Capitolo 20: Determinazione in battaglia

Kano osservava la snella figura felina in piedi nell’oscurità, "Non demordi?", domandò lei, "No, spiacente, devo raggiungere Ra, proprio come i miei compagni", rispose il santo del Pavone.

"Ricorda gli anni dell’addestramento, cavaliere, ricorda l’impegno per raggiungere la concentrazione e conquistare l’occhio dell’anima", si disse il Silver saint, sollevandosi in piedi.

A poco a poco, Kano si concentrò, partendo dai ricordi e giungendo ad un completo e perfetto allineamento fra corpo, anima e l’ambiente circostante.

"Preparati a ricadere, simpaticone", lo schernì la nemica, lanciandosi in un nuovo attacco, "Ruota del Pavone", urlò il cavaliere d’argento. I calci della felina furono fermati dai pugni del santo d’Atena, che alla fine, riuscì a colpirla con un diretto allo stomaco, lanciandola a terra, poco distante.

"Incredibile, sei riuscito a colpirmi, meriti di vedermi e di sapere il mio nome", si congratulò la guerriera, rialzandosi. Kano, però, era rimasto concentrato, quasi disinteressato alle sue parole.

"Prima di tutto il mio nome, sono Sekhmet", si presentò la guerriera, prima di far esplodere il suo cosmo, luminoso e dorato. La potenza del cosmo dorato era tale che l’intero corridoio, lungo ed oscuro, s’illuminò.

La guerriera era affascinante, lunghi e lisci capelli neri le scendevano lungo la schiena, le vestigia erano simili a zampe sulle gambe e le braccia, il corpo del gatto costituiva la copertura per la cinta ed una specie di corona copriva le spalle, mentre il petto era nascosto da un sole, che lasciava intravedere la pelle abbronzata dello stomaco. Il volto era nascosto dalla maschera di un gatto.

"Bastet, la dea gatta, è il mio simbolo", concluse semplicemente la guerriera.

La concentrazione di Kano s’incrinò quando egli vide la nemica, che gli apparve bellissima, "Sono Kano del Pavone", si presentò, cercando di restare tranquillo.

"Bene, cavaliere del Pavone, ora ti dimostrerò cosa vuol dire combattere", lo minacciò Sekhmet, "Preparati", urlò.

Kano vide l’avversaria scattare in avanti verso di lei con agili movimenti, poi notò che le sue dita iniziavano a brillare di una luce più intensa, "Cat claws", urlò l’avversaria, scatenando un intricato reticolo luminoso, che si chiuse sul corpo del santo d’Atena.

Kano cadde a terra ferito, "Non so, forse tutta la tua concentrazione non serve a niente contro questo colpo", lo schernì Sekhmet, preparandosi a riattaccare.

"Lo scontro non è ancora finito", sentenziò il Silver saint, rialzandosi.

Mentre Kano subiva l’attacco nemico, i due gold saints di Sagitter e Capricorn, osservavano con attenzione il loro temibile avversario. Aveva un corpo robusto, le zampe dello scorpione costituivano le coperture per le gambe, il corpo dell’animale divino copriva interamente il fisico robusto, lasciando intravedere solo le possenti spalle, nascoste da due cuspidi, sembra essere uno scorpione a due code. Le braccia erano coperte dalle chele, congiunte alle mani. Sul volto teneva una maschera, rappresentate lo sguardo dello scorpione. Non aveva capelli, eccetto una lunga treccia nera che scendeva fino alla schiena.

"Due cavalieri d’oro, famosi in tutto il mondo per la potenza che dà questo rango, non avrei mai pensato in tanta fortuna", esordì il nemico.

Uno scatto e nessuno lo vide più, poi Myokas volò contro una parete, colpito da un pugno, "E’ veloce", pensò Lorgash, prima di evitare con un salto l’attacco nemico, per poi fermarsi accanto al nemico.

"Sei più bravo del tuo compagno", si complimentò il comandante dei Pharaons, "No, al contrario, se tu avessi attaccato prima me in questo modo, sarebbe stato Myokas ad evitarti", rispose il santo di Capricorn.

"Lui si chiama Myokas e tu?", domandò l’egiziano, "Sono Lorgash di Capricorn", si presentò il custode della Decima Casa, "Bene, Lorgash, ora proverai la temibile forza di Anhur di Selkit", sentenziò il possente guerriero, allontanandosi con un balzo.

"Lorgash, lascialo a me", esordì Myokas, ponendosi fra i due, "Sei resistente, cavaliere d’oro", si congratulò Anhur, "Sono uno degli allievi del grande Seiya di Pegasus, la mia non è semplice resistenza", ribatté orgoglioso il santo del Sagittario.

"Piuttosto, ora prova tu a resistere ad un mio attacco, Pharaon", lo minacciò Myokas, "Atomizer Thunder Volt", tuonò scatenando il colpo del sacro Sagittario.

Anhur mosse le braccia alla velocità della luce e con le chele parò i diversi colpi, "Le coperture delle braccia, rappresentanti le chele della dea Selkit, sono indistruttibili, niente e nessuno può sconfiggerle", sentenziò il guerriero egizio.

"Probabilmente è vero, ma per tua sfortuna non hai parato tutti i colpi", ribatté il santo d’oro del Sagittario. Improvvisamente Anhur sentì una fitta allo stomaco, "Quando mi ha raggiunto questo colpo?", si chiese, "In realtà sono stati tre i colpi che ti hanno raggiunto e sono sorpreso che solo ora tu li abbia sentiti, devi essere incredibilmente resistente, complimenti", rispose Myokas.

"Ora, possente cavaliere d’oro, proverai anche tu la mia tecnica offensiva", minacciò Anhur, preparandosi ad attaccare.

I due forti guerrieri scattarono impavidi uno verso l’altro, "Atomizer Thunder Volt", urlò Myokas, "Black fire needle", ribatté Anhur.

Kano era di nuovo in piedi, concentrando la propria energia cosmica nelle mani, "Cavaliere, che stai facendo?", domandò incuriosita Sekhmet, "Ti dimostro che lo scontro non è ancora finito", rispose il santo del Pavone, "Abbraccio dell’Oriente", urlò poi, scatenando una sfera d’energia.

Sekhmet cercò di evitare l’attacco con uno scatto laterale, ma fu investita egualmente dall’attacco, che la gettò a terra, ferita.

"Ti prego, non ti rialzare, non desidero combattere con te", balbettò Kano, avanzando verso la nemica, "Taci, ipocrita", tuonò come risposta Sekhmet, producendo un altro graffio sul volto del nemico.

"Prima mi attacchi con potenza, poi cerchi di convincermi a non rispondere ai tuoi colpi? Più che rispetto per me è la paura che ti muove", lo derise la guerriera di Bastet, "No, sono anzi certo che se andassimo avanti così, entrambi moriremmo, tu sei un’abile guerriera e non meriti di cadere per mia mano, che sono semplicemente un visitatore desideroso di incontrare Ra", rispose il Silver saint, "Io sono un’abile guerriera, ma tu sei solo un buffone, combatti, o subisci il mio colpo più potente!", concluse Sekhmet, sollevando le mani al cielo.

Una sfera di luce iniziò a concentrarsi fra le sue mani, "Sembra un sole", balbettò stupito Kano, "Lo è infatti, Ra è considerato il dio Sole e questa tecnica è il suo attacco più potente, che lui mi ha insegnato nella sua grande bontà", spiegò la guerriera egiziana.

Kano chiuse gli occhi, "Mi dispiace farlo, ma dovrò risponderti con un colpo di pari potenza, per quanto ti rispetti, non posso deludere l’addestramento del mio maestro Kaor, l’asceta che mi insegnò tutto della battaglia", affermò tristemente il Silver saint, mentre il suo terzo occhio si illuminava.

"Ra’s eye", urlò Sekhmet, gettando la sfera contro il nemico, "Eye power", ribatté Kano, scatenando un’altra sfera d’energia.

I due colpi si incontrarono al centro del corridoio.

I colpi di Myokas ed Anhur furono scagliati da una distanza così breve da colpire contemporaneamente ambedue i guerrieri, gettandoli a terra.

Il Pharaon aveva subito diversi danni all’armatura, mentre il gold saint aveva un singolo foro, da cui però, partì una fiammata.

I due guerrieri si rialzarono, "Sei ancora vivo?", domandò Myokas, "Tu ti reggi ancora in piedi malgrado il veleno?", balbettò Anhur.

"Fermi, cavalieri", urlò Lorgash, "Siete ambedue feriti gravemente, se continuate così morirete".

"E sia", risposero entrambi. Il santo di Capricorn sorrise, "Allora erano vere le parole del mio maestro", si disse, "Che intendi?", chiese Myokas.

"Una volta, il grande Shiryu mi raccontò della loro lotta con la dea della Discordia e di come il possente Ikki avesse trovato nel passato santo di Orione, Serian, un altro se stesso. Mi sembra, che in questo caso anche noi, sempre desiderosi di combattere e temerari, abbiamo trovato in Anhur un altro noi stesso", spiegò il santo di Capricorn.

Myokas sorrise a queste parole, "Suppongo che questo sia un complimento", esordì poi il guerriero egiziano, "Vi ringrazio di ciò, ma proprio per questa nostra somiglianza, capirete che non posso permettervi di passare?", domandò il Pharaon, "Si, lo capiamo", spiegò il santo di Sagitter.

"Bene, nobili cavalieri, attaccatemi insieme, poiché il mio prossimo attacco sarà il più potente che ho", sfidò Anhur.

"Lorgash, fatti da parte", ordinò Myokas, "Come?", domandò il santo di Capricorn, "Sarà il mio ultimo assalto contro Anhur, sarebbe un gesto di disprezzo combatterlo insieme"; spiegò il cavaliere del Sagittario, "Va bene", concordò il suo parigrado.

Myokas si alzò in volo, "Preparati, nobile avversario, il volo del Sagittario terminerà questo scontro", avvisò il santo, "Bene, poiché sarà la furia del guerriero a risponderti", ribatté l’egiziano, mentre la sua mano sinistra si incendiava.

Le sfere d’energia di Kano e Sekhmet si fermarono al centro del corridoio, l’una fermata dall’altra.

"Incredibile, la mia forza è uguale alla sua?", domandò perplessa la guerriera egizia, "No, semplicemente utilizziamo entrambi la nostra stessa energia vitale, pari per ogni uomo, anzi dovrei essere io stupito, essendo conoscitore dell’energia spirituale", rispose il santo d’argento.

Sekhmet aumentò la spinta del suo colpo, medesima cosa fece Kano, ma all’improvviso accade l’inaspettato, le due sfere crearono un campo magnetico di energie simili, che si respinsero vicendevolmente, colpendo i loro creatori.

Ambedue i guerrieri caddero a terra, feriti in tutto il corpo.

Kano fu il primo a rialzarsi, conscio che solo la potenza minore del suo cosmo lo aveva salvato, avanzò verso l’avversaria, la cui maschera si era tolta, lasciando intravede il bel volto della guerriera. Kano si chinò su di lei e risistemò la maschera del gatto che ella indossava, "Spero non la pensino come le sacerdotesse guerriere, poiché rischierei la vita con un’avversaria così potente e testarda", si disse il cavaliere d’argento, prima di sollevare Sekhmet.

"Non ti agitare", esordì il cavaliere, rivolgendosi alla nemica, "Ti porterò dal tuo signore, dimostrandogli che non sei stata a lui infedele", spiegò il santo del Pavone, "Anche tu sei un abile guerriero", sussurrò la guerriera di Bastet, prima di svenire del tutto.

Il santo del Sagittario ed il Pharaon di Selkit si scatenarono nel loro ultimo attacco, "Sagitter’s fly", urlò Myokas, "Furia guerriera", tuonò Anhur.

Un vortice di fuoco ed il volo fulminante del Sagittario si scatenarono uno contro l’altro, provocando un’esplosione tale da frantumare le grandi porte dietro Anhur. I due cavalieri caddero a terra, solo Lorgash rimase in piedi.

"Cavalieri d’oro", urlò una voce alle spalle del santo di Capricorn.

Argo uscì da uno dei cunicoli all’estrema sinistra, contemporaneamente, anche Rabat, Osol (ormai ripresosi) e Bes arrivarono nella stanza, malgrado il Pharaon di Anukis aveva metà del corpo pietrificato.

"Che succede?", urlò Knosus di Uptat, arrivando insieme a Noa, ormai rialzatosi. Anche Awyn arrivò nella sala.

"Dunque siamo tutti qui?", domandò Lorgash, "Percepisco Kano avvicinarsi, ma purtroppo non sento più Jenghis", spiegò con tono cupo, "Purtroppo non possiamo aspettarli, poiché nuovi nemici ci raggiungono dal cunicolo in cui sei passato tu, Argo", concluse il gold saint, prendendo sulle spalle Anhur e Myokas, ambedue ancora svenuti.

Nessuno gli rispose, o obbiettò qualcosa, poiché grande era lo stupore di tutti nel vedere la distruzione in quella sala d’attesa, dinanzi alle porte distrutte, che proteggevano le stanze di Ra e dei suoi divini servitori.

"Andiamo da Ra", ordinò il gold saint del Capricorno, guidando il gruppo in avanti.