L'ULTIMA RESURREZIONE DELLA FENICE

"Odinooo !!!!".

Il rabbioso grido di Zeus risuonò con violenza nelle sale deserte del tredicesimo tempio dell'Olimpo. In tempi migliori quelle stanze sarebbero state piene di paggi e servitori, ora invece, con una guerra in corso, solo le 12 divinità olimpiche avevano il permesso di accedervi, ma erano tutte a difesa dei propri templi. Solo Zeus dunque occupava al momento il tredicesimo tempio. Fino ad ora aveva seguito con calma la battaglia tra i suoi sottoposti ed i cavalieri mortali di Atena, la sua prediletta figlia, ma l'improvvisa comparsa del cosmo di Odino, una delle poche divinità esistenti il cui potere si poteva paragonare al suo, aveva scatenato la sua ira.

"Odino ! So che puoi sentirmi ! Credevi che il tuo agire mi sarebbe passato inosservato ? Per quale motivo hai interferito in questa battaglia trasportando Phoenix sull'Olimpo ?! E' una dichiarazione di guerra la tua ? Desideri forse che le mie legioni attacchino Asgard ?!" sbraitò il figlio di Crono con lo sguardo fisso sull'orizzonte. Per alcuni secondi non ci fu risposta, poi però un cosmo azzurro come il ghiaccio apparve nel tempio ed in pochi attimi assunse la forma del signore di Asgard. "Placa la tua collera, Zeus. Non per sfidare la tua autorità o per scatenare una guerra ho trasportato Phoenix sull'Olimpo, ma solo per ricambiare un antico debito !" asserì il Dio.

"Un debito ? quale debito puoi avere tu con quegli umani ?" ribatté Zeus, non senza una punta di derisione.

"Non prenderti gioco di me, signore dei cieli. Hai già dimenticato che quando Nettuno, tuo fratello, si è servito di Asgard per i suoi scopi, sono stati i cavalieri di Atena ad accorrere in difesa del mio regno ? Ho ripagato tale debito permettendo a Pegasus, Dragone, Cigno e Andromeda di riparare le loro armature e trasportando Phoenix sull'Olimpo, ora non debbo loro più nulla !"

"Dunque non interferirai ulteriormente ?" domandò Zeus, stavolta con più calma.

"No. D'ora in avanti è nelle loro mani il loro destino. Che vivano o muoiano per me non ha importanza. Questa guerra non riguarda la dorata Asgard ed i suoi Dei !" dichiarò solennemente Odino. Zeus fissò a lungo l'occhio di ghiaccio del signore degli Asi, poi annuì.

"Così sia ! Non ci saranno ritorsioni su Asgard per le tue azioni, ma ricorda sempre quanto hai appena detto. L'esito di questa guerra è troppo importante per tutti noi per permettere che venga influenzato da forze esterne !" disse infine.

A queste parole, Odino si incupì. "Dici che questa battaglia è importante…perché ? Noi Dei abbiamo ricevuto in dono l'eternità, lo scorrere del tempo non ci danneggia, prima di rendercene conto, degli eventi di questa giornata non resterà che uno sbiadito ricordo quindi perché preoccuparcene… oppure no ! Sento che dietro questo conflitto c'è più di quanto possa sembrare. Il tuo potere è tale che avresti potuto cancellare questi cavalieri con un semplice gesto della mano ed obbligare Atena ad abbandonare le sue spoglie mortali e riprendere il posto che le spetta al tuo fianco, ma invece hai dato loro una possibilità. Stai davvero facendo tutto questo solo per punire tua figlia ?"

A questa domanda Zeus trasalì e per lunghi secondi rimase in silenzio, poi disse "Hai ben detto, noi Dei siamo vecchi quasi quanto il cosmo, abbiamo vissuto più della stella più antica, abbiamo assistito al caos primordiale di mondi non ancora nati, a ragione ci consideriamo immuni allo scorrere del fiume del tempo… ma non dimenticare che persino noi non siamo che semplici esecutori di Colui che tutto guida. Lui è l'unico vero eterno dell'universo, non ha passato e non ha futuro ma solo un infinito presente, perché il tempo stesso non è che un corollario della Sua esistenza. Lui non è mai nato, noi invece si, e non è forse stato decretato che tutto quel che comincia prima poi deve finire ? I Suoi araldi, Principio, la luce che è creazione, e Fine, l'ombra che è dissoluzione, non sono forse le due grandi forze dell'esistenza ?"

"Principio e Fine… Luce ed Ombra, le due entità cosmiche supreme, seconde solo al nostro Signore. I loro emissari sono in eterno conflitto, alcune volte la Luce sembra avere il sopravvento, altre è l'Ombra ad essere trionfante, ma a nessuna di loro è concesso di raggiungere la vittoria definitiva perché è categorico che l'equilibrio sia preservato." rifletté Odino con lo sguardo assorto, poi d'improvviso spalancò l'occhio "I loro emissari… ma allora ?!"

Zeus non rispose nulla, si limitò ad annuire gravemente, ed Odino impallidì per il terrore. "Capisci ora il perché di tutto ciò ? Non è stato l'arrivo di Phoenix a causare la mia ira, ma il timore che tu avessi deciso di scendere in campo al fianco dei cavalieri, rendendo vana la mia opera. " sospirò il Dio Olimpico.

Odino, ripresa la calma, annuì a sua volta. "Tornerò ad Asgard, e ti assicuro che non interverrò ulteriormente in questa guerra… hai ragione, troppo dipende da essa. Prego solo che la sorte ci assista ed i tuoi timori non siano fondati. Addio, saggio Zeus" affermò prima di scomparire.

"Prima che tutto finisca, noi ci incontreremo ancora una volta, ma fino ad allora addio, nobile Odino." contraccambiò Zeus, prima di volgere nuovamente la sua attenzione alla battaglia del sesto tempio.

Laggiù, l'oscuro signore della guerra ed il cavaliere della fenice immortale erano pronti allo scontro. L'aria era carica di tensione, i loro cosmi scarlatti brillavano minacciosi mentre i contendenti si osservavano reciprocamente. All'apparenza entrambi sembravano determinati e sicuri di se, ma visti da vicino i loro volti rivelavano realtà ben diverse. Nonostante la sicurezza mostrata al suo arrivo, Phoenix era intimorito dall'avversario. La battaglia non era ancora incominciata, eppure aveva il viso rigato da rivoli di sudore ed il respiro affannoso, mentre sotto il pettorale dell'armatura sentiva il cuore che batteva convulsamente. Di fronte a lui, Ares appariva tranquillo ed aveva ancora un sorriso malvagio disegnato sul volto.

"Uh uh uh, avevi detto di voler combattere ed invece rimani lì immobile, paralizzato come un'antilope di fronte ad un leone. Permetti allora a me di fare la prima mossa." sogghignò il Dio prima di lanciarsi contro il nemico ad una velocità incredibile. Phoenix non lo vide neppure arrivare, in un attimo Ares gli fu davanti e lo colpì allo stomaco con un pugno terribile, lanciandolo indietro di molti metri. Piantando i piedi sul pavimento, l'eroe riuscì a bloccare la spinta e scattò a sua volta in avanti verso l'avversario. Giuntogli di fronte, scagliò un destro ed un sinistro, ma entrambi i colpi risultarono stranamente lenti ed il Dio li evitò facilmente con semplici spostamenti laterali. Phoenix decise allora di cambiare tattica, e dopo aver fintato un terzo pugno, spiccò un salto ed attaccò dall'alto con un calcio. Ares però bloccò l'assalto col dorso del braccio, e subito dopo usò la mano libera per sferrare un pugno verso il volto del ragazzo. Con un riflesso istintivo, il cavaliere, ancora a mezz'aria, piegò di lato il capo per schivare l'attacco, ma all'ultimo istante Ares cambiò bersaglio e con una gomitata centrò di nuovo lo stomaco del ragazzo, sbattendolo sul pavimento.

A terra, Phoenix tentò di rialzarsi, ma una vampata di dolore lo costrinse a portarsi le braccia all'addome ed a restare accovacciato. "Ha colpito duramente, com'era prevedibile, ma non è questa la cosa peggiore. Come già alla sesta casa e poi durante lo scontro con Kanon, sento che il mio cosmo si sta indebolendo per la paura... devo reagire, scacciare da me quest'insano torpore !" si disse l'eroe cercando di scuotersi.

"Non puoi !" ribatté Ares, che anziché incalzarlo si era fermato dopo quell'ultimo colpo. "Il terrore che provi e che senti su te come pesante fardello che impedisce i movimenti non può essere scacciato così facilmente, perché è il mio cosmo divino a generarlo. Ai tempi del mito i miei figli Deimos e Fobos mi accompagnavano in battaglia, oggi non possono prendere parte allo scontro per ordine del sommo Zeus, ma i loro cosmi sono con me !" spiegò la divinità.

"Ma... ma certo, solo un potere divino può causare una paura del genere." affermò il cavaliere mentre cercava faticosamente di rimettersi in piedi. "Ma perché mi ostacola a tal punto ?! Ci sono tracce di uno scontro nel tempio, Pegasus e Dragone erano riusciti a liberarsi e reagire... perché io invece non riesco ?!" gridò l'eroe, furioso per l'essere del tutto impotente di fronte al nemico.

"E' vero, i tuoi amici riuscivano a contrastare almeno in parte il mio potere, ma solo grazie all'esperienza acquisita ai templi inferiori. Combattendo gli altri Dei avevano sfiorato il nono senso, e questo ha permesso loro di concentrarsi al punto da limitare gli effetti del mio cosmo. Per te invece questa è la prima battaglia, sei completamente inerme..." rispose Ares prima di scattare contro il cavaliere. Al suono di queste parole la rabbia di Phoenix divampò come una fiamma ed incurante del dolore il guerriero si rialzò di scatto "Inerme dici ?! Scoprirai a tue spese che Phoenix non lo è mai ! Ora è il tuo turno di avere paura ! Fantasma Diabolico !" gridò nel lanciare con un gesto improvviso il colpo segreto che Gemini gli aveva insegnato tanto tempo fa. Il sottile raggio di luce saettò verso Ares e lo centrò in piena fronte. Preso di sorpresa, il Dio vacillò all'indietro di qualche passo, un rivolo di sangue gli rigò il volto ed i suoi occhi divennero vacui.

Per alcuni attimi Ares ebbe la sensazione che la vista gli si stesse appannando, poi, dopo pochi secondi, tutto sembrò tornare come prima, ma quando si guardò nuovamente intorno, le pareti del tempio erano scomparse, sostituite da un buio e polveroso campo di battaglia. Riversi al suolo, coperti di sangue e ferite, vi erano centinaia di cadaveri con indosso frammenti di armature. Alla vista di una tale carneficina, il nume sorrise divertito e con un calcio allontanò da se un corpo. Improvvisamente però sentì qualcosa alla caviglia, e nel voltarsi scoprì con orrore che uno dei cadaveri l'aveva bloccato. Attorno a lui, decine e decine di corpi si stavano rialzando e sciamavano in silenzio verso la preda. La loro carne lacera grondava sangue ad ogni passo, gli occhi ormai vitrei ruotavano nelle orbite mentre le creature tendevano le mani ad afferrare il corpo del Dio della guerra. Ben presto Ares venne completamente ricoperto dai cadaveri che sembravano volerlo trascinare con loro nella morte, poi però una luce scarlatta circondò il nume, che polverizzò i corpi con una violenta scarica d'energia. Soddisfatto, il Dio si guardò attorno alla ricerca di altri nemici, ed in lontananza, circondato dai raggi del sole come da un cono, vide un esercito che avanzava ordinatamente verso di lui. Alla testa vi era una donna, vestita di un'armatura del colore dell'oro ed armata di un'asta ed uno scudo splendente. Accanto a lei, equamente disposti sui due lati, dodici cavalieri con armature dorate impugnavano altrettante armi ed avanzavano con determinazione. Alle loro spalle procedevano tre file di guerrieri le cui corazze risplendevano d'argento, dietro di loro altre quattro file di cavalieri con indosso armature di vari colori formavano la retroguardia. Il suono ritmico dei loro passi si faceva sempre più fragoroso man mano che l'esercito si avvicinava al suo obiettivo. Furente per l'essere preda anziché cacciatore, Ares scagliò un potentissimo fascio di energia contro gli attaccanti, ma con suo immenso stupore il colpo si dissolse senza provocare alcun danno. Spaventato, lanciò altri colpi, ma tutti i suoi sforzi ottennero il medesimo risultato. Il fragore dei passi divenne assordante, l'esercitò era ormai incombente, e fu allora che alzando lo sguardo Ares si accorse che su di esso volteggiava Nike, la Dea alata portatrice di vittorie, e per la prima volta dopo innumerevoli secoli, il Dio urlò.

"Bene ! Anche se è una divinità, neppure lui è potuto sfuggire al potere del Fantasma Diabolico. La sua mente è intrappolata in un incubo che lo condurrà alla follia ! Non credevo che sarebbe stato così facile" dichiarò Phoenix osservando l'avversario, che ricevuto il colpo era rimasto immobile. "A questo punto non ha senso aspettare Cristal e Andromeda, sarò meglio raggiungere Pegasus e Sirio al settimo tempio !" si disse voltandosi verso l'uscita, ma all'improvviso una violenta scarica di energia lo travolse in pieno, scaraventandolo a terra.

"Folle !" gridò qualcuno alle sue spalle, e sollevando il viso Phoenix scoprì con orrore che Ares era di nuovo in se e lo stava guardando con disprezzo.

"Sei... riuscito a liberarti dagli effetti del Fantasma Diabolico ! Ma come hai fatto ?! la tua mente avrebbe dovuto restare intrappolata in un incubo !" commentò sbalordito il cavaliere alla vista del nemico.

"Uh uh uh, ti sopravvaluti ! E' stato un brutto sogno creato dal ricordo di un'antica sconfitta, nulla di più ! Con una tecnica così infantile non puoi sperare di sconfiggere un Dio mio pari ! Sei riuscito a farmi sanguinare però, e per questo affronto la tua morte sarà lenta e dolorosa !" ringhiò il guardiano del sesto tempio prima di lanciarsi contro il cavaliere. Prima che Phoenix potesse rendersene conto, Ares gli fu addosso e prese a tempestarlo di pugni al volto ed al torace. Incapace di reagire, il ragazzo sentiva fiammate di dolore provenire da ogni punto che Ares colpiva. L'armatura divina sembrava resistere, ma non riusciva a fermare completamente i colpi del Dio, ed anzi Phoenix ebbe la sensazione che si stesse indebolendo ogni secondo che passava. In un disperato tentativo, tentò di contrattaccare e sferrò un destro verso l'apertura dell'elmo di Ares, ma il nume bloccò con facilità il debole assalto e fece esplodere un pugno ancora più violento dei precedenti contro l'addome già ferito del ragazzo. L'armatura in quel punto andò in pezzi, Phoenix sentì la bocca che gli si riempiva di sangue e barcollò in avanti, ma Ares lo centrò allo zigomo sinistro con un calcio, frantumando il copriguancia del suo diadema e lanciandolo a terra, dove in pochi istanti una chiazza di sangue si allargò sotto il suo volto ferito.

Phoenix sentì l'oblio pervadergli la mente, ma con uno sforzo di volontà riuscì a non perdere i sensi ed a concentrarsi sul combattimento. "Sferra colpi che non riesco a parare... sta prendendo il sopravvento ! Dovrò tentate le Ali della Fenice per superare le sue difese !" rifletté mentre chiamava a raccolta le ultime forze per alzarsi ancora una volta.

"Mpf... perché ti sei rialzato ? Avresti fatto meglio a restare a terra ad aspettare la fine !" lo derise Ares guardandolo intanto che si rimetteva in piedi.

"Non... non crederai di avere già la vittoria in pugno ! Abbattere Phoenix non è così facile, ed ora te ne accorgerai ! Ali della Fenice !" gridò nello scagliare il suo colpo fiammeggiante. La fenice infuocata volò verso Ares, ma con grande sorpresa di Phoenix, il Dio non fece nulla per evitarla, si limitò ad incrociare le braccia davanti al petto e ad aspettare l'arrivo del colpo. Con uno scoppio di fuoco e scintille, le Ali della Fenice si infransero sulla difesa del Dio e spinsero per superarla, ma Ares non indietreggiò di un passo, anzi espanse il suo cosmo e con un gesto improvviso ribatté l'assalto, scagliando il colpo contro Phoenix stesso. Completamente sbalordito, il cavaliere non ebbe modo di reagire e fu investito in pieno dal suo stesso colpo, potenziato dall'energia di Ares. Le parti più esterne dei coprispalla andarono in frantumi, sottili crepe si aprirono sul pettorale dell'armatura ed il cavaliere fu sbalzato in aria di molti metri prima di precipitare violentemente al suolo.

Distrutto, ricoperto di sangue e di ferite, l'eroe si rese conto della situazione disperata in cui si trovava. "Ha ribattuto le Ali della Fenice senza alcuno sforzo... la sua forza è incredibile... se continua così mi ucciderà... però... c'è qualcosa che non va ! Sento che i miei colpi non hanno il solito vigore a causa della paura ! Se almeno potessi liberarmi dell'azione del suo cosmo forse avrei una possibilità... ma come fare ?!" rifletté mentre la vista gli si appannava.

Sul punto di svenire, il cavaliere vide Ares che gli si avvicinava con uno sguardo soddisfatto "Viene a darmi il colpo di grazia, e non ho forze per reagire. Forse era destino che finisse così, forse affrontare gli Dei era davvero impresa superiore alle nostre forze. Andromeda... Pegasus... Sirio... Cristal... perdonatemi..." pensò in attesa della fine. Anziché colpirlo però, Ares contemplò il nemico esanime per qualche secondo, poi lo prese dai capelli e lo sollevò in modo da poterlo guardare dritto negli occhi. "Hai capito che non hai nessuna speranza contro di me ? se non vuoi morire accetta la mia offerta e diventa un berseker ! Rinnega Atena ed i tuoi compagni ed unisciti a me, è l'unico modo che hai per salvarti la vita !" dichiarò il Dio.

"P... perché mi vuoi al tuo fianco ?" chiese a fatica il ragazzo, e ad ogni sua parola rivoli di sangue gli scorrevano dai lati della bocca per poi gocciolare a terra.

"Ti ho osservato a lungo, sin da quando hai conquistato l'armatura della fenice ! Ricorda l'essere crudele e spietato che eri e torna ad esserlo ! Odiavi tutto e tutti, non c'era traccia di amore o compassione nel tuo cuore, vivevi solo per combattere e diventare potente. Un uomo come te sarebbe utile al mio esercito, potresti conquistarti rapidamente una posizione di rilievo ! Abbandona Atena e unisciti a me !" insistette.

A queste parole, calde lacrime presero a sgorgare dagli occhi del ragazzo. "E questo cosa significa ?" proruppe Ares, stupito da quell'inaspettata reazione.

"Le... le tue parole hanno riportato in superficie immagini di un passato che oramai credevo dimenticato. E' vero, ho fatto cose terribili in nome dell'oscurità, e per quanto mi sforzi non riuscirò mai a cancellarle del tutto... ma una cosa è certa: finché avrò vita combatterò soltanto in nome della giustizia !" dichiarò con forza l'eroe stremato.

"Ripensaci, è la tua ultima possibilità ! Avrai potere e gloria ! Atena è ormai condannata, restando al suo fianco sostieni una causa persa !" insistette il Dio, ma alle sue parole Phoenix sorrise beffardo e disse con vigore "Finché ci sarà un alito di vita a sostenerla, Atena vivrà, e Phoenix sarà con lei ! Uccidimi pure se vuoi, perché Phoenix, cavaliere di Atena, non combatterà mai più per l'oscurità !"

"E allora muori con lei !" gridò furioso Ares e nello stesso momento lanciò con violenza il cavaliere verso le lame che fuoriuscivano dalla parete. In un disperato tentativo, il ragazzo spiegò le ali della sua armatura divina e cercò di cambiare direzione, ma oramai la parete era troppo vicina per evitarla del tutto e così, pur riuscendo a salvarsi la vita, Phoenix non poté impedire che due lame gli trafiggessero il braccio destro da parte a parte. Il dolore fu atroce, così intenso da annebbiare la vista già stanca dell'eroe per alcuni secondi. Quando poté di nuovo mettere a fuoco, il cavaliere si accorse che di fronte a lui Ares stava bruciando il suo cosmo, pronto a lanciare il colpo di grazia.

"Hai deciso di rifiutare la mia offerta e restare al fianco di Atena. Pagane il prezzo ora. Addio, Phoenix !" urlò il Dio, pronto a colpire.

"Sta per lanciare il colpo decisivo, ed io non ho forza per reagire... no, non posso arrendermi così. Devo ribellarmi a quest'oscuro destino !" disse il cavaliere stringendo i denti.

"Che cosa ti succede ? Tu sei l'araba fenice ! Torna in te ! Torna in te !" lo incoraggiò improvvisamente una voce, e contemporaneamente il ragazzo si sentì circondare da una presenza calda e rassicurante. "Questa voce... che sembra parlare direttamente al mio cuore.. è quella di... Esmeralda !" esclamò l'eroe spalancando gli occhi, e sollevando lo sguardo scorse nelle tenebre sopra di lui l'immagine dell'amica di un tempo. La ragazza aveva le mani strette in preghiera e lo fissava con gli occhi colmi di lacrime.

"Reagisci ! Non è da te lasciarsi andare in questo modo ! Ares stesso ti ha involontariamente indicato la via da seguire, a te non resta che percorrerla !" lo incoraggiò.

"A... Ares mi ha indicato la via... ma come ?" farfugliò Phoenix, che non riusciva a capire cosa la ragazza intendesse.

"‹‹Ricorda quello che eri e torna ad esserlo›› ha detto, ed ha ragione. Devi ricordare Phoenix, non il periodo in cui appartenevi all'oscurità, ma le tante battaglie combattute in nome della giustizia ! Ricorda lo scontro con Virgo della sesta casa ed il modo in cui raggiungesti il settimo senso, ricorda i combattimenti ad Asgard e poi nel regno di Nettuno e in Ade. Sei sempre riuscito a trovare dentro di te la forza per sconfiggere nemici all'apparenza invincibili, fallo anche ora ! Fa che questa non sia la tua ultima battaglia, reagisci !" supplicò lo spirito della fanciulla prima di scomparire.

Alle sue parole, lacrime di commozione velarono gli occhi del cavaliere "Esmeralda... allora tu... sei stata al mio fianco per tutto questo tempo... non mi hai mai abbandonato ! Hai ragione, non posso lasciarmi sconfiggere in questo modo. Brucia, mio cosmo ardente !" gridò l'eroe espandendo il suo cosmo fino ai limiti massimi.

"E' tutto inutile, non ti servirà ! Addio, Phoenix !" esclamò Ares prima di lanciare un potentissimo fascio di energia contro la parete. L'esplosione fu terribile, e sviluppò una luce tale da obbligare lo stesso Dio a coprirsi gli occhi col braccio. Quando la polvere si fu depositata però, di Phoenix non c'era più traccia.

Ignari di tutto, Dragone e Pegasus avanzavano faticosamente verso il settimo tempio. Entrambi oramai erano al limite delle forze ed andavano avanti solo con uno sforzo di volontà. Benché le armature divine permettessero loro di recuperare le forze più in fretta del normale, le ferite subite nei templi inferiori si facevano sentire e così anche la stanchezza e la fatica accumulate. "Vorrei che Ioria fosse qui, i suoi poteri di guarigione ci sarebbero di sicuro giovamento." cercò di scherzare Dragone, sforzandosi di ignorare la fitta di dolore al torace che aveva quando parlava. "Già, avremmo bisogno di un po' d'aiuto…" rispose con lo sguardo triste Pegasus, e osservandolo Sirio si accorse subito che la sua espressione era molto diversa da quella abituale. I suoi occhi sembravano spenti, e non c’era traccia della determinazione e dell’energia che tante volte li avevano illuminati in passato. Solo una volta nel corso di tante battaglie Dragone lo aveva visto così, un paio di anni addietro, ai tempi della guerra con Arles. In quell’occasione non erano riusciti ad impedire che Morgana, una sacerdotessa guerriero inviata dal Grande Sacerdote, riuscisse ad impossessarsi dell’elmo della sacra armatura del Sagittario. Quella era stata una delle loro prime missioni per conto di Lady Isabel, ed anche se all’epoca la leadership di Pegasus nel gruppo era tutt’altro che stabilita, il ragazzo si era assunto tutta la responsabilità del fallimento ed era caduto in uno stato di profonda depressione, dalla quale era uscito solo dopo aver sconfitto la donna e recuperato l’elmo.

Anche se il tempo a loro disposizione era sempre meno, Sirio non poteva ignorare ulteriormente l’espressione tormentata del compagno. "Non è da te essere così taciturno… che cosa ti succede, amico ?" gli chiese allora, fermandosi ed appoggiandogli una mano sulla spalla.

"Uhm ? oh, non è nulla, sono solo un po' debole per i colpi di Eolo ed Ares… tutto qui !" lo rassicurò il ragazzo accennando un sorriso, ma Sirio non si lasciò convincere "Non mentire con me ! E’ dai tempi della Guerra Galattica che ho imparato a conoscerti, e so bene che è necessario molto di più per produrre in te un simile scoramento. Se sei preoccupato per Phoenix, Cristal o Andromeda non temere ed abbi fiducia in loro, sono sicuro che presto saranno di nuovo al nostro fianco." disse il cavaliere, ma l’espressione sul volto di Pegasus non cambiò. Consapevole che l’amico avrebbe dovuto decidere da solo se confidarsi cui lui o meno, Sirio non aggiunse altro e rimase in silenzio. Pegasus accennò a riprendere il cammino, poi però si fermò e, guardando il compagno negli occhi per la prima volta dall’inizio della conversazione, chiese "Sirio, tu credi che stavolta riusciremo a salvare Atena ?"

In altri momenti Dragone avrebbe pensato che il compagno stesse scherzando, in passato non aveva mai mostrato dubbi o esitazioni sull’esito di una missione, ma stavolta il suo sguardo era genuinamente serio e preoccupato. Pensandoci bene però il ragazzo capì il peso che tormentava il suo giovane amico. Anche stavolta da leader del gruppo Pegasus si sentiva personalmente responsabile per il successo della missione affidatagli, ma stavolta l’impresa a cui si stavano accingendo era persino più ardua delle precedenti: combattere contro gli Dei dell’Olimpo, sconfiggere esseri esistenti sin dagli albori della storia, chiunque si sarebbe sentito scoraggiato di fronte ad un’impresa del genere. "Un comandante è sempre solo nei momenti più difficili." rifletté tristemente Sirio prima che Pegasus riprendesse "Cristal e Andromeda hanno dovuto unire le forze contro Eolo, e non sappiamo nemmeno se hanno ottenuto vittoria… Phoenix sta rischiando la vita contro Ares… noi due ci reggiamo a fatica in piedi. Siamo solo al settimo tempio, Sirio ! Forse avremmo dovuto affrontare insieme ciascuna divinità… nelle nostre condizioni se anche riuscissimo a sconfiggere Artemide, avremo la forza per arrivare fino da Zeus ?"

Queste parole, così cariche di frustrazione e scoramento, confermarono i sospetti di Sirio: Pegasus si sentiva responsabile per quello che stava succedendo ed avvertiva sulle proprie spalle il peso di un possibile fallimento. Dragone sospirò, i timori di Pegasus erano fondati, almeno in parte, e durante la corsa dal sesto al settimo tempio anche lui aveva fatto delle riflessioni molto simili. Mai come stavolta la missione era disperata e dall’esito incerto, ma il cavaliere sapeva bene che proprio in situazioni come queste sono la determinazione e la speranza a condurre alla vittoria, e per questo motivo abbattersi avrebbe avuto effetti disastrosi. "Purtroppo non so rispondere alla tua domanda. Non c’è dubbio che combattiamo entità dotate di una forza quasi inimmaginabile, creature che erano già antiche quando la razza umana era appena comparsa sulla terra. Paragonare noi a loro è come paragonare una goccia d’acqua all’immensità dell’Oceano…ma di una cosa sono sicuro: se non crediamo in noi stessi, saremo sconfitti prima ancora di cominciare." Dichiarò il cavaliere.

"Sirio…" balbettò Pegasus, e Dragone riprese "E’ da anni che ci guidi in battaglia, dai tempi della guerra contro Arles. Hai saputo fondere in un gruppo quattro cavalieri diversi in tutto, ed è anche grazie alla tua guida che siamo riusciti a compiere imprese all’apparenza impossibile: sconfiggere i cavaliere d’oro, distruggere l’anello del Nibelungo, abbattere i pilastri del regno di Nettuno, uccidere Hades… non ce l’avremmo fatta senza di te. Ora temi che la tua strategia ci porti alla sconfitta, ma sai bene quanto me che dividerci è stata la tattica migliore. Restando uniti saremmo stati un facile bersaglio e probabilmente saremmo caduti già al secondo tempo. Restando da soli nel momento del pericolo invece abbiamo avuto modo di risvegliare dentro di noi il potere del nono senso, ed anche se solo per pochi istanti abbiamo sfiorato la forza degli Dei. Chiunque altro avrebbe fatto del numero la propria arma, tu hai saputo avere fiducia in tutti noi, e grazie a questo siamo arrivati sino a questo settimo tempio. Cristal e Andromeda non sono qui ora, ma so che la pensano come me, e, anche se non sarebbe mai disposto ad ammetterlo, persino Phoenix concorderebbe su quello che ti dico: sei il miglior leader che un gruppo potrebbe desiderare ! credi in te, e forse avremo almeno una speranza di vincere Zeus e salvare Atena !"

Di fronte al discorso di Sirio, Pegasus restò a lungo in silenzio, con lo sguardo basso, poi finalmente risollevò la testa e Dragone sorrise, perché negli occhi del compagno era finalmente riapparsa la luce della determinazione. "Vinceremo ! Ora ne sono sicuro !" affermò Pegasus sorridendo a sua volta, poi, senza aggiungere altro, i due ripresero il cammino verso il settimo tempio.

Intanto, al tempio di Ares, il Dio della guerra si guardava attorno innervosito. "Dove sei Phoenix ?! Dove ti nascondi ?!" gridò, consapevole che in qualche modo il cavaliere era sopravvissuto al suo ultimo assalto. Le sue domande non tardarono a trovare risposta, in un lampo la fenice di fuoco comparve a pochi metri di distanza da lui, e dalle fiamme uscì Phoenix, ancora sanguinante ma privo di nuove ferite. "Eccomi, Dio della guerra. Temevi forse che me ne sarei andato senza combattere ?" dichiarò l'eroe sostenendo lo sguardo del nume.

"Mpf… forse avresti dovuto provarci. Ti avrei raggiunto in pochi attimi ma almeno avrei avuto il piacere di cacciarti, ora invece porre fine alla tua esistenza non mi arrecherà alcun divertimento…sei talmente inferiore !" ritorse il Dio con un sorriso malvagio.

"Inferiore ? forse lo sono, ma non credere che la vittoria sia già tua ! L'esito di questa battaglia è ancora da scrivere, Phoenix non è ancora sconfitto !" ribatté il cavaliere assumendo posizione da battaglia e sollevando il pugno nella posa tipica del Fantasma Diabolico. A questo gesto, il sorriso di Ares si allargò. "Credi davvero che il Fantasma Diabolico possa avere di nuovo effetto su di me ? Poco fa mi hai colto di sorpresa, e comunque il suo unico effetto è stato quello di rallentarmi per qualche secondo, ora non farà nemmeno quello !" disse schernendo l'avversario. Stavolta però fu Phoenix a sorridere "No…il Fantasma Diabolico non avrebbe più effetto su di te… ma non sei tu il suo bersaglio stavolta !" affermò enigmatico, poi, sotto lo sguardo confuso di Ares, girò il pugno verso il suo stesso volto ed urlò "Fantasma Diabolico !"

Il sottile raggio di luce colpì il volto del cavaliere e dopo pochi attimi un rivolo di sangue gli rigò la fronte. Il ragazzo barcollò indietro di qualche passo e sembrò sul punto di cadere, poi però ritrovò l'equilibrio e si fermò, portandosi la mano al volto e coprendosi gli occhi. Rimase in questa posizione per svariati secondi, poi iniziò a ridere sommessamente.

"Devi essere folle, cavaliere ! Pur di evitare di morire per mano mia hai preferito usare su di te il Fantasma Diabolico ed impazzire ? Speri forse che questo ti farà soffrire di meno ?" proruppe Ares, che era rimasto visibilmente confuso dal gesto apparentemente insensato di Phoenix, ma il cavaliere non rispose nulla. Infastidito dal suo silenzio, Ares gridò "E va bene ! ora ti mostrerò l'inutilità del tuo gesto !" e si lanciò contro di lui. In quell'attimo però Phoenix smise di ridere, con un movimento rapidissimo schivò l'attacco e, portatosi sul fianco del Dio, sferrò un violento calcio. Nonostante la sorpresa, Ares riuscì a bloccare la mossa del nemico, ma l'eroe lo incalzò con una serie di pugni ed alla fine uno andò a segno, raggiungendo il Dio al torace. Con un grugnito di dolore il signore della guerra indietreggiò di un passo, permettendo al cavaliere di rinnovare l'attacco. Phoenix sferrò un destro verso il volto del nemico, Ares riuscì a schivarlo abbassandosi di scatto, ma il ragazzo lo centrò con una ginocchiata all'addome, facendolo barcollare in avanti. Subito l'eroe lanciò un nuovo colpo, ma stavolta Ares bloccò il pugno con la mano e contemporaneamente sferrò un calcio violentissimo che colpì il cavaliere in pieno petto, lanciandolo a terra ad alcuni metri di distanza. Stavolta però il nume non continuò l'attacco, anzi si fermò portandosi la mano allo stomaco. Il sorriso era scomparso dal suo volto, sostituito da un misto di sorpresa e confusione. "Come ha fatto a colpirmi ?! Poco fa non era così veloce e determinato, lo avevo in pugno ! Cosa è cambiato adesso ?!" si chiese mentre osservava il ragazzo che, ferito ma vivo, si rimetteva faticosamente in piedi. Alzando la testa Phoenix incrociò il suo sguardo e comprese immediatamente i pensieri che si agitavano nella mente del Dio "Quale differenza ora che sono libero nei movimenti, vero ? il manto di paura generato dal tuo cosmo è scomparso, e finalmente posso combattere con tutte le mie forze !" esclamò il cavaliere lasciandosi circondare dalla luce fiammeggiante del suo cosmo.

Senza rendersene conto Ares indietreggiò di un passo per lo stupore "E' vero, lo sento. Ora non è più sotto l'influsso del mio potere e l'energia del suo cosmo sta aumentando rapidamente. Ma come ha fatto a liberarsi ?! Neppure Pegasus e Dragone, che pure avevano sfiorato il nono senso, erano riusciti a riconquistare una tale libertà nei movimenti… ah ! possibile che…" pensò, prima di gridare. "E' stato il Fantasma Diabolico, non è vero Phoenix ? è stato grazie a lui che sei riuscito a liberarti !"

"E' così !" sorrise il cavaliere "Grazie al Fantasma Diabolico, che permette di controllare e manipolare il pensiero, sono riuscito a scacciare la paura che intorpidiva i miei movimenti !"

"Folle ! Ti rendi conto di cos'hai rischiato ? l'energia del Fantasma Diabolico avrebbe potuto distruggerti la mente !" urlò il Dio, ma Phoenix non si scompose. "Era l'unico modo che avevo, l'unica strada verso una speranza di vittoria ! Non ho rischiato poi molto… se non lo avessi fatto sarei comunque morto sotto i tuoi colpi…ma ora posso finalmente reagire !" rispose aumentando ulteriormente l'energia del suo cosmo.

Per la prima volta Ares sembrò incerto sul da farsi, l'energia di Phoenix stava aumentando rapidamente "E' ormai padrone dell'ottavo senso, se non lo fermo subito potrebbe diventare troppo pericoloso !" pensò il nume lanciandosi all'attacco, ma stavolta il cavaliere non si fece prendere impreparato "No, non mi lascerò sconfiggere ora che sono libero di combattere ! Esmeralda mi ha indicato la via, ora a me non resterà che seguirla ! Brucia, mio cosmo, espanditi fino ai limiti massimi e raggiungi il nono senso ! Ali della Fenice !" gridò lanciando ancora una volta il suo colpo di fuoco. Stavolta Ares, sbilanciato all'attacco, fu colto di sorpresa e non fece in tempo ad erigere alcuna difesa. L'immensa energia del colpo, potenziata dal cosmo del cavaliere, oramai vicino al nono senso, lo centrò in pieno petto, lanciandolo contro il soffitto del tempio e poi facendolo cadere violentemente a terra.

"C… ci sono riuscito… ho sconfitto una divinità !" balbettò Phoenix, spossato a causa dello sforzo, mentre osservava il corpo immobile di Ares. Dopo qualche secondo di pausa si girò per allontanarsi, ma una voce alle sue spalle lo fermò.

"E così dovrei permettere ad un cavaliere mortale di umiliarmi in questo modo ?! Qui, nel tempio che presiedo ! No, questo non sarà mai ! Phoenix ora ti distruggerò !" gridò infatti il Dio rialzandosi, ed improvvisamente il suo cosmo triplicò di intensità.

"E' assurdo ! la sua energia sta aumentando oltre ogni limite, ma cosa…" esclamò Phoenix spaventato, ma Ares non gli diede il tempo di analizzare la situazione e congiunse le mani davanti al torace, in modo che i palmi volgessero verso l'esterno. "Ora subirai il mio terribile colpo segreto, cavaliere ! Urlo di guerra !". gridò con tutto il fiato che aveva in corpo.

Fu un attimo, Phoenix vide l'energia del cosmo del Dio accumularsi nel palmo delle sue mani, poi un'esplosione terribile lo investì in pieno, disintegrando completamente l'elmo della sua armatura e danneggiando ulteriormente il pettorale, i coprispalla ed i bracciali. Quando l'energia si fu dissipata, l'eroe crollò esausto a terra, mentre flotti di sangue iniziarono a scorrere dalle crepe della corazza.

"Uh uh uh, piaciuta la sorpresa, cavaliere ? Ed ora non mi resta che darti il colpo di grazia !" ridacchiò Ares avvicinandosi al nemico. Improvvisamente però il corpo e l'armatura di Phoenix iniziarono a brillare, ed osservandolo attentamente il signore della guerra si accorse che le crepe della corazza stavano sparendo. Lentamente, il cavaliere si rialzò in piedi, ferito ma di nuovo pronto alla lotta.

"Ma certo, avevo dimenticato il mito della fenice immortale, che ogni volta rinasce dalle sue ceneri ! So che in passato la tua armatura ti ha salvato più di una volta, permettendoti di risorgere sempre più forte di prima…" commentò Ares guardando il ragazzo. Per un attimo sembrò pensieroso, poi sorrise crudelmente e riprese "…è ripugnante che il dono dell'immortalità sia stato dato ad un uomo qualunque, solo a noi divinità dovrebbe essere concesso… te ne priverò con le mie mani, un verme come te non ne è degno !"

"Cosa vuoi…" iniziò Phoenix, ma Ares non gli diede nemmeno il tempo di parlare. Sollevò il braccio e urlò "Distruzione Spirituale !".

Il cavaliere gridò in agonia, mai prima d'ora aveva provato un dolore così lancinante e profondo. Abbassò gli occhi verso il petto e ciò che vide lo sbalordì oltre ogni dire. La mano di Ares era letteralmente affondata nel pettorale della sua armatura come non fosse altro che acqua. La cosa più strana pero era che, sebbene la mano fosse scomparsa fino al polso, il cavaliere non ne sentiva il contatto col corpo, ed il dolore che lo tormentava sembrava provenire dalle profondità stesse della sua anima piuttosto che dal torace. Finalmente, dopo secondi che sembrarono lunghi come ore, Ares estrasse la mano e, sebbene la vista fosse appannata dal dolore, il ragazzo ebbe la certezza di vedere che il Dio stringeva qualcosa in pugno, una forma sfocata ed indistinta. Qualunque cosa fosse, si dibatté per qualche attimo, poi sembrò come dissolversi e scomparve nel nulla. Contemporaneamente, Ares scoppiò a ridere sguaiatamente mentre Phoenix, ancora stordito, barcollò indietro di qualche passo e si accovacciò a terra. L'armatura era intatta, il dolore stava scemando, ma una sensazione orribile opprimeva l'animo del cavaliere, la sensazione che fosse appena accaduto qualcosa di irrimediabile.

"C… che cosa mi hai fatto ? Che cos'era quella ?" riuscì a chiedere.

"Uh uh uh, l'anima della tua armatura… lo Spirito della Fenice !" fu la raggelante risposta di Ares.

"C… cosa ?"

"Hai sentito bene ! E c'è di più, è stato grazie allo Spirito della Fenice che la tua armatura è sempre riuscita a rigenerarsi, permettendo anche a te di risorgere dopo ogni sconfitta. Ora che l'anima della Fenice è distrutta per sempre… non risorgerai mai più, cavaliere !" spiegò Ares con un sorriso crudele.

Mai prima d'ora delle parole avevano avuto un effetto così devastante su Phoenix, la capacità di rigenerazione della sua armatura era da sempre una delle sue armi più forti, gli aveva salvato la vita in tante battaglie e permesso di sconfiggere nemici all'apparenza superiori. Al pensiero d'averla persa per sempre, il ragazzo si sentì invadere dallo sconforto e per alcuni secondi non ebbe la forza di fare nulla. Ma fu solo per pochi secondi, anche senza i poteri dell'armatura divina lui era ancora Phoenix, il cavaliere che era sopravvissuto all'inferno dell'Isola della Regina Nera, e non era certo da lui lasciarsi andare. Lentamente, con fierezza, si rialzò e fronteggiò lo sguardo del Dio, pronto all'ultimo scontro.

"Sei coraggioso, ma ora che non puoi più risorgere ti finirò una volta per tutte. Addio, cavaliere di Atena !" gridò Ares congiungendo le mani nella posizione dell'Urlo di Guerra e bruciando il suo cosmo. A questa visione il cavaliere sollevò le braccia per difendersi, ma in cuor suo era consapevole di non essere nelle condizioni per sopravvivere ad un secondo colpo. Improvvisamente però accadde qualcosa di inaspettato, un'energia immensa comparve nel sesto tempio, e quasi istantaneamente Ares si accasciò a terra urlando di dolore mentre il suo cosmo diminuiva vertiginosamente di intensità, tornando ai livelli che aveva quando Phoenix era entrato nel sesto tempio. "No… non è giusto ! Perché ?" gridò il Dio con lo sguardo rivolto verso l'alto, ma non ottenne risposta e l'energia misteriosa scomparve rapidamente com'era arrivata.

Phoenix non capì cosa stesse succedendo e restò immobile, ma con un gesto di frustrazione Ares sferrò un pugno al suolo, poi balzò di nuovo in piedi e si guardò intorno con gli occhi colmi di rabbia "E sia ! Ma non mi impedirai di prendere la vita di Phoenix ! Urlo di Guerra !" urlò prima di lanciare senza alcun preavviso il suo terribile colpo segreto, che saettò alla velocità della luce verso l'eroe.

"No… non posso lasciarmi sconfiggere in questo modo ! Devo permettere ad Andromeda e Cristal di superare questo tempio, devo vincere questa battaglia ad ogni costo ! Saprò essere cavaliere anche senza i poteri della mia armatura ! Risvegliati ancora una volta, nono senso ! Ali della Fenice !" gridò a sua volta il cavaliere di Atena.

I due colpi si scontrarono a mezz'aria scatenando un'esplosione terribile che investì in pieno i combattenti.

Sulle scale tra il quinto ed il sesto tempio, Andromeda, ancora svenuto dopo il combattimento con Eolo, aprì gli occhi di scatto, percorso da un gelido brivido.