Capitolo 28: I due centimani

All’interno della caverna dei fabbri, due scontri erano tuttora in corso. Hyoga si trovava dinanzi ad una figura gigantesca, dalle possenti vestigia grigie.

Il nemico, mostratosi, aveva ben cento braccia, tutte coperte da ali piene di piume argentee, le gambe erano anch’esse coperte da ali, mentre il corpo dell’armatura sembrava un gigantesco uccello, le cui zampe si congiungevano alla vita ed il cui becco copriva il volto del nemico dagli occhi bianchi, gli occhi di Gige di Zin, uno dei tre centimani.

"Dunque, tu saresti un santo divino?", sbeffeggiò il seguace di Urano, rivolgendosi al cavaliere del Cigno.

"Sembra che tu non sappia con chi hai veramente a che fare, mostro", ribatté Crystal, "Si, con un misero umano che ha solo due braccia con cui poter fronteggiare il battito d’ali dello Zin", rispose il centimane.

"Thousands flap", urlò poi Gige, scatenando l’attacco contro il cavaliere divino.

Un tornado si formò dinanzi agli occhi increduli del santo divino, che cercò di bloccarlo con le mani, venendo però catapultato a terra per la potenza dell’attacco nemico.

Nell’infermeria, intanto, anche Rhadamantis, Botan, Odeon e Rume si preparavano ad affrontare il secondo nemico, Cotto di Benehomoth, le cui grigie vestigia coprivano con zampe artigliate le sue 100 braccia e le gambe, mentre il corpo di un felino costituiva la difesa per il corpo. Il volto del mostro era scoperto, ma stranamente umano, i capelli, lunghi e verdi scendevano sulle spalle, mentre gli occhi, anch’essi verdi, brillavano di una luce sinistra. La faccia aveva lineamenti regolari, ma i suoi denti sembravano simili a zanne.

"Chi vuol essere il primo a cadere?", domandò il centimane, "Botan, porta i feriti al sicuro", esordì Odeon del Leone, rivolgendosi alla sacerdotessa d’oro, "Che cosa?", domandò lei, "Si, è l’idea migliore che potessi avere ragazzo, lei è l’unica che può salvare Gordon e gli altri feriti, mentre io mi occuperò di questo mostro deforme", concordò lo spectre di Wyburn.

"Se voi non vi siete decisi, vi eliminerò io", sentenziò Cotto, "Thousands claws", urlò il centimane.

"Last scream", rispose Rume del Pellicano.

Il colpo sonoro deviò l’attacco del centimane, diretto verso Merope e Cleo, "Lasciate a me, questo mostriciattolo", propose il figlio di Ikki, scattando verso il nemico.

"Botan, vai, te ne prego", supplicò il cavaliere del Leone, "Non capite? Se cercassi di portare al sicuro tutti loro, potrei anche ucciderli, un corpo ferito non sopporta al massimo un viaggio fra il mondo dei vivi e quello dei morti", spiegò la sacerdotessa del Cancro, "Gordon è quello che rischia di più a dirla tutta, la ferita nel braccio può finire in cancrena, o peggio, ucciderlo", concluse triste la guerriera d’oro.

"Quiet scream", urlò all’improvviso il principe di Cartagine, scatenando l’attacco psichico contro il centimane, "Sei lento, ragazzino", gli rispose una voce alle sue spalle.

Rume si voltò di scatto, ma i cento artigli del nemico lo colpirono ripetutamente, ferendolo su tutto il corpo e lasciandolo a terra, sanguinante.

"Chi vuole essere il prossimo?", domandò Cotto, "Il nostro scontro non è ancora finito, centimane", balbettò il giovane Goshasei di Era, bloccando due delle braccia del nemico, "Ora, come mio padre, morirò insieme al mio nemico", tagliò corto il giovane figlio di Ikki.

"No, ragazzo, fermo", urlò Rhadamantis, stupito da queste parole.

"Salutatemi i miei fratelli, cavalieri", furono le ultime parole del giovane, mentre i suoi occhi diventavano rossi come rubini di un colore intensissimo, "All calling", urlò poi, mentre la sua voce sembrava tuonare nel vuoto.

Cotto urlò, mentre con altri due artigli, amputava le braccia del nemico, ma un urlo di incredibile potenza lo investì comunque, gettandolo a terra.

"Perché vi sacrificate in battaglia? Quale onore vi è nel vincere, se si muore nel medesimo tempo?", domandò perplesso il judge di Wyburn, "Perché i tuoi seguaci hanno sacrificato la vita per salvarti, Rhadamantis?", domandò cupo Odeon, "per la fedeltà e la speranza in qualcosa di più grande, per gli spectres, la tua vittoria sui nostri comuni nemici, per Rume, poter essere come il padre, un eroe pronto a sacrificarsi, per Ikki e molti altri santi d’Atena, la fede nella Giustizia", si rispose semplicemente il cavaliere d’oro.

"Anche Kanon era così? Possibile?", si domandò Rhadamantis, stupito dalle parole del santo d’oro.

"Sacrificare la vita per sconfiggermi è stata un’idea stupida", esordì la voce di Cotto. Tutti videro il centimane rialzarsi a fatica, "è riuscito soltanto a dilaniarmi quattro braccio, scarso merito per quel moccioso", derise il mostro.

"Ora è il mio turno, cavalieri di Atena", affermò lo spectre di Wyburn, ponendosi dinanzi al nemico, ma in quel momento, un altro ferito si rialzò: Jabu dell’Unicorno.

"Botan, hai sentito l’ordine di Odeon?", furono le prime parole del cavaliere di bronzo, "porta al sicuro Merope e Cleo, non sono ferite gravemente, non pensare a Gordon, lo difenderò io", ordinò il bronze saint dell’Unicorno, sorridendo a Rhadamantis, "se lo spectre è d’accordo", concluse.

"Si, grazie, cavaliere", concordò con gentilezza il seguace di Hades.

Botan calò il capo e prese con le braccia i corpi ancora svenuti di Merope e Cleo, "Buona fortuna, nobili cavalieri", disse prima di scomparire con loro attraverso gli "Strati di Spirito".

"Hai già perso tre delle tue vittime", affermò Rhadamantis, rivolgendosi a Cotto, "Al contrario, ora ho un lavoro più preciso e meno nemici fastidiosi", ribatté il centimane.

"Thousands claws", urlò Cotto, scatenando nuovamente il suo attacco, "Greatest caution", rispose Rhadamantis, parando alcuni dei colpi, "Lighting plasma", aggiunse Odeon, deviando i restanti.

"Permettimi di combattere insieme a te, spectre", propose il santo del Leone, "Sia, cavaliere d’oro", concordò il judge di Wyburn.

"Nemmeno le vostre due armate al completo potrebbero sconfiggermi", ribatté il centimane, "Parole pesanti, mostro, vedremo se saprai sostenerle", minacciò Rhadamantis, "Greatest caution", urlò poi lo spectre, scatenando il proprio colpo contro il nemico.

Cotto parò l’attacco con due delle sue braccia, "Spiacente, mostro, ma non ti basteranno quelle braccia dinanzi alla rinata potenza del respiro dello Wyburn", lo derise Rhadamantis, mentre le braccia del nemico andavano in cenere, "Che cosa?", balbettò il centimane.

"Ora subirai la furia degli spectres di Hades che in me ancora vivono", minacciò il comandante supremo dalla nera surplice, scattando contro il nemico.

Cotto non riuscì a parare nemmeno un pugno, anzi subì continui colpi, ricevendo moltissimi danni, tanti da ridurlo ad avere solo 80 braccia utilizzabili, anziché cento.

"Ora addio, mostro", urlò Rhadamantis, allontanandosi di qualche passo.

Un cosmo infuoco circondò lo spectre, le fiamme lentamente presero la forma della temibile Viverna, "Greatest Caution", urlò Rhadamantis all’improvviso scatenando un gigantesco vortice di fuoco contro il nemico.

Cotto sollevò le braccia, ma l’unica cosa che ottenne fu di perderne altre due, "Maledetto sei duro a morire", disse Rhadamantis, ma in quel momento, accadde qualcosa che nessuno si aspettava: lo spectre cadde a terra, svenuto.

"Che gli succede, Odeon?", domandò Jabu dell’Unicorno, "Era ancora in convalescenza, ha utilizzato troppe energie in questo scontro", spiegò il cavaliere del Leone, "Perfetto", osservò il centimane, "Thousands claws", urlò Cotto.

"Unicorn gallop", ribatté il santo di bronzo, scatenando un attacco alla velocità della luce, con cui parò tutti i colpi del nemico, riportando, però, una ferita alla gamba destra.

"Si, gettatevi tutti insieme contro i miei artigli, mi sarà più facile uccidervi", esordì divertito il centimane.

"Odeon, Rhadamantis è ancora vivo?", domandò semplicemente Jabu, rialzandosi, "Si, cavaliere", rispose il santo d’oro, curando lo spectre ferito.

"Senti i cosmi dei tuoi compagni spegnersi, cavaliere divino?", domandò divertito Gige a Hyoga, rialzatosi dal colpo subito, "Ora li raggiungerai", tagliò corto il centimane di Zin.

"Thousand flap", urlò poi, scatenando un secondo tornado, "Aurora Thunder Attack", rispose il santo del Cigno divino, congelando l’aria dell’attacco nemico, che riuscì soltanto a scuotere i suoi dorati capelli.

"Tutti voi, titani, o centimani che siate, siete solo dei mostri, degli esseri senza un briciolo di cuore e di umanità, non meritate di solcare le terre che Zeus ha dato agli uomini", esordì Hyoga espandendo il suo gelido cosmo, "Vaneggi, cavaliere? Queste terre erano della madre di Zeus, la sposa di Urano e di Crono, colei che di tutti è madre. Voi uomini non avete diritto a niente, se non alla morte", ribatté Gige, sollevando le sue ali, "cosa che tu ora riceverai", concluse.

"Thousands flap", urlò nuovamente, ma stavolta il battito d’ali dello Zin non si scatenò, "Perché le mie ali non si muovono?", balbettò il centimane, prima di notare che le sue grigie vestigia erano diventate bianche come il ghiaccio, "Tu, mostro, non avresti diritto nemmeno ad una morte dignitosa, mi basterebbe espandere ancora un po’ il mio cosmo per eliminarti, ma in memoria dei miei amici caduti nella battaglia di alcuni giorni fa, ti eliminerò con la tecnica base che si impara in Siberia, la tecnica di tutti coloro che rispettano ed onorano la neve che tutti sotterra, neve chiamata…", in quel momento Hyoga tacque e mosse velocemente le braccia iniziando la letale danza del cigno, "Diamond Dust", urlò poi, scatenando la sua tecnica contro il nemico, che divenne una gigantesca statua di ghiaccio.

"Mi dispiace per te, cavaliere, poiché potevi accontentarti del feroce battito d’ali dello Zin, o degli artigli del Benehomoth, ma ora subirai qualcosa di peggiore, l’ira di nostro fratello", furono queste le ultime parole del centimane, prima di cadere a terra, senza vita.

"Fratello", balbettò Cotto, percependo il cosmo di Gige spegnersi.

"Thousand claws", urlò poi, pieno di rabbia, "Unicorn gallop", gli rispose Jabu, deviando nuovamente i colpi del nemico, ma riportando una seconda ferita, stavolta alla gamba sinistra.

"Odeon, quanto tempo serve per salvare Rhadamantis?", domandò il bronze saint dell’Unicorno, "Pochi minuti, cavaliere, poiché basterà soffiare in lui un po’ d’energia cosmica, ma può anche attendere, lascia a me questo nemico", propose il gold saint del Leone. "No, cavaliere d’oro", ribatté il bronze saint, "Tante volte sono rimasto a guardare mentre gli altri combattevano, perfino contro Sinope alcuni giorni fa, ma ora è il mio turno. Sia tu sia lo spectre potreste facilmente battere costui, ma voglio dare tutto me stesso in questa battaglia, quindi lascia che lui sia un mio avversario", spiegò Jabu.

Il corno sull’elmo dell’Unicorno brillò, "Unicorn Horn", urlò il cavaliere di bronzo, bloccando i movimenti dell’avversario per alcuni secondi, "Unicorn gallop", aggiunse poi, lanciando i temibili calci contro il nemico, riuscendo a danneggiare quattro delle sue braccia.

"Come hai osato?", tuonò il centimane, nuovamente libero di muoversi, "Thousand claws", urlò poi, scatenando ancora una volta l’attacco. "Unicorn gallop", ribatté il bronze saint.

I due colpi si scontrarono, come le gambe e le braccia degli avversari, ma stavolta fu Cotto ad avere la meglio e riuscì a dilaniare i muscoli del santo di bronzo, per poi perforargli il petto con un ultimo colpo, letale.

"Jabu!!!!", urlò il santo d’oro, "Ora tocca a voi due", sentenziò il centimane di Benehomoth, "Thousand claws", urlò, scatenando l’attacco, "Salverò Rhadamantis, malgrado ciò mi ferirà", pensò Odeon, prendendo il corpo dello spectre ferito, ma qualcuno gli fece da scudo.

"Salva il mio comandante", furono le uniche parole di Gordon, che senza le sue vestigia aveva difeso con il proprio colpo lo spectre di Wyburn ed il santo che lo stava salvando, morendo per loro.

"Un altro insetto è eliminato in memoria di mio fratello, ora voi, poi i fabbri e quindi l’assassino di Gige", esordì Cotto, prima di lanciare nuovamente l’attacco contro Odeon e Rhadamantis.

Gli artigli stavolta furono deviati da un fascio di luce dorata, "Adesso basta, centimane, troppo ho permesso che il mio tenero cuore fermasse le zanne del Leone, è ora che anche io mostri la mia forza", esordì Odeon.

Cotto si accorse di tremare, il cosmo dorato del nemico rendeva i suoi capelli di un colore rosso acceso, quasi sanguigno, l’energia giganteggiava le braccia del santo d’oro e la rabbia sembrava aver trasformato il volto del cavaliere in quello di Leone furioso.

"Thousand claws", urlò nuovamente il centimane, ma Odeon parò i colpi del nemico con un semplice movimento delle mani, "Un vero cavaliere riesce ad evitare un attacco dopo averlo visto una volta e fin troppo hai utilizzato questa tecnica", sentenziò il gold saints, "Mentre ora subirai qualcosa di inatteso, la furia del Leone", minacciò il santo d’oro.

"Lighting volt", urlò poi il cavaliere d’oro, scatenando una sfera d’energia contro il nemico.

Il centimane cercò di parare l’attacco con le braccia rimastegli, ma l’impeto del colpo le frantumò tutte, lasciando il mostro monco.

"Ora addio, essere immondo", sentenziò Odeon, prima di ucciderlo con il "Lighting Plasma".

Subito dopo quest’esecuzione, arrivò Hyoga, "Che cosa è successo?", balbettò il santo divino, notando i diversi cadaveri, "Jabu, Gordon e Rume sono morti per la mia incapacità, mi perdoni santo del Cigno Divino, le giuro, sui sensi di colpa che ora provo, che non fermerò mai più il mio braccio dinanzi ad un nemico, né sarò mai fermato dalla mia debolezza", giurò il cavaliere d’oro, prima di tornare a curare lo spectre di Wyburn.

Altre ore passarono interminabili nelle caverne dei fabbri, poi, lentamente, una dopo l’altra le diverse squadre di cavalieri olimpici, oltre ovviamente a Botan e le due ferite, ritornarono recando con loro notizie, alleati e doni.

Una nuova possibilità di vittoria si rivelava dinanzi agli occhi dei cavalieri.