INTERVISTA A KOZO MORISHITA

Qui di seguito, un’intervista a Kozo Morishita, regista principale della serie animate del 1986 (degli episodi 1-99) poi produttore negli episodi (100-114). L’intervista proviene dal cofanetto DVD Pegasus Box e risale al 2002. Si ringraziano Archange e SaintSeiyaPedia per la traduzione dal giapponese, e Aledileo per la traduzione dal francese.

1) Per iniziare, ci dica in che modo è stato coinvolto nel progetto "I Cavalieri dello Zodiaco"

Morishita: In effetti, proprio prima di quest’opera avevo lavorato alla produzione straniera di "Transformers – il film". All’epoca lo yen era debole, e il budget di conseguenza aveva permesso di produrre un’opera più "stravagante" rispetto al solito. Parlando di budget [in dollari, NdS] era così alto che non potevamo usarlo tutto e quindi abbiamo prodotto dei disegni di alta qualità e abbiamo potuto sperimentare numerose cose fuori dalle scene di combattimento. Il tempo assegnato alla produzione era inoltre stato lungo, e quest’esperienza mi ha fatto riflettere su molte cose relative alla produzione di serie animate. Mi sono detto che sarebbe bello poter infondere una tale energia in una produzione destinata al Giappone. Ecco perché, quando sono iniziate le discussioni attorno al progetto "I Cavalieri dello Zodaico", ho ripensato a questo e mi sono deciso scombussolare tutte le abitudini.

Da un punto di vista personale, dalla mia età e dalla mia carriera, è il progetto sul quale ho investito di più. il dinamismo si percepisce fin dalla sigla di apertura. Ai giorni nostri, la computer grafica e altre numerose tecniche vanno per la maggiore, ma penso che sarebbe difficile riprodurre il tono di questa opening. Ma, proprio per quella, ho ampiamente superato il budget previsto (ride).

2) Come ha affrontato questo progetto?

Morishita: Ho cominciato a leggere l’opera originale al fine di reperire i punti chiave per il lettore e li ho trovati rapidamente. Senza voler parlare di affinità naturale con "I Cavalieri dello Zodiaco", mi sono detto che una tale opera mi avrebbe permesso di far maturare tutte le esperienze che avevo accumulato fino a quel momento in altre produzioni. Ma malgrado tutto, quando ho veramente iniziato a mettermi all’opera, mi sono ritrovato di fronte a numerose difficoltà.

"I Cavalieri dello Zodiaco" rappresentava uno stile d’azione di fatto nuovo, e ciò ha richiesto molta riflessione. Contrariamente a delle serie animate come quelle sportive, non vi erano esempi a cui potersi riferire. Come deve essere rappresentato un Fulmine di Pegasus? Ecco il tipo di domande a cui dovevamo rispondere e ho frequentato le riunioni con Shingo Araki, character designer, e Tadao Kubota, direttore artistico, per completare la produzione del primo episodio. Da parte mia, studiavo tra ogni riunione il teatro occidentale allo stesso modo del teatro storico giapponese.

Un punto sul quale mi sono mostrato intransigente è stata l’animazione della serie. Nei disegni di Masami Kurumada persino dai capelli si percepiscono le emozioni che si nascondono nei personaggi. E volevo conservare la potenza dell’opera originale adattandola in anime. E di fatti l’animazione dei capelli mi ha ossessionato persino più di quella dei personaggi.

3) Pensa che la profusione di colori utilizzata in questo anime lo denoti particolarmente?

Morishita: Era lo scopo che ci eravamo preposti. Volevo un largo impiego di contrasti al fine di definire un nuovo formato di animazione. Per questo ho voluto che le armature avessero anche un terzo livello di ombre in più rispetto ai loro due gradienti. I coloristi si sono inizialmente opposti, ma non vedevo altro modo di realizzare la mia visione. Grazie a quest’opera, il punto di vista sulla colorizzazione degli anime in seguito è cambiato. Una grande attenzione è stata data anche agli sfondi. Penso che sia grazie a questi numerosi punti che persino ai nostri giorni questo anime non sembra essere realmente invecchiato.

4) All’inizio, questo progetto ha raggiunto un pubblico molto giovane, ma eravate coscienti di esservi allontanati dal target originale?

Morishita: In effetti, abbiamo riscontrato un pubblico molto giovane con questo progetto. Ma poiché desideravamo dell’alta qualità, l’opera ottenuta sembra probabilmente fatta per un pubblico più maturo di quello originario. E dopo l’inizio della produzione, lo staff ha desiderato rimanere sul tono del manga. È dopo l’episodio 8, quando ho cominciato a vedere dei bambini del vicinato imitare la Polvere di Diamanti di Cristal, che ho capito che avevamo fatto presa sul pubblico.

5) E, per finire, quali sono le sue scene preferite?

Morishita: Si tratta senza alcun dubbio delle sigle di apertura e chiusura, e dell’episodio 1. E anche il capitolo di Asgard. Vi ho partecipato come produttore e non come regista ma penso che questo capitolo porti un’originalità che non tradisce affatto lo spirito dell’opera originaria.