(Capitolo IV)

Sono un genio!

Milo era seduto in cima ad un tempietto diroccato, immerso in una lussureggiante vegetazione, su una delle alture del Santuario. Da li si aveva una splendida visuale di tutto il Grande Tempio e c’era sempre un venticello leggero che gli scompigliava i capelli. Si rifugiava sempre in quel piccolo angolo di paradiso tra terra e cielo tutte le volte che doveva pensare. Ma quella mattina non riusciva proprio a ragionare. Normalmente, in combattimento, non gli era difficile mantenere la mente lucida ed analizzare in modo distaccato la situazione, ma questa volta era diverso. Non era il solito corpo a corpo, ma una gara d’astuzia e non gli veniva in mente proprio nulla per far cedere i propri servi. Il suo sguardo si era ormai perso nel vuoto quando una leggiadra figura a valle attirò la sua attenzione.

La fanciulla era Cassandra, la sua ancella, con il cesto dei panni puliti, che si stava dirigendo verso un’assolta piazza erbora per stenderli.

"Ideona! Le brucio i vestiti, così sarà costretta a lavorare alle mie condizioni per rifarsi il guardaroba!"

Milo saltò giù dal tempietto e si affrettò a procurarsi il necessario: tanica di benzina e accendino.

Dopo di che, quatto, quatto e facendo ben attenzione a non farsi scoprire, mise in atto il suo piano. Prima cosparse di benzina i vestiti e poi appiccò il fuoco con l’accendino: " he, he sono proprio un genio!", ma proprio in quel momento Cassandra si accorse della sua presenza:

«O per la dea! Milo cos’hai combinato!»

«Così impari a metterti contro un cavaliere d’oro!»

«Scemo, questi non sono i miei vestiti, ma quelli di Atena!»

«Certo, certo e pensi che io mi beva una così banale frott..» le parole gli morirono in gola mentre un gigantesco cosmo minaccioso si stagliava alle sue spalle.

«A...A...Atena! Che piacere vederla!Lo sa che oggi è più bella del solito!» farfugliò il santo dello Scorpione.

«Milo, sai quanto mi è costato il kitone in stile ionico ,con ricamo d’oro ed inserti in diamante, fatto su misura per me da Armadi?»

«Hem, no» al cavaliere erano venuti i sudori freddi.

«Più di quanto tu possa raccimolare nella tua carriera di Gold Saint! Non basterebbe vendere la tua armatura! Ora vieni con me alla sala del trono che facciamo un bel discorsetto!» Saori, furibonda, costrinse Milo a seguirla tirandolo per un orecchio.

Un’ora più tardi.

Spogliatoi dell’arena.

G. T.

SPLOSH! SPLASH! GRAT GRAT! WOSSH!

«Uff! che faticaccia pulire le latrine e che schifo! Ora capisco perché Cassandra si arrabbiava tanto quando dimenticavo di alzare la tavoletta del water!»

Milo era finito li per punizione, dopo essersi subito una maxi sgridata di un’ora da Atena. Non l’aveva mai vista così alterata e battagliera. "Magari avesse tirato fuori tutta quella furia durante le battaglie" pensò, ma perdersi in pensieri era controproducente. Ora l’unica cosa che doveva fare era finire alla svelta prima che qualcuno lo venisse a sapere.

Il cavaliere era infatti a carponi, con i capelli raccolti in una bandana rossa tra scovoloni del w.c., spugne e detersivi.

« Milo, sorridi!»

«He?»

CLICK

«Splendida! Proprio una foto da Face Book!»

«Cosa? No, Nestore, aspetta!»

Nestore, l’altro inserviente di Milo, sventolava allegramente la foto, ottenuta con la polaroid, davanti al naso del cavaliere:

«Sei proprio foto-igienico Milo! ( Sorry, lo so che è proprio una battuta brutta, brutta, ma visto il contesto ci stava! Comunque torniamo a loro) Questa finisce dritta, dritta in rete!»

«Tu con quella non vai da nessuna parte!» lo minacciò Milo.

«UUU! Che paura! Altrimenti che mi fai? Mi lanci lo spazzolone che hai in mano. Effettivamente è un arma chimica di tutto rispetto!»

Era troppo e Milo si preparò ad usare la sua Scarlet Needle:

«Adesso vediamo se hai ancora voglia di scherzare! Dammi quella foto!»

«Milo, lascia perdere, che figura ci faresti ad usare uno dei tuoi colpi più potenti contro un povero servo indifeso? E poi vorrei ricordarti che ormai sono diventato immune al tuo veleno; sai, le tue sedute di agopuntura sono servite a qualcosa!»

Il cavaliere si placò. Nestore aveva ragione, non poteva perdere le staffe in quel modo, ci avrebbe rimesso la faccia. Poi, le regole di cavalleria parlavano chiaro: un cavaliere che si rispetti non poteva attaccare un uomo indifeso e disarmato, e Milo al rispetto delle regole e all’onore cavalleresco ci teneva parecchio (era infatti membro onorario del fan club di Joda)

«Suvvia, Milo,non fare quella faccia. Si può sempre scendere a patti, magari si trova un accordo conveniente per entrambi».

Il gold saint guardava sospettoso il suo assistente, ma gli fece cenno di proseguire.

«Vedi, se vuoi la foto, basta che accetti le richieste di Epicuro: Copertura sanitaria, marchette ecc...»

«Non mi sembra molto vantaggioso, visto che perderei credibilità agli occhi dei miei colleghi. Se cedo verrò ritenuto un debole».

«Intanto perderesti la faccia comunque, non credi?» Nestore accarezzò la foto « Comunque credo che sarebbe meglio ti preoccupassi di Atena, più che della tua faccia. La dea è molto, molto arrabbiata con te, e sai che è tanto intransigente con i suoi paladini, quanto inutile in battaglia. Però, Cassandra, siccome è in rapporti confidenziali con lei, potrebbe mettere una buona parola su di te....poi, un volta conclusa questa spiacevole faccenda, io e Cassandra, ripeto, Cassandra, torneremo nella casa dello Scorpione. Non fare quell’espressione sorpresa, lo so perfettamente quanto ci tieni a lei, ma se preferisci Aiolos...come si dice: de gustibus. Comunque pensaci e fammi sapere».

Nestore fece per allontanarsi, ma dopo pochi passi:

«Aspetta, dove devo firmare?»

«Ottima scelta Milo dello Scorpione, qui va la firmetta ed ecco a te la foto più una bella raccomandazione di Cassandra al capo. É sempre un piacere fare affari con te!»

 

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Tesi

Era una splendida giornata limpida e lei era al settimo cielo. Il suo sogno, dopo tanti sacrifici si stava per realizzare: il giorno seguente avrebbe consegnato la sua tesi, in diritto greco-romano, al suo relatore e finalmente anche lei avrebbe potuto aiutare la dea della giustizia, anche se non come sacerdotessa.

Aveva lavorato sodo per pagarsi le tasse universitarie, ma ora poteva vedere il traguardo raggiunto. Certo, c’era ancora il praticantato prima di poter esercitare la nobile arte oratoria, ma sapeva anche che più nulla, o nessuno, l’avrebbe potuta fermare.

Lo sciopero, poi, era stato una vera e propria manna, in quanto le aveva consentito di portare a termine gli ultimi ritocchi in santa pace e..senza Shura tra le scatole.

"Shura" il pensiero di Penelope si soffermò sul cavaliere " Chissà come se la sta passando!".

Lei e l’ombroso spagnolo erano amici di vecchia data e gli era molto riconoscente; infatti era grazie a quel lavoro che aveva potuto frequentare la facoltà di giurisprudenza: la sua ultima possibilità di diventare paladina della giustizia.

Aveva quindi deciso di non aderire agli "scherzi", ma di attuare uno sciopero passivo. Questo per solidarietà ai colleghi e perché Shura, dopo il soggiorno negli inferi, era diventato veramente insopportabile. La seguiva ovunque come un ombra e senza spiaccicare parola. Non che fosse mai stato un chiacchierone, s’intende, ma con lui si riuscivano a fare discorsi seri, era un’ottima spalla su cui sfogarsi e una tomba con i segreti. Ora, invece, quel poco che riusciva a dire erano discorsi degni di Luca Giurato oppure battute dalle sfumature molto falliche. Per non parlare di quando iniziava a pavoneggiarsi con Excalibur.

Le scena tipo, che si ripeteva puntualmente ogni giorno nella decima casa, era:

Lui che entrava in casa esclamando frasi come:

«La mia spada è indistruttibile! Non fare complimenti, se vuoi te lo faccio vedere!»

Lei stizzita che le urlava di risposta :

«Sei un porco!»

E lui che rimaneva con un espressione inebetita sul volto mentre domandava:

«Ma cosa ho detto di male?»

"Va bene che sarà stato traumatico, ma si è proprio rincitrullito! E poi diamine, anch’io ho sofferto, ma mica ho dato di testa!"

Pensando, pensando, Penelope era arrivata in un campetto in cui era stato allestito il gioco della pignatta e, incuriosita, si fermò a osservare i partecipanti. Come previsto c’erano tutti i gold saint più festaioli: Aldebaran, Aiolia, Aiolos, Doko e persino Mu. Mancava solo Milo intento a tinteggiare la sala del trono ( alla dea non era ancora passata l’arrabbiatura). Infine, guardando meglio, notò anche Shura che, bendato, sventolava un bastone cercando di colpire l’asinello di cartapesta, incitato dai compagni.

A Penelope sfuggì un sorriso " Beh, allora essermi allontanata gli ha fatto bene. Finalmente ha iniziato a socializzare con gli altri cavalieri".

CRACK!

Il colpo alla pancia della sfortunata pignatta fu quello decisivo e una pioggia di coriandoli e caramelle cadde sui divertiti santi di Atena.

" Sono contenta che non se la passi poi così male". Questi furono gli ultimi pensieri dell’ancella, mentre si dirigeva all’accampamento dei servi.

Però, appena raggiunta la sua tenda, si accorse che c’era qualcosa che non andava: la tesi, da poco rilegata, non era sul tavolino su cui l’aveva lasciata. Presa dal panico iniziò a frugare ovunque, ma senza risultato. Ad un certo punto gli balenò in mente un sinistro pensiero: " No, non può essere! Non è da lui!" continuava a ripetersi mentre correva veloce come il vento verso il gioco della pignatta.

Purtroppo una volta giunta sul posto il suo presentimento si rivelò esatto: Shura aveva ricavato i coriandoli tagliuzzando la sua tesi. Si lasciò scivolare a terra tra i bianchi pezzetti di carta, mentre calde lacrime le rigavano il volto. Ma la disperazione lasciò presto posto alla rabbia e, inferocita, decise di andare in cerca del cavaliere del Capricorno.

Lo trovò seduto sui gradoni dell’arena, in compagnia di Aldebaran e Aiolos, mentre si godeva il sole del tardo pomeriggio, dopo il solito duro allenamento. I tre erano intrattenuti dalle storielle hot di Doko ( il solito vecchio porcello, che quando non c’erano in giro il suo discepolo e la dea, rivelava la sua vera natura. Altro che vecchio saggio!). Shura, come i compari, si era levato l’armatura ( che giaceva fradicia di sudore in un angolo) ed era rimasto in canotta e short.

«Shura! Questa volta ti sei scavato la fossa con le tue mani!» Penelope aveva fatto il suo ingresso sul finale della storiella, suscitando ilarità con la sua frase:

«Che graziosa bambolina ci è venuta a trovare!Hai del fegato bambina, se osi minacciare un cavaliere d’oro! Ti consiglio di chiedere scusa e di fare un bel massaggio ai miei piedi stanchi. Sono un povero vecchio io!» commentò Doko.

«Non sembri così minacciosa! Cucciolotta!» Rincararono la dose Aiolos e Aldebaran.

L’unico che non aprì bocca fu Shura, che assunse un espressione molto seria.

«Rilassati spagnolo, è alta un metro e un tappo, cosa vuoi che ti faccia?» disse il santo del Toro, tirando una poderosa pacca sulla spalla al collega.

I tre furono però azzittiti da un lampo verde che illuminò per una frazione di secondo gli occhi dell’ancella. Penelope si avvicinò a Shura e, afferrandolo per la canottiera, lo costrinse a chinarsi fino a quando la sua faccia non fu a pochi centimetri dalla sua:

«Sarà anche l’ultima cosa che faccio, ma giuro che ti rovino!» sibilò la ragazza. Dopo di che se ne andò lasciando il cavaliere seriamente preoccupato: "questa volta sono veramente nei guai" sospirò, mentre Doko e Aldebaran toglievano velocemente il disturbo.

Rimase solo Aiolos incuriosito dalla scena:

«Quello che ho visto alle spalle della tua ancella era un cosmo o sbaglio?»

«Non ti sbagli. Penelope non è come le altre. A lei era destinata l’armatura del Tucano ed era la migliore guerriera del santuario»

«Incredibile! Allora quella sacerdotessa con l’armatura da sfilata di carnevale di Rio era lei! Non l’avevo riconosciuta»

«É normale visto che portava sempre la maschera. Purtroppo, poco prima della tua scomparsa, durante una missione, ha riportato gravi danni alla schiena ed è stata quindi sospesa dalla carica».

«E l’armatura che fine ha fatto?»

«Non è più stata data a nessuno, anche perché le aspiranti sacerdotesse, quando la vedevano, disertavano».

«Si, mi ricordo che era veramente imbarazzante, con tutte quelle piume...»

«Già, solo Misty della Lucertola la trovava bella. Ma a parte questo, Penelope, quando s’infuria, ha un cosmo veramente terrificante ed in più sta per diventare avvocato. Aiolos, sono nella m@@@a fino al collo!».

Due giorni dopo....

"Ci voleva proprio una bella doccia calda per stendermi i nervi! Sono proprio uno stupido, è da due giorni che dormo con un occhio aperto, ma Penelope non si è fatta viva. Probabilmente ha ragione Al ( questo era il soprannome dato al santo del Toro dai colleghi): cosa vuoi che mi faccia?" Shura risciacquò via lo shampoo dai capelli e rimase, ad occhi chiusi, sotto il getto caldo ancora par qualche istante. Poi aprì le tendine della doccia:

«ARGH! AFRODITE CHE DIAVOLO CI FAI NEL MIO BAGNO!!!!!!»

«Visto che Ugo è in sciopero mi sono offerta di sostituirlo. Ora sono io la vostra nuova postina. Sei contento?» il cavaliere di Pesci assunse una posizione molto sexy, che metteva in risalto il suo decolté imbottito «Comunque gran bel ...hem...cosmo, Shura!»

«CHE SCHIFO!!! Per tutti gli dei dell’Olimpo esci subito di qui prima che ti faccia a fette, razza di travestito depravato!» Tuonò il santo del Capricorno, mentre Afrodite se la dava a gambe per evitare gli arredi del bagno che gli venivano lanciati.

Shura si rivestì in fretta e furia : «Roba da matti! Ma che diamine gli è venuto in mente a Sion, quando ha dato l’armatura dei Pesci a quella sorta di Platinet versione manga!»

Comunque, nonostante le imprecazioni dello spagnolo, Afrodite aveva fatto il suo dovere di postino (pardon, postina!) e aveva lasciato una lettera sul mobiletto della biancheria sporca.

Shura l’aprì:

«Cosa!? Sono stato citato all’Agorà da Penelope!»