SIGILLI

Nell'oscurità della sala del trono di Avalon, Oberon osservava con occhi di brace lo specchio d'acqua di fronte a se, grazie al quale, con un solo pensiero, poteva estendere il suo sguardo in ogni dove nel mondo. Davanti ai suoi occhi, Bres, Guardiano di Avalon, lo aveva apertamente tradito, aiutando Ioria del Leone, cavaliere d'oro di Atena, a frantumare il sigillo che invece avrebbe dovuto proteggere a costo della vita.

A questa visione, la rabbia si impadronì del Dio, che si alzò di scatto dal proprio trono ed iniziò a camminare in tondo, le mani strette a pugno. "Un traditore! Un vile traditore tra i Guardiani a me consacrati… una serpe covata in seno! E' questo il suo ringraziarmi per averlo ospitato nella mitica Avalon?! Per averlo nominato suo difensore?! Pagherà questo atto, la morte che tanto ha bramato presto lo accoglierà!" esclamò digrignando i denti e fissando di nuovo lo specchio.

Poi però la sua espressione cambiò, il viso sembrò rilassarsi, la mano si aprì, il passo rallentò. "Ma ha agito per amore… sommo tra i sentimenti, capace di chetare la carne e dar gioia allo spirito. Bres ha tanto a lungo sofferto, dilaniato dai sensi di colpa, affranto dal dolore… non dovrei forse gioire per la sua ritrovata serenità? Non dovrei correre da lui, perdonarlo ed abbracciarlo come un padre farebbe con il proprio figlio?" riflettè, con voce gentile e carica di affetto, quasi prossima alle lacrime.

Nel giro di pochi secondi però, le emozioni scivolarono via dal suo tono, che iniziò a risuonare freddo e distaccato "Ma in fondo che cos'è l'amore se non uno stato dell'animo? Un semplice squilibrio della chimica, atto a favorire il proseguio della specie? Sono bardi e poeti, e solo loro, che lo hanno descritto con soavi parole, innalzandolo oltre ogni dire…" aggiunse pacatamente, restando immobile, con lo sguardo perso nel vuoto per parecchi momenti, prima di infiammarsi di nuovo e riprendere a camminare su e giù con decisione.

"Bardi e poeti… siano loro maledetti! Oh, se il destin volesse che apparissero ora dinanzi a me… li fulminerei io stesso, senza un attimo di dubbio!" esclamò, indicando un punto vuoto della sala e scagliando con il dito un raggio di luce, che frantumò le pietre del pavimento. Quasi contemporaneamente, una fitta di dolore lo attraversò, obbligandolo a stringersi i fianchi con forza ed a barcollare fino al trono, sul quale di accasciò, respirando affannosamente e lottando per riprendere la calma, concentrandosi di nuovo sullo specchio d'acqua che aveva davanti, nel quale nuove immagini iniziavano ad apparire. A pochi metri da lui, nascosta nell'ombra dietro la soglia di una delle porte della sala, una figura lo stava osservando con una profonda tristezza dipinta sul viso.

"Sii forte, mio signore! Presto tutto si sistemerà… l'Olimpo cadrà, e la tanto agognata vittoria sugli Dei di Grecia sarà tua, che la meriti più di ogni altro!" pensò, stringendo con forza una trave di legno.

Altrove, in Egitto, a migliaia di chilometri dalla mitica Avalon, Mur dell'Ariete vagava tra le montagne del Sinai, alla ricerca del talismano che si era incaricato di distruggere. Aveva raggiunto la regione in una frazione di secondo, grazie al teletrasporto, ed ora vagava tra le rocce, seguendo la debole traccia emessa dal manufatto. A differenza della maggior parte dei compagni poteva distinguerne la presenza, anche se non con la massima precisione, ma la prudenza gli aveva consigliato di apparire a qualche chilometro di distanza, e di proseguire a piedi, per evitare di cadere in qualche trappola del nemico.

Per sua sfortuna, sulla zona sembrava imperversare un violento temporale: il cielo era nero come la pece, illuminato soltanto dal frequente bagliore dei lampi, e la pioggia cadeva abbondantemene e con violenza, formando numerosi piccoli rigagnoli e rendendo le rocce scivolose e viscide se non si faceva attenzione. Le avverse condizioni metereologiche però non potevano essere più lontane dalla mente dell'eroe che, incurante del mantello fradicio e dei capelli inzuppati, continuava a ripensare agli ultimi eventi.

"Poco fa i cosmi di Scorpio e Ioria sono esplosi, innalzandosi fino al massimo livello, ed ora entrambi sono drasticamente indeboliti. I talismani devono essere protetti come temevamo, ma che razza di nemici possono aver incontrato per essere ridotti in queste condizioni?" si chiese pensosamente, iniziando a salire lungo il fianco di un pendio particolarmente scosceso. Seppur a malincuore, aveva dovuto mettere da parte l'idea di teletrasportarsi in loro soccorso e curarli, consapevole che in questo modo avrebbe solo fatto il gioco del nemico, e reso inutile la prudenza usata finora.

"Se solo sapessimo cosa sta succedendo sull'Olimpo… anche nonostante l'intervento di Nettuno, Oberon potrebbe aver già preso il sopravvento!" riflettè preoccupato, ma poi tornò a concentrarsi sulla realtà. Poteva avvertire la presenza del talismano ormai vicinissima, ed ancora non c'era traccia di nemici.

In quel momento, un lampo illuminò la zona, e per un attimo Mur rabbrividì, indietreggiando istintivamente di un passo e strozzando un grido in gola.

Per una frazione di secondo, alla luce, gli era sembrato di vedere qualcosa in cima alle rocce di fronte a lui. Una creatura tozza e mostruosa, solo vagamente umana, con spesse corna sulla fronte, la schiena gobba, le gambe piegate in avanti e lunghe braccia muscolose che arrivavano fino a terra.

"Che razza di demone…" iniziò Mur con gli occhi spalancati, ma guardando di nuovo si accorse che in quel punto ora non vi era più nulla. L'essere, qualunque cosa fosse, era svanito, non lasciando alcuna traccia dietro di se.

"Era dunque un'illusione?" si chiese, restando immobile per diversi secondi. Quando non accadde nulla, decise di riprendere il cammino e mosse il piede per avanzare, ma poi qualcosa lo bloccò. Una strana sensazione di crescente inquietudine si era impadronita di lui, una profonda paura che sembrava avere origine dalle profondità della sua anima. La mente gli diceva di proseguire, ma ogni istinto del suo corpo gli urlava di fuggire via, il più lontano possibile, e di mettersi in salvo. Mur si accorse di star sudando nonostante la pioggia scrosciante, ed il braccio tremava per qualcosa che non era certamente il freddo.

"Che cosa… mi succede…?!" si chiese, lottando per riprendere il controllo e concentrandosi sul proprio corpo, che lentamente iniziò a rispondere alla sua volontà e calmarsi.

"E' incredibile… non ho mai provato nulla di simile!" mormorò il ragazzo, inspirando profondamente e guardando di nuovo verso la cima del pendio. "Qualunque cosa fosse, non posso permettermi di esitare! La vita di Atena e dei cinque cavalieri dipende dal successo di questa missione!" si disse e, mettendo da parte la prudenza, spiccò un salto verso l'alto, superando in un attimo la distanza che lo separava dalla meta.

Giunto lì, il cavaliere osservò il punto dove gli era parso di vedere il mostro, ma, come in realtà si aspettava, non trovò alcuna traccia sulle rocce e la sabbia bagnata circostante. Senza dir niente, iniziò allora a guardarsi attorno, alla ricerca del talismano, e quasi immediatamente notò una tenue colonna di luce provenire da dietro alcuni massi, a meno di cento metri da lui. Non ebbe il tempo di fare due passi in quella direzione che avvertì una presenza molto vicina, e contemporaneamente una voce acuta risuonò nell'aria.

"Hai trovato il tuo bersaglio, cavaliere di Atena, ma che questo non ti sia di conforto, perchè prima di poterlo distruggere dovrei batterti con me, Guardiano di Avalon!" esclamò la voce, e Mur si voltò di scatto, sbalordito che qualcuno potesse avvicinarglisi tanto senza che lui se ne accorgesse.

Aveva di fronte un ragazzo alto più o meno quanto lui, con lunghi capelli bianchi ed occhi scuri e opachi. Magro nel fisico, indossava un'armatura marrone chiaro, che ricopriva quasi interamente il suo corpo. Coprispalla e ginocchiere erano ciascuno ornati da uno spuntone, ed una specie di deforme testa bovina formava la maggior parte del cinturino. I bracciali erano abbastanza uniformi, ma biforcuti al gomito, e su ciascuna delle dieci dita era evidente un anello ornato da una piccola gemma rotonda. Il pettorale, arrotondato e per certi versi simile a quello delle armature del Cigno, terminava a ridosso di un largo e sottile collare, che circondava la gola e la metà inferiore del collo. L'elmo era a diadema, con spesse protezioni per le orecchie e la fronte. A parte alcuni strani bitorzoli, sparsi su quasi ogni pezzo, la corazza era priva di decorazioni.

"Sei il custode inviato da Oberon? Qual è il tuo nome?" chiese il guerriero, senza però ottenere alcuna risposta.

"Io sono Mur, cavaliere d'Ariete devoto alla Dea Atena! Non è mio desidero lottare con te, ma devo distruggere quel talismano, è la mia missione! Ti prego, non porti come ostacolo…" lo invitò con calma, mantenendo una posa attenta ma non minacciosa.

A queste ultime parole, il Guardiano sbuffò sommessamente, ma senza accennare un sorriso. "Come la tua missione è distruggere il manufatto di lord Oberon, così la mia è proteggerlo, a costo della vita. Arrendermi senza neanche lottare sarebbe un profondo disonore, che non potrei mai accettare" esclamò, abbastanza rigidamente. Mur fece per ribattere, ma il ragazzo scosse la testa, lasciandosi circondare da un cosmo color ocra. "Se sei un guerriero come dici, non sprecare il tuo tempo in vuote parole, ma affrontami in battaglia!" gridò, lanciandosi in avanti con il pugno carico di energia.

"Avrei preferito non dover combattere, ma a quanto vedo non mi lasci scelta…" sospirò il cavaliere d'oro, teletrasportandosi un'attimo prima che il colpo lo raggiungesse, e riapparendo a qualche metro di distanza alle sue spalle.

"Possiede poteri psichici!" mormorò il guerriero di Avalon spalancando gli occhi per lo stupore, ma contemporaneamente roteò il piede d'appoggio, girò su se stesso e fronteggiò di nuovo il nemico, stavolta con un calcio. Evitandolo senza sforzo, Mur gli si portò a ridosso, appoggiandogli la mano sullo stomaco e caricando un raggio di energia, che spinse indietro l'avversario, strappandogli un grugnito di dolore.

Anzichè cercare di resistere, il Guardiano si lasciò trascinare per qualche metro, limitandosi a piantare i piedi sulla roccia per evitare di essere spazzato via. Non appena l'energia del colpo si fu esaurita, scattò di nuovo in avanti, muovendosi per la prima volta alla velocità della luce, e sferrò una serie di pugni contro il cavaliere d'oro.

"E' agile e veloce" pensò Mur nell'evitarli con una serie di spostamenti laterali, ignorando quelli che si infrangevano sulla sua corazza "ma non può sperare di perforare la mia armatura d'oro con così poco…"

Al sicuro dagli attacchi nemici, Mur iniziò a concentrarsi, ed improvvisamente il corpo del Guardiano si bloccò come paralizzato, stretto da una forza enorme.

"Che sta… succedendo?!" mormorò a denti stretti l'uomo, cercando inutilmente di riprendere il controllo di se quando la stessa forza misteriosa che lo aveva paralizzato lo sollevò in aria, gettandolo duramente contro una roccia.

"Desisti, i tuoi sforzi sono futili. Sei dotato di capacità fisiche notevoli, ma non puoi contrastare la mia telecinesi con mera forza" intervenne in quel momento Mur, che sottolineò le proprie parole sollevando di nuovo in aria il nemico, e lanciandolo a terra a qualche metro di distanza.

"Te… telecinesi!" mormorò il guerriero di Avalon, guardando con gli occhi socchiusi il cavaliere d'oro, sempre impassibile.

"Come ti ho già detto, non mi piace combattere, nè tantomeno uccidere. E' evidente che non sei abbastanza forte per sconfiggermi, arrenditi e ti farò salva la vita!" disse pacatamente il cavaliere, ma la risposta del Guardiano fu uno sguardo rabbioso.

"Piuttosto la morte!!" gridò, lanciandosi contro Mur, improvvisamente libero dalla stretta telecinetica, e caricando il proprio cosmo nel braccio. Un colpo furioso, colmo di energia, sfrecciò contro il cavaliere d'Ariete, che parve quasi non intenzionato a difendersi.

All'ultimo istante però Mur scomparve, lasciando che il fascio di energia si infrangesse sulle rocce alle sue spalle, che franarono fragorosamente per l'esplosione.

"Si è teletrasportato!" intuì il guerriero di Oberon voltandosi per cercarlo, ma nel far ciò si rese conto di non potersi più muovere ancora una volta. A differenza di prima però non era una stretta invisibile ad impedirgli i movimenti, ma una sensazione completamente diversa. Abbassando a fatica la testa, si accorse di essere completamente imprigionato in una ragnatela di energia.

"E' il Crystal Net!" intervenne in quel momento Mur, apparendo a pochi metri da lui "Non amo costringere le persone con la forza… ed è evidente che sei indifeso di fronte alle mie doti telecinetiche. Questa ragnatela di energia ti terrà imprigionato permettendomi di distruggere il sigillo senza ulteriori distrazioni, ma non appena me ne sarò andato esso svanirà! Porta pazienza per qualche minuto ancora e sarai libero" disse, voltando le spalle al nemico ed avviandosi verso il punto in cui si trovava il sigillo.

Dopo qualche passo però, sentì il cosmo del guerriero di Avalon bruciare intensamente e si girò di scatto. "Risparmiati pure la tua compassione! Mi hai indotto ad attaccare… svanendo all'ultimo istante per farmi cadere nella tela senza che nemmeno me ne accorgessi… le tue capacità sono davvero incredibili, ma un uomo di Avalon non si arrende mai al nemico!!" gridò il Guardiano con quanto più fiato aveva in gola, richiamando a se le proprie energie, ed il Crystal Net iniziò a tremare.

"Incredibile, sta concentrando il cosmo per spezzare i fili della ragnatela!" realizzò Mur, sorpreso per la prima volta da quando era iniziato il duello. Di fronte a lui, con un bagliore accecante, il guerriero fece esplodere il proprio cosmo, facendo a pezzi la ragnatela che lo imprigionava e cadendo a terra ansimante.

"Anf anf… non hai… ancora vinto… seguace di Atena!" mormorò con uno sguardo carico di determinazione, rialzandosi e sferrando una tempesta di fasci di energia simili al Fulmine di Pegasus.

"Crystal Wall!!" gridò allora il cavaliere d'Ariete, erigendo davanti a se la propria difesa più solida. L'apparizione del muro di luce colse di sorpresa il Guardiano di Avalon, che vide i propri colpi infrangersi o essere rimandati al mittente senza neppure sfiorare il cavaliere d'oro. Al sicuro dietro il Crystal Wall però, anche Mur era perplesso.

"E' più abile di quanto pensassi… anche se a fatica è riuscito a liberarsi dal Net, ed ora continua a resistere nonostante le speranze di vittoria siano minime. Il suo modo di agire assomiglia molto a quello di Pegasus e gli altri cavalieri di bronzo… mi chiedo cosa lo sostenga, cosa lo spinga a lottare con tanta decisione…" si chiese il cavaliere, quando un gesto repentino del suo avversario lo obbligò di nuovo a concentrarsi sul combattimento in corso.

"Se non posso farlo frontalmente, allora ti colpirò indirettamente!" gridò l'uomo, sollevando il pugno ed abbattendolo al suolo, perforando la roccia e facendo tremare la terra. Un'enorme fenditura apparve sotto i piedi di Mur, che con un balzo fu obbligato ad abbandonare la sua postazione e la difesa del Crystal Wall.

Approfittando del momento, il nemico si avventò subito contro di lui, ma a mezz'aria Mur si teletrasportò di nuovo, comparendogli accanto e tempestandolo con una pioggia di colpi al torace ed all'addome, strappandogli un grugnito di dolore e spingendolo indietro.

"Non posso permettermi altre esitazioni, la vita di Atena dipende dall'esito di questa missione!" si disse il cavaliere d'oro, sferrando un raggio di energia più potente dei precedenti.

"L'affronterò!!" gridò il Guardiano di rimando, richiamando tutte le forze e scagliando a sua volta un raggio di luce per contrastare quello di Mur.

I due poteri si scontrarono a mezz'aria, per qualche secondo ciascuno incapace di avere il sopravvento sull'altro. Poi però il potere dell'Ariete dorato iniziò ad avere la meglio ed a spingere con sempre maggiore insistenza, obbligando il guerriero di Oberon a piantare con forza i piedi per terra, per evitare di essere spinto via.

"Arrenditi, non hai più scampo!" gridò Mur, imprimendo ancora più energia nell'attacco, e sovrastando il cosmo nemico.

"No… non cederoooo!!" urlò però l'uomo, bruciando ancora di più il suo cosmo e sforzandosi di resistere con tutto il proprio essere. Per qualche attimo i due poteri furono di nuovo alla pari, poi i due cosmi esplosero con un bagliore accecante.

Intanto, centinaia di miglia più a Nord, nella grande foresta di conifere che nascondeva l'ingresso per Asgard, terra di Odino, Toro e Syria si trovavano immobili di fronte a Mizar, l'agile tigre.

Il cavaliere del Nord, circondato da un drappello di soldati, aveva gli occhi fissi sul Generale di Nettuno, e la sua espressione tradiva odio ed astio. Cosa ancora più minacciosa, le sue unghie erano ora affilati artigli, prova incontrovertibile che Mizar era pronto ad attaccare.

"E' arroganza oltre ogni limite la tua, Syria delle Sirene, se credi di poter calpestare impunemente il sacro suolo di Asgard! Nessuno qui ha dimenticato che è a causa del tuo signore Nettuno che innumerevoli valorosi cavalieri di Asgard hanno trovato la morte! E non una morte gloriosa, difendendo le nostre terre da malvagi invasori, ma una morte da fantocci, semplici pedine nei piani di un Dio straniero!" esclamò con fervore il cavaliere, mentre i soldati alle sue spalle stringevano la loro presa sulle armi, evidentemente d'accordo con colui che ora li guidava.

Syria non rispose nulla, limitandosi a guardare impassibile i nemici, e Mizar proseguì "E come se ciò non bastasse, tu in persona hai portato alla scomparsa del più valoroso tra noi, il nobile Orion, che ha sacrificato la vita pur di fermarti! A lungo ho desiderato di poterlo vendicare, ed ora il tempo è finalmente giunto! Pagherai per tutti i tuoi crimini contro la nostra gente!".

A queste ultime parole, Mizar iniziò ad espandere il suo cosmo, candido come la neve, e la protezione per la mascella del suo elmo scattò in avanti. Dal canto suo, Syria sollevò il proprio flauto, avvicinandolo alle labbra, senza tuttavia iniziare a suonare.

"Ero stato ingannato, come il mio re Nettuno, e per obbedire a quello che credevo un suo ordine ero venuto qui ad Asgard, proprio come tu, seguendo il comando della celebrante di Odino, avevi mosso per primo guerra ai Cavalieri di Atena!" disse in tono distaccato, fissando il nemico direttamente negli occhi.

"Perchè voi ci stavate usando!"

"E' così, ma non ha importanza… nulla di quel che è successo in passato ne ha. E' da alleato che vengo adesso, e non desidero battermi con te. Tuttavia…" ed a queste parole avvicinò ulteriormente il flauto alle labbra, socchiudendo gli occhi minacciosamente "se è la lotta che desideri, non esiterò!"

"Fatti avanti!" ringhiò allora Mizar, pronto a balzare sul Generale.

In quel momento però, l'imponente figura di Toro si frappose tra loro, abbassando con una mano il flauto di Syria e tenendo a distanza Mizar con l'altra. Fu proprio al Generale che il cavaliere d'oro si rivolse per primo "Riponi le tue armi. Non dimenticare che siamo venuti qui in cerca di aiuto, e non per iniziare una nuova guerra. Poco è il tempo a nostra disposizione, non possiamo certo sprecarlo combattendo tra noi!"

Poi, voltandosi verso Mizar " Anche noi due abbiamo lasciato un conto in sospeso in passato, ma non è questo il luogo, e soprattutto il momento, per pensare alla vendetta! Comprendo bene il tuo astio, anche io pochi anni fa ho perso compagni valorosi in una guerra inutile, nata dalla brama di potere di un solo uomo, ma tutto ciò adesso non ha importanza. Veniamo in pace, e l'aiuto che chiediamo non è per noi, ma per Atena ed i cinque cavalieri che un tempo hanno salvato Asgard dall'Anello del Nibelungo. Se vi è riconoscenza verso di loro nel tuo cuore, ti prego di condurci al più presto a cospetto della Celebrante di Odino!".

Queste parole bloccarono Mizar, che per la prima volta parve dubbioso, e persino preoccupato "Andromeda, Phoenix e gli altri sono in pericolo? Li sapevo sull'Olimpo, intenti ad affrontare la folgore di Zeus… come potremmo aiutarli noi?"

"La situazione è cambiata purtroppo, un nuovo nemico ha fatto la sua comparsa, ed il fato dei cavalieri e di Lady Isabel è appeso ad un filo, destinato a spezzarsi se non sarà intrapresa un'azione rapida e decisa. Tutti noi cavalieri d'oro siamo impegnati in una difficile missione per salvarli" spiegò cupamente il custode della seconda casa.

"E lui allora ?" domandò Mizar, indicando Syria. Il suo sguardo non era più apertamente ostile, ma comunque velato dal sospetto.

"Syria delle Sirene è un alleato ora, proprio come il Dio cui obbedisce. Per quanto incredibile possa sembrare, è stato infatti Nettuno a correre in soccorso di Atena e dei cavalieri sull'Olimpo, e solo grazie a lui sono ancora in vita".

A queste parole, Mizar sgranò gli occhi dalla sorpresa, spostando rapidamente lo sguardo da Toro a Syria, che era ancora impassibile alle sue spalle.

"Le tue parole sembrano veritiere, ma è un rischio che non posso correre! Chi mi dice che non si tratti di una trappola? Si racconta che al servizio di Nettuno esistano anche esseri capaci di mutare aspetto!" affermò dopo vari secondi di riflessione.

A queste parole, Toro sospirò, poi sollevò le braccia. Per un attimo Mizar credette che stesse per attaccare, ma il cavaliere d'oro si limitò a sfilarsi l'elmo ed a gettarlo nella neve, dove presto venne seguito anche dallo spesso pettorale dell'armatura del Toro. Ora a torso nudo e del tutto vulnerabile, Toro si inginocchiò di fronte al cavaliere del Nord.

"Un tempo tuo fratello Alcor mi sconfisse colpendomi alle spalle, alla seconda casa di Atene, e tale informazione dovrebbe bastarti a comprendere che sono chi dico di essere. Se però non è così, allora non esitare a colpirmi ed a portarmi a palazzo da prigioniero, ti assicuro che non mi difenderò! L'unica cosa che conta è che io parli al più presto con Ilda di Polaris!" disse, chinando il capo.

Tali parole sbalordirono sia Mizar che Syria, che mai si sarebbe aspettato un gesto del genere da parte del suo compagno di viaggio. Quanto appena fatto da Toro gli fece inoltre ripensare a Kanon, ed alla sua richiesta di perdono di fronte a Nettuno, avvenuta solo poche ore prima. "Ho esortato Mizar a mettere da parte il passato giudicandolo senza importanza, eppure io non riesco a fare lo stesso, a dimenticare il modo in cui Dragone del Mare ci ha usati un tempo. Ero pronto ad ucciderlo quando è venuto da noi a Capo Sounion, come posso biasimare Mizar per il voler fare altrettanto con me?" si chiese amaramente, e poi gettò il proprio flauto nella neve, accanto ai pezzi dell'armatura del Toro. Senza dir niente, Syria si inginocchiò a sua volta.

Più che mai confuso, Mizar osservò i due cavalieri immobili di fronte a lui, incerto sul da farsi. In quel momento, alle sue spalle un soldato fece per sollevare la lancia, ma la tigre del Nord lo fermò con un gesto e, chinandosi, raccolse l'elmo del Toro, porgendolo al cavaliere della seconda casa e tendendogli la mano.

"Non posso dimenticare quanto è successo, nè le colpe di Syria in ciò, ma non colpirò mai chi si inginocchia inerme di fronte a me. Alzatevi pure, vi scorterò a palazzo!" disse, sorridendo al custode della seconda casa, e degnando persino Syria di uno sguardo fugace "E durante il cammino mi spiegherete esattamente cosa sta succedendo sull'Olimpo!" aggiunse.

Sorridendo a sua volta, Toro gli strinse la mano e si rialzò.

Intanto, tra le montagne del Sinai, Mur ed il suo avversario si fronteggiavano ancora una volta. Nonostante l'esplosione li avesse travolti entrambi, il cavaliere d'Ariete sembrava averla sopportata molto meglio del Guardiano di Avalon, che appariva sempre più provato e debole. Mur avrebbe voluto chiedergli ancora una volta di arrendersi, ma l'espressione sul viso del guerriero era di cieca determinazione, ed appariva ovvio che nessuna richiesta sarebbe stata accolta.

A conferma di ciò, con un gesto improvviso e senza alcun preambolo, il Guardiano si lanciò nuovamente all'assalto, sferrando selvaggiamente una tempesta di colpi alla velocità della luce. Nonostante la loro rapidità però, questi tentativi mancavano di energia, ed al cavaliere d'oro bastava teletrasportarsi al sicuro da quelli più pericolosi, e lasciare che gli altri si infrangessero sulla sua armatura.

Dopo aver continuato ad agire così per qualche minuto però, Mur decise che era ora di cambiare tattica. "Ignoro quali motivazioni ti spingano a combattere così strenuamente, ma sappi che ammiro il tuo valore! Però talvolta il coraggio non basta per vincere in battaglia!" affermò, teletrasportandosi a ridosso del nemico e colpendolo all'addome ed al torace. Il Guardiano venne spinto indietro e Mur aumentò l'offensiva, tempestandolo di colpi alla velocità della luce al corpo ed agli arti, facendolo barcollare e sanguinare dalle zone non protette dall'armatura. Alla fine, il cavaliere appoggiò entrambe le mani sul petto del nemico, convogliando in esse il suo cosmo e generando un'onda d'oro, che sbalzò in aria il guerriero, facendolo sbattere violentemente contro le rocce della montagna, che gli franarono addosso per l'impatto.

Ormai abituato alla disperata resistenza del suo avversario, Mur rimase immobile, ed infatti dopo qualche attimo il guerriero riemerse dalle rocce, malconcio e sanguinante, ma ancora in vita.

"Io… sono un Guardiano di Avalon! Non… cederò… non andrò incontro al disonore… della sconfitta!" affermò barcollando in avanti, con lo sguardo fisso sul cavaliere d'Ariete.

"Non c'è disonore nella sconfitta, non quando essa è inevitabile!" cercò di persuaderlo Mur, ma il Guardiano scosse la testa con rabbia.

"Taciii!!! Ti sconfiggerò… con la grande tecnica lasciatami in eredità da mio padre! Oculus Avalonis!!" gridò, incrociando le braccia sopra la testa. Dietro di loro apparve l'immagine di un enorme occhio di luce, la cui unica palpebra si alzò con un bagliore accecante, liberando un torrente di energia contro il cavaliere d'oro.

Seppur preso alla sprovvista, Mur fu rapido nel reagire e con un movimento fulmineo innalzò dinanzi a se il Crystal Wall, lasciando che l'energia dell'Occhio di Avalon si infrangesse su di esso. La poderosa barriera sembrò tremare di fronte alla forza del colpo segreto, al punto che alcune crepe apparvero su di essa, ma riuscì comunque a reggere. Dopo vari secondi, l'energia del colpo segreto si esaurì, ed il Guardiano barcollò in avanti, visibilmente esausto.

"Incredibile… non credevo avesse a disposizione un'arma così potente!" mormorò Mur nell'abbassare il Crystal Wall, per poi riprendere ad alta voce, mentre il rifulgente cosmo dell'Ariete lo circondava "Ti sei battuto con valore! Per rispetto al tuo coraggio, ti sconfiggerò con il bagliore delle stelle generato dal mio cosmo, la luce accecante contro cui non vi è difesa! Starlight Extinction!!"

Alle sue parole, il cosmo esplose in un'onda di luce, che travolse in pieno il Guardiano di Avalon, sbalzandolo in aria, avvolgendolo per parecchi secondi e strappandogli un urlo di dolore. Quando la luce si fu dissipata, il guerriero precipitò a terra, e per un attimo il suo sguardo incrociò quello di Mur, poi si schiantò malamente al suolo, in una pozza di sangue.

Nonostante la vittoria ormai scontata però, il cavaliere rimase immobile ad osservare attentamente il nemico, improvvisamente oppresso da una strana inquietudine che non sapeva spiegare.

"Di solito chi viene avvolto dalla luce dello Starlight Extinction svanisce nel nulla… invece lui è ancora qui, e la sua armatura non ha riportato alcun danno. Che sia stata lei ad impedirgli di essere trasportato via? Che Oberon stia in qualche modo proteggendo i propri Guardiani attraverso le corazze?" si chiese perplesso. Anche se sporca di fango e sangue infatti, la corazza non aveva nemmeno la più piccola crepa nonostante i numerosi attacchi messi a segno da Mur nello scontro.

In quel momento, un rantolo segnalò al cavaliere che il suo avversario era ancora vivo, anche se visibilmente prossimo alla fine. Faticosamente, il Guardiano si voltò sulla schiena ed aprì gli occhi, fissando il viso del cavaliere d'Ariete attraverso le ciocche di capelli che gli si erano appiccicate sul viso a causa della pioggia e del sangue.

"Ci sono frustrazione e dolore nel suo sguardo adesso… persino rassegnazione… eppure prima mi era sembrato…" pensò, cercando di riportare alla mente l'espressione che gli era parso di cogliere nella frazione di secondo in cui i loro occhi si erano incrociati poco prima.

"Hai… vinto! U… uc… uccidimi ora!" esclamò in quel momento il guerriero, con il respiro spezzato dal dolore.

"No, non ho motivo di farlo. Solo la distruzione del sigillo mi preme, e tu non sei più in grado di difenderlo. La Dea per cui combatto ha a cuore la vita di ogni essere vivente, non infierirò su un nemico già vinto!" rispose Mur, suonando più freddo e distaccato di quanto non si sentisse in realtà. Le sue parole però non furono accolte con sollievo, ma con uno sguardo di orrore.

"N…no! Ti… prego! Per pietà! Non lasciarmi vivere… nel disonore! Uccidimi ora, e morirò da guerriero!" supplicò l'uomo, che per la prima volta dall'inizio del combattimento appariva davvero disperato, terrorizzato all'idea di restare in vita dopo una sconfitta.

"A tal punto aborri la sconfitta? Preferisci perdere la vita che accettare di averla in dono da un nemico?" affermò Mur, tradendo una rara espressione di sorpresa, per poi ripensare al duello appena compiuto e continuare "Sin da quando il combattimento è iniziato è stato chiaro che fossi in difficoltà, eppure hai continuato a lottare senza mai retrocedere di un solo passo. Perchè tanta determinazione? Che cosa ti rende così incrollabile?"

"Vuoi sapere la mia storia? Va bene, ti accontenterò… ma promettimi… che dopo avrai pietà di me! Che mi lascerai morire da guerriero!" mormorò il Guardiano. Mur non rispose nulla, e l'uomo riprese

"Io… discendo da una lunga stirpe di guerrieri, preposti alla difesa di Avalon da lord Oberon in persona. Il mio clan ha sempre avuto l'alto ufficio di proteggere l'isola sacra dagli invasori. Fossero essi scandinavi o sassoni, bretoni o normanni, giunti sulle nostre sponde non trovavano che la morte di fronte alle nostre lame" iniziò a raccontare con sguardo sognante, evidentemente perso nei ricordi di quello che era considerato un passato glorioso, al punto da dimenticare il dolore e le ferite stesse. Ignaro delle emozioni che trasparivano dal suo viso, l'uomo continuò

"Per noi servire lord Oberon era il più alto tra gli onori, il primo e sommo tra i compiti, più importante anche della nostra stessa vita! Tutti gli uomini del clan abbastanza forti da poter sollevare una spada contribuivano: i bambini erano affidati alle cure delle donne, il cui primo dovere era di farli crescere sani e robusti, finchè, diventati abbastanza grandi, non fossero in grado di poter combattere a loro volta. Non vi era riposo per i vecchi, ciascuno continuava a lottare finchè la lancia di un nemico non gli avesse trafitto le membra e reciso il filo della vita. Questo è il nostro modo di vivere e morire, da guerrieri! E non vi era che vergogna e amarezza per coloro tanto sfortunati da spegnersi nel proprio letto, vittime della malattia o dei crudeli scherzi del destino!"

"E come premio per la nostra fedeltà, lord Oberon ci fece dono di un grande tesoro! L'armatura da Guardiano, orgoglio del clan, che veniva affidata al guerriero più forte, e da lui custodita e onorata fino alla morte, o finchè qualcun altro, più meritevole, non avesse conquistato il diritto ad indossarla! L'armatura che io ora possiedo, e che i miei antenati hanno posseduto prima di me, per ben sette generazioni!" esclamò, in un impeto di orgolio.

"Capisci quindi perchè non posso accettare la tua misericordia? È un disonore che non merito! Per sette generazioni i membri della mia famiglia si sono rivelati i più forti del clan, sapendo vincere qualsiasi nemico! Io sono il primo ad assaggiare l'amaro sapore della sconfitta! Ti supplico, da guerriero a guerriero, non lasciarmi vivere marchiato a fuoco con l'onta della sconfitta! Uccidimi adesso, e morirò da Guardiano!" supplicò infine, con la voce quasi rotta, respirando affannosamente per lo sforzo.

A queste accorate parole, Mur rimase profondamente turbato ed incerto. Il suo primo istinto da cavaliere di Atena era di preservare la vita, di non uccidere qualcuno senza che ciò fosse del tutto indispensabile. D'altra parte, nel suo compito di riparatore di armature, aveva spesso visto uomini valorosi essere pronti a gettare la vita per ciò in cui credevano. Lui stesso era stato pronto a fare altrettanto in passato, per riparare l'armatura d'oro del leone, in nome dell'amicizia. Pur non condividendo le sue ragioni, come poteva quindi ignorare un appello fatto in questo modo? Ma d'altra parte, come avrebbe potuto giustificare un gesto del genere ad Atena, o a se stesso?

Roso dal dubbio, il cavaliere rimase così in silenzio per lunghi secondi, chiedendosi quale fosse la cosa più giusta da fare. Poi, alla fine, prese la sua decisione, e fissando il Guardiano affermò

"Quest'armatura d'oro che indosso mi fu lasciata in eredità dal mio maestro, antico cavaliere d'Ariete. Sin dal giorno in cui l'ho ricevuta, mi sono sempre impegnato al massimo per onorarla, perchè così facendo mi sembrava di onorare anche lui e la sua memoria. Per questo motivo, capisco bene quello che provi, ed anche se non lo condivido, esaudirò il tuo desiderio! Ti accompagnerò nell'aldilà con il più grande tra i miei colpi segreti!"

A queste parole, un sorriso di pace si allargò sul volto del guerriero, che, con le lacrime agli occhi, balbettò solo "Ti ringrazio…", e poi rimase immobile, in attesa della fine.

Deglutendo nervosamente, Mur chiuse gli occhi a sua volta, bruciando al massimo il suo cosmo e generando sopra di se una galassia splendente. "Addio, Guardiano di Avalon! Possa la morte portarti la pace che non hai avuto in vita! Stardust Revolution!!" Veloci come la luce, le meteoriti generate dal cosmo dell'Ariete saettarono verso il bersaglio, pronti a cancellarlo dall'esistenza.

Quel che accadde in quell'istante però, fu così fulmineo e inaspettato che il cavaliere d'oro fece appena in tempo ad accorgersene. In una frazione di secondo, l'espressione pacifica e serena del Guardiano mutò completamente, sostituita da una di gioia selvaggia e primitiva. Contemporaneamente, veloce come la luce, l'uomo si rialzò in piedi e pose le mani di fronte a se, con il dorso verso l'esterno, usandole come scudo contro le meteoriti, che lo colpirono con un fragore assordante, sollevando una nube di acqua e fango così violenta da costringere Mur a voltare la testa.

Non appena potè guardare di nuovo, vide che il nemico era in piedi, del tutto incolume, e rideva sommessamente, in modo malvagio e sinistro, ma anche pervaso da una gioia atavica, quasi inumana. Dalle sue mani, ridotti in frantumi dalla forza dello Stardust Revolution, cadevano i dieci anelli che il guerriero aveva indossato finora, e per un attimo Mur potè vedere, distintamente e per la prima volta, delle catene di energia che, simili a gioghi, partendo da ciascun dito raggiungevano il collare del Guardiano, come ad imprigionarlo. Nello stesso momento in cui l'ultimo degli anelli fu caduto in pezzi a terra però, le catene di luce si spezzarono, il collare andò in frantumi, ed il cosmo dell'uomo si centuplicò, minaccioso e terribile, disegnando nell'aria una bestia tozza e mostruosa, gobba, con zoccoli bovini, braccia lunghe fino a terra, corna ed un unico occhio chiuso sul viso.

"Ma che cosa…" balbettò il cavaliere d'Ariete, spalancando gli occhi atterrito ed indietreggiando istintivamente di un passo.

"Dopo tanti secoli, libero!!" gridò in quel momento il Guardiano, scatenando quasi casualmente una sferzata di energia che sollevò Mur da terra senza alcuno sforzo, scaraventandolo contro le rocce.

Nello stesso istante, la memoria del cavaliere volò indietro nel tempo, ad uno dei primi giorni dell'addestramento, quando, ancora bambino, aveva inavvertitamente lasciato cadere uno dei libri di Sion, che si era aperto alla pagina in cui era disegnato un mostruoso essere.

Seppur non propenso al timore, quella visione lo aveva spaventato al punto da spingerlo a chiamare il maestro, che era subito accorso. Vedendo la figura rappresentata sul libro, l'espressione dell'anziano insegnante si era fatta seria e cupa.

"E' normale che tu ti sia spaventato… in tempi ormai passati questo essere ha atterrito uomini ben più coraggiosi, gelando loro il sangue nelle vene!"

"C… che… che cos'è?" aveva chiesto Mur, tremante

"Un demone del mondo antico, progenia del male, sterminatore di uomini… Tale era il suo potere che gli Dei del Nord, non potendo ucciderlo, ne sigillarono la forza, trasformandone il corpo in quello di un essere umano, un ricettacolo inadatto a contenere tanta energia! Anche così però, la creatura restava troppo potente e pericolosa per essere lasciata libera di vagare sul mondo, e così il Dio Oberon, all'epoca appena diventato sovrano di Avalon, pose su di lui altri dieci sigilli, riducendo la sua forza a quella di un bambino, e lo imprigionò sottoterra, nei recessi più profondi della sua isola, salvando così la sua gente"

"Co… come si chiamava questa creatura ?"

"Il suo nome era…"

"Il mio nome è…"

"Balor!!"

Sbattendo duramente al suolo, il cavaliere d'oro scivolò nel fango, fino a urtare contro la parete rocciosa. Alzando la testa dolorante, vide il nemico avanzare verso di lui, illuminato dal bagliore dei lampi, quasi come se persino la tempesta, ora più intensa che mai, si piegasse ai suoi piedi. Anche se il suo aspetto non era mutato, il portamento, l'espressione, persino il modo di muoversi, denotavano un profondo cambiamento: la preda aveva gettato la maschera ed era diventato cacciatore.

"Ti sono grato per la tua generosità, ragazzino! Hai spezzato i sigilli che da millenni mi imprigionavano, finalmente ho di nuovo la mia forza! Certo questo corpo umano non è il massimo, ma credo che mi ci abituerò dopo aver fatto un pò di pratica…" sogghignò, sfrecciando contro il cavaliere e centrandolo all'addome con un pugno talmente forte da sollevarlo da terra facendogli vomitare sangue. Nonostante la protezione dell'armatura d'oro, Mur sentì le costole e lo sterno tremare per l'impatto, ma prima che potesse fare qualcosa un secondo colpo secco lo centrò sul lato dell'elmo, facendogli rimbombare l'orecchio e sbalzandolo in aria.

"E' completamente cambiato diverso rispetto a prima!" realizzò il cavaliere, e nello stesso momento la sua mente acuta cercò di stabilire un nuovo piano di azione "Devo cercare di fermarlo, ma il Crystal Net sarebbe inutile su di lui…" pensò, decidendo di optare per un piano alternativo.

Teletrasportandosi di colpo, Mur scomparve, riapparendo alle spalle di Balor e stringendolo in una potente gabbia telecinetica con un solo gesto della mano. In pochi secondi, numerosi anelli di energia bloccarono le braccia, le gambe ed il corpo del Guardiano, imprigionandolo con una pressione senza pari.

"Che tentativo patetico!" ridacchiò Balor con una smorfia quasi di disgusto, e contemporaneamente allargò le braccia, frantumando la stretta telecinetica con una naturalezza quasi impressionante. Senza neppure bisogno di muoversi, il Guardiano proseguì in un unico fluido gesto, afferrando la testa di Mur dietro di se e tirandolo in avanti, sbattendolo violentemente a terra e sollevando il piede per schiacciarlo.

Troppo frastornato per teletrasportarsi, il ragazzo rotolò su se stesso, allontanandosi abbastanza da evitare che il calcio di Balor lo facesse sprofondare sottoterra, ma ciò non bastò a metterlo al sicuro. Il Guardiano infatti scattò in avanti come un gatto, afferrandolo per la caviglia e sollevandolo come un fuscello, per poi centrarlo al torace con un pugno devastante e lanciarlo di nuovo in aria.

"Non male… ed ora proviamo la velocità" sorrise Balor, spiccando un salto e raggiungendo Mur a mezz'aria, scatenando in un attimo una tempesta di colpi contro di lui, raggiungendolo al volto, alle braccia, al torace ed all'addome e facendo scricchiolare persino l'armatura d'oro.

"Crystal Wall!!" gridò improvvisamente il cavaliere in un gesto disperato, ruotando su se stesso ed erigendo la propria difesa migliore. A questa visione, il sorriso beffardo di Balor si allargò, ed il Guardiano incassò il pugno nel fianco, caricandolo di energia cosmica e poi sferrandolo in avanti. Un potente fascio di energia a spirale saettò verso il bersaglio, trapassando il Crystal Wall come se fosse carta e schiantandosi sullo stomaco di Mur, facendogli sputare sangue, trascinandolo con se e portandolo a sbattere con violenza inaudita contro la parete di roccia, che franò per l'impatto, seppellendo il cavaliere.

Con un sorriso maligno stampato in volto, il Guardiano tornò a terra, accorgendosi distrattamente di avere delle macchie di sangue del cavaliere sulla sua armatura. "Uh uh… avevo dimenticato quanto fossero fragili questi esserini…si squarciano per un niente! Però spero di non averlo già fatto fuori… in fondo è grazie a lui, alla sua stupida pietà, se sono libero, e dopo tanti millenni di prigionia voglio divertirmi come si deve prima di staccargli la testa e bere il suo sangue! Se fosse già morto, dovrei trovarmi un altro giocattolo, e in questo deserto sperduto chissà quanto ci vorrebbe…" disse tra se e se, sempre con lo sguardo fisso sulle rocce, in attesa di qualche segno che Mur fosse vivo.

La sua attesa non fù troppo lunga, dopo pochi minuti il cavaliere d'oro emerse ansimante, con il viso pieno di graffi e la bocca grondante sangue. Non fece in tempo a cercare di rialzarsi che Balor fu su di lui, calandogli il piede sulla testa e spingendolo di nuovo nel fango.

"Come speravo sei ancora vivo… iniziavo a pensare di aver calcato troppo la mano… uh uh" ridacchiò guardandolo dall'alto in basso, ed agitando la lingua come una bestia famelica, pronta a divorare la preda.

"T… tu sei Balor! Il demone che gli Dei trasformarono in uomo! E' così, vero?" mormorò Mur con un filo di voce.

"Ooh… a quanto pare non sono stato dimenticato!" sogghignò vedendosi riconosciuto "Si, sono proprio io, colui che i maledetti Dei sigillarono per paura, trasformandomi in questa misera forma umana! E come se non bastasse, Oberon pensò bene di apporre altri dieci sigilli, che riducessero ulteriormente il mio potere, e mi rinchiuse a marcire nelle segrete di Avalon! Chi si sarebbe mai aspettato che un giorno venisse proprio lui a tirarmi fuori e ad affidarmi una missione… evidentemente col passare dei secoli la memoria gli è venuta meno!"

"Du… dunque… tutto quel che hai raccontato…" iniziò Mur, che aveva cominciato a comprendere la verità.

"Solo menzogne! Sciocchezze melodrammatiche inventate ad arte!" rise Balor, il cui sorriso si era allargato "Quando ti ho visto, ho capito che forse avresti potuto spezzare i miei sigilli se li avessi colpiti al massimo delle tue forze. Purtroppo debole com'ero, non costituivo una minaccia tale da farti impegnare tanto… ma per fortuna dove non arriva la forza, arriva l'inganno! Per essere una storiella improvvisata, devo dire che mi è venuta bene…" concluse soddisfatto, aumentando la pressione sul capo di Mur, che riuscì solo a mormorare "Gli anelli… i sigilli erano gli anelli!"

"Proprio così! Ed ora che ho accontentato la tua curiosità, datti da fare! Voglio proprio vedere quanta forza posso sprigionare in questo corpo!"

A queste parole, la pressione del piede si fece insostenibile e l'elmo dell'Ariete iniziò a scricchiolare sinistramente. Improvvisamente però Mur svanì, teletrasportandosi a qualche metro di distanza proprio nell'attimo in cui Balor spaccava la terra.

"Non credere di potermi sfuggire sempre così… quando combattevamo prima ho capito che il teletrasporto ti consuma parecchie energie!" commentò ad alta voce il Guardiano, percependo il cavaliere d'Ariete riapparire alcuni metri alle sue spalle.

"Le tue parole sono veritiere, non potrò teletrasportarmi ancora a lungo, ma non importa! Demone del mondo antico sta pronto, perchè la stessa forza che pocanzi ti ha liberato dai sigilli di Oberon, ora ti sprofonderà nei recessi di Ade!" gridò Mur, innalzando il suo cosmo d'oro, talmente ampio da trasfigurare lo spazio circostante.

"Il suo cosmo… ha creato una galassia!" osservò Balor, la cui espressione si era fatta serie, anche se non timorosa.

"Ecco a te la tecnica suprema dell'Ariete: Stardust Revolution!!" esclamò il cavaliere, scatenando una pioggia di meteoriti contro il nemico. In quello stesso momento, il Guardiano incrociò le braccia di fronte al torace e fece esplodere il proprio cosmo come mai prima, preparandosi a resistere al potere della Revolution.

"Non cerca nemmeno di schivarlo!" mormorò Mur un attimo prima che il suo colpo segreto andasse a segno, provocando un'esplosione che fece tremare la terra. Incredibilmente però, seppur centrato in pieno, Balor non cadde, venendo soltanto spinto indietro e scavando due solchi a terra con i piedi. Da dietro le braccia, Mur lo vide sorridere beffardo.

"Non può essere…" balbettò con gli occhi sbarrati, impressionato dalla resistenza sua e dell'armatura, che non aveva neppure una crepa.

"Contempla! Contempla la forza dell'ultimo tra gli antichi demoni e cadi nella disperazione! " urlò allora Balor, adesso in preda ad un'irrefrenabile frenesia, incrociando le braccia sopra la testa "Oculus Daemonis!!"

Alle spalle del Guardiano comparve una figura mostruosa con un occhio solo, la stessa che a Mur era parso per un attimo di vedere alla luce dei lampi. "Che sia quella la sua vera forma?" si chiese, indietreggiando istintivamente di un passo, ma in quell'attimo l'occhio del demone si aprì, liberando un raggio di energia devastante, che centrò in pieno l'eroe, sbalzandolo in aria con un grido di dolore e facendolo volare impotente fino al cielo. Soltanto a parecchie centinaia di metri d'altezza il potere dell'Occhio si esaurì, e Mur precipitò disperatamente a terra, troppo malmesso per potersi salvare in alcun modo, obbligato ad affidarsi esclusivamente alla resistenza della sua armatura d'oro, che pure si era incrinata in più punti di fronte al tremendo attacco del demone.

Come un angelo caduto dal Paradiso, il cavaliere d'oro si schiantò disastrosamente al suolo, frantumando le rocce e giacendo immobile in una pozza di sangue. Nel vederlo così, battuto e spezzato, il viso di Balor si deturpò in una maschera di folle gioia, e l'essere iniziò a ridere sguaiatamente.

"Uh uh uh… ah ah ah… Si! Si! Tutto torna finalmente a me! Anche limitata da questo piccolo corpo, la mia forza scorre irrefrenabile! E stavolta non compirò gli stessi errori, non sfiderò gli Dei! Che se ne restino pure assisi sui loro troni splendenti, o che si uccidano tra loro in vuote guerre, nulla mi importa! Io avrò il dominio sul mondo! Questi miseri esseri umani saranno presto dominati da un nuovo e spietato signore!! Che vivano tutti nel terrore, è nel pugno di Balor la loro inutile vita!!" gridò alzando le braccia al cielo, vedendo già innanzi a se pianure sterminate ricoperte di cadaveri con cui pasteggiare, e città piene di prede con cui divertirsi.

"Follia è la tua… follia che non si avvererà mai…!" mormorò in quel momento una voce, riportandolo alla realtà dal suo sogno di gloria. Pur zuppo di sangue e incerto sulle gambe, Mur si era in qualche modo rialzato.

"E chi dovrebbe fermarmi? Tu forse? Pazzo, la tua testa sarà la prima a cadere!" lo derise Balor, senza neppure provare a nascondere il disprezzo nella voce.

"E' colpa mia se hai ritrovato la libertà… se non mi fossi lasciato ingannare non avresti mai rotto i sigilli di Oberon! Non avrò pace finchè non avrò riparato al mio errore! Demone che sei stato imprigionato dagli Dei, ora vedrai la forza di un essere umano!" esclamò il cavaliere, bruciando il proprio cosmo nonostante le gravi ferite e lanciando un fascio di energia.

"La forza di un essere umano? Povero folle, non esiste la forza di cui parli!" ribattè Balor, annullando l'attacco con un solo gesto e avventandosi su di lui con un balzo, come un leopardo su una gazzella. Non appena a mezz'aria però, la sua figura venne avvolta da un'accecante luce dorata, che sembrò volerlo ingoiare.

"Starlight Extinction!!" gridò Mur, dando fondo a tutte le sue forze "che la mia luce ti faccia da guida nell'aldilà!". Un attimo dopo, la luce scomparve, e Balor sembrò essere svanito con essa senza lasciare tracce.

Esausto, Mur crollò in ginocchio ansimante, speranzoso nella vittoria ma anche timoroso che essa non fosse così facile da ottenere. La potenza di Balor infatti rivaleggiava con quella dei Titani in magnificenza.

Come a conferma dei suoi timori, il cosmo del Guardiano, che pareva scomparso, prese improvvisamente a bruciare intensamente, e nello stesso momento una risata ironica risuonò nell'aria, proveniente dal cielo plumbeo. Alzando la testa di scatto, Mur vide con sgomento che Balor era ancora lì, e stava tornando al suolo.

"Ma che bel tentativo! Però non sai che noi demoni siamo figli della Terra? Non possiamo essere rinchiusi in un'altra dimensione che dagli Dei possenti, e tu, piccolo esserino, non sei certo uno di loro!" gridò, avvampando il suo cosmo e sollevando ancora una volta le braccia sopra la testa. "Oculus Daemonis!!"

Mur cercò di scappare, di mettersi in salvo, ma fu tutto vano. Il colpo segreto, scagliato stavolta dall'alto verso il basso, si riversò su di lui come una cascata, avvolgendolo completamente.

Quando l'attacco si fu esaurito, il cavaliere barcollò in avanti di qualche passo, agonizzante, pieno di ustioni e ferite e con gli occhi sbarrati, mentre l'elmo dell'Ariete cadeva al suolo in frantumi.

"Il… sigillo… devo… distruggerlo… devo!" balbettò, cercando di avanzare nonostante ormai le forze lo stessero abbandonando. La figura di Balor però gli comparve davanti, e subito dopo qualcosa lo colpì alla guancia, facendogli sputare sangue e sbalzandolo di lato. Contemporaneamente però, il nemico lo afferrò per il polso, traendolo a se ed affondandogli un pugno alla bocca dello stomaco, sfondando le costole e la punta dello sterno ed obbligandolo ad accasciarsi in ginocchio in preda a nuove fitte di dolore.

Attraverso la vista annebbiata, Mur vide Balor piegarsi sulle ginocchia e calarglisi davanti, e per la prima volta temette che fosse davvero arrivato il momento del colpo di grazia. A sorpresa però, il Guardiano non attaccò di nuovo, ma si avvicinò al suo volto, al punto da quasi sfiorargli le labbra con le proprie.

"Prima di ucciderti ho ancora una curiosità da togliermi!" sussurrò, minaccioso e sicuro di se, simile ad un gatto che gioca con la propria preda prima di divorarla "Dimmi perchè quando abbiamo iniziato a combattere non hai usato subito il tuo colpo più potente? Avresti potuto sfoderarlo in qualsiasi momento, ed invece ti sei limitato ad attacchi di media intensità…" chiese, e nello stesso momento gli afferrò casualmente il mignolo della mano sinistra, torcendolo fino a spezzarlo, sorridendo nel vedere la sua smorfia di dolore.

"La Stardust Revolution… è una tecnica troppo pericolosa… mi ero proibito di usarla… se non quando fosse indispensabile…" rispose il cavaliere, riuscendo a soffocare un grido di agonia.

"Proibito?! Ti eri proibito la tua arma più potente?! Uh uh uh… ma tu devi essere pazzo, un folle completo! Mai visto uno stolto del genere! E perchè mai l'avresti fatto?" lo derise Balor, rialzandosi e guardandolo come se avesse di fronte un bambino.

"Il potere della Revolution… è troppo grande… troppo letale… per usarlo… con leggerezza. Nessun uomo… nemmeno un cavaliere… dovrebbe aver accesso a tecniche… così pericolose… per questo avevo messo da parte… il più possente colpo dell'Ariete!" spiegò a fatica, respirando con difficoltà a causa delle costole spezzate. Le sue parole però vennero accolte da una smorfia di disprezzo dal nemico.

"Si, "troppo pericoloso", certo! Belle parole le tue, tipiche di chi ha di fronte un avversario più forte e non vuole riconoscerlo! Io che ho visto la mia forza venirmi strappata via con ingiusti sigilli, so meglio di chiunque altro che nessuno vi rinuncerebbe spontaneamente! Doveva essere semplice incapacità la tua, mascherata da timore! Ma per quel che vale… ora ti mostrerò io la vera forza!" gridò sinistramente, spingendo indietro il cavaliere ormai quasi esanime e poi scattando verso di lui, tempestando ogni lembo del suo corpo di pugni terribili. Troppo debole persino per difendersi, prossimo quasi a perdere il ben dei sensi, Mur lo lasciò fare, ed intanto, ottenebrata dal dolore, la sua mente scivolò via.

"Sbagli… non è vera forza quella che può essere usata solo per causare stragi! La forza… sta nel saper proteggere e aiutare chi ha bisogno… a qualunque prezzo!" pensò, tornando indietro nel tempo al giorno in cui il Grande Sacerdote si era smascherato di fronte a lui, rivelando di essere Sion, antico cavaliere d'Ariete, e affermando che avrebbe fatto di lui il suo successore.

"Mi insegnete a combattere? Mostrandomi anche i vostri colpi segreti più potenti?" aveva chiesto entusiasmato, incredulo di fronte a quelle parole. Sion, il cui volto era ormai segnato dagli effetti del tempo, aveva annuito, mantenendo però un'espressione buona ma nel contempo seria.

"Ti insegnerò tutto quel che so, anche la mia tecnica suprema, la Stardust Revolution… Ti avverto però: non porre in essa il tuo cuore, quella tecnica non sarà che una delle tue doti, e certamente non la più importante…"

"Dite sul serio? Ma… cosa può esserci di più importante di un grande colpo segreto per un cavaliere? Credevo che il loro destino fosse quello di combattere, proteggendo Atena e l'umanità con la loro forza…"

A questa domanda, Sion si era fermato un attimo, come a raccogliere le parole più adatte, poi aveva risposto "E così è, la battaglia è parte integrante del destino di un cavaliere, lo accompagna per tutta la vita… e spesso ne causa la morte. Ma la forza, la vera forza, è qualcosa di diverso dal potere distruttivo di un colpo segreto: è la capacità di usare ogni propria abilità per difendere i più deboli e bisognosi."

"Difendere i più deboli?"

"Qualsiasi animale di sangue bramoso può togliere una vita, ma solo un essere umano dal nobile cuore è in grado di impegnarsi per preservarla, difendendola con tutte le forze e mettendo le proprie abilità al servizio di quella causa. Il potere della Stardust Revolution ti tradirà se usato per compiere stragi, e ti servirà fedelmente se usato per proteggere chi ne ha bisogno, in nome della giustizia! Non sarà però quest'arma a renderti unico tra i cavalieri, ma un'altra capacità, che sarà tua soltanto, e che ti permetterà di compiere un'azione molto più importante di recidere una vita: proteggerla!"

In quel momento, un dolore acuto riportò Mur alla realtà. Balor lo aveva sollevato per il collo, graffiandogli il viso con le unghie ed usando quelle della mano libera per aprirgli un taglietto nella gola. Sangue scarlatto iniziò a scorrere lungo il bracciale del Guardiano, che lo leccò avidamente, scoccando un'occhiata di scherno al nemico.

"Tra qualche attimo ti taglierò la testa e questo gioco avrà fine! Con l'ultimo afflato di vita dimmi allora, dov'è adesso la grandiosa forza degli esseri umani di cui mi parlavi?" chiese sorridendo, e sollevando l'altra mano per mozzargli il capo. In quel momento però, il cosmo di Mur iniziò a brillare, intenso come una stella, e il suo sguardo sembrò nascondere in se una rinnovata forza di volontà.

"La forza che tanto deridi non è illusoria! Essa arde nel nostro cuore, facendo dei nostri corpi degli scudi atti a proteggere coloro cui vogliamo bene, e donandoci artigli da conficcare nel nemico quando sorretti da una nobile causa! Non è mai stata la Stardust Revolution la mia più grande tecnica, nè tantomento lo Starlight Extinction, ma il Crystal Wall, che può proteggere e preservare anche coloro che di difese proprie sono privi! Più di ogni altra però, una è la capacità di cui sono fiero: quella di saper forgiare sicure corazze a protezione di chi è pronto a rischiare la vita in nome di Atena e della giustizia! Di saper creare solide armature, grazie alla padronanza di questi strumenti!" dichiarò con crescente passione, e inaspettatamente sollevò le mani, non per colpire il nemico ma per estrarre due oggetti che erano nascosti sulla schiena, sotto i capelli ed i lembi lacerati del martello: un martello ed uno scalpello d'argento.

"Con questi strumenti, che furono del mio maestro, e del suo maestro prima di lui, ho riparato innumerevoli armature e contribuito a salvare innumerevoli vite! Con questi stessi strumenti, ora ti sconfiggerò!".

Colto di sorpresa da quell'inaspettata iniziativa e dal poco minaccioso aspetto degli strumenti impugnati da Mur, Balor restò per un attimo interdetto, ed in quel momento il cavaliere d'oro agì. Appoggiando la punta dello scalpello sul pettorale del nemico, vibrò un potente colpo con il martello, spingendolo all'interno. Istantaneamente, grosse crepe si aprirono sulla corazza del Guardiano, seguite da un copioso rivolo di sangue, e quasi subito il pettorale cadde al suolo in frantumi, spaccato in due.

Con una smorfia di dolore, Balor si rese conto del pericolo e si ritrasse, lasciando cadere Mur e strappandogli il martello dalla mano. Anzichè attaccare però, il demone indietreggiò ancora di qualche passo, estraendo lo scalpello chiazzato di sangue e fissandolo incredulo.

"Non è che il più misero degli strumenti di un fabbro… come ha potuto ferirmi in questo modo?!" gridò.

"Quelli non sono semplici strumenti da lavoro! Essi provengono dall'armatura d'argento dello Scultore, ed hanno il grande potere di poter perforare e lavorare qualsiasi corazza e qualsiasi metallo! E' grazie a loro che per tanti secoli le armature dei cavalieri di Atena sono sempre tornate in perfetto stato dopo ogni conflitto, pronte a proteggere e aiutare nuove generazioni di guerrieri!" dichiarò Mur, il cui cosmo continuava a brillare intensissimo, rischiarando l'intera montagna con aurei bagliori. Per la prima volta, Balor parve spaventato.

"Che importa… è vero, mi hai ferito, ma non avrai altre possibilità! I tuoi tanto preziosi strumenti sono in mano mia adesso!" minacciò, quasi più per rassicurare se stesso che per spaventare il nemico. Il viso di Mur però era impassibile, ogni traccia delle sofferenze di poco prima sembrava scomparso.

"Non importa, quegli strumenti hanno portato a termine il compito assegnatogli: l'armatura che indossi è finalmente danneggiata! E non dimenticare, che il corpo sotto di essa è umano!" disse freddamente. Attorno a lui, lo spazio parve vibrare, sostituito da una galassia spendente.

A queste ultime parole, Balor impallidì, e l'ansia sul suo viso venne sostiuita dal terrore. "Vuoi… lanciare adesso la Revolution, approfittando del danno che hai appena causato!" realizzò, trovando conferma ai suoi timori nel silenzio spettrale del nemico. L'attacco che senza appropriate difese avrebbe ferito persino il suo corpo originale di demone, si sarebbe di certo rivelato mortale per un fragile essere umano.

"Fermo, aspetta!" gridò allora, sollevando di fronte a se gli strumenti dello Scultore che ancora stringeva "Se lanci adesso il tuo colpo segreto forse mi sconfiggerai, ma questi strumenti a te tanto cari andranno di certo perduti! Non hai pensato a questo?! Non potrai più riparare armature! Non potrai più aiutare i tuoi compagni cavalieri!" disse disperato.

"Se lasciassi in vita un mostro tuo pari, non vi sarebbe limite alle stragi che compiresti! Per proteggere tutti gli innocenti che perirebbero sul tuo cammino, io ti sconfiggerò, a qualsiasi costo!" esclamò Mur, facendo esplodere il proprio cosmo.

"No… non può finire così… non dopo essere finalmente tornato alla luce del sole… Nooo!!!", urlò Balor indietreggiando e cercando di proteggersi il torace incrociando le braccia.

"Non basterà! Stardust Revolution!!!"

A questo comando, la mortale pioggia di stelle dell'Ariete si abbattè sul Guardiano, riversando su di lui una potenza senza pari, frantumando la terra e rischiarando le tenebre.

Quando la polvere si fu diradata, Balor giaceva al suolo in un lago di sangue, con il torace completamente squarciato ed un'espressione di terrore sul viso. A terra accanto a lui gli attrezzi dello Scultore, irrimediabilmente distrutti.

Nel guardarli, ormai spaccati ed inutilizzabili, Mur avvertì una fitta di dolore più profonda ed intensa di qualsiasi cosa Balor gli avesse fatto nel corso del combattimento, e, per la prima volta da quando ne avesse memoria, il suo volto venne rigato dalle lacrime. Quel martello e quello scalpello erano stati il primo dono mai fattogli dal suo maestro, dimostrazione di orgoglio ed affetto, e si erano rivelati inestimabili nel corso degli anni. Grazie a loro aveva riparato l'armatura del Leone, e sempre grazie a loro aveva donato nuova vita alle vestigia di Pegasus e Dragone, e poi a molte altre, fino a quelle di Asher ed i suoi compagni, gravemente danneggiate dopo il vile attacco di Thanatos.

Era stato per questo motivo che li aveva portati in Grecia dal Jamir, dove erano sempre stati custoditi per il loro immenso valore strategico, e poi qualcosa, forse una premonizione, lo aveva spinto a tenerli con se, a portarli anche durante la missione. D'ora in avanti però non si sarebbe mai più potuto ricorrere a loro, non sarebbe mai più stato possibile riparare un'armatura danneggiata. Nel vederli distrutti nel fango, Mur non potè fare a meno di chiedersi se quella vittoria non sarebbe un giorno costata tutto all'esercito di Atena.

Mettendo da parte questi malauguranti pensieri, il cavaliere tornò a concentrarsi su quel che aveva davanti, e si avviò barcollando verso il sigillo di Oberon. Lo sforzo per lanciare ancora una volta la Stardust Revolution era stato più di quanto il suo fisico potesse sopportare. Le ferite erano gravi, la vista annebbiata, e respirare difficoltoso. In condizioni migliori, il suo cosmo, superiore persino a quello di Ioria nella cura delle ferite, avrebbe potuto risanarlo, ma ora le energie erano minime, ed ogni afflato andava riposto nel conseguimento della missione.

Tremante sulle gambe, raggiunse faticosamente le rocce, guidato dalla flebile colonna di luce che da dietro esse emanava, e finalmente lo vide: una tavoletta su cui, in caratteri runici, era incisa la parola "determinazione". Sollevato, sorrise, muovendo un passo verso di lei, ed in quel momento un fascio di energia lo colpì alla schiena, perforando l'armatura d'oro e trapassandolo da parte a parte.

"Non accertarti della mia fine… sei proprio… uno stupido umano… Eh eh … nell'aldilà… mi farai da guida… muoio… ma non… da… solo… uuh!" mormorò la voce di Balor, ridendo per l'ultima volta prima di spegnersi per sempre.

Con il sangue gorgogliante in gola e gli occhi sbarrati, Mur avanzò ancora di qualche passo, appena consapevole di quel che lo circondava. Poi alla fine le gambe lo tradirono e il cavaliere crollò a terra, dove giacque immobile, la tavoletta in frantumi sotto il suo corpo.