SAINT SEIYA LOST CANVAS

CAPITOLO 192 - L’ARMATURA DIVINA

Personaggi Presenti: Pandora, Tenma, Partita, Yoma, Atena.

Data: 1743

Lunghezza: 20 pagine in b/n.

Tenma indossa la nuova corazza nata dalla sua anima, e recupera le forze perse. Partita spiega che quella è l’armatura divina, una veste molto simile alle Kamui indossate dalle divinità dell’Olimpo, e che permettere al Cavaliere di indossarla era stato il suo piano sin dall’inizio. Ora che è diventato davvero un deicida, possono affrontarsi sul serio, anche se entrambi segretamente confessano di voler bene all’altro. Nel subire gli strali dell’avversario, Partita si rammarica di non essere riuscita a proteggerlo da Yoma da bambino, e di non averlo fatto vivere come una persona normale. Travolta, la donna cade, e così facendo permette a Tenma di scorgere i suoi ricordi: ella era la Civetta dell’Olimpo, subordinata e ancella di Atena. Quando la Dea le confessò di voler rinascere come essere umano, forte del legame eterno con Pegaso, Civetta decise di fare altrettanto, per crescere l’anima di Pegaso e proteggerla fino al giorno in cui si sarebbero riuniti. Compresa la verità, Tenma abbraccia la mamma morente, che gli chiede finalmente perdono: vedendolo, si era resa conto di quanto avesse già sofferto, ma aveva bisogno di provare ancora più dolore per raggiungere lo stadio ultimo, e tale dolore doveva essere proprio quello di combattere contro la sua stessa madre. Sorridendo, la donna si dissolve tra le braccia di Tenma, che ora è pronto a proseguire la guerra.

Glossario: /

Manga: Il capitolo è stato pubblicato nel numero 43 della Panini Comics.

La logica, questa sconosciuta: La storia di Partita fa acqua da tutte le parti: non ci dice come, quando o perché sia diventata Spectre, e sembra impossibile che le azioni dei capitoli precedenti, in cui ha portato Tenma a strapparsi la sua stessa anima, fossero parte di un piano preordinato. Tenma, che pochi capitoli fa aveva risvegliato per la prima volta il settimo senso, ora riesce addirittura a innalzare il suo cosmo al livello necessario per l’armatura divina, pur non avendo affrontato alcun avversario di livello nel mentre.

Note: Tenma indossa l’armatura divina, correttamente indicata come la corazza più simile a una Kamui, ovvero le vesti delle dodici divinità olimpiche. Quest’armatura è stata introdotta nel numero 27 del manga classico, ma era già comparsa in Lost Canvas in alcune immagini simboliche, ad esempio nel numero 4, e poi nel regno di Morfeo, nel numero 9. In una sequenza esclusiva all’anime, era stata indossata durante lo scontro con Aron alla cattedrale, nel 26° episodio. Per risvegliare quest’armatura occorrono due elementi: un cosmo innalzato oltre il limite, e l’aver bagnato la propria corazza normale con sangue divino. Questo secondo fattore sembrerebbe mancare, ma in un’immagine si vede una scena proveniente dal capitolo 135 (numero 16), in cui il sangue di Sasha scorre sulla spada di Hades e tocca anche la mano di Tenma, raggiungendo quindi l’armatura. Scopriamo che Partita, erroneamente chiamata Gufo nell’edizione italiana, è in realtà la Civetta, animale sacro ad Atena nel mito greco, e a quanto pare simbolo della sua più stretta collaboratrice sull’Olimpo. A differenza delle guerre passate, in cui Atena semplicemente compare al Santuario sottoforma di neonata, stavolta la Dea aveva deciso di rinascere come essere umano per provarne al meglio emozioni ed esperienze, sicura che Pegaso sarebbe stata con lei. Civetta ha allora chiesto di poter fare lo stesso - parrebbe con un bel po’ di anni d’anticipo - ed è rinata come Partita, conservando però i suoi ricordi originali e generando Tenma. L’intervento di Yoma ha però scombussolato le cose e, in circostanze che non sono per nulla chiare, Partita è finita per diventare Spectre, fingendo di essere una nemica per far soffrire Tenma abbastanza da fargli risvegliare l’armatura divina. Considerando la completa assurdità di tutta la situazione, non c’è da stupirsi che Atena, all’epoca della serie classica, abbia deciso di tornare sui suoi passi e comparire al Grande Tempio anziché rinascere come umana.