CRIO DELLA VIA LATTEA

(GALAXY KREIOS)

ETA': Sconosciuta, esiste sin dalle epoche mitologiche.

ALTEZZA: Sconosciuta. 1.86 M circa

PESO: Sconosciuto. 90 Kg circa

OCCHI: Rossi

CAPELLI: Azzurri.

DATA DI NASCITA: Sconosciuta.

LUOGO DI NASCITA: ?

GRUPPO SANGUIGNO: /

SEGNI PARTICOLARI: /

PARENTI CONOSCIUTI: Crono, Iperione, Giapeto, Oceano, Ceo, Temi, Tia, Teti, Rea, Febe, Mnemosine (fratelli), Urano (padre), Gaia (madre), Zeus (nipote). Tramite Zeus, è imparentato in vari gradi con la maggior parte delle divinità olimpiche.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Crio non ha una costellazione di appartenenza, ma i suoi simboli sono la galassia e la sciabola, in cui la sua Soma si trasforma in forma assemblata.

ARMATURA / ARMI: Il corpo di Crio è totalmente coperto dalla sua Soma, che lascia scoperto solo il viso. Associata alla sciabola, la corazza è occasionalmente armata con una lama gigantesca e flessibile, creata dal cosmo del Titano, vagamente simile ad una falce, ma che può anche essere chiusa a cerchio. Questa lama, abbastanza leggera da poter essere manovrata con facilità, è alla base di quasi tutti i colpi segreti di Crio, e può essere ulteriormente potenziata dal sangue stesso del Titano, ma sembra leggermente meno resistente del resto della corazza. Sull’estremità dell’elsa è scolpita una testa umana, i cui occhi e la bocca assorbono il sangue ed il cosmo del nemico per permettere al Dio di eseguire alcuni colpi segreti. Come tutte le Soma, quella di Crio ha una capacità difensiva altissima, superiore a qualsiasi altra armatura e tale da spaccare il pugno di una corazza che cerca di danneggiarla. Può tuttavia essere distrutta da attacchi estremamente potenti come l’Excalibur di Capricorn alla massima potenza.

STIRPE: Titano.

PRIMA APPARIZIONE: Episode G n°7, 2° capitolo (numero 13 in Italia) (manga).

EPISODI (SAGA): /

NUMERI DEL MANGA: Episode G n° 7, 9, 13-14 (13, 14, 17, 19, 25-28 in Italia).

COLPI SEGRETI / POTERI: Come tipico dei Titani, Crio possiede numerosi colpi segreti, quasi sempre basati sulla spada che il suo cosmo è in grado di creare. Questa lama è l’Aster Blade, e, pur essendo materiale, il suo essere forgiata dal cosmo le permette di oltrepassare l’armatura del nemico e ferire le carni sottostanti. Per di più, l’Aster Blade taglia anche il cosmo e l’aura del nemico, indebolendolo. La sua forma e le sue dimensioni sono variabili, ma spesso ha l’aspetto di un’enorme sciabola o falce, che Crio impugna con una mano sola. Essendo di cosmo, se tranciata può essere ricomposta, ed il suo taglio è talmente perfetto e preciso da non causare dolore. Dotato di un’enorme velocità, Crio può sferrare tanti affondi e fendenti da superare la velocità della luce di Capricorn, e rendere l’Aster Blade abbastanza dura da scontrarsi alla pari con Excalibur finché il cosmo del Cavaliere d’Oro non si innalza al massimo. La seconda tecnica è l’Aster Choreia: l’Aster Blade cambia forma diventando un gigantesco cerchio coperto di lame, che Crio muove sempre con una sola mano usandola come spada. La differenza è che l’Aster Choreia assorbe il sangue ed il cosmo del nemico, facendolo fluire dentro Crio attraverso la bocca che si trova sull’elsa. Il Titano lo usa per potenziare ulteriormente i propri attacchi, ed inoltre l’Aster Choreia gli permette di guardare i ricordi dell’avversario, per scoprirne le motivazioni ed i segreti. Non può però scorgere memorie che sono confuse o celate per il Cavaliere stesso, come nel caso dei ricordi nascosti dal cosmo di Gemini. Evoluzione dell’Aster Choreia è l’Aster Kyklos, con cui Crio lancia la sua spada, sempre in forma di anello, caricandola non solo con il suo cosmo ma anche con tutte le energie sottratte al nemico, per di più ingigantite dall’aura di Crio. Di conseguenza l’Aster Kyklos forma una lama di luce circolare estremamente potente, anche se abbastanza lenta.

Nel corso del suo secondo duello con Capricorn, Crio mostra altri poteri e capacità, a partire dalla forza del pianeta di cui ha la custodia. Grazie al cosmo di tutte le creature viventi di questo pianeta, Crio può creare l’Aster Shield, uno scudo semisferico fatto di oricalco che il Titano porta sul braccio destro. Alto dalla testa alle anche, l’Aster Shield è estremamente resistente, essendo composto dal materiale stesso di cui sono fatte le armature e potenziato da migliaia di cosmi. Può parare persino i colpi ravvicinati di Excalibur ed essere usato come maglio per colpire il nemico a distanza ravvicinata. In particolare, Crio inserisce la propria spada al suo interno, facendola affondare fino all’elsa in modo da estrarla all’improvviso, ma anche di dare allo scudo un manico tramite cui agitarlo più facilmente. Questo colpo di scudo, chiamato Shield Bash nell’edizione originale ma senza nome in quella italiana, è praticamente solo un urto fisico, ma può essere diretto in modo da colpire la testa e bloccare temporaneamente i centri nervosi del corpo. La spada non crea crepe nel momento in cui affonda nello scudo, comportandosi piuttosto come un corpo liquido e lasciandola penetrare ed uscire. Lo scudo può anche essere lanciato come un boomerang o fluttuare da solo a mezz’aria. Sempre con l’oricalco, Crio crea la sua quinta tecnica, l’Orichalcum Blade. Sembra solo una versione potenziata dell’Aster Blade, una lama di cristalli di oricalco che al momento dell’impatto possono frantumarsi per colpire in più punti. A differenza dell’Aster Blade parrebbe essere una lama fisica e non un construtto di cosmo, e quindi in grado di danneggiare le armature senza attraversarle. Crio però la usa solo una volta, quindi è difficile dedurne la vera forza. Sembra poter essere usata solo all’interno del mondo di oricalco che Crio può creare, perché viene generata frantumando i cristalli con l’elsa dell’Aster Blade. La tecnica più potente del Titano comunque è la Divina Spada Azzurra, che Crio forma trafiggendosi con la lama dell’Aster Blade. L’elsa assorbe il suo stesso sangue divino, l’Ichor, e forma una sottile sciabola azzurra, la cui lama è fatta interamente di sangue e cosmo. Quest’arma unisce la forza della spada con la capacità rigeneratrice dell’Ichor, formando una lama capace di oltrepassare qualsiasi difesa, anche se sottile e molto più piccola rispetto alla Blade o alla Choreia, e che quindi può essere fermata dalla posa a mani unite.

A parte tutti questi colpi segreti, Crio ha diversi poteri, per lo più legati al suo status di Titano. In quanto divinità, è quasi immortale e può rigenerare la maggior parte delle ferite grazie all’Ichor, il sangue divino che scorre nel suo corpo. C’è però un limite ai danni che può ricevere, specie nella condizione indebolita in cui si trova durante la maggior parte di Episode G, e ferite estremamente gravi possono, alla lunga, essergli fatali. E’ inoltre molto superiore agli esseri umani per forza fisica e resistenza. Crio è un maestro spadaccino, in grado di usare le diverse forme della sua lama nel modo migliore. A quanto pare è mancino, visto che impugna sempre la spada nella mano sinistra. La sua arma può inoltre aprire passaggi dimensionali e permettergli di viaggiare tra il mondo reale e quello dei Titani. Crio possiede la Dunamis, il cosmo divino, ed ha la custodia di un astro, con il quale crea l’Aster Shield. Non è chiaro se lo scudo sia materialmente formato da parte del pianeta, visto che ha l’aspetto di una superficie con terre e oceani, o se sia solo una creazione del cosmo degli abitanti, come l’Aster Blade. Crio ha infine una certa affinità con l’oricalco, potendolo evocare attorno a sé per formare una specie di labirinto di cristalli, alcuni alti anche più di due metri, in cui combattere per ostacolare i movimenti dell’avversario.

STORIA: Come i suoi fratelli e sorelle Titani, Crio nacque in epoche antichissime, figlio di Urano, il Cielo, e Gaia, la Terra. Urano però era un tiranno ebbro di potere e ben deciso a restare saldo sul proprio trono. Esiliò così la maggior parte dei suoi figli ed allontanò anche i Titani da corte, finché Gaia, amareggiata per questa situazione, non li incitò alla rivolta. Donò così a ciascuno di loro un’armatura, chiamata Soma, rappresentante una di dodici armi. A Crio andò la Soma rappresentante una sciabola, per la sua abilità di spadaccino. Il più giovane tra i Titani, Crono, uccise Urano con la propria falce, la Megas Drepanon, e liberò le altre stirpi divine degli Ecatonchiri e dei Ciclopi. Per questo suo trionfo, Crio e gli altri Titani lo nominarono re.

Per un numero imprecisato di secoli, i Titani dominarono sul mondo e su tutte le creature viventi. Crio sposò Euribia, figlia di Ponto e Gaia e divinità del mare, ma sembrò faticare sempre ad esprimere il suo amore, a causa di una personalità rigida ed estremamente seria, poco incline alle effusioni. Ciononostante, Euribia lo amò sempre profondamente. Tra i fratelli inoltre si distinse per il suo senso dell’onore, che lo rendeva estremamente rispettato anche dai sottoposti. Per quanto riguardava gli esseri umani però condivideva l’opinione comune tra i Titani, ovvero che essi fossero schiavi del fato e condannati a seguire il destino deciso per loro dagli Dei. Per di più, in disaccordo con Iperione e Ceo, non riteneva che un Dio dovesse agire esclusivamente per aiutare gli uomini che lo venerano, preferendo considerare se stesso ed i suoi pari come entità indipendenti mosse solo dalla loro stessa volontà. Pur senza trascendere nell’arroganza, era inoltre fiero di sé e della propria forza, oltre che della propria immortalità dovuta in larga parte all’Ichor, il sangue divino che scorreva nel suo corpo. Sempre in questo periodo Crio divenne custode di un astro, da richiamare ed usare in battaglia a suo piacimento.

Il regno di Crono durò per molto tempo, ma alla fine, come profetizzato da Urano, scoppiò una guerra contro la giovane stirpe divina nata proprio dal Titano, e guidata da Zeus. Quest’ultimo, desideroso di salvare i propri fratelli e sorelle che Crono aveva ingoiato per timore di una ribellione, diede origine al più grande conflitto della storia, la Titanomachia. Per un periodo interminabile, Crio, gli altri Titani e le loro armate umane si scontrarono con Zeus e la sua stirpe, in una guerra a lungo in equilibrio senza che alcun lato riuscisse a prevalere. Alla fine però, la scoperta del potere deicida del Keraunos da parte di Ceo ed il tradimento di Mnemosine diedero la vittoria alle armate di Zeus. Crio ed i fratelli vennero sconfitti, sigillati all’interno delle loro Soma e imprigionati nel Tartaro insieme agli esseri umani ancora fedeli a loro.

Crio trascorse così millenni prigioniero della sua Soma, condannato ad uno strazio eterno. La sofferenza della morte non fu inutile, grazie ad essa infatti egli riuscì a potenziare sempre di più il suo cosmo, acquistando un potere superiore a quello dell’era mitologica. D’altra parte però, era privo di una parte di sé, i ricordi sottrattigli da Mnemosine che aveva cancellato il proprio tradimento ed i dettagli della loro sconfitta dalla memoria di tutti i Titani. Tale stato incompleto rendeva Crio imperfetto, indebolendolo. Alla fine, la libertà giunse per mano di Ponto, divinità ancestrale e apparente alleato di Crono, risorto come spirito e deciso a riconquistare il suo corpo e muovere di nuovo guerra agli Dei dell’Olimpo. Crio fu parte del penultimo gruppo di Titani ad essere liberati, insieme a Febe, Rea, Temi, Tia, Teti, Mnemosine e Oceano, ma dopo Iperione, Giapeto e Ceo e prima di Crono. Al suo risveglio, proprio per riconquistare la Soma di Crono, chiamata Megas Drepanon, e liberare il loro signore, i Titani erano in guerra contro i Cavalieri d’Oro di Atene. Dopo aver saputo che alcuni soldati ed il Gigante Lama Cinerea stavano affrontando uno di loro nella zona chiamata Grevena, Crio, desideroso di tornare a combattere, li raggiunse, come parte di una missione diversiva per permettere allo spirito di Crono di recuperare la Megas Drepanon. Il Cavaliere in questione era Capricorn, padrone della spada Excalibur che si diceva in grado di tagliare qualsiasi materiale.

Appena sceso in campo, Crio finì il morente Lama Cinerea come atto di pietà, ed iniziò a duellare con Capricorn, affermando sin dal principio la sua idea secondo cui gli Dei sono liberi tanto di creare quanto di distruggere, secondo i propri interessi e non quelli degli esseri umani. I fendenti della sua Aster Blade e dell’Aster Choreia presero quasi subito il sopravvento, sembrando confermare l’opinione sprezzante di Crio nei confronti degli uomini. La disperata resistenza del Capricorno lo sorprese abbastanza da indurlo a scrutare nel suo passato, e da quel che vide nacque un vago senso di rispetto per l’avversario. Con il proseguire del combattimento, e l’intervento di un altro Cavaliere d’Oro, Ioria del Leone, il rispetto di Crio per Capricorn crebbe in quanto entrambi avevano un forte codice d’onore. D’altra parte però i suoi continui proclami fecero perdere la pazienza al Titano, spingendolo a sfoderare l’Aster Kyklos. Anche nei momenti di rabbia, in cui gli occhi gli si tingevano di sangue, Crio aveva infatti la capacità di mantenere fredda la mente senza lasciarsi prendere dalla collera.

Con un certo stupore però, vide Capricorn ricevere l’Aster Kyklos in pieno, e poi addirittura spezzarlo mentre il suo cosmo cambiava come in preda ad un demone. Questa mutazione non durò che pochi minuti, e quando il Cavaliere riuscì a contrastare la successiva Aster Blade, rigenerando la spada spezzata che aveva nel braccio e riuscendo a spezzare la lama del Titano ed a ferirlo leggermente in volto, Crio dovette ammettere che quell’uomo gli piaceva. Decise così di fargli salva la vita e tornò alla propria fortezza, il Chronos Labyrinthos, lasciandosi alle spalle la propria spada spezzata affinché Capricorn potesse usarla, in futuro, per raggiungerlo e continuare il loro duello. Il Titano aveva infatti un profondo amor proprio, ed un orgoglio misto a senso dell’onore che lo spingevano ad apprezzare i guerrieri tutti di un pezzo come il Capricorno.

Poco dopo il suo ritorno, a causa di una serie di eventi legati a Ioria, Crono riuscì a riconquistare la Megas Drepanon e tornare in possesso del proprio corpo. Il trionfo fu però macchiato da un problema, l’inaspettata perdita di ricordi del Dio, secondo Mnemosine dovuta ad un secondo sigillo apposto da Zeus sulla Megas Drepanon. Per spezzarlo, i Titani decisero di servirsi di nuovo di Ioria e di attirarlo al Labirinto rapendo la sua ancella, Lythos. Dal palazzo, Crio vide così il Leone fare irruzione nel loro regno insieme ad alcuni compagni, tra cui Capricorn, ed iniziare ad affrontare i Titani, ottenendo una sorprendente vittoria su Giapeto e Temi, la cui morte indebolì il Theos Sema, ovvero il sigillo la cui unione rafforzava l’energia dei figli di Urano. Inquieto, attraverso uno specchio mistico nel proprio palazzo, Crio si mise in contatto con Euribia, rimasta per tutto questo tempo sul fondo del mare. Alla giovane Dea era impossibile raggiungerlo nel Tartaro, e la realizzazione che creare insieme il futuro ed avere dei figli fosse per loro impossibile riempì Crio di amarezza. D’altra parte, lui stesso rifiutò la possibilità di andare a vivere con lei sul fondo del mare, affermando che questa nuova, inattesa vita, non poteva ruotare attorno al ripetersi delle decisioni del passato. Indipendentemente da cosa gli avesse permesso di tornare al mondo, Crio era intenzionato a combattere abbattendo i nemici con la propria spada, recidendo qualsiasi ostacolo. Per non lasciarsi frenare dai sentimenti, frantumò lo specchio, supplicando la moglie di continuare a serbare il suo amore nel cuore, e subito dopo si recò sul campo di battaglia, ignorando gli avvertimenti di Iperione e chiedendo ai fratelli e alle sorelle di generare figli e forgiare il futuro.

Desideroso di affrontare di nuovo Capricorn, Crio gli comparve davanti, persino più determinato della prima volta, e fece comparire i cristalli di oricalco, infrangibili per il nemico ma vulnerabili alla sua Aster Blade. Egli inoltre richiamò il proprio pianeta per creare l’Aster Shield, una difesa paragonabile all’armatura d’oro, composta proprio di oricalco, di Capricorn, e che permetteva loro di duellare alla pari. Alla fine infatti il suo desiderio era che la vittoria andasse allo spadaccino migliore. Nello scontro, il Titano si portò di nuovo rapidamente in vantaggio, mettendo a segno numerosi assalti sia con lo scudo che con l’Orichalcum Blade, ma anche questa volta fu sorpreso dalla resistenza dell’avversario, che, seppur ferito, riuscì a rispondere colpo su colpo, arrivando persino a tagliare l’oricalco. Tale gesto portò Crio ad ammettere che Capricorn era guerriero degno di affrontare un Dio come lui, ed in segno di rispetto eseguì la sua tecnica più potente, trafiggendosi per creare la Divina Spada Azzurra, che nessun mortale aveva mai visto.

A quel punto la battaglia si fece ancora più cruenta, con i fendenti di Crio che causarono numerose ferite mortali al Cavaliere di Atena. D’altra parte, Capricorn continuava a resistere, motivato dal ricordo di un antico avversario e dal desiderio di aiutare Ioria a salvare Lythos. Ad un passo dalla vittoria, il Titano promise di portare con sé nel cosmo e nel cuore il ricordo del nemico, solo per vederlo fermare a mani nude il suo fendente. Ormai prossimi allo scontro finale, gli avversari tentarono il tutto per tutto. Gettato l’Aster Shield, Crio definì Capricorn un uomo impavido e sembrò ucciderlo, ma fu ingannato dal nemico che si tolse l’armatura e, sacrificato il pugno per infrangere lo scudo, si mosse alla velocità della luce per schivare la Spada Azzurra e tranciò il braccio del Titano con un ultimo assalto.

Ferito a morte, Crio si complimentò apertamente con lui, facendogli dono della sua spada e chiedendogli di donare la propria a colui che un giorno lo avrebbe sconfitto, com’è il destino per gli spadaccini. Egli poi crollò moribondo, mentre il suo Ichor e la sua Dunamis si disperdevano. In fin di vita però si accorse che una forza esterna gli stava sottraendo le ultime energie, impedendogli tra l’altro di risanare la ferita infertagli da Capricorn. Piuttosto che perderlo così, preferì allora tagliarsi la gola e versare il proprio Ichor su Capricorn, che giaceva svenuto, donandoglielo affinché egli potesse guarire dalle ferite subite e proseguire la missione. Poco dopo, Crio scomparve e sprofondò nel Tartaro.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dai numeri 7, 9, 13-14 di Episode G, edizione originale. Anche se meno particolareggiato di Ceo o Iperione, Crio viene comunque definito con una personalità da molte sfaccettature. È orgoglioso e leggermente spocchioso, ma anche con un forte senso dell’onore ed una discreta capacità analitica. Per molti versi tende a riprendere la caratterizzazione del cavaliere medioevale o del samurai, ed infatti al momento è l’unico Titano ad avere un colpo segreto dal nome giapponese, la Soshinken, tradotta in italiano come Divina Spada Azzurra. Anche il suo abbigliamento in qualche modo sottolinea questa caratterizzazione, in particolare la forma dell’elmo. Il suo duello con Capricorn nasconde invece numerosi riferimenti al futuro combattimento tra il Cavaliere d’Oro e Sirio, ad esempio la richiesta finale di donare Excalibur ad un nemico degno, o il modo in cui Capricorn ferma la Spada Azzurra a mani nude. Intravediamo la sua Soma in forma assemblata solo una volta, ed assomiglia alla forma a falce/sciabola dell’Aster Blade. La testa sull’elsa è presente dall’inizio, anche se viene evidenziata solo durante la creazione della Spada Azzurra.

Come nella mitologia, Euribia, figlia di Ponto, è la sposa di Crio, unico tra i Titani a non aver sposato una delle sorelle. I due sono in contatto attraverso un enorme specchio, e Crio è uno dei rari personaggi in qualsiasi serie dei Cavalieri a parlare esplicitamente della possibilità di generare figli. In realtà, nel mito i due ebbero tre figli, ma in Episode G non si fa loro alcun accenno. Nella serie, per giustificare il fatto che i Cavalieri d’Oro sono in grado di tener testa ai Titani, questi ultimi vengono indeboliti da una serie di elementi esterni, come la mancanza dei ricordi o lo scioglimento del Theos Sema. Di conseguenza, in teoria la vera forza di Crio dovrebbe metterlo al livello delle divinità dell’Olimpo. Non sappiamo che fine facciano gli abitanti del suo pianeta dopo la distruzione dell’Aster Shield, che, nelle immagini a colori sembra un po’ l’emisfero settentrionale del mondo, con un doppio continente quasi identico al Nord e Sud America. L’interno dello scudo invece è arancione acceso, come il nucleo di un pianeta. Crio però afferma che esso è la creazione dei cosmi degli abitanti e non il pianeta vero e proprio.

Quando Crio è infuriato, i suoi occhi diventano rosso acceso, come quelli di Arles, anche se il Titano non perde la ragione. Un cambiamento simile avviene quando scruta nei ricordi del nemico attraverso l’Aster Choreia. Tra i Titani, Crio è uno di quelli che interagisce di meno con gli altri, anche se ha qualche battuta nelle discussioni di gruppo ed un paio di dialoghi con Iperione. È comunque il tipo di persona interessata più allo scontro che alle parole.

APPENDICE: EURIBIA

E’ la sposa di Crio, figlia di Ponto e divinità minore dei mari. Pur avendo l’aspetto di una normale ragazza umana, vive in un palazzo sul fondo dell’oceano, e non può sopravvivere nel Tartaro ove invece è risorto Crio. È rimasta profondamente innamorata del marito nonostante i secoli di lontananza, che confermano anche il suo essere immortale ed immune al passare del tempo. Pur essendo la figlia di Ponto, sembra non fidarsi del padre, di cui si dice terrorizzata, e ne intuisce in qualche modo i piani, cercando di mettere in guardia il suo sposo, con il quale comunica attraverso una specie di enorme specchio. È completamente disinteressata alla guerra e vorrebbe semplicemente restare insieme a Crio e condividere con lui l’eternità. In questo aspetto è quindi estremamente simile a Fiore di Luna, e proprio come lei è destinata a piangere mentre l’amato parte per la guerra. Può percepire il cosmo di Crio sin dal Tartaro e ne avverte la caduta.

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