CAPITOLO QUARTO: E GUERRA SARA’!

Quando Alcione della Piovra aprì gli occhi, si accorse di essere in un letto morbido e profumato e per un momento pensò di star ancora sognando. Sbatté le palpebre, guardandosi attorno e respirando quell’aroma delicato ma intenso che pareva invadere l’intera stanza in cui aveva trascorso la notte. Una delicata fragranza di vita.

Si alzò, sentendosi riposata e pulita, e indossò gli abiti che i servitori del Grande Sacerdote le avevano preparato, uscendo dalle sue stanze e incamminandosi verso la sala dell’Oracolo di Atena.

"Ben svegliata, Alcione!" –Esclamò Shin dell’Ariete, seduto sul trono, con i lunghi paramenti sacerdotali che gli coprivano il corpo e il volto. –"Spero tu abbia trascorso una notte serena e che le ferite sul tuo corpo si siano rimarginate! Quelle, almeno, ho potuto curarle!"

"Vi ringrazio di tutto, Grande Sacerdote!" –Affermò Alcione, inchinandosi. –"Il mio maestro Linceo spesso mi parlava della generosità dei Cavalieri di Atena e del loro rispetto per la vita e, per quanto mai l’abbia messo in dubbio, ho finalmente potuto constatare quanto il mito corrisponda alla realtà!"

"Suvvia, Alcione! Non siamo poi così leggendari!" –Ironizzò Shin, alzandosi in piedi e pregando Alcione di fare altrettanto. –"Siamo solo uomini che navigano in quest’epoca e fanno il possibile per renderla migliore!"

Alcione sorrise, rialzandosi, mentre Shin le faceva cenno di seguirla lungo i corridoi della Tredicesima Casa, fino a raggiungere una piccola stanza, molto simile a quella in cui aveva dormito Alcione, dove riposava Nesso del Pesce Soldato.

"È fuori pericolo!" –Commentò Shin, prevenendo ogni domanda della donna. –"Ha solo bisogno di riposare! La Lama degli Spiriti lo ha spossato, erodendo la sua anima, come il mare consuma la roccia! Ma il suo corpo è giovane, e guarisce in fretta! Spero che anche lo spirito possa fare altrettanto!"

"Qualcosa vi turba, Grande Sacerdote?!" –Chiese Alcione, notando il tono incerto dell’Oracolo di Atena.

"Nessuno conosce l’operato della Lama degli Spiriti, Alcione!" –Spiegò Shin, lasciando Nesso riposare ancora e ritornando verso la sala del trono. –"Nemmeno il più saggio! Poiché fino ad oggi non era mai stata impugnata! Percepisco solo una grande angoscia invadere l’animo di quel ragazzo, un’inquietudine che esisteva prima ancora che ne divenisse il Portatore e su cui non ho alcun potere di intervento! Nessuno di noi lo ha! Tranne lui stesso, questo è ovvio!"

"Nesso è un ragazzo particolare, sempre in cerca del suo altrove, sempre insoddisfatto di quello che ha! Bisognoso continuamente di andare avanti!" –Disse Alcione, accennando un sorriso.

"Non è in fondo diverso da tutti noi!" –Mormorò Shin. Ma non riuscì ad aggiungere altro che entrambi sentirono un cosmo ostile avvicinarsi precipitosamente al Grande Tempio. Proprio in quel momento Edomon spalancò con forza il portone d’ingresso, correndo verso il trono, seguito da un gruppetto di soldati semplici.

"Mio Signore!" –Esclamò affannosamente, inginocchiandosi. –"Siamo sotto attacco! Un uomo… in armatura… è apparso di fronte alle mura! Nessuno di noi lo aveva visto! Perdonateci!"

"Apprestate immediatamente tutte le difese!" –Ordinò Shin, prima che la voce decisa di Alcione li fermasse.

"No! Non scomodatevi, Grande Sacerdote! Questo nemico sta cercando me! E sarà mio compito affrontarlo! Troppo sangue ateniese è già stato versato nell’eterna lotta contro l’oscurità! Non permetterò che altro ne venga sprecato per difendere qualcuno che sa badare a se stessa!"

"Alcione…" –Mormorò Shin, annuendo infine.

"Vi chiedo soltanto di prendervi cura di Nesso! Difendetelo!" –Aggiunse, prima di incamminarsi verso l’uscita, seguita da Edomon e dalle guardie.

"Non crederai di combattere così? Priva di una corazza difensiva?!" –Ironizzò Shin, richiamando l’attenzione dell’Hero. E si avvicinò a una tenda, alle spalle del trono, spostandola e rivelando l’Armatura della Piovra, disposta in forma di totem sopra un piedistallo di marmo. Splendente e integra come quando Druso l’aveva forgiata.

"Ma… Quella è…" –Commentò Alcione, correndo verso Shin e la sua corazza. –"Come avete fatto? I danni sembravano irreparabili!"

"Niente è definitivo, Alcione! Ma tutto continua, finché c’è la vita!" –Spiegò Shin. –"E nella tua Armatura la vita scorreva ancora! Ho soltanto dovuto…" –Ma non riuscì a terminare la frase che le gambe gli vacillarono per un momento, obbligandolo ad appoggiarsi al trono.

"Mio Signore!!!" –Intervenne Edomon, aiutando il Sacerdote a mettersi seduto. Ma Shin lo scansò con un gesto cortese, pregandolo di non preoccuparsi.

"Non sono ancora un vecchio bicentenario! Sono… soltanto stanco!" –Concluse, volgendo lo sguardo verso Alcione, che, ricordando gli insegnamenti di Linceo, comprese come il Sacerdote avesse riparato l’Armatura della Piovra. Con il proprio sangue e con il suo cosmo. Lo stesso che aveva impiegato per curare le ferite di Nesso. –"Ora vai! E sii vincitrice! Per Ercole e per Atena, che ti accorda la sua benedizione e protezione!"

"Lo sarò!" –Commentò lei, espandendo il cosmo, fino ad entrare in sintonia con la corazza, che vibrò, illuminandosi, prima di scomporsi in tanti pezzi che aderirono al suo corpo perfetto. –"Grazie!"

Forte di quella nuova virtù, e della riconoscenza che la legava al Grande Sacerdote, Alcione raggiunse il Cancello Principale. E si stupì nel trovarlo intatto, mentre i corpi feriti e agonizzanti di una decina di soldati semplici giacevano sparsi sul suolo.

"Se è Alcione della Piovra, Hero di Ercole, che stai cercando, allora sono qua!" –Disse ad alta voce, spostando lo sguardo sull’improvvisato campo di battaglia, dove una leggera nebbia rendeva le forme meno nitide e i contorni sfumati.

"Quale onore!" –Commentò una voce, senza che Alcione riuscisse a capire da dove provenisse. –"Mi hai risparmiato la fatica di massacrare altre guardie, venendoti a cercare! Eh eh eh!"

"Smettila di nasconderti e mostrati, se ne hai il coraggio!" –Tuonò Alcione, a cui parve di vedere la nebbia muoversi, fino a chiudersi su se stessa, assumendo la forma di un uomo ricoperto da un’armatura verde e marrone. –"Chi sei?!"

"Sono il sicario inviato per prendere la tua testa, Alcione della Piovra, e quella del Grande Sacerdote di Atena, che si è intromesso in una guerra che non lo riguarda, aiutando voi, Heroes di Ercole, a procrastinare la vostra inutile vita!" –Si presentò l’uomo, dagli occhi azzurri e i capelli grigiastri. –"Sono Momio del Fauno, il Satiro delle Alseidi, terrore dei viandanti! Colui che recherà un grande onore a Era e a Dioniso!"

"Dioniso?! Dunque anche lui ha mosso guerra a Ercole?! Perché?" –Chiese Alcione.

"Non a Ercole, che, ormai privo della sua dignità divina, è poco più di un fantoccio in attesa di morire! Ma a voi, deboli Heroes che a stento vi trascinate nel fango del mondo! Con la vostra scomparsa, al figlio di Zeus non resterà niente e il vuoto del Tartaro lo accoglierà!" –Precisò il satiro, suscitando la violenta reazione di Alcione.

"Ercole un fantoccio privo del suo rango divino?! Tu menti!!!" –Gridò il Comandante della Terza Legione, liberando i guizzanti tentacoli della piovra, che scivolarono verso il Satiro delle Alseidi.

Questi fu abile a balzare in alto, evitando la fitta rete. Ma Alcione non gli diede tregua, sollevando i tentacoli verso il cielo e obbligando il satiro ad afferrarne uno, lasciandosi scivolare lungo di esso, fino a puntare sulla stessa Alcione, che fu svelta a muovere anche i tentacoli dell’altro braccio, respingendo l’attacco diretto.

"Ben ti destreggi con le tue armi!" –Commentò il Satiro delle Alseidi, compiendo un’agile capriola in aria e atterrando poco distante da Alcione. –"Mi divertirò a strappartele una ad una, portandole a Dioniso come trofeo! E, punendo anche il Sacerdote, farò felice anche Era, che potrà finalmente occupare il Santuario della Dea Guerriera!"

"Spiacente di deludere le tue aspettative, satiro! Ma non farai felice nessuno dei tuoi due padroni!" –Esclamò Alcione sprezzante.

"Staremo a vedere!" –Sogghignò il satiro, espandendo il suo cosmo, che si palesò sotto forma di nebbia, sempre più fitta.

"Per Ercole!!!" –Gridò Alcione, lanciando avanti i sinuosi tentacoli affissi al suo braccio sinistro, che si allungarono a dismisura, ma non riuscirono ad afferrare il servitore di Dioniso, che scomparve nel mare di nebbia.

"Dissolvenza!" –Mormorò, svanendo e lasciando che i tentacoli afferrassero lembi di nebbia.

"Vigliacco!" –Commentò Alcione, muovendo lo sguardo e cercando di fendere quella fitta cortina che la stava circondando.

"Tutt’altro! Tengo fede al mio simbolo! Eh eh eh!" –Ridacchiò Momio, la cui voce pareva provenire da ogni direzione. –"Le Alseidi sono ninfe dei boschi, che mi hanno allevato prima che Dioniso mi prendesse sotto la sua ala protettrice, facendo di me uno dei cinque Satiri Guerrieri! Proprio come quelle ninfe terrorizzavano i viandanti nelle selve, ugualmente farò io con te!"


Detto questo il Satiro delle Alseidi liberò un urlo stridulo, che echeggiò per l’intero spiazzo antistante al Cancello Principale, generando un’onda d’urto che spinse Alcione indietro di qualche metro, facendola barcollare, stordita da quell’acuto così penetrante, che quasi le aveva sfondato i timpani. Un attimo dopo il satiro fu su di lei, iniziando a tempestarla di pugni e di calci.

Frastornata dal suono terribile che ancora echeggiava nella sua mente, Alcione fu comunque abile a sollevare i tentacoli, roteandoli in modo da creare una gabbia protettiva con cui respinse il Satiro delle Alseidi, obbligandolo a balzare indietro, tuffandosi nuovamente nella nebbia.

"Paura, vero Alcione?!" –Rise il servitore di Dioniso. –"Proverai la stessa angoscia, lo stesso senso di smarrimento dei viandanti nelle selve, vittime dell’inganno delle ninfe! Sentirai ancora il Terrore dei Viandanti!" –Aggiunse, liberando nuove grida, così acute da stordire sempre di più il Comandante della Terza Legione, obbligandola persino a poggiare un ginocchio a terra, tenendosi la testa che pareva sul punto di scoppiarle.

"Maledizione!" –Ringhiò Alcione. –"Mi sento come… se tutto mi scoppiasse dentro…" –Ma si fece forza, rimettendosi in piedi ed espandendo il suo cosmo blu, scuotendo i lunghi tentacoli e scagliandoli ovunque attorno a sé, per trovare il nemico nascosto nella nebbia. –"Non puoi sfuggirmi, satiro! I miei tentacoli di afferreranno!" –Ma ogni volta in cui i tentacoli riuscivano ad individuare la sagoma del servitore di Dioniso, questi immediatamente scompariva, fondendosi con la nebbia stessa e apparendo poi da un’altra parte della cortina, liberando le terribili urla che stordivano Alcione sempre di più.

"Devo… essere lucida…" –Mormorò. –"Il Satiro delle Alseidi non è certo avversario pari a Didone! Devo sconfiggerlo, e in fretta, per correre a Tirinto ad informare i miei compagni! Se soltanto… riuscissi a pensare…" –Proprio in quel momento una nuova onda energetica, generata dalle grida stordenti del servitore di Dioniso, la investì e Alcione sollevò di scatto i tentacoli, roteandoli attorno a sé, per generare una gabbia protettiva.

Venne comunque raggiunta e barcollò, ma l’effetto fu inferiore ai precedenti attacchi, e alle aspettative del Satiro delle Alseidi. E Alcione ritenne di aver compreso come neutralizzare quel malefico potere.

"Ci riuscirò! Grazie al cosmo!" –Esclamò, socchiudendo gli occhi e bruciando al massimo il proprio cosmo, che la avvolse con la sua luce blu, mentre la sagoma di un’immensa piovra apparve dietro di lei.

"Terrore dei viandanti!" –Gridò il Satiro delle Alseidi, liberando nuove urla raccapriccianti, la cui onda d’urto però venne parata dai tentacoli che Alcione aveva prontamente sollevato attorno a sé. –"Cosa?! Come puoi respingere il mio grido?!"

"In un modo più semplice di quello che credessi!" –Sorrise Alcione, continuando a tenere gli occhi chiusi, potendo così concentrarsi meglio sul senso dell’udito. –"Così semplice che mi derido da sola per non averci pensato prima, disorientata com’ero dal primo micidiale attacco che hai portato!"

"Spiegamelo!!!" –Urlò il satiro, scatenando una nuova onda d’urto, accompagnata dallo sgradevole suono della sua voce. Ma anche quel rinnovato assalto venne parato dai tentacoli che Alcione sollevò non appena averlo udito.

"Il tuo attacco è in grado di stordire la mente! Ma, presentandosi come onde di suono, sia pur acuto, viaggia a velocità molto basse! Inferiori alla velocità della luce, a cui un Comandante degli Heroes sa muoversi!" –Commentò Alcione. –"Frastornata dal tuo primo attacco, che immagino avesse proprio quella finalità, sono rimasta incerta su come agire, finché l’istinto di sopravvivenza non mi ha scosso, permettendomi di capire! E di mettere fine ai tuoi giochi da ninfa!"

"Giochi da ninfa?! Come ti permetti?!" –Gridò il Satiro delle Alseidi. Ma prima ancora che potesse liberare il Terrore dei Viandanti venne raggiunto dai tentacoli della piovra, che si arrotolarono attorno al suo corpo, stringendolo con forza, crepando la sua corazza difensiva.

"Hai sottovalutato i sensi acuti di un Hero di Ercole!" –Precisò Alcione, stritolando il corpo del satiro in una morsa micidiale. –"Ma, proprio in onore a ciò che sono, non ti ucciderò! Non è mia intenzione farlo! Voglio solo delle informazioni!"

"Informazioni?! Non le avrai!" –Ringhiò Momio del Fauno, agitandosi all’interno della stretta, nel vano tentativo di liberarsi.

"Invece sì!" –Incalzò Alcione, chiudendo sempre più i tentacoli su di lui. –"Cosa vuole Dioniso? Perché appoggia Era in questa guerra che non la riguarda?!"

"Questa guerra riguarda tutti gli Dei, Alcione della Piovra! Il gesto con cui Ercole si è beffato della Regina degli Dei è mortale peccato che solo la sua morte, e lo sterminio di tutti voi Heroes, potrà lavare! E poco manca a quell’assoluzione! Eh eh eh!" –Rise il Satiro delle Alseidi, di fronte ad Alcione che si avvicinava, chiedendo chiarezza. –"Mentre adesso ci affrontiamo, l’esercito di satiri, menadi e Guerrieri Caprini del Dio del Vino si prepara per marciare su Tirinto! E voi, che siete rimasti in pochi, cosa potrete fare di fronte al fiume dell’ebbrezza?!"

"Maledizione…" –Sibilò Alcione, in pena per le sorti dei compagni.

Il Satiro delle Alseidi approfittò di quel momento di distrazione del Comandante della Legione del Mare per liberare un urlo raccapricciante da distanza ravvicinata, con il quale la stordì, spingendola indietro e permettendogli di allentare la morsa dei tentacoli, da cui scomparve, dissolvendosi nella nebbia circostante.

"Fermati!" –Gridò Alcione, cercando di recuperare una stabile posizione. Ma il satiro apparve proprio al suo fianco, travolgendola con un’onda sonica e sbattendola a terra, facendole perdere persino l’elmo della corazza.

"Adesso sono fermo!" –Ridacchiò Momio, abbandonandosi a continue grida terribili, alla vista del corpo di Alcione disteso al suolo, con le mani alla testa. Non si avvide però dello strisciare silenzioso di un tentacolo, che si arrotolò attorno al suo calcagno, sollevandolo di colpo e sbattendolo poi a terra. –"Aaahhh!!!"

Più volte fu sbattuto sul suolo, distruggendo la sua corazza, mentre Alcione si rimetteva in piedi, scuotendo la testa, ancora un po’ frastornata, e raccogliendo poi l’immenso cosmo del mare.

"Alti flutti spumeggianti!!!" –Gridò infine, sollevando immense marosi energetici, che travolsero Momio del Fauno, schiantandolo contro il versante interno del muro perimetrale del Grande Tempio, uccidendolo sul colpo. E facendo infine calare il velo di nebbia che aveva invaso l’intero spiazzo. –"Questo doveva essere solo l’antipasto! Il pesce piccolo che Dioniso ha inviato per saggiare le nostre difese e metterci all’erta! Di ben più affilate spade temo che il Dio del Vino disponga!"

Ansimando, Alcione recuperò l’elmo della corazza, notando come avesse sopportato bene i colpi ricevuti durante lo scontro. La maestria dei discendenti di Mu è innegabile! Commentò, ringraziando ancora Shin dell’Ariete per il suo operato.

"Un’altra guerra…" –Mormorò una voce alle sue spalle, facendola sussultare e voltare di scatto, per incontrare il volto preoccupato del Sacerdote, che camminava tra i corpi feriti dei soldati semplici, accompagnato dal fido Edomon, il suo primo allievo. –"Quanto sangue dovrà essere versato prima che la pace possa regnare su questa Terra? Cosa credono, gli Dei, di essere esenti da questa condanna?"

"Se il Satiro delle Alseidi ha detto il vero, Dioniso ha radunato il suo esercito, obbedendo agli ordini di Era! Tirinto è di nuovo in pericolo!" –Esclamò Alcione, avvicinandosi all’Oracolo di Atena e inchinandosi di fronte a lui. –"Vi ringrazio per ogni momento che mi avete dedicato, Grande Sacerdote! Ma adesso devo tornare nella mia città, per proteggerla dai nemici!"

"Sono d’accordo!" –Annuì Shin, prima di farle cenno di alzarsi. –"Ma non andrai da sola!" –E si spostò di lato, rivelando una sagoma che Alcione ben conosceva.

Nesso del Pesce Soldato stava in piedi dietro all’Oracolo di Atena, rivestito dalla sua corazza, riparata da Shin, con il volto pallido ma lo sguardo vivo di determinazione.

"Sono pronto a seguirti, Comandante della Legione del Mare, e a servire Ercole e la giustizia!" –Esclamò il ragazzo, a cui Alcione rispose con un sorriso sincero, felice di rivederlo.

In quel momento, nel pieno di un mattino di sole, sentirono alcuni cosmi esplodere con violenza molto a nord di Atene. In Tracia. E uno di essi entrambi lo conoscevano.

Neottolemo del Vascello, Hero della Legione d’Onore, era infatti giunto in aiuto di Eolo e di Eos, attaccati da Era nella caverna dove la Dea dell’Aurora aveva vissuto negli ultimi secoli. Dopo averla distrutta, il combattimento si era spostato all’esterno e la Regina degli Dei aveva presto piegato a sé il Signore dei Venti e Eos, quest’ultima indebolita dal non aver utilizzato i suoi poteri per molto tempo.

"Felice di rivederti, Nocchiero di Tirinto!" –Commentò Eolo, rialzandosi a fatica, con il sangue che gli colava dal labbro rotto.

"Sono lieta anch’io di incontrarti di nuovo, Eroe!" –Ghignò Era beffarda, concentrando il cosmo tra le mani e rilasciando un’immensa massa di energia, che spinse indietro Neottolemo, Eolo e Eos, per quanto cercassero di resistere.

Il Nocchiero di Tirinto espanse il proprio cosmo, generando turbini di nubi, acqua e vento, e dirigendoli contro la Regina dell’Olimpo, a cui parve di vedere due immense ali aprirsi di fronte a lei, simboli di un rapace capace di solcare qualsiasi cielo. Simboli della leggenda.

"Ali del Mito! Dispiegatevi in tutta la vostra potenza!" –Tuonò Neottolemo, a cui si affiancò Eolo, anche se infiacchito dagli attacchi ricevuti, dando nuovo impeto al turbinare impetuoso del timoniere di Tirinto. –"Soffia, Era, il vento di libertà! Il vento che spira da Tirinto e che allieta l’animo dei cuori degli uomini! E tu, quest’ansia di vita, che ci portiamo dentro, non potrai fermarla mai!!!"

La tumultuosa bufera di mito travolse Era, vorticando attorno al suo corpo, senza riuscire comunque a piegarla, essendo il suo cosmo divino troppo superiore. Lasciandolo esplodere, la Regina degli Dei scagliò lo stesso assalto contro i due uomini, scaraventandoli indietro di decine di metri e danneggiando le loro deteriorate corazze.

"I colpi che si indirizzano contro gli Dei sono destinati a tornare indietro!" –Tuonò Era, osservando con beata soddisfazione i due crollare a terra. –"È una legge semplice da ricordare, la cui ignoranza non è ammessa, soprattutto da chi osa sputarci contro!" –Sogghignò, avanzando a passo lento, con il cosmo che sferragliava attorno a sé, incendiando l’aria attorno.

Fu fermata improvvisamente dalla figura di Eos, che, per quanto piena di ferite sul corpo e vestiti laceri, conservava un portamento regale e soprattutto la sua dignità. La dignità di una donna che ha saputo amare e non ha mai rimpianto quel sentimento.

"Frena i tuoi passi, Era!" –Esclamò la Dea dell’Aurora, brillando nel suo candido cosmo.

"Togliti dalla mia strada, Eos! Non sono giunta in Tracia per combatterti, ma la tua vicinanza con Eolo mi disturba!" –Commentò Era.

"E cos’è che non ti disturba, Regina degli Dei?" –Ironizzò Eos. –"A volte credo che persino respirare ti rechi fastidio, chiusa come sei nel tuo austero conservatorismo! Sai, millenni addietro, quando persino noi Dei eravamo giovani, e il mondo com’è ora conosciuto da poco formatosi, io ti ammiravo!" –Parlò con voce calma, suscitando quasi l’interesse di Era. –"Sì, ti ammiravo, perché vedevo in te un modello da imitare! L’esempio di come avrei voluto la mia vita! Regale, dignitosa, amata dai popoli che credevano nella fertile benevolenza della Grande Dea Madre, sincera! Una Divinità, ma prima ancora una donna, una sposa fedele, una madre felice! Poi, col tempo, la tua gelosia ti ha ucciso, sterminando quel che di bello c’era in te, e che ti rendeva venerata a Samo, ad Argo e in molti altri santuari della Grecia, e lasciando soltanto l’ombra della meritevole regina che eri! Lasciando soltanto il vuoto sepolcro di un’ansia senza fine, che ti porta a sterminare tutto ciò che non conosci e che, anche solo da lontano, può oscurare lo splendore che non più manifesti! Sono lieta, in fondo, di non essere diventata come te! Poiché io, a differenza tua, ho scelto di vivere!"

"E adesso, stupida serva degli uomini, hai scelto di morire!" –Sbuffò Era, liberando guizzanti folgori energetiche, che trafissero Eos in più punti, strappando via quel che restava delle sue veste laceri. Ma senza piegarla.

Fiera e dignitosa, la Dea dell’Aurora non accennava a cadere, incurante del sangue che scorreva via e dei ripetuti attacchi nemici. Espanse il suo cosmo, abbagliando per un momento l’intero prato, come un sole che sorge improvviso, e obbligando Era, Eolo e Neottolemo a coprirsi gli occhi. Quando i tre poterono riaprirli videro che Eos aveva indossato la sua Veste Divina, dai soavi colori celeste e oro.

"Che cosa vuoi fare, Dea dell’Aurora? Opporti ancora alla Regina di tutti gli Dei? Un simile atto vale quanto il tradimento del Signore dei Venti!" –Ironizzò Era, nient’affatto turbata.

"Chiedi a te stessa chi è che ha tradito…" –Mormorò Eos, espandendo il cosmo, che invase l’intero campo fiorito con una luce intensa. –"E trova il coraggio di risponderti, madre degenere! Aurora incandescente!!!" –Gridò, aprendo le braccia di lato, mentre l’immagine di un sole nascente appariva attorno a sé, liberando violenti raggi di luce che abbagliarono Era, spingendola indietro.

"Eos…" –Commentò Eolo, rimettendosi in piedi. –"Non devi combattere per me!"

"Per te, Eolo? Lo farei senz’altro, se fosse il caso!" –Sorrise la Dea dell’Aurora. –"Ma questa guerra è anche mia! Lo è da quando Era, dimenticando che la Tracia non è un feudo dell’Olimpo, ha invaso la mia terra, distruggendo la mia casa e i ricordi che vi custodivo! Anzi, lo è da prima ancora, da quando ha convinto i miei figli a combattere per lei! A morire per lei!!!" –E nel dir questo aumentò l’intensità del suo attacco di luce, obbligando Era a fare altrettanto.

"Non essere triste, traditrice! Presto li raggiungerai!" –Sibilò Era, espandendo il suo cosmo divino e generando un’onda di energia con cui travolse Eos, smussando in parte il suo attacco. Quindi sollevò il braccio destro al cielo, di fronte agli occhi sconvolti di Neottolemo e Eolo, che ben conoscevano quel potere, liberando una lucente polvere. –"Ceneri del Tempo! Cancellate dalla storia chi non merita i privilegi che ha ottenuto, chi ha infangato il proprio status divino con gesti di umana misericordia!"

"Amare non è rispettare degli ordini!" –Esclamò fiera Eos, ampliando il proprio cosmo. –"Ma trovare il coraggio di trasgredirli, inseguendo un sogno!!! Aurora incandescente!" –Ripeté, generando uno schermo di luce che annientò le Ceneri del Tempo, incendiandole non appena vi si posavano.

"Mi istighi alla peggior violenza, Eos!" –Ringhiò Era, adirata oltre ogni limite. Rinnovò l’attacco, ma ugualmente la polvere lucente fu data alle fiamme, obbligata così a ricorrere al suo potere supremo.

"Attenta, Eos!!!" –Gridarono Neottolemo e Eolo.

"Giudizio divino!!!" –Tuonò Era, scatenando una violenta massa di energia che distrusse l’effimera barriera di luce che Eos aveva sollevato a sua difesa, piegandola al suolo.

Neottolemo e Eolo unirono prontamente i loro cosmi, cercando di contrastare lo strapotere della Regina dell’Olimpo, che vacillò per un istante, prima di rinnovare l’assalto con inusitata violenza. Fu allora che Eos si rialzò, ordinando a Neottolemo di andarsene, portando Eolo con sé.

"Dea dell’Aurora, un Hero di Ercole non fuggirà mai da una battaglia!" –Esclamò il Nocchiero di Tirinto. Ma Eos ripeté la sua richiesta, che sembrò loro quasi una supplica.

"Mettetevi in salvo! Ora!!! Non so quanto ancora riuscirò a trattenere la sua rabbia! Inoltre, Eolo, hai qualcosa da fare per gli Heroes! E per questa bella Terra piena d’amore!" –Mormorò la Dea dell’Aurora, voltandosi un’ultima volta verso il Signore dei Venti e abbandonandosi a un sorriso sentito. –"Oraaa!!!" –Gridò infine, espandendo il suo cosmo, fino a portarlo al suo parossismo, e rilasciandolo di colpo, sotto forma di un grande sole. –"Aurora incandescente!!!"

"Non sfuggirai al Giudizio divino!!!" –Decretò Era, trafiggendo l’astro lucente con migliaia di folgori e distruggendo persino la Veste Divina di Eos.

Eolo afferrò Neottolemo in quel momento, portandolo fuori dal campo di battaglia e pregandolo di condurlo immediatamente a Tirinto. Gli erano rimaste poche forze, ma aveva bisogno di fare ancora qualcosa prima di cedere al riposo eterno. Doveva pagare il debito che aveva verso Eos e verso Ercole.

Neottolemo annuì, raggiungendo la Nave di Argo e sollevandola all’istante, aiutato dalle correnti d’aria di Eolo, proprio nel momento in cui esplose il cosmo di Eos.

"L’amore a volte non basta!" –Sentenziò la Regina dell’Olimpo, mentre l’immensa massa di energia da lei evocata distruggeva il corpo della Dea dell’Aurora, spargendo ovunque i frammenti della Veste Divina, che ormai non brillava più.

Pallidi, i resti della Dea che aveva saputo amare un uomo, sembravano sorridere ad Era in maniera sinistra, ricordandole che non solo lei aveva peccato. E che, alla fine del tempo, avrebbero entrambe scontato la pena del Tartaro.

"La tua maledizione non mi tange, Dea dell’Aurora!" –Commentò Era, respirando a fatica, per lo sforzo sostenuto per sconfiggerla. Poi, rabbiosa per aver perso la preda a cui tanto ambiva, sbuffò, ritornando sull’Olimpo, salda più che mai nella sua risoluzione. –"Dioniso deve attaccare adesso! E radere al suolo Tirinto! Di quella città di uomini deve restare solo un mucchio di polvere! Proprio come dei miei sentimenti!"