PRIMA DELLA BATTAGLIA

Quando la luce scompare, i cavalieri non sono più nelle grotte sotterranee, l'aria non è più chiusa e pesante ma fresca, persino fredda e sopra di loro non vi sono rocce ma un cielo bianco, dal quale non filtrano i raggi del sole. Guardandosi attorno, gli eroi pensano di essere di nuovo ad Asgard, da Ilda e gli altri amici. Intorno a loro infatti vi sono alberi coperti di neve, mentre il vento che soffia è freddo, tagliente. Dopo alcuni attimi di smarrimento però, i ragazzi si rendono conto di non essere ad Asgard, gli alberi infatti sono diversi, lo strato di neve al suolo è profondo solo pochi centimetri ed il terreno è molto più pianeggiante e meno roccioso. Guardandosi attorno, Andromeda è il primo a capire dove lui ed i compagni si trovino "Siamo a Nuova Luxor, nel parco della città, lo stesso dove un paio di anni fa fummo attaccati dal Cigno nero !"

"Com'è possibile ? Era autunno quando siamo partiti per Atene, ora siamo in pieno inverno…"

"Ilda l'aveva detto, ricordate…il tempo ad Asgard scorre in modo diverso…"

"Beh, usciamo di qui e cerchiamo di capire quanto tempo è passato. Quando siamo partiti mancavano tre mesi allo scontro con Zeus ed eravamo in autunno, ora è inverno, chissà quanto tempo siamo stati via…"

Gli altri cavalieri annuiscono ed in silenzio camminano nel parco, senza incontrare anima viva, fino a raggiungere l'uscita che affaccia su una delle strade principali di Nuova Luxor. In giro non si vede molta gente, soltanto pochi intirizziti passanti ed alcune automobili. Avvicinandosi ad una panchina sul marciapiede, a pochi metri da lui, Pegasus solleva un giornale impigliato tra le sbarre di ferro, spaginato dal vento e bagnato dalla pioggia. Il ragazzo apre ad una pagina qualsiasi e guarda in alto, leggendo la data, poi si gira verso gli amici ed in tono mesto ed al tempo stesso preoccupato, afferma "26 Gennaio…sono passati quasi tre mesi !"

I cavalieri abbassano lo sguardo, abbattuti dalla notizia. Per ogni giorno che loro avevano trascorso ad Asgard, sulla terra era passato un mese intero, la battaglia con Zeus, che prima era solo una minaccia all'orizzonte, è ora prossima ed incombente. Tutti i cavalieri avvertono d'improvviso su di loro una pressione enorme, unita alla consapevolezza che ancora una volta la salvezza dell'umanità è nelle loro mani. Pegasus, resosi subito conto dello stato d'animo dei compagni, afferma in tono scherzoso "Se non altro vedremo subito all'opera le nuove armature !" e nello stesso momento appallottola il giornale e lo lancia verso un cestino dei rifiuti. La palla di carta però rimbalza sul bordo cadendo a terra, e Pegasus sferza l'aria con la mano, in evidente disapprovazione. Tutti i cavalieri allora scoppiano a ridere, e finalmente il velo di preoccupazione si solleva dai loro cuori.

Sorridendo a sua volta, Pegasus dice "Sarà meglio andare a palazzo ora, Lady Isabel sarà preoccupata per noi !"

"Non solo lei - gli ricorda Cristal - dovrai anche avvisare Patricia, immagina quanto sarà stata in ansia non avendo tue notizie per tutto questo tempo !"

"Hai ragione, appena avremo parlato con milady, correrò da lei !" conclude il ragazzo. Per un attimo Pegasus aveva pensato di passare prima da Patricia e poi andare a palazzo, ma per quanto gli fosse doloroso, il suo dovere di cavaliere si anteponeva alla sua vita normale, ed in questo momento parlare con Lady Isabel era un suo preciso dovere.

"Prima di andare sarà meglio rimettere le armature negli scrigni !" consiglia Andromeda in leggero imbarazzo, e seguendo il suo sguardo gli altri si accorgono che tutti i passanti si voltano verso di loro e li osservano incuriositi. In effetti, dopo la Guerra Galattica, gli uomini non avevano più avuto molte occasioni di vedere all'opera i cavalieri, le cui battaglie si erano sempre svolte all'oscuro di tutti, e quindi col tempo, molti li avevano dimenticati, specie dopo l'incendio che aveva distrutto il palazzo dei tornei. Nessuno sapeva che cosa avesse impedito alle piogge di continuare a cadere e sommergere la terra, o ai ghiacci polari di sciogliersi, o al sole di sparire per sempre dietro un muro di tenebre, e così, pian piano, il ricordo delle gesta di quei mitici eroi era scomparso, ed ora la gente non capiva chi fossero quei ragazzi con indosso delle armature che risplendevano come pietre preziose ogni volta che i fanali di una macchina di passaggio le illuminavano.

Riposte le corazze negli scrigni, i quattro ragazzi si incamminano con passo rapido verso il palazzo di Lady Isabel, mentre i lampi squarciano il cielo con un bagliore accecante, subito seguito dal rombo del tuono.

"Sembra…che persino il cielo sia consapevole di quello che sta per accadere ! Questi lampi sono il presagio di una tempesta ben più grande di quella che qualsiasi temporale potrà portare." Afferma sottovoce Andromeda, rivolto più a se stesso che agli altri, mentre le gocce di pioggia gli bagnano il volto ed inzuppano i capelli ed i vestiti.

"Potrebbe anche essere ! Zeus è signore dei fulmini, e con essi anche della pioggia e delle bufere. Probabilmente sa che abbiamo riparato le armature divine e non ha apprezzato la cosa." Risponde Cristal, pensieroso.

A loro insaputa, altrove, molto più lontano e più in alto, al di sopra delle nuvole, in un luogo immacolato che neppure le forze della natura osano sfiorare, vi è un tempio enorme. Le colonne, bianche come la neve e costruite in epoche antichissime, prima ancora che l'uomo comparisse sulla terra, furono scolpite da un unico blocco marmoreo, preso appositamente da cave situate a decine di chilometri nel sottosuolo. Le pareti, anch'esse di marmo, sono coperte di bassorilievi, raffiguranti scene cui nessun occhio umano assistette. In essi sono racchiuse storie di furiose battaglie, che portarono alla definitiva sconfitta delle creature primordiali ed alla nascita del regno degli Dei. A quell'epoca, creature orribili, come il gigantesco Tifeo o i terribili Centimani, subirono solenne disfatta, e per punizione furono imprigionati negli abissi del Tartaro, la parte più profonda ed oscura dell'Ade. Tutto ciò che resta della loro malvagità sono ora delle sterili figure, testimonianza della grandezza e dell'immenso potere degli Dei. In piedi davanti al tempio, una figura osserva silenziosa gli eventi che si compiono sulla terra. Il suo sguardo si libra alto e veloce, sorvolando i paesi ed i continenti. Nulla gli sfugge, nessun atto di bontà e nessun atto di malvagità può sperare di sottrarsi a lui, attento osservatore delle vicende degli uomini.

In quel momento, fa capolino vicino a lui la figura di un giovane, alto ed asciutto, con capelli azzurri come il cielo, vestito di una lunga tunica bianca. Fermatosi, il giovane si rivolge all'altro ed afferma con tono sommesso "Che cosa ti turba, sommo Zeus ? è da secoli che non presti più attenzione alle azioni dei mortali, disgustato dalla loro malvagità. Perché dunque ora volgi di nuovo verso di loro il tuo sguardo, cui nulla può sfuggire ?"

A queste parole, Zeus resta in silenzio per qualche attimo, poi, senza voltarsi, risponde "in questi secoli gli umani hanno fatto notevoli progressi. Hanno imparato ad imbrigliare l'energia dell'atomo ed a volare alti nel cielo. Hanno saputo superare tutti i limiti della loro natura, ma tutto ciò ha richiesto un prezzo, ed il prezzo è stato la loro umiltà. Un tempo eravamo adorati e rispettati, temuti ed invocati, ora su di noi non esistono che leggende, cui nessuno crederebbe più. Eppure, mia figlia, Atena, ha deciso di schierarsi contro di me per proteggere costoro, mettendo in gioco la sua stessa natura divina. Ho ripreso ad osservare gli uomini per capire cosa in loro la abbia spinta ad una tale azione, ma finora non ho trovato risposta ! Tu come mai sei qui, Eolo ? dovresti essere ad alimentare i venti e scatenare tempeste !"

Impassibile, Eolo, signore di tutti i venti, dal dolce zefiro al violento maestrale, risponde "I venti già solcano i cieli ed alimentano la tempesta. Il mio posto ora è accanto a te. Ci sono notizie di quei giovani uomini al servizio di Atena ?"

Sempre con lo sguardo perso nel vuoto, Zeus risponde "Hanno ottenuto l'aiuto di Odino, mio antico nemico, e grazie a lui sono riusciti a raggiungere la terra dei nani ed a riparare le loro armature divine !"

Sentendo ciò, Eolo sorride "avranno bisogno di molto più che delle armature per portare a termine la loro missione. La loro sconfitta è certa, non capisco perché hai voluto concedere loro questa possibilità. Avresti potuto facilmente riportare Atena fra noi !"

Finalmente, lo sguardo di Zeus si scosta ed il padre di tutti gli Dei si volta verso il signore dei venti "E' vero, avrei potuto farlo facilmente. Il mio potere sovrasta quello di tutti voi altri Dei al punto che, se mai un giorno tutti voi uniti voleste sfidarmi e, presa una catena e scesi sulla terra, cercaste, tirando tutti insieme, di smuovermi da qui, per quando potreste provare non mi spostereste di un solo millimetro. Io invece, usando solo la forza di una mano, potrei sollevare voi, il mare e la terra stessa con una facilità irrisoria ! Eppure, quando parlai con Atena, la luce che brillava negli occhi suoi e dei suoi cavalieri, e la determinazione di colui che chiamano Pegasus, disposto a lottare persino dopo la morte, mi convinsero a dare loro questa possibilità. Dopo tutto, è impensabile che vincano, non ho fatto altro che concedere all'umanità un po' più di tempo prima della fine !"

Per un attimo, Eolo trasalisce. E' ancora vivido in lui il ricordo di ciò che accadde quando, millenni fa, i numi misero in discussione l'autorità di Zeus. La sua ira fece tremare il cielo e la terra, persino Ades, dal regno dell'oltretomba, avvertì il suo potere diffondersi nell'aria e ne ebbe paura. Mai più da allora alcuna divinità olimpica aveva osato discutere gli ordini di Zeus. Se ora Atena ha trovato il coraggio di farlo, è probabile che non si tirerà indietro. Poi, dopo essersi inchinato per un attimo, Eolo si allontana, diretto verso la sua dimora.

Sulla terra intanto, i cavalieri hanno finalmente raggiunto il palazzo e sono a colloquio con Lady Isabel, seduta su una poltrona di pelle.

E' Isabel la prima a parlare, mentre osserva gli scrigni che contengono le armature divine, finalmente riparate e tornare all'antico splendore

"Sono felice che siate finalmente tornati. All'inizio, quando siete partiti per Asgard, potevo ancora avvertire il vostro cosmo, poi però è scomparso, ed ho temuto per le vostre vite !"

"Deve essere successo quando siamo entrati nel regno dei nani, era un luogo lontano e misterioso, diverso dalla terra ! Probabilmente qualcosa schermava il nostro cosmo e ti impediva di percepirlo" le risponde Pegasus, ripensando all'avventura trascorsa in quel luogo

"Eravamo come in un'altra dimensione, ora che ci penso neanche io potevo percepire alcun cosmo all'infuori dei nostri !" conferma Sirio

In breve, Pegasus racconta la loro avventura nel palazzo del ValHalla e poi nella terra dei nani, soffermandosi sulla battaglia contro i grifoni e su come Etri abbia alla fine acconsentito a riparare le armature divine, rendendole forse persino più potenti di prima. Isabel annuisce, poi si alza lentamente dalla poltrona e si avvicina alla finestra, osservando le nuvole che di ammassano cupe, oscurando completamente la luce del sole. Infine, la ragazza sospira e, voltatasi di nuovo verso i cavalieri, afferma "E' bene che sappiate cosa ci aspetta, la battaglia che stiamo per affrontare è la più dura fra tutte quelle che abbiamo combattuto. Le armature divine ci saranno di aiuto, ma la loro forza non è pari all'armatura di Zeus o a quelle delle altre divinità !"

"Cosa significa, Lady Isabel. Queste armature non sono forse identiche a quelle che indossano gli Dei ? lo stesso Thanatos lo ha affermato !" chiede Andromeda, incapace al pari dei suoi compagni a comprendere il senso della frase di Isabel.

Annuendo ancora una volta, la fanciulla risponde "Le vostre armature hanno ora solo la potenzialità di diventare pari alle armature degli Dei. Quando durante la battaglia nell'aldilà siete riusciti ad ottenerle, bruciando al massimo il vostro cosmo, le vostre armature sono passate da armature di semplici esseri umani ad armature di Dei, ma le stesse armature degli Dei non sono tutte uguali fra loro !"

A questo punto Isabel fa un attimo di pausa, per permettere a tutti di comprendere le sue parole fino in fondo, poi riprende. " Le vesti delle divinità minori, come quelle di Thanatos ed Hypnos, possono resistere ad attacchi divini di bassa intensità, colpi che sarebbero in grado di distruggere intere città ! Le vesti divine, che voi ora indossate, possono resistete ad attacchi divini di media intensità ! Le armature delle dodici divinità olimpiche, potrebbero resistere persino all'energia sprigionata dal Big Bang, solo un colpo dato con tutta l'energia dell'universo potrebbe danneggiarle ! Ricordate il combattimento contro Ades ? Solo unendo i vostri cosmi siete riusciti a ferirlo, mentre lui ha quasi distrutto le vostre corazze con un colpo solo !"

"Se ho ben capito, tra le nostre armature e le armature delle divinità olimpiche c'è la stessa differenza che c'è tra un'armatura d'argento ed un'armatura d'oro !" afferma Cristal pensieroso.

"E' così, ma voi avete le potenzialità per far evolvere le vostre armature ad uno stadio successivo, fino a renderle il più simili possibile alle armature degli Dei ! Ricordate i cavalieri d'oro ?! La loro forza proviene dalla capacità che hanno di conoscere il loro cosmo, sin nel profondo. Gli Dei esistono da sempre, da prima che l'uomo comparisse sulla terra, ed in questi millenni hanno assunto una consapevolezza superiore a quella di qualsiasi altro essere. Essi conoscono precisamente tutti i loro poteri e sanno fin dove possono arrivare, hanno raggiunto lo stadio che, nella religione buddista, è chiamato Nirvana, o illuminazione, e che in realtà è il nono senso !"

I cavalieri sono sbigottiti da queste parole, e guardano Isabel con gli occhi sbarrati dallo stupore

"Il…nono senso…"

"Lo stadio ultimo di una divinità…"

"La fonte del potere degli Dei, ciò che li rende superiori ed invincibili !"

"Ma…se sono così potenti, allora non abbiamo davvero nessuna speranza contro di loro ?" Chiede Andromeda, profondamente scosso da ciò che Isabel sta rivelando loro.

"No, abbiamo una speranza ! Nel corso delle vostre battaglie, voi siete riusciti più volte a migliorarvi, superando i vostri limiti sia come guerrieri che come uomini. Eravate dei semplici cavalieri di bronzo, eppure siete riusciti a sconfiggere i cavalieri di argento. Avete raggiunto il settimo senso e battuto i cavalieri d'oro, e dopo di loro i cavalieri di Asgard. Siete diventati pari ai cavalieri d'oro ed avete avuto la meglio sui Generali degli abissi e sullo stesso Dio Nettuno. Siete riusciti a trovare dentro di voi persino l'ottavo senso, che vi ha permesso di scendere ancora vivi nell'aldilà. Nel corso della battaglia nell'Ade, quando il vostro cosmo ha raggiunto i limiti massimi, avete trasceso la dimensione umana ed il vostro potere è diventato quello di semidei, al punto che siete riusciti ad ottenere le vesti divine e ferire Ades. Se riuscirete ad espandere ancora il vostro cosmo, potreste raggiungere nuovi confini e sconfiggere persino Zeus !"

"Sarà così, glielo prometto, Lady Isabel. Raggiungeremo i limiti massimi e sconfiggeremo anche gli Dei se sarà necessario !" afferma Pegasus in tono sicuro, e le sue parole danno fiducia anche agli altri cavalieri, e persino alla stessa Isabel.

"Riposatevi ora, abbiamo solo tre giorni di tempo prima della partenza ed anche voi sarete stanchi di combattere sempre ! Rilassatevi in questo poco tempo che ci è concesso, ci ritroveremo qui tra tre giorni esatti !" conclude infine Isabel, finalmente rilassata ed un po' più serena.

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E' ormai il tramonto e nella casa di Pegasus, alla darsena, Patricia e Lania osservano in silenzio il sole abbassarsi nelle acque del mare. Da diversi giorni, Lania visita quotidianamente Patricia, cercando di rassicurarla ed allo stesso tempo di non mostrarle quanto ella stessa sia preoccupata per un'assenza così prolungata da parte del cavaliere. In effetti, anche la sicurezza di Lania era venuta meno man mano che i giorni passavano. Non era la prima volta che Pegasus e gli altri cavalieri partivano per una battaglia, ma non erano mai mancati per così tanto tempo, ed inoltre neppure Lady Isabel era riuscita ad avvertire i loro cosmi o a mettersi in contatto telepatico con loro. Improvvisamente però, le due ragazze sentono la porta aprirsi e si precipitano immediatamente nell'ingresso. Davanti a loro, inzuppato dalla pioggia, Pegasus appoggia a terra lo scrigno dell'armatura e si volta verso le ragazze, sorridendo. Con le lacrime agli occhi, Patricia e Lania corrono ad abbracciare Pegasus, con un impeto tale da farlo sbilanciare. Pegasus non dice nulla, limitandosi ad abbracciarle a sua volta ed confortarle con la sua sola presenza.

Più tardi, Pegasus racconta alle ragazze l'avventura nel mondo sotterraneo, evitando però di dire loro quanto poco manchi alla partenza. Mentre lui parla, Lania gli disinfetta e fascia la ferita al fianco, ignorando le proteste del ragazzo, insofferente alle medicazioni. Finalmente, Pegasus finisce di raccontare ed accenna ad alzarsi dal letto, su cui è seduto. Patricia però lo trattiene per un braccio, impedendogli di alzarsi, e con le lacrime che le rigano il viso, gli chiede "Stai per partire, vero ?". Voltandosi per evitare di incontrare lo sguardo di sua sorella, Pegasus si accorge che anche Lania sta piangendo e comprende di non poter in alcun modo nascondere loro la verità. In breve, cercando di non farle preoccupare oltremisura, Pegasus dice loro che mancano solo tre giorni all'inizio della battaglia. In silenzio, le due ragazze ascoltano le parole dell'eroe, poi Patricia gli prende la mano e, stringendola tra le sue, gli dice piangendo "Cerca solo di tornare sano e salvo !"

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In Cina, Sirio è tornato nella casa di Fiore di Luna e del maestro, ai piedi della cascata dei Cinque Picchi. Riposto lo scrigno dell'armatura, Dragone racconta ciò che è accaduto nel mondo sotterraneo e quello che Isabel ha detto a proposito di Zeus. A sua volta, Libra racconta la storia di Zeus, figlio del Titano Crono, fu l'unico fra gli Dei a riuscire a salvarsi dall'essere divorato dal padre. Cresciuto, lo sconfisse e divise con i due fratelli Nettuno ed Ades il dominio sul mondo. " Purtroppo stavolta non ho consigli da darti, nemmeno io ho mai visto il sommo Zeus, anche se una volta ho percepito il suo cosmo, vasto oltre ogni immaginazione, superiore a quello di qualsiasi altra divinità olimpica. E' stato durante la guerra sacra tra Atena ed Ades, per un attimo il suo cosmo è sceso sul campo di battaglia, ad osservare da vicino gli scontri in corso, ed era talmente potente da annullare persino quelli di Atena ed Ades, oltre a quelli di tutti noi cavalieri. Ricordo che uno spectre non lo riconobbe e si gettò verso il punto da cui proveniva il suo cosmo. Quando arrivò a circa cinquanta metri, lanciò il suo attacco, e nello stesso momento si rese conto chi aveva di fronte. Ricordo distintamente l'espressione di terrore nei suoi occhi mentre cercava invano di allontanarsi. In un attimo la sua surplice ed il suo corpo divennero meno che polvere, come se non fosse mai esistito. Pensare anche solo di sfiorare un nemico come Zeus sarebbe folle per chiunque, ma come ho già detto al castello di Ades, tu e gli altri avete già compiuto molti miracoli, forse avete almeno una possibilità su un milione !"

Sirio ha ascoltato in silenzio le parole del maestro, e come lui anche Fiore di Luna, intenta a qualche metro di distanza a cucinare del riso. All'improvviso, la ragazza abbandona le sue faccende e si dirige verso Sirio, fermandosi a pochi centimetri da lui, poi, con un gesto improvviso e repentino, si taglia una ciocca di capelli e la porge a Dragone. "Sarò sempre con te !" Interdetto, Sirio osserva la piccola ciocca nel palmo di Fiore di Luna, il cui volto è ora rigato dalle lacrime. Sorridendo per rassicurarla, Sirio le dice "Tornerò, non temere…" e contemporaneamente stringe la ragazza in un lungo abbraccio.

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In Siberia, Cristal è in piedi sullo strato di ghiaccio, sotto il quale, ad una profondità cui nessuno, neppure un cavaliere, può arrivare, si trova la nave in cui riposa la defunta Natassia. Sul ghiaccio, Cristal ha deposto una rosa, identica a quella che poco prima ha lasciato sulla bara del Maestro dei Ghiacci. Per un attimo, il ragazzo è tentato di frantumare ancora una volta il ghiaccio e provare a raggiungere il relitto sommerso, poi però ricorda le parole di Acquarius, il suo consiglio di abbandonare rimpianti e tristi ricordi, ed allora il suo braccio si abbassa. Voltatosi, Cristal avanza verso la slitta a pochi metri da lui, dalla quale Jacov lo osserva in silenzio. Raggiunto il mezzo, Cristal appoggia la mano sulla spalla del bambino e, sorridendo quasi con rassegnazione, gli dice "Occupati tu di loro se io non dovessi tornare…" "Non accadrà, sono sicuro che non accadrà !" è la risposta del bambino

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Nella sua casa vicino al mare, Andromeda, appoggiato alla finestra, non riesce a togliersi dalla testa il ricordo della battaglia contro Mime. Rivedere il nemico di un tempo nella fortezza del Valhalla gli ha fatto tornare in mente la sofferenza che ogni battaglia comporta, ma, ciononostante, l'eroe è determinato più che mai a combattere insieme ai suoi compagni. Sebbene non lo abbia mai rivelato ai compagni, neppure a Phoenix, la breve esperienza vissuta nelle vesti di Ades ha lasciato una traccia dentro di lui. "Ricordo tutti i pensieri di Ades, il suo odio per gli uomini, il suo desiderio di distruggerli, l'immagine della terra trasformata in un Inferno…" ed insieme a questi pensieri, le lacrime gli salgono agli occhi, per poi scendergli lungo le guance, rigandogli il volto. Mentre se le asciuga con il dorso della mano, Andromeda osserva di nuovo il sole morente, brillante come il fuoco "il fuoco di una fenice…fratello, spero che tra tre giorni sarai con noi"

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Nel suo palazzo, Lady Isabel stringe lo scettro di Thule con il braccio sinistro, mentre passa la mano destra sul diadema di Nike. "Prima ho dovuto affrontare un mio stesso cavaliere, poi una nemica che tale non era, ed infine persino i miei zii, Nettuno ed Ades. Ma mai avrei creduto che un giorno avrei dovuto combattere contro mio padre. Perché padre…tu non hai mai nutrito odio per gli uomini, perché ora vuoi distruggerli ? Fato crudele che mi hai costretto a questa battaglia…eppure… in nome della giustizia assolverò anche a questo compito !"

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Alla fine, rapide come se fossero le ultime, trascorrono le ore ed i giorni. All'alba del terzo giorno, un anno esatto dopo la battaglia contro Ades, una voce senza origine risuona nella mente di Lady Isabel. "Il momento è giunto ! Recati insieme ai tuoi cavalieri nell'arena del palazzo dei tornei ed attendi un mio segnale !" Pegasus, Sirio, Cristal ed Andromeda, che si aspettavano notizie di Zeus sin dal mattino, avevano deciso di passare la notte a palazzo per essere pronti all'azione. Informati da Isabel delle parole di Zeus, i cavalieri indossano i pesanti scrigni con all'interno le armature divine, riparate dai poteri di Etri, e si recano insieme alla loro Dea al palazzo dei tornei. "Phoenix non è ancora qui…spero non gli sia successo qualcosa" "Non ti preoccupare, sai com'è fatto tuo fratello, verrà in nostro aiuto quando meno ce lo aspettiamo."

Arrivati al palazzo dei tornei, i cavalieri passano attraverso i corridoi in pietra, ed entrano in quella che un tempo era l'arena principale. In realtà, dopo lo scontro con Docrates, l'incendio appiccato da alcuni teppisti, infuriati per la sospensione della Guerra Galattica, e la battaglia tra Cristal e Babel, ben poco resta della splendida arena di un tempo, oramai ridotta ad un cumulo di macerie. Arrivati al punto dove in passato si trovava il ring, Isabel ed i quattro eroi si fermano, in attesa di un messaggio di Zeus, messaggio che non si fa attendere. Dal pallido cielo del mattino, parte un fulmine, che colpisce il suolo a pochi metri da Lady Isabel. Anziché sparire in pochi attimi però, il fulmine si allarga fino a diventare una colonna di luce del diametro di un paio di metri. Nello stesso momento, nell'aria risuona la voce di Zeus, che imperiosa comanda "Entrate !"

Senza esitare neppure un attimo, prima Isabel, poi Pegasus, Sirio, Cristal ed infine Andromeda, entrano nella colonna di luce.

All'esterno, due guardiani notturni di un edificio poco lontano, vedono la colonna di luce che si solleva dal palazzo dei tornei. "Che…che cosa diavolo è quella ?"

"Non lo so…proviene dal Palazzo dei tornei, ma credevo che ormai quell'edificio fosse abbandonato !"

"Infatti dovrebbe essere così. Resta qui, io vado a vedere, potrebbe essere importante"

Allontanatosi dal collega, il guardiano entra nei corridoi del palazzo dei tornei e li percorre di corsa. Col cuore in gola ed il fiatone, l'uomo alla fine percorre gli ultimi metri del corridoio, ma quando sbuca nell'arena centrale, non c'è nessuno. Tutta la sala è completamente deserta, e persino la colonna di luce è scomparsa.