Capitolo 14: Una questione personale

Helyss del Pittore era ferma dinanzi al proprio nemico, Mandrake dell’Oscuro Ariete, "Cavaliere sei stato tu ad attaccare mia sorella Zadra, imprigionandola in quel ghiaccio nero?", ringhiò la sacerdotessa d’argento.

"A dire il vero, ragazza, abbiamo invaso in due il sacro castello di Asgard: io ed il mio parigrado dell’Acquario Nero. Non controllo le energie fredde ed il mio pari non avrebbe di certo superato con facilità le difese del Sacro Regno di Odino. Ho saputo che Zoras, il Sagittario Oscuro, ha ucciso decine di soldati cartaginesi prima di eliminare il Goshasei del Falco, Judas dei Pesci Neri e Morrigan, lo Scorpione Mortale, hanno appiccato ad un villaggio per attirare in trappola le quattro combattenti che vivevano sull’isola di Andromeda.

Io e l’Acquario Oscuro ci siamo intrufolati in quel castello solo grazie ai miei muri, che, come hai già potuto notare, rendono invisibile chi ne è circondato e soprattutto ne rendono il cosmo impercettibile.

La prima avversaria che abbiamo trovato era proprio tua sorella, sacerdotessa. Io stesso la attirai in questa bara di nero cristallo, poi il mio pari la intrappolò nel ghiaccio, dandole la morte, come ben sai", raccontò beffardo Mandrake.

"Ti sbagli, cavaliere nero, mia sorella non è caduta in quell’assalto, fu ritrovata ed è tuttora sotto la cura di Edoné, l’oracolo di Ermes", rispose Helyss, mentre ampliava il proprio cosmo, "Ma ora che ho saputo la verità ti attaccherò senza alcuna pietà, essere immondo. In due, per di più cavalieri d’oro nero, avete attaccato una singola sacerdotessa d’argento, senza nemmeno la propria armatura", urlò la Silver saint del Pittore, scattando in avanti.

Il pugno di Helyss raggiunse il nero guerriero, facendo volare il suo elmo, "Sei davvero arrabbiata, sacerdotessa, ma non ci riprovare, o te ne pentirai", la minacciò Mandrake.

La Silver saint non ascoltò l’avviso, anzi si gettò nuovamente in avanti, "Black Crystal Wall", esclamò allora il Nero Montone, innalzando un muro interno, che bloccò l’attacco di Helyss, gettandola al suolo.

"Ora, sacerdotessa d’argento, proverai il colpo con cui ho fermato tua sorella", la derise il cavaliere nero, nascosto dietro il muro da lui creato.

"Black Point", urlò Mandrake, espandendo il proprio cosmo.

Helyss si sentì attirata da qualcosa simile alla forza magnetica, ma molto superiore alla stessa e, senza nemmeno rendersene conto, si schiantò contro il muro di nero cristallo, producendo diverse ferite sulla propria armatura ed al corpo.

"Il campo gravitazionale di un buco nero può attirare a se qualsiasi cosa vi orbiti vicino. Proprio con questa tecnica ho stordito tua sorella, attaccandola alle spalle, poi il mio alleato dell’Acquario Oscuro ha intrappolato il suo corpo privo di sensi nel ghiaccio. Se non vi fosse stato questo mio muro di cristallo a salvarti, sacerdotessa, saresti finita nel limbo a cui conduce il mio colpo", la avvisò il nero guerriero, ancora nascosto dal proprio muro.

Il Nero Montone sfruttò la propria sleale tecnica gettando l’avversaria contro le diverse pareti della trappola di cristallo con delle variazioni del campo magnetico emanato dal suo attacco.

Ogni impatto era per Helyss incredibilmente violento, le spalliere del Pittore erano ormai gravemente danneggiate, l’intera corazza aveva più e più danni in diversi punti.

"Non puoi niente contro di me", la sbeffeggiò il nero guerriero, "ora concluderò questo scontro, schiantandoti al suolo, poi mi occuperò di quel tizio che tanto disperatamente cerca di trovarti oltre il mio nero muro", avvisò Mandrake, mentre una parte del nero muro interno si schiariva, permettendo alla sacerdotessa del Pittore di osservare Bifrost di Megrez, intento a colpire con i propri pugni quell’immenso muro a lui invisibile.

Proprio fuori del "Black Crystal Wall" di Mandrake dell’Oscuro Ariete, la furia di Bifrost si era scatenata. Il god warrior aveva più e più volte tentato di distruggere quel muro con i propri pugni, senza alcun risultato, se non quello di stancarsi visibilmente.

"Quietati, cavaliere", esordì dopo alcuni minuti Frieyr di Dubhe, osservando l’ira del proprio seguace, "Maestà, da qualche parte, oltre questo muro invisibile, è stata rapita Helyss, che probabilmente in questo momento sarà intrappolata ed alla mercé di un nemico", esclamò innervosito Bifrost.

"Cavaliere di Megrez, sembri esserti dimenticato di chi stai parlando", lo interruppe Camus dell’Acquario, "Helyss del Pittore è una dei Silver saints più potenti di quest’era, capace di affrontare persino dei titani, cosa che in pochi possono vantarsi di aver fatto", ricordò il cavaliere d’oro, "sono certo che saprà uscire dalla trappola", concluse.

Dentro la trappola di nero cristallo, Mandrake aveva sollevato in aria la propria avversaria, "Preparati, sacerdotessa, ora ti schianterai al suolo", minacciò il Black Gold Saint.

"Mi dispiace dover utilizzare questa tecnica, non mi andava più di ricorrere a questo sotterfugio", esclamò allora Helyss, con tono divertito.

"Non tentare di ingannarmi con delle menzogne, sacerdotessa, ormai sei sconfitta", replicò Mandrake, ma dinanzi a lui accadde qualcosa di inaspettato: Helyss cadde al suolo, ma non si schiantò, piuttosto si fermò facendo peso su tutti e quattro gli arti e solo allora il Nero Montone si accorse che la sua avversaria aveva aumentato la propria massa muscolare ed era ora incredibilmente minacciosa e feroce, quasi animalesca.

"Berserganger", ringhiò la Silver saint prima di gettarsi contro il Nero Muro di Cristallo, frantumandolo con una spallata.

Mandrake era ora lì, in piedi dinanzi alla sua avversaria, che lo bloccò per il collo, gettandolo con forza inaudita contro una delle quattro pareti di quella trappola, che andò in frantumi.

Gutrun, che era alla sinistra dei tre guerrieri asgardiani, in attesa di scoprire dove fosse finita la loro alleata, vide apparire dal nulla un nero guerriero, preceduto dal rumore di un vetro che si infrangeva, poi, dinanzi alla god warrior ammutolita, arrivò anche Helyss, posseduta dallo spirito dell’Orso.

La sacerdotessa guerriero risollevò il nemico e lo gettò nuovamente nella trappola, frantumando un altro dei tre muri di cristallo rimasti, quello vicino al trio di guerrieri asgardiani.

"Che cosa?", balbettò Freiyr, potendo finalmente osservare i due combattenti.

La furia di Helyss non si fermò dinanzi ai tre compagni e la guerriera continuò ad attaccare il Nero Ariete, frantumando con il suo corpo le ultime due pareti di quella trappola di nero cristallo.

"Con questa furia non posso più permettermi di giocare, mi vedo costretto ad imprigionarla nel limbo del Buco Nero", esclamò innervosito Mandrake, non appena ebbe il tempo di riprendere fiato.

Helyss fu però più veloce del guerriero nero e lo colpì allo stomaco con un diretto, prima che potesse aprire il "Black Point". Mandrake ricadde al suolo, con le vestigia frantumate all’altezza dello stomaco.

"A chi dobbiamo pensare prima?", domandò Gutrun, osservando lo scontro, "Al nero guerriero, o a tranquillizzare la sacerdotessa d’argento?", incalzò la god warrior.

"Di nessuno dei due", replicò Bifrost, "Helyss è perfettamente capace di risolvere da sola questo scontro", concluse.

"Hai perfettamente ragione, cavaliere di Megrez", concordò Camus, "la sacerdotessa del Pittore è molto migliorata in un anno. Quando usò contro Helene, la titana, questa tecnica, lo spirito dell’orso la portò quasi a suicidarsi per i colpi dati e subiti, ma adesso, anche voi riuscite a percepire cosa è riuscita a fare, vero?", incalzò soddisfatto il Gold Saint.

"Si, cugino, lo sento anch’io, il cosmo di Helyss ha piegato quello dell’orso, è riuscita volontariamente a sedare la forza dello stato di Berserganger", esclamò sorpreso Freiyr, osservando il corpo dell’alleata che lentamente ritornava normale, seppur ferito.

"Non sia mai detto che per eliminarti, patetico illusionista, debba far ricorso allo spirito dell’Orso. Con la furia dell’animale è sconfitto la tua vile trappola, ma ora, in questo campo aperto, siamo solo noi a combattere e ti dimostrerò quanto sia patetica la tua tecnica", esclamò Helyss, ripresasi completamente dalla possessione dello spirito animalesco.

"Vorresti veramente battermi così? Non ne avrai la possibilità, perché il limbo eterno ti attende", esclamò Mandrake, espandendo il proprio cosmo.

"Black Point", urlò poi, ma qualcosa lo fermò: l’intera boscaglia si era come animata e bloccava I movimenti del Black Saint dell’Ariete.

"Non te ne sei accorto, cavaliere nero? Ho intriso gli alberi dei miei simboli, ora le anime della Natura si sono risvegliate e mi aiuteranno, bloccando il tuo colpo miserevole", replicò Helyss, avvicinandosi furente al nemico.

"Forse sei tu, adesso, che mi sottovaluti", sorrise il nero nemico con dei fulmini tatuati sul volto.

"Nero Buco Distruttore", esclamò Mandrake, espandendo per la prima volta il proprio cosmo.

Il buco nero che era confluito sulla mano dell’Oscuro Ariete iniziò a roteare su se stesso, per poi esplodere dinanzi al proprio padrone. La potenza dell’attacco fu tale da sbalzare la sacerdotessa del Pittore indietro, danneggiando ulteriormente le vestigia d’argento che indossava e distruggendo l’intera boscaglia risvegliatasi per combattere.

"Ho deciso, ragazza, non ti ucciderò lentamente, né ti farò perdere nel nulla, più semplicemente, ti farò a pezzi con il colpo energetico", ringhiò l’Oscuro Ariete, scattando verso l’avversaria.

Helyss non rimase ad attendere l’attacco nemico, ma si gettò contro il proprio nemico, "Nero Buco Distruttore", urlò nuovamente Mandrake, investendo ancora una volta la propria avversaria con il suo colpo energetico e gettandola al suolo, ferita.

"Bel colpo", si complimentò la sacerdotessa d’argento rialzandosi, "ma credo proprio che non potrai utilizzarlo ancora per molto", concluse beffarda.

Nuovamente i due nemici si gettarono uno contro l’altra e nuovamente Helyss fu gettata indietro dal "Nero Buco Distruttore" del suo nemico, ma stavolta non cadde al suolo, bensì atterrò in piedi, "Ora, cavaliere nero, la partita è persa", lo avvisò.

"Scherzi per caso?", domandò Mandrake infastidito, preparandosi ad attaccare di nuovo, ma qualcosa accade: il cavaliere nero era paralizzato.

"Sigilli", esclamò allora Helyss, mentre cinque runes di diversi colori brillavano sull’armatura dell’Oscuro Ariete, "Questa tecnica ha bloccato il tuo intero corpo, ora, proprio come Zadra dinanzi a voi, tu sei incapace di difenderti dinanzi a me", concluse la Silver saint, scattando verso il nemico.

Con una veloce capriola Helyss saltò al di sopra del proprio avversario, per poi atterrare sui palmi della mani alle spalle dello stesso, bloccandolo al collo con le gambe.

Con un’incredibile pressione sulla schiena, la guerriera d’argento gettò al suolo il proprio nemico dinanzi a se, "Ora addio, illusionista da strapazzo, la tua morte sarà la vendetta per l’attacco sleale che hai compiuto nei confronti di mia sorella", esclamò la Silver saint, "Pietà", supplicò Mandrake, "Zadra non ha avuto nemmeno il tempo di chiedere di essere risparmiata, sono stata fin troppo buona con te", ribatté Helyss, prima di spezzare il collo del nemico, uccidendolo.

Finito lo scontro gli altri quattro guerrieri asgardiani si avvicinarono alla sacerdotessa d’argento, "Tutto bene, azzurrina?", domandò divertito Bifrost, "Certo, cavaliere, avevi dubbi su questo?", incalzò lei con tono beffardo, "No, però se ti serve una mano per continuare ad avanzare, basta chiedere", rispose semplicemente e gentilmente il fratello di Alberich.

Nel nero castello di Ate, i tre comandanti delle due armate oscure avevano percepito il cosmo di Mandrake dell’Ariete Nero spegnersi e grande era la rabbia nel corpo di Sairon, il maestro di quel guerriero.

"Sembrerebbe che tutti gli allievi non siano al pari dei loro maestri", rifletté Libra Oscuro, spegnendo la prima delle dodici candele alla sinistra del candelabro, "I tuoi cavalieri neri non hanno ancora fatto una buona figura, però", lo sgridò Shishio, "Nemmeno i tuoi, Dragone di Giada, in fondo uno ha tradito e l’altra è morta", replicò infuriato l’alchimista.

"Non è il momento di litigare, ricorda, Sairon, che tu stesso hai ammesso di aver lasciato i migliori fra i Black Saints qui, nei pressi del castello e tu, Shishio, tieni in mente che noi abbiamo perso due dei nostri Runouni. Non mi sembra che sia il momento giusto per litigare, dobbiamo restare semplicemente ad attendere", ordinò Raizen, zittendo ambedue gli interlocutori.

Il gruppo guidato da Ryo di Libra, intanto, continuava il suo viaggio. La strada scelta dai quattro alleati si era dimostrata essere la peggiore, poiché procedeva su una lingua di lava, dove solo alcuni sassi più alti permettevano di passare.

Il quartetto, comunque, non si era fatto fermare dal pericoloso percorso.

Ryo guidava il gruppo, ma, all’improvviso, dinanzi a lui, sul medesimo sasso, si pose una figura alta e nera, stranamente informe, ma possente, che aveva di familiare per il cavaliere, almeno nella struttura della cloth, per nulla facile da riconoscere.

Obbuan e Jenghis, che seguivano Ryo con agili passi, vedendo l’apparire di un nemico, si spostarono su due sassi laterali e dinanzi a loro apparvero altre due figure nere, senza alcuna forma apparente.

Anche dinanzi a Daidaros, che seguiva i tre compagni con più lentezza, apparve un’altra di queste figure senza lineamenti né segni di riconoscimento.

"Che cosa sono queste?", domandò sorpreso il figlio di Shun, notando le figure informi, "Non lo so, cavaliere d’argento, ma non emettono alcun cosmo, nemmeno la tua catena li percepisce", replicò il berseker dell’Avvoltoio.

"Questo è vero, cavaliere, la catena sembra impazzita, ma non punta nessuno di queste figure che ci fermano", concordò il Silver saint di Cefeo.

"Non so a voi, cavalieri, ma mi sembrano delle figure così vuote queste, sono solo immagini nere, senza lineamenti, sembrano quasi", rifletté Ryo, senza concludere la frase.

"Ombre", esclamarono all’unisono Jenghis ed Obbuan, "Esatto, cavalieri", esordì allora una voce.

"Le catene indicano qualcuno su quel sasso al centro", urlò allora Daidaros.

Una figura nera uscì allora dal suolo, "Questo è uno dei Black Gold Saints", esclamò Jenghis dell’Avvoltoio, riconoscendo le vestigia nere.