ALL'ULTIMO SANGUE

Con un fragore assordante, l'ultimo grido di Banshee, Guardiana d'Irlanda, risuonò tra le stanze ormai vuote di Avalon, scuotendo gli alberi nei giardini, riecheggiando nei corridoi e nei saloni, rimbombando fin su nelle torri più alte e fin giù nelle segrete, come se la donna volesse lasciare il suo commiato ad ogni centimetro di un luogo che da secoli ormai non amava, ma che aveva comunque imparato a chiamare casa.

Poi, il grido cessò, e la quiete che tornò a cadere sull'Isola Sacra fu paradossalmente molto più assordante dell'urlo stesso.

"Banshee…" sospirò cupamente Oberon, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa allo schienale del trono.

"Anche lei alla fine ci ha delusi, proprio come Puck! Neppure la nostra stessa progenie è riuscita nel semplice compito che gli era stato affidato!" sottolineò freddamente Titania, che, a differenza del marito, non tradì alcuna emozione per la morte della figlia.

"E così, e per questo ora non resta che un Sigillo a sostegno della possente prigione dell'Olimpo! E non resta che un baluardo a mia difesa: tu, che ti compiaci di chiamarti mia sposa! Saprai esserne all'altezza?" domandò Oberon, fissandola direttamente negli occhi.

"Saprò farlo!" rispose solennemente Titania "Il Decimo Sigillo, che tra tutti è quello che incanala l'essenza più potente del cosmo, resterà intatto! Finchè io vivrò, nessun nemico riuscirà anche solo a sfiorarlo!"

"Fa che le tue parole corrispondano a verità! Fa strage di coloro che verranno, resisti finchè Nettuno non crollerà del tutto di fronte al mio potere, e finalmente l'odiata stirpe di Zeus cadrà! Fallisci, e le vite dei nostri figli e dei fedeli Guardiani saranno state date invano. Fallisci, e presto le Olimpiche legioni si abbatteranno su Avalon, devastando l'isola che per tanti millenni è stata la nostra casa. Torna vincitrice… o non tornare affatto!" comandò imperiosamente Oberon.

"Non fallirò… questa volta sarai fiero di colei che tanti millenni or sono hai scelto come tua regina!" promise Titania chinando il capo. Fece poi per muoversi, ma Oberon parlò ancora una volta, in un sibilo che la fece rabbrividire.

"Fa che sia così… o sarà grazie al Rito che otterrò la mia vittoria!"

Annuendo nervosamente, Titania si inchinò un'ultima volta di fronte al suo sposo, dandogli poi le spalle ed uscendo dalla sala del trono, incamminandosi negli scuri corridoi di Avalon, che mai aveva visto deserti come stavolta, che mai le erano sembrati così cupi e opprimenti.

Raggiunto il pesante portone del palazzo, la regina fece qualcosa che non le era abituale, ed anzichè aprirlo con la sola forza del cosmo, come sempre aveva fatto in migliaia di anni, senza saperne neppure la ragione appoggiò le mani sulle ante di solido legno, avvertendone i cerchi e le screpolature sulla pelle, e sospirando le spinse con vigore. Le porte si aprirono sul grande giardino dell'Isola, e gli ultimi raggi del tramonto investirono il viso della sovrana, davanti ai cui occhi comparvero, come per incanto, immagini di un tempo ormai dimenticato.

Fissando il sentiero affiancato da siepi e coperto da archi di rami e fiori, Titania vide se stessa percorrerlo, vestita di una tunica color ambra dal lungo strascico, con un sorriso dignitoso ma felice sul volto. Ad attenderla in fondo al sentiero vi era Oberon, a sua volta talmente felice da non riuscire neppure a nascondere la sua espressione raggiante, ed accanto a lui le due divinità che aveva scelto come testimoni, in nome dell'amicizia che li univa: Odino, signore di Asgard, e Zeus, sovrano di Grecia.

"Che la furia del cielo colga chiunque osi mai cercare di spezzare il sacro legame che quest'oggi alla nostra presenza viene sancito!" aveva augurato Zeus, prendendo le mani dei due sposi e lasciando che si stringessero l'una dentro l'altra.

Abbassando il capo, Titania sfiorò con la mano destra l'anulare della sinistra, alla cui base brillava l'anello d'oro nuziale che Oberon le aveva dato quel giorno, imperituro pegno d'amore. Una sensazione di profonda amarezza e malinconia avvolse la regina, che si toccò lo stomaco con la mano al pensiero della felicità e spensieratezza di un tempo, ormai irrimediabilmente perduti.

Poi, Titania alzò la testa di scatto, e la visione scomparve. Un cosmo, malconcio ma ancora percettibile, si stava avvicinando all'ultimo Sigillo. Lo sguardo della sovrana si indurì, gli occhi si illuminarono per la determinazione, e, abbandonando ogni tristezza, lasciò i giardini dell'isola, comparendo sulle scoscese coste di Scozia, in difesa della decima tavoletta, in attesa del nemico.

Pochi minuti dopo, una figura comparve di fronte a lei, barcollante, sporca di sangue e fango, ma circondata da un bagliore dorato che non lasciava dubbi circa la sua identità. Il Cavaliere si guardò attorno per qualche secondo, sorridendo alla vista dell'ultimo Sigillo, per poi rabbuiarsi nel rendersi conto che non era affatto indifeso.

"Stolto sventurato, nel luogo in cui sei appena arrivato non troverai che la morte!" pensò la donna, espandendo il suo cosmo e sollevando la mano. "Primo fra tutti i tuoi compagni hai raggiunto il luogo in cui riposa l'ultimo Sigillo, e per primo morirai, perchè il decimo Guardiano, Titania, sposa di Oberon e regina di Avalon, non avrà nessuna pietà!" esclamò solennemente, lasciando partire dalle dita della mano mortali fasci di energia.

Per un attimo, Kanon rimase paralizzato, colto totalmente di sorpresa dall'identità del nuovo nemico e dal suo attacco, ma poi l'istinto guerriero scattò in suo aiuto, spingendolo a gettarsi di lato per salvarsi.

Tale gesto disperato gli salvò la vita, ma non ebbe totalmente successo. Tre dei fasci di luce di Titania si persero dietro di lui, uno gli graffiò la guancia, ma l'ultimo trapassò da parte a parte la spalla, sfondando l'armatura già danneggiata dalla battaglia con Banshee e spezzando la clavicola.

Soffocando un grido di dolore, il Cavaliere si rotolò per terra, alzandosi poi rapidamente e sollevando la guardia per fronteggiare la nuova avversaria. Osservandola bene, si accorse subito che aveva la stessa carnagione azzurra e le stesse orecchie a punta di Banshee, e che, proprio come il Flagello d'Irlanda, non indossava armatura, eccezion fatta per due coprispalla, che si estendevano verso l'esterno, piegandosi leggermente a coprire anche la metà superiore del torace e della schiena. A differenza della sua precedente nemica però, i capelli, lunghi fino a oltre metà della schiena, non erano blu ma di un castano chiarissimo, quasi tendente al rosa. Per il resto, la donna indossava un abito scarlatto con bordi d'oro, che copriva interamente il petto e le braccia, fino ai polsi, aprendosi poi a lasciar nudo l'addome, prima di richiudersi in una lunga gonna dello stesso colore. Al centro del torace, una spilla d'oro ornata da un grosso rubino rettangolare rifletteva i tenui raggi di sole. Dietro le spalle, un sottile velo bianco, lungo quanto un mantello, si agitava nel vento, restando tuttavia fissato al corpo della donna grazie non solo ai coprispalla, ma anche a due bracciali rotondi d'oro, che lo agganciavano ai polsi facendogli disegnare un arco su ciascun lato.

Al di là dell'aspetto fisico però, Kanon non potè fare a meno di notare come, persino a pochi momenti dallo scontro, nell'espressione e nel portamento della donna che aveva innanzi vi fossero una tale eleganza e dignità da non avere pari neppure in una sala del trono, tali da ispirare in lui quasi un senso di soggezione, paragonabile solo a quello provato il giorno in cui aveva incontrato Nettuno per la prima volta, liberandone lo spirito dall'anfora di Atena.

"Dopo Banshee, è ancora una donna che trovo sul mio cammino! Devo arguire che la difesa di Avalon è affidata esclusivamente alle sue dame?" ironizzò con finta sicurezza.

Anzichè rispondere però, Titania si limitò a guardarlo fisso negli occhi, e nell'incrociare per un solo attimo il suo sguardo, Kanon si sentì improvvisamente come uno stelo d'erba di fronte ad un uragano, impotente e nudo, sovrastato da una sensazione di tragedia imminente, da una forza contro la quale neppure se fosse stato al pieno della forma e privo di ferite avrebbe avuto alcuna speranza di vittoria. Il cuore iniziò a battere all'impazzata, rivoli di sudore freddo gli bagnarono il viso, ed ogni istinto del suo corpo gli gridò di fuggire il più lontano possibile, ma i muscoli erano come impietriti e rifiutavano qualsiasi movimento.

"Sei tu allora colui che ha abbattuto Banshee…" disse in quel momento Titania, spezzando l'incantesimo.

Respirando affannosamente e con il volto madido di sudore, Kanon lottò per non crollare in ginocchio per la fatica. "La fama di voi Cavalieri d'Oro è meritata, solo un cosmo di grande potenza poteva avere il sopravvento sulla sua furia selvaggia, e non credevo che tra gli umani esistessero guerrieri capaci di simili imprese! Ma ciò non ti sia d'illusione, uccidendo sua figlia hai causato un profondo dolore all'animo puro del sommo Oberon, e per questo non riceverai alcuna pietà! La mia punizione si abbatterà su di te con la furia della tempesta!" proclamò, sollevando le mani al cielo.

Quasi istantaneamente, enormi nuvole nere si accumularono sopra di lei, e contemporaneamente un vento tanto terribile da strappare l'erba da terra iniziò a soffiare sul campo di battaglia.

"Possenti venti del Nord, obbedite agli ordini di Titania! Che la vostra impareggiabile furia annienti colui che ha osato causare la collera di Avalon!" ordinò, indicando improvvisamente il Cavaliere d'Oro. A questo semplice gesto, i venti cambiarono subito direzione, scatenandosi contro Kanon con la forza di un uragano.

"Ha il controllo… della natura!" realizzò il guerriero coprendosi gli occhi con una mano e cercando di impedire di venir spazzato via. Ululando selvaggiamente, il vento si abbattè con tutta la sua forza contro di lui, bersagliandolo di sassi e zolle di terra strappate dal suolo ed esercitando sempre più pressione contro l'armatura d'oro, rendendo persino difficile respirare.

La gamba destra, già martoriata dal morso di Crom Cruach, non riuscì a reggere alla pressione e venne meno, ma Kanon si fece forza e piantò meglio a terra la sinistra, piegandosi carponi per offrire minore resistenza al vento. In pochi secondi, gli occhi iniziarono a lacrimare, mentre uno strato di brina comparve sui bordi dell'armatura ed il viso si fece bluastro per il freddo.

"Non è un vento comune… mi taglia il fiato, ed il freddo che sprigiona sta penetrando la mia armatura attraverso le crepe! Se non reagisco subito, presto le forze mi abbandoneranno!" pensò il Cavaliere, lottando per rialzarsi ed espandendo il suo cosmo, il cui calore lo confortò quasi istantaneamente.

"Speri di reagire, ma non fai altro che sprecare le poche forze che ancora ti rimangono! La collera delle tempeste non conosce tregua, presto sarai spazzato via!" minacciò imperturbabile Titania. Kanon però non si fermò, anzi raddoppiò i suoi sforzi, alzandosi del tutto nonostante l'impeto del vento.

"La vittoria che tanto brami, non è con un pò di cattivo tempo che la raggiungerai!" ringhiò, trovando la forza per scattare in avanti in direzione di Titania, concentrando il cosmo nel pugno e sferrando un fascio carico di energia.

Con un movimento rapidissimo però, Titania balzò verso l'alto, facendo andare a vuoto il suo assalto. Prima ancora che Kanon potesse girarsi ed attaccare di nuovo, la donna lo indicò con il palmo della mano, che brillò di una luce cremisi. Una pressione spaventosa investì il torace del ragazzo, schiacciandolo verso terra e spingendolo indietro, quasi scavando un solco con la schiena. Urlando per il dolore proveniente dalle ferite al braccio ed alla gamba, il Cavaliere di Gemini venne trascinato impotente fino al bordo della scogliera, quando all'improvviso la spinta cessò, lasciandolo libero.

Con la vista appannata e la testa che gli girava, Kanon cercò di alzarsi, ma ebbe una fitta di dolore al torace e si accasciò in avanti, tossendo sangue. Appoggiando la mano sul pettorale dell'armatura, si accorse che le ferite causate dagli aculei di Crom Cruach stavano sanguinando persino più copiosamente di prima, grondando sull'erba e sul terreno.

Senza cedere alla disperazione, il Cavaliere strinse i denti, sforzandosi di schiarire la vista. In quel momento però Titania fu su di lui e gli afferrò la testa con la mano, sollevandolo da terra.

"Cadere dalla scogliera non è abbastanza per chi ha osato muovere guerra all'onnipotente Oberon! La fine che ti attende sarà ben più lenta e dolorosa!" sibilò, stringendo la presa ed affondandogli le unghie nel viso, per poi sbatterlò violentemente al suolo con la testa, spaccando il terreno e creando un piccolo cratere.

Nel vedere un lago di sangue allargarsi sotto il volto del nemico, Titania sorrise soddisfatta.

Improvvisamente però, il corpo di Kanon iniziò a risplendere d'oro ed a bruciare come il fuoco, obbligandola a ritrarre la mano per il calore.

Di fronte a lei, circondato da un alone intensissimo, il cavaliere di Gemini si rialzò in piedi, fissandola torvo e determinato nonostante il viso fosse ormai una maschera di sangue.

"Forse è davvero giunta la mia ora… ma non me ne andrò in questo modo infame! Prima di morire, prenderò almeno la tua vita, che i miei compagni possano distruggere il Sigillo senza difficoltà! Esplosione Galattica!" gridò, scatenando il suo colpo segreto a distanza ravvicinata.

Per qualche istante, la regina di Avalon sembrò svanire nella luce dorata dell'Esplosione Galattica. Poi però, circondata dai bagliori scarlatti del suo cosmo, ella ricomparve di fronte a Kanon, con la mano sollevata ed il palmo rivolto verso l'esterno a contrastare la forza dell'attacco nemico.

"Stolto! Debole è il tuo cosmo, piegato dalla fatica della battaglia! La furia di una così flebile energia non potrà mai arrecarmi danno!" esclamò la donna con un sorriso di scherno e superiorità "Ma non illuderti, se anche le tue forze fossero al loro parossismo, il fato che ti attende non cambierebbe!" gridò, avanzando di un passo e iniziando a respingere l'assalto.

"Non è possibile! Sta fermando l'Esplosione Galattica con la sola forza della mano?!" realizzò sbalordito il ragazzo con gli occhi sbarrati.

"Una mano, anzi anche la sola punta di un dito, è tutto ciò di cui ho bisogno per conquistare la vittoria! Ma tu sarai in grado di fare altrettanto?!" lo derise la regina, aumentando la spinta e scagliando indietro l'Esplosione Galattica, rimandandola contro il suo stesso creatore.

Facendo esplodere il suo cosmo, Kanon cercò di contrastare il potere di Titania e riprendere il controllo dell'Esplosione Galattica, ma l'energia della regnante di Avalon lo sovrastò completamente, rendendo vani i suoi sforzi e imminente l'abbattersi su di lui della forza del suo stesso colpo segreto. Assordante come un tuono, il fragore dell'esplosione avvolse il campo di battaglia.

Improvvisamente però, un bagliore dorato si frappose tra i due guerrieri, e nello stesso momento Kanon si accorse che qualcosa stava fermando l'energia del suo attacco. Spalancando gli occhi, il ragazzo scorse davanti a se una sagoma, sorridendo infine nel riconoscere colui che era accorso in sua difesa, e che lo stava proteggendo con uno scudo d'oro.

"Non cercare di fare tutto da solo, Kanon. Hai dei compagni al tuo fianco in questa battaglia!" gli sorrise il Cavaliere di Libra, abbassando lo scudo non appena l'energia del colpo si fu dissipata, e fissando cupamente Titania, per nulla preoccupata dal suo arrivo.

"E' la Guardiana dell'ultimo Sigillo?" domandò osservandola ed accigliandosi.

"Non una guerriera comune… costei è Titania, regina di Avalon!" spiegò Kanon in affanno.

"Titania…" ripetè Libra a denti stretti, percependo l'enorme cosmo che da lei si sprigionava. Prima che potesse studiarne meglio l'aspetto però, sentì Kanon tossire violentemente alle sue spalle, e voltandosi vide che era crollato in ginocchio e stava vomitando sangue.

"Hai bisogno di riposo! Affronterò io Titania, tu pensa a recuperare le energie!" gli disse con fermezza.

Kanon scosse la testa per protestare e cercò di rialzarsi, ma Libra gli poggiò una mano sulla spalla, fermandolo. "Avremo presto bisogno della tua forza, non sprecarla ora inutilmente!" consigliò, guardandolo negli occhi. Kanon rimase interdetto per un attimo, ma poi annuì.

Rassicurato, Libra si voltò verso Titania, espandendo il suo cosmo. "Sembri molto abile ad affrontare un nemico gravemente ferito, ma per tua sfortuna la battaglia contro Feron non mi ha ridotto tanto male da non poter lottare!" minacciò, lanciandosi all'attacco.

"Non cambierà!" rispose semplicemente Titania, schivando il suo assalto con un singolo movimento laterale. Ruotando sul piede d'appoggio, Libra girò di 180 gradi per attaccare di nuovo, ma la regina di Avalon si limitò a fissarlo intensamente, liberando un'ondata di energia che sbalzò in aria il Cavaliere, scaraventandolo indietro.

Con un colpo di reni, Libra riprese il controllo ed atterrò con una piroetta, scagliando contemporaneamente una serie di raggi di energia, che si infransero senza alcun effetto sul corpo di Titania. Contemporaneamente, la regina spalancò gli occhi, liberando una nuova ondata di energia che spaccò il suolo e lanciò in aria il guerriero, preso stavolta completamente alla sprovvista.

Colpendo duramente, Libra crollò a terra, frantumando il suolo roccioso. Immediatamente, Kanon si mosse per soccorrerlo, ma prima che potesse fare un passo il custode della settima casa risollevò la testa, fissandolo per un attimo. Vedendo nei suoi occhi la determinazione di combattere, il cavaliere di Gemini annuì e si fermò.

Spostando lo sguardo, Libra tornò a fissare Titania, che ancora una volta non aveva affondato l'assalto quando avrebbe potuto. "E' sicura di se… certa dei propri mezzi! Anche se non indossa armatura, il suo cosmo è abbastanza forte da annullare gli attacchi più deboli senza che abbia neppure bisogno di muoversi!" riflettè il Cavaliere della Bilancia stringendo i denti, mentre cercava di organizzare una strategia.

"Nella battaglia nel Tempio dei Mari contro Nettuno, Sirio e i suoi compagni riuscirono a ferire l'imperatore degli abissi colpendolo di sorpresa, innalzando i loro cosmi abbastanza da superare le sue difese. Sfruttare la sua stessa sicurezza, la sua convinzione di non aver bisogno di difendersi, per sconfiggerla con un colpo solo! Potrebbe essere questa la via della vittoria!" pensò espandendo parzialmente il suo cosmo e rimettendosi in piedi.

"Le tue energie sono prossime alla fine, del glorioso cosmo di un Cavaliere d'Oro non ti resta che un alitar di vita!" commentò Titania in un sussurro, senza che dalla sua voce trasparisse però un'ombra di pietà.

"Un'alitar che alla mia Dea è votato! Atena, guida la mia mano!" pregò il guerriero, scattando nuovamente verso la regina, i cui occhi brillarono per un attimo, liberando una pioggia di strali di energia. Correndo a zig-zag però, Libra riuscì a schivarne la maggior parte, per poi balzare improvvisamente in aria e concentrare il cosmo nel ginocchio, per sferrare il "Colpo Segreto del Drago Nascente!!".

Imperturbabile, Titania rimase immobile lasciando che l'assalto si infrangesse su di lei senza sortire alcun risultato. Nello stesso momento in cui il ginocchio di Libra impattò inoltre, la regina di Avalon bruciò una frazione del suo cosmo, crepando la ginocchiera delle vestigia della Bilancia ed obbligando il cavaliere a superarla con una capriola per evitare danni più gravi.

Appena toccata terra però, Libra ruotò sulla gamba e fece scattare il pugno destro in avanti, attaccando a distanza ravvicinata. "Ancora una volta: Colpo del Drago Nascente!!" gridò, lasciando che le fauci del drago di Cina saettassero verso il bersaglio.

"Stolto, tentare due volte una tecnica che si è già rivelata incapace di causarmi danno!" criticò Titania restando immobile di spalle, ma in quel momento Libra sorrise sicuro e affiancò la mano sinistra alla destra, supportandola ed aumentando la furia del dragone, che premette con forza contro la barriera cosmica della Dea.

"Ostenti molta sicurezza, regina di Avalon, ma questo Drago Nascente è completamente diverso da quello che hai appena respinto!!" gridò, liberando in pieno l'energia del suo colpo segreto.

"Sta usando la mano sinistra per rafforzare il pugno destro e raddoppiare l'energia del suo attacco! Avendolo appena respinto, Titania ne ha sottovalutato la forza e adesso la sua difesa può essere infranta!" commentò Kanon, intuendo il piano del compagno, il cui cosmo avvampò avvolgendo la sovrana di Avalon con bagliori dorati.

Nonostante l'apparente pericolo però, la donna non si scompose, voltando appena la testa verso il suo nemico. Impallidendo, Libra si accorse che stava sorridendo.

Un attimo dopo, dal suo corpo esplose un'onda di energia più forte delle precedenti, che dilaniò con facilità estrema il Drago Nascente, abbattendosi sul cavaliere d'oro e scaraventandolo indietro con un grido di dolore. Prima che Libra potesse difendersi inoltre, una tempesta di fasci di luce schizzò contro di lui, centrandolo ripetutamente al torace, allo stomaco ed al viso, facendogli sputare sangue.

"Libra!!" gridò Kanon, correndo in suo soccorso e cercando di distrarre Titania attaccandola con un raggio di luce, ma, senza neppure prenderlo in considerazione, la regina si lasciò raggiungere, ed un attimo dopo il colpo tornò indietro, potenziato dal suo cosmo divino.

Preso in controtempo, Kanon venne centrato in pieno addome e scaraventato indietro, mentre Titania svaniva, per riapparire una frazione di secondo dopo alle spalle di Libra, che era ancora a mezz'aria. Afferrandolo alle braccia, la regina ne frenò la spinta.

"Hai deliberatamente ridotto la forza del primo attacco, sferrandolo con il ginocchio ed imprimendo in esso solo una minima parte di cosmo, per poi cercare di sorprendermi utilizzando la stessa tecnica potenziata al massimo. Una strategia che potrebbe risultare vincente contro umani tuoi pari forse, ma non certo contro una Dea che per secoli ha calcato questa terra! Piangi te stesso, cadrai vittima della tua arroganza!" sibilò, scatenando un'onda durto spaventosa che colpì il cavaliere in piena schiena, aprendo numerose crepe sulla sua armatura d'oro e facendolo sbattere al suolo con violenza, accanto a Kanon.

"Mio sposo, costoro che erano giunti da nemici ora sono vittime sacrificali alla tua grandezza! Accettali come pegno del mio amore!" esclamò, sollevando la mano spalancata e lanciando una serie di strali di luce verso i due eroi inermi.

"Kanon!" urlò Libra, rialzandosi di scatto e difendendo se stesso e il compagno con lo scudo della Bilancia. Il dolore per l'attacco appena subito però gli annebbiava la vista, e secondo dopo secondo l'assalto di Titania, anzichè indebolirsi, si fece sempre più pressante, avendo infine la meglio sul guerriero e spingendolo a terra.

Con una luce di trionfo negli occhi, la Dea impresse ancora più forza ai suoi attacchi, lanciando una pioggia di fasci di energia contro i Cavalieri.

Improvvisamente però, un fulmine d'oro saettò sul campo di battaglia, e contemporaneamente una serie di sottili raggi scarlatti intercettò con straordinaria precisione gli strali di Titania, facendo si che si annullassero a vicenda a mezz'aria.

Colta di sorpresa, la donna restò interdetta, ma la figura non esitò un attimo e schizzò subito verso di lei, portandosi a pochi passi e assumendo la forma di un cavaliere d'oro, avvolto dalla luce del suo cosmo.

"Cuspide Scarlatta!!" gridò Scorpio, sollevando minacciosamente la mano destra su cui si stagliava il letale aculeo e sferrando il proprio colpo segreto.

Gli occhi di Titania si chiusero in una fessura, e la Dea afferrò con una mano il lembo del proprio velo, agitandolo verso il nuovo arrivato. Prima ancora che l'eroe potesse capire cosa stesse accadendo, esso sembrò quasi espandersi e lo avvolse completamente. Un attimo dopo, il mantello si ritrasse, tornando alle sue normali dimensioni, ma del custode dell'ottava casa non vi era più traccia.

"Scorpio!!" gridarono sbalorditi Libra e Kanon, che si era appena faticosamente rimesso in ginocchio "Che ne è di lui? Che cosa gli hai fatto?!"

"L'ho precipitato tra le nebbie di Avalon, il gelido abisso ove non splende mai la luce del sole, e lo spazio ed il tempo sono distorti. Queste nebbie eterne proteggono la nostra divina isola, rendendone impossibile l'ingresso ai comuni mortali, che sono destinati a perdersi per sempre nel nulla privo di stelle! L'abisso che si cela nel mio mantello, volete provarlo anche voi?" domandò enfatica la regina.

"Strega!!" gridò furioso Libra, lanciandosi disperato contro di lei. Non ebbe fatto però pochi passi che, con un movimento repentino, Titania agitò di nuovo il suo velo, lasciando che da esso emergesse Scorpio e scagliandolo contro il cavaliere della Bilancia, in modo che i due si scontrassero e cadessero entrambi a terra.

"Eccoti restituito il compagno che tanto brami. Perdersi per sempre tra le nebbie sarebbe una fine troppo magnanima, chi ha osato sfidare l'autorità di Oberon merita ben altro!" minacciò cupamente.

"Scorpio!!" chiamò il custode della settima casa, scuotendo il corpo del compagno ed osservandone preoccupato il viso, improvvisamente pallido e gelido, e l'armatura, coperta da un sottile strato di brina ghiacciata.

"Freddo… fa così freddo…" mormorò il cavaliere d'oro, quasi delirante, prima di riaprire gli occhi tra le braccia del compagno.

Sorridendo sollevato, Libra lo poggiò a terra, voltandosi poi verso Kanon, ancora accasciato al suolo, e infine verso Titania, fissandola preoccupato prima di espandere ancora una volta il suo cosmo e sollevare la guardia.

"Nessuno di loro è in grado di combattere, non resto che io a tenerle testa!" pensò.

"Tenterai ancora la sorte? Eppure debole è il tuo cosmo, fiaccato dal dolore, e prima ancora dalle ferite del duello con Feron! Sai anche tu di non avere scampo, pochi colpi ancora e per te sarà la fine!" sibilò la Dea sorridendo minacciosamente.

Libra strinse i denti, consapevole della veridicità delle sue parole, ma prima che potesse replicare qualcosa, una mano gli si poggiò sul pugno. Voltandosi, il ragazzo vide Scorpio, di nuovo in piedi accanto a lui, nonostante le ultime tracce di ghiaccio ancora coprissero la sua armatura d'oro.

"Permettimi di combattere al tuo fianco, Cavaliere della Bilancia. Il mio duello con costei non è ancora finito, non basta un solo attacco mandato a segno per fermare Scorpio!" esclamò con enfasi, facendo un passo in avanti. Libra non rispose nulla, incerto su cosa fare perchè consapevole che, se da una parte in due avrebbero avuto possibilità di vittoria ben maggiori, dall'altra il ghiaccio che copriva la corazza dello scorpione indicava che le nebbie di Avalon erano ad una temperatura sulla soglia dello zero assoluto, e quindi capace di penetrare l'armatura e indebolire il corpo più di quanto si potesse vedere all'apparenza.

Intuendo i suoi dubbi, il ragazzo lo fissò negli occhi, rivelando una serietà che raramente il compagno gli aveva visto "Non per gloria o orgoglio ti chiedo di lasciarmi combattere, ma per vendicare coloro che ora non sono più tra noi, vittime delle macchinazioni di Oberon!" disse cupamente.

"A chi… a chi ti riferisci?" domandò preoccupato Libra.

"Ai Cavalieri di bronzo di Nuova Luxor! Mentre noi eravamo impegnati nella ricerca dei sigilli, villa Thule è stata vittima di un vile attacco, e solo a costo della vita di alcuni di loro sono riusciti a respingerlo! Sono giunto troppo tardi per poter portare aiuto, ma nel mio pugno risiede adesso il loro desiderio di pace e giustizia, non come fardello ma come peso che dona coraggio e forza! Per questo adesso combatterò, che tu lo voglia o meno!" esclamò solennemente, sollevando la mano destra le cui dita erano serrate con forza.

"E'… è giusto!" intervenne in quel momento una terza voce, e voltandosi Scorpio e Libra videro anche Kanon rimettersi in piedi, nonostante fosse incerto sulle gambe e flotti di sangue grondassero da un'infinità di ferite "Non devi preoccuparti per noi, non siamo fanciulli ma cavalieri d'oro! Siamo sempre pronti a rischiare la vita!" affermò.

Sospirando, il cavaliere di Cina annuì, permettendo ai due compagni di affiancarlo, ed insieme si voltarono verso Titania, che finora era rimasta immobile in silenzio.

"Quanta determinazione…" li derise la regina vedendo i loro cosmi iniziare a bruciare ed espandersi "Sei un buon oratore, cavaliere di Scorpio, le tue parole hanno saputo risvegliare lo spirito guerriero dei tuoi compagni. In una cosa però sei nel torto: non Lord Oberon ha ordinato l'attacco di cui hai parlato, ma io stessa, Titania! Speravo avrebbe agito da diversivo, spingendovi ad abbandonare la ricerca dei Sigilli, ma evidentemente avevo sopravvalutato la forza del mio sicario!"

A queste parole, i tre cavalieri d'oro rimasero allibiti, fissando la Dea con occhi sbarrati, poi, con un gesto rabbioso, Scorpio strinse il pugno e scattò in avanti, circondato dalla luce del suo cosmo, con negli occhi le immagini della devastazione di Villa Thule, dei corpi dei caduti, dell'amarezza di Asher, Patricia e Fiore di Luna.

"Maledetta!!" gridò carico di frustrazione "Onde Paralizzanti!"

Le Onde dello Scorpione investirono la regina di Avalon, e contemporaneamente il Cavaliere balzò in aria, caricando il cosmo nel dito indice, la cui unghia si trasformò ancora una volta in un letale aculeo "Cuspide Scarlatta!!"

Quattordici cuspidi partirono contemporaneamente dalla mano di Scorpio, saettando verso Titania. Ma con un semplice movimento del braccio, la Dea annullò le Onde Paralizzanti e fendette l'aria, scatenando un'onda di energia che disperse gli aghi di luce, obbligando il guerriero ad un colpo di reni per eseguire una capriola all'indietro e spostarsi dalla traiettoria.

Stringendo i denti, Scorpio toccò di nuovo terra, scivolando in qualche modo sul suolo roccioso. Per nulla impensierita, Titania spalancò gli occhi, liberando un'altra ondata di energia contro il nemico che, preso in controtempo, potè solo incrociare le braccia davanti al viso per difendersi in qualche modo. All'ultimo istante però, Libra si parò davanti al compagno, spingendolo indietro e difendendolo con lo scudo d'oro, che tremò ma riuscì a reggere il colpo.

"Hai già dimenticato le tue stesse parole? Combatteremo insieme!" esclamò con un sorriso veloce, prima di abbassare di scatto lo scudo e lanciare ancora una volta il Drago Nascente.

Le fauci della belva d'Oriente attraversarono in un attimo i metri che separavano i due combattenti da Titania, ma si infransero impotenti sul palmo aperto della Dea, che poi fece un passo in avanti, incassando il braccio e caricando in esso il suo cosmo, prima di farlo scattare in fuori. Un'enorme sfera infuocata di energia esplose attorno ai due Cavalieri d'Oro, scaraventandoli sanguinanti in aria, circondati da frammenti di roccia e di armatura.

Senza esitare un attimo, la donna li indicò con il dito, preparandosi a lanciare due fasci di luce contro di loro, ma improvvisamente il vuoto davanti a lei sembrò venire lacerato e si aprì, rivelando uno spazio oscuro e distorto, che nel giro di pochi istanti sembrò avvolgerla.

"Dimensione Oscura!!" gridò Kanon, parandosi davanti ai compagni e sferrando il suo colpo segreto con tutta la forza che gli restava. La terra ai piedi di Titania andò in pezzi, distrutta dall'attrazione gravitazionale della tecnica dell'eroe, e subito dopo la Dea stessa scomparve precipitando nelle tenebre.

Respirando affannosamente, Kanon richiuse il varco dimensionale, sforzandosi con tutto se stesso di non perdere i sensi. Il dolore per le ferite era diventato insostenibile, e per quanto stesse cercando di trattenerla, l'emorragia interna lo stava rapidamente privando delle ultime energie, e della vita stessa.

Barcollando, gettò un'occhiata ai due compagni, che si stavano in qualche modo rimettendo in piedi, si voltò verso il sigillo, poggiato a pochi metri di distanza, ed iniziò ad avanzare verso di lui. "L'ultimo… ostacolo!" mormorò, ma in quello stesso momento il cielo sopra di lui si aprì in due, dilaniato dall'interno da una forza troppo grande per essere contenuta, ed un immane folgore di energia si abbatte su Kanon, strappandogli un grido di agonia.

"Kanon!!" gridarono all'unisono Libra e Scorpio, correndo verso di lui. Prima che potessero raggiungerlo però, il fulmine esplose, liberando un'onda distruttiva che investì i guerrieri, scagliandoli violentemente a terra. Un attimo dopo, con l'armatura fumante e gli occhi sbarrati, anche Gemini crollò impotente al suolo in una chiazza di sangue, e accanto a lui riapparve Titania, indenne dopo la Dimensione Oscura.

"Illuderti di poter intrappolare a lungo chi non ha mai perso la strada neppure tra le eterne nebbie di Avalon! La tua stessa arroganza ti perderà, umano!" dichiarò la Dea sollevando la mano e calandola verso la testa del custode della terza casa.

A pochi centimetri dal bersaglio però, la Dea si bloccò e voltò di colpo, avvertendo alle sue spalle un'aura immensamente aggressiva, quasi spaventosa, simile a quella di una fiera assetata di sangue, e un attimo dopo un fulmine d'oro tagliò l'aria verso di lei, spingendola ad allontanarsi da Kanon con un balzo.

Guardando in direzione dell'origine dell'attacco, Titania vide due figure stagliarsi fianco a fianco, avvolte dai bagliori del cosmo.

"Non leverai la tua mano assassina su di lui, Guardiana di Avalon! Non finchè un solo Cavaliere d'Oro avrà forza per combattere!" esclamò energicamente Ioria, balzando in avanti e fronteggiando la Dea, non senza gettare un'occhiata preoccupata ai compagni riversi al suolo.

Sprezzante, Titania accennò un sorriso di scherno e si volse verso di lui, ma prima che il duello potesse iniziare, una terza figura saltò in mezzo ai contendenti, dando le spalle a Ioria e fissando la regina di Avalon con un misto di timore, rispetto e determinazione.

"Mia regina!" esclamò infine Bres, piegandosi su un ginocchio e chinando il capo "Non immaginavo che proprio lei, che di Avalon è augusta sovrana, sarebbe scesa a difesa dell'ultimo Sigillo!"

"Bres…" mormorò Ioria, tra il perplesso e il preoccupato.

"E così, colui che era un tempo fedele Guardiano di Avalon, non solo ha tradito, ma ha persino il coraggio di mostrarsi ai miei occhi, di accompagnare uno straniero nella distruzione dell'ultimo sigillo!" esclamò glaciale la Dea, fissandolo con durezza e lasciandosi circondare da un barlume di cosmo.

Immediatamente, Ioria sollevò il pugno per combattere, ma Bres distese il braccio per trattenerlo, e continuò a fissare Titania.

"L'ira che prova nei miei confronti… la capisco! Ma la supplico, mi dia modo di spiegare, le chiedo solo questo! La guerra che stiamo combattendo è sbagliata, l'ho compreso nel corso degli scontri. Lord Oberon non è più il sovrano di un tempo, la divinità che mi ha salvato dagli abissi della disperazione non avrebbe mai ingaggiato cimento per motivi così futili! Lei che più di ogni altro lo conosce non può non essersene accorta… gli è successo qualcosa!" esclamò accoratamente, ascoltato ora anche da Libra e Scorpio che, seppur ancora a terra, avevano in qualche modo ripresi i sensi.

L'espressione della Dea non mutò affatto, ma Bres perorò ancora la causa

"E' necessario porre fine a tutto ciò e parlagli, cercare di capire! Mi conceda di distruggere l'ultimo Sigillo e avere udienza con lui ad Avalon, solo così potremo evitare di compiere un tragico errore! Proseguirò con la forza se necessario, ma se tutti questi secoli trascorsi sull'Isola Sacra hanno avuto un senso, mi lasci andare, che io non debba combattere almeno con lei!" disse con fervore.

Ma se Titania fu in qualche modo colpita dalle sue parole, non lo diede a vedere. "Osi minacciarmi?!!" tuonò con occhi che brillavano di energia cosmica, facendo tremare la terra ai suoi piedi e scatenando una sferzata di energia che scaraventò in aria il Guardiano.

"Tutti i Guardiani hanno deluso il sire Oberon, venendo meno alla loro parola e fallendo nei compiti assegnatigli. Ma fra tanti tu sei colui che maggior dolore gli ha causato! Nella sua immensa bontà il mio sposo ti aveva dato asilo nella nostra bella reggia, e tu l'hai ripagato con la lama del tradimento, schierandoti affianco a Cavalieri che con ogni forza cercano di impedire la sua giusta vendetta! Misero tentativo di farmi dubitare il tuo, non vi sarà alcuna pietà per un traditore! Farò a pezzi le tue carni con le mie stesse mani, che tutti imparino cosa succede a chi osa sfidare Avalon!!" gridò con una violenza tale da far paura, liberando la forza di un uragano e sollevando la mano per colpire.

In quel momento però Ioria balzò su Bres, spingendolo via dal raggio di Titania, e subito dopo fissò determinato la Dea negli occhi "Non parlare di tradimento, tu che sei così cieca da non distinguere l'ombra del cambiamento in colui che ti compiaci di chiamare tuo sposo! Se non riesci a vedere la verità nelle nostre parole, allora dovremo costringerti alla resa combattendo con feroci zanne!! Lightning Fangs!!" la accusò, prima di imprimere il suo cosmo nel suolo roccioso e attaccare la donna con colonne di energia.

"Parole focose, ma prive di efficacia se non sorrette da fondamenta di solida forza, Ioria del Leone!" lo derise però Titania con un ghigno sinistro, strappando al guerriero un sussulto di sorpresa nel sentir nominato il proprio nome.

"Ti conosco, certo! Il valoroso guerriero che ha guidato la battaglia contro i celesti Titani solo pochi anni fa, il tuo nome è ormai parte del mito! Ma tu non conosci me, ancestrale sovrana di Avalon, è questa mancanza ti sarà fatale!" disse, afferrando uno dei fulmini del Lightning Fang con il palmo della mano e deviandolo contro Ioria stesso, che riuscì a stento a schivarlo spostandosi lateralmente.

Immediatamente, Titania sferrò una sferzata di energia, ma il ragazzo, aspettandosi una mossa del genere, piantò saldamente i piedi al suolo, incrociando le braccia a difesa ed evitando di essere travolto. Per un attimo, un sorriso tirato comparve sul suo viso, ma poi l'energia liberata dalla Dea mutò, iniziando a vorticare su se stessa e concentrandosi in un singolo raggio azzurro.

Resosi conto del pericolo, Ioria abbandonò la posizione difensiva, gettandosi di lato appena in tempo per schivare l'assalto, che riuscì solo a frantumare la parte più esterna del coprispalla.

"L'armatura d'oro è inutile contro costei, la forza dei suoi assalti è inaudita!" realizzò, rotolandosi su un fianco e rialzandosi in ginocchio, sempre avvolto dalla luce del suo cosmo.

"Ma se possenti sono i suoi attacchi, altrettanto non è necessariamente vero per la difesa! Per il Sacro Leo!!" gridò, creando un reticolato di luce fittissima.

"Sacro?" ripetè ironicamente Titania "Come può esservi qualcosa di sacro in questa tecnica?! Esigua è la sua forza, misera e insignificante a paragone con la celeste potenza divina!" rise, disegnando un arco con il braccio e frantumando senza alcuno sforzo il reticolato di Ioria, che rimase immobile per la sorpresa.

"Neanche lui può nulla!" esclamò Scorpio con gli occhi sbarrati, cercando di rialzarsi per andare in aiuto del compagno.

Più veloce fu però la regina di Avalon, che approfittando dello stupore del nemico si avventò sul cavaliere di Leo, colpendolo all'addome con violenza tale da spaccare parte dell'armatura, già danneggiata nello scontro con Bres, e sollevarlo a mezz'aria.

Sputando sangue, l'eroe cercò di reagire, ma la Dea continuò a tempestarlo di colpi con la sola forza del cosmo, impedendogli qualsiasi forma di difesa.

"I miracoli di un tempo sono ormai lontani, della poderosa forza di allora sol questo ti resta, un alitar di inutili ciance! Spezzate sono le zanne del Leone!!" sibilò crudelmente, esaltata da quel confronto fisico che le permetteva di sfogare tutte le emozioni a lungo represse nelle lunghe ore trascorse ad osservare gli eventi accanto ad Oberon.

Improvvisamente però, un fendente di luce separò i due contendenti, facendo indietreggiare Titania di un passo e ricadere finalmente Ioria a terra.

"Quand'anche le zanne della possente fiera saranno spuntate, altre, forgiate nel fuoco dell'amicizia, si ergeranno sempre in suo aiuto! Gladius Avalonis!!" tuonò Bres, sferrando il suo colpo segreto e spaccando il suolo ai piedi della donna, che, seppur indenne, fu obbligata a indietreggiare. Nello stesso momento, il Guardiano si pose dinanzi a Ioria per proteggerlo.

"Suddito insolente! Osi rivolgere la lama di Avalon a colei che dell'Isola è regina! Non vi sono dunque limiti alla tua viltà?!" disse sdegnata.

"Non mi accusi di tradimento, che non abbia a pentirsene! Nulla debbo rimproverarmi, ho sempre impugnato il Gladio di Avalon per il bene del sommo Oberon, e così è anche stavolta!" ritorse Bres, muovendo la mano in avanti e sferrando un altro attacco.

"Menzogne!!" rispose Titania, spalancando gli occhi e incontrando l'assalto del guerriero con un'esplosione di energia, che per alcuni secondi ne contrastò l'impatto.

"Riesce a resistermi… senza neppure aver bisogno di muoversi! Ma non posso indietreggiare, se cedo anche Ioria sarà travolto…!" pensò Bres a denti stretti, imprimendo più energia nel suo colpo per evitare di essere sopraffatto.

Con una pressione tremenda, le due energie continuarono a contrastarsi in aria, ma se da una parte il viso di Bres era madido di sudore e contratto per lo sforzo, dall'altra Titania non sembrava neppure star combattendo e manteneva l'offensiva con calma glaciale. Dopo qualche attimo, il suo cosmo cominciò a prevalere, spingendo il ragazzo dai capelli rossi indietro e aprendo crepe sulla sua armatura.

"E' uno sforzo inutile, non puoi paragonarti a me! Ancora pochi attimi e sarai spazzato via come il soffio di una candela! La morte che tanto bramavi, presto sarà tua" predisse la Dea, imprimendo una frazione di energia in più.

"Gh…aaahhh" gridò Bres, mentre il bracciale della sua corazza andava in frantumi, esponendo la carne sottostante, che subito iniziò ad essere lacerata dal cosmo divino, lasciando grondare al suolo flotti di sangue.

Ma con uno sforzo supremo, il guerriero strinse i denti e fece esplodere il suo cosmo. "Liamwen… dammi la forza! Gladius… Avalonis!!" supplicò, imprimendo ancora più potere nel suo colpo segreto.

L'espressione di Titania rimase immutata in un sorriso di trionfo mentre, senza alcuna fatica, aumentava la propria energia per annullare gli sforzi del nemico. Improvvisamente però, un bagliore d'oro avvolse i fendenti del Gladius Avalonis, la cui forza raddoppio istantaneamente.

"Ma che cosa…!" affermò, tradendo per la prima volta una punta di sorpresa.

"Rimangia le tue profezie, spergiuro! L'oscuro mietitore non calerà la sua falce finchè le zanne di Ioria saranno ancora atte alla battaglia! Per il Sacro Leo!!" gridò rabbiosamente il cavaliere della quinta casa, balzando da dietro le spalle dell'amico ed unendo il proprio colpo segreto al suo.

"Dea che aneli alla distruzione, guarda la forza di Grecia e Avalon unite per lo stesso ideale di pace!" ringhiò, spingendo incredibilmente indietro di qualche passo la regina.

"La loro forza congiunta… sta prevalendo!" esclamò sbalordito Scorpio, ma fu solo un attimo, poi il sorriso gli morì sulle labbra. Il cosmo di Titania si stava infatti espandendo, avvolgendo le aure dei nemici con la sua luce opprimente, come a schiacciarle, obbligando gli eroi in ginocchio.

"Dobbiamo aiutarli!" disse Libra, rialzandosi faticosamente in piedi e correndo in loro soccorso insieme a Scorpio. Senza neppure voltarsi però, la Dea li investì con una ventata di energia, scaraventandoli subito indietro nella polvere.

"E' questa allora la forza di una divinità? Neanche in cinque possiamo nulla…" realizzò disperatamente Kanon, cercando di espandere il suo cosmo per intervenire. Ma prima ancora che potesse rialzarsi del tutto, un violento attacco di tosse lo fece crollare di nuovo a terra, vomitando sangue nella polvere.

"Ban…shee…" sussurrò con un sorriso sardonico, prima di alzare lo sguardo ormai appannato verso i combattenti. "Che debba dunque… finire così?"

Ioria e Bres erano ancora in ginocchio, sopraffatti da dolorose scariche di energia, che avevano ormai completamente annullato la luce dei loro cosmi. Pur appannata dall'agonia, negli occhi di entrambi brillava però ancora la luce della determinazione, vistoso contraltare alla crudele freddezza di Titania.

Stringendo rabbiosamente il pugno, il cavaliere di Leo cercò la forza di rialzarsi in piedi, ma con un solo gesto degli occhi la sovrana di Avalon aumentò la pressione su di lui, costringendolo di nuovo sanguinante a terra, con numerose crepe sull'armatura e ustioni sulle parti scoperte del corpo.

Preoccupato per lui, Bres cercò di assisterlo, ma neppure lui riuscì a compiere un solo gesto. Questo in particolare fece sorridere maliziosamente Titania.

"La giusta fine di tanti proclami, giacete in ginocchio privi di speranza! Spenta è la vostra parlantina, medesima sorte adesso toccherà alla vita!" sibilò spalancando gli occhi e sferrando la scarica fatale.

Improvvisamente però, una smorfia di stupore deformò l'espressione della Dea: una specie di specchio era comparso a difesa dei nemici, proteggendoli dal colpo di grazia e spezzando la gabbia con cui li aveva imprigionati prima di andare in pezzi.

"A prematuri proclami tutti dovrebbero far attenzione, anche le divinità!" provocò una voce, e voltandosi i combattenti videro un nuovo arrivato fissarli deciso.

"Mur!" lo salutò Ioria sollevato, ma il sorriso gli morì in volto nel vedere la posa incerta del compagno, la fiacchezza del suo cosmo, il sangue che copriva l'addome dell'armatura.

"Un nuovo arrivo, non vi è fine a voi invasori?! Ma in queste condizioni…" iniziò Titania seccata, indicandolo con la mano e sferrando dei raggi di luce con le dita "…la morte che ti donerò giungerà come celeste conforto!"

"Quando verrà il momento la morte saprò ben accoglierla, ma questa vita, che mi è stata donata dal valore di un compagno che so leale, non sarà gettata via inutilmente! Crystal Wall!!" ribattè il custode della prima casa, innalzando la propria barriera difensiva, che la sposa di Oberon riconobbe come ciò che aveva difeso Ioria e Bres poco prima.

Neppure il Muro di Cristallo, peraltro indebolito dalla fiacchezza del guerriero, potè però arginare la forza del cosmo divino, che lo mandò facilmente in frantumi.

Non lasciandosi prendere di sorpresa, Mur passò subito alla mossa sucessiva e bruciò il suo cosmo, che si manifestò come un universo ricolmo di stelle "Che questa galassia splendente mondi le tenebre! Stardust Revolution!!" comandò, abbattendo una pioggia di meteoriti contro la Dea.

"Da così flebile luce ho ben poco da temere!" esclamò di rimando Titania, annullando il colpo dell'Ariete con una semplice emanazione di energia.

"E dopo la tecnica, il suo padrone!" pensò. Ma prima ancora che potesse levare la mano sul custode della prima casa, due avvenimenti ebbero luogo contemporaneamente: un sorriso astuto si disegnò sul volto di Mur, ed una violenta esplosione di energia cosmica la raggiunse in pieno fianco, sbilanciandola.

"Per il Sacro Toro!!" gridò il possente Cavaliere d'Oro di Atene, comparendo all'improvviso "Ah ah, devo dartene atto, Mur, il tuo piano ha funzionato alla perfezione! Nella foga della battaglia sei riuscito a celarmi abbastanza a lungo da permettermi di intervenire nel momento più opportuno!" rise, continuando a spingere in avanti.

Dopo alcuni attimi però, si rese conto di non poter più continuare l'attacco, poichè Titania aveva piantato saldamente i piedi al suolo e stava adesso confrontando la forza del Sacro Toro.

"Una mossa più astuta, cavaliere, sarebbe stata la fuga!" sibilò rabbiosamente, annullando il colpo segreto del guerriero e afferrandone il pugno con il palmo della mano, per poi attraversarlo con violentissime scariche cremisi.

"Tu solo sei riuscito a colpirmi, custode del Toro, e per questo soffrirai!" minacciò, spalancando gli occhi ed investendo l'eroe con ondate di energia, continuando tuttavia a tenerlo bloccato per la mano, in modo da impedirgli di essere sbalzato via. Nel giro di pochi istanti, numerose crepe comparvero sul pettorale ed i coprispalle dell'armatura d'oro, già gravemente danneggiata dalla battaglia contro Oghma, e Toro ricominciò a vomitare sangue per il riacutizzarsi delle ferite.

"Non te lo permetterò! Crystal Wall!!" intervenne disperatamente Mur, erigendo la sua barriera in modo da separare i due avversari e dare un attimo di respiro al compagno.

Subito Titania lo travolse con una sferzata di luce, ma quell'istante di respiro diede a Toro la forza di bruciare nuovamente il suo cosmo e lanciarsi ancora una volta in avanti, attraverso i frammenti del Muro di Cristallo.

"Per il Sacro Toro!!" gridò di nuovo, nello stesso momento in cui Titania abbassava il braccio con cui aveva appena colpito Mur, trovandosi quindi in controtempo. Con un movimento fluido però, la Dea afferrò il proprio velo, distendendolo verso il nemico e lasciando che il suo colpo segreto scomparisse al suo interno.

"Che le Nebbie di Avalon ti perdano fino alla fine del tempo!" inveì, aprendolo verso il guerriero, ora sbilanciato in avanti.

"Non pecchi di superbia, o mia regina! Ben più di due avversari sta affrontando! Gladius Avalonis!!" dichiarò Bres, balzando verso di lei e lanciando i suoi fendenti di luce, con cui strappò parte del velo, proteggendo Toro.

Attaccata da tutti i fronti, Titania girò la testa e abbattè il Guardiano con un'onda di energia in pieno petto, sbalzandolo indietro, ma prima ancora che potesse affondare il colpo, si ritrovò avvolta da un oceano di luce.

"Le cupe Nebbie di Avalon cedano il passo al bagliore accecante della luce! Starlight Extinction!" ordinò Mur, dando libero sfogo alla sua tecnica letale e dirigendola verso il mantello della donna, di cui aveva intuito la pericolosità.

Titania mosse un passo per difendersi, ma si ritrovò frenata, bloccata dalle onde scarlatte di un altro cosmo, e voltandosi vide che anche Scorpio era di nuovo in piedi. Non ebbe bisogno che di un attimo la Dea per liberarsi, ma quell'istante fu fatale ed il suo velo fu avvolto dalla luce e scomparve, come se non fosse mai esistito.

Di fronte a questo smacco, la Dea digrignò rabbiosamente il viso, ed alla vista della sua espressione neppure il custode della prima casa potè trattenere un brivido. "Troppo state osando, Cavalieri di Atena! La mia pazienza ha un limite!!" tuonò maestosa, liberando una spaventosa ondata di energia, che annullò lo Starlight Extinction di Mur e travolse sia lui che Toro, scaraventandoli malamente molti metri più indietro, tra schizzi di sangue e schegge di armatura.

A questa visione, un sadico sorriso si disegnò sul volto della regnante di Avalon, ma prima ancora che potesse deridere o infierire sugli esausti nemici, un fascio dorato la colpì in piena schiena, strappandole un grido.

"La sua… divina pazienza… dovrà essere ancora messa a dura prova!" ansimò Kanon, madido di sudore, piegato in ginocchio e con rivoli di sangue che grondavano copiosi dagli angoli della bocca e dalle gravi ferite al petto, ma con ancora ben vivida la luce della determinazione negli occhi.

Aggrottando le sopracciglia, la donna indicò il guerriero con il dito, sferrando un raggio sottile e letale, ma più veloce di lei fu Scorpio, che con un salto afferrò il compagno, spingendolo fuori dalla traiettoria.

"Debole è il suo cosmo, prossimo alla fine! Dobbiamo vincere subito questa battaglia, chè possano essergli prestate le prime cure! Dove siete Virgo, Generale degli Abissi? Abbiamo bisogno della vostra forza!" pensò preoccupato il ragazzo, riponendo delicatamente a terra il compagno e poi scattando frontalmente verso Titania, in modo da fargli da scudo con il proprio corpo.

"Già troppi compagni abbiamo perso in passato, su questo campo di battaglia o sull'Olimpo non ci priverai di altri affetti! Cuspide Scarlatta colpisci senza pietà!!" gridò, lanciando contemporaneamente una decina di colpi.

"Di piccoli insetti non ho certo paura! Insignificanti sono le tue punture di fronte al cosmo di cui sono sovrana!" ribattè la regina disperdendole con un'ondata di luce.

A questa visione però, un sorriso astuto si allargò sul volto del guerriero di Atena "Se l'acuminato ago di una cuspide da solo non basta, eccoti qualcosa di ben più letale! Cuspide Suprema!!" disse, sferrando l'arma con cui aveva sconfitto Dinann.

"Ha concentrato le punture… in una sola!" realizzò Titania, intuendo la potenziale pericolosità di quella mossa e circondando il palmo della mano con un alone di cosmo "Ma neppure questo disperato tentativo ti darà la vittoria che tanto brami!" minacciò contrastando la letale puntura del nemico.

In quel momento, un altro cosmo d'oro avvampò, e la figura dello Scorpione venne sormontata da quella del rabbioso Toro d'Oro, la cui forza fece tremare la terra.

"Selvaggia Corrente delle Pleiadi!!" gridò il custode della seconda casa con tutto il fiato che aveva in gola, affiancando Scorpio e scatenando il suo colpo segreto contro la Dea, che ne venne quasi investita, dovendo ora sollevare entrambe le mani per difendersi dai due attacchi congiunti.

"Un nuovo colpo segreto?" chiese con un sorriso compiaciuto il custode dell'ottava casa.

"Non il solo, a giudicare da quel che vedo…" sorrise a sua volta Toro, pensando tra se e se che non avrebbe mai pensato che anche Scorpio, all'apparenza così sicuro di se da rasentare l'arroganza, avrebbe potuto sentire un giorno il bisogno di creare una nuova tecnica. "O forse l'ha sempre avuto dentro di se, nascosto dietro quel sorrisetto fiero e sprezzante" riflettè.

"Non è il momento di distrarsi, non abbiamo ancora vinto!" lo sgridò il compagno riportandolo alla realtà. La difesa di Titania infatti non sembrava affatto sul punto di cedere, ed anzi, dopo un attimo di svantaggio, sembrava ora reggere perfettamente. Per di più, avvolta nello splendode del suo cosmo, la Dea stava iniziando ad avanzare, nonostante la tremenda pressione che le si stava abbattendo contro.

"Non è possibile… sta respingendo il nostro attacco incrociato!" balbettò Scorpio, iniziando a venire spinto indietro dal crescente cosmo nemico.

"Ha una potenza spaventosa… Oghma era nulla a confronto!" sussurrò Toro, sforzandosi di resistere.

"Stolti! Con colpi di tal guisa avrete anche sconfitto i Guardiani di Avalon, ma è divinità colei che ora affrontate! E contro la celeste potenza dei sovrani dell'Isola Sacra, tecniche come queste non sono che brezze nell'uragano! Mirate la possanza divina!" rise, allargando di braccia e facendo esplodere un'onda di luce con cui sovrastò in pieno la Cuspide Suprema e la Corrente delle Pleiadi.

"Annulla i nostri attacchiii…!!" urlò Scorpio, venendo completamente travolto insieme a Toro in un vortice di energia, al cui interno le aure d'oro dei valorosi Cavalieri di Atena tremarono come fiamme nella tempesta, ad un passo dall'estinguersi.

Sbattendo malamente e tossendo sangue, i due eroi caddero a terra, i visi contorti in espressioni di dolore, i corpi impotenti mentre la loro aguzzina li indicava con il palmo della mano, schiacciandoli al suolo con pressione crescente prima di sferrare una nuova onda di luce.

In quel momento però, due figure si frapposero tra i contendenti, intercettando il cosmo divino con un bagliore accecante. Quando la luce si fu dissipata, Titania vide Mur, circondato dai frammenti del Crystal Wall, e Libra, con lo scudo d'oro sollevato, coperto di crepe.

"Non vi è proprio limite alla vostra stoltezza? Aspirate al punto la morte da venirle incontro?!" commentò sdegnata la donna, sollevando di nuovo la mano.

"Ci sono cose per cui un Cavaliere è sempre pronto a morire! Per Atena, per proteggere un'esistenza in procinto di spegnersi per dissennata violenza, per difendere un amico fidato… fino all'ultimo afflato di vita noi continueremo a combattere! Per il Sacro Leo!!" gridò Ioria con disperata convinzione, lanciandosi all'attacco dalla destra di Titania.

"Sacrificare se stessi in nome di un ideale, il sommo Oberon l'avrebbe capito un tempo, e farò in modo che sia di nuovo così! Gladius Avalonis!" lo appoggiò Bres, comparendo invece alla sinistra della Dea.

"Sciocchezze! Vaneggiamenti di miserabili cui la vita è giunta a noia!" reiterò Titania, parando ciascun assalto con una mano. Così facendo però, dovette distogliere per un attimo l'attenzione, e lasciare scoperto il resto del corpo.

"E' il momento! Le sue difese sono aperte adesso! Potrebbe essere la nostra unica possibilità di vittoria!" comprese immediatamente Libra, facendo esplodere il suo cosmo.

"Per mettere finalmente fine a questa guerra…" iniziò Mur.

"… per i nostri compagni sull'Olimpo…" continuò Toro

"… e per tutti coloro che hanno dato la vita in nome della giustizia…" aggiunse Scorpio.

"sferriamo l'attacco decisivo!" concluse Kanon, unendo la propria, flebile voce a quella degli altri.

"Colpo dei Cento Draghi!!"

"Stardust Revolution!!"

"Selvaggia Corrente delle Pleiadi!!"

"Cuspide Suprema!!"

"Esplosione Galattica!!"

La Dea si accorse di quel che stava accadendo, ma sembrò non poter far nulla per evitarlo. L'abbagliare sfolgorante dei cinque cosmi dorati brillò come una supernova, rischiarando il cielo dalle ombre della notte, stagliando le immagini delle costellazioni supreme tra le nuvole, e affiancandosi alla ruggente aura del leone ed all'affilata energia di Bres per poi abbattersi su Titania con violenza indicibile.

E per la prima volta da quando quel combattimento era iniziato, in mezzo al fragore dei colpi, risuonò l'urlo di dolore della regina di Avalon.

"Ce l'abbiamo fatta! Finalmente abbiamo spezzato le sue difese, la vittoria è nostra!" gioì Scorpio osando un sorriso.

Ma non fece in tempo a finire la frase che il gelo cadde su di lui, mentre una nuova aura spaventosa e terribile, superiore a qualsiasi altra, si innalzava sul campo di battaglia.

"Vittoria?! Illusione… che presto cadrà!" sibilò una voce roca e agghiacciante, ed un istante dopo il cosmo di Titania esplose, per la prima volta, liberando una forza inaudita e travolgente che sovrastò in pieno i sette eroi, scagliandoli in aria circondati da schizzi di sangue e frammenti di armatura.

Uno dopo l'altro, Ioria, Mur, Libra, Bres, Scorpio, Toro e Kanon si schiantarono al suolo, aprendo dei crateri sotto i loro corpi, ed allagandoli con chiazze di sangue.

"C… che si… gnifica?" balbettò Ioria con gli occhi socchiusi ed il viso sporco di sangue.

"Cos'è questo… cosmo immenso?" domandò Toro, sforzandosi di sollevarsi su un braccio.

"Uuh… ch… che sia?" fece eco Mur

"Il cosmo… il v… vero cosmo… della regina Titania…!" intuì Bres, fissando la donna con occhi sbarrati.

Di fronte a loro, Titania sorrise fissandoli gelidamente, avvolta da un'intensa aura rossa che le agitava i capelli "Devo darvene atto, Cavalieri di Atena, la vostra forza è degna della fama che vi circonda! Mi avete costretta a liberare il mio vero cosmo, l'energia divina che tenevo racchiusa dentro di me! Primi esseri umani della storia a riuscire a tanto, siete degni della mia lode! Ma il prezzo che ora pagherete per quest'impresa… è la vita!" minacciò, avanzando di un passo.

"No! Come… come hai potuto difenderti… dal nostro attacco congiunto?!" chiese Scorpio con frustrazione.

A questa domanda, la Dea si fermò di nuovo, e sorridendo sollevò al cielo la mano sinistra, sul cui anulare splendeva un anello d'oro.

I Cavalieri d'Oro lo fissarono confusi, ma Bres impallidì

"Quello…n… non sarà…?!"

"Il dono nuziale del mio sposo, pegno di eterno amore di un re alla sua consorte: lo Scudo Sovrano, seconda delle quattro grandi armi di Avalon! Grandi sono i suoi poteri, e tra essi una suprema capacità difensiva, grazie alla quale nessun attacco potrà mai recarmi danno!" disse con evidente orgoglio, e queste parole gettarono un manto di disperazione sugli esausti Cavalieri.

"Che sia… davvero la fine?" mormorò Mur, accasciandosi e sentendo le ultime forze abbandonarlo.

"E' così… ben poche speranze ci restano! Titania ci aveva sovrastati, ed ora il suo cosmo è così diverso… così superiore a prima! Sia in attacco che in difesa non sembra avere alcun punto debole…" pensò Libra, fissando i compagni, scorgendo chiaramente la preoccupazione, quasi la disperazione nei loro visi. Kanon inoltre era riverso al suolo, immobile, privo di sensi, ed appena percettibile era il suo cosmo.

Nel vederlo così, sconfitto, quasi spezzato, il cavaliere della settima casa avvertì egli stesso l'ineluttabilità della fine.

Ma poi dinanzi ai suoi occhi comparvero le immagini di Atena, la cui vita sarebbe stata perduta se ora Titania avesse vinto, e di Sirio, che insieme ai suoi compagni aveva dimostrato più e più volte come fosse possibile poter sconfiggere persino gli Dei, se sorretti da incrollabili ideali.

"E' tempo che il maestro impari dal suo allievo!" si disse, dando fondo alle sue forze e rialzandosi in piedi, per poi girarsi verso i compagni.

"Non è ancora finita! Non perderò ancora i miei compagni per mano di una divinità oscura… la fiamma della vita brucia ancora nei vostri cuori, non lascerò che essa si spenga! Cavalieri prendete… le armi della Bilancia!" gridò.

In quello stesso momento, a centinaia di chilometri di distanza, una colonna di luce dorata si innalzò al cielo dalle coste del Mar Nero.

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GAIDEN - CONCLUSIONE

La ruota del destino

*Questa è una storia ambientata tra le maglie della storia*

"Coemgàin? Coemgàin dove sei?" gridò preoccupata una voce femminile. Avvolta con forza in una coperta vecchia e lacera, una donna, dall'aspetto così smunto e debole da apparire ben più vecchia dei suoi trent'anni circa, affrontò l'oscurità della notte, continuando a ripetere a squarciagola quel nome. Inutilmente, perchè il violento ululare del vento ed il fragore delle onde sulle vicine scogliere sovrastavano ogni altro suono.

Per parecchi minuti la donna continuò a cercare, sentendo una disperazione crescente attanagliarle il cuore, poi finalmente vide colui che agognava, in piedi a pochi passi dall'orlo della scogliera, illuminato dal chiarore della luna che aveva fatto capolino tra le nubi cariche di tempesta, lo sguardo perso in direzione del mare.

"Coemgàin!" lo chiamò con un misto di rabbia e sollievo, raggiungendo il suo primogenito, di soli nove anni, ed afferrandolo bruscamente per il colletto della tunica lercia che indossava "Ero terrorizzata! Perchè non sei rientrato a casa?! Eppure sai bene che non devi assolutamente restare fuori oltre il tramonto, è in notti come queste che gli spiriti maligni vagano indisturbati, strappando le anime di chi gli capita a tiro!" lo rimproverò, trascinandolo quasi di peso verso la propria casa.

"Io ho visto qualcosa… ma non era uno spirito maligno!" confessò il bambino, affrettandosi a precisare alla vista dell'espressione terrorizzata della madre "Ero uscito dalla stella dopo aver dato da mangiare ai muli, e stavo per rientrare quando qualcuno mi si è avvicinato a gran galoppo! Mi sono fatto subito da parte… indossava una corazza che brillava alla luce della luna e credevo fosse un cavaliere! Non si è girato a guardarmi, dopo avermi oltrepassato ha continuato a cavalcare verso la scogliera e poi… è scomparso! Sono corso a vedere… il suo destriero galoppava sull'acqua, sempre più veloce, come se fosse su una strada in terra battuta! E poi è comparsa la nebbia…" raccontò, ma venne bruscamente zittito con uno schiaffo e trascinato nella casa, dove avrebbe ricevuto lunghi rimbrotti e persino più lavoro da fare del solito prima della sospirata cena.

Benchè si trattasse quasi di due universi separati, tanta era la diversità tra loro, in realtà, se questa era la volontà dei suoi sovrani, solo poche decine di miglia separavano le coste di Scozia da Avalon, l'isola sacra perennemente avvolta dalle nebbie. Nella sala del trono, illuminata da file di candele disposte lungo le pareti, Titania, regina del regno, guardava distrattamente il plumbeo cielo notturno, in cui di tanto in tanto faceva capolino la luna.

Persa nei suoi pensieri, rimase a lungo immobile, per poi sospirare e spostare con amarezza lo sguardo verso il seggio di Oberon, ancora una volta vuoto, come ormai era diventata abitudine da decenni. A fatica la donna ricordava l'ultima volta in cui il suo sposo le si era seduto accanto, con il passare degli anni, si era dedicato con fervore sempre maggiore alla ricerca dei Guardiani, per poi rinchiudersi nelle biblioteche del palazzo, da cui raramente usciva, e sempre soltanto per assegnare nuovi ordini ai suoi seguaci, prima di svanire di nuovo.

"Che ne è dell'amore di un tempo? Così tante cose sono cambiate mentre insieme agli abitanti del nostro popolo espiavo l'esilio da te decretato! Non risuonano più tra gli austeri corridoi le grida di gioia un tempo frequenti… andata è la nostra gente, sparsa per il regno. E andato è anche l'uomo che amavo… di gelido ghiaccio è ora il tuo cuore, un tempo così vibrante di felicità… e vita! Hai spezzato i legami con coloro che in passato eri orgoglioso di considerare fratelli, ti sei circondato di umani e tra polverosi scaffali trascorri il tuo tempo, sprofondato nella solitudine che ora sembri bramare. A tal punto temi la profezia di colei che ti generò? O è forse questa una nuova punizione nei miei confronti, un castigo per esser venuta meno ai tuoi ordini quel tempo lontano… Quanto vorrei riaverti accanto a me, i secoli di umiliazione trascorsi come umana sono un niente a confronto della lama con cui ogni tua assenza mi trafigge!" pensò dolorosamente, accarezzando il bracciuolo del trono, in cui tante volte in passato il suo sposo le aveva stretto la mano, in un silente patto di fiducia, e amore.

"Mia regina…!" la chiamò in quel momento la rispettosa voce di Feron, in ginocchio sulla soglia "Lugh ha fatto ritorno dalla consueta esplorazione dei territori circostanti! A causa del diverso scorrere del tempo sul mondo esterno, più di cento anni sono trascorsi dal nostro ultimo viaggio, ma non sembrano esserci notizie di rilievo. Ha…" riferì, ma le sue parole caddero sorde su Titania, che ignorandolo gettò una fugace occhiata verso una delle porte della sala, dietro la quale si estendeva un lungo corridoio di pietra. E oltre esso, scale buie e profonde, che a tutti era vietato calcare, tranne ai due consiglieri, e solo in caso di emergenza. Le scale che, penetrando negli abissi di Avalon, conducevano all'enorme biblioteca del regno, sui cui ingialliti volumi era scritta la storia del mondo, e del suo eterno ciclo di nascita e distruzione, bene e male.

E proprio nella biblioteca si trovava Oberon che, colpendo duramente un libro, lo distrusse sbattendolo contro la parete di pietra. Ben poco era rimasto sul suo viso dell'espressione di un tempo, disillusa e indurita dal tradimento, invecchiata da decenni trascorsi senza mai dormire, scurita e incavata dalla solitudine, e dalla mancanza di risposte.

"Nulla! Neppure gli antichi Libri del Destino mi sono d'aiuto! Mai verità fu più elusiva, mai risposta più sfuggente!" esclamò rabbiosamente, fendendo l'aria con il braccio e mandando in pezzi una delle librerie, prima di accasciarsi a terra e passarsi stancamente la mano tra i capelli disordinati "Secoli di ricerche non mi hanno condotto di un solo passo più vicino alla conoscenza che bramo! Ho raccolto attorno a me grandi uomini, forti e valorosi, ma contro la grande oscurità profetizzata da Maab, neppure i Guardiani potrebbero bastare! Feron e Oghma, Bres e Dinann, Lugh e Aircethlam… a me sono votati, ma se non troverò la conoscenza che cerco, questa stessa fedeltà li condurrà al massacro! Stessa sorte toccherebbe ai miei figli… e Titania, che amo più di ogni altra cosa a questo mondo! Sono disposto anche a morire, ma devo trovare una risposta, una via di scampo almeno per loro!" si disperò, non riuscendo più a trattenere lacrime di paura e frustrazione.

In affanno, il Dio si asciugò la fronte madida di sudore, poi alzò lo sguardo stralunato, e si bloccò. Di fronte a lui, con larghi sorrisi di scherno sul viso, Zeus e Odino lo fissavano ridacchiando.

"Continua i tuoi studi, affronta la grande minaccia quando verrà il momento, manda al massacro i tuoi Guardiani! I tuoi sforzi proteggeranno anche i nostri troni dorati!" rise il primo.

"Grazie a te, potremo continuare ad abbandonarci a lussi e piaceri, proprio come è stato quando Maab fece ritorno! Perchè affliggerci e muovere i nostri eserciti? Combatterai tu le nostre battaglie!" continuò il secondo.

"Maledetti!!!" tuonò Oberon, tremante di rabbia, scagliando contro di loro un raggio di energia. Raggio che li trapassò da parte a parte, abbattendosi sul muro alle loro spalle, perchè i due non erano mai stati veramente lì, erano solo una visione, anzi la manifestazione di una paura profonda, frutto della stanchezza e del sospetto.

"Traditori… avete lasciato sulle mie sole spalle il peso di questa guerra, e ora, intenti in cene e sollazzi, certo ridete di me! Non una goccia di sangue sarà versato dai vostri familiari e servitori, io solo sono condannato a soffrire!" mormorò, mentre numerosi scaffali coperti di libri si rovesciavano sul pavimento per il colpo appena scagliato.

Uno di essi, un antico volume dalla copertina nera come le tenebre, da cui quasi emanava un'aura di sinistra energia, scivolò fino al suo piede. Accorgendosene, lo fissò inebetito.

Era un tomo che Oberon già conosceva, avendolo visto per la prima volta nei giorni precedenti al ritorno di Maab, e che aveva rifiutato di usare allora, ritenendolo troppo rischioso, troppo incontrollabile. L'aveva riposto nell'anfratto più buio dell'immensa biblioteca, rimuovendolo dalla memoria, ma adesso che una sempre più opprimente disperazione lo attanagliava, se ne ricordò. E quelle oscure pagine sembrarono offrirgli la risposta tanto bramata.

"Il Rito… il Rito della Chiamata! Forse… grazie ad esso… ma i rischi…" balbettò tremante, fissandolo indeciso per alcuni minuti, tentato e nel contempo timoroso.

Poi la sua espressione cambiò, ed il Dio non potè trattenere una risata di liberazione, frutto di una ritrovata sicurezza.

"Siano maledetti i dubbi e le incertezze! Questo è un dono del cielo, la risposta che tanto ho cercato è finalmente a portata di mano! Grazie ad essa, potrò affrontare qualsiasi minaccia!! E tremate anche voi, Zeus e Odino, assisi sui vostri scranni dorati, perchè un giorno la mia ira vi raggiungerà! Vi pentirete di avermi abbandonato, in fumanti rovine ridurrò i vostri regni!! Ah ah ah ah ah ah" gridò, ed anche se nessuno potà udirla, fu una risata di sinistro presagio quella che risuonò tra i corridoi sotterranei di Avalon.

***

Nella grande sala del Valhalla, Freja di Asgard improvvisamente rabbrividì, anche se non seppe spiegarne il motivo, visto che al freddo del Nord era ormai abituata dopo millenni di vita.

In quel momento, una delle pesanti porte del Valhalla si aprì, distogliendola dai suoi pensieri, e da essa entrò il prode Heimdall, custode di Bifrost, che sorreggeva qualcuno per spalla.

"Odino!" esclamò spaventata Freja, riconoscendo immediatamente nel suo sposo la seconda figura e correndo verso di lui, cercando di nascondere l'orrore che provava. Il lato destro del suo viso, la barba e la spalla erano zuppi di sangue, ormai ghiacciato, e dove fino a pochi giorni prima risiedeva un occhio azzurro, adesso vi era solo di una cavità oculare nera e vuota.

Insieme, Freja ed Heimdall lo poggiarono delicatamente sul suo trono.

"Chi ha fatto questo al signore di Asgard? Quando, poche settimane fa, è uscito da solo in groppa al suo stallone stava bene! E' stato forse vittima di un'imboscata dei Giganti?" domandò la regina al custode, che però scosse la testa.

"Non ho risposte, mia sovrana! Quando pochi minuti fa l'ho scorto avanzare su Bifrost, il sangue delle ferite erà già da lungo tempo ghiacciato!" spiegò il Dio del Ponte Arcobaleno.

"Eppure i tuoi sensi possono spaziare su tutta Asgard, avvertendo persino il cadere di una goccia di rugiada a centinaia di leghe di distanza!" si meravigliò Freja.

"Non fare domande al fido Heimdall, mia amata! Neppure i suoi poteri possono accedere al luogo ove mi sono procurato questa ferita…" intervenne in quel momento Odino, sorridendo tiratamente alla sposa.

"Ma… non vi è che un luogo del genere in tutta Asgard, nelle lande oscure ai confini del regno, sotto le radici dell'albero sacro Yggdrasil!" intuì Freja impallidendo, e il suo sposo annuì stancamente.

"La fonte di Mimir, che può donare l'eterna conoscenza! Lì sono andato, alla ricerca di risposte che in nessun altro luogo trovavo, per quanto assiduamente le abbia cercate in questi ultimi secoli! Ma Mimir non cede facilmente il suo sapere, un caro prezzo ho dovuto pagare perchè mi permettesse di abbeverarmi dalle sue magiche acque…" spiegò, indicando l'orbita vuota.

Freja trasalì, ma non disse nulla, limitandosi a socchiudere gli occhi e stringere con più forza la mano dell'amato. Heimdall invece avanzò di un passo "Mio sire, perchè cercare la conoscenza al punto da pagare un simile prezzo? Dell'oscurità profetizzata tempo addietro non c'è stata traccia in tutti questi secoli… e qualora comparisse, l'esercito di Asgard saprebbe di certo fermarla!"

A queste parole, Odino sorrise gentilmente "Sei ancora giovane, Heimdall, anche se diversi millenni hai ormai trascorso come guardiano del regno! Non esiste nulla al mondo che abbia maggior valore della conoscenza, essa soltanto separa sovrani e folli. Il nostro esercito non ha più la forza di un tempo, Thor, Balder, Tyr e molti altri dormono ora un sonno privo di sogni, dopo secoli di inutili guerre contro i Giganti e gli Elfi Oscuri, ed anche se so che sul tuo valore, e su quello delle Valchirie, potrò sempre contare, esso da solo potrebbe non bastare!" disse il Dio, e ammettendo la vedicità e la saggezza insita in queste parole, Heimdall chinò il capo.

"Non ci hai ancora detto la cosa più importante: è stata fruttuosa la tua ricerca? Mimir ti ha dato le risposte che cercavi?" domandò allora Freja.

Un'ombra cupa attraversò il viso di Odino "Ho avuto delle risposte… ma enigmatiche da interpretare come i sussurri del vento! Mimir ha detto soltanto di «affidarti a coloro che a te si affidano, perchè quando verrà il giorno tanto temuto, la loro fede, se non vacillerà, sarà una spada che scintilla nelle tenebre»" recitò sospirando.

"Coloro che a te ci affidiamo, siamo noi, i tuoi sudditi! Mimir non ha fatto altro che consigliarti di aver fiducia in noi!" suggerì tentativamente Heimdall, ma Freja scosse la testa.

"La nostra fiducia nei tuoi confronti non potrebbe mai vacillare… credo che ad altri siano riferite queste parole! A coloro che su Midgard ancora ti venerano, gli abitanti della cittadella di Asgard!" disse, attirando l'attenzione dello sposo "Raramente in questi secoli hai prestato attenzione agli eventi di Midgard, laggiù molto è cambiato… Gli antichi culti sono stati sostituiti da altri, ed il nostro nome è ormai relegato nelle fiabe, e negli antichi miti! Soltanto ad Asgard continuano ad aver fede in te, a celebrare il tuo nome, ma anche le loro certezze prima o poi si spegneranno, se non saprai nutrirle e sostenerle come si fa con un piccolo seme, in attesa che si trasformi in resistente arbusto!"

Odino si accarezzò la barba, riconoscendo la saggezza in quelle parole. Nelle ultime centinaia di anni non aveva più visitato Midgard, troppo impegnato in altre faccende, eppure non passava giorno senza che da Asgard si sollevassero accorate preghiere, instancabilmente recitate dai celebranti della stirpe dei Polaris.

"Cosa mi consigli? Come posso mantenere viva la loro fede senza tralasciare i miei doveri regali?" domandò alla fine.

"Manda loro un segno, che sappiano che il loro Dio non li ha abbandonati e veglia sempre su di loro!" sorrise Freja.

Annuendo, Odino rimase in silenzio per qualche minuto, poi si alzò e volse verso Heimdall "Dà ordine alle Valchirie di recarsi nel mondo di Hel! Che prendano con se le anime dei più valorosi guerrieri tra coloro che in questi millenni sono caduti in mio nome, e li portino qui, al palazzo del Valhalla! E che da oggi in poi lo stesso sia fatto su Midgard! Un nuovo, grande esercito nascerà per Asgard!" comandò.

Chinando il capo, Heimdall uscì di corsa a riferire gli ordini. Nel frattempo, Odino espanse il suo cosmo ed indicò un punto del salone, dal quale, in una colonna di luce, emerse la sua armatura leggendaria, armata della splendente spada Balmung!

"Che queste vestigia, che in passato tante vittorie mi hanno portato, vadano su Midgard! Che le genti di Asgard sappiano che il loro Dio veglia su di loro!" decretò.

Risplendendo come il ghiaccio, la corazza scomparve, riapparendo un attimo dopo nel piazzale di Asgard, sulla Terra, di fronte agli occhi sbalorditi di centinaia di abitanti della cittadella, e del loro sacerdote, Idhung di Polaris.

Da essa partirono sette raggi di luce, che si depositarono ai piedi di altrettanti guerrieri, poi, dopo aver brillato per qualche attimo, l'armatura scomparve all'interno della grande statua di Odino.

Gli abitanti del Nord si gettarono in ginocchio a venerare il loro Dio, forti di una ritrovata fede, di cui nessuno osò mai più dubitare. Da allora infatti, a tutti coloro che nutrivano dubbi credendo fosse stata solo un'illusione, venivano mostrati i doni che l'armatura aveva lasciato prima di sparire: sette zaffiri, di divina fattura. Sette zaffiri che vennero incastonati in altrettante corazze.

"Il dado è ormai tratto. In nome di tutto quel che è sacro, che la nostra fiducia sia ben riposta!" sospirò Odino.

***

Sull'Olimpo, dimora degli Dei di Grecia, raramente giungeva la pioggia, e del tutto sconosciuta era la neve. Ciononostante, nel grande salone del tredicesimo tempio regnava ora il gelo. Dopo aver fortemente insultato il comportamento del suo sposo, Era aveva infatti preferito fare ritorno alla propria dimora piuttosto che restare al suo fianco, ed ora Zeus sedeva mestamente da solo sul trono.

"Ti accusa ancora una volta di trascurarla, preferendo le grazie di altre fanciulle alla sua compagnia…" commentò Demetra, che era passata a trovarlo "Eppure per una volta i suoi strali non hanno fondamento. Ti ho osservato, da molti secoli hai ormai abbandonato i sollazzi che ti erano tipici e smesso di cercare altrove i piaceri della carne. Ad altro sono ora dirette le tue attenzioni… perchè non ti sei difeso?"

"Non ne avrei alcun diritto…" sospirò Zeus "Hai ben detto, le mie attenzioni sono ora rivolte altrove, ma non ad Era, e tanto basta a rendermi meritevole delle sue rampogne. Poco importa che non vi siano più tradimenti, temo che per lei ben poco sia cambiato…" ammise.

"In compenso, sei molto più attento di un tempo agli esseri umani, ed agli eventi della Terra! Tu che un tempo li giudicavi indegni della più misera delle attenzioni, ora sembri averli presi molto a cuore. Bada però che di ciò Era non venga a conoscenza, la sua ira vendicativa la conosci bene…" disse la Dea delle messi, prima di uscire dal tredicesimo tempio.

"E' vero… ho aperto il mio cuore agli uomini, come Atena aveva tanto desiderato. Ma ciò non mi ha ridato l'affetto di mia figlia, o l'amicizia di Oberon, che un tempo dei mortali era strenuo difensore… o l'amore di mia moglie!" affermò amareggiato.

Poi però la sua espressione si fece di nuovo decisa, e i tormenti del marito vennero messi da parte dalle preoccupazioni del signore degli Dei di Grecia "Ma non posso preoccuparmi di questo adesso! I secoli si avvicendano veloci come il vento, l'oscura profezia delle Parche potrebbe avverarsi in qualsiasi istante e non di un solo passo sono più vicino alla sua soluzione! Tutti i segni indicano che non nelle mani delle Olimpiche armate sarà stavolta la battaglia… ma di chi allora? Chi combatterà per salvare noi tutti?!" si chiese frustrato.

In quel momento, qualcuno bussò alla porta, ed un attimo dopo Ermes, custode del primo tempio e messaggero degli Dei, fece il suo ingresso nella stanza.

"Perdoni se la disturbo, mio signore, ma la guerra tra Atena ed Hades si è appena conclusa. Come già era stato in passato, il suo augusto fratello è stato sconfitto, e la sua anima sigillata. Pur subendo pesanti perdite, Atena ha vinto, insieme alla sua armata: i Cavalieri dello Zodiaco!" annunciò.

E a queste parole, gli occhi del signore degli Dei si spalancarono, mentre con voce tremante ripeteva "I Cavalieri dello Zodiaco…".

***

Osservando gli eventi nei fumi del loro calderone, capace di mostrare ovunque nel creato e di piegare lo spazio ed il tempo, tre donne iniziarono a ridere sommessamente.

"Tutti i pezzi sono ormai al loro posto…"

"… la ruota del destino sta girando…"

"… e presto compirà il suo corso!"

FINE… O INIZIO?