TITANI

(TITANS)

STIRPE: Titani, divinità ancestrali

MEMBRI: 12

RESIDENZA: Variabile. Al momento Labirinto di Crono nel Tartaro.

PAESE D'ORIGINE: N/A

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: I Titani, in quanto divinità, non hanno dei simboli veri e propri, e nel nome usano appellativi riferiti ai loro poteri o ad alcune caratteristiche. Ad esempio, Ceo del Fulmine Nero, Iperione dell’Ebano, Giapeto delle Dimensioni o Crio della Via Lattea.

ARMATURA / ARMI: Le armature indossate dai Titani si chiamano Soma, e sono state forgiate da Gaia all’epoca dei miti per essere sia strumento difensivo che offensivo nella guerra contro Zeus e gli olimpici. Quando non indossate, si tramutano in dodici armi: spadone (Iperione), stocco (Ceo), sciabola (Crio), spada a doppia lama (Giapeto), daghe (Oceano), katara (Rea), lancia (Temi), ascia (Mnemosine), balestra (Tia), falcione (Febe), maglio (Teti) e falce (Crono). Alcune tra le Soma viste all’opera possiedono inoltre una seconda copia dell’arma che rappresentano, con cui il Titano corrispondente combatte in battaglia. La regola è però parziale, perché ad esempio Ceo possiede la forza di penetrazione dello stocco nelle dita, e le lame di Giapeto sono incorporate nei bracciali, mentre Iperione, Crono, Crio e Oceano utilizzano l’arma vera e propria. Le Soma hanno una capacità difensiva altissima, superiore a qualsiasi altra armatura e tale da spaccare il pugno di una corazza che cerca di danneggiarla, persino se si tratta di un’armatura d’oro. Coprono interamente il corpo, incluse persino le punte delle dita, ma alcune di loro sono carenti sulla testa e sul viso. Alla lunga possono venire danneggiate da attacchi estremamente potenti, specie se concentrati sempre negli stessi punti, o superate da tecniche indirette. In caso di danno, si rigenerano da sole grazie all’Ichor del Titano, ma il processo, pur essendo rapido, non è istantaneo. La loro capacità offensiva si manifesta, oltre che con le armi, anche sottoforma di esplosioni di cosmo abbastanza potenti da spaccare la terra fino in profondità. Il loro punto di congelamento è ignoto, e non sono dotate di scrigno per riporle quando non sono indossate.

PRIMA APPARIZIONE: Saint Seiya Episode G n°2 (manga edizione originale - numero 3 nell’edizione italiana Panini Comics).

GENERAZIONI CONOSCIUTE: 1

MEMBRI CONOSCIUTI: Crono, Iperione, Ceo, Crio, Giapeto, Oceano, Temi, Teti, Tia, Rea, Mnemosine, Febe.

POTERI SPECIALI: A parte i poteri individuali di ciascuno di loro, i Titani possiedono un cosmo immenso, che al tempo dei miti ha permesso loro di combattere alla pari contro Zeus e gli Dei dell’Olimpo, finendo persino per portarsi in vantaggio prima di essere sconfitti a causa di tradimenti e divisioni interne. Questo cosmo trascende il normale discorso dei sensi e si chiama Dunamis, nella sua forma di base, ed Eskatos Dunamis se elevata al massimo. Viene definita come la forza suprema che spinge l’universo a espandersi, nonché il potere della distruzione assoluta, che permette di controllare la materia in svariati modi. A differenza del cosmo tradizionale, che di solito si limita a generare energia spezzando il legame tra gli atomi, la Dunamis permette non solo di controllare l’energia, ma anche di creare o modificare la realtà a proprio piacimento. Tradotta letteralmente come "potere assoluto", la Dunamis può essere trasmessa o donata se il Titano è disposto, nonché essere accettata o rifiutata da un essere umano, e persino rubata, se colui che ne è padrone è moribondo. Sebbene non venga detto espressamente, è molto probabile che sia grazie alla Dunamis che Ceo ha creato il Keraunos, ovvero il potere deicida del fulmine, che poi venne sottratto e, finito nelle mani di Zeus, gli consegnò la vittoria. Ciò lascia intendere che il potere della creazione non si limiti agli oggetti materiali, ma anche ad alcune forme di energia. Per elevarsi al livello massimo, quello chiamato appunto Eskatos Dunamis, è necessario che tutti e dodici i Titani siano uniti, e che nel cielo risplenda il sigillo chiamato Theos Sema, ma i Titani sono comunque in grado di usare una forma ridotta di Dunamis anche in sua assenza. Un altro potere comune a tutti i Titani è il controllo di un pianeta, universo o astro, che gli Dei rimpiccioliscono grazie ai loro poteri, e che possono adoperare in battaglia in vari modi. Le specifiche, e la natura stessa dei pianeti, variano ampliamente da Titano a Titano: ad esempio, Giapeto possiede diversi mondi pieni di abitanti, i cui cosmi può utilizzare liberamente o persino aggiungere al proprio; Crio domina su un mondo di Oricalco, che può trasformare in uno scudo impenetrabile; Iperione controlla un sole e può sfruttarne l’energia e il calore in combattimento. Come i Titani siano entrati in possesso di questi mondi è ignoto, ma, leggendo tra le righe, sembra che ne siano i creatori, cosa che darebbe al loro status divino connotazioni più religiose che combattive. Non è chiaro se i pianeti esistano indipendentemente dai Titani, o se vengano distrutti alla loro morte.

In quanto divinità ancestrali, i Titani hanno il comando di svariate creature mitologiche loro inferiori, e alcuni sono in grado di evocarle sul campo di battaglia o persino di crearle dal nulla. Mostrano inoltre un’ampia gamma di poteri e tecniche, sia dirette che indirette, con una predilizione per quelle energetiche ed elementali. Tra i Titani visti in azione, Crono è l’unico a possedere tecniche che parrebbero spirituali o mentali, in grado di determinare il destino di colui che le subisce, mentre Crio è il solo ad avere una tecnica difensiva.

Oltre alla Dunamis, tutti i Titani possiedono l’Ichor, il sangue azzurro divino dotato di elevatissimi poteri curativi. Grazie ad esso, possono riprendersi anche da ferite gravissime e, se c’è abbastanza tempo a disposizione, rigenerare un corpo distrutto. Dato ad un essere umano, l’Ichor può curarne ferite e malattie, mentre, se versato su un oggetto inanimato, può dargli vita e permettere al Dio di mutarlo in suo servitore. Per quanto potente, l’Ichor non dona però l’immortalità assoluta, ed i Titani possono cadere se feriti in maniera abbastanza grave, nonostante esso permetta loro di continuare a combattere più o meno a pieno regime fino alla fine. Sembra che, quando le ferite sono molto gravi, sia necessario ricevere l’Ichor di un’altra divinità per essere curati, verosimilmente perché si è perso troppo del proprio, o perché la Dunamis è troppo debole per sostenerlo. A seconda della gravità delle ferite, ricevere l’Ichor può permettere di guarire in pochi minuti o in diversi anni.

Per tutta la durata di Episode G, i Titani combattono prigionieri di vari tipi di sigilli, che ne limitano pesantemente le capacità e permettono ai Cavalieri d’Oro di avere qualche possibilità di vittoria. Il sigillo più marcato è la parziale perdita della memoria ad opera di Mnemosine, che, su richiesta di Ponto, ha bloccato loro l’accesso a parte dei ricordi delle rispettive identità e, di conseguenza, a parte dei loro poteri. La cosa si manifesta in particolare quando Iperione, riottenuti improvvisamente i ricordi, è in grado di adoperare i poteri di Dio del sole che fino a quel momento aveva ignorato di possedere. Un secondo sigillo è legato alla presenza in cielo del Theos Sema, che compare solo quando tutti e dodici i Titani sono vivi e riuniti: nel momento in cui i primi tra loro cadono, anche gli altri vengono indeboliti. Infine, viene di tanto in tanto suggerito che il Tartaro cerchi continuamente di attirarli a sé, schiacciandoli con una forza di attrazione tanto più potente quanto più gravi sono le loro ferite.

A parte tutto ciò, diversi Titani si mostrano abilissimi nel combattere corpo a corpo o all’arma bianca, padroneggiando senza difficoltà le armi delle loro Soma. Hanno un’ampia conoscenza del mondo mitologico, spiccate doti strategiche e di analisi, e sono al comando di un vasto esercito di soldati semplici.

PROFILO: I Titani, o seconda generazione divina, sono le divinità figlie di Urano e Gaia, che combatterono contro Zeus e gli altri olimpici nel conflitto chiamato Titanomachia, finendo per essere sconfitti e imprigionati nel Tartaro. Sono gli antagonisti principali di Episode G, ed esistono come generazione unica. La loro struttura gerarchica è particolare, ma per certi versi può essere intesa come una versione semplificata dei Cavalieri d’Oro di Atena: Crono è il sovrano riconosciuto e tutti gli altri - Mnemosine esclusa - gli sono completamente fedeli, al punto da prostrarsi in ginocchio in sua presenza, essere pronti a suicidarsi per avergli disobbedito o donargli la vita senza remore. Proprio come quella dei Cavalieri verso Atena, la fedeltà dei Titani nei confronti del fratello non nasce dalla paura, ma da un profondo amore e senso di ammirazione, probabilmente dovuto al modo in cui sconfisse loro padre Urano e li guidò nella Titanomachia. Gli altri undici Titani sono essenzialmente alla pari e, in assenza di Crono, prendono le decisioni consultandosi in gruppo e soppesando le opinioni di ciascuno. Si suppone che alla fine seguano le decisioni della maggioranza, come visto quando Giapeto esegue il piano prestabilito pur se personalmente avrebbe preferito agire in maniera più diretta. Nella prima parte della serie, Iperione e Giapeto accettano la guida di Ponto e lo assecondano, pur restando un po’ guardinghi nei suoi confronti e ammettendo di non fidarsi del tutto di lui.

I Titani a volte hanno idee divergenti ma, essendo fratelli, mostrano gli uni verso gli altri un affetto evidente, superiore al semplice rispetto o addirittura al distaccato menefreghismo comune tra i vari eserciti divini. La sconfitta o caduta di ciascuno di loro viene solitamente accolta con rammarico dagli altri e, se possibile, si aiutano a vicenda, pur non interrompendo i combattimenti altrui per una questione di onore. Alcuni, in particolare Giapeto e Temi, e Crono e Rea, sono sposati tra loro e le donne in particolare mostrano uno spiccato spirito di sacrificio nei confronti dei mariti. Anche in questo caso, viene dato a intendere o espressamente detto che le loro unioni sono frutto di amore sincero e non di convenienza. Tra gli altri, Iperione e Ceo mostrano un legame particolarmente forte.

Fino alla scoperta del tradimento di Mnemosine, i Titani si dimostrano un gruppo eterogeneo ma coeso, privo di gelosie o rivalità interne. Sono accomunati dall’odio verso Zeus e da un legittimo senso di superiorità nei confronti degli esseri umani ma, a differenza di molte altre divinità, non li disprezzano a scatola chiusa, anzi si sentono responsabili del benessere di coloro che gli sono rimasti fedeli e li hanno seguiti nel Tartaro. D’altro canto, non hanno pietà verso i nemici o i loro alleati, né si pongono scrupoli all’idea di coinvolgere persone innocenti nel conflitto. Pur mostrandosi sprezzanti nei confronti dei Cavalieri, si dimostrano in grado di riconoscerne e apprezzarne pregi e abilità, fino a ritenerli in molti casi persino degni di rispetto. La stessa cosa succede nei loro confronti, con i Cavalieri d’Oro che spesso cercano la tregua pacifica e in certi casi si rammaricano apertamente di essere stati costretti ad affrontarli, in situazioni che ricordano la serie di Asgard dell’anime. Tra quelli caduti in scena, non c’è Titano la cui morte sia stata disprezzata o anche solo vista con indifferenza dal nemico.

In battaglia, i Titani hanno il comando di Giganti, soldati semplici e, in alcuni casi, persino creature mitologiche. Quando combattono di persona hanno piena autonomia decisionale, a meno di non aver ricevuto ordini o di non star seguendo un piano preciso. Hanno un buon senso strategico e possono formulare piani anche complessi, basati sulle previsioni dei comportamenti dei nemici. Non sono vincolati da regole o veti e, se necessario, sono liberi di usare le armi delle loro Soma senza ritenere sleale il vantaggio che ne traggono. Come detto, un marcato senso dell’onore tende a farli combattere individualmente, ma non si tratta di una regola fissa e ci sono diverse occasioni in cui due o più Titani hanno unito le forze anche contro un unico avversario. Di solito, ciò accade seguendo la legge de "il fine giustifica i mezzi", ovvero per proteggere Crono o per raggiungere un obiettivo finale ritenuto più importante dell’onore personale.

Crono a parte, Iperione sembra il più forte, ma è difficile disporre gli altri in una vera e propria classifica, e i poteri di tutti sembrano più o meno equivalersi. Parimenti, le Soma coprono più o meno tutte la stessa percentuale del corpo e dovrebbero avere medesima resistenza. Quando il Labirinto di Crono compare nel Tartaro, si vede che ciascun Titano vive in un tempio sospeso in aria attorno alla costruzione principale, alla base della quale si trovano le abitazioni del popolo.

STORIA: Figli di Urano e Gaia, i dodici Titani nacquero nelle epoche mitologiche, ma vennero inizialmente ripudiati dal genitore. Gaia, forgiate per loro delle armature chiamate Soma, li istigò a combattere contro Urano, che alla fine venne sconfitto e ucciso da Crono, il più giovane tra i Titani. Crono prese il comando ma, divenuto un tiranno a sua volta, venne sfidato dal figlio Zeus, e dalla sua progenie di divinità olimpiche. Scoppiò così un grande conflitto chiamato Titanomachia, che rimase in sostanziale equilibrio finché Oceano e la moglie Teti non si fecero da parte, e soprattutto finché Mnemosine, sottratto a Ceo il segreto del potere deicida Keraunos, non lo consegnò a Zeus. Grazie ad esso, Zeus vinse e i Titani - inclusi Mnemosine, Oceano e Teti, vennero imprigionati nel Tartaro, con la sola eccezione di Iperione, divinità solare, che venne rinchiuso nel corpo del Dio egizio Apopi. Lo spirito di Crono fu separato dal corpo, ulteriormente sigillato insieme alla sua Soma, chiamata Megas Drepanon, nelle profondità del Grande Tempio di Atena.

Millenni dopo, attorno al 1970, una serie di eventi spinse il Cavaliere di Atena Micene di Sagitter a liberare inavvertitamente Ponto, divinità ancestrale del mare, che a sua volta liberò e curò Iperione. Nel corso di dieci anni, Ponto preparò un piano lungo e complesso per riportare alla vita Gaia e le altre divinità più antiche, sfruttando i Titani ed i Cavalieri stessi. Manipolò così gli eventi, spezzando man mano i sigilli di tutti i Titani e causando una guerra contro il Santuario di Atena e i Cavalieri d’Oro, in particolare Ioria del Leone, possessore del Keraunos proprio come Zeus. Ignari delle sue reali intenzioni, i Titani ne accettarono l’aiuto, desiderosi di vendicarsi di Zeus e riprendere il potere. Le prime fasi della guerra videro il risveglio di varie creature leggendarie e la comparsa del Labirinto di Crono, posto nelle profondità del Tartaro. Crono stesso venne liberato, ma senza memoria a causa delle trame di Ponto e Mnemosine.

Nel corso di alterne vicende, un gruppo di sei Cavalieri d’Oro raggiunse il Tartaro e sconfisse i Titani Giapeto, Temi, Ceo, Crio, Iperione e Crono stesso. Rea venne mutata in pietra in circostanze sconosciute, mentre il fato di Mnemosine, Tia, Teti, Febe, Oceano e Ponto stesso è tuttora ignoto.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono da Episode G, unica serie in cui i Titani compaiono. Divinità simili a Crono sono in seguito comparse in Next Dimension (Chronos) e in Saint Seiya Omega (Saturn), ma non sono state identificate come Titani. A differenza dell’Ipermito originale, che rilegge la mitologia in ottica Kurumadiana, Episode G si mantiene relativamente fedele alla versione classica, descrivendo i Titani come divinità ancestrali figlie di Urano.

Tra tutti gli antagonisti visti nelle varie serie, i Titani si distinguono per essere figure abbastanza positive, riunite in un gruppo coeso e omogeneo. Sono le uniche divinità a non disprezzare indifferentemente tutti gli esseri umani e a non volere il dominio del mondo per gloria, ma solo per potersi poi vendicare di Zeus. Man mano che la serie prosegue, queste connotazioni vengono riconosciute da diversi Cavalieri d’Oro, con Ioria e Capricorn che ricevono addirittura rispettivamente la Dunamis di Ceo e Crio. La battaglia Cavalieri d’Oro / Titani è in un certo senso un parallelismo o preludio di quella Cavalieri di Bronzo / Olimpici vista nella serie classica, con le generazioni precedenti di ambo i gruppi che si affrontano tra loro prima che lo facciano quelle successive.

I vari sigilli che indeboliscono i Titani sono spiegazioni, a volte a posteriori, per giustificare il fatto che i Cavalieri d’Oro riescano a battere divinità teoricamente pari o superiori a Zeus, Hades o Nettuno. Per equilibrare i combattimenti, i Titani sono indeboliti in vari modi, mentre i Cavalieri d’Oro ricevono potenziamenti spesso temporanei come la Dunamis, attiva solo nel Tartaro. Stando alle parole di Ceo, la perdita della memoria priva i Titani di una parte consistente dei loro poteri, rendendoli incompleti.

Le circostanze che portarono alla prigionia di Iperione nel corpo di Apopi, le ragioni del tradimento di Mnemosine e la sorte di quest’ultima, Oceano, Teti, Tia, Febe e Ponto non sono rivelate alla fine di Episode G, i cui ultimi anni di vita editoriale sono stati costellati da pause a volte lunghissime. L’autore Megumu Okada aveva inizialmente deciso di concludere l’opera in maniera abbastanza rapida e netta, salvo riprenderci mano su richiesta di Kurumada e avviare il sequel Episode G: Assassin.

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