INTERVISTA A TOMOHARU KATSUMATA

L’intervista seguente è fatta a Tomoharu Katsumata, regista in capo del Meikai (capitolo Inferno della Saga di Ade), ed è stata pubblicata nel marzo 2012 sull’artbook Saint Seiya Pia. Si ringraziano Archange e SaintSeiyaPedia per la traduzione dal giapponese, e Aledileo per quella in italiano.

Tomoharu Katsumata è un artista che ha toccato molti generi, da "Ookami Shōnen Ken" (1964) ą "Heartcatch Precure" (2010), e condivide con noi i suoi ricordi su Shingo Araki, con cui ha lavorato per vent’anni.

1) Per iniziare, ci parli dei ricordi riguardanti l’epoca in cui ha lavorato alla serie tv.

Katsmuata: E’ un’opera a cui Kōzō Morishita, all’epoca direttore capo, si č profondamente dedicato. E poiché il design dei personaggi era stato affidato a Shingo Araki, era chiaro fin dall’inizio del progetto che sarebbe stato un successo. Ho cominciato a lavorare a partire dal secondo episodio, ma alla fine ho diretto soltanto sei episodi in quanto regista. Non mi ricordo molto dei dettagli, ma l’immagine di Pegasus con lo scrigno sulle spalle rimane vivida nel mio cuore. Poiché il manga di Masami Kurumada non era andato molto avanti, lo leggevamo ogni settimana e ci preoccupavamo per il seguito. All’epoca non immaginavamo ancora che avrebbe portato a degli archi narrativi o a elementi come il Capitolo Santuario. È in questo contesto che abbiamo cominciato. Poiché c’erano troppi pochi dati disponibili nel manga, Kōzō Morishita andava regolarmente alla Kurumada Pro al fine di intrattenersi con l’autore e ritornava in seguito per mettere in scena gli elementi che ne riportava. Quando il manga č finalmente arrivato all’arco del Santuario, la storia era sufficientemente avanzata per permetterci di comprendere in che modo orientare la messa in scena e le sceneggiature. E il manga era allora molto utile come riferimento quando ci dimenticavamo di cosa parlava quel personaggio in quel punto (ride).

2) A proposito dei capi direttori, mi spiace deviare un po’ dal soggetto, ma perché i registi principali sono chiamati capi direttori alla Toei?

Katsumata: Per prendere un esempio, nel caso di un anime televisivo, poiché ci sono sei registi assegnati al progetto, è necessario riunirli e discutere della piega che prenderà l’episodio successivo. Tra loro, il regista a cui è stato affidato il primo episodio della serie riceve il titolo di "Direttore Capo". Era nominato ovunque "direttore capo" all’epoca di Mazinga Z. Penso che "Direttore Capo" (D.C.) sia una parola che Osamu Dezaki avesse importato dalla Mushi Production e abbiamo cominciato a usarla all’epoca di "Ufo Robot Grendizer" [Goldrake]. Ma poiché all’inizio i Direttori Capo non decidevano il tono generale dell’opera, ogni episodio di una serie finiva per lasciar trasparire le peculiarità di ogni regista. Al contrario, ai giorni nostri i Direttori Capo partecipano a ogni episodio, permettendo di consolidare lo stile di ogni opera in modo più regolare, anche se a discapito delle variazioni personali.

Ovviamente, il ruolo di Direttore Capo una volta aveva implicazioni diverse da oggi e in passato il bisogno poteva riassumersi semplicemente "nell’avere una persona con quel titolo", mentre quelli di oggi sono profondamente coinvolti negli episodi al fine di appropriarsi dell’opera. Kōzō Morishita, che era una volta Direttore Capo, in "I Cavalieri dello Zodiaco" era nella posizione di Direttore Capo all’epoca e non si limitava dunque a correggere ciascun fotogramma di ogni episodio come quelli attuali. Ma mi pare che verso la fine della serie sia diventato produttore, no? Amavo davvero tanto il suo modo di mettere in scena. E la sigla di apertura che ha diretto era incredibile. Penso che avesse davvero un magnifico senso della messa in scena.

3) Lei è lavorativamente nato nel laboratorio di fotografia della Toei situato a Kyoto. Le è servita l’esperienza acquisita in quella posizione quando ha diretto gli episodi?

Katsumata: Il laboratorio di Kyoto ha fama di produrre opere d’azione, e parimenti numerosi anime di azione sono affidati a Kyoto. Ma penso che il più grande contributo del laboratorio della Toei a Kyoto sia di inserire negli anime il concetto di "ricompensare il bene e punire il male" tramite il suo modo di costruire il racconto. Ciononostante, non sono propriamente il tipo portato all’azione, preferisco piuttosto delle cose che fanno piangere come "Sally la Maga". Nella mia divisione, il regista Masahiro Makino era molto portato per mettere in scena cose che fanno piangere la gente. Lavoro in effetti su molti anime d’azione ma pur essendo Direttore Capo, affido piuttosto le parti d’azione ai rispettivi registi di ogni episodio.

Più o meno, in questo genere di anime lo schema è di avere un eroe che si fa fare a pezzi dal nemico, sopportando ancora e ancora i colpi che lo massacrano, ma che poi finisce, malgrado tutto, a riportare la vittoria. In Mazinga Z, la prima metà dell’episodio si concentrava sui dolori subiti dall’eroe mentre la seconda parte mostrava come riusciva a rovesciare la situazione. Ma anche con questo schema, bisogna comunque riflettere per un mese sul modo di realizzare alcuni episodi (ride).

La maniera di concepire degli anime basati su un manga è a sua volta cambiata oggi rispetto al passato. Una volta, il produttore, lo sceneggiatore e il regista prendevano un condensato della storia e poi il manga e l’anime seguivano ciascuno la propria strada. Era un’epoca diversa da oggi, poiché oggi è piuttosto l’anime che si conforma alla storia del manga. Ma "I Cavalieri dello Zodiaco" sarebbe, al contrario, divenuto incomprensibile se non avessimo seguito la storia del manga (ride).

4) E così ha ritrovato "I Cavalieri dello Zodiaco" nei panni di Direttore Capo del capitolo Inferno.

Katsumata: Era da molto che non lavoravo sui Cavalieri dello Zodiaco ma non ho provato alcuna inquietudine visto che si trattava dopo tutto di un’opera alla quale avevo partecipato in passato. Inoltre, poiché il manga di Kurumada era stato pubblicato interamente, la situazione era diversa dall’epoca della vecchia serie tv, e potersi assicurare prima della storia era un enorme vantaggio. Mi ricordo di aver provato ammirazione leggendo il manga del maestro Kurumada e vedendo che aveva pensato a tante cose.

È stato deciso dall’inizio che i dodici episodi sarebbero stati divisi in due tronconi. L’idea era di cominciare a vendere i DVD dei primi sei episodi e poi di produrre il resto se le vendite fossero state positive. Gli episodi sono stati diffusi su un canale a pagamento. La prima parte ha debuttato nel dicembre 2005 e la seconda parte è iniziata il dicembre dell’anno successivo. Visto il tempo trascorso tra le due parti, avrei sperato piuttosto di proseguire sotto forma di una serie tv normale. Trovo che sia stato un po’ uno spreco non averlo fatto.

Per quanto riguarda il momento della storia da scegliere per separare le due parti, la decisione fu presa dal produttore e Kurumada dopo un incontro. Lo sceneggiatore era il signor Yōsuke Kuroda, che ammira molto Kurumada, e quest’ultimo, dal canto suo, gli ha accordato la sua fiducia. Tenevano entrambi delle riunioni in cui discutevano gli episodi nel più piccolo dettaglio.

5) Lavorare su un’opera che riguarda l’Inferno le ha causato problemi?

Katsumata: Sono andato a pregare al tempio Hikawa, vicino agli uffici della Toei, non appena il progetto ha avuto inizio. Vado sempre a pregare quando lavoro su un progetto che riguarda mostri o spiriti, come "Kitaro dei cimiteri". Ma personalmente mi piacciono quelli che trattano dell’inferno o del paradiso (ride). Poiché vediamo dappertutto cose strane nella vita di ogni giorno, penso che l’aldilà esista veramente. Lo sogno molto spesso. Ah, ma vi anticipo che nei miei sogni non somiglia alla versione dei Cavalieri dello Zodiaco (ride).

L’ambientazione era particolarmente importante per esprimere correttamente l’idea degli Inferi. Ben inteso, poiché era già stato disegnato nel manga di Kurumada non ho dovuto occuparmi di altro che non del colore che bisognava dare agli Inferi. Penso che un cielo rosso e delle pietre ovunque esprimano bene un mondo infernale.

6) Mi sembra che sua figlia abbia suonato l’arpa negli episodi.

Katsumata: Questo in effetti è successo durante le scene con Orfeo e Faraone durante il loro combattimento. E su consiglio del produttore, il signor Sakurada, il compositore Seiji Yokoyama le ha fatto ripetere ancora e ancora l’interpretazione finché non è stata perfetta (ride). In effetti era mia figlia che suonava l’arpa di Pandora nella serie di Ade Santuario. Mia figlia ha cominciato a suonare l’arpa dopo aver visto "La Sirenetta, la più bella favola di Andersen" in occasione di un festival Toei (Toei manga Matsuri). La scena in cui la sirena suona l’arpa l’ha molto colpita e ha deciso di divenire arpista. Gli sfondi di questa scena sono stati disegnati da Shingo Araki e lei ha decorato la sua camera di cel [rodovetri] e si è allenata duramente con l’arpa. Passare l’esame con i capelli di colore rosso non è stato facile (ride). Ed è per questo che mi sono commosso che potesse suonare l'arpa su delle opere in cui Shingo Araki era direttore dell'animazione.

7) E il climax del Meikai ha permesso di vedere i popolarissimi Cavalieri d’Oro riuniti.

Katsumata: Vi erano numerosi nuovi arrivi nel cast, ma poiché nel gruppo c’erano anche dei veterani, tutto si è svolto senza la minima inquietudine. In effetti, ho anche sentito che fosse meglio lasciare il cast libero di decidere come procedere. Adesso che ci penso, Virgo era interpretato da Yūji Mitsuya. Lavora anche come responsabile sonoro, ma vedendolo in televisione sono stato sorpreso di constatare che potesse divenire anche questo genere di personaggio (ride).

8) E in seguito il capitolo Elisio ha finito di adattare ciò che rimaneva del manga pubblicato su Shônen Jump. Cosa ha provato quando la grande epopea dei Cavalieri dello Zodiaco si è conclusa?

Katsumata: La pubblicazione del manga e l’anime che si basa sullo stesso sono terminati, ma questi personaggi non sono certamente morti e penso che altre cose continueranno ad aver luogo nell’universo dei Cavalieri dello Zodiaco. Ignoro in che modo continuare la storia, ma come "Le porte del paradiso" di Shigeyasu Yamauchi era una storia inedita, possiamo vedere che questa possibilità esiste. E poi c’è anche la nuova serie Omega che sta per iniziare, non è così?

9) Hae lavorato a lungo con Shingo Araki. Può raccontarci un ricordo che lo riguarda?

Katsumata: Quando sono stato trasferito dal laboratorio di Kyoto alla Toei Doga (oggi Toei Animation), ho avuto l’occasione di vedere l’anime "Wonders Three" prodotto da Mushi Production e ho in seguito cercato la persona che aveva disegnato queste inquadrature meravigliose; l’ho trovata e l’ho condotta alla Toei. Questa persona era Shingo Araki.

Penso che la prima opera sulla quale abbiamo lavorato insieme sia stata "Sabu to Ichi Torimono Hikae" nel 1968. Era un anime supervisionato dalla grande figura del cinema giapponese Sadatsugu Matsuda e prodotto dalla Toei come ordine esterno. Abbiamo in seguito lavorato insieme a innumerevoli serie tv come "Cutie Honey", "Ufo robot Grendizer", "Danguard" e a dei film come quello di "Sangokushi".

Ho rivisto Shingo Araki per la prima volta dopo molto tempo l’anno scorso, prima della sua morte, durante il Tokyo Anime Fair, in occasione della cerimonia di consegna del premio alla carriera. Ci siamo messi da parte con lui, in compagnia di mia figlia e mio nipote. Mia figlia ha avuto l’occasione di raccontargli per la prima volta in che maniera aveva deciso di divenire arpista. Qualche giorno più tardi, gli ha inviato la foto che gli aveva fatto sul palco e lui ne fu molto felice. Ci ha inviato un disegno della sirenetta con un commento "Non è poi così somigliante, non è vero?" (ride). Il luogo della cerimonia in cui ci eravamo visti era molto rumoroso e Shingo Araki aveva dunque aggiunto al suo messaggio: "mi sarebbe piaciuto che avessimo potuto parlare un po’ di più". Sfortunatamente queste parole alla fine della lettera sono diventate quelle del nostro addio.

10) E per finire, ha un messaggio su Saint Seiya – Omega?

Katsumata: Il character design di Umakoshi è veramente eccellente. I suoi personaggi somigliano molto a quelli di Shingo Araki e trovo che il modo in cui li fa muovere sia veramente incredibile. E poi, hmm, sono molto impaziente di vedere a cosa somiglierà la storia. Penso che costruire a partire da zero un contesto che utilizza la mitologia greca sia piuttosto difficile ma noi ci siamo riusciti bene, per tentativi, nella vecchia serie tv. (ride) Sono molto curioso di vedere cosa ci donerà una serie dei Cavalieri dello Zodiaco creata da dei giovani e auguro loro di fare di Omega un’opera che supererà la vecchia serie tv.