SCALATA ALL'OLIMPO

All'interno della colonna di luce, lady Isabel ed i cavalieri non avvertono nessun cambiamento. Le pareti della colonna sono troppe luminose per permettere di vedere l'esterno, e così per diversi minuti non succede niente. Alla fine, dopo un'attesa snervante, la luce si attenua, fino a svanire completamente. Guardandosi intorno, i cavalieri si rendono conto di non essere più nel palazzo dei tornei, ma in un luogo diverso, immacolato. Dinanzi a loro si staglia un'immensa montagna, quasi completamente circondata da una foschia simile a nebbia ma troppo fitta per essere naturale. Solo la cima è chiaramente visibile e su di essa è chiaramente visibile un tempio enorme, bianco come la neve. Nel vedere la costruzione, Isabel ha un sussulto, e subito i cavalieri si girano verso di lei.

"Tutto bene, milady ?" chiede Pegasus, cercando di non far trasparire la preoccupazione dalla sua voce.

"Si…sto bene. La vista di questi luoghi ha risvegliato in me i ricordi di Atena, ricordi che risalgono a quando vivevo qui insieme a mio padre ed a tutti gli altri Dei !"

"Viveva qui…ma allora questo luogo è…"

"Si ! Vi trovate sul monte Olimpo, la sacra dimora delle divinità !" A parlare era stata una voce profonda, che i cavalieri riconoscono immediatamente come quella del sommo Zeus. Voltandosi, i ragazzi vedono il Dio avanzare lentamente verso di loro. Alto, con un fisico marmoreo, vestito di una tunica bianca, stretta in vita da una cintura dorata, e con calzari di cuoio ai piedi, Zeus osserva con attenzione i suoi ospiti. La parte inferiore del volto è coperta da una folta barba marrone, e dello stesso colore sono i suoi capelli, lunghi fino alla base del collo. Gli occhi invece sono azzurri, ma anche inespressivi, quasi vitrei. "E' la prima volta da secoli che permetto a degli esseri umani di salire sull'Olimpo, siatene onorati, cavalieri !"

Ne' i cavalieri ne' Lady Isabel rispondono nulla, limitandosi ad osservare il Dio che si avvicinava. "Sta contenendo il suo cosmo !" pensa Pegasus che, al pari dei suoi compagni, non avverte alcuna manifestazione di energia dal Dio. "Se non sapessi chi è, lo giudicherei un semplice uomo di mezza età." Sussurra il cavaliere a Sirio, che è alla sua destra.

A queste parole, pur appena sussurrate, Zeus sorride divertito e risponde "Sono nella mia casa, per quale motivo dovrei manifestare apertamente il mio cosmo ?"

Sbalordito, Pegasus guarda il Dio. Era ancora a qualche decina di passi da loro, non poteva udire un semplice sussurro. "Ma come…"

"Pegasus, credi che qui, sull'Olimpo, possa avvenire qualcosa di cui io non sia a conoscenza ? In questo luogo io sento tutto, dall'urlo più forte al più fievole respiro, financo i pensieri !"

"Ma allora può leggere nelle nostre menti ?"

"Potrei farlo, ma ho deliberatamente chiuso le vostre menti al mio potere ! Vi ho sfidato e voglio lottare lealmente contro di voi…per quanto leale può essere lo scontro tra un uomo ed un Dio !"

Lady Isabel, che fino a questo momento era rimasta in silenzio, avanza di qualche passo verso il padre, dicendogli, decisa in volto "Se tu volessi realmente aiutarci, potresti mettere fine a questa battaglia prima ancora di farla iniziare"

"Non provocarmi, Atena ! Sai bene che non è mia abitudine ritornare su una decisione ! Sei stata tu a volere questa battaglia, quindi preparati a combatterla ! Ora guardate !"

Senza dare ad Atena il tempo di controbattere, Zeus solleva la mano, per poi abbassarla velocemente, come a mimare un fendente. Come obbedendo al suo comando, le nebbie si diradano, mostrando per intero la montagna, costellata da dodici templi. La rassomiglianza con le dodici case di Atene è evidente, i templi sono collegati da lunghe scalinate di pietra, ed alle spalle dell'ultimo edificio si innalza una scala più larga, circondata da entrambi i lati da immense sequoie, che conduce al tempio posto più in alto.

Anticipando le parole dei cavalieri, Isabel spiega "E' questo il modello in base al quale feci edificare il Grande Tempio, secoli fa. Quelli sono i dodici templi divini, in essi risiedono le dodici divinità principali dell'Olimpo !"

"Vedo che ricordi bene il tuo passato di divinità. E' così, quelli sono i templi degli Dei: Il primo è il tempio di Ermes, signore della velocità, poi il tempio di mia sorella Estia, sovrana del focolare, di Efesto, sommo fra i fabbri, di Ades, Dio che ben conoscete, di Eolo, signore dei venti, di Ares, Dio della guerra violenta, di Artemide, Dea della caccia, di Dioniso, di Nettuno, il signore dei mari, di Apollo, che domina il sole, poi il tuo tempio, Atena, ed infine il tempio di mia moglie, Era. Alle spalle del suo tempio vi è la scalinata che conduce alla mia dimora, ed è lì, cavalieri, che voi dovrete arrivare, a meno che tu, Atena, non decida di tornare suoi tuoi passi e di rinunciare a contrastarmi !"

Mentre lo sguardo dei cavalieri si sofferma sui dodici templi, Isabel, con tono calmo, risponde "Sai bene che non lo farò !"

"Si…me lo aspettavo." Impassibile, Zeus allunga verso Isabel il braccio destro, lasciandolo teso a mezz'aria, col palmo rivolto verso l'alto. "Brucia il tuo cosmo ed appoggia la tua mano sulla mia !"

A questa richiesta, Isabel resta per un attimo incerta, poi, obbedendo, espande il suo cosmo, lasciandosi circondare dalla sua luce dorata. Fatto ciò, la Dea appoggia la mano su quella del padre. In quel momento il cosmo di Zeus si manifesta in tutta la sua potenza, gli occhi del Dio iniziano a brillare, mentre i capelli si agitano a causa dell'immensa energia cosmica. Sbalorditi, i cavalieri cercano di avvicinarsi alla loro protetta, ma, nonostante la loro volontà, i loro corpi sono immobili, pesanti come marmo. Incurante di loro, Zeus grida

"Atena ora qui la sua energia dona
per rendere forte ed invincibile la mia persona !"

Un lampo di luce avvolge le due divinità, poi Isabel crolla a terra. L'ampio bagliore che la circondava fino a poco prima, è ora una lieve patina color oro, che copre interamente il corpo di lady Isabel. Contemporaneamente, l'incantesimo sul corpo dei cavalieri scompare, ed i quattro ragazzi possono correre dalla loro Dea. Pegasus è il primo a parlare, con la voce colma di rabbia e priva di soggezione "Che cosa le hai fatto ?"

"Paga il prezzo del suo coraggio, ricordate il patto che facemmo nell'aldilà ? Atena metteva in gioco il suo status di divinità !"

"Ma allora…Atena sta diventando umana ?" chiede Dragone, spostando lo sguardo da Isabel a Zeus

"Esattamente ! Ma come vi ho già detto, a nessun umano è concesso stare sull'Olimpo, pena la morte. Quella patina dorata è ciò che resta del cosmo divino di Atena, col passare delle ore si ridurrà sempre di più, fino a sparire. E quando il cosmo divino sarà completamente svanito, Atena diverrà semplicemente Isabel e morirà immediatamente ! Esiste solo un rimedio per salvarla, una goccia del mio sangue. Voi cavalieri dovete attraversare i dodici templi divini e raggiungermi. Se riuscirete a farmi sanguinare, anche lievemente, ed a poggiare quella goccia sul corpo di Atena, il suo cosmo divino ritornerà a splendere ed i poteri le saranno restituiti. Ma attenti, se la patina scomparirà del tutto, nulla potrà più portare in vita Atena, neanche io !"

I quattro eroi ascoltano con attenzione le parole di Zeus, poi Pegasus, furioso, si avvicina minaccioso al Dio, sollevando il pugno e bruciando il tuo cosmo "Se è il tuo sangue che ci serve, perché aspettare di superare i dodici templi e non prenderlo subito ?" A queste parole, Sirio e gli altri, che fino ad ora erano rimasti chinati vicino a Lady Isabel, si alzano preoccupati dal comportamento loro amico.

"Mantieni la calma, Pegasus. Non otterremo niente in questo modo !"

Per nulla turbato dalla minaccia di Pegasus, Zeus afferma "Dovresti dar retta al tuo amico, cavaliere. La battaglia si svolgerà come è stato stabilito. Ci rivedremo al mio tempio, se riuscirete a raggiungerlo. Fino ad allora, addio !" Subito dopo queste parole, il corpo di Zeus inizia a tremolare, come un'immagine riflessa nell'acqua, e subito dopo scompare.

"Avanti ! non abbiamo tempo da perdere !" esorta Andromeda, avvicinandosi alla maniglia del suo scrigno, subito imitati dagli altri. Contemporaneamente, i quattro cavalieri aprono gli scrigni e da ciascuno di essi si sviluppa una luce accecante. In un lampo di energia, le armature divine si scompongono, per poi disporsi sui corpi dei cavalieri, proteggendoli come sicura difesa. Indossate le corazze, i cavalieri si inchinano per l'ultima volta accanto a Lady Isabel, ancora cosciente, seppur sofferente, e con tono gentile Pegasus le dice Abbia fede milady, torneremo in tempo, come abbiamo sempre fatto !"

In un gemito di dolore, Isabel risponde "Ho fiducia in voi…come sempre…ma state attenti…i templi divini…non sono quello che sembrano…aaah"

"E' svenuta" sussurra Pegasus rialzandosi. Il cavaliere lancia un ultima occhiata alla sua Dea, poi si gira verso i suoi compagni "Coraggio, andiamo !" e subito dopo si lancia sulla scalinata verso il primo tempio.

Annuendo, Dragone, Cristal ed Andromeda scattano alle sue spalle.