RITORNO AL REGNO SOTTOMARINO

Tra le bianche nevi di Asgard, una figura correva nella foresta veloce come il fulmine, con la destinazione ben chiara nella mente, incurante della tormenta che vorticava attorno a lui. Agilissimo, Syria si muoveva con facilità nonostante il percorso fosse chiaramente poco frequentato, superando in pochi balzi i vecchi alberi caduti sotto il peso della neve e non rallentando mai per verificare il percorso o orizzontarsi.

"Re Nettuno, anche troppo ho tardato! Resista ancora un pò, presto adempierò alla mia missione abbattendo il sigillo che la imprigiona!" pensò con determinazione, ma anche con una punta di amarezza, consapevole che neppure il suo successo avrebbe garantito la salvezza al suo Dio.

"Se soltanto potessi distruggere da solo tutti i sigilli… ma sono troppi, e sicuramente ben difesi, non ce la farei mai! Non ho altra scelta che sperare nei cavalieri d'oro… dopotutto anche Atena è in pericolo, non oseranno tessere inganni… ma saranno in grado di vincere?" si chiese dubbioso, per poi sospirare profondamente "Non giova pormi domande di cui non posso sapere la risposta, devo riporre in loro la mia fiducia! Destino ironico, chi avrebbe mai immaginato che coloro che poco tempo fa erano nemici, ora sarebbero diventati preziosi alleati?"

"Per essere uno straniero avanzi con molta sicurezza! Dimmi, come puoi conoscere così bene le selvagge vie di Asgard?" chiese in quel momento una voce, distogliendo Syria dai suoi pensieri, e ricordandogli, suo malgrado, di non essere solo. Girando la testa, il Generale vide Mizar, la tigre del Nord, che lo seguiva, balzando con felina agilità di ramo in ramo, quasi come se fosse davvero un gatto. Pur non essendo felice della sua presenza, Syria doveva ammettere che non era affatto d'intralcio e non lo rallentava minimamente.

"Tutti i Generali degli Abissi conoscono questi territori, il vortice di Asgard è l'unico ingresso al regno sottomarino per chi non è suddito del re Nettuno, e questo lo rende pericoloso. La sua sorveglianza era spesso affidata ad uno di noi!" rispose, in tono abbastanza freddo.

"Mpf… una risposta di poche parole ma con evidenti risvolti! Confermi quindi che spesso voi seguaci di Nettuno vi aggiravate indisturbati nei nostri territori, oltrepassando incuranti i confini di Asgard?!" ribattè acidamente Mizar, in tono chiaramente accusatorio. Syria però preferì ignorare la provocazione e spostò leggermente l'argomento del discorso.

"In queste foreste ho anche addestrato Mime, mio allievo e un tempo tuo compagno d'armi, all'uso della musica come letale strumento di battaglia! E' naturale che le conosca!"

"Mime… e così è vero, sei stato suo maestro!" rispose il cavaliere del Nord dopo qualche secondo di pausa, ed in tono più discorsivo rispetto a poco prima.

"Solo per poco, minimo è il merito che mi spetta. Era dotato di un grande talento, quando lo incontrai con la sua lira sapeva già comporre splendide e ammalianti melodie, e adoperare il cosmo alla perfezione. I miei insegnamenti non fecero altro che spiegargli come fondere le due arti, indirizzandolo verso la direzione cui era destinato!" raccontò, ripensando per un attimo alle felici ore trascorse in compagnia dell'allievo, suonando dolci melodie tra le foreste innevate. L'animo di Mime, normalmente colmo di rabbia e odio, mutava completamente non appena le sue mani erano appoggiate allo strumento che tanto amava, rasserenandosi e lasciando sbocco alla tristezza che portava nel cuore, e che normalmente nascondeva dentro di se.

"Portandolo alla morte!" irruppe Mizar "anche lui è stato vittima della guerra che avete provocato, o l'hai dimenticato?! Anche lui è caduto per le vostre trame!"

"Le trame di cui parli non erano nostre, ma di un altro uomo! Ed anche noi abbiamo pagato a causa sua, solo io tra i Generali fedeli a Nettuno sono ancora vivo, solo io posso correre in suo aiuto ora! Ritorna dalla tua regina se la mia compagnia ti è tanto a noia, come hai detto conosco la strada!" rimbeccò Syria, stanco delle accuse del suo compagno di viaggio, ed in realtà anche della sua presenza. La risposta di Mizar però fu categorica

"Ho ricevuto dalla regina Ilda l'ordine di condurti fino all'ingresso del tuo regno, e soltanto lì ti lascerò da solo, attendendo il tuo ritorno per poi riportarti a palazzo, e da lì ai confini di Asgard! Fino ad allora, non mi muoverò dal tuo fianco!"

A queste parole, Syria sospirò, ma non disse nulla, ripensando a quel che era successo poco prima, quando erano finalmente arrivati a palazzo a cospetto di Ilda.

La donna lo aveva accolto come si aspettava, con evidente sorpresa ed astio, e numerose guardie erano parse sul punto di aggredirlo senza nemmeno aspettare gli ordini se Toro non avesse preso la parola, presentandosi e spiegando immediatamente la situazione. Rapidamente, lo sguardo di Ilda era passato da freddezza a sorpresa, e da sorpresa a preoccupazione, segno che, per quanto odio provasse verso di lui, il legame con i cavalieri di Atena era maggiore.

"Regina di Asgard, devo congedarmi adesso, e raggiungere il più rapidamente possibile il sigillo che mi sono prefissato, tra i ghiacci della Russia. In nome di quel che c'è stato tra lei e lady Isabel, le chiedo però di mettere da parte i vecchi rancori, e permettere al mio compagno di passare tra i suoi territori, non come invasore, ma come ospite. La vita di Atena sarà perduta se anche un solo sigillo non verrà distrutto, e il tempo a disposizione è troppo poco per poterci permettere di sprecarne tra dubbi e sospetti!" aveva detto Toro, non mancando di sottolineare la gravità della situazione, ed addolcendo il viso di Ilda.

"Parole vere le tue, e un rischio per Atena equivale ad un rischio per Asgard tutta! Parti pure senza timori, cavaliere del Toro, a Syria non sarà negato il passaggio. Sarà però guidato e scortato da Mizar per tutto il percorso, fino al vortice proibito! Non voglio che si aggiri da solo per il mio regno!" Queste ultime parole erano state pronunciate gelidamente, ed il Generale, pur tenendo lo sguardo basso, aveva potuto sentire il peso degli occhi di Ilda su di se. Ciononostante, la donna gli aveva dato fiducia, e la presenza di Toro aveva molto probabilmente evitato uno scontro che avrebbe fatto perdere tempo prezioso, quindi le cose non erano andate troppo male.

Salutato il cavaliere d'oro, Syria e Mizar si erano subito messi in viaggio, dirigendosi verso la zona meno popolata di Asgard, le cui leggi ne sconsigliavano l'ingresso. Per diversi chilometri nella foresta, Syria si era accorto di una terza presenza, che li seguiva a breve distanza nascosta nell'ombra, ma poi Mizar si era attardato per un attimo tra le fronde, e la figura era scomparsa, tornando indietro sui suoi passi. Dal momento che non sembrava rappresentare una minaccia, il Generale non aveva detto niente, concentrandosi solo sulla meta.

In quel momento, un cambiamento nel tipo di terreno lo riportò al presente, indicandogli che la destinazione era vicina. Gli alberi si stavano infatti diradando, ed il terreno lasciava spazio a rocce e ghiaccio, segno che la foresta stava per finire e presto sarebbero arrivati all'ingresso per il Regno Sottomarino.

"Ci siamo quasi, ancora pochi metri e saremo al vortice!" confermò Mizar al suo fianco, dopo aver rallentato un attimo per orizzontarsi, ed infatti la foresta finì, lasciando spazio al mare di ghiaccio e roccia che si affacciava sul Maelstrom.

"Si, ormai sento chiaramente l'aura di Nettuno provenire dal vortice… il frammento del suo cosmo che permette al regno sottomarino di non scomparire sommerso dalle acque, ricostruendolo lentamente!" commentò Syria, rivolto più a se stesso che al compagno, tendendo tutti i sensi verso la meta che aveva di fronte "E sento anche la presenza del sigillo… è lieve, quasi impercettibile, ma anche molto diversa da tutto ciò che la circonda, come un'isola di terra e sabbia che con la sua presenza macchia la pura vastità dell'oceano! Pe… però…!"

Con quest'esclamazione, Syria si immobilizzò di scatto, con gli occhi chiusi e la fronte corrugata per la concentrazione. Perplesso, Mizar si arrestò a sua volta, leggermente guardingo come se temesse un attacco a sorpresa o una trappola.

"Che succede, perchè ti sei fermato?" gli chiese fissandolo, ed intuendo che qualcosa non andava ancora prima che la risposta arrivasse. Syria stava infatti stringendo rabbiosamente il pugno, ed era leggermente impallidito. "Allora?" insistette

Il Generale rimase immobile ancora per alcuni secondi, con gli occhi chiusi, poi finalmente li riaprì e parlò, con un tono incredibilmente calmo considerando la sua espressione "Posso percepire la presenza del sigillo di Oberon nel regno sottomarino… ma… non è solo. Due sono le fonti di energia che sento!"

"Due!" esclamò sbalordito Mizar "Credevo ci fosse un solo sigillo!"

"Così pensavamo… ma evidentemente eravamo in errore. Ci sono due sigilli, molto vicini tra loro: uno nei pressi del territorio del Mar Glaciale Artico, e l'altro poco più ad Ovest, nel regno del Nord Atlantico. L'energia che emanano è molto simile, quasi impossibile da distinguere da troppo lontano. Probabilmente si sono sovrapposti, ed hanno tratto in inganno Mur e Virgo…" spiegò Syria in tono assente, cominciando a camminare verso il bordo del vortice, mentre il cavaliere del Nord restava immobile ancora per qualche secondo, cercando di accettare quest'improvvisa novità.

Nel vedere che Syria stava per tuffarsi però, Mizar si affrettò a raggiungerlo di nuovo, afferrandogli un braccio per trattenerlo "Aspetta, ti rendi conto, vero, che la presenza di due sigilli può voler dire soltanto…"

"Che molto probabilmente due Guardiani, e non uno soltanto, hanno invaso il Regno Sottomarino!" rispose Syria, finendo per lui la frase "Ma anche se fossero in dieci, o cento, non cambierebbe nulla! Re Nettuno mi ha affidato una missione, ed io la porterò a termine!" dichiarò, liberandosi dalla stretta.

"Gettando via la vita inutilmente non risolveresti niente! Puoi sentire anche tu i cosmi dei cavalieri d'oro impegnati in battaglia in questo stesso momento, e dal modo in cui bruciano è evidente che i nemici che hanno di fronte non sono avversari da poco! Non riuscirai mai a distruggere entrambi i sigilli!"

"Devo comunque tentare. Nessuno può venire in mio aiuto, tutti i cavalieri d'oro sono impegnati in missione, e non posso attendere il loro ritorno! Nettuno sarà con me, ne sono certo!" concluse Syria, fissando il centro del Maelstrom, pronto a lanciarsi. Alle sue spalle, Mizar rimase immobile, con lo sguardo basso, perso nella neve, come roso da un orribile dubbio.

"Mio signore, affido ancora una volta a te la mia vita!" mormorò Syria, piegando le gambe per saltare.

"Aspetta!" gridò improvvisamente Mizar, e voltandosi il Generale lo vide avvicinarsi "Verrò io con te!"

"Credevo che entrare in questo vortice fosse contrario alle vostre leggi più antiche…" commentò semplicemente Syria, fissando seriamente il volto di Mizar, la cui espressione era tipica di chi aveva appena preso una scelta sofferta e non era certo di aver fatto la cosa giusta.

"E' così! Le leggi di Asgard vietano a tutti noi sudditi di Odino di mettere piede in questo luogo maledetto! Però… per colpa di quelle stesse leggi ho vissuto per anni lontano da mio fratello, e se l'ho ritrovato e solo grazie a due cavalieri che moriranno se i sigilli non verranno distrutti al più presto! Devo farlo per loro… per Phoenix e Andromeda!" esclamò determinato. "Quando tornerò… se tornerò… confesserò alla regina Ilda le mie colpe, ed accetterò qualsiasi punizione vorrà darmi!"

"Andromeda…" pensò Syria, ricordando le ultime fasi del suo scontro con il cavaliere, le cui parole erano riuscite a colpirlo al cuore. Non disse però nulla, se non un semplice "andiamo dunque" e balzò nel vortice. Alle sue spalle, Mizar esitò per qualche secondo, poi si gettò a sua volta, sparendo nell'abisso.

L'impatto con le acque gelide e vorticose fu un pò uno choc per entrambi, essendo uno abituato ad entrare nel regno attraverso vie più dirette, e l'altro a non farlo affatto. Nonostante l'istinto fosse quello di resistere però, i due si lasciarono trascinare verso il fondo, e ben presto l'oscurità del mare lasciò il posto alla luce splendente del Regno Sottomarino. Senza neanche avere il tempo di rendersene conto, i due caddero sul suolo corallino.

"E così questo è il regno di Nettuno…" mormorò Mizar, guardandosi attorno sbalordito, ed osservando incredulo il mare che, solo pochi metri più in alto, faceva da cielo a quel luogo incredibile. Gli effetti della recente guerra però erano ancora evidenti, ovunque si vedevano macerie di templi e colonne, e persino le rocce ed i coralli portavano il segno dell'improvvisa caduta del mare sopra di loro.

"Fino a non molto tempo fa il mare si trovava molto più in alto, lontano come il cielo, ma tutto venne sommerso quando i Cavalieri abbatterono le sette colonne ed il sostegno principale! Ora però il cosmo di Nettuno sta lentamente riedificando il regno ed i pilastri, allontanando le acque. È un processo lento, che impiegherà anni, forse secoli, per essere completato, ma almeno così possiamo muoverci e respirare normalmente" spiegò Syria, cercando di mascherare la tristezza nel vedere la desolazione che lo circondava. Aveva contribuito lui stesso ad abbattere la settima colonna, e potendo tornare indietro l'avrebbe rifatto, ma questo non rendeva più facile accettare così tanta distruzione.

"Non è questo il momento di abbandonarsi alle malinconie" disse Mizar, intuendo quel che gli passava per la testa "Indicami la via per il Nord Atlantico, e poi dirigiti immediatamente al sigillo dei mari Artici! Dividendoci faremo più in fretta, e potremo cogliere di sorpresa i nostri nemici"

"Sei convinto, dunque?" domandò il Generale, e quando Mizar annuì, gli indicò senza altre esitazioni la direzione verso la zona del Nord Atlantico da cui sentiva provenire il sigillo, non lontano da dove un tempo si trovava la colonna custodita da Dragone del Mare. Quando ebbe finito di parlare, il cavaliere di Asgard accennò un leggero cenno di ringraziamento, poi senza dire altro si lanciò tra le rocce, correndo verso il suo nuovo obiettivo. Syria fissò per qualche secondo la sua silhouette scura avvolta nel mantello rosso, poi si mise a correre a sua volta, dirigendosi verso il sigillo del mare Artico.

Quanto era appena accaduto però, non era sfuggito all'attenzione di Oberon, che si alzò furioso dal suo trono, agitando il pugno serrato per aria.

"E così anche Asgard si è schierata contro di me! Anche i cavalieri del Nord si uniscono alle schiere dei miei nemici! Che sia come vogliono, avranno subito modo di pentirsi di tanta insolenza!" gridò, facendo un cenno con le dita. Immediatamente, due figure uscirono dall'ombra, inginocchiandosi di fronte a lui. "Ai suoi ordini, sommo Oberon!" esclamarono all'unisono, tenendo il capo piegato.

"Ho una missione da affidarvi! Voglio che andiate subito ad Asgard, e mettiate a ferro e fuoco quel covo di serpi! Non abbiate alcuna pietà, massacrate chiunque! Sarà questa la punizione per aver appoggiato Atena!" comandò.

A queste parole, una delle due figure annuì subito, ma l'altra sollevò la testa titubante "Noi siamo gli ultimi rimasti a palazzo, se andassimo anche noi resterà solo…" mormorò timidamente.

"Credi forse che non sia in grado di difendermi?! La mia potenza non ha rivali, ricordatelo sempre!" ritorse Oberon fulminandolo con un'occhiata, ma subito dopo il suo tono si addolcì "La tua fedeltà è degna di lode, ma non hai nulla da temere. Ricorda che solo chi è dotato di sangue divino può entrare ad Avalon contro la mia volontà, e tutti gli Dei sono sigillati sull'Olimpo. Odino non interverrà mai personalmente, ne sono sicuro, quindi andate pure senza timori, e distruggete Asgard!"

"Si!" risposero contemporaneamente i due, alzandosi e precipitandosi subito nei corridoi di pietra del castello. Dopo pochi metri però, una figura femminile sbarrò loro la strada.

"Nobile regina!" esclamarono, riconoscendo la donna, che li fissò in silenzio.

"Lug e Aircetlam. Vedo che persino a voi, ultimi Guardiani ancora a palazzo, è stata affidata una missione! Di cosa si tratta?" domandò seria.

"Il sommo Oberon ci ha ordinato di distruggere Asgard, la città del Nord, per punirla della sua alleanza con Atena. Stavamo recandoci lì!" esclamò colui che era stato chiamato Aircetlam, lo stesso che poco prima aveva esitato all'ordine del Dio.

"Capisco… molto bene, ma ci sarà un leggero cambiamento!" esclamò la donna a braccia conserte. "Soltanto Lug si recherà ad Asgard. Per te, Aircetlam, ho altri programmi!"

"Ma… mia regina… l'ordine di lord Oberon è stato chiaro…" rispose l'uomo, sorpreso da quelle parole. La regina però lo zittì con un cenno della mano "Non temere… quel che ho in mente favorirà molto i piani di Oberon. Daremo ai cavalieri di Atena qualcos'altro di cui preoccuparsi…" affermò, sorridendo sinistramente.

Intanto, nel Regno Sottomarino, Syria era quasi arrivato a destinazione. Percepiva sempre più chiaramente la presenza del sigillo, e poco lontano riusciva a intravedere i resti della colonna dei mari Artici, che un tempo era stata il regno di Abadir del Kraken.

"Sono arrivato finalmente!" sorrise, ma in quel momento un cosmo possente si manifestò attorno a lui, obbligandolo a fermarsi di scatto ed a stringere la presa sul flauto. Contemporaneamente, una figura imponente emerse da dietro una roccia, sbarrandogli il cammino.

"Chi sei, invasore!" lo apostrofò Syria, balzando indietro per mantenere le distanze.

"Tehtra! Tehtra di Avalon, Guardiano di Oberon, colui che porrà fine a tutti i tuoi piani!" si presentò baldanzosamente il guerriero. Era alto, persino più di Toro, ma con un fisico leggermente più slanciato e due spalle enormi. Il suo corpo era totalmente coperto dall'armatura, che non lasciava scoperto nemmeno un centimetro di pelle al di fuori del viso, su cui brillavano due occhi azzurri come il ghiaccio. La corazza era principalmente blu, alternandosi tra una tonalità scura come il cielo notturno ed un'altra leggermente più chiara, e sembrava coperta da strati di squame metalliche, zigrinate, più piccole e sottili sugli arti ed un pò più grandi sul torso, quasi come se fosse una bizzarra cotta di maglia. Sul pettorale, in un blu più chiaro rispetto a quello che le circondava, si distinguevano dei fregi a forma di onde stilizzate, che confermavano l'assonanza tra il guerriero ed il mare, mentre sull'elmo, che a Syria ricordò un pò quello di Cavallo del Mare per la forma, si intravedevano appena dei piccoli occhi neri, senza però tracce di pinne o altro. Da dietro la schiena del gigante, spuntava l'estremità leggermente ricurva di un bastone, che però Syria non riuscì a riconoscere chiaramente.

"Tehtra hai detto? Io sono Syria dal dolce flauto, Generale degli Abissi. La lotta che chiaramente brami arriverà presto, ed avrai modo di rimpiangerla perchè non ci sarà alcuna pietà di te. La tua presenza in questo luogo disonora il regno di re Nettuno che ho l'orgoglio di difendere, e questo è un reato imperdonabile!" esclamò rigidamente il guerriero, portandosi subito il flauto alle labbra. Prima che potesse iniziare a suonare però, Tehtra colpì con forza il suolo con il piede, aprendo enormi crepe e facendo tremare la terra.

"La mia solita sfortuna, con tanti nemici valorosi doveva capitarmi proprio un musicante da strapazzo! Con il tuo flauto partecipa alle feste, ma lascia la battaglia ai guerrieri!" gridò, lanciandosi in avanti come un panzer mentre Syria cercava di riprendere l'equilibrio. In una frazione di secondo, il Guardiano fu su di lui e abbattè un pugno poderoso, ma il Generale riuscì a balzare indietro e schivarlo, atterrando su una roccia con una capriola a mezz'aria. Il pugno di Tehtra aprì un cratere, facendo tremare la terra. "Ha una forza disumana!" mormorò Syria nel vedere l'entità dei danni, e portandosi contemporaneamente il flauto alle labbra d'istinto "ma la sola forza non basta in un combattimento. Risuona, dolce melodia di flauto!"

Immediatamente, la fatale musica del flauto si diffuse nell'aria, avvolgendo Tehtra che parve barcollare confuso. "E' il leggiadro canto delle sirene quello che ora ti circonda. Sarai privato della vita dalla stessa malia che un tempo portava le navi al naufragio!" sussurrò Syria in tono melodioso, quasi come se le sue parole fossero parte dell'incantesimo. Tehtra però sorrise sarcastico

"Ti illudi, questa musichetta con me non funziona! Ad Avalon c'è chi mi ha abituato a suoni ben peggiori!" ringhiò, lanciandosi con una spallata contro la roccia su cui si trovava Syria, e mandandola in pezzi. "Non posso crederci, non ha risentito per nulla della mia melodia!" pensò il Generale sbalordito allontanandosi con un salto, ma stavolta Tehtra anticipò la sua mossa e, preso uno dei detriti della roccia, lo lanciò contro di lui veloce come un missile.

Impossibilitato a muoversi agilmente a mezz'aria, Syria venne colpito in pieno petto e spinto indietro, cadendo malamente per terra. L'armatura lo protesse da qualsiasi danno, ma Tehtra fu subito su di lui, e calò il piede per schiacciarlo. Con un colpo di reni, il guerriero rotolò al sicuro e si rialzò di scatto.

"Non posso sperare di avere la meglio nel corpo a corpo, devo mantenermi a distanza!" pensò, sferrando un fendente di energia con il taglio della mano, che però venne facilmente fermato dal dorso del braccio del colosso.

"Se vuoi colpire un nemico da lontano, devi fare così!" rise Tehtra, sollevando da terra una colonna di marmo e compiendo un gesto a spazzare come se fosse un bastone. Preso del tutto di sorpresa da una mossa così inusuale, Syria impiegò un attimo di troppo a saltare e venne colpito in pieno fianco, e sbalzato contro i coralli.

"Mi aspettavo di meglio da te, sei deboluccio, persino per un musichiere!" lo provocò beffardo il Guardiano, portandosigli sopra e abbattendo la colonna verso il suo volto. Stavolta però Syria fu più rapido e disegnò un cerchio in aria con il flauto, creando una barriera circolare sulla quale il marmo della colonna andò in frantumi. Per un attimo, Tehtra parve stupito, ma poi il sorriso gli tornò sul volto

"Non male… vediamo quanto dura!" esclamò, concentrando le forze nel pugno e calandolo come un maglio. La barriera andò in pezzi come se fosse vetro, ma Syria riuscì ad allontanarsi con un balzo all'indietro, atterrando a qualche metro di distanza.

"E' assurdo, mi sta costringendo sulla difensiva! I suoi non sono semplici pugni, prima di sferrarli accumula il cosmo nelle mani, lasciandolo esplodere all'impatto. Ma nemmeno lui può avere un'energia illimitata, se riuscissi a fiaccarlo potrei contrattaccare…" pensò, portandosi si nuovo il flauto alle labbra ed iniziando a suonare. Ancora una volta, la musica di flauto risuonò nel silenzio del Regno Sottomarino.

"Si, soffia pure lì dentro se vuoi, io preferisco metodi più diretti!" lo derise, correndo verso di lui e stendendo la mano per afferrarlo. Continuando a suonare però, Syria balzò indietro, atterrando su una roccia, e poi su un'altra, ed un'altra ancora, frustrando sempre i tentativi del Guardiano di prenderlo.

"Sei un grillo più che un guerriero!" esclamò Tehtra, digrignando i denti e cambiando strategia, colpendo di nuovo la terra per farlo cadere. Stavolta però Syria era pronto a quella mossa, e gli bastò un movimento delle gambe per mantenere l'equilibrio, continuando ininterrottamente a suonare. Attorno a lui, apparvero leggiadre sirene, e per la prima volta Tehtra sembrò incerto su cosa fare. Fu solo per un attimo però, poi la sua espressione tornò quella beffarda di sempre, ed il colosso infilò le mani nelle crepe da lui stesso aperte nel suolo, sollevando un enorme blocco di pietra e lanciandoglielo contro.

"Se non posso prenderti io, lo faranno questi per me!" rise, sollevando massi e giganteschi pezzi di marmo come se fossero sassolini, e lanciandoli uno dopo l'altro. Syria continuò ad evitarli saltando indietro e lateralmente, ma il colosso sembrava instancabile e questa era la cosa più preoccupante. "Potremmo andare avanti così per sempre, ma il tempo è dalla sua parte! Devo trovare un modo per sconfiggerlo, e al più presto!" riflettè, schivando un masso con un balzo sulla destra, e poi un altro con uno all'indietro, quasi senza pensarci. Nel toccare terra però, si rese conto di aver commesso un grave errore: dietro di lui ora vi era una solida parete di roccia, era con le spalle al muro.

"Bene bene, la mia rete ha pescato un sirenetto! Pensavi che stessi lanciado quei massi casualmente, non è vero? E invece era tutto calcolato!" gridò Tehtra trionfante, lanciandosi contro di lui. Immediatamente, Syria smise di suonare ed eresse la sua barriera, ma con un grido rabbioso il Guardiano la sfondò con il pugno, colpendolo in pieto petto e spingendolo dentro la roccia, per poi iniziare a martellarlo senza dargli respiro.

Il Generale sentì la corazza faticare a resistere alla pressione, e le costole scricchiolare sinistramente. Con un gesto improvviso, usò il flauto come bastone e colpì il nemico alla bocca dello stomaco, strappandogli un sussulto, e contemporaneamente cercò di spostarsi per guadagnare libertà di manovra. Tehtra però fu più rapido ed afferrò una delle ali della sua corazza, tirandolo indietro e sbattendolo di nuovo contro la parete, e poi sul pavimento, come se fosse un giocattolo.

"Tra tutti i Guardiani, io sono il più forte fisicamente! Ma che te lo dico a fare, l'avrai già capito da solo!" rise, unendo i pugni e sferrando un colpo dall'alto verso il basso, che centrò in pieno il coprispalla sinistro del Generale, crepandolo ed obbligandolo ad inginocchiarsi a terra, mentre onde di dolore scendevano lungo il suo braccio. Senza dargli tregua, Tehtra sferrò un calcio violentissimo, lanciando letteralmente in aria il nemico e facendolo strisciare lungo la parete di pietra, poi spiccò un salto a sua volta e, concentrando le proprie sforze, esplose un pugno nel suo addome, danneggiando le scaglie d'oro e facendogli sputare sangue.

Syria cadde in avanti, ma anzichè sbattere a terra con la testa, atterrò sul palmo, usandolo come una molla per compiere una capriola in aria e centrare il Guardiano al collo con un calcio a spazzare. Colto di sorpresa, Tehtra vacillò e subito Syria fu su di lui, cercando di colpirlo al braccio con il flauto. Con un gesto incredibilmente veloce per la sua stazza, Tehtra gli afferrò il polso a mezz'aria, trascinandolo verso di se, ma stavolta il Generale anzichè resistere decise di usare la cosa a suo vantaggio e, facendo leva sulla presa stessa del nemico, flettè gli addominali, sollevanto entrambe le gambe e colpendolo al volto scoperto con i piedi uniti.

Schizzi di sangue volarono in aria, mentre Tehtra lasciava la presa e barcollava all'indietro, portandosi la mano al viso e guardando incredulo il suo sangue. Approfittando della sorpresa ma troppo in affanno per riprendere a suonare, Syria fu rapido a sferrare una serie di fendenti di energia orizzontali e verticali, dirigendoli verso il viso di Tehtra e costringendolo ad incrociare le braccia per difendersi. Tutti i suoi colpi però sembravano non riuscire neppure a incrinare la corazza del colosso.

"Sto solo perdendo tempo, non riuscirò a vincere così!" riflettè, cercando di pensare ad una strategia che potesse cambiare le sorti del combattimento. Tehtra però non gliene diede modo, con un ringhio animale si lanciò a testa bassa contro di lui, usando le braccia e l'elmo per proteggersi la testa e colpendolo in pieno all'addome già ferito.

L'armatura di scaglie in quel punto andò in pezzi, ed il Generale venne sollevato da terra e sbalzato indietro di parecchi metri, sbattendo duramente sulla schiena ed aprendo un solco.

"Hai rovinato il mio bel viso, il mio orgoglio e la mia gioia! Ora mi divertirò un pò con te!" gridò il Guardiano iniziando a prenderlo ripetutamente a calci sul torace. Flotti di sangue uscirono dalla bocca del Generale, e dalle crepe che si aprirono sul pettorale della sua corazza.

"R… re Nettuno… non la deluderò!" pensò Syria stringendo i denti, ed afferrando con entrambe le mani il piede del nemico, spingendo verso l'alto per impedirgli di colpire ancora.

"Non penserai che un moscerino come te possa contrastarmi?" rise Tehtra, aumentando la pressione per schiacciare la vittima. "Dovresti imparare a non sottovalutare i tuoi nemici, ne trarresti giovamento!" rispose Syria sorridendo astutamente, e calciò a spazzare verso l'altra gamba del colosso. Del tutto sbilanciato, Tehtra perse l'equilibrio, e Syria spinse verso l'alto con le mani, lanciandolo in aria e facendolo sbattere a terra a qualche metro di distanza. Respirando affannosamente, e sforzandosi di ignorare le fitte di dolore che gli venivano dal torace, il Generale si rimise in piedi.

Era sporco di sangue, sudore e polvere e pieno di lividi, ma la vittoria sembrava ancora lontana come non mai. "Perchè… perchè la musica non funziona su di lui… qual è il suo segreto?! Devo scoprirlo, la chiave della vittoria è lì… ma devo fare in fretta, non resisterò ancora a lungo. E' la prima volta che incontro qualcuno immune al mio flauto, ma non mi resta altra scelta che continuare a suonare…!" si disse, cercando di rendere più regolare la respirazione e portandosi lo strumento alle labbra. Nello stesso momento, Tehtra si rialzò.

"E' stata una bella mossa, ma non stai facendo altro che rallentare il destino! Con quel flauto faresti meglio a suonare la tua marcia funebre!"

"Non è ancora detto… Incantesimo Suadente!" mormorò Syria, ricominciando a suonare la sua melodia, ma stavolta in modo più lento, ipnotico. Di fronte agli occhi di Tehtra, l'immagine del Generale si moltiplicò in una dozzina di copie, e improvvisamente la musica del flauto sembrò provenire da ogni direzione contemporaneamente.

"Uuh…" mormorò spiazzato il Guardiano, socchiudendo gli occhi ed assumendo un'espressione un pò preoccupata per la prima volta dall'inizio del combattimento. Sollevate alcune rocce, le scagliò contro delle immagini di Syria, che però si dissolsero subito, mentre altre prendevano il loro posto, e nel frattempo la melodia di flauto si faceva sempre più veloce e incalzante. Ad un tratto però, l'espressione di Tehtra cambiò, facendosi più risoluta.

"Sia come vuoi, mi obblighi a fare sul serio ma te ne pentirai, perchè adesso volgerò contro di te il mio colpo mortale, la tecnica grazie alla quale il mio nome è temuto su tutta Avalon!" disse, in tono minacciosamente basso, e subito dopo sollevò il braccio destro verso il cielo, con il palmo aperto. Spalancando gli occhi, Syria vide il nemico bruciare il suo cosmo concentrandolo nella mano, nella quale si stava accumulando anche qualcos'altro, una specie di sfera azzurra, come una bolla d'acqua sempre più grande. Improvvisamente, Tehtra piegò il braccio, caricando il pugno e poi sferrandolo in avanti

"Flucti Avalonis!!" gridò, e la bolla esplose liberando un'onda terribile di acqua e cosmo, simile ad una tempesta finalmente libera di abbattersi dopo essere stata a lungo imprigionata. L'ondata spazzò via le illusioni di Syria, le rocce e le rovine, abbattendosi sul Generale con una furia selvaggia e trascinandolo via, mentre il coprispalla destro, il diadema e parte del pettorale andavano in pezzi, incapaci di resistere alla pressione.

Alla fine, l'onda si esaurì, ma non la spinta che con cui aveva sbalzato Syria, che sbattè rovinosamente a terra mentre una pozza di sangue si apriva sotto di lui.

Un pò ansimante ma soddisfatto, Tehtra lo guardò orgoglioso "Non eri male tutto sommato, hai resistito più quanto mi aspettassi! Bene, questa vittoria mi porterà sicuramente gloria e onore!" commentò sorridendo.

"Mi spiace per te… ma la gloria che cerchi… dovrai conquistartela in un altro modo…" sussurrò però la voce di Syria, e con uno scatto a sorpresa il Generale si diede la spinta da terra e sferrò un calcio volante, centrando Tehtra in pieno volto e facendogli cadere l'elmo. Barcollando più per la sorpresa che per l'impatto, il Guardiano vide che il suo avversario era di nuovo in piedi, sebbene sanguinante e chiaramente sofferente, ed i suoi occhi si chiusero in una fessura.

Intanto, mentre gli echi della battaglia risuonavano sul fondo del mare, in cima all'Olimpo i cinque cavalieri vivevano ore di profonda angoscia. Il riposo forzato li stava aiutando a recuperare un pò di energie, ma la propria salute non sarebbe potuta essere più lontana dai loro pensieri. Pegasus in particolare era sempre più frustrato all'idea di essere intrappolato nella cupola, impossibilitato a salvare Atena o aiutare Nettuno, ed il pensiero che amici fidati stessero rischiando la vita per lui non lo faceva sentire meglio.

"Niente da fare, non accenna a cadere!" esclamò, dopo aver provato invano ad abbattere la cupola con un fascio di energia, nella speranza che fosse abbastanza indebolita da cedere. Essa però aveva resistito senza alcuna fatica, vanificando il tentativo ed aumentando il senso di impotenza del ragazzo.

"Risparmia le forze, Pegasus" lo chiamò in quel momento Andromeda, seduto a terra ed appoggiato ad una colonna con la schiena "La barriera è ancora troppo potente per abbatterla dall'interno, qualsiasi tentativo danneggierà più noi che lei…".

"Eppure hai visto anche tu i sigilli di alcuni templi tremare nelle ultime ore. Quello di Artemide ha vibrato appena pochi minuti fa, ma non sembra essere cambiato niente! Credevo che la cupola si sarebbe indebolita progressivamente, e invece è ancora solida come se fosse stata appena creata!" li lamentò il cavaliere "Non vorrei che i nostri amici stessero rischiando la vita per niente!"

"Non è del tutto così…" intervenne Sirio, a sua volta seduto sul lastricato di marmo antistante il tempio.

"Eh? Come sarebbe?"

"Ogni volta l'energia diretta ad uno dei templi si indebolisce, il sigillo centrale… vibra… anche se solo per qualche secondo, rinforzando di nuovo la cupola. Credo che in qualche modo compensi la perdita, emettendo più energia per mantenere la barriera" ipotizzò.

"Si, l'ho notato anch'io" annuì Phoenix a pochi passi "probabilmente è come nel Regno Sottomarino, dove ad ogni colonna abbattuta il mare si assestava sulle altre, esercitando una pressione sempre maggiore".

"Se le cose stanno come dite, finchè tutti i sigilli non saranno caduti, non potremo far niente…" concluse Pegasus amareggiato, mentre il silenzio degli altri confermava indirettamente i suoi timori. Volgendo le spalle ai compagni, il ragazzo guardò di nuovo verso la barriera, fissando tristemente il cielo azzurro che brillava oltre di essa "Amici, non possiamo esservi di aiuto stavolta! Fate presto, la vita di Atena è nelle vostre mani!"

In quello stesso momento, nelle foreste più esterne al regno di Asgard, un gruppo di soldati pattugliava le vie che conducevano alla città, tremando per il freddo nonostante le pesanti pellicce che li proteggevano dalla tormenta di neve.

"Avete sentito? Pare che meno di un paio d'ore fa siano arrivati in città dei messaggeri per chiedere aiuto alla regina Ilda!" disse uno "Ed uno di loro era un suddito di Nettuno!!"

"Certo! A me ieri mattina è passato a far visita Heimdall, pensa un pò! Si annoiava da solo e voleva un pò di compagnia su Bifrost, per passare il tempo!" rispose un'altro, suscitando una risata generale e zittendo il primo soldato.

"Con queste battute ti riservi un posto in Hel, Bjorn! Ed Olve dice la verità, ho visto gli stranieri entrare in città con questi occhi, prima di venire a dare il cambio a Sigurd!" intervenne un altro soldato, un pò più vecchio degli altri e con una folta barba castana "Avevano armature brillanti come il sole, ed uno di loro doveva essere un figlio dei Giganti tanto era alto! Il prode Mizar era con loro, e li stava scortando a palazzo!"

"Bah! Allora la loro presenza non porterà altro che guai! La regina dovrebbe cacciare subito questi seccatori, oppure lasciarli a noi, così imparerebbero a non trattare Asgard come la serva del mattino!" esclamò calorosamente quello che era stato chiamato Bjorn.

"Non sai quel che dici!! Io ho combattuto contro un cavaliere, ero parte del plotone che affrontò il Cigno per salvare la principessa Flare! Ti dico che non sono esseri umani, ma demoni sotto false spoglie!" insistette Olve.

"Il giorno in cui il Cigno rapì la principessa tu eri con Jarlson, Friedrick e le donne all'osteria, chi credi di prendere in giro?! Se tutti quelli che dicono di averlo affrontato lo avessero fatto davvero, quel ragazzo si sarebbe trovato di fronte l'intero esercito, e pure qualche spirito dal Valhalla! Ah ah a*" rise Bjorn, ma improvvisamente si fermò, gli occhi gli si aprirono sbarrati, e cadde riverso nella neve, con il petto trapassato da parte a parte.

In preda al panico, gli altri uomini sollevarono le armi e gli scudi, guardandosi attorno impauriti. La tormenta rendeva quasi nulla la visuale, e per di più erano nel mezzo della foresta. Olve strinse con forza la lancia, indietreggiando di un passo.

"Fatti vedere vigliacco!" gridò, e quasi subito dopo sentì un rumore secco a pochi passi da lui. Un attimo dopo, qualcosa rotolò nella neve fino ai suoi piedi: la testa mozzata del suo secondo compagno.

Urlando di terrore, l'uomo cominciò a correre a perdifiato tra gli alberi, spostando le fronde coperte di neve e quasi inciampando sulle radici. "Un nemico… un esercito di nemici… devo avvisare il palazzo!!" farfugliò, udendo lontane alle sue spalle le grida dei compagni rimasti sul posto spegnersi una ad una. Poi calò il silenzio.

"Sono lontano… sono abbastanza lontano…" mormorò Olve con il cuore che gli batteva all'impazzata nel petto. Improvvisamente però, una figura nera gli sbarrò la strada, facendolo sobbalzare, ed avanzò decisa verso di lui.

"Ti prego, risparmiami! Non dirò niente! Giuro su Odino che non dirò niente!" supplicò, gettando nella neve la spada e lo scudo in legno. Lo sconosciuto non rispose, si limitò ad un gesto impercettibile del braccio in avanti, ed in una frazione di secondo Olve cadde a terra esanime, con una fontana di sangue che sgorgava dal petto e dalla schiena.

Soddisfatta, la figura riprese il cammino.

Intanto, nel Regno Sottomarino, Tehtra e Syria continuavano a fissarsi silenziosamente. Un rivolo di sangue scorreva dal'angolo della bocca del Generale, e flotti ben più copiosi scendevano lungo la spalla ed il torace, dove l'armatura era andata in pezzi o era danneggiata.

"I Flutti di Avalon" iniziò il Guardiano "assorbono e concentrano l'umidità dell'aria, fondendola con il cosmo e generando una forza esplosiva devastante. In questo regno sottomarino l'umidità è ancora più grande che all'esterno, se non fosse stato per la tua armatura saresti sicuramente morto. Cambia poco però, visto che anzichè approfittarne e scappare hai scelto di rimanere, firmando la tua condanna! E' stata una decisione molto sciocca…"

"La sola che potessi prendere. Non ho giurato fedeltà a sire Nettuno per poi scappare alla prima occasione!" rispose semplicemente il Generale

"Fedeltà?" ripetà Tehtra accigliandosi "E' quindi questo che ti spinge in battaglia… bene, ora so che non ti arrenderai, proprio come non lo farei mai io, che per lo stesso motivo combatto!"

"Tu menti! Ti ho sentito poco fa, non per fedeltà al tuo signore combatti, ma per conquistare gloria personale!" ribattè Syria, in modo abbastanza deciso.

"Fa silenzio, parli di cose di cui non sai niente! I motivi per cui cerco la gloria sono soltanto miei, e non ti riguardano! La fedeltà a lord Oberon è prima nel mio cuore, in nome suo combatto ed in nome suo ora ti ucciderò!" dichiarò, con una punta di collera nella voce.

"Fedeltà ad un Dio che ha meschinamente attaccato i propri nemici con l'inganno! Fedeltà ad un Dio che non si è palesato finchè non fossero deboli e stanchi!

"La strategia è sempre stata parte della guerra, e tu dovresti saperlo bene! Nettuno, che tanto ti ostini a difendere, non ha fatto lo stesso? Persino ad Avalon è giunto l'eco dell'inganno dell'Anello del Nibelungo!"

"Nettuno era vittima degli inganni di un uomo, se fosse stato in se non avrebbe mai agito a quel modo! Puoi forse tu dire lo stesso per Oberon?" insistette Syria, con trasporto e convinzione.

"Non posso risponderti, è da poco tempo che servo ai suoi ordini… ma non ha importanza! Lord Oberon mi ha fatto il più sommo dei doni, mi ha mostrato la sua grandezza senza eguali, e da allora io ho giurato di seguirlo fedelmente, combattendo per lui! In nome suo ucciderò qualsiasi nemico osi contrastarlo, proprio come ora farò con te!" gridò Tehtra, lanciandosi in avanti. Contemporaneamente, Syria cominciò a suonare il flauto.

"Non hai ancora capito che non funziona?!" rimarcò il Guardiano, sferrando un pugno, che però il Generale schivò con un movimento laterale. Sbilanciato in avanti, Tehtra impiegò qualche secondo a riprendersi e lanciò un calcio a spazzare, ma anche stavolta il nemico lo evitò, saltando all'indietro con una capriola a mezz'aria.

"E' strano, dovrebbe essere malridotto dopo aver subito i Flutti di Avalon mentre io non ho un graffio… perchè non riesco a colpirlo?!" si chiese il colosso, mentre anche i suoi tentativi successivi andavano a vuoto. Nonostante le evidenti ferite e la stanchezza, Syria continuava a muoversi agilmente, restando sempre un passo avanti a lui.

"Sembra muoversi addirittura più velocemente di prima… come può essere?!" pensò frustrato voltandosi di scatto per raggiungerlo, ma in quel momento la vista gli si sdoppiò per un attimo, e Tehtra ebbe un senso di vertigine, che lo obbligò a fermarsi un attimo. Improvvisamente, un pensiero gli attraversò la mente, ed il Guardiano fissò Syria con gli occhi sbarrati.

"Generale!" balbettò, iniziando a comprendere cosa stesse accadendo: non era il nemico a diventare più agile e veloce, ma lui ad essere progressivamente più lento e scoordinato.

"La dolce melodia del flauto… non ne sei immune come credevi!" affermò Syria, smettendo per un attimo di suonare "Ignoro il motivo per cui il suo potere abbia un effetto ridotto su di te, ma di una cosa sono certo: hai osato troppo lasciandomi libero di agire per tutto questo tempo! Lentamente il canto fatale delle sirene ti ha fatto suo schiavo, indebolendo il cosmo e appannando i movimenti. Pochi minuti ancora e ne sarai vittima, il concerto riprende con le sue ultime note: Sinfonia Finale!" esclamò in tono minaccioso.

Portandosi le mani alle orecchie, Tehtra barcollò all'indietro, appoggiandosi con la schiena ai coralli e respirando affannosamente "Uuh… maledetto… ma non cadrò così!!" gridò rabbioso, trovando la forza per alzarsi e scagliarsi contro il nemico come un toro, cercando di afferrarlo alla testa con le mani.

In quel momento però la vista gli si annebbiò, e giunsero solo due parole, tenui, come un sussurro lontano "è inutile…". Un attimo dopo, il colosso avvertì una fitta al torace, e sentì in bocca il sapore del sangue.

Ritrovando la vista, Tehtra si accorse con orrore che il nemico lo aveva trafitto al petto usando la mano destra come lama, e continuando a suonare il flauto con la sinistra. La sua armatura era stata del tutto perforata, e flotti di sangue scorrevano copiosamente su di essa, grondando al suolo.

Con un gesto repentino, Syria ritirò la mano, ed il Guardiano si accasciò a terra, mentre il Generale lo oltrepassava e smetteva di suonare. "Hai combattuto valorosamente, devo dartene credito, solo un uomo in passato era riuscito a mettermi tanto in difficoltà… ma non ha più importanza, sei finito ormai!" disse freddamente, incamminandosi verso il sigillo senza più voltarsi.

Dopo solo pochi passi però sentì alle sue spalle un'energia terrificante e maestosa, ed il cosmo di Tehtra esplose potente. "Finito?! Nei tuoi sogni più remoti forse, perchè la realtà è ben diversa!" ringhiò il colosso, rialzandosi mentre un'energia turchese brillante lo circondava.

"E' impossibile che riesca ancora a bruciare il suo cosmo fino a questo punto!" balbettò sbalordito Syria, riportandosi subito il flauto alle labbra per suonare, ma Tehtra non parve affatto spaventato. Rispetto a prima la sua espressione sembrava cambiata, dove prima vi erano orgoglio e sicurezza, ora si trovavano rassegnazione e cupa determinazione.

"Suona, suona pure, ma non servirà a niente! L'arma con cui ora ti colpirò non ti lascerà scampo!" gridò il Guardiano, portandosi la mano dietro la schiena ed estraendo il bastone ricurvo che Syria aveva notato all'inizio del duello, e che si rivelò essere un arco da combattimento, privo però di frecce.

"Ammira l'arma finale donatami dal grande Oberon!" esultò, puntando l'arco contro un perplesso avversario.

"E' uno sforzo inutile, non hai più la forza per attaccare!"

"Ho tutta la forza di cui ho bisogno, ed ora te ne accorgerai! Freccia del Sole!" gridò Tehtra, e per un attimo Syria vide il suo cosmo abbandonare il corpo e fluire verso l'arco, avvolgendolo di stupendi bagliori. Ma non era solo cosmo quello che caricava l'arma, insieme ad esso infatti si distinguevano chiaramente i bianchi riflessi dell'energia vitale.

"Sta usando… la sua vita?!" balbettò il Generale, impallidendo ed erigendo una barriera difensiva con il flauto.

"Per lei, Lord Oberooon!!" urlò Tehtra scoccando la freccia di energia, che saettò verso il bersaglio veloce come la luce, simile ad un raggio di sole che brilla luminosissimo. La barriera del Generale si dissolse come se non fosse mai esistita, e la freccia lo trapassò al fianco da parte a parte, troppo veloce per essere schivata, perforando l'armatura e le sue carni ed uscendo dall'altro lato, distruggendo le rocce alle sue spalle.

Vomitando sangue, Syria si accasciò in avanti, perdendo la presa sul flauto e cadendo a terra, in preda ad atroci dolori. La freccia fortunatamente aveva mancato gli organi interni principali, ma nel passare aveva quasi fuso la carne e l'armatura, ustionando la pelle e causando una pesante emorragia.

Con gli occhi socchiusi per il dolore e tossendo sangue, Syria fissò il suo nemico "La troppa sicurezza mi ha tradito… non immaginavo avesse un'arma segreta così pericolosa…" mormorò, incapace di rialzarsi.

Anche Tehtra però era visibilmente indebolito, il suo volto era adesso pallido e stanco, e stringendosi la ferita al torace con la mano si era appoggiato con la schiena ad una roccia, respirando affannosamente. Il suo cosmo era molto indebolito, e l'aura che lo circondava era pesantemente calata di intensità.

"Non è soltanto la ferita ad averlo ridotto così…" comprese il Generale, ricordando l'energia che aveva caricato la Freccia del Sole.

"Non solo con il cosmo… hai caricato la freccia… con la tua stessa forza vitale! In questo modo… anche vincendo… la tua vita sarà notevolmente accorciata! Sei dunque disposto a morire… pur di fermarmi? A tanto arriva la tua fedeltà ad Oberon?!" domandò stringendo i denti.

A queste parole, Tehtra sorrise amaramente "Tu non puoi capire… io sono diverso da te o anche dagli altri Guardiani, perchè io non ho passato!"

"Co… cosa vuoi dire?" chiese Syria sbalordito.

"Io sono una creazione del grande Oberon! Non sono nato da genitori, mortali o immortali… Lord Oberon mi ha creato, plasmandomi dall'acqua e dalla terra, e bagnandomi con il suo sangue divino, mettendo in me il caldo soffio della vita!" iniziò a raccontare il Guardiano, con lo sguardo perso nel vuoto "E' passato meno di un anno da quando sono venuto alla luce, e da allora il mio obiettivo più grande è stato di conquistare onori e gloria, per ringraziare il mio signore del suo operato, e soprattutto per dare un senso alla mia esistenza! Posso essere solo felice di dare la vita per il sogno del mio padrone, soddisfarlo fino alla fine è tutto quel che voglio dal destino, non ho altro da chiedere!"

"E' questo il tuo segreto!" sussurrò Syria spalancando gli occhi.

"E' questo, si, ed ora che lo conosci capirai perchè non posso permetterti di vincere! Anche per un Dio potente come Oberon… creare la vita dal niente è rischioso… se avesse perso il controllo, versando una quantità troppo grande di sangue, sarebbe potuto…"

"Non capisci che ti ha creato soltanto per avere un altro guerriero da mandare in battaglia? Non è stata generosità a muovere la sua mano!" esclamò Syria.

"Che importa perchè? L'ha fatto, solo questo conta… senza di lui non sarei qui! Non avrei mai respirato l'aria fresca, assaporato l'acqua limpida… non avrei mai vissuto! Posso ricambiarlo soltanto massacrando i suoi nemici, a qualsiasi costo!" dichiarò solennemente, con gli occhi che gli brillavano, spingendosi di nuovo in piedi ed avanzando barcollante verso il nemico.

"Re Nettuno, dammi la forza!" mormorò Syria, sollevandosi su un ginocchio nonostante il dolore bruciante proveniente dal fianco e cercando di raggiungere il flauto, che era rotolato a qualche passo di distanza. Prima di riuscirci però, Tehtra fu su di lui e calò un colpo con il taglio della mano, che Syria riuscì a stento a parare con il dorso del braccio.

Il contraccolpo strappò ad entrambi un grugnito di dolore, ma Tehtra riuscì a riprendersi per primo ed a colpire con un montante, che fece cadere all'indietro il Generale. Strisciando a terra con la schiena, Syria si fece forza e sferrò un calcio, centrando in pieno addome l'avversario, che però gli afferrò la gamba con entrambe le mani e, dando fondo alle sue risorse, lo sollevò in aria, facendolo girare e lanciandolo contro le rocce a a qualche passo di distanza.

"Se continua così… senza dubbio mi ucciderà…" realizzò Syria, la cui vista si stava annebbiando per la perdita di sangue ed i numerosi colpi subiti. Come a confermare i suoi timori, Tehtra impugnò di nuovo l'arco, prendendo di mira il custode dell'Atlantico del Sud.

"Uh uh uh… questa freccia… decreterà la mia vittoria!" ridacchiò il Guardiano, iniziando a bruciare quel che restava del suo cosmo e della sua vita.

"Fermati… se scocchi quella freccia morirai anche tu! Il tuo fisico non resisterà mai ad un altro sforzo come quello di prima!" gridò Syria, ma Tehtra si limitò a sorridere mestamente.

"La mia vita… la cosa che mi è più preziosa al mondo… è un dono di Oberon, sono pronto a gettarla via se servirà a realizzare il suo sogno, credevo l'avessi già capito!" rispose il colosso con voce rotta.

"Proprio come io sarei pronto a farlo per re Nettuno…" pensò Syria, e per la prima volta dovette ammettere a se stesso che il nemico che stava affrontando non era poi troppo diverso da lui: entrambi erano pronti a rischiare tutto per le divinità cui avevano giurato fedeltà.

"Ma adesso per me è davvero giunta la fine… non sopravviverò mai ad un'altra Freccia del Sole" si disse, sorridendo e chiudendo gli occhi, in attesa della fine. Improvvisamente però, cinque fasci di luce si frapposero tra i due nemici, ed a difesa di Syria comparvero le armature del Kraken, della Salamandra, di Scilla, del Cavallo Marino e del lanciere.

"Ma che cosa…" balbettò Tehtra, confuso a quella visione. Seppur gravemente danneggiate, spesso persino incomplete, le armature stavano chiaramente facendo da scudo al Generale dell'Atlantico.

"Non è ancora finita, Syria!" risuonò nello stesso momento una voce, non all'esterno ma nella mente del Generale, e dinanzi a lui comparve un volto da tempo perduto: Abadir, custode dei mari Artici, lo fissava con occhio accusatore.

"E' così che mostri la tua fedeltà a Nettuno? Arrendendoti al nemico?" incalzò una seconda voce, quella di Krisaore dell'Oceano Indiano.

"Tu sei l'ultimo vero Generale rimasto in vita, devi vincere e tenere alto il nostro nome!" disse con convinzione Cavallo del Mare, accanto al quale anche Lemuri annuiva accennando un sorriso.

"Tutti noi eravamo pronti a morire per Nettuno, ed invece abbiamo perso la vita inutilmente, vittime dei perfidi inganni di Kanon. Tu sei il solo rimasto che può servire veramente il nostro signore, la sua salvezza è nelle tue mani! Non lasciarti abbattere e sconfiggi il nemico che hai di fronte, puoi farlo Syria!" lo incoraggiò Kira di Scilla, appoggiandogli una mano sulla spalla.

"Tutti voi…" balbettò Syria commosso, stringendo il pugno e riaprendo gli occhi, mentre la luce del cosmo lo circondava.

"Non so a quale trucco tu sia ricorso, ma è tutto inutile! Questi rottami di armature non riusciranno a difenderti, la Freccia del Sole le trapasserà come se fossero di carta!" minacciò il Guardiano, ma l'espressione di Syria non mutò.

"É vero, non possono proteggermi… ma non importa, i miei compagni mi hanno già aiutato! In me è riposta la loro fiducia, non li deluderò!"

"Lo farai invece, ma non temere! Presto chiederai personalmente loro perdono, nel paradiso dei cavalieri dove andrai per mia mano!" urlò Tehtra, iniziando a convogliare il cosmo e la forza vitale nell'arco che impugnava.

"Che la mia vita finisca se questo è il mio destino, ma non cadrò aspettando docilmente il colpo di grazia!" gridò Syria, compiendo un gesto inaspettato e lanciandosi contro il nemico.

"Folle, hai deciso di suicidarti!" commentò Tehtra, ma in quel momento accadde qualcosa di imprevisto: le fattezze del Generale mutarono, venendo sostituite da quelle di una sirena dei mari.

"Ma che cosa…?!" esitò il Guardiano, ed in quell'attimo Syria gli si portò a ridosso, sferrando un fendente con la mano che spezzò l'arco e si conficcò nell'addome del nemico, a pochi centimetri dalla ferita al torace. Con gli occhi sbarrati, Tehtra barcollò indietro.

"Un'esitazione fatale!" sussurrò Syria, riprendendo il suo vero aspetto. A questa visione, gli occhi del Guardiano si infiammarono di collera, e piantando la gamba a terra, evitò di cadere. Intuendo il pericolo, Syria cercò di estrarre la mano, ma i muscoli addominali del nemico si contrassero, intrappolandola

"A… anche… la tua!" sussurrò Tehtra, afferrando il braccio dell'avversario e calando un colpo con il taglio della mano. Con un rumore secco, l'armatura e l'osso si spezzarono, strappando a Syria un grido di dolore.

Entrambi i contendenti si separarono barcollando indietro, ma rimasero stoicamente in piedi, fissandosi. Nei loro occhi non c'era rabbia o odio, solo la luce di una volontà disperata, che non teme niente ed è pronta a tutto pur di trionfare. Syria aveva il braccio destro rotto, l'armatura semidistrutta alla spalla ed il torace ed una profonda ferita al fianco sinistro, che sanguinava ancora copiosamente. Tehtra aveva due ferite al torace ed all'addome, e sia il cosmo che la forza vitale erano ai minimi termini. Per entrambi, lo scontro successivo sarebbe stato sicuramente l'ultimo, ed i due si scambiarono un sorriso di muta consapevolezza.

"Entrambi pronti a morire per i loro signori… peccato non averti conosciuto prima, Syria delle Sirene… sarebbe stato bello parlare con te!" mormorò il Guardiano, espandendo quel che restava del suo cosmo.

"Sono certo che un giorno ti rivedrò… lassù, nel paradiso dei cavalieri, dove non vi sono più signori da seguire e guerre da combattere, forse potremo finalmente ritrovarci… in pace!" rispose Syria, chinandosi a raccogliere il suo flauto, che era finito accanto a lui,

"Che l'ultimo scontro decreti il vincitore!" sussurrò, portandoselo alle labbra, mentre Tehtra sollevava il braccio verso l'alto, nella posa dei Flutti di Avalon.

"Per Oberon! Flucti Avalonis!!"

"Per Nettuno! Sinfonia Finale!"

L'energia acquatica si concentrò nel palmo del Guardiano, esplodendo poi verso Syria e coprendo in una frazione di secondo lo spazio che li separava. Un attimo prima dell'impatto però, Tehtra urlò di dolore e cadde al suolo esanime, con l'armatura in pezzi. Nello stesso istante, le acque, private del loro impeto, si ridussero in intensità, abbattendosi su Syria con meno energia del previsto, sbalzandolo contro le rocce ma senza causargli danni fatali.

Rialzandosi, il Generale si trascinò fino al cadavere del nemico, i cui occhi ora vitrei erano ancora aperti.

"Il nostro valore… è pari. In acqua… l'intensità e la velocità di trasmissione del suono quintuplicano… gli stessi Flutti di Avalon hanno potenziato la mia Sinfonia… e solo per questo ho vinto. Ma se non fossi stato spossato per le Freccie del Sole, anche io sarei caduto un attimo fa. Onore a te Tehtra, Guardiano di Avalon! Porterò sempre nel cuore il tuo ricordo, mi darà vigore e forza nei momenti di scoramento!" disse, passandogli una mano sul viso e chiudendogli gli occhi.

Senza aggiungere altro, Syria barcollò fino al sigillo, prendendolo in mano. Su di esso, in caratteri runici, era scritta la parola "forza".

"Oberon, quanti dovranno ancora cadere per questa guerra che hai causato?" si chiese, frantumandolo, e nello stesso momento sull'Olimpo la cupola vacillò di nuovo, mentre il raggio diretto al tempio di Nettuno si indeboliva, per poi riprendere vigore un attimo dopo.

Finalmente vittorioso, Syria fissò i resti delle armature di scaglie dei suoi antichi compagni, immaginando i loro volti sorridenti. Anche se non si erano mai conosciuti al punto da forgiare un'amicizia come quella che palesemente univa i cavalieri di Atena, erano venuti in suo aiuto nel momento del bisogno, e di questo gli sarebbe sempre stato grato.

Improvvisamente però, qualcosa strappò il Generale alle sue riflessioni: il cosmo di Mizar, drammaticamente più debole rispetto a quando si erano lasciati poco prima, era esploso per poi quasi svanire.