente e dice "Etri, Etri, si ! Etri è mio amico, l'uomo di metallo no ! anche la pietra è mia amica, uh uh, si, la pietra…" Dragone non riesce a capire cosa intenda il nano parlando della pietra, ma ha capito che il suo piccolo prigioniero conosce Etri. "L'uomo di metallo - pensa - devo essere io, a causa dell'armatura che indosso, ma che significano la pietra e quel gesto che ha fatto con la mano…" In quel momento Sirio sente un rumore provenire da dietro di lui, ed un istante dopo qualcosa lo colpisce alle spalle, atterrandolo e facendogli perdere la presa intorno al polso del nano. Alzandosi, Dragone vede davanti a lui due giganti di pietra, alti circa due metri. I nemici non hanno solo il colore della pietra, come il nano, essi sono fatti di pietra. Osservandoli con attenzione, Sirio può vedere le varie pietre che compongono i corpi dei giganti, massi più grandi che compongono il torace e pietre più piccole a formare le mani e le dita. La testa delle creature è invece priva di lineamenti, eccezion fatta per le naturali venature della pietra. Ad un cenno del nano, i due giganti avanzano verso Sirio. "Orion aveva detto che i nani conoscono la magia." Pensa il ragazzo alzando lo scudo "A quanto pare non si sbagliava !". Incredibilmente rapido nonostante la sua mole, uno dei giganti sferra un destro micidiale, che però si infrange sullo scudo del Dragone. Rapidissimo, Sirio spicca un salto e colpisce il gigante al volto, o meglio dove ci sarebbe dovuto essere il volto. La creatura indietreggia di pochi metri a causa dell'impatto, e subito Sirio lo incalza, colpendo ripetutamente al torace di pietra. Il gigante però reagisce e sferra un calcio, centrando il ragazzo in pieno petto. Spinto all'indietro, Sirio fa una giravolta a mezz'aria ed atterra sulle mani, poi, con una capriola in avanti, si porta a pochi centimetri dal nemico e sferra un violento calcio alla base del collo. Il gigante cade pesantemente e va in pezzi, ma Sirio si accorge troppo tardi che l'altro nemico si è portato alle sue spalle, e così si ritrova bloccato nella sua stretta. La creatura solleva il ragazzo da terra e stringe la presa intorno ai fianchi del ragazzo, che dopo alcuni attimi inizia a sentire il pettorale dell'armatura incrinarsi per la tremenda pressione. Stringendo i denti, Dragone fa leva sulla stessa presa del gigante e lo colpisce con i tacchi alla base del torace. La forza del colpo è smorzata dall'innaturale posizione in cui Sirio lo ha sferrato, ma l'effetto è quello voluto. La presa del gigante infatti si allenta e l'eroe riesce a divincolarsi ed a toccare terra, rotolando per allontanarsi dal nemico. Il mostro avanza nuovamente verso di lui, ma Sirio brucia il suo cosmo e lancia contro di lui un fascio di energia, passandolo da parte a parte. Mentre la creatura va in pezzi, Sirio respira affannosamente e contemporaneamente si gira verso il punto dove prima si trovava il nano, aspettandosi che sia scappato durante lo scontro. Con suo grande stupore però il nano è ancora lì, sogghignante come sempre.

"Bravo, uh uh, molto bravo. Questo gioco mi piace, uh uh, prova a prendermi di nuovo, uh uh uh" dice prima di riprendere a correre. Rialzandosi, Sirio ricomincia l'inseguimento, ma la lotta contro i giganti lo ha stancato e non riesce più a tenere il passo del nanetto. "Perché non è scappato quando poteva ?! Sembra che trovi tutto questo divertente, ma i nani sono creature furbe. A che scopo sta facendo tutto questo ?" pensa il ragazzo correndo, ma ormai il mano ha svoltato un angolo in fondo al cunicolo ed è scomparso dalla sua vista. Quando Sirio gira l'angolo a sua volta, vede che sbocca in un'altra grotta, più ampia del cunicolo in cui si trovava fino ad ora. Nella parete rocciosa si aprono molti alti cunicoli più piccoli, e davanti ad uno di essi c'è il sorridente nano, fermo come ad aspettarlo. Non appena il nano vede che Sirio è arrivato, riprende a ridere e scappa nel cunicolo alle sue spalle, con il cavaliere subito dietro di lui. Correndo, il nano si infila in un'apertura alla sua destra, poi prosegue per svariati metri e svolta in un altro cunicolo, stavolta a sinistra. "Prima era molto più veloce - pensa Sirio - sta rallentando di proposito perché io possa seguirlo, ne sono certo ormai. Se avesse voluto attaccare, lo avrebbe fatto quando io e gli altri eravamo svenuti, invece…" in quel momento Sirio si blocca, mentre ripensa alle sue ultime parole. "Gli altri, ma certo ! Sono passati parecchi minuti da quando li ho lasciati svenuti…il nano si è mostrato proprio quando stavo per svegliarli…come se non avesse voluto che restassimo uniti " A Dragone tornano in mente le parole di Odino "Il territorio dei nani è molto ampio, pieno di grotte e pertugi…" e quelle di Orion "non fatevi ingannare dai loro trucchi !" . In quel momento la risatina del nano risuona di nuovo nell'aria, ma stavolta il cavaliere non si lancia all'inseguimento "E' tutto un trucco -pensa- sta cercando si separarmi dagli altri e farmi perdere in queste caverne…se lo seguo, sarò in trappola…non riuscirei mai a ritrovare la strada per tornare da Pegasus e gli altri !" Senza esitare, il cavaliere si volta e percorre la strada a ritroso, lentamente, facendo attenzione alla direzione che prende ed ignorando la voce del nano, che lo chiama da uno dei tanti cunicoli. Purtroppo però sul pavimento di pietra della caverna non sono rimaste tracce e quindi Sirio può solo sperare di essere sulla strada giusta per ritornare dagli altri. Dopo alcuni minuti di cammino finalmente la voce insistente del nano è scomparsa, ma il silenzio assoluto dura solo per poco, prima di essere rotto da alcune urla, e Sirio riesce a coglierne una con chiarezza: "Fermati !" Dragone riconosce subito la voce, si tratta di Cristal "E probabilmente è caduto nello stesso trucco in cui ero caduto io ! Cristal, fermati ! Sono io, Sirio !" urla il ragazzo, restando immobile per cercare di cogliere una possibile risposta, poi, dopo alcuni attimi di silenzio assoluto, sente la fievole risposta del cavaliere del cigno "Sirio ! Sei tu amico ? resta dove sei, vengo da te !!"

"No ! Resta dove sei e continua a parlare, vengo io da te. E soprattutto ignora le provocazioni dei nani !" grida Sirio di rimando, ed intanto inizia a seguire la direzione indicata dalla voce e dal cosmo del compagno. In più di un'occasione il ragazzo chiama l'amico per potersi orizzontare seguendo la sua voce, poi finalmente imbocca il cunicolo giusto e sbuca nella stessa caverna in cui era arrivato lui stesso dopo aver distrutto i giganti di pietra. Al centro della caverna, Cristal aspetta l'amico. Ritrovatolo, Sirio gli racconta l'inseguimento al nano ed il suo probabile scopo. Il cavaliere del cigno ascolta con attenzione, poi racconta a sua volta "Ora capisco ciò che è successo ! Ero ancora svenuto quando qualcuno mi ha dato dei colpetti sulla spalla per farmi riprendere. Quando ho aperto gli occhi pensavo che fosse uno di voi, invece ho visto che era un nano. Appena ha visto che mi ero ripreso, si è allontanato da me ed ha incominciato a correre, ma in effetti ho avuto anch'io l'impressione che volesse essere seguito visto che continuava a ridere, permettendomi di non perdere le tracce…ora capisco il perché !"

"Era tutto un trucco per separarci. Presto, torniamo dagli altri !" lo esorta Sirio, ed i due si dirigono verso il cunicolo che li condurrebbe dai compagni svenuti. In quel momento però sentono dei passi provenire da uno dei cunicoli alle loro spalle e subito si immobilizzano, aspettando di vedere chi stia per uscire. Il suono dei passi diventa sempre più vicino, e stranamente anche più sordo, come se il peso di chi si sta avvicinando fosse improvvisamente aumentato. Cristal e Dragone non dicono una parola mentre osservano l'imboccatura del cunicolo. Finalmente, dopo interminabili secondi, due figure escono dall'ombra: si tratta di Pegasus ed Andromeda.

"Amici !"

"Finalmente vi abbiamo trovati !" dice Pegasus sorridendo

"Ma…"

"Che ci fate voi qui ? Quando mi sono svegliato, eravate ancora svenuti accanto a me…come mai ora uscite dal quel cunicolo ?"

"Quando ci siamo svegliati abbiamo visto una strana creatura di fronte a noi, lo abbiamo inseguito nel cunicolo nella direzione opposta a quella che conduce qui, e ci siamo ritrovati in questa galleria - dice Andromeda indicando il cunicolo da cui lui e Pegasus erano usciti- probabilmente molti tunnel sono collegati tra loro !"

"L'importante comunque è essere di nuovo tutti insieme. Coraggio, andiamo !" incita Pegasus voltandosi a destra e dirigendosi verso uno dei tanti cunicoli. Andromeda si gira subito a sua volta per seguirlo, ma Sirio e Cristal restano immobili, non del tutto convinti da quella storia. Pegasus allora si volta di nuovo verso di loro "Che cosa aspettate, amici ! non abbiamo tempo da perdere, lo sapete !

"Andromeda, hai detto che avete preso la direzione opposta del cunicolo rispetto a quella che conduce qui…allora come fai a sapere che l'altra porta proprio in questa caverna ?" chiede Cristal, ignorando le parole di Pegasus.

"Forse perché lui non è il vero Andromeda !" dichiara una voce alle loro spalle, e voltandosi i cavalieri vedono Pegasus ed Andromeda all'uscita del cunicolo in cui prima si trovavano svenuti.

Nella caverna ora ci sono due Pegasus e due Andromeda, ogni coppia ad un lato opposto della caverna, divisi da Sirio e Cristal, che sono ancora al centro.

"Direi che qualcuno è di troppo !" dice il Pegasus appena arrivato, sorridendo al suo sosia, il quale risponde rivolgendosi a Sirio e Cristal "Non fatevi ingannare, amici ! E' un trucco dei nani !"

Sirio osserva per qualche attimo i due gruppi, poi sorride e, seguito da Cristal, si dirige verso i Pegasus ed Andromeda che sono alle sue spalle, appena arrivati. "Hai ragione, è un trucco dei nani, ma non hanno considerato l'amicizia che ci unisce…o meglio non l'avete considerata !" Ora tutti i quattro cavalieri sono da un lato della caverna, mentre i Pegasus ed Andromeda che erano apparsi per primi si trovano con le spalle al muro dal lato opposto e cercano di andare verso il cunicolo a loro più vicino.

"Ora vi mostreremo quello che sappiamo fare davvero. - dice il vero Pegasus bruciando il suo cosmo e disegnando nell'aria le tredici stelle - Fulmine di Pegasus !" il colpo travolge in pieno i due nemici, che subiscono una scarica di colpi e cadono violentemente a terra. Cercando di rimettersi in piedi, i due tentano di scappare trascinandosi a fatica.

"Spiacente amici, non ve ne andrete così facilmente !" afferma Andromeda, e subito dopo lancia la sua catena verso i nemici. "Mostratevi per quello che siete, Onde del tuono !" la catena dell'eroe sfreccia a tutta velocità verso i nemici, centrandoli in pieno e scaraventandoli di nuovo al suolo. I due sosia perdono i sensi e nello stesso momento i loro contorni sembrano tremolare, come l'immagine che, formatasi in uno specchio d'acqua, viene agitata dalla corrente. I contorni si fondono e scompaiono, e dopo pochi attimi i due sosia si mostrano per quello che sono: due nani. Osservandoli Sirio riconosce il nano che aveva inseguito poco prima. "Questi due non ci daranno fastidio per un bel po’ !" afferma Pegasus. Subito dopo l'eroe prende lo smeraldo donato loro da Freya e che fino ad ora aveva tenuto al sicuro nel pugno, e lo dirige verso i vari cunicolo. All'inizio il gioiello resta opaco, poi, quando Pegasus lo dirige verso uno dei cunicoli alla sua destra, la pietra si infiamma per un attimo, iniziando a brillare con una luce debole ma ben visibile.

"La direzione è questa, andiamo amici !" dice il ragazzo conducendo gli amici nella direzione indicata dalla pietra. Per lunghe ore i cavalieri percorrono i cunicoli, illuminati solo da quella strana luce che sembrava provenire dalle rocce stesse. In alcuni punti il soffitto è così basso da obbligarli ad avanzare quasi piegati in due, in altri il percorso è reso scivoloso dal muschio cresciuto sulle pareti e sul pavimento. Per parecchie volte si trovano ad un bivio, ma il gioiello li guida sempre nella direzione giusta, illuminandosi sempre maggiormente. Alla fine, quando ormai lo smeraldo splende di una luce brillante come quella di una torcia, i ragazzi avvertono intorno a loro un'aria stranamente calda ed iniziano a sentire un rumore metallico. Giunti alla fine della galleria, gli amici si trovano in una grotta più grande e molto calda. La sorgente del calore appare subito evidente, al centro della grotta vi è infatti una specie di fucina, attorno alla quale vi sono vari attrezzi da fabbro. Un crogiolo, delle pinze, delle incudini, svariati martelli e moltissimi altri oggetti. Anche la fonte del rumore udito prima si trova in quella grotta. A pochi metri dai ragazzi infatti un nano sta battendo pesantemente un martello su una piastra metallica, appoggiata sopra una grossa incudine. Pegasus e gli altri si guardano per un attimo, negli occhi di ciascuno di loro si leggeva la stessa cosa "Lo abbiamo trovato, finalmente ! Ecco il nano Etri di cui parlava Mur !" pensa l'eroe.

Non appena i cavalieri entrano nella grotta, Etri si volta di scatto ed osserva gli intrusi con sospetto e diffidenza.

"Non ti preoccupare ! Non vogliamo farti del male !" si affretta a rassicurarlo Andromeda.

"Chi siete e che cosa ci fate qui ? Come mi avete trovato ?" chiede il nano, il suo sguardo resta sospettoso.

"E' stato Odino a farci venire qui. Abbiamo bisogno del tuo aiuto per riparare le nostre armature. Tu sei l'unico che può farlo !" gli spiega Cristal, mentre gli altri poggiano a terra gli scrigni delle armature divine e li aprono. Il nano osserva per un attimo le corazze incrinate e danneggiate, poi, con un sogghigno, mormora "Così voi vorreste che io riparassi le vostre armature, si, potrei aiutarvi…" ed allo stesso tempo si muove lentamente verso destra.

"Ehi, dove stai andando ?" gli chiede Pegasus.

"Non agitarti ! Per aggiustare le vostre armature ho bisogno dei miei attrezzi !" risponde il nano, indicando la parete opposta, davanti alla quale sono ammassati diversi oggetti, ed un tavolo da lavoro sul quale sono poggiati alcuni utensili da fabbro. Poi, vedendo lo sguardo del cavaliere rilassarsi, il nano riprende a camminare verso il tavolo. "Così dovrei riparare le vostre armature…certo, posso farlo, non per niente sono il miglior fabbro fra i nani…" dice il nano, non senza orgoglio, poi si avvicina al tavolo da lavoro e prende in mano una pinza. "già, sono il miglior fabbro fra i nani…" mormora sommessamente, ed intanto si abbassa verso un telone verde scuro poggiato accanto al tavolo a coprire qualcosa. "sono io il migliore…il migliore"

"Che cosa c'è la sotto ?" chiede Cristal incuriosito, ma il nano non risponde, si limita ad un sogghigno e contemporaneamente alza il telone, rivelando degli uccelli di metallo. Gli uccelli hanno l'aspetto di grifoni, il corpo, la testa e le zampe sono di ferro ma gli artigli, le ali ed il becco sono di un metallo sconosciuto, affilato e brillante. Alla vista di quegli strani uccelli i cavalieri si irrigidiscono, sentendosi improvvisamente minacciati.

"Che cosa sono quelli ? non avevi detto che avresti riparato le nostre armature ?" chiede Pegasus con un moto di agitazione. Il nano però non risponde, anzi accarezza i suoi uccelli come se fossero veri. Poi, dopo qualche istante di silenzio, si volta verso i cavalieri, il sorriso trasformato in un ghigno maligno "Ho detto che sarei in grado di riparare le vostre corazze…ma non ho mai detto che lo avrei fatto !". afferma ridendo, poi pronuncia delle parole in una lingua sconosciuta, e quasi istantaneamente gli occhi dei grifoni si accendono di una luce minacciosa. I cavalieri osservano in silenzio gli uccelli alzarsi e distendere le zampe e le ali. Inizialmente le creature si muovono come se si stessero risvegliando da un lungo sonno, poi focalizzano il loro sguardo sui cavalieri e subito dopo sul nano. Per alcuni attimi restano immobili, in attesa di ordini, poi, ad un cenno di Etri, emettono un verso orribile e si alzano in volo, come predatori intorno alle prede. I cavalieri li vedono volteggiare sopra di loro, ed Etri scoppia a ridere e grida "Se riuscirete a distruggerli, riparerò volentieri le vostre armature…ma è impensabile che riusciate. Questi grifoni sono il frutto unito della magia e della mia abilità di fabbro, non riuscirete mai a fermarli ! ah ah ah"

La risata del nano riecheggia e si amplifica nella grotta, diventando ben presto assordante, ma i ragazzi si sforzano di ignorarlo mentre osservano i grifoni.

"Sono in sei…siamo in minoranza… - osserva Pegasus preoccupato, poi prendendo immediatamente in mano le redini del comando, urla - Dividiamoci, cavalieri !" All'unisono, i cavalieri si separano, e ciascuno di loro si muove in una direzione diversa. Dall'alto i grifoni osservano le loro possibili prede, per poi gettarsi in picchiata verso di loro. Cristal vede un grifone puntare verso di lui a tutta velocità e si lancia di lato per evitarlo. Rotolando sul pavimento, il ragazzo si allontana di qualche metro, poi balza in piedi e fronteggia l'attacco successivo difendendosi il volto con le braccia. Gli artigli del grifone stridono a contatto con l'armatura del cigno, poi la bestia inizia a colpire col becco. Cristal continua a tenere la testa nascosta dietro le braccia, tenute incrociate, ma allo stesso tempo espande il suo cosmo, abbassando di parecchi gradi la temperatura attorno a se. All'inizio il grifone continua a beccare, come se nulla fosse, poi però si allontana, alzandosi più in alto. "A quanto pare anche se non sono fatti di carne e sangue, anche queste creature temono il gelo" pensa Cristal abbassando la guardia. Quando però l'eroe osserva i bracciali della sua corazza, scopre con orrore che è pieno di crepe e sfregi. I colpi del becco e degli artigli del grifone hanno quasi perforato la difesa del cavaliere di Atena.

A pochi metri da lui, anche Andromeda è alle prese con una delle creature, la quale vola agilmente scansando i colpi della catena. Il grifone si getta in picchiata verso il volto del ragazzo, il quale però salta agilmente all'indietro poggiandosi sulle mani e prendendo alla sprovvista il grifone. L'animale vola per qualche attimo in circolo, confuso, poi si getta di nuovo verso la preda, ma stavolta Andromeda è preparato all'attacco "Ora ti mostrerò la vera forza della mia catena ! Catena di Andromeda !". Sotto il comando del cavaliere, la catena difensiva sfreccia verso il grifone, ma anziché attaccarlo direttamente, si dispone a bande orizzontali e verticali, formando, come già nel duello contro Kira, avvenuto nel regno degli abissi, una rete da cacciatore. Il grifone si rende conto della trappola troppo tardi, restando intrappolato nella rete. "La catena di difesa ha svolto il suo compito, ora lo farà anche quella di attacco !" dice il cavaliere lanciando la catena di attacco. Il grifone si agita nella rete, ed osservandolo Andromeda ha l'impressione che sia sul punto di spezzarne gli anelli con gli artigli affilatissimi. Per quanto forte, il grifone non è però abbastanza rapido, e la catena di attacco non manca il suo bersaglio, trapassandolo da parte a parte in pieno torace. Il grifone crolla immediatamente a terra, agitando le ali a vuoto, prima di fermarsi per sempre. Andromeda osserva la creatura, meravigliato dall'abilità di Etri, che ha reso quelle macchine in tutto e per tutto identiche a dei veri esseri viventi, e così non nota un altro grifone planare alle sue spalle. "Andromeda !!! " gli urla Cristal, riportandolo alla realtà, ma è già troppo tardi, gli artigli del grifone frantumano il coprispalla sinistro della corazza e feriscono la spalla del cavaliere, che cade violentemente al suolo. Cristal corre subito dall'amico e lo aiuta a rialzarsi, ma intanto il grifone si è unito a quello contro il quale aveva lottato il cavaliere del cigno. Insieme, i due animali iniziano a sbattere le ali, con una forza sempre maggiore, sollevando un vento fortissimo, che solleva da terra i due cavalieri e scagliandoli contro la parete della grotta. L'azione dei due grifoni però non è atta solo a generare vento, dopo alcuni attimi alcune piume metalliche si staccano dalle ali e sfrecciano verso i ragazzi. Andromeda solleva immediatamente la catena difensiva e molte piume si infrangono su di essa, ma alcune riescono a superarla e si conficcano nei pettorali delle armature dei due ragazzi, creando ampie crepe. "Le armature ci hanno salvato la vita - pensa Cristal estraendo le piume - ma se continuiamo così, ben presto ci uccideranno ! Dobbiamo reagire, la battaglia contro Zeus non è neanche cominciata, non possiamo certo morire qui !" I grifoni attaccano di nuovo lanciando contro i due ragazzi una pioggia di piume, ma Cristal brucia il suo cosmo e lancia la Polvere di diamanti. L'aria gelida generata dall'eroe si scontra contro le piume, congelandole e facendole cadere pesantemente al suolo, ma non raggiunge i grifoni, i quali si difendono agitando le ali ancora più forte e creando una specie di mulinello d'aria, nel quale la Polvere di diamanti si annulla. "Siamo in una situazione di stallo, chi compirà il primo errore sarà sconfitto !" realizza Cristal.

Dal lato opposto della grotta, anche Pegasus e Dragone sono alle prese con una coppia grifoni, i cui attacchi rapidi ed improvvisi li stanno mettendo in difficoltà. Pegasus lancia più di una volta il suo fulmine, ma invano perché il grifone riesce ad evitare tutti le scariche di energia spostandosi repentinamente a destra e sinistra. Purtroppo però nel tentativo di abbattere il bersaglio Pegasus non indietreggia, e così alla fine si trova mortalmente esposto agli artigli del nemico. Rapido come la luce, il ragazzo si getta di lato, ma per quanto sia veloce, il grifone lo è di più ed i suoi artigli colpiscono di striscio il fianco scoperto del ragazzo. Flotti di sangue iniziano subito a colare dalla ferita, scorrendo sulla cintura dell'armatura e gocciolando a terra. Ignorando la ferita, Pegasus salta verso la parete della grotta e, dandosi la spinta con le gambe, vola fino a raggiungere l'altezza del grifone e sferra un destro micidiale. L'animale subisce in pieno il colpo e precipita a tutta velocità verso le rocce, ma pochi attimi prima dell'impatto sbatte le ali, rallentando la caduta fino a fermarla. Intanto anche Sirio è nei guai, consapevole che il Dragone nascente in un caso come questo sarebbe del tutto inefficace contro la velocità del grifone, l'eroe è obbligato a stare sulla difensiva ed a scansare le raffiche di piume metalliche che la creatura lancia contro di lui. Con la coda dell'occhio Sirio vede Pegasus, anche lui intento a difendersi, e pensa "Etri ha detto che tutti i grifoni sono opera sua, frutto della sua magia ma anche della sua abilità di fabbro…questa può essere la chiave della vittoria !". Il cavaliere del Dragone inizia a correre verso l'amico, subito seguito dal grifone, e contemporaneamente urla "Ehi Pegasus, da questa parte !"

Nel vedere Sirio correre verso di lui, Pegasus resta per un attimo disorientato, poi capisce tutto ed inizia a sua volta a correre in direzione del compagno, anche lui seguito dal suo grifone. I due amici continuano a correre, fino ad essere a poco meno di tre metri l'uno dall'altro. I grifoni, vistili vicini, si lanciano in picchiata verso di loro, ma in quel momento entrambi i cavalieri portano le gambe in avanti e saltano, l'uno in direzione dell'altro. I loro piedi si urtano a mezz'aria, e questo era proprio ciò che i due volevano. Dandosi la spinta l'uno sui piedi dell'altro, i due amici riescono infatti a compiere un agile salto all'indietro e ad allontanarsi in tempo. Presi alla sprovvista, i due grifoni sono ormai troppo vicini per poter deviare e così si scontrano l'uno contro l'altro, andando in pezzi.

Dall'altro lato, Cristal ed Andromeda hanno seguito tutta la scena. "Hai visto ? sono vulnerabili al loro stesso metallo !"

"Questo mi da un'idea ! Andromeda, prendi le piume che prima ho staccato dall'armatura e sta pronto ad abbassare la catena di difesa. Io creerò un diversivo in modo da permetterti di colpirli !" suggerisce il cavaliere del cigno, ed il compagno annuisce. Non appena Andromeda ha raccolto tutte le piume, Cristal brucia il suo cosmo e prepara la polvere di diamanti. Ad un cenno dell'amico, Andromeda ritira la catena di difesa, ed in quel momento Cristal lancia la polvere di diamanti contro i due grifoni. Come già avevano fatto prima, i due animali si difendono agitando le ali, ma Cristal ed Andromeda avevano previsto tutto ciò. Il discepolo di Albione approfitta infatti dell'occasione per portarsi alle spalle dei grifoni e con un gesto repentino lancia contro uno di loro le piume metalliche. Il grifone si accorge della minaccia troppo tardi, le piume lo trafiggono in pieno e l'animale si schianta a terra. Il compagno, accortosi della minaccia di Andromeda, si volta verso di lui, smettendo di sbattere le ali. "Bene - pensa Cristal bruciando ulteriormente il suo cosmo- ora subirai l'impeto dei ghiacci. Cadi ! di fronte all'Aurora del nord !" La corrente di aria ghiacciata investe in pieno il grifone, il cui corpo congela e precipita al suolo andando in pezzi all'impatto con le rocce.

"Ce l'avete fatta anche voi, amici !" grida loro Sirio alzando un braccio in segno di saluto, e lui e Pegasus si avviano per riunirsi ai compagni. In quel momento però Pegasus realizza un particolare "I grifoni erano sei, e noi ne abbiamo distrutto solo cinque…" In quel momento infatti l'ultimo animale sbuca da una cavità nelle rocce della grotta ed affonda gli artigli nei coprispalla di Sirio, sollevandolo in volo con lui. Sirio sente i coprispalla incrinarsi a causa della terribile pressione esercitata dagli artigli, ed al tempo stesso il grifone abbassa il becco, cercando di colpire la sua preda al volto. Dragone si difende con lo scudo, dal quale si staccano delle schegge ad ogni colpo. "Lo scudo non reggerà a lungo…devo reagire !" pensa Sirio, e contemporaneamente fa leva sugli stessi artigli del grifone effettuando una torsione del corpo e sollevando le gambe. Mentre i coprispalla vanno in pezzi, liberandolo dagli artigli, Sirio incrocia le gambe intorno al collo dell'animale. Il ragazzo è ora a testa in giù, solo le gambe, incrociate intorno al collo del grifone, gli impediscono di cadere. Sirio resta in questa posizione per alcuni attimi, poi, quando la parete rocciosa è abbastanza vicina, fa leva sulle gambe e piegandosi in avanti sferra un colpo terribile al collo del grifone, utilizzando il taglio della mano. La testa del grifone si stacca di netto e cade al suolo. Dragone piroetta agilmente in aria un paio di volte per poi toccare terra, esattamente nel momento in cui il corpo del grifone si schianta contro le rocce.

Gli altri tre cavalieri corrono dall'amico per accertarsi che stia bene, poi tutti i quattro cavalieri si voltano verso Etri, che per tutto il tempo era rimasto vicino al suo tavolo da lavoro. Con tono rassegnato il nano dichiara "Avete superato la prova…riparerò le vostre armature, anche noi nani abbiamo un codice d'onore ! Aspettate fuori, sarà un lavoro lungo !" I cavalieri esitano per un attimo, indecisi se fidarsi o meno, poi si voltano ed escono dalla grotta.

Dopo diverse ore, i ragazzi sono ancora in attesa. Cristal e Pegasus sono seduti sulle rocce, mentre Sirio ed Andromeda sono in piedi, appoggiati alla parete. "Da quanto tempo è che siamo qui, nel regno dei nani ?" chiede ad un tratto Andromeda, la cui ferita alla spalla aveva ormai smesso di sanguinare da parecchie ore. Anche il fianco di Pegasus stava meglio ed il cavaliere non ci badava più.

"Non lo so…qui sotto non arrivano né la luce del sole né quella delle stelle, è praticamente impossibile stabilire l'ora. Comunque… credo che siamo qui da circa un giorno !" risponde Cristal in tono stanco. In effetti tutti i cavalieri erano affaticati, il viaggio verso Asgard, il lungo cammino nelle caverne sotterranee e la lotta contro i nani e gli uccelli meccanici li avevano stancati ed indeboliti.

"Abbiamo impiegato circa un giorno per arrivare al palazzo del ValHalla, ed un altro giorno lo abbiamo passato qui…quindi ne sono già passati due da quando abbiamo lasciato Ilda e gli altri…" realizza Dragone con aria pensierosa.

"Se Mur non avesse forgiato queste armature, probabilmente non saremmo più tornati sulla terra ! Quegli uccelli erano pericolosi…" dice Pegasus guardando la sua corazza, piena di crepe e danni. Anche le armature degli altri eroi erano in pessime condizioni, il pettorale della corazza del cigno era stato quasi distrutto dalle piume metalliche, così come quello di Andromeda, che aveva anche il coprispalla completamente distrutto. Anche Sirio era in cattive condizioni, lo scudo ed il pettorale erano pieni di crepe, mentre i coprispalla erano andati in pezzi.

Prima che qualcuno possa aggiungere qualcosa a quanto detto da Pegasus, un'improvvisa ondata di calore avvolge i cavalieri, mentre la grotta alle loro spalle viene avvolta da un bagliore rossastro. Entrati, i cavalieri vedono che la parte posteriore della caverna era completamente avvolta dalle fiamme, come se fosse stato innalzato un enorme rogo. Le fiamme si estendevano sino al soffitto della grotta, che era lambito da lingue di fuoco. Il calore era insopportabile ed a Cristal tornò subito in mente la caverna vulcanica nella quale combatté contro Artax.

"Le vostre nuove armature sono quasi pronte, cavalieri." afferma la vocina del nano Etri, e girandosi i ragazzi lo vedono comodamente seduto su uno sgabello di legno, nella parte della caverna che ancora non era stata invasa dalle fiamme. "Erano davvero in brutte condizioni, ripararle non è stato facile, ma non per niente io sono il miglior fabbro di tutto il popolo dei nani ! - dice il nano, non senza orgoglio - Ho riparato le vostre armature usando i poteri della terra e dei metalli, che quelli della mia stirpe hanno imparato a dominare millenni fa. Ammirate !"

In quel momento il fuoco prende la forma di una sfera che si contrae sempre di più, ed alla fine scompare del tutto. Non appena il fumo si dirada, i cavalieri vedono le loro armature divine, completamente riparate. Le corazze brillano come stelle, inizialmente di luce bianca, poi, non appena interagiscono con il cosmo del proprio possessore, la luce cambia colore. Un bagliore color rubino si leva dall'armatura divina di Andromeda, mentre quella del cigno risplende del colore del diamante. L'armatura del dragone brilla invece come uno smeraldo, mentre dalla corazza di Pegasus proviene un bagliore d'oro. Le armature che i cavalieri avevano indosso vanno in pezzi, polverizzandosi, e contemporaneamente le corazze divine si scompongono, disponendosi sui corpi dei quattro eroi.

In un lampo di luce, i cavalieri ora indossano le loro armature divine, completamente riparate e forse persino più resistenti di prima. Osservata la corazza, Pegasus si avvicina ad Etri porgendogli la mano "Le nostre armature sono perfette ora ! Grazie di tutto, Etri !"

Il nano resta interdetto per qualche istante poi, in evidente imbarazzo, stringe a sua volta la mano a Pegasus. "Era mio dovere, dopo tutto avete superato la prova dei grifoni, ed io mantengo la mia parola ! Ma ora andatevene, mi ci vorranno ore per riparare le mie splendide creature ! Tornate nel vostro mondo e lasciatemi lavorare in pace !"

Sorridendo, Pegasus ed i cavalieri si allontanano, consapevoli che, anche se un po’ burbero, Etri alla fine si è rivelato per loro un prezioso alleato. Usciti dalla grotta e percorsi un paio di metri, i cavalieri si fermano e Pegasus grida "Odino, Odino, Odino"

Nella grotta, Etri vede un lampo di luce provenire dall'esterno. Corso fuori però non trova nessuno, i cavalieri sono scomparsi.