TORO

(TAURUS ALDEBARAN)

ETA': 20 Anni

ALTEZZA: 2.10 M

PESO: 130 Kg

OCCHI: Marroni

CAPELLI: Viola

DATA DI NASCITA: 8 maggio

LUOGO DI NASCITA: Brasile

GRUPPO SANGUIGNO: B

SEGNI PARTICOLARI: Nessuno, a parte la stazza.

PARENTI CONOSCIUTI: Nessuno, probabilmente è orfano.

COSTELLAZIONE / SIMBOLO: Toro, seconda costellazione dello zodiaco.

ARMATURA / ARMI: Armatura d'oro del Toro. A parte una serie di spuntoni, più decorativi che da considerare come armi, l'armatura non ha caratteristiche particolari, ma come tutte le armature d'oro è pressochè indistruttibile e congela solo allo zero assoluto (- 273.16 °C).

STIRPE: Cavaliere d'oro di Atene, protettore della seconda casa del Grande Tempio.

PRIMA APPARIZIONE: Episodio 42, "Il settimo senso" (anime), Saint Seiya N° 8, 2° capitolo (manga).

EPISODI (SAGA): 42-44, 46, 63, 68, 73 (saga del Grande Tempio), 74, 83, 91-92 (saga di Asgard), 111, 113-114 (saga di Nettuno), 117, 139-140 (saga di Hades), OAV 4 (Lucifero), OAV 5 (Tenkai). Saint Seiya Soul of Gold 1-2.

NUMERI DEL MANGA: 8-9, 13-14, 17, 26; Episode G;

COLPI SEGRETI / POTERI: Toro è uno dei Cavalieri d’Oro con meno colpi segreti, essendo dotato solo del Sacro Toro. Questa tecnica, puramente offensiva e basata totalmente sul cosmo, ha però la particolarità di variare in efficacia in base a come viene eseguita. Nella sua forma più comune, sfrutta soprattutto la velocità e il principio dello Iaido, ovvero l’effetto sorpresa ottenuto grazie alla rapidità del movimento. Toro cela il proprio attacco fino all’ultimo, nascondendosi dietro una posa a braccia incrociate sul petto che serve anche a spiazzare il nemico. Al momento di colpire, il Cavaliere scioglie le braccia alla velocità della luce e sferra il Sacro Toro tendendole entrambe in avanti, palmi verso l’esterno. Così facendo, genera una poderosa onda di energia, spesso paragonata alla carica di un toro selvaggio ma in realtà molto più potente, visto che in grado di lanciare un nemico attraverso numerose mura di pietra. Subito dopo, Toro incrocia di nuovo le braccia, dando la sensazione di non essersi neppure mosso a causa dell’enorme rapidità, e rendendo più difficile per l’avversario leggere e capire la modalità d’esecuzione del colpo segreto. Potenzialmente mortale al primo assalto, il Sacro Toro può ovviamente essere frenato per causare danni meno gravi, o persino essere lanciato con una mano sola, nella sua forma più debole. Al contrario, se eseguito partendo già con le braccia tese, la velocità viene sacrificata in cambio di un drastico aumento di potenza pura, che, a detta dell’enciclopedia Taizen, arriva addirittura a raddoppiare. In questa forma, la forza è tale da far implodere e polverizzare totalmente l’avversario, anche se prima che ciò accada può essere necessario qualche minuto. L’effetto, inoltre, dipende ovviamente dalla corazza e dal cosmo di chi lo subisce.

A parte questo colpo segreto, Toro possiede un’immensa forza fisica, probabilmente la più grande tra i custodi dorati, dimostrata ad esempio quando solleva con una sola mano la Brabeus Talanton di Temi o affronta Armatura di Giada. Mostra inoltre lievi abilità telecinetiche, usando il cosmo per sollevare in aria le pietre del pavimento della seconda casa durante l’assalto dei Cavalieri di Bronzo. La velocità manifestata nel Sacro Toro non si traduce mai invece in un’agilità maggiore dei compagni, o nel lanciare raffiche di attacchi più deboli come fanno Ioria o Capricorn. Ha pieno possesso del settimo senso e tutte le capacità tipiche dei Cavalieri d’Oro, come il muoversi e lanciare colpi alla velocità della luce, ed ovviamente può frantumare la roccia a mani nude.

STORIA: L’infanzia di Toro è quasi totalmente sconosciuta, così come quello che dovrebbe essere il suo vero nome, essendo Toro presumibilmente uno pseudonimo (vedi Note). Venuto a sapere dell’esistenza dei Cavalieri di Atena in circostanze ignote, si allenò per diversi anni, ottenendo alla fine l’armatura del Toro e il titolo di Cavaliere d’Oro. Non sappiamo chi sia stato il suo maestro, né conosciamo alcun altro dettaglio sul suo addestramento. Al momento dell’investitura, conobbe la maggior parte dei futuri compagni, stringendo un buon legame di amicizia con il pacato "vicino di casa" del tempio dell’Ariete, Mur. Pur essendo oggettivamente forte, Toro, così come la maggior parte degli altri Cavalieri d'Oro, era ancora molto giovane e per questo non venne considerato tra i possibili successori al titolo di nuovo Grande Sacerdote, resosi necessario a causa della guerra ormai imminente e della veneranda età di quello attuale. Improvvisamente però, il Grande Tempio venne scosso prima dalla morte improvvisa del Sacerdote, con la conseguente ascesa al trono del suo primo ministro e assistente Arles (vedi Note), e poi dal presunto tradimento di Micene di Sagitter, che fuggì portando con sé la propria armatura ed una bimba in fasce. Come la maggior parte dei compagni, Toro si trovò costretto a credere al tradimento di Micene.

Gli anni che seguirono furono privi di eventi, a parte le sporadiche riunioni facoltative tra Cavalieri d’Oro. Mur, unico al mondo in grado di riparare le armature, lasciò il Grande Tempio per ritirarsi in una torre in Jamir e svolgere questo incarico, ma Toro andò di tanto in tanto a trovarlo, rafforzando il loro rapporto e apprendendo i segreti sulla pericolosa arte del riparare corazze (vedi Note). Circa sei anni dopo il tradimento di Micene, Toro venne convocato per prendere parte ad un Chrysos Synagein, riunione formale e ufficiale di tutti i Cavalieri d'Oro, la prima da molti anni, causata dallo scoppio di una guerra con il Dio Crono e le sue armate di Titani. Ricevute delle lettere di scuse da parte di Mur e l’anziano Doko della Bilancia, le presentò alla riunione, difendendo anche i due dalle accuse verbali di Scorpio. Assistette poi al battibecco tra Ioria del Leone, fratello minore di Micene malvisto da molti, e il più crudele Cancer. Nel corso della riunione, i Cavalieri d'Oro vennero informati dal Sacerdote sull'identità del nuovo nemico e sulla storia di Crono. Proprio l'attacco di un Titano, Iperione, interruppe la riunione, ma Ioria affrontò da solo il nemico, riuscendo a respingerlo dal Grande Tempio. Toro sarebbe voluto intervenire, o perlomeno andare ad assistere di persona, ma Virgo lo trattenne, informandolo che Acquarius lo aveva preceduto.

La vittoria di Ioria non era stata priva di strascichi: il ragazzo era abbastanza ferito, e la sua armatura aveva subito ingenti danni, che rendevano necessario l’intervento di Mur. Consapevole che per riparare danni simili era necessario sangue di Cavaliere, Toro insistette per accompagnare Ioria e la sua servitrice Lythos in Jamir, non dicendo nulla al Leone del prezzo da pagare. Sua intenzione era far utilizzare a Mur il proprio sangue, in modo da non indebolire ulteriormente Ioria, che considerava comunque un compagno Cavaliere d’Oro. Nel corso del viaggio fece amicizia con Lythos, condividendo con lei le bellezze della natura e il piacere di comprare souvenir, anche se la cosa lo fece incorrere nelle ire di Ioria. Prima della notte, il trio raggiunse il cimitero dei Cavalieri, distesa di scheletri a difesa della torre di Mur, ma Ioria rifiutò l’offerta di Toro di combattere per lui e li distrusse personalmente. La sua forza e aggressività colpirono il Cavaliere della seconda casa, ma infastidirono Mur, che inizialmente rifiutò di sistemare la corazza ormai morta, adirando ulteriormente il Leone. I due finirono per scontrarsi in un breve duello in cui la rabbiosa forza di Ioria si mostrò all’altezza dei poteri psichici di Mur, ma in realtà era tutta una finta per far uscire allo scoperto dei nemici invisibili di cui entrambi avevano percepito la presenza. Ioria sconfisse i soldati semplici, ma Mur, sentendosi responsabile della difesa di quei luoghi, volle affrontarne di persona il capo - il Titano Giapeto - e teletrasportò Ioria, Toro e Lythos a distanza di sicurezza. Da qui, usando il cosmo, seguirono e commentarono le fasi dello scontro, che si interruppe in seguito alla comparsa di Crono stesso.

Una volta che i nemici furono andati via, Mur accettò di riparare l’armatura del Leone, rivelando nel contempo il vero motivo della presenza di Toro e lodandone il buon cuore, ma decidendo di utilizzare il proprio sangue, già ampiamente versato da Giapeto. Ad operazione compiuta, Ioria e Lythos fecero subito ritorno al Grande Tempio, ma Toro rimase in Jamir per prendersi cura di Mur e aiutarlo a rimettere in piedi la sua torre, rimasta danneggiata nei combattimenti. I due amici commentarono la forza di Ioria, ancora in bilico tra luce e oscurità a causa del fato subito da Micene e del disprezzo ricevuto per anni e anni. Toro rimase con lui per diversi giorni, finché dalla Grecia non arrivò una missiva che gli chiedeva di fare rapidamente ritorno. Pochissimo tempo dopo, i due percepirono un cosmo immensamente oscuro avvolgere il Grande Tempio, e il Cavaliere chiese all’amico di teletrasportarlo di nuovo alle Dodici Case, incurante dei rischi che avrebbe potuto correre. Inizialmente titubante perché quel cosmo avrebbe potuto interferire, Mur rimase colpito da un attestato di fiducia nei suoi confronti ed esaudì la richiesta, facendo comparire il compagno sano e salvo ai piedi delle Dodici Case.

A causa della prolungata assenza, Toro era esente da un ordine del Sacerdote che obbligava tutti i Cavalieri d’Oro ad eccezione di Ioria e Capricorn a non uscire dai propri templi, mentre Crono e le sei Titanidi Temi, Rea, Mnemosine, Tia, Febe e Teti si trovavano in cima al Santuario. Il Cavaliere d’Oro arrivò appena in tempo per salvare i due compagni feriti dal peso della gigantesca bilancia Brabeus Talanton di Temi, e per affrontare prima un serpente di pietra e poi un’idra create da Rea. Soddisfatto di poter mettere alla prova la propria forza, e motivato dal desiderio di proteggere degli amici in pericolo, il Cavaliere ebbe la meglio, approfittando anche dell’occasione per ribadire il valore dell’amicizia e del gioco di squadra. Le sue parole aperte e sincere fecero breccia nella ritrosia di Ioria. Poco più tardi, una complessa serie di eventi portò il Leone a recarsi nel Tartaro per salvare Lythos, rapita dai Titani. Contattato telepaticamente da Mur insieme a Capricorn, Acquarius, Virgo e Scorpio, Toro acconsentì subito ad aiutarlo e si fece teletrasportare in suo soccorso nella battaglia con il Dio Ponto. Insieme, i guerrieri promisero di aiutare Ioria a salvare la sua ancella, non lasciandosi fermare neanche dalle oscure premonizioni di Ponto, che avvertì tutti i Cavalieri d'Oro del triste destino che li attendeva: avrebbero tradito Atena e combattuto contro di lei.

Toro prese solo marginalmente parte ai primi scontri nel Tartaro, rispettando spesso la volontà dei compagni di combattere da soli e scambiando solo qualche colpo con Iperione prima che Ioria scendesse in campo ad affrontarlo. Ebbe comunque modo di ammirare il valore, l’abilità strategica e la forza del giovane compagno, incoraggiandolo nei momenti difficili e in generale commentando la battaglia insieme agli altri Cavalieri d’Oro, fino al trionfo di Ioria. Morente, Iperione si ribellò a Ponto, il vero manovratore di tutti gli eventi avvenuti finora, e chiese ai Cavalieri d’Oro di salvare anche la sua gente, gli esseri umani che, fedeli ai Titani, li avevano seguiti nel Tartaro. Poco dopo, Toro vide l’ingresso in campo di Crono, inizialmente un semplice ragazzo privo della memoria, accompagnato proprio da Lythos. Quando Ioria lo convinse a venire con loro pacificamente, la guerra sembrò sul punto di dirsi conclusa, ma improvvisamente Crono ritrovò i ricordi ed iniziò a combattere contro di loro. Dopo essere riuscito a non cadere nell’abisso del Tartaro, Toro unì le forze con Capricorn per affrontare Armatura di Giada, un potente gigante in grado di usare il cosmo divino chiamato Dunamis. All’inizio il nemico sembrava immune a qualsiasi assalto, ma poi i due amici collaborarono, con Toro che si lasciò ripetutamente colpire per fare da scudo a Capricorn e permettergli di concentrare le foze. Questa strategia ebbe successo ed il nemico fu annientato grazie all’Excalibur del custode della decima casa.

Sconfitti anche gli altri due Giganti, non rimaneva che Crono, la cui forza però era spropositata. Accettando di lasciarlo a Ioria, Toro volle prima parlargli, rivelandogli la sua stima e dicendogli di non dimenticare gli amici che credevano in lui. Seguì poi lo scontro dalle retrovie, vedendo l’amico alzarsi e rialzarsi dopo ogni tremendo assalto subito. Alla fine, con il Labirinto prossimo a sbriciolarsi, Ioria chiese a tutti loro di donare i rispettivi cosmi a Virgo per permettergli un teletrasporto di massa non solo per i Cavalieri, ma anche per il popolo dei Titani. Inizialmente esitante, Toro decise di fidarsi di lui e obbedì, lasciando il Labirinto insieme agli amici. Poco più tardi, anche Ioria fece ritorno sulla Terra, essendo riuscito a trionfare sul nemico ed a porre fine alla guerra.

Gli anni che seguirono furono pacifici per Toro per lunghi periodi lasciò anche il Grande Tempio, venendo però di tanto in tanto a conoscenza di voci che collegavano il Sacerdote Arles a una serie di delitti avvenuti sia tra le mura del Santuario che in giro per il mondo. Pur incredulo e fedele al Sacerdote, Toro non se la sentì di ignorare del tutto queste voci. Fu un nuovo ordine di Arles a farlo tornare in Grecia. L'uomo infatti stava vedendo i propri sogni di potere messi in pericolo da Isabel, la neonata che Micene aveva rapito ormai 13 anni addietro, e da cinque Cavalieri di Bronzo, che la seguivano ritenendola l'incarnazione di Atena. Dopo aver sconfitto tutti i sicari mandati dal Grande Sacerdote, Isabel ed i Cavalieri si erano recati al Grande Tempio per incontrarlo di persona, e quindi Toro dovette tornare a presiedere la seconda casa. A complicare le cose, appena arrivata Isabel venne mortalmente ferita dalla freccia del Cavaliere d’Argento Betelgeuse, obbligando i ragazzi ad una disperata corsa attraverso le Dodici Case per salvarla. Al tempio dell’Ariete, Mur aveva fatto ritorno ma, anziché affrontare i nemici, ne aveva riparato le armature.

Toro fu il primo vero avversario a porsi sulla loro strada e, pur rammaricato di dover affrontare nemici così giovani, non ebbe difficoltà a mettere fuori combattimento tre di loro grazie alla velocità della luce e al settimo senso. L’ultimo, di nome Pegasus, però si rivelò un problema ben maggiore: colpito più e più volte dal Sacro Toro, trovò sempre la forza di rialzarsi e continuare lo scontro, comprendendo il segreto della posa del nemico e riuscendo a generare un’esplosione di cosmo tale da obbligarlo a sciogliere le braccia. Incredulo, Toro dovette riconoscerne l’abilità e la capacità di migliorarsi sempre, prerogativa dei Cavalieri superiori, ma le sorprese continuarono quando il ragazzo riuscì per un po’ a parare il colpo segreto e alle sue spalle comparve quello che sembrava essere il cosmo di Atena. Ormai non sapendo più se dalla parte del giusto o meno, Toro scontrò il proprio cosmo con quello di Pegasus, in un’esplosione che travolse entrambi. Ripresosi, venne colpito di sorpresa dal ritorno del ragazzo, che riuscì a spezzare il corno sinistro del suo elmo con il taglio della mano.

All’apparenza adirato, Toro alla fine scoppiò a ridere, riconoscendo al Cavaliere l’aver sfiorato per un attimo il settimo senso, e concedendogli di passare. Continuò però a sbarrare la strada ai suoi tre amici, finché questi ultimi non unirono le forze e le tecniche per congelargli le mani. Rivelando di averli voluti solo mettere alla prova, Toro lasciò passare anche loro, esortandoli però a cavarsela da soli, come fatto da Pegasus, e a non contare troppo sul gioco di squadra. Rimasto solo, ricevette la visita di Mur, cui confessò di non essersi impegnato al massimo contro i nemici per via dei dubbi che nutriva nel cuore, alimentati ancora di più dalla visione di Atena durante lo scontro. D’altra parte però, Toro non poteva credere che il Sacerdote fosse davvero un traditore, e per questo aveva optato per la neutralità senza ribellarsi apertamente, affidando in un certo senso a Pegasus e ai suoi amici il compito di svelare la verità. Dopo aver scherzosamente rifiutato l’offerta di Mur di riparargli il corno, percepì insieme a Mur la comparsa del cosmo del misterioso Gemini nella terza casa.

Nelle ore successive, Toro rimase seduto nel suo tempio, percependo gli eventi tramite il cosmo, incluse sia l’Eufonia provocata dal ritorno dell’armatura del Sagittario al Santuario che lo spegnersi dei cosmi dei ragazzi, finché non rimase che Pegasus, alle prese con il Sacerdote. Ormai moribondo, il ragazzo riuscì a raggiungere lo scudo di Atena e a usarne la luce per dissolvere la freccia di Betelgeuse, permettendo a Isabel di riaprire gli occhi. Era il momento che Mur e Doko stavano aspettando, la prova che Isabel non solo era davvero Atena, ma aveva anche la forza per affrontare i suoi nemici. Mettendosi in contatto telepatico con i Cavalieri d’Oro superstiti - Toro, Ioria, Virgo e Scorpio - Libra rivelò loro che il Sacerdote in realtà era Gemini, colui che tredici anni prima aveva ucciso il legittimo regnante e attentato alla vita di Atena, salvatasi solo grazie al sacrificio di Micene. Sbalordito da queste rivelazioni, Toro giurò fedeltà ad Isabel, che aveva iniziato a scalare il Grande Tempio per salvare Pegasus e chiudere la questione. Nel corso del suo cammino, Atena curò anche Sirio, Andromeda e Cristal, poi, tutti insieme, raggiunsero finalmente Gemini, fermandolo prima che potesse dare il colpo di grazia agli sconfitti Pegasus e Phoenix. Forte era il desiderio di vendetta dei Cavalieri d’Oro ma, consapevoli che spettava a Pegasus ed i suoi amici concludere lo scontro, si fecero da parte. La nuova generazione su cui tante speranze erano state riposte in passato si era mostrata degna, salvando tutti loro dall’oscurità. Pur stremati, i cinque eroi unirono le forze, mostrandosi ormai pari o persino superiori ai Cavalieri d’Oro stessi, e colpirono Gemini. Quando quest’ultimo in qualche modo si salvò, Toro si fece avanti per affrontarlo, ma Isabel fermò lui e gli altri Cavalieri d’Oro per tentare di convincerlo alla resa con le parole. All’apparenza sembrò parlare al vento, ma in realtà riuscì a risvegliare la parte buona dell’animo di Gemini, affetto da doppia personalità, ed il Cavaliere finì per chiedere perdono a tutti loro e suicidarsi. Il lungo regno di Arles giunse così a termine, e le campane della pace tornarono a suonare sul Grande Tempio.

Nei giorni che seguirono, i Cavalieri d’Oro, in segno di riconoscenza verso i loro giovani amici, decisero di sdebitarsi usando il proprio sangue per riparare le loro armature. Un po’ ad esclusione (vedi Note), Toro sistemò quella di Andromeda, aiutando Mur a forgiare la corazza nota come Andromeda la Notte. Purtroppo, nuovi pericoli erano in agguato, primo tra loro Ilda di Polaris, celebrante di Odino ad Asgard. La donna inviò al Grande Tempio uno dei suoi Cavalieri, Mizar, in un momento in cui Mur era via (vedi Note). L’agile tigre del Nord fece irruzione nella seconda casa, attaccando Toro di sorpresa. All’ultimo istante, il Cavaliere d’Oro riuscì a schivare l’assalto, ma Mizar non era solo e un secondo colpo raggiunse Toro alla nuca, spaccandone l’elmo e facendolo crollare sconfitto. Affidato in seguito alle cure di Castalia, maestra di Pegasus, Toro le confessò di aver percepito la seconda presenza attimi prima di essere battuto.

Isabel e il gruppo di Pegasus si recarono ad Asgard, ma Toro e gli altri Cavalieri d’Oro rimasero al Grande Tempio, obbedendo agli ordini di Libra, che aveva di fatto assunto il titolo di Sacerdote. Tale comando, già difficile da sopportare, si fece insostenibile quando, sconfitta Ilda, Atena venne rapita da Nettuno, imperatore dei mari, deciso a fare della terra un unico oceano e fautore di settimane di diluvi e maremoti. Anche stavolta, Pegasus e compagni furono i primi a correre in soccorso della Dea, con Toro e gli altri Cavalieri d’Oro che rimasero in attesa al Grande Tempio, trovandosi anche a dover disinnescare una discussione tra l’obbedienza di Mur e l’interventismo di Ioria. Per poco i due non arrivarono allo scontro, evitato solo grazie alla provvidenziale partenza delle armature di Sagitter e Acquarius, grazie alle quali gli eroi sconfissero Nettuno e salvarono Atena. Ancora una volta, la pace sembrava essere stata riconquistata.

Diverse settimane dopo, in un periodo imprecisato, Gemini e gli altri Cavalieri d’Oro caduti alle Dodici Case vennero resuscitati da Apollo, Dio del sole, che fece di loro i membri della sua guardia personale. Atena sembrò accettare spontaneamente la volontà di Apollo e così Toro e gli altri non intervennero in alcun modo (vedi Note). Ben presto però la situazione tra Apollo ed Atena degenerò in uno scontro, che si concluse con la sconfitta del primo e la morte dei Cavalieri d’Oro resuscitati ad opera del gruppo di Pegasus. Una nuova minaccia non tardò ad arrivare, stavolta nei panni di Lucifero, l'angelo decaduto che, dopo essere stato condannato a secoli di prigionia da Atena ed altre divinità, era tornato per vendicarsi insieme ai suoi quattro demoni. Per testimoniare la sua venuta Lucifero fece attaccare Toro e gli altri Cavalieri d'Oro che, presi di sorpresa, caddero senza neanche rendersi conto di cosa stesse accadendo. Anche stavolta però, Isabel, Pegasus, Cristal, Sirio, Phoenix ed Andromeda riuscirono a debellare il nemico. Durante il conflitto finale, Toro stesso unì il proprio cosmo a quello dell’allievo di Castalia, caricandolo nella freccia di Sagitter con cui Pegasus trafisse il Dio.

In seguito a questi scontri, Isabel, stanca, decise di fermarsi al Grande Tempio, ufficialmente per riprendere le forze, ma in realtà consapevole che la tanto temuta guerra contro Hades stava ormai per scoppiare. Non volendo coinvolgere Pegasus ed i suoi amici anche in questo conflitto, Isabel ordinò ai Cavalieri d’Oro di vietare loro l’ingresso nelle Dodici Case. Seppur sorpresi, Toro e gli altri compresero le ragioni di Atena e decisero di far rispettare l’ordine in caso di bisogno. Pur con la guerra imminente, non mancarono comunque anche dei momenti di rara serenità: accompagnando Ioria e Mur in una visita ai villaggi circostanti, Toro venne messo vistosamente in imbarazzo da una bambina di nome Eurpa, che gli regalò un fiore.

La quiete non era però destinata a durare: una notte, il Grande Tempio venne attaccato da un plotone di nemici, composto sia da Cavalieri d’Oro redivivi che dalle armate regolari di Hades, gli Spectre. Seduto nel suo tempio ad ammirare il fiore di Europa, Toro non si rese subito conto della situazione, venendo colto di sorpresa da Niobe di Deep e dal suo profumo mortale. Il pensiero della ragazza gli diede però la forza per sferrare un ultimo Sacro Toro alla massima intensità, prima di morire eroicamente nella sua stessa posizione di combattimento. Il suo gesto non fu vano, visto che servì come avvertimento a Mur e lo salvò dal profumo mortale di Niobe, che attimi dopo venne disintegrato dall’effetto del Sacro Toro. In lacrime, il Cavaliere d’Ariete salutò l’amico dicendo addio alla sua anima.

Toro tuttavia non aveva ancora smesso di combattere per Atena e, alcune ore dopo, con la battaglia ormai spostatasi negli inferi, la sua anima risorse ancora una volta ed unì il suo potere a quello di tutti gli altri Cavalieri d'Oro per aprire una breccia nel Muro del Pianto, che separava l'Inferno dai Campi Elisi. Salutato affettuosamente Pegasus, il buon Cavaliere si sacrificò ancora una volta, scomparendo insieme agli amici.

Qualche ora più tardi, con la sconfitta di Hades ad opera di Atena e dei cavalieri di bronzo, anche l'Inferno scomparve e tutte le anime che vi erano imprigionate verosimilmente trovarono la pace. Toro e gli altri vennero però resuscitati da Odino, per combattere una nuova battaglia ad Asgard.

Conclusasi anche quest’avventura, i dodici tornarono a riposare. Zeus però non potè perdonare i Cavalieri d'Oro, che con le loro azioni avevano offeso gli Dei, e convocò le loro anime nel Limbo. A nulla servirono le difese di Sion e Libra, gli unici ai quali fu apparentemente concesso parlare, e così per punizione Tiri e gli altri compagni vennero intrappolati in una specie di scogliera d'ambra sulla Terra in stato di totale incoscienza.

NOTE: Le informazioni presenti in questo profilo provengono dagli episodi 42-44, 46, 63, 68, 73-74, 83, 91-92, 111, 113-114, 117, 139-140 dell’anime classico, dal 3°, 4° e 5° OAV, da Saint Seiya Soul of Gold, dai numeri 8-9, 13-14, 17 e 26 del manga classico edizione StarComics, da Episode G e dall’enciclopedia Taizen. Nel terzo OAV, Toro non compare, ma Cancer dice che i Cavalieri d’Oro non si opporranno alla volontà di Apollo e Atena. Come molti altri personaggi nella versione italiana della serie, Toro ha il nome della sua costellazione, e non quello originale Aldebaran. In entrambi i casi però è plausibile si tratti di uno pseudonimo, visto che Aldebaran è il nome della stella principale della costellazione del Toro, di fatto una coincidenza paragonabile a quella di chiamarsi Toro stesso. Nel prequel Lost Canvas, Aldebaran è uno pseudonimo usato da tutti i Cavalieri del Toro.

Toro è il classico gigante buono, un personaggio semplice e positivo a dispetto di un fisico possente e minaccioso. La sua forza viene lodata a più riprese da compagni e avversari, ma purtroppo per lui viene spesso sconfitto in maniera abbastanza univoca, ed è in fondo alle classifiche di forza dei fan. In più interviste, Kurumada ha ammesso di usarlo come cartina tornasole per far risaltare la forza e pericolosità dei nuovi nemici. In effetti, nel manga, dove lo scontro con Mizar non avviene, è il primo sia ad affrontare un Generale di Nettuno che uno Spectre di Hades, venendo sconfitto da Syria prima della battaglia con Niobe. Lo stesso discorso è applicabile al Sacro Toro, contro il quale Syria ammette che sarebbe morto se colpito in pieno. Va detto anche che affermazioni di questo tipo sono frequenti nel manga, e spesso opinabili, visto ad esempio che Syria sopravvive a un colpo diretto della Nebulosa di Andromeda. Secondo l’enciclopedia Taizen, il Sacro Toro lanciato a braccia tese è potente il doppio del normale, cosa che giustifica l’implosione di Niobe, ma non è chiaro il perché dell’effetto ritardato. I presunti poteri telecinetici di Toro compaiono solo nell’anime.

L’amicizia tra Toro e Mur è accennata sia nella serie classica che in Episode G, ma l’origine non viene mai mostrata. In quest’ultima serie, Toro mostra di conoscere sia la strada per la torre di Mur che l’insidia degli scheletri, ed è consapevole che serve sangue di Cavaliere per riparare un’armatura morta: è possibile sia una conoscenza comune tra coloro che abitano regolarmente al Grande Tempio, ma suggerisce anche che il Cavaliere abbia di tanto in tanto fatto visita all’amico nel corso degli anni. Che sia una coincidenza o meno, è sempre lui a consegnare le missive di Mur e Doko al Chrysos Synagein.

Nel 74° episodio, Mizar attacca il Grande Tempio e sconfigge Toro alla seconda casa, ma di Mur non c’è traccia. Si può presumere che fosse temporaneamente via, visto che difficilmente non avrebbe percepito la presenza di Mizar e Alcor, o avrebbe permesso loro di passare. L’incontro con Europa e il dono del fiore avvengono solo nell’anime, con il nome della bambina che è un riferimento al mito greco dietro l’origine della costellazione del Toro. Quando i Cavalieri d’Oro riparano le armature di bronzo, gli accoppiamenti tendono a seguire una certa logica: Mur/Sirio, Ioria/Pegasus, Scorpio/Cristal e Virgo/Phoenix, in virtù dei loro incontri o scontri. Toro invece si ritrova accoppiato con Andromeda ad esclusione, visto che i due avevano interagito ben poco durante la scalata. Nel manga, Toro era già stato sconfitto da Syria e Phoenix era assente, così è Virgo a riparare l’armatura di Andromeda in segno di rispetto, cosa che avrà ripercussioni nel seguito Next Dimension.

Dopo lo scontro con Pegasus, il corno sinistro dell’elmo rimane spezzato per tutta la serie classica, non venendo sistemato neppure quando tutto l’elmo viene spaccato dal colpo di Alcor. Toro dice a Mur di volerlo lasciare così per ricordare la sconfitta subita, e a questo punto è plausibile che non sia una battuta. Durante la serie di Hades, il punto in cui il corno è spezzato è molto più vicino alla punta, suggerendo che si sia parzialmente riparato da solo con il passare del tempo. Nel doppiaggio italiano, le corna non sono solo decorative, ma contengono parte del potere del Cavaliere e sono indispensabili per combattere. Trattasi però di un errore, visto che l’originale non accenna a niente del genere e sarebbe strano avere un Cavaliere d’Oro così dipendente dal suo copricapo.

Toro non compare, né viene espressamente citato, nella serie Saint Seiya Omega, ma fa ritorno nel midquel Saint Seiya Soul of Gold del 2015. Cronologicamente la sua ultima apparizione è nel 5° OAV, l'Overture al Tenkai, che però è stato disconosciuto dall’autore e abbandonato.

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