UOMINI E DEI

In Europa, molto ad Est delle tranquille acque del Mediterraneo, si trova un altro mare, il cui nome era per secoli considerato foriero di sventura. A lungo era stato fonte di terrore per i viaggiatori, spaventati dalle sue acque profonde e imperscrutabili, nere come la pece, e timorosi nei confronti delle aggressive popolazioni indigene che ne abitavano le coste. Per questo motivo, quel luogo aveva preso il nome di Mare Inospitale, che solo secoli dopo era stato sostituito da quello più semplice, ma anche inquietante, di Mar Nero. Col tempo, e l'avvento della cosiddetta era della ragione, i timori erano poi svaniti, e quel mare era diventato persino un'attrazione per turisti europei e stranieri, desiderosi di vedere zone nuove e sconosciute. Coloro che lì erano nati e cresciuti però, sapevano bene di non dover mai sottovalutare gli scuri abissi che avevano quotidianamente di fronte, in particolare quando il cielo minacciava tempesta. Oggi era uno di quei giorni, ed i pescatori di Bolshoy Utrish, preoccupati dal vento e dalle nubi, pensarono bene di lasciare le barche in porto piuttosto che avventurarsi al largo.

"Che il diavolo si tenga le razze, le spugne e tutti i pesci del mare! Nessuno oserebbe prendere il largo con tanto vento contrario! Presto la tempesta si abbatterà sulla costa e sulle montagne, scommetto che nessuno oserà mettere il naso fuori di casa!" inveì un uomo, stringendo frettolosamente i lacci delle vele, per evitare che venissero danneggiate dal vento.

Ma in realtà le sue previsioni erano sbagliate, incurante del cielo plumbeo e del forte vento, una figura camminava solitaria tra le montagne, lontano solo pochi centinaia di metri dai pendii che, rapidamente, si trasformavano nella costa del Mar Nero. Troppo veloce nel suo incedere perchè l'occhio umano potesse soffermarsi abbastanza a lungo su di lui da distinguere qualcosa di più di un bagliore dorato, guidato da energie ignote ai più, Virgo avanzava sicuro, scendendo verso l'interno di un'ampia valle tra le montagne, dove sentiva che avrebbe trovato l'oggetto della sua ricerca, il sigillo di Oberon.

Il cavaliere ne percepiva chiaramente la presenza e avrebbe potuto teletrasportarsi direttamente accanto ad esso, ma, consapevole che poi avrebbe dovuto comunque attendere che anche i suoi compagni portassero a termine le loro missioni, aveva preferito camminare, per poter permettere alla sua mente di vagare indisturbata e riflettere sull'accaduto delle ultime ore. Nonostante l'apparente ovvietà della situazione, molte cose lo insospettivano, spingendolo a credere che dietro tutto vi fosse molto più di quanto appariva, o almeno di quanto era stato detto a lui ed i suoi compagni.

Nettuno era stato sincero, di questo era certo perchè altrimenti i suoi sensi avrebbero captato in lui la menzogna, ma per quale motivo, prima ancora dell'attacco di Oberon, si era recato al tempio di Zeus? E perchè aveva ordinato a Syria e Kanon di recarsi al Santuario? Cosa aspettava? Cosa temeva?

L'agire stesso di Oberon era un'altra fonte di mistero. Il sovrano di Avalon era sempre stato soddisfatto del proprio regno nebbioso e non aveva mai mosso guerra agli altri Dei… cosa lo aveva spinto ora a cambiare in modo così repentino il proprio agire?

Tutte queste domande vorticavano nella mente dell'uomo più vicino ad Atena, e la loro presenza lo turbava. Raramente nella sua vita Virgo era stato colto dal dubbio, e ancora più raramente gli era capitato di non comprendere, di avere dinanzi a se domande cui non poteva dare risposta, nonostante i suoi poteri.

"La verità è un dono divino, giace immota davanti agli uomini, tanto vicina da poter essere sfiorata eppure troppo lontana perchè molti riescano ad afferrarla. Non giova che io mi affanni alla sua ricerca, le risposte che bramo mi saranno ovvie quando il tempo avrà compiuto il suo giusto corso!" concluse alla fine il cavaliere, avvertendo di aver finalmente raggiunto l'oggetto della sua ricerca. Pur tenendo gli occhi chiusi infatti, Virgo poteva vedere il sigillo di Oberon nella forma di una tavoletta, poggiata in una pozza di fango a pochi metri da lui, al centro della valle.

Calmo, il custode della sesta casa avanzò verso di essa, un pò sorpreso dalla più completa assenza di guerrieri preposti alla sua difesa, ma anche certo che nessun altro si trovasse lì oltre a lui. Raggiuntala, Virgo la sollevò con una mano, tenendola nel palmo: era di pietra, e su essa, in caratteri runici, era scolpita la parola "ragione". Il cavaliere la fissò per un attimo, con gli occhi della mente, come a ponderare il significato di quella parola, poi strinse il pugno, mandandola in pezzi.

"E' già compiuta la missione…" sussurrò il custode della sesta casa riaprendo la mano, ma a quel gesto non potè trattenere un moto di stupore, perchè sul palmo ora non c'erano polvere e frammenti di pietra, ma schizzi d'argilla.

"Come può essere? Era dunque un inganno?" pensò sorpreso, prima di avvertire qualcosa muoversi ai suoi piedi. La pozza di fango in cui si trovava la tavoletta infatti aveva iniziato ad agitarsi, come se fossa viva. Il cavaliere mosse un passo all'indietro, ed in una frazione di secondo delle colonne di argilla si innalzarono attorno a lui, piegandosi come le dita di una mano, per intrappolarlo. Con un balzo Virgo saltò in aria, riuscendo ad uscire prima che le colonne lo imprigionassero, ma in quel momento si accorse che qualcosa gli aveva bloccato il braccio. I resti della tavoletta nel palmo della sua mano infatti si erano riuniti formando una specie di tentacolo, che si era immediatamente avvolto attorno all'arto del cavaliere, strisciando verso il suo volto. Senza perdere la calma, il cavaliere bruciò una frazione del suo cosmo, generando una luce abbagliante che avvolse il tentacolo, disintegrandolo. Contemporaneamente, Virgo atterrò a qualche metro di distanza e sollevò la testa per osservare quel nemico misterioso, la cui presenza non era riuscito a captare.

Di fronte a lui, le colonne di argilla si sciolsero, grondando a terra come cera vicino a una fiamma e creando di nuovo una pozza informe. Stavolta però, essa non rimase immobile, in attesa di una preda, ma cominciò ad agitarsi ed a contrarsi su se stessa, formando una nuova figura, che si innalzò silenziosa di fronte a Virgo. Una figura tozza e dall'aspetto umano, che il cavaliere riconobbe immediatamente.

"Un golem!" disse freddamente, continuando a fissare l'essere con gli occhi della mente. Aveva una forma chiaramente umana, era alto oltre due metri e mezzo e dotato di spalle enormi, ma sul volto i lineamenti erano appena abbozzati, e così anche i muscoli sul suo corpo nudo. Solo il materiale di cui era composto lo rendeva diverso da una statua.

"E' dunque questa la difesa che Oberon ha posto a protezione del sigillo? Una creatura priva di alcun raziocinio, nemico del tutto inadatto alla celeste pienezza di Virgo!" esclamò il cavaliere d'oro, restando immobile mentre l'essere iniziava a correre verso di lui, avanzando prima goffamente e poi con rapidità sempre maggiore.

A pochi metri di distanza, il golem sferrò un pugno, ed il suo braccio si allungò a dismisura, coprendo in pochi secondi la distanza che lo separava dal bersaglio. Virgo però era ormai pronto allo scontro, e del tutto preparato ad un'offensiva come quella.

"Khan!" esclamò muovendo appena la mano, e creando attorno a se una sfera dagli scintillanti bagliori, a contatto con la quale l'estremità del pugno del golem andò in pezzi, ridotta in cenere. "In questo momento le fiamme del Garuda proteggono il mio corpo, manto fatato invalicabile per qualsiasi creatura votata alle oscure forze. Sono destinati a infrangersi su di esse i tuoi miseri attacchi!" dichiarò il cavaliere d'oro, mentre il Golem sembrava perplesso di fronte al proprio arto danneggiato. Poi però l'essere riprese ad avanzare e cominciò a colpire ripetutamente la barriera del khan, incurante dei danni che riportava, e dell'evidente inutilità dei suoi assalti.

"Ogni suo pugno lo danneggia molto più di quanto non danneggi me, eppure continua meccanicamente nel suo agire. I golem non sono che strumenti privi di discernimento, per quanto selvaggia la sua forza difetta di controllo, non riuscirà mai a infrangere questa barriera sostenuta dal mio cosmo!" pensò con calma il custode della sesta casa, congiungendo le mani dinanzi al petto ed iniziando a concentrare tra esse una sfera di energia.

In quel momento però, un nuovo pensiero attraversò la sua mente "I golem normalmente vengono controllati da un marionettista, che li guida incidendo sulla loro fronte la parola del comando, ed impartendo un ordine da eseguire… ma non vi è nulla del genere sul corpo di questa creatura, e non percepisco cosmi di alcun tipo a sostenerlo. Che cosa quindi ne tira le fila, aizzandolo contro di me? E come ha potuto ingannare i miei sensi, facendomi credere di aver trovato il sigillo? Avevo percepito un cosmo allora, ne sono sicuro, ma è scomparso non appena la battaglia è iniziata!" riflettè, distraendo la propria attenzione dal nemico.

In quel momento, quasi a voler approfittare dell'esitazione, il Golem arrestò la propria offensiva, fermandosi totalmente, ed il suo corpo iniziò a sciogliersi di nuovo in fango e argilla, ed a grondare al suolo, da cui però spariva rapidamente.

"Mh?" sussurrò Virgo, accorgendosi del cambiamento, ma prima che potesse fare qualcosa la terra sotto di lui iniziò a tremare, ed un'eruzione di argilla proruppe ai suoi piedi, violenta come un geyser, oltrepassando la barriera del Khan e travolgendolo. Schizzi affilati come lame si abbatterono sulla sua armatura d'oro, andando però in pezzi di fronte ad essa. Con un solo pensiero, Virgo fece sparire la barriera ed eseguì una capriola all'indietro, toccando agilmente terra a qualche metro di distanza, mentre di fronte a lui il Golem si riformava.

"Si è lasciato assorbire dalla terra, per poi riunirsi nel sottosuolo ed attaccarmi dal basso, approfittando del fatto che la mia barriera non proseguiva laggiù. Ma un golem non riuscirebbe mai a organizzare un piano del genere da solo!" analizzò il cavaliere, corrugando gli occhi chiusi e stringendo leggermente il pugno. "Ne ho la certezza ora, chiunque guidi quest'essere in battaglia si trova qui, celato al mio sguardo da qualche forza misteriosa, capace di sfuggire persino ai miei occhi!" esclamò congiungendo le mani, incurante della nuova carica del mostro di argilla.

"Il tempo dei preamboli è giunto a suo termine! Vile nemico che ti nascondi nell'ombra mostrati a me, dichiara la resa e ti farò salva la vita! Se invece è alla battaglia che sono rivolte le tue intenzioni, allora sappi che io non avrò misericordia alcuna… di chi mi assalirà, farò strage!" minacciò, mentre il cosmo avvampava tra le sue mani. "Ohm!"

A questo grido, la sfera di energia che si era finora accumulata esplose, investendo in pieno il golem ed iniziando a disintegrarne le membra.

Consapevole che in questo momento il suo vero nemico sarebbe stato costretto a rivelarsi, o a fuggire, Virgo tese tutti i propri sensi, attento a captare qualsiasi vibrazione nello spazio circostante. In quel momento però, accadde qualcosa che il cavaliere d'oro non si aspettava.

I frammenti del golem ancora avvolti dalla luce dell'ohm iniziarono a vorticare, sempre più velocemente, mentre quest'ultima sembrava estinguersi, sopraffatta da un potere superiore. Nel loro ruotare, i pezzi iniziarono a cambiare colore, il giallo e l'arancio dell'argilla vennero sostituiti da altre tinte, troppo rapide per poter essere distinte facilmente. Sfumature di rosso, viola, bianco, marrone e blu acquistarono sempre maggior consistenza, finchè ad un tratto il vortice si dissolse di botto, rivelando una nuova figura, che mosse subito un passo in avanti, allargando le braccia come in un inchino e mostrando un sorriso smagliante e sardonico.

"Ed ecco a voi…Puck!"

L'uomo che era apparso al posto del golem aveva un aspetto giovanile, ma bizzarro. Alto quanto un'adolescente che non ha ancora completato del tutto la fase di sviluppo, fluttuava a vari centimetri da terra, totalmente incurante della forza di gravità. Aveva lunghi capelli bianchi, che gli scendevano fino a metà della schiena, spezzati sulle tempie da orecchie a punta molto più grandi di quelle di un essere umano comune, al punto da superare in altezza la testa stessa. Gli occhi erano di un azzurro gelido, ed avevano un taglio sottile e quasi inquietante, che, unito al suo ampio sorriso, gli dava un aspetto furbo. Puck inoltre non indossava alcuna armatura, ma solo una casacca rossa con maniche lunghe appena fino ai bicipiti, merlate e con bordi dorati, e pantaloni blu. Una corta tunica viola scendeva trasversalmente dalla sua spalla sinistra, allargandosi a coprire la casacca sull'addome, dove era stretta da una cintura gialla di stoffa, e coprendo la cima dei pantaloni. I pantaloni stessi terminavano in comuni stivali marroni di cuio, anch'essi con i bordi dorati. Infine, due bracciali dello stesso metallo ornavano i polsi.

Sorpreso, Virgo rimase senza parole di fronte a quell'inattesa apparizione. Resosi conto del suo stupore, Puck allargò il suo sorriso, svolazzando a pochi centimetri dal viso del cavaliere con il volto tra il soddisfatto ed il seccato "E' questo il modo di salutare un abitante del popolo magico? Sei più rude dei vichinghi che mi chiamavano in quel modo orribile… Dökkálfar… elfo oscuro. Ma loro almeno mi veneravano… tu invece non emetti nemmeno un suono, che delusione! Che delusione! Come diresti tu stesso, di buone maniere non sei certo maestro!"

Nel dire queste ultime parole, Puck aveva cambiato per qualche attimo il proprio aspetto, rendendo biondi i suoi capelli e replicando la voce e l'espressione di Virgo, che si ricordò immediatamente di aver usato quelle stesse parole per rimproverare Pegasus, Dragone e Andromeda quando, anni prima, erano entrati per la prima volta nella sesta casa di Atene.

"Ha letto nella mia mente… o è a conoscenza di quegli eventi?" si chiese, cercando invano di decifrare l'espressione di chi aveva di fronte. Poi però, il cavaliere riprese la calma.

"E' stata la sorpresa a dettare il mio silenzio, non l'ignoranza, perchè io ti conosco… Puck Robin-buon-diavolo, il più ardito tra i figli di Oberon!" esclamò. Nel vedere di essere stato riconosciuto, Puck sorrise in maniera smagliante, ma la sua espressione si trasformò in uno buffo nel sentire la seconda parte della frase.

"Robin-buon-diavolo! Sono passati 500 anni e la gente ancora si ricorda di quel ridicolo nomignolo!" si lamentò seccato "Quel dispettoso di William deve avermelo proprio affibbiato per ripicca… se avessi saputo che sarebbe perdurato così a lungo avrei bruciato lui e tutte le sue opere! E perchè me lo diede poi? Solo perchè gli avevo fatto un piccolo scherzetto apparendogli davanti una notte nei panni del fantasma di Amleto! L'ho pure ispirato per una sua opera e come mi ha ringraziato? Chiamandomi Robin-buon-diavolo, cosicchè tutti potessero ridere di me! Certa gente non sa proprio cosa sia l'umorismo!"

Quest'assurda sfuriata zittì nuovamente il cavaliere d'oro, portandolo a chiedersi che razza di nemico avesse di fronte. Dei tanti che aveva affrontato in passato, mai nessuno aveva mostrato un così totale disinteresse, parlando più come un bambino indispettito che come un guerriero. Eppure, nonostante i gesti e comportamenti di Puck lo portassero ad apparire come un nemico di scarso valore, il cavaliere d'oro sapeva di non poterlo sottovalutare. Volutamente o meno, Puck aveva fatto qualcosa che nessuno prima di lui era riuscito a fare, nascondere totalmente la propria presenza al suo sguardo, normalmente capace di trovare senza alcuno sforzo anche le creature celate nell'ombra dal cosmo.

"Cessa i tuoi vaneggiamenti, signore d'inganni, e se vi è in te traccia di onore lascia libero il cammino, e rivelami dove si trova il sigillo di Oberon!" dichiarò allora il cavaliere d'oro, interrompendo le lamentele di colui che aveva di fronte.

"Il sigillo? Oh, ma è qui… non riesci a vederlo? Dovresti aprire gli occhi ogni tanto, l'hai avuto davanti per tutto il tempo!" sussurrò Puck, socchiudendo gli occhi e sorridendo in maniera solo all'apparenza cortese, simile a quella del gatto che, certo della propria superiorità, gioca col topo. Ad un suo cenno, la tavoletta comparve su una roccia a qualche metro dietro di lui, e da essa Virgo poteva percepire l'energia del sigillo diretta verso l'Olimpo. "Quanto a lasciarti libero il cammino però, mi duole comunicarti che non posso farlo. Se il povero Puck tornasse ad Avalon a mani vuote, Lord Oberon non sarebbe contento con lui… no no! E far arrabbiare Oberon è sempre… poco salutare, specie di questi tempi! Rischierei il taglio delle mani… o peggio!!"

Nel dire queste parole, Puck iniziò a svolazzare in aria, planando a pochi centimetri da terra e poi risalendo di qualche metro, tenendo gli occhi chiusi e lasciandosi accarezzare dal vento, mentre scalciava con le gambe come se stesse nuotando.

"Non credere che le tue parole bastino a ingannarmi, non è il tuo il cosmo di chi è schiavo del terrore!" sentenziò Virgo.

"Birichino, non si sbircia nei cosmi altrui!" replicò Puck scuotendo il dito in segno di dissenso "Non ti ho mentito, in caso di tradimento l'ira di Oberon sarebbe terribile, persino per me! Ma anche se così non fosse, io ti combatterei lo stesso, perchè tu mi incuriosisci, Virgo della sesta casa!"

"Come immaginavo dunque tu mi conosci?" notò con calma il cavaliere d'oro.

"Di fama… Avevo sentito dire che tra le fila di Atena c'era un uomo dalla così cieca… perdona il doppio senso… arroganza, da proclamarsi pari a celeste divinità, e già da tempo mi ero ripromesso di venirti a cercare, per mettere alla prova la tua capacità contro la mia, quella di un membro del popolo magico. Quando è apparso evidente che i cavalieri d'oro sarebbero scesi in campo contro Oberon, ho scambiato il mio posto con quello del Guardiano designato per questo sigillo… (anche perchè non avevo voglia di starmene per ore in Russia in mezzo alla neve)… e ti ho preparato quel piccolo scherzo del golem per metterti alla prova. Dal modo in cui l'hai affrontata, penso proprio che sarà divertente combattere con te ed insegnarti un pò di umiltà… si si!"

"Parli di questo scontro come se non fosse che una gara tra bambini, ma dal suo esito dipende la vita di Atena, Dea della giustizia. Se è la battaglia che cerchi, io ti combatterò, Puck di Avalon, ma bada a te, perchè alquanto triste è il destino di chi mi affronta!" minacciò Virgo, congiungendo le mani davanti al petto ed iniziando a bruciare il suo cosmo d'oro, la cui luce lo circondò di un'aura quasi palpabile.

"Sei così sicuro di te, cavaliere d'oro?" chiese Puck, con una punta di fastidio "Bene allora… uomo che ti credi pari a un Dio, ora subirai la forza di un figlio di Oberon e capirai i tuoi errori!" minacciò, atterrando e fronteggiando il nemico.

Improvvisamente, un pensiero attraversò la mente di Virgo "Prima che la battaglia inizi, ancora una domanda: la parola "ragione" incisa sul sigillo, qual è il suo significato?"

"Assetato di conoscenza, eh? Ma non è informazione per te. Il significato di quella parola è un segreto. Un grande segreto!" rispose l'elfo.

"Mpf… temi forse che io sopravviva e lo riveli ai miei compagni? Avevi proclamato grande sicurezza nei tuoi mezzi, mi duole dedurre che fossero solo parole!" insinuò Virgo, accennando un leggero sorriso.

"Come ti permetti?! L'umiltà ti fa proprio difetto a quanto vedo… borioso e sicuro di te, questo sei tu! E va bene, se riuscirai a colpirmi anche una sola volta, il segreto di quell'incisione ti sarà rivelato, parola di Puck! E ora basta parlare!" dichiarò schioccando le dita, ed immediatamente i massi e le rocce alle sue spalle si sollevarono in aria, fluttuando per qualche secondo e poi schizzando contro il cavaliere d'oro.

"Potrei fermarli, ma farei il suo gioco…!" pensò Virgo facendo un cenno con la mano e sollevando a sua volta alcune pietre da terra, in modo da usarle per intercettare quelle di Puck. Numerosi massi si scontrarono a mezz'aria, andando in polvere per l'impatto, ma il cavaliere d'oro si accorse che, ogni volta che uno dei suoi riusciva ad avvicinarsi al figlio di Oberon, si fermava a mezz'aria, schizzando poi indietro per colpire il cavaliere d'oro.

"Il suo controllo su di loro è superiore al mio!" riflettè, disintegrandone alcune con una semplice emanazione cosmica "Non giova questa fase di stallo, devo costringerlo a rivelare i suoi veri poteri!" decise allora l'uomo più vicino ad Atena, ampliando il raggio d'azione del suo cosmo e distruggendo le rocce che lo circondavano, in modo da sollevare una spessa cortina di polvere. Nello stesso momento, Virgo scattò in avanti, saltando rapidamente sui massi ancora sospesi in aria e caricando il proprio cosmo nella mano, creando una sfera di energia.

"Non servirà…" mormorò tranquillo Puck socchiudendo gli occhi, proprio mentre Virgo spiccava l'ultimo balzo verso di lui e lanciava in avanti la sfera di energia da lui creata. In una frazione di secondo, una colonna di acqua bollente si innalzò dal sottosuolo, ponendosi tra i due e inglobando la mano del cavaliere d'oro, che potè avvertirne il calore. Ignorandolo, cercò di spingere ulteriormente in avanti la mano e colpire Puck, ma si accorse di non poterlo fare, intrappolato da quel liquido ora improvvisamente viscoso e denso.

"Come può della semplice acqua trattenermi?!" esclamò il guerriero, sforzandosi di estrarre la mano mentre le dita iniziavano a sanguinare per l'intenso calore del liquido, ma in vano. Cambiando strategia allora, Virgo fece esplodere la sfera di energia che teneva nel pugno, riuscendo a spezzare per un attimo la colonna d'acqua ed a ritrarsi. Immediatamente però, da essa partì un secondo getto, orizzontale stavolta, che, diretto verso il cavaliere d'oro, lo centrò in pieno petto, spingendolo indietro di qualche passo.

"Non funzionerà due volte!" esclamò Virgo, bruciando il suo cosmo e facendo evaporare l'acqua a contatto con la sua armatura "Immettere il tuo cosmo nella natura che ci circonda non sarà per te fonte di vittoria, il potere di cui sono padrone può sopprimere senza alcuno sforzo degli attacchi così flebili!"

"Tsk… Ti credi così grande, eppure sai così poco!" lo derise Puck "Del mio vero cosmo non hai ancora visto nulla se non tremula ombra e pallido riflesso. Sei come chi, mirando la luna nel pozzo, crede che basti scendere per afferrarla saldamente tra le mani! La natura, come tutti gli esseri del creato, possiede una flebile traccia di proprio cosmo, io non sto facendo altro che manipolarlo, per usarlo contro te! Come il nettare del fiore dal dolce profumo fece impazzire di amore e inarrestabile passione la bella Ermia, così ora le acque del sottosuolo ti imprigioneranno nella loro morsa fatale!"

A queste parole, dalla terra attorno a Virgo si innalzarono numerose colonne d'acqua, disposte come a formare le sbarre di una prigione. Ad un gesto di Puck, queste colonne si piegarono su se stesse, abbattendosi sul cavaliere d'oro e formando una sfera di acqua bollente all'interno del quale lo intrappolarono. Sorridendo malignamente, Puck vide l'acqua tingersi di rosso scarlatto mentre flotti di sangue uscivano da ferite superficiale, causate dalle ustioni sulle parti del corpo del cavaliere non protette dall'armatura.

Improvvisamente però, si sollevò una grande nuvola di vapore, e Puck vide la prigione da lui creata sciogliersi come neve al sole, distrutta dall'interno dall'inarrestabile avanzare di una sfera fiammeggiante.

"Khaaan" gridò Virgo, erigendo la propria barriera e frantumando la gabbia d'acqua. Stavolta però la controffensiva del cavaliere d'oro non si fermò qui, le fiamme che lo circondavano infatti si contrassero in una sfera dagli aurei bagliori, che brillò tra le sue mani "Ohm!!"

Un'esplosione di energia saettò verso Puck, che però fu lesto a riprendersi dalla sorpresa e si alzò in volo, schivando l'onda d'urto del colpo segreto. Contemporaneamente, l'elfo indicò il suolo ai piedi di Virgo, e subito le rocce si trasformarono in argilla iniziando ad assorbire il cavaliere d'oro. Sprofondato già fino alle ginocchia, Virgo bruciò il suo cosmo e toccò il suolo con i palmi delle mani, rilasciando un'onda di calore ed energia che seccò istantaneamente l'argilla, facendola sgretolare. Un attimo dopo, il custode della sesta casa spiccò un salto, proprio mentre Puck scatenava contro di lui una nuova pioggia di rocce volanti.

"Stolto! Usare di nuovo una tecnica che si era già rivelata inutile contro di me!" avvisò il cavaliere d'oro, ma le parole gli morirono in bocca. Ad un cenno del figlio di Oberon infatti, le rocce mutarono, diventando uno stormo di uccelli di pietra che, quasi dotato di una volontà propria, iniziò a vorticare attorno a lui, colpendolo con la velocità di un proiettile o cercando di tagliarlo con ali sottili ed aguzze.

Muovendosi alla velocità della luce nonostante la difficoltà di manovra a mezz'aria, Virgo frantumò alcuni uccelli con semplici movimenti delle mani, ma poi uno di essi si schiantò in pieno sul lato del suo elmo, mentre un altro apriva un sottile taglio sul suo braccio, tra il copribicipite ed il bracciale, ed un terzo lo centrava al polpaccio, sbilanciandolo. Con una capriola all'indietro a mezz'aria allora, il cavaliere toccò nuovamente terra.

"Non sono riuscito ad avvicinarmi a lui, il controllo che esercita sulla natura mi tiene lontano! Non serve continuare a dosare le forze, se voglio scoprire di cosa è davvero capace, dovrò attaccarlo frontalmente!" riflettè allora l'uomo più vicino ad Atena, concentrando tra le mani il cosmo in misura molto maggiore rispetto a quanto fatto finora. "Visto che mi costringi ad un'azione decisa, un'azione decisa ti darò! Sta pronto!" minacciò, ed un'onda di luce accecante partì dal suo corpo, disintegrando gli ultimi uccelli di pietra, e spingendo persino il suo nemico indietro di qualche passo, mentre un'espressione sorpresa gli appariva sul volto.

Con un balzo, Virgo scattò allora verso Puck, pronto a far esplodere il potente cosmo che aveva accumulato. In quel momento però, l'espressione sorpresa sul viso del figlio di Oberon si trasformò in un sorriso di trionfo, ed egli sollevò entrambe le braccia al cielo, mentre una specie di oscuro alone compariva tra lui ed il cavaliere d'oro, improvvisamente incapace di arrestare la propria corsa.

"Sei caduto nella mia trappola, imprudente! Specchio di Avalon!!" gridò Puck, e l'alone che gli era comparso davanti si trasformò in uno specchio rettangolare nero, dai lavorati bordi in argento. Quello che sarebbe dovuto essere il vetro però non rifletteva l'ambiente circostante, ma appariva nero e sfocato come un lago di pece. Irrimediabilmente attirato da lui, Virgo lo colpì e venne come assorbito al suo interno, scomparendo dal campo di battaglia.

In un attimo, si trovò in un mondo di totale oscurità, simile alla Dimensione Oscura di Gemini e nel contempo totalmente diverso, in un modo che però non riusciva a spiegare. Infatti, il cavaliere si accorse di non riuscire più neppure a pensare, la calma e il controllo che avevano sempre regolato la sua mente erano svaniti, sostituiti da caos puro, selvaggio e devastante nella sua semplicità. Pensieri, emozioni e sensazioni del tutto diversi tra loro si accavallarono ad una velocità terribile, mischiandosi, fondendosi e facendo scomparire ogni punto di riferimento. Il suo corpo provò migliaia di diverse emozioni nel giro di un secondo: rabbia, odio, amore, paura, felicità, dubbio, sospetto, gioia, disgusto, vergogna, amicizia, tristezza, disperazione e molte, molte altre lo sopraffarono con tutta la violenza che si può accumulare solo dopo una vita di esperienze, dilaniando ogni possibile pensiero razionale. E quando tutte queste emozioni si fusero in una sola, mettendo quasi a fuoco la sua mente, Virgo urlò di agonia.

Osservando il suo nemico riverso al suolo, con un filo di sangue che gli usciva dalla bocca, Puck sorrise soddisfatto "Lo Specchio di Avalon, capace di devastare la mente al di là di ogni immaginazione… non poteva esserci tecnica più adatta a sconfiggerti! Per te che del raziocinio sembri aver fatto una ragione di vita, l'impeto delle passioni più selvagge e irrefrenabili di una vita intera dev'essere stato un fardello insopportabile! Sono deluso però… mi aspettavo di meglio dal cosiddetto «uomo più vicino ad Atena»… auguriamoci che chi verrà qui dopo di te sia un avversario più divertente!" disse, gettandogli un'ultima occhiata e allontanandosi, fischiettando allegramente.

Nel far ciò, Puck gettò un'occhiata distratta al suolo, e si accorse con immenso stupore che le rocce della vallata erano scomparse, sostituite da una specie di pianura dorata. "Ma come può essere?!" balbettò, guardandosi attorno ed accorgendosi che anche le montagne erano svanite, insieme a qualsiasi altro punto di riferimento.

Confuso, Puck si alzò a mezz'aria, iniziando a volare più veloce che potesse, dirigendosi verso delle forme confuse all'orizzonte, che sembravano vagamente i bordi di una collina. Per quanto svelto si muovesse però, sembrava incapace di uscire da quel luogo misterioso ed il panorama continuava a non cambiare minimamente. Alla fine, dopo aver volato per quella che sembrava un'eternità, il figlio di Oberon si accasciò a terra per riprendere fiato, e fu allora che, alzando la testa, si accorse di avere dinanzi a se una gigantesca immagine del Buddha.

"No! Questo significa che… per quanto volassi…"

"Non hai fatto altro che girare in tondo nella mano del Buddha!" confermò una voce che l'elfo ben conosceva, ed infatti, seduto a mezz'aria di fronte a lui, in posa da meditazione, vi era Virgo, circondato da bagliori dorati.

"Ma com'è possibile! Dovresti essere morto! Lo Specchio di Avalon non perdona, nessuno gli è mai sopravvissuto!"

"Nessuno era come me, Virgo! Il potere del tuo specchio è devastante, ma se affrontato con sufficente distacco può essere sconfitto! Non ho dovuto far altro che disporre individualmente delle diverse emozioni che affollavano la mia mente, incanalandole e dominandole con la forza dello spirito!" spiegò il cavaliere d'oro, attento a non lasciar trapelare una punta di tremore nella voce, al ricordo di quel che aveva provato solo pochi istanti prima, della sensazione che la sua mente stesse per esplodere, dilaniata da emozioni troppo potenti per poter essere affrontate, ed al pensiero della morte come dolce rifugio. Solo aggrappandosi alla sua fede in Atena e in se stesso, ed alle numerose verità apprese negli anni trascorsi dialogando col Buddha, era riuscito a recuperare una punta di controllo di se, sufficente a permettergli di capovolgere la situazione. "Prima mi hai accusato di arroganza, ma è arrogante solo chi sopravvaluta i propri mezzi, proclamando di avere una forza che in realtà non gli appartiene. Proverai sulle tue carni che non è questo il caso di Virgo"

"Il tuo cosmo è molto ampio… che vuoi fare?!" chiese Puck, fissando la figura ammantata di luce che aveva di fronte.

"Puck di Avalon, mi hai costretto a rivelare il cosmo che in me era sopito, ed ora avrai modo di rimpiangere la tua scelta!" dichiarò Virgo, piegando l'anulare e il mignolo della mano e sollevandola dinanzi a se "Abbandono dell'Oriente!"

A questo comando, l'illusione del Buddha svanì, sostituita dall'inquietante figura di angeli e cherubini in volo su un tappeto di teschi umani, ed un'ondata di luce e energia travolse Puck, strappando le sue vesti in alcuni punti e scaraventandolo malamente al suolo, dove giacque riverso.

Tornando a terra, Virgo lo fissò immobile, certo che difficilmente quell'unico attacco sarebbe bastato a sconfiggerlo, ma anche curioso di vedere quanti danni gli avesse effettivamente provocato. Un attimo dopo, Puck si rialzò, ed ora sul suo volto si leggevano l'offesa e la collera per il torto subito. Nonostante avesse subito l'Abbandono dell'Oriente privo anche della protezione di un'armatura però, sul suo corpo le ferite erano appena superficiali, e non vi era traccia di sangue.

"Era da molto, molto tempo che non venivo umiliato a tal modo! Pagherai per questo! L'aver provocato l'ira divina ti perderà!" minacciò, sollevando le mani per riprendere lo scontro. Virgo tuttavia rimase impassibile, distogliendo leggermente la testa.

"Le tue parole risuonano minacciose, ma come posso temere un Dio spergiuro? Avevi promesso che, se fossi riuscito a colpirti, mi avresti rivelato il segreto del sigillo. Intendi forse rimangiarti la tua parola, signore d'inganni?" chiese, aumentando il senso di fastidio di Puck, che per un attimo parve pronto ad attaccare. Poi però il sorriso beffardo ricomparve sul volto del figlio di Oberon, che incrociò le braccia davanti al torace.

"E sia, se tanto lo desideri rispetterò la parola data: ti rivelerò il segreto di quell'incisione, e con esso la storia di Oberon, mio padre e padrone. Sarà una lunga storia, ma farò in modo che ascoltarla non ti venga a noia… però non voglio interruzioni!" affermò, schioccando le dita, ed un bavaglio d'oro comparve attorno alla bocca di Virgo, facendolo barcollare all'indietro per la sorpresa. Il cavaliere si portò le mani al viso per liberarsi, senza però riuscire a piegare quell'inatteso legaccio. Sorridendo ai suoi sforzi, Puck agitò di nuovo le braccia, e dal suolo si innalzò una forma d'argilla, prendendo l'aspetto di una figura che Virgo riconobbe all'istante pur avendolo visto solo vagamente attraverso il cosmo ed i ricordi di Nettuno: la forma di Oberon. L'unica differenza era il colore dei suoi capelli, biondi anzichè bianchi. Osservando soddisfatto il suo nuovo burattino, Puck iniziò a raccontare, in tono sognante.

"Tanto tanto tempo fa, mentre in Grecia Zeus assurgeva a re degli Dei e portava allo splendore il nome delle genti dell'Olimpo, Oberon, che per potenza e splendore a lui era pari, decise finalmente di cessare i suoi viaggi, e di crearsi una casa. Per secoli il mio signore aveva vagato per il mondo, visitando numerose civiltà ed incontrando, sotto false spoglie, sovrani e schiavi, eroi e criminali, poveri e ricchi, in modo da poter capire cosa significasse vivere un'esistenza mortale, da essere umano. Nel corso del suo peregrinare, comprese quanto triste e misera la vita potesse essere per gli uomini, ma anche quanto loro vi tenessero, valorizzando ogni momento e considerandolo ancora più prezioso proprio perchè destinato a svanire in un battito di ciglia. Questo lo colpì profondamente. Ma nei suoi viaggi, Oberon vide anche altro: Dei crudeli e meschini, che di chi li venerava si prendevano gioco, causando infinite sofferenze per puro diletto. Non potendo muovere guerra a tutti loro, Oberon decise di stabilirsi in un eremo remoto e, dalle coste di quella che oggi si chiama Inghilterra, creò Avalon, l'isola delle nebbie!" disse, mentre una dolce brezza sollevava la polvere da terra, dandole l'aspetto di un castello, circondato da alte mura.

"Era desiderio del mio sovrano che gli uomini che abitavano i suoi territori, vivessero liberi, al riparo dai capricci di una qualsiasi divinità, scegliendo se e chi venerare non spinti dal timore, ma dalla fede. Oberon popolò Avalon della sua gente, il popolo magico, e lì un giorno conobbe colei che sarebbe diventata la sua sposa, e che ancora oggi è al suo fianco: la regina Titania. Dalla loro unione, nascemmo tutti noi, i «figli di Oberon»". A queste parole, una seconda figura d'argilla prese le forme di una donna dai lunghi capelli e le orecchie a punta come quelle di Puck. Ad un cenno dell'elfo, questa nuova statua fece una capriola in avanti, colpendo Virgo con un calcio a piedi uniti e spingendolo per terra, mentre l'elmo d'oro rotolava al suolo. Accentuando il suo sorriso, Puck riprese, interrompendo sul nascere ogni tentativo di reazione del cavaliere d'oro

"Oberon e Titania vissero felici per secoli nella loro isola solitaria. A tutti noi era concesso vagare nei confini del regno, ma Oberon stesso gettava solo sguardi occasionali al di là delle mura nebbiose dell'Isola Sacra, convinto che gli uomini dovessero scegliere la loro strada privi dall'interferenza degli Dei. Aah, erano tempi felici quelli…"

"Ma un brutto giorno, accadde qualcosa che distrusse la pace di Avalon: il risveglio dell'oscura madre di Oberon stesso, la regina Maab!" Nel dire questo, l'elfo agitò di nuovo le dita, e la statua di Titania si sciolse, sostituita da un'altra figura dai lineamenti indefiniti, che colpì Virgo alla tempia con un pugno a spazzare, e poi si avviò verso la statua di Oberon. Contemporanemente, la figura di Avalon disegnata con la polvere iniziò a tremare.

"Maab era una divinità antica e possente, bramosa di conquiste! Un tempo, quando la terra era ancora segnata dal caos primordiale di un mondo appena nato, ella aveva mosso guerra ad Urano, capostipite della dinastia di Zeus, venendo da lui sconfitta dopo una terribile battaglia. Incapace di ucciderla, Urano aveva usato il suo cosmo per sigillarla nelle profondità della Terra, e dalla terra e dal sangue Maab aveva generato Oberon, ordinandogli di liberarla non appena fosse giunto ad età matura. Oberon tuttavia poteva sentire l'oscurità del cosmo della sua genitrice, e per questo al termine del suo viaggio decise di non spezzarne i sigilli, sperando che dormisse per sempre. Con la morte di Urano ed il passare dei secoli però, il cosmo di Maab aveva ritrovato la libertà, ed ella era risorta, consapevole che il Dio del Cielo non era più, e decisa a precipitare il mondo nell'oscurità!"

"In ansia per le sorti degli esseri umani, non solo del suo regno ma del globo intero, Oberon sbarrò il passo a sua madre, dichiarando che finchè al giorno fosse seguita la notte, lui l'avrebbe combattuta, a rischio della sua stessa vita immortale! Il mio signore fece evacuare Avalon, ordinando alla sua sposa, ai suoi figli ed a tutti gli abitanti del popolo magico di nascondersi tra gli umani. Inviò inoltre messaggeri sull'Olimpo, ad Asgard, in Egitto e da tutte le maggiori divinità del mondo, chiedendo aiuto contro quel nemico che minacciava non solo lui, ma l'esistenza stessa dell'umanità. Ma nessuno gli rispose. Gli altri Dei erano incuranti di quello che sarebbe potuto succedere agli uomini, preferivano restarsene sprofondati nei loro troni dorati, tra paggi e servitori, intervenendo solo in caso di un attacco diretto di Maab non al loro popolo, ma a loro stessi! Persino Zeus, in cui Oberon aveva fiducia, non si mosse dal suo olimpico scranno, troppo divertito a seguire quella che sarebbe stata la prima di molte contese tra i suoi figli Atena ed Ares!"

"Solo, Oberon non cedette allo sconforto ed ingaggiò battaglia con Maab, forte unicamente di una profezia secondo cui soltanto chi della regina condivideva lo stesso sangue, avrebbe potuto causarne la morte. Ogni giorno e ogni notte, per cento anni, Oberon e Maab combatterono senza esclusione di colpi. Il mare si tinse del loro sangue, il cielo venne divelto, la terra distrutta! Da una parte vi era l'immensa forza di Maab, dall'altra la disperata volontà di Oberon. Crollarono le belle torri di Avalon, si estinsero i fiori, caddero gli alberi, mentre quel titanico scontro proseguiva senza un chiaro vincitore! Finchè un giorno, dando fondo a tutte le ultime forze che gli erano rimaste, il mio signore vibrò il colpo fatale, precipitando la madre sulla torre più alta del regno, trafiggendola al cuore! Prima di morire, le ultime parole di Maab furono un oscuro presagio". Con questo, la riproduzione di Avalon venne distrutta dal vento, e quelli che erano Oberon e Maab si scagliarono l'uno contro l'altra, colpendosi a vicenda. Maab cadde, ed Oberon, le trafisse il petto con la mano. Il suo aspetto era ora del tutto diverso, le vesti erano lacere, il viso sofferente ed i capelli, prima biondi come l'oro, erano ora completamente bianchi. La statua di Maab iniziò allora a muovere le labbra, e Puck proseguì, stavolta con voce femminile

"«Tu credi che, con la mia morte, l'umanità sarà salva! Povero ingenuo, è nella natura di ogni essere vivente sottomettere coloro che gli sono inferiori, e gli Dei non fanno eccezione! La loro tirannide un giorno sarà totale, gli uomini che tanto hai combattuto per salvare non saranno che schiavi sotto il loro giogo! E alla fine… un'oscurità persino più grande e potente di me si risveglierà dagli abissi in cui è imprigionata… e allora non vi sarà più un'alba nè per gli uomini nè per gli Dei! Guarda fuori dalle tue mura figlio mio… è già i…nizia…tò!»" Con queste parole, la statua di Maab si sciolse, tornando ad essere argilla, e Puck riprese a narrare con la sua vera voce.

"Così disse Maab prima di spirare per sempre! Ferito e sanguinante, con la gioia per la vittoria soffocata dal grave peso sul cuore generato dalle parole della sua morente genitrice, il mio signore attraversò i saloni distrutti del suo regno, correndo ad annunciare alla sua sposa, ai suoi sudditi ed a noi, suoi figli, che non vi era più niente da temere e saremmo potuti tornare nella nostra casa! Quando però gettò lo sguardo al di là delle mura di nebbia, ciò che vide gli strinse il cuore: tutti noi, dalla regina Titania al più umile dei suoi servitori, usavamo gli umani come miseri oggetti di gioco, schernendoli e ingannandoli nel migliore dei casi, usandoli e dominandoli nel peggiore!"

"Per un immortale cento anni non sono niente, il tempo di un respiro, eppure era bastato per farci dimenticare gli insegnamenti di Oberon! Sottomettere gli umani per essere venerati, o anche usarli per giochi e facezie, si era rivelata una tentazione troppo forte per poter essere ignorata. Il nostro disprezzo nei loro confronti era assoluto, pari a quello che un uomo potrebbe provare verso il più misero e inutile degli insetti. Oberon… non fu contento di questo! «E' già iniziato» mormorò, e venne verso noi circondato da un cosmo che non gli avevo mai visto! Decretò che tutti noi dovessimo imparare di nuovo cosa fosse l'umiltà, e che per questo avremmo passato mille anni vivendo come umani tra gli umani, privi dei poteri che la nostra divinità ci garantiva. Avremmo potuto usarli solo se la nostra vita fosse stata in pericolo, ma per il resto avremmo patito la fame e il freddo, provato l'amore e il dolore, la gioia e l'amarezza! Solo allora avremmo potuto far ritorno all'isola sacra ed essere riaccolti a corte!"

Nel dire ciò, Puck trasformò l'argilla che era stata Maab in numerose piccole figure, che si incamminarono in direzioni diverse. Contemporaneamente, la statua di Oberon divenne gigantesca e, afferrato Virgo con la mano attorno alla vita, lo sollevò e scagliò contro la parete rocciosa, come se fosse un giocattolo. Fatto ciò, la statua iniziò a modellare l'argilla che era stata Maab, dandole la forma di una fortezza.

"Mentre noi eravamo in esilio, Oberon riedificò Avalon, innalzando di nuovo le sue fiere torri! Ma il suo cuore era ancora oppresso, non solo dalla solitudine ogni giorno più pesante, ma anche dalla minaccia profetizzata da Maab. Ispirato dai Cavalieri di Atena, dai Generali di Nettuno, dai Berseker di Ares, dagli Spectre di Hades e dai Tonanti di Zeus, il mio signore decise così di creare un esercito di valorosi, che avrebbero difeso Avalon e il mondo dalle forze oscure, e fu così che nacquero i Guardiani! Uomini straordinari! Superiori anche a voi cavalieri d'oro! Che Oberon scelse personalmente, seguendo i canti dei loro cuori. Loro, sperava il mio signore, sarebbero stati guardia sicura, non solo per Avalon, ma per il mondo intero! Ciò però non era abbastanza, nessun umano avrebbe potuto sconfiggere Maab, figuriamoci un essere persino più potente di lei! Consapevole di ciò, Oberon si ritirò a studiare gli antichi testi dell'isola, alla ricerca di informazioni sul più grande dei poteri, comune a uomini e Dei, quello che oggi si chiama cosmo!" La statua di Oberon tornò a dimensioni naturali, mentre numerosi sassi si trasformavano in libri di pietra, saettando contro Virgo e colpendolo sul viso e sul corpo, prima di disporsi in un'ordinata pila accanto al re di Avalon.

"Nei suoi studi, Oberon scoprì che ogni cosmo ha una sua natura… una sua impronta per così dire, che lo distingue dagli altri. Essa è un riflesso dello spirito di colui dal quale il cosmo viene generato, e ne stabilisce le caratteristiche. In totale, esistono dieci diversi tipi di impronte o elementi nel cosmo, ma nella stragrande maggioranza degli esseri viventi, una sola di essa è la natura sovrana, che, superiore alle altre in quella persona, stabilisce che tipo di cosmo egli avrà. Ogni cosmo infatti, è dominato da uno di questi elementi, in forma pura, o dalla sua degenerazione in una forma impura! Un cosmo governato dall'amore, ed uno governato dal suo opposto, l'odio, sono infatti la medesima cosa, sebbene in forme distorte, proprio come l'acqua più cristallina può, in determinate condizioni, essere contaminata e diventare impura come il fango!"

"Dieci forme pure di cosmo, e la loro degenerazione…" risuonò la voce telepatica di Virgo nella testa di Puck, che parve infastidito dalle inattese capacità telepatiche del ragazzo. Con un cenno, fece svanire il bavaglio del suo nemico, che continuò a voce normale "I sigilli di Oberon sono… calibrati… al loro bersaglio! E' così vero?"

"Esatto, inizi a capire vedo! Un cosmo di adeguata potenza può sigillare qualsiasi altro a lui inferiore, ma è un grosso sforzo, ed il sigillo è destinato a sfaldarsi nel tempo. Questo ad esempio è quel che accade ai sigilli con cui Atena sconfigge i propri nemici, al termine delle guerre sacre. Se però si riesce a determinare l'elemento principale di un cosmo, si può usare quello stesso elemento di un altro cosmo per creare sigilli permanenti, capaci di durare fino alla fine dei tempi! Credo che gli umani si riferiscano inconsapevolmente a questo principio quando usano il detto «combatti il fuoco con il fuoco»"

"Quindi… un cosmo il cui elemento sovrano è ad esempio l'amore, può essere sigillato al meglio soltanto da un altro cosmo, più potente, basato sull'amore stesso, o sulla sua forma impura!"

"Proprio così! E come ho già detto, dieci sono le impronte che il cosmo può assumere: amore, salute, forza, scaltrezza, saggezza, sensibilità, bontà, valore, determinazione… e ragione!"

"L'incisione sulla tavoletta… è quindi quello il sigillo che imprigiona la divinità olimpica il cui cosmo si basa sulla ragione?"

"Esattamente… anche se in questo caso si basa sulla forma degenerata e impura della ragione, la follia. Quello è infatti il sigillo di Dioniso, stolto Dio degli eccessi! Il sigillo della forza corrisponde invece al rozzo Ercole, quello della determinazione alla decisa Artemide e così via! Un sigillo per ciascuna divinità… un sigillo per bramarli, e nel buio incatenarli" sussurrò Puck in tono lugubre.

"Un sigillo per ciascuna divinità… non è possibile, tu menti! E' il cosmo di Oberon quello che sento provenire dalla tavoletta… anzi da tutte le tavolette sparse per il mondo! Come può lo stesso cosmo avere diversi elementi dominanti, in modo da poter sigillare divinità dalla natura così diversa tra loro?!"

"Mpf… ti sei accorto anche di quello… sei più sveglio di quanto pensassi! Questo è il più grande risultato della ricerca di Oberon: il cosmo sovrano!"

"Cosmo… sovrano?"

"Si… un cosmo che ormai non esiste più, se non in un numero limitatissimo di divinità superiori, e che domina tutti i dieci elementi in maniera uguale: un cosmo basato sul potere! Coloro che lo possiedono, come Oberon, Zeus e Odino, sono i signori della terza razza, i sovrani degli Dei!"

"Uuh… nel mito greco… un tempo gli Dei si ribellarono a Zeus, eppure nemmeno la loro forza congiunta bastò a sconfiggerlo! Era dunque per questo…" comprese finalmente il cavaliere, mentre un rivolo di sudore gli scorreva sul viso.

"Certo! Come può un cosmo sovrano, capace di dominare egualmente gli elementi al loro parossismo, essere sottomesso da delle forme… annacquate, degli elementi stessi? E' del tutto impossibile! In questo momento, Oberon ha scomposto il proprio cosmo nei dieci elementi base, infondendoli nelle tavolette ed usando ciascuno di loro per sigillare una delle divinità, sfruttando poi il proprio potere contro Zeus stesso. Ogni volta che una tavoletta viene distrutta, l'elemento corrispondente ritorna nel cosmo di Oberon, che però riesce a mantenere la barriera sull'Olimpo grazie alla propria forza… ed a certe… condizioni favorevoli per così dire! Se tutti i sigilli saranno spezzati però, Oberon non potrà frammentare adeguatamente il proprio cosmo per contenere Zeus e tutte le divinità, e la sua barriera cadrà. Ma questo non accadrà mai, perchè se anche le altre 9 tavolette dovessero diventare polvere… e per almeno una di essa questo è davvero impossibile… quella che io difendo, la tavola della ragione, non subirà mai un graffio!"

"Stolto! Non capisci che frammentando in tal modo il proprio cosmo, Oberon sta perdendo se stesso?!" gridò Virgo avanzando di un passo, ma Puck lo ignorò con un gesto di scherno.

"Come può Oberon perdere se stesso? Lui è uno dei signori della terza razza, possessore del Cosmo Sovrano! Ben altro si necessità per danneggiarlo!"

A queste parole, la statua di Oberon afferrò le braccia di Virgo da dietro la schiena, trattenendolo, mentre l'elfo gli si avvicinò socchiudendo gli occhi in una fessura "Ed ora che ho rispettato la mia promessa, e soddisfatto la tua curiosità, poniamo fine a questo duello. E' durato anche troppo, non mi diverto più!" minacciò "Rinchiuderò di nuovo la tua mente nello Specchio di Avalon, non più per pochi secondi ma per secoli e secoli! Per aver osato darmi battaglia, io ora ti condanno ad un'eternità di dolore e follia, prigioniero del mio specchio! Specchio di Avalon!!" gridò, sollevando le braccia dinanzi a se e creando la sua arma, che si frappose tra lui ed il custode della sesta casa, nascondendolo allo sguardo.

"Sei pronto all'oblio, cavaliere? Ah ah ah ah" sbraitò, scoppiando in una fragorosa e soddisfatta risata. Dopo un momento però, Puck si fermò di colpo, atterrito dall'esplosione di un cosmo smisurato, e dall'altro lato dello specchio si sprigionò una luce dorata immensa, che lo spinse a indietreggiare di qualche passo prima ancora di rendersene conto. Un attimo dopo, lo Specchio di Avalon venne avvolto dalla luce ed implose, rivelando dietro di se gli occhi spalancati di Virgo.

Della statua d'argilla di Oberon non vi era più traccia, e persino le nubi dall'alto del cielo sembravano ritrarsi di fronte alla luce abbagliante dell'uomo più vicino ad Atena. "Il suo cosmo… raggiunge livelli divini!" balbettò Puck spalancando gli occhi sbalordito e cercando di indietreggiare ulteriormente, solo per accorgersi che le sue gambe erano adesso pesanti come il piombo, e che la capacità di volare gli era negata. "Questo… è questo il tuo vero potere?!" sussurrò impressionato "Ma come hai fatto a tenermelo celato fino ad ora? Quale incantesimo ha annebbiato i miei sensi?!"

"Non di incantesimo si tratta, ma di una precisa strategia! Tenendo gli occhi chiusi, mi privo volontariamente di uno dei cinque sensi, e il cosmo che arde in me si espande. Ma quando i miei occhi si aprono, il cosmo a lungo arrestato è finalmente libero di esplodere, ed allora per tutti coloro che ad essi appaiono in veste di nemici, vi è un solo ineluttabile destino, la morte!" annunciò il cavaliere d'oro, avanzando di un passo mentre la terra si spaccava ai suoi piedi.

"Che il cerchio d'Oriente della Vergine si completi, e così le fatali spire! Che le perle dell'incantesimo splendano su questi luoghi! Il ben dei sensi presto ti abbandonerà, uno ad uno ti saranno strappati, figlio di Oberon! Addio per sempre! Per il Sacro Virgo!" esclamò, liberando un'onda di luce che investì Puck, del tutto incapace di difendersi, sbalzandolo violentemente in aria e lacerando parte della tunica che indossava.

L'elfo giacque al suolo per alcuni secondi, poi si rialzò, un pò ammaccato, e, sollevando la testa, fissò Virgo con due occhi ora vitrei.

"I miei occhi… i miei occhi!!" urlò terrorizzato, barcollando all'indietro ed abbassando il capo verso terra.

"Hai perso il primo dei cinque sensi, la vista! Il tatto sarà il prossimo, sta pronto!" avvisò freddamente il cavaliere d'oro, preparandosi a ripetere il suo colpo segreto. Nell'istante prima di colpire però, il custode della sesta casa si accorse che Puck stava sussultando, non di dolore ma per trattenere le risate. Con un sorriso birbante sul volto, l'elfo rialzò la testa e i suoi occhi tornarono normali "Che sciocco che sono… mi ero dimenticato di aprirli!" rise, gioiendo dell'espressione sorpresa che era comparsa sul viso del suo nemico, ma poi incupendosi in una smorfia inquietante "Piccolo uomo, soltanto Oberon o Titania hanno il potere di modificare il mio essere, non certo tu! Ed ora è tempo che la commedia giunga a compimento! Il sipario che la chiuderà sarà rosso del tuo sangue! Sei stato un compagno di giochi interessante, ma di pueril sollazzi sono stanco, e pertanto ti finirò con la più possente delle mie tecniche! Non la mente sarà stavolta il mio bersaglio, ma il tuo corpo mortale!" tuonò, facendo esplodere il proprio cosmo mentre i capelli iniziavano ad agitarsi per il vento, e gli occhi venivano circondati da una luce gialla e minacciosa.

Con un'ondata di energia, Virgo venne spinto indietro di alcuni passi, mentre di fronte a lui Puck sollevava la mano al cielo, indicando le alte nubi con il palmo aperto "Che una gelida coltre segni la tua fine… che i turchesi aghi penetrino le tue carni! Strali Celesti!!"

A queste parole, il figlio di Oberon abbassò la mano, indicando Virgo, e fu come se le nubi stessero obbedendo ai suoi ordini, scatenando una violenta pioggia contro il cavaliere d'oro. Come l'eroe ebbe modo di notare subito però, quelle non erano comuni gocce, ma veri e propri aghi di acqua, sottili e acuminati, circondati dal cosmo di Puck.

"Khaaan!"

"E' inutile! Nessuna barriera, scudo o armatura può arrestare i miei Strali… benchemeno una che dal fuoco trae la propria energia!" avvisò il nemico, e infatti gli Strali trapassarono senza alcuno sforzo la possente barriera, che così pochi in passato erano riusciti a incrinare, conficcandosi prima nella sua armatura d'oro, e poi nelle carni sottostanti, trapassandolo da parte a parte.

Tossendo sangue, il cavaliere barcollò all'indietro, avvertendo non solo il dolore ma anche un improvviso brivido di freddo, e accorgendosi che i suoi muscoli erano intorpiditi, e che il suo stesso sangue sembrava rallentare la propria circolazione all'interno del corpo. Avvicinando faticosamente una mano al viso, Virgo si accorse che centinaia di piccoli aghi azzurri, ciascuno spesso frazioni di millimetro, erano conficcati in essa, facendola sanguinare più di quanto sarebbe dovuto essere possibile con ferite così piccole.

Cercando di farsi forza, Virgo tentò di fare un passo in avanti, ma la gamba era completamente intorpidita e stentò a rispondere, facendolo cadere malamente a terra.

"La fine… la lenta ed inesorabile fine che ti avevo promesso è ormai giunta, non cercare di combatterla! I miei aghi di pioggia devastano il corpo dall'interno, dilaniando i vasi sanguigni che trasportano la linfa vitale, paralizzando i nervi ed i muscoli. Lentamente i sensi ti abbandoneranno, e poi morrai… un destino consono a qualcuno come te!" mormorò sorridendo, quando un improvviso bagliore proveniente dal corpo del suo avversario lo spinse al silenzio.

"Non… non temo il destino che mi prospetti! La morte prima o poi giunge per tutti… indispensabile all'equilibrio del mondo quanto la vita stessa! Sin dal momento della nascita, l'esistenza degli uomini è segnata dall'ineluttabilità del destino che li attende… di fronte all'immensità dell'universo, il loro passaggio non è che un flebile sospiro nella tempesta… destinato ad essere spazzato via dai venti prima ancora di poter essere udito!" disse Virgo, parlando con una calma surreale, ma anche iniziando faticosamente ad alzarsi "Ma pur consapevoli di questo inevitabile approdo nel mare della vita, gli uomini non si lasciano andare alla deriva, abbandonandosi alle correnti del destino! No! Vivono con passione il tempo che è donato loro, prefiggendosi obiettivi e lottando con tutte le loro forze per raggiungerli! Ho appreso questa lezione tempo fa, da un giovane cavaliere, e non l'ho mai dimenticata… Lui non restò chino ad attendere passivamente il destino, ma lottò per ribaltarlo. Altrettanto farò io ora, in nome di Atena!" concluse, espandendo di nuovo il suo cosmo d'oro.

"Belle parole, le suggerirò per il tuo epitaffio!" replicò Puck, appoggiandogli una mano sull'addome e scatenando un'onda di energia, che sbattè il cavaliere contro la parete rocciosa, facendola franare parzialmente.

"Ed ora, in nome del giusto Oberon, ti finirò!" esclamò solennemente l'elfo, sollevando di nuovo la mano al cielo, preparandosi al colpo di grazia. Anzichè mostrare timore o tentare di contrattaccare però, Virgo sollevò la testa, fissandolo negli occhi, e persino Puck non potè trattenere un fremito di fronte a quello sguardo penetrante e accusatorio.

"In nome del giusto Oberon, dici? Stolto… sei così accecato dal desiderio di servirlo, da non accorgerti che l'oscurità ormai lo governa?" domandò con fredda veemenza.

"Oscurità? Di cosa stai parlando?"

"Quando questo duello è iniziato mi hai schernito definendomi cieco, eppure ora sei tu quello che non riesce a vedere! Come può un Dio che ha rischiato tutto pur di proteggere gli uomini, essere disposto a spingersi tanto oltre per uno sterile desiderio di dominio? Prima hai parlato di come il cosmo possa degenerare nel suo opposto, è evidente che gli sforzi della guerra con Maab, la delusione del comportamento dei suoi figli ed il millennio di solitudine passato ad Avalon hanno fatto lentamente sprofondare nella follia il tuo signore! L'Oberon di cui mi hai parlato, non avrebbe mai mosso una guerra per ragioni così puerili! Nè rischiato di uccidere Atena, che dell'umanità è la prima protettrice!" esclamò, e la forza delle sue convinzioni sembrava riflettersi nel risplendere del suo cosmo, che ora lo circondava nuovamente, illuminandolo di aurei bagliori.

"Atena? Dov'era Atena quando Oberon chiedeva aiuto? Dov'era quando il suo sangue grondava su Avalon?" ribattè Puck con rabbia

"Impegnata in battaglia con Ares, tu stesso l'hai detto! La mia domanda invece è un'altra, dov'eravate voi figli di Oberon quando il vostro signore rischiava la vita? Perchè nessuno di voi è corso in suo aiuto nel momento del bisogno?"

"Ci era stato ordinato!"

"Era dunque un ordine superiore all'amore che avreste dovuto provare nei suoi confronti? Accusi Atena di non essere intervenuta, ma forse non è che una maschera per nascondere il tuo stesso senso di colpa!" accusò Virgo, e la forza del suo ragionamento parve colpire l'elfo, che per un attimo non potè più reggere il peso dei suoi occhi e distolse lo sguardo. Poi però Puck riprese a fissarlo, stavolta con un'espressione rabbiosa

"Menzogne sono le tue! Turpi menzogne di chi non ha altro a cui aggrapparsi!" urlò, sollevando di nuovo la mano al cielo e gridando "Strali Celesti!!"

Una nuova pioggia di aguzzi aghi si abbattè sul cavaliere di Virgo, che gridò di dolore mentre l'impatto lo spingeva quasi dentro la roccia. Anzichè ricadere riverso in avanti però, il cavaliere piantò il piede a terra ed espanse nuovamente il suo cosmo d'oro, portandolo fino ai limiti. Un'esplosione di luce ed energia si sprigionò da lui, obbligando persino Puck a incrociare le braccia davanti al corpo per cercare riparo "Non menzogna, ma verità che non vuoi vedere! Se non vuoi credere alle mie parole, allora credi al cosmo che arde nel mio cuore! Per il Sacro Virgo!!" gridò, scatenando un'onda di energia che sbalzò via il nemico, scagliandolo a terra. Anche stavolta però i suoi sensi erano intatti, soltanto l'esplosione del cosmo lo aveva raggiunto, ed essa non bastava a sconfiggerlo.

Chiaramente consapevole di ciò, Puck si rialzò sorridendo "Dei miei sensi sono padrone, non riuscirai a privarmene! E' ampio il tuo cosmo, te lo concedo, ma la tua sfortuna è che gli attacchi più forti di cui sei padrone siano indiriretti, e del tutto incapaci di provocarmi danno! Io però non ho di questi problemi! Strali Celesti!!" gridò, lanciando per la terza volta il suo colpo segreto. Cercando di evitarlo, Virgò si mosse alla velocità della luce e spiccò un salto a mezz'aria, ma nello stesso momento la pioggia invocata di Puck cambiò direzione, seguendo i suoi movimenti e trafiggendolo di nuovo in pieno, strappandogli di nuovo un grido. Assalito dal torpore, improvvisamente immobile come una marionetta dai fili tagliati, Virgo precipitò ancora una volta a terra, mentre flotti di sangue scorrevano copiosi dal suo viso e attraverso le giunture dell'armatura.

"Non ho armi contro costui, è spuntata ogni lama in mio possesso… non basta l'Abbandono dell'Oriente, ed è immune ai poteri del Sacro Virgo! Nemmeno la Volta di Minosse sortirebbe alcun effetto, ne sono sicuro! Che cosa mi resta… che cosa mi rimane?" si domandò il cavaliere d'oro, mentre un lago di sangue si allargava sotto di lui. Mai in tante battaglie si era sentito così impotente di fronte a un nemico.

Soddisfatto, Puck gli si avvicinò, fissandolo tra il divertito e l'ammirato "Non puoi sfuggire agli Strali Celesti con rapidi movimenti, essi seguono il mio sguardo e colpiscono sempre il loro bersaglio…" affermò, continuando a fissarlo, e ad un tratto nel suo sguardo comparve una punta di amarezza "Resisti ancora, straordinario! Chiunque altro si sarebbe arreso da tempo, ma tu continui a lottare caparbio! Per premiare tanta ostinazione ti darò una possibilità di scampo, coglila al volo e va via, torna da dove sei venuto! Uccidere non mi diverte, poche volte l'ho fatto nei millenni passati, e mai mi ha causato gioia! Un nemico morto è qualcuno con cui non si potrà giocare mai più, e a volte questo è un peccato. Di certo lo sarebbe nel tuo caso, quindi metti le ali ai piedi e fuggi!" propose, ma il cavaliere scosse il capo deciso.

"Risparmia il fiato… non fuggirò! La causa per cui lotto non ammette traditori, e se abbandonassi la lotta per salvarmi la vita sarei un nulla, la più misera delle creature, indegna del titolo di cavaliere d'oro di Atena!" rispose Virgo, sollevandosi faticosamente sulle braccia e barcollando per rialzarsi.

"Perchè ti ostini a combattere, è davvero la sola fedeltà ad Atena a muovere i tuoi passi?! Se è la sua salvezza che tanto ti preme intercederò per lei! Ha difeso più e più volte l'umanità che Oberon tanto ama, se giurasse di abbandonare ogni proposito di vendetta in nome di Zeus, il mio signore potrebbe risparmiarla!" offrì allora Puck, con un trasporto che colpì Virgo. Poi però il cavaliere d'oro scosse di nuovo il capo

"Oberon non ti darebbe ascolto… e tu lo sai! Dentro di te puoi sentire che il suo spirito si sta abbandonando alle tenebre che tanto a lungo ha combattuto… dentro di te sai che la sua crociata contro l'Olimpo è ingiusta, e che un tempo non l'avrebbe mai mossa! Se così non fosse non mi offriresti salva la vita!"

"Parole menzognere le tue, non sento niente di tutto ciò! E poi ad Oberon devo fedeltà… la fedeltà di un figlio oltre che quella di un suddito! Per quanti scherzi e dispetti gli abbia fatto in passato, quando felici vivevamo nella bella Avalon, non potrei mai tradirlo ora, abbandonandolo nel momento del bisogno! E poi lui non può essere nel torto!" esclamò l'elfo, stringendo il pugno con amarezza.

Queste parole risvegliarono in Virgo un ricordo lontano, e per un attimo si vide nella sesta casa di Atene, intento a sbarrare il passo a Phoenix, pronto a privarlo dell'ultimo dei cinque sensi "«Non posso pensare che Arles appartenga alle forze oscure… che cosa ne sarebbe dell'ordine costituito?»" aveva detto allora, prima che quel giovane cavaliere lo provasse in errore "Ti capisco… ma la fedeltà… l'assoluta fedeltà che non si pone domande sul suo cammino… a volte può portare all'errore. E' successo anche a me un tempo… seguii un uomo i cui inganni avevo il potere di riconoscere e smascherare, ma non lo feci… la fede nell'ordine costituito e nel suo ruolo mi avevano reso cieco all'oscurità che trapelava dal suo cosmo! Nella medesima situazione sei tu ora, metti da parte quel che ti lega ad Oberon e giudica le sue azioni recenti con occhio sincero, così vedrai la verità!" propose, e per un attimo Puck parve esitare. Poi però il suo cosmo si accese, e l'elfo avanzò pronto a riprendere la battaglia.

"Non potendo sconfiggermi con la forza, cerchi di farlo con le parole, ma inutili sono le seconde come lo era la prima. Non hai niente contro di me, non puoi vincermi! E visto che hai rifiutato la mia offerta, preparati a subire il colpo finale!" dichiarò, facendo esplodere il suo cosmo in un globo di energia. Nello stesso momento, Virgo concentrò il proprio tra le mani, sferrando l'Abbandono dell'Oriente.

Lo scontro ravvicinato tra i due poteri generò una violenta esplosione, che sbalzò indietro entrambi i combattenti. Puck però atterrò agilmente a terra senza mostrare che qualche graffio in più, mentre Virgo venne sbalzato nuovamente contro la parete della montagna.

Con un silenzio per lui innaturale, il figlio di Oberon sollevò la mano al cielo, in una posa che Virgo ormai ben conosceva.

"Lancerà gli Strali Celesti, e non posso far nulla per contrastarlo! La difesa come l'attacco più elementare mi sono impediti… è come dice… non posso vincerlo… quale amara verità!" sussurrò, e in quel momento un nuovo pensiero gli attraversò la mente, facendogli spalancare gli occhi "Ma certo, è questa la risposta! Stolto Virgo, l'hai sempre avuta davanti eppure ha eluso il tuo sguardo. Io… non devo vincere!" riflettè, rialzandosi in piedi e cominciando a bruciare tutto il cosmo che gli restava, il quale si manifestò intorno a lui nella forma di un fiore di loto pronto a sbocciare.

"Un'insana follia partorisce la tua mente! Intona pure il tuo canto del cigno, non basterà a salvarti! Che gli Strali Celesti pongano fine a questa battaglia!" gridò Puck, lanciando il suo colpo segreto.

"Se questa è la mia ora, presto rivedrò amici da lungo tempo scomparsi! Ma non attenderò passivamente che la mia esistenza giunga al termine! Brilla, lucente cosmo della Vergine, per l'ultima volta! Per il Sacro Virgo!!" urlò il cavaliere d'oro, liberando in una luce abbagliante tutto l'immenso potere della sua costellazione.

Accecato dalla luce, Puck dovette socchiudere gli occhi, incapace di indirizzare gli Strali Celesti, mentre la figura di Virgo scompariva al suo sguardo. Poi però la vide, una sagoma indistinta e sfocata, ma dalle forme certamente umane. "La fine del gioco: Strali Celesti!!"

Il colpo segreto andò a segno, trapassando la figura immobile, che parve andare in pezzi prima di cadere. Sorridendo trionfo, Puck esultò, ma un attimo dopo la luce del Sacro Virgo si estinse, ed ogni traccia di vittoria abbandonò il figlio di Oberon.

A terra di fronte a lui non vi era infatti il corpo senza vita di Virgo, ma solo i pezzi scomposti della sua armatura d'oro. Sbalordito, Puck si guardò attorno alla ricerca del suo nemico, quando una voce giunse alle sue spalle

"Sono qui…"

Voltandosi di scatto, l'elfo vide Virgo, con il torace scoperto, privo della parte superiore della sua armatura, immobile sopra una roccia.

"Tsk! Hai eluso il mio attacco accecando i miei occhi, ed ingannandomi con la sagoma della tua armatura d'oro! Ma non è stato che un trionfo momentaneo… un ultimo afflato prima della resa! Non avevi speranze già prima, di certo non puoi averne ora che sei anche privo della tua armatura. Non hai guadagnato che pochi attimi fuggenti di vita!"

A queste parole, Virgo chinò leggermente la testa "Pochi secondi sono tutto ciò di cui ho bisogno, non chiedo altro! Sin da quando abbiamo iniziato a combattere, mi hai indicato tu stesso la via, ma io non riuscivo a vederla. Hai sempre detto che non avrei potuto vincerti… e purtroppo devo ammettere che è vero: non posso sconfiggerti!" ammise, strappando un sorriso soddisfatto al nemico. "Ma non importa, perchè nella foga dello scontro avevo dimenticato la cosa più importante: l'obiettivo della mia missione non è la tua disfatta!" concluse, scansandosi di un passo, e Puck capì, impallidendo per il terrore: accanto a Virgo giaceva la tavoletta con il sigillo di Oberon.

"No!!" gridò, cercando di fermare il cavaliere, ma non servì. Il custode della sesta casa fu più rapido e calò con forza il piede sulla tavoletta di pietra, mandandola in frantumi. "Il sigillo… è spezzato!"

"Maledetto!!!" gridò sconvolto Puck, osservando la colonna di energia diretta verso l'Olimpo svanire, incespicando in avanti con gli occhi spalancati per la rabbia e la sorpresa "Hai ingannato me, che dell'inganno sono padrone!! Pagherai per questo sgarbo!" urlò, bruciando il suo cosmo.

Chiudendo gli occhi, Virgo si sedette a terra nella posa da meditazione, a gambe incrociate "Fa pure quel che vuoi, non ho modo di fermarti. La mia missione è compiuta, solo questo mi importa…" sussurrò serenamente.

Avanzando con il viso stravolto dalla rabbia, Puck mosse qualche passo, ma poi la sua espressione cambiò e venne sostituita da un sorriso, diverso da quelli sarcastici o beffardi avuti finora. Era un sorriso stanco e triste, e pian piano anche il suo cosmo si quietò.

"No… non ti ucciderò, cavaliere di Virgo. Sei stato bravo, anzichè inseguire testardamente una vittoria impossibile, hai saputo cambiare te stesso, e raggiungere il tuo vero obiettivo…" commentò con serenità. Poi però una smorfia di dolore gli apparve sul viso, facendolo barcollare. In quello stesso momento infatti, i suoi piedi avevano iniziato a cambiare, tramutandosi in pietra

"Puck!" esclamò sorpreso Virgo, alzandosi e avanzando di un passo verso di lui, ma l'elfo gli fece cenno di non muoversi.

"Questa è la punizione… del fallimento! Un Guardiano può avere una… seconda possibilità… ma non un figlio di Oberon! La mia augusta madre, la regina Titania… non lo tollerà!" mormorò, mentre anche le gambe si trasformavano in pietra.

"Titania? La sposa di Oberon?!" realizzò Virgo, e Puck annuì "Ed essendo il mio cosmo… estensione del suo… ella può agire su di me a suo piacimento…" disse con amarezza, guardando il proprio corpo, ormai pietrificato fino all'addome.

"Non so ancora… se tu abbia ragione… ma non importa! Lascia che ti dica una cosa, però: sei stato abile… contro di me… ma non credere che la strada della vittoria per voi cavalieri… sia spianata! I poteri di Oberon e Titania… sono immensi… io non sono nulla… a con…fronto…" esclamò sofferente. Ormai tutto il suo corpo all'infuori della testa era diventato di pietra.

"Puck…" sussurrò Virgo

"Eh eh… di una cosa però… sono felice… ammettendo di non… potermi vincere… hai mostrato di ricordare… cosa sia… l'umiltà!" disse, sorridendo per l'ultima volta, prima che anche il suo viso si tramutasse in pietra. Un attimo dopo, il suo corpo andò in pezzi, franando al suolo e diventando polvere, e Virgo non potè trattenere un gemito di dolore, restando a lungo immobile ad osservare quel che restava del suo nemico.

Poi, senza dir niente, il cavaliere avanzò verso i pezzi della sua armatura d'oro e sollevò l'elmo, fissandolo in silenzio per lunghi secondi.

"Il segreto dell'armatura della Vergine… per anni ho creduto di non averne bisogno… creduto che la mia forza bastasse a sconfiggere qualsiasi nemico… ma ora…"

Dopo aver esitato ancora per qualche attimo, il cavaliere infilò la mano all'interno dell'elmo, estraendo una maschera d'oro, la maschera del totem della Vergine, i cui occhi vacui sembravano fissarlo. Con un sospiro, il cavaliere si pose la maschera sul suo volto e si sedette a terra con le gambe incrociate, in meditazione.