TEMPIO DI ARTEMIDE

Nome originale: /

Prima apparizione: Saint Seiya Next Dimension n° 2 (n° 2 italiano J-Pop)

Apparizioni: Next Dimension 2-4, 7.

Visitato da: Chronos, Lady Isabel, Andromeda, Hecate, Phoenix, Cristal, Sirio, Callisto, La Scoumune, Satelliti, Toma.

Anime

Questo luogo non esiste nell’anime.

Manga

Storia: Presentato per la prima volta in Saint Seiya Next Dimension, sequel e prequel del manga classico, il Tempio di Artemide è la sacra dimora dell’omonima dea della luna e della caccia, sorella maggiora di Atena. Chiamato anche Santuario della Luna, viene indicato essere all'inizio del monte Olimpo. Atena e Andromeda vi si recano nel tentativo di salvare la vita di Pegasus, intenzionati a chiedere ad Artemide di poter tornare indietro nel tempo per distruggere la spada sacra di Hades. Atena riesce a raggiungerne la zona più esterna teletrasportandosi con i suoi poteri dall’Altura delle Stelle, ma lei e Andromeda sono inizialmente vittima di potenti illusioni che creano numerosi possibili sentieri. Superatele grazie all’aiuto interessato di Hecate, fattucchiera della luna che parrebbe preposta alla guardia del crocevia, i due raggiungono il tempio vero e proprio, incontrando le Satelliti - soldati semplici di Artemide -, il loro comandante Callisto e poi la dea stessa. Dopo qualche iniziale ritrosia, Artemide li invia da Chronos, l’unico in grado di esaudire la richiesta di Atena. Callisto, temendo l’ira delle divinità, cerca di fermarli inviando vari sicari, tra cui Toma, un angelo caduto prigioniero in una delle zone più esterne del tempio, la Prigione della Luna. In seguito, anche Phoenix, Sirio e Cristal visitano parte del territorio della luna, passando per il crocevia prima di raggiungere il lago di Chronos.

Descrizione: Il Tempio di Artemide può essere diviso in tre zone distinte: il crocevia, il tempio vero e proprio e le Prigioni della Luna.

Il crocevia, situato nella parte inziale del sacro monte Olimpo, appare inizialmente come il punto d’incontro di numerosi sentieri, almeno sette, al cui centro sorge un pilastro alto svariati metri, in stile greco, con sopra il simbolo della luna. Il pilastro, il cui stile ricorda il corinzio, ha base quadrata ma fusto cilindrico e un capitello a rientrare su cui sono scolpite a rilievo immagini classiche. Sopra di esso si trova una mezzaluna di pietra, a falce ma con le punte rivolte verso l’alto. Il simbolo della luna viene usato come frequente punto d’atterraggio da Hecate quando è mutata in corvo. Tutto il pilastro sembra aver subito gli effetti del tempo ed appare abbastanza danneggiato, con numerose crepe ed alcune parti del tutto frantumate e assenti. Non sappiamo se ciò sia il frutto di incuria, o se il luogo sia stato teatro di qualche combattimento in epoche precedenti. Poggia su un pavimento in lastroni squadrati di pietra, lungo però solo pochi metri visto che ben presto viene coperto e sostituito dal terreno roccioso. I sentieri attorno a lui sono per lo più il frutto di un’illusione, abbastanza potente da ingannare persino Atena o Phoenix, e, con l’aiuto - normalmente a pagamento - di Hecate, scompaiono, rivelando pareti rocciose su ambo i lati ed un’unica strada che conduce al tempio di Artemide. Da come viene descritto, sembra che, finché l’illusione è attiva, nessun sentiero sia quello giusto, visto che percorrerli finisce sempre per riportare al crocevia. Anche se non viene espressamente detto, il crocevia sembrerebbe essere il limite esterno del regno di Artemide, visto che è qui che Andromeda e Isabel si ritrovano dopo essere stati cacciati dal tempio. Parimenti, non è del tutto chiaro se Hecate sia al servizio di Artemide o se agisca in totale o parziale indipendenza.

Proseguendo, il sentiero si tramuta in una strada in salita con dirupi da ambo le parti, e porta ad attraversare prima un arco di pietra e poi numerose e antiche rovine, arrivando infine al Tempio della Luna, dimora di Artemide. Simile più a una cittadella fortificata che ad un singolo edificio, questa compare come un’enorme costruzione a struttura vagamente piramidale ma in stile greco antico. Facendo attenzione, si nota che il sentiero conduce più o meno al centro, non alla base, che sembra essere composta solo da rovine e mura, le cui fondamenta sono nascoste dalle nuvole. È quindi possibile che il tempio si trovi su una rupe indipendente, collegata al resto dell’Olimpo solo dal sentiero. La struttura esterna viene vista solo da molto lontano, ma si scorgono numerosi piccoli templi circolari, torri e torrette. La maggior parte degli edifici sono illuminati da fiaccole, che risplendono nella notte, e una sorte di faro o fiamma rossa illumina il vertice a punta della costruzione. E’ evidente che il tempio agisce come equivalente dell’intero Santuario di Atena, facendo da residenza non solo alla Dea, ma anche al suo esercito di Satelliti e seguaci. Per entrare, si supera un ingresso ad arco, decorato su ambo i lati da sculture a rilievo poste all’interno di nicchie e celle, e si raggiunge la base di una scalinata, illuminata da bracieri. A differenza dell’esterno, qui l’architettura è per lo più curata, con sculture a rilievo sparse un po’ ovunque e quasi nessuna traccia di crepe. I soggetti scolpiti variano, ma sono per lo più piante, fiori o donne in peplo armate di lancia, evidente riferimento al ruolo di Artemide come dea della caccia oltre che della luna. Ambo gli elementi sono rappresentati nella sala del trono, raggiungibile proseguendo oltre la scalinata per una distanza imprecisata. Anche se non viene detto espressamente, vari indizi suggeriscono che si trovi in cima al tempio, e che la luce rossa vista da lontano siano in realtà i due enormi bracieri che affiancano la base della scalinata che conduce al trono. Quale che sia, la sala è priva di soffitto, permettendo di vedere chiaramente il cielo notturno e la luna, e sembrerebbe essere circolare o semicircolare. Il pavimento, infine, è in quadroni di marmo. Come detto, il trono si trova in cima a una scala di pietra, coperta da un tappeto violaceo e larga quattro o cinque metri. La zona antistante il trono ha la stessa larghezza della scala, e dietro il seggio si trova una parete delle medesime dimensioni, limitata da una colonna circolare su ciascun lato. Altre due colonne si trovano poco più in là su ambo i lati, ma la parete si limita solo alla porzione di spazio alle spalle del trono, oltre la quale c’è spazio aperto. Muro e colonne fanno da supporto ad un architrave, al centro del quale, proprio in corrispondenza del trono, si trova di nuovo il simbolo di Artemide: la luna a falce orizzontale, stavolta in condizioni perfette e fatta di un materiale biancastro che potrebbe essere marmo o avorio. Lo stesso simbolo, circondato da rami e foglie, è scolpito a rilievo sulla parete dietro il seggio. Come già accennato, la base della scalinata è affiancata da da due enormi bracieri semisferici posti su enormi basi cubiche di marmo, anche loro decorate con piante e tralicci, elementi che sono scolpiti anche sulle pareti del resto della sala. Il trono in sé è un seggio di marmo abbastanza semplice, con uno schienale verticale decorato di fiori e rami. L’elemento più particolare sono delle pitture lungo la parte verticale dei poggiamano: raffigurano fiori - di vari colori ma tutti a petali racchiusi - e foglie su sfondo blu, sagomato come nelle vetrate delle chiese. Sulla destra del trono, c’è un piccolo sostegno per lo scettro di Artemide.

A parte un salone abbastanza anonimo in cui La Scoumune fa rapporto a Callisto, l’unico altro luogo di rilievo sono le Prigioni della Luna. Si trovano all’esterno del Tempio della Luna, su una specie di isolotto posto in un lago, a sua volta posizionato in una specie di vallata. Anche se chiamata al plurale, la Prigione vera e propria è un tempietto circolare con cupola rotonda, sempre in stile antico, sorretta da sei colonne. Pur decorato con i fregi floreali classici di Artemide e pur avendo l’emblema lunare al centro del tetto, il tempio è chiaramente in rovina, con colonne piene di crepe o del tutto spezzate e pareti fatiscenti. Proprio attaccate alla base di quel che rimane della colonna centrale ci sono delle enormi catene, che terminano in ceppi bloccati a caviglie, polsi, addome e collo del prigioniero. L’aspetto è quello di catene di ferro, ma o il materiale è in realtà un altro ben più resistente, o la prigione è protetta da qualche barriera invisibile che impedisce di liberarsi. Le catene sono abbastanza lunghe da permettere al prigioniero qualche passo, ma non di andare oltre il bordo del tempio. Il pavimento, coperto di teschi e ossa umane, indica che vi sono stati altri prigionieri in passato, ma non sappiamo se questa sia l’unica prigione o se esistano altri luoghi simili nelle vicinanze. L’isolotto in sé è minuscolo, appena lo spazio del tempio, ed è collegato alla costa da un sentiero di rocce a pelo d’acqua, vicine tra loro ma non del tutto contigue.

Analisi by Suikyo e Shiryu