ASGARD: TRA MITOLOGIA E INVENZIONE

La saga di Asgard è sicuramente una delle più affascinanti all’interno de I Cavalieri dello Zodiaco, per la cura delle ambientazioni e delle musiche, per l’approfondimento psicologico dei personaggi ed anche per la forte presenza di elementi di mitologia nordica, che la rendono piacevolmente diversa dalle altre saghe dei Cavalieri.

Cronologicamente precedente alla saga di Asgard dell’anime è l’Oav L’ardente scontro degli dei, avente la medesima ambientazione. Probabilmente l’oav meglio costruito, introduce al mondo nordico e anticipa quella che sarà poi la seconda serie dell’anime.

Molti elementi provengono direttamente dalle antiche fonti dell’Edda in prosa e del Cantare dei Nibelunghi (Nibelungenlied), mentre altri sono tarde elaborazioni ottocentesche, riprese da L’Anello del Nibelungo di Wagner, ma tutte nel complesso sono cariche di fascino e dense di significato (Vedi Fonti, a fine articolo).

PERSONAGGI ed OGGETTI:

ORION / SIGFRIDO:

Il nome italiano Orion è uno dei pochi che non si collega direttamente alla mitologia nordica, bensì a quella greca, al mito di Orione, il Cacciatore, che poco ha in comune, se non forse la possanza e l’abilità guerriera, alla figura del personaggio Asgardiano.

Sigfrido invece, l’originale nome del Guerriero della stella Alfa Ursae Majoris, richiama direttamente un mito nordico, quello del leggendario eroe Sigfrido (Sigurth nell’Edda), protagonista del Cantare dei Nibelunghi e della terza parte, Sigfrido appunto, de L’Anello del Nibelungo, di Richard Wagner.

Sigfrido infatti è, come Orion nell’anime, un eroe impavido e coraggioso, che uccise il drago Fafnir, con la spada Gramr, bagnandosi poi del sangue del drago, che aveva il particolare potere di conferire l’invulnerabilità (come riportato nel Cantare dei Nibelunghi). L’unico punto in cui rimase vulnerabile fu dietro le spalle, a causa di una foglia di tiglio che vi cadde; quindi arrostì il cuore del drago e ne mangiò una parte, ricevendo il dono della profezia. Morì colpito proprio in quell’unico punto in cui era vulnerabile, trafitto a tradimento durante una caccia (nel Cantare dei Nibelunghi) o ucciso a letto dal fratello Guttorm (in L’Anello del Nibelungo).

Indipendentemente dalla morte dell’eroe, che nell’anime sceglie il sacrificio, Orion ricalca la figura eroica di Sigfrido, ad eccezione del dono della profezia, di cui, pare, non era dotato. La sua Armatura rappresenta proprio Fafnir, il drago da lui ucciso e del cui sangue si è bagnato, tranne che in un unico punto, il cosiddetto artiglio del drago, identico al punto debole di Sirio il Dragone, colui che lo scoprirà.

ARTAX / HAGEN:

Il nome italiano Artax non richiama elementi di mitologia nordica, quanto il cavallino pezzato, piccolo quanto un pony, de La Storia Infinita, dello scrittore Michael Ende, ed infatti l’armatura di Artax, assemblata, rappresenta proprio un cavallo, per l’esattezza Sleipnir, il cavallo di Odino.

Sleipnir ("Colui che scivola rapidamente), di color grigio (colore dell’indeterminatezza, essendo a metà fra il nero e il bianco, esprime quindi l’idea di cambiamento, di trapasso), dotato di otto zampe, è il migliore cavallo che esista, il più veloce, in grado di cavalcare il cielo e le acque, e correre anche lungo gli altri mondi.

Il nome originale di Artax, Hagen, è invece ripreso dalla tetralogia wagneriana, L’Anello del Nibelungo, essendo infatti il figlio di Alberich, colui che ucciderà l’eroe Sigfrido. I suoi tratti sono, come quelli del padre, caricati negativamente, e non sembra quindi che vi sia una relazione diretta tra il personaggio wagneriano e il Cavaliere di Asgard, la cui lealtà e fedeltà ad Ilda non sono mai in dubbio. Non soltanto, Artax ed Orion (Sigfrido) sono ottimi amici, come mostrato in vari flashback della serie, ed è impossibile immaginare che uno volesse uccidere l’altro.

Una supposizione interessante è che i poteri del personaggio di Artax siano ispirati a Surtr, un Gigante del Fuoco il cui nome significa "Il Nero". Questi, detto anche Surti, sta di guardia a Muspellheimr (la Terra delle Fiamme, uno dei Nove Mondi nella cosmogonia nordica), impugnando la sua spada di fiamma, e si scontrerà col Dio Freyr durante il Ragnarock. A conferma di questa ipotesi c’è il termine "Surtshellir", che significa letteralmente "Caverna di Surtr", da riferirsi all’infuocata caverna di lava dove Artax conduce Cristal per combatterlo; mentre la spada infuocata è quella di Megrez, forgiata proprio da Artax.

MIZAR e ALCOR / CYD e BUD:

I due fratelli della Tigre dai denti a sciabola, Nera quella di Mizar e Bianca quella di Alcor, prendono il nome dalla stella Mizar, della costellazione dell’Orsa Maggiore, che è una stella doppia, con Alcor come speculare, ma non dalla mitologia nordica.

Sul retroterra mitologico dei nomi originali, Cyd e Bud, siamo nel campo delle congetture: in norvegese, infatti, i due termini significano rispettivamente "sud" e "comando", e questo potrebbe indicare che Alcor sia il fratello dominante. Nella cosmogonia nordica esistono due divinità con nome assimilabile a quello dei Guerrieri di Asgard: Bota e Sit, della stirpe dei Vani. Infine, per quanto la tigre dai denti a sciabola non sia un mito nordico (dato che è vissuta in America Settentrionale e in Africa), esiste una debole traccia nella figura della Dea Freia, la quale usciva ogni giorno dal palazzo su un carro trainato da due felini.

Una curiosità astronomica: Alcor, per i popoli scandinavi, rappresenta un alluce del gigante Orwandil, che gli si era congelato e gli fu staccato da Thor e lanciato tra le stelle.

MEGREZ / ALBERICH:

Stesso discorso applicabile anche per Megrez, che è il nome della stella Delta Ursae Majoris, e non ha origini nordiche, che invece si possono rinvenire nel nome originale di Megrez, cioè Alberich.

Alberich è infatti un nome tipicamente germanico, italianizzato in Alberico, composto da "Albhi", elfo, e "rikja", signore, re, e, quindi, il suo significato è ""re degli elfi". Alberich o Oberon è infatti, nella mitologia germanica, il re degli elfi, popolazione di nani abilissimi nella lavorazione dei metalli. Vive in un regno sotterraneo circondato da una folta schiera di nani, e possiede un anello ed un mantello magici, capaci di renderlo invisibile a suo piacimento.

Un personaggio con tale nome compare nella tetralogia wagneriana, L’Anello del Nibelungo, proprio come un re dei Nibelunghi. Alberich è infatti un nano, esponente del demoniaco mondo sotterraneo, che abita in un ricchissimo palazzo scavato nella terra, i cui tratti sono connotati pesantemente, al punto da sovraccaricare la figura negativamente: è infido ed astuto, perpetua la frode, inganna le figlie del Reno e ruba l’oro, rinunciando all’amore per poter conquistare il tesoro e dominare il mondo.

Megrez, nell’anime, per quanto sia un uomo e non un nano, presenta gli stessi caratteri spietati dell’Alberich wagneriana, al punto da essere il personaggio che meglio ricalca il mito dietro al proprio nome: assetato di potere, astuto, sleale, non esita ad ingannare gli avversari con trucchi ed inganni pur di raggiungere l’obiettivo finale, incarnato dal dominio su Asgard e sull’intera Terra, anche a patto di tradire la sua Regina e la sua gente, rinunciando quindi al loro amore, ma anch’egli, come Alberich, viene vinto.

Un’altra, forse più immediata, fonte mitologica, a cui gli autori potrebbero essersi ispirati nel creare il personaggio di Megrez, è sicuramente Loki, il Dio nordico dell’Inganno, ingegnoso inventore di tecniche e diabolico ingannatore.

Megrez non possiede anelli né mantelli magici, ma è uno dei pochi ad avere altri "oggetti" a sua disposizione, quali la Spada di fuoco (vedi Artax) e la biblioteca del padre.

L’uso dell’ametista da parte di Megrez, per rinchiudere i corpi dei suoi nemici, può ricollegarsi ad una tradizione orientale (quindi non della mitologia nordica) secondo cui l'Ametista è la pietra del sesto chakra o Ajna, frontale, meglio conosciuto come Terzo Occhio, che è l’abitazione dell'anima, ed una volta "aperto" si ottiene la visione delle realtà superiori dell'Universo

MIME / MEEM:

Come Alberich e Hagen, anche Mime (nome originale: Meem) compare nella tetralogia Wagneriana; egli è infatti il fratello di Alberich, tutore di Sigfrido, forgiatore dell'Elmo dell'invisibilità e del famoso anello, un nano grottesco, la cui bruttezza fisica è parallela alla deformità morale.

Il Mime della Saga di Asgard non è brutto fisicamente, né moralmente deformato, è semplicemente infelice. Suona una lira, ma la sua Armatura, in forma di totem, rappresenta un’arpa, strumento caro alla simbologia nordica, soprattutto irlandese. Furono infatti le popolazioni nordiche le prime in Europa ad riutilizzare l’arpa, dal IV secolo in poi, considerandola simbolo di tranquillità, animo eletto e allegria. Che proprio Mime, animo inquieto per eccellenza, incapace di abbandonare i fantasmi del suo burrascoso passato familiare, sia l’utilizzatore di tale strumento è quantomeno ironico, e contribuisce a rendere particolare e singolare la tormentata figura del Guerriero di Asgard.

LUXOR / FENRIR:

Fenrir (in antico nordico noto anche come Fenrisulfr o Fenris) è un gigantesco lupo della mitologia nordica, che compare sia nell’Edda poetica sia nell’Edda in prosa, nato dall'unione tra il dio Loki e la gigantessa Angrboða, assieme alla regina degli inferi Hel e al Miðgarðsormr. La ferocia di Fenrir era tremenda e pure le sue dimensioni, al punto che soltanto un Dio, Tyr, osava avvicinarsi a lui per dargli da mangiare. Fu incatenato con una catena magica (Gleipnir), dopo due tentativi falliti, e relegato nell’isola solitaria di Lyngvi, sul lago Amsvartir, con una spada tra le due mascelle, in modo che non potesse chiuderle. Durante il Ragnarock, quando tutti i legami saranno sciolti, Fenrir si libererà ed egli assalirà gli Dei insieme a tutte le altre creature malvagia, e sarà così grande che la sua mascella inferiore toccherà la terra e quella superiore il cielo. Ucciderà Odino, sbranandolo, ma sarà ammazzato da Vidarr, il figlio di Odino, che fermerà le sue due mascelle, spezzandogliele, piantandogli poi una spada nel cuore.

Luxor, per quanto sia un uomo e non un animale malvagio, presenta numerosi tratti simili a quelli della creatura Fenrir, disponendo appunto del potere di comandare i lupi, il simbolo della sua Armatura, nonché l’essenza dei suoi colpi segreti. Spietato e feroce come un lupo, Luxor non ha fede negli uomini, disinteressato al destino della Terra, e forse anche di Asgard stessa, proprio come Fenrir nel mito.

THOR e MJÖLLNIR:

Il possente Cavaliere di Asgard è modellato sulla figura del Dio del Tuono e del Fulmine, Thor, figlio di Odino e di Jord, Dea della Terra. Il suo nome deriva dall’antico tedesco Donar, "il Tonante", evoluto nel moderno Donnerer. È lo strenuo difensore degli uomini dagli assalti dei giganti e delle forze del male, contro cui combatteva su un carro trainato da caproni, ed è molto amato perché è uno dei pochi dei il cui culto non richiede sacrifici umani. In generosità è superato solo da Balder, cui peraltro è molto legato. Thor è principalmente una divinità guerriera, ed infatti possiede due potentissimi oggetti, una cintura che aumenta la sua forza ed il martello Mjöllnir, in grado di colpire e tornare nelle mani di chi lo ha lasciato. Nelle mani di Thor questo martello poteva distruggere montagne e creare valli immense. Stranamente viene spesso rappresentato insieme a Loki, il Dio più malvagio, ed a volte i due agiscono anche insieme, a testimonianza che bene e male devono coesistere nell'universo. 

Il personaggio asgardiano, per quanto non sia figlio di Odino, riprende moltissimi elementi del mitico Thor, primi tra tutti la sua forza e la sua bontà d’animo. Il Guerriero di Asgard è gigantesco e fisicamente molto potente, ma è anche un attento indagatore dell’animo umano ed uno dei pochi che, prima di morire, riesce a rendersi conto di quanto Ilda sia cambiata, e proprio per lei, per combattere per la vera Ilda, la generosa donna che lo salvò nella foresta, che sceglie di lottare fino alla morte.

Inoltre il Guerriero dell’anime possiede lo stesso martello, Mjöllnir, del Dio, con le stesse caratteristiche: ritorna sempre al suo padrone dopo aver colpito (come un boomerang) e sprizza scintille quando saetta nell'aria.

MIDGARD / MIÐGARÐSORMR:

L’armatura di Thor rappresenta Midgard (Miðgarðsormr), un enorme e mostruoso serpente, il cui nome significa "Serpe di Midgard", figlio di Loki e della gigantessa Angrboða, e fratello di Fenrir, il lupo, e di Hel, futura regina dei morti. Allevato nello Jötunheimr, la terra dei giganti, perché gli Dei non ne vengono a conoscenza, Midgard si scontrerà numerose volte con Thor, fino alla fine del mondo, il Ragnarock, quando si combatterà l’ultima battaglia. Thor riuscirà ad abbatterlo, ma non riuscirà a sopravvivere più di nove passi dopo la vittoria, ucciso dal veleno del serpente.

È singolare che i due eterni rivali, uno nemesi dell’altro, siano stati "fusi" insieme, per realizzare un personaggio e la sua armatura protettiva.

Cristal, nel film L’Ardente scontro degli dei, prenderà proprio il nome Midgard, per quanto la sua armatura aranciona rappresenti più un’aquila che un serpente, quasi a voler indicare la sua malvagia natura distruttiva.

ANELLO DEL NIBELUNGO:

L’Anello è un oggetto caro alla mitologia nordica, presente in numerose opere letterarie sia come simboli di potere che come oggetto da ricercare, al punto da influenzare tantissimi scrittori, sia antichi che moderni (come J. R. R. Tolkien, per esempio). Tra i tantissimi anelli, nel mito nordico, ricordiamo i più celebri:

In linea di massima comunque l’anello rappresenta un legame, un vincolo, che nel caso di Ilda e dell’anello del Nibelungo si configura come un forte legame, una schiavitù, un piegarsi al volere di una volontà aliena.

ODINO:

Odino (in antico nordico Óðinn, Wotan in germanico, più raramente Ygg) è la principale divinità del pantheon norreno; figlio di Bor e della Gigantessa Bestla e il Capo supremo degli Asi, Dio della Saggezza e della Guerra. In battaglia brandisce Gungnir, la sua lancia, e cavalca Sleipnir, il cavallo a otto zampe; raduna i morti in battaglia, gli einherjar, nel Valalla, al cui fianco combatteranno durante lo scontro finale, il Ragnarock. Nei confronti degli uomini Odino mantiene un atteggiamento ambivalente, di amore e di odio, di interesse e di disinteresse, mostrando talvolta simpatia ma preferendo non intromettersi eccessivamente nelle questioni umane.

È una figura complessa, in parte mistica e sciamanica, intorno a cui ruotano tantissime leggende e prove, che nell’anime de I Cavalieri dello Zodiaco è evocata più volte, senza mai comparire direttamente. Ilda lo venera come Dio giusto, confidando nel suo aiuto per aiutare la città di Asgard a sopportare i rigori dell’inverno, ma egli preferisce non scendere direttamente in campo, limitandosi a sorreggere Pegasus, donandogli la propria Armatura, compresa di spada, e ad incitarlo a tagliare l’Anello del Nibelungo dalle mani della Celebrante, confermandosi quindi come figura forte, interessata alle sorti umane ma non al punto da intervenire direttamente.

Nell’anime compaiono due statue di Odino, una nel 2° film (L’ardente scontro degli Dei), distrutta al termine da Freyr, e un’altra nella saga di Asgard, simili tra loro ma con qualche differenza.

La statua dell’anime è molto alta, anche se non colossale come quella del film, si trova dietro il palazzo di Asgard e rappresenta Odino, presentato come un anziano guerriero, con la folta barba bianca, che tiene fermamente una lunga spada con la mano destra tesa avanti a sé. La punta di Balmung è rivolta verso il basso, forse a significare la sua funzione difensiva, dagli attacchi che Asgard ha subito nel corso dei secoli, proprio come ricordato dal Dio durante la conversazione con Pegasus. In testa tiene un elmo ed indossa una lunga tunica, con varie pieghe, fermata in vita da una cintura dorata; sull’elmo vi sono sette fori, disposti come le stelle dell’Orsa Maggiore, dove andranno a collocarsi i sette zaffiri delle Armature dei Guerrieri del Nord, rendendo possibile la liberazione dell’Armatura di Odino e della Spada Balmung. Il basamento della grande statua è rappresentato da una nave, un drakkar per l’esattezza, tipica imbarcazione vichinga.

La statua di Odino del 2° film somiglia a quella della serie animata, con piccole differenze. La corona del Dio è infatti, in questo caso, composta da splendidi, quanto affilati, cristalli di ghiaccio, su cui Freyr verrà martoriato. E la nave, il basamento della statua, guarda verso il palazzo e non in laterale. L’intera statua verrà distrutta da Freyr, per salvare Lady Isabel, prigioniera sulla prua della nave, e al suo posto sorgerà Yggrdasil, l’albero cosmico.

BALMUNG:

Nel Nibelungenlied la spada di Sigfrido è chiamata Balmung, invece che Gramr (nome con cui è solitamente nota la spada che l’eroe usò per trafiggere Fafnir). È curioso che gli autori abbiano scelto questo nome per la spada di Odino (il quale ha sempre preferito usare la lancia come arma, Gungnir), forse perché, come Sigfrido la utilizzava nel mito, soltanto un cavaliere eroico e coraggioso, come Pegasus, può impugnarla.

HILDA:

Hilda è la regina di Asgard e somma sacerdotessa di Odino; la sua volontà viene imprigionata da Nettuno con l’Anello del Nibelungo.

Hilda (nome derivato dal nordico Hildr) è una delle valchirie, le dee che stabiliscono il destino degli eroi in battaglia. In nordico valkyrja è "colei che sceglie i caduti" (kyrja "scegliere"; valr "caduti"); le valchirie sono le figlie adottive di Odino, sono coloro che dischiudono le porte del Valhalla agli eroi caduti in battaglia.

Esse possiedono e trasmettono segreti celesti, sono simboli della manifestazione del divino; per questo sono dette bianche e luminose, e talvolta appaiono in forma di cigno. Per la loro qualità guerriera esse appaiono spesso armate di tutto punto; la loro qualità divina è risaltata anche grazie al fatto che sanno cavalcare nell'aria e sull'acqua.

La valchiria è la dea del destino, tuttavia solo per il guerriero o l'eroe, per questo si manifesta come incarnazione della battaglia. Essa tesse la trama di una vita messa sempre a confronto con la morte attraverso la quale è conquistata l'immortalità della conoscenza.

Hildr, che vuol dire "battaglia", è la valchiria che compare nel mito dell'eterna battaglia fra Högni e Heðinn, ella è figlia di Högni e sposa di Heðinn, e si dice che durante la notte resuscitava con la magia tutti i caduti.

Un'altra ipotesi sul mito da cui è tratto il nome di Hilda: Huld, nella tradizione scandinava era una völva (oppure vala, wala, seiðkona o wicce) ossia una sacerdotessa, nominata nel poema scaldico Ynglingatal. Nel corso di questo scritto si narra che uccise il re svedese Vanlade.

BALDER:

Il sacerdote di Odino certamente è ispirato alla figura di Loki più che a quella di Baldr; infatti nella mitologia nordica il figlio di Odino è una delle figure più positive.

Nella mitologia è figlio di Odino e Frigg, il dio della luce, della gioia, della purezza, dell’innocenza e del perdono. Fra gli uomini era considerato il migliore fra tutti gli dei: era amichevole, saggio e dispensava buoni consigli a tutti.

Egli dimora in Breiðablik ("ampio splendore") in una terra dove esistono poche rune malvagie.
La maggior parte dei miti su questa figura riguardano la sua morte, che diventa simbolo dell’innocente che viene sacrificato, ma che sarà il prescelto per regnare nel ciclo successivo al crepuscolo degli dei.

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La figura di questo cavaliere è stata tratta con molta probabilità dal dio nordico Ullr, figlio di Sif e figliastro di Thor. Egli è il dio della caccia e dell'inverno. E’ un arciere molto abile ed il migliore sciatore. Egli è un dio che veniva spesso invocato durante i duelli. Ullr dimora in Ydalir ("valli del tasso"), infatti gli alberi più pregiati con cui venivano costruiti gli archi erano appunto i tassi.

Questo dio è poco conosciuto probabilmente perché il suo culto fu presto soppiantato da quello di Odino.

Un arma insidiosa dell’armatura di Url è la spada (probabilmente presa in prestito dalla figura di Sigfrido, l’eroe per eccellenza che brandisce Gramr) e grazie ad essa riesce a mettere in difficoltà Andromeda, frantumando la sua catena.

RUMNIR:

Nel secondo oav è il gigante che affronta prima Andromeda e poi Phoenix e viene ucciso da quest’ultimo con un Fantasma Diabolico.

Nessun nome di questo genere è presente nella mitologia scandinava, ma con tutta probabilità per questo cavaliere l'ispirazione è stata Thor o i vari miti sui giganti, appartenenti alle forze oscure ma necessari per l'ordine dell'intero cosmo.

Il termine Rumnir (originale: Rung) potrebbe essere stato estrapolato dal nome Hrímnir (letteralmente "ghiacciato"), un gigante del ghiaccio.

I giganti, infatti, nella mitologia, incarnano e posseggono la materia delle origini. Così esistono giganti del ghiaccio, ma anche giganti del fuoco, come Surtr. I primi risalgono direttamente a Ymir, il gigante primordiale, dal cui corpo fu creato il mondo intero. I secondi invece, oltre a possedere un principio da cui il mondo è nato, hanno in consegna anche quello che lo distruggerà. Essi sono gli esseri da cui il mondo ha origine, i primi abitanti, le forze dell’oscurità, i nemici ma allo stesso tempo progenitori degli dei.

In I Cavalieri dello Zodiaco, come sappiamo, Rumnir ispirerà poi la figura di Thor nella saga di Asgard.

LOKI:

Il guerriero chiamato Loki in realtà è tratto dalla figura di Fenrir, il lupo che durante il crepuscolo degli dei inghiottirà Odino; e ispirerà successivamente Luxor. Seppur appartenente alla stirpe degli Asi,

Loki è una figura divina del tutto a sé stante, la cui personalità è segnata da una profonda ambivalenza. Il più malvagio fra gli dei è anche loro convivente, ed è addirittura compagno di Thor. Questo ad indicare l’unione fra bene e male, forze inscindibili, entrambe necessarie per l’ordine del cosmo.

FREYA/FLARE:

In entrambi i capitoli dedicati ad Asgard, è presente il personaggio femminile ispirato a Freyja (Flare nella saga dell’anime, Freya nell’oav), dea dell’amore e della fertilità nella mitologia scandinava.

Freyja, molto spesso identificata con Frigg (moglie di Odino), è figlia di Njördr (Dio della ricchezza e dell'opulenza), sorella di Freyr, moglie di Odr (spesso identificato con Odino), madre di due figlie, Hnoss e Gersimi (entrambi i nomi significano "gioiello"). La sua dimora si chiama Fòlkvangr "campo del popolo" o "campo di battaglia". Là ella sceglie ogni giorno la metà dei caduti in battaglia (e l'altra metà spetta ad Odino). Alla connessione con la battaglia è dovuto il fatto che ella possiede un travestimento da falco. Il suo nome significa "signora".

I suoi animali preferiti sono i gatti, ella infatti possiede un carro trainato da due di essi. La connessione con i gatti è anche dovuta alla qualità magica di questi esseri, poiché Freyja è maestra di magia. La sua qualità di dea della fecondità è sottolineata anche là dove si dice che ella andava in giro per il mondo alla ricerca di Odr (confuso sovente con Odino) piangendo lacrime d'oro.

Nell’oav, precedente alla saga di Asgard dell’anime, Freya è la sorella di Freyr, colui che si sacrifica per uccidere Balder. Freya, come ci viene presentata nell’oav, ha delle caratteristiche fisiche molto simili a quelle di Natassia, protagonista della storia del manga ambientata a Blue Grado.

Il nome "Flare" sembra derivi dall’inglese "fiamma, chiarore", a conferma di ciò in francese la principessa di Asgard viene detta Flamme; probabilmente per accentuare il desiderio ardente di pace che spinge la fanciulla a rinnegare Asgard e sua sorella Hilda.

FREYR:

In L’ardente scontro degli dei, colui che si sacrifica per stanare il potente Balder è Freyr, fratello di Freya.

Nella tradizione scandinava è una delle divinità principali, appartenente alla stirpe dei Vani: è figlio di Niörðr (che probabilmente si unì con la sua stessa sorella, come era di costume fra i Vani), fratello di Freyja e sposo di Gerðr, figlia del gigante Gymir. Letteralmente Freyr significa "signore" (il nome ha la stessa radice di Freyja, "signora") ed è il dio della fecondità (egli governa la pioggia e il sole, la fertilità della terra e le ricchezze degli uomini).

Si dice che il dio ricevette la sua dimora, l'Álfheimr ("paese degli elfi"), come dono per il primo dente. Il culto di questo dio fu presente soprattutto fra gli Svedesi, per i quali Freyr incarnava il re sacro che doveva garantire la prosperità della stirpe; significativo, in L’ardente scontro degli Dei, il suo sacrificio, per la rinascita di Asgard.

LUOGHI:

ASGARD/MIDGARD/VALHALLA:

All'interno della mitologia nordica, Asgard (Ásgarðr in antico nordico) è la residenza degli dei, la capitale la capitale dell'Ásaheimr, uno dei regni contenuti nella chioma del frassino del mondo Yggdrasill, separato dal mondo dei mortali, Miðgarðr (Cristal, nell’Oav, è sotto l’influsso del malvagio Balder e si fa chiamare Midgard, nome collegato non tanto al regno degli uomini quanto alla serpe che ucciderà il dio Thor).

Miðgarðr era il mondo al centro dell'universo, letteralmente il "Recinto interno", dove dimoravano gli uomini.

Nella saga dei cavalieri viene fatta confusione fra questi due regni: in realtà la città governata dalla regina Hilda dovrebbe essere Midgard, il regno degli uomini, la terra di mezzo, non la dimora degli Asi, ossia Asgard..

Pegasus, Andromeda, Sirio e Lady Isabel giungono alla reggia di Balder, il Valhalla, rappresentato come un castello.

Nella mitologia Glaðsoheimr è il tempio dedicato ad Odino, fatto interamente d’oro e il Valhalla è una immensa sala, con cinquecentoquaranta porte, dal soffitto composto di lance, le pareti di scudi e i sedili di corazze ed è circondato da giardini e praterie. In esso vengono accolti i più valorosi guerrieri morti in battaglia, gli einherjar. Al mattino i guerrieri escono nelle praterie e passano la giornata combattendo fra loro. Il combattimento, infatti, e la loro gioia maggiore. A sera coloro che sono rimasti uccisi resuscitano e, insieme agli altri, tornano cavalcando al Valhalla dove banchettano tutta la notte cibandosi delle carni inesauribili di un grande cinghiale e bevendo birra che viene loro servita dalle Valchirie.

YGGDRASILL:

Come scena conclusiva del secondo oav, L’ardente scontro degli dei, la statua di Odino profanata col sangue di Atena, viene sostituita da un albero. Freya lo riconosce dicendo: "questa pianta si chiama Yggdrasill, o albero dell'universo".

Nella mitologia questa pianta esiste però dall’inizio del mondo. Le radici dell’Yggdrasill sono le fonti stesse della vita. Esse si immergono nei tre grandi regni: quello degli Asi, dei Giganti e degli uomini. Una delle radici passa al di sopra di Niflheim, il mondo dei morti, e il serpente Níðhöggr la rosicchia senza sosta. Presso la radice volta verso la sala dei giganti si trova la fonte Mimir. Chi beve l'acqua di questa fonte ottiene sapere e saggezza. La terza radice del frassino va verso il cielo, là si trova la sacra fontana di Urðr dove nuotano due cigni bianchi, simbolo di purezza (questi due animali che hanno iniziato la loro stirpe).

In questo luogo si recano ogni giorno gli dei per tenere consiglio e vi giungono cavalcando sul ponte, detto Bifröst, che gli uomini chiamano arcobaleno.

Presso la fontana vivono tre Norne: Urðr, Verðandi e Skuld (passato, presente e futuro). Un'aquila sapiente siede tra le fronde del frassino e in mezzo ai suoi occhi sta il falco Veðrrfölnir. Lo scoiattolo Ratatoskr corre sul tronco e trasmette messaggi d'odio tra l'aquila e il serpente Níðhöggr. Questa lotta tra l'aquila e il serpente è l'eterno combattimento tra la luce e le tenebre. Quattro cervi brucano la corteccia dell'albero che deve sopportare e rigenerarsi in continuazione, Dáinn, Dvalinn, Duneyrr e Duraþrór. Viðópnir è il gallo che dimora fra i rami dell’albero ed è nemico dei giganti, esso attende di annunciare il crepuscolo degli dei.

Yggdrasill protegge, unisce, nutre. È l'energia instancabile della vita, la forza vitale che sventa i tranelli della morte. Eternamente assalito, sopravvivrà al Ragnarok, che non lo farà che tremare. Alla sua ombra la vita rinascerà dalla coppia Lif e Lifthrasir (vita e forza vitale), si nutriranno della fresca rugiada del mattino e daranno vita, grazie a questa linfa grondante dai suoi rami, alla nuova umanità rigenerata. Yggdrasill è dunque allo stesso tempo albero della scienza tramite la fontana di Mimir, la rugiada dell'idromele, le rune scoperte da Odino; albero del destino: protegge le Norne, gli dei e tiene consiglio; è asse del mondo. Attraverso lui si ha la comunicazione tra mondi, quello degli dei e quello degli uomini: l'albero che si distende verso il cielo è, per gli antichi scandinavi, il cammino che porta l'uomo verso gli Asi.

BREVI ACCENNI CULTURALI sulle FONTI della MITOLOGIA NORDICA:

EDDA IN PROSA: Detta anche Edda di Snorri, dal nome del celebre scrittore islandese vissuto tra XII e XIII secolo che compose tale opera, intorno al 1220, è uno dei principali monumenti della letteratura islandese, nonché massima fonte dell’antica mitologia scandinava. Edda si è inteso per molto tempo come "avo" o "nonna", e recentemente si è indicato anche il termine "canto, poesia". Entrambe le interpretazioni hanno buoni motivi per essere la prima infatti pone l'accento sui miti, le favole e le tradizioni antiche narrate dalla nonna alle nuove generazioni; la seconda intende il libro come una sorta di manuale per aspiranti scaldi, come sembra che Snorri avesse intenzione di fare. L'Edda in prosa è risultata invece il pretesto per narrare miti e leggende norrene.

L’opera è suddivisa in tre parti: L'inganno di Gylfi (Gylfaginning), una narrazione completa ed organica dei miti norreni, oltre che la nostra fonte più importante per la conoscenza del mondo mitico degli antichi Scandinavi, l’Arte poetica (Skáldskaparmál), che spiega agli aspiranti poeti il significato delle più importanti kenningar (metafore) della poesia scaldica norrena, dando così molte importanti informazioni sulla mitologia scandinava, e Trattato di metrica, un saggio tecnico dei metri poetici.

CANTARE DEI NIBELUNGHI: (Nibelungenlied) fu composto nel XIII secolo, in medio-alto tedesco da un poeta anonimo austriaco della regione di Passau. Si tratta di oltre 8000 versi raggruppati in quartine, articolati in 39 canti (â ventiuren = avventure). Raccoglie e sviluppa temi della tradizione germanica noti, almeno nella versione più antica, anche nell'Edda. Si compone di due parti: nella prima vengono narrate la vita e la morte di Sigfrido, principe del basso Reno; nella seconda la vendetta della moglie Crimilde e l'annientamento del popolo dei Burgundi ad opera degli Unni.

L’ANELLO DEL NIBELUNGO: (Der Ring des Nibelungen) è una serie di quattro opere liriche di Richard Wagner, le quali costituiscono un continuum narrativo e raccontano una vicenda che si svolge nell'arco di tre giornate e un prologo: L'oro del Reno (prologo), La valchiria (primo giorno), Sigfrido (secondo giorno), Il crepuscolo degli dei (terzo giorno). Wagner compose la musica e scrisse il libretto delle quattro opere nel corso di 26 anni, dal 1848 al 1874, ispirandosi all’Edda e alla Saga dei Voslunghi e dei Nibelunghi.

By ALEDILEO e FLARE.