Capitolo 23: Scontro nell’Oltretomba

Daidaros si guardava intorno, ma solo rocce e anime disperate costituivano il suo nuovo campo di battaglia.

Il cielo era nero, nubi oscure lo riempivano e la terra non vi differiva poi tanto, anch’essa di un colore empio e terribile. Solo le anime, dei piccoli bagliori che barcollavano lungo quella landa desertica, avevano un colore chiaro.

"Bel posto per morire, cavaliere d’argento. Spero che tu concordi su questo", lo derise Ryoga della Lepre, riportandolo alla realtà dello scontro che avrebbe dovuto affrontare.

"Preparati, cavaliere, ora morirai", lo minacciò il Runouni, avvicinandosi con volto beffardo al nemico.

"Speri di sconfiggermi con quel trucco da illusionista?", replicò con determinazione il santo di Cefeo, "No, non proverò più ad ingannarti con la mia Illusione, malgrado sia quasi certo che non riusciresti a colpirmi nuovamente", rispose con tono beffardo il Runouni, continuando ad avanzare, "però, non userò più quella tecnica, perché tu hai osato sconfiggerla, quindi ti darò l’onore di cadere per effetto del <Sanzu Reclaim>, che ci ha portato qui, nel mondo dei morti, dove tu, non hai potere", concluse Ryoga prima di lanciarsi contro il nemico con uno scatto.

Daidaros quasi non vide l’avversario raggiungerlo, ma sentì chiaramente la serie di pugni che lo colpirono alla base dello stomaco ed il montante che lo gettò a terra, facendo volare il suo elmo e producendogli un livido sul volto.

"Come può essere?", si domandò il cavaliere d’argento, rialzandosi e scagliando le proprie catene contro il nemico, "Nebula chain", urlò Daidaros, scatenando l’attacco.

Ma Ryoga fu più veloce del previsto e raggiunse alle spalle il nemico, colpendolo con un calcio al capo, che lo gettò nuovamente al suolo.

"Come posso essere così lento? Perché nemmeno le mie catene riescono a raggiungerlo? Dove ha trovato tutta questa velocità? Sono queste le tue domande adesso, vero cavaliere?", domandò beffardo il Runouni della Lepre, avvicinandosi di nuovo al nemico, "Bene, ti voglio dire un segreto, non sono io ad avere qualcosa in più, ma tu a mancare di una sostanziale libertà: quella di muoverti nell’Oltretomba", spiegò con tono soddisfatto Ryoga, stupendo il Silver saint.

"Che intendi dire?", domandò stupito Daidaros, "Davvero non capisci?", replicò beffardo Ryoga.

"Vedrò d’essere più chiaro, cavaliere", affermò il Runouni, "Come tu ben sai esistono i sei sensi propri d’ogni uomo, ma oltre questi ve ne sono altri due, che rendono ancora più potenti, donando una sempre maggiore conoscenza della forza umana. Il settimo senso, che suppongo anche tu padroneggi, rende un uomo capace di superare i propri limiti, ma l’ottavo senso è quello più prodigioso: non ti permette soltanto di diventare più forte ma ti fa superare l’umana soglia tra la vita e la morte. Proprio grazie a questo dono i cavalieri divini riuscirono a raggiungere l’Ade, mentre i santi d’oro, che inizialmente non possedevano questo senso, furono scaraventati nelle profondità del Cocito e solo il cosmo di Atena li risvegliò dall’Inferno di Ghiaccio", iniziò a raccontare Ryoga.

"Medesima cosa vale per noi due, cavaliere. Nessuno di noi ha l’ottavo senso, da ciò che posso notare, ma una divinità molto potente mi ha concesso, tramite il suo cosmo, di viaggiare dal mondo dei vivi a quello dei morti e restare in entrambi senza alcun problema. Tu, invece, non hai ricevuto questo permesso, per questo ti senti così impedito di combattere", spiegò con tono derisorio il Runouni, colpendo con un altro calcio il santo d’argento.

Daidaros si rialzò in piedi, "Sei forte, ragazzo, complimenti", esclamò divertito Ryoga, "Subisci questi colpi, sai di non aver possibilità di vittoria eppure non ti arrendi? Complimenti, sarebbe uno spreco far disperdere la tua anima nel fiume Sanzu", rifletté con tono di superiorità il Runouni, "ti farò un regalo, ti permetterò di diventare una parte della mia grande essenza", concluse poi sollevando le braccia.

Il santo di Cefeo vide nuovamente il verde cosmo di Ryoga circondarlo, l’aura del nemico sembrava un’ombra spaventosa, simile a quella di un mostro, poi, da quelli che erano i prolungamenti degli arti, si espansero dei fili, delle tele che bloccarono alle braccia ed alla gola Daidaros, come corde.

"Questa è una delle mie tecniche preferite, dovresti essere onorato di riceverne gli effetti", esclamò soddisfatto il Runouni.

Il figlio di Shun si sentì venir meno, era come se una forza stesse rubando il suo cuore ed il respiro stesso, strappandolo dal corpo con la forza, "Che cosa mi stai facendo?", balbettò il giovane, "La medesima tecnica che uso da circa 80 anni contro tutti i nemici veramente potenti. Con questa tecnica prenderò la tua vita, l’anima, la forza. Sorridi, cavaliere, diventerai parte di un essere superiore quale sono io, protetto dalla mia dea", spiegò il Runouni con tono offensivo.

"Hai rubato anime per oltre 80 anni?", sussurrò Daidaros, ormai indebolito dall’attacco nemico, "Si, da quando divenni il Runouni della Lepre all’età di 19 anni, fu allora che la mia dea sviluppo il suo piano", ricordò il malvagio nemico.

"Ora, addio cavaliere, e benvenuto nel tuo nuovo corpo", esclamò subito dopo Ryoga, "Soul thief", invocò infine.

Il Silver saint sentì i fili della presa stringersi intorno al suo collo ed ai polsi, una presa molto feroce e tagliente lo tirò verso il nemico, mentre sentiva la propria forza venir meno.

"Su, cavaliere, non cercare di resistermi, nessuno ha mai battuto questa tecnica in tanti anni che la uso, ho nel mio corpo la forza di più di 100 nemici, per questo mi chiamano il Mietitore di Anime, non tanto per le mie doti di trasformista, o per la capacità di portare gli uomini sulle rive del Sanzu, ma semplicemente perché assorbo l’anima di chi mi affronta", spiegò con tono soddisfatto il maligno guerriero di Giada.

Daidaros sentiva ormai la vita mancargli, ma, proprio quando aveva rinunciato alla battaglia, un vento potentissimo si alzò in tutto l’oltretomba, un cosmo divino circondò i due contendenti e spezzò i fili prodotti dal cosmo di Ryoga.

Il cavaliere d’argento cadde in ginocchio, respirando in modo affannoso, ma era ormai libero.

Il Runouni, invece, si guardava intorno come viso sconvolto, "Che cos’è successo?", urlò infuriato, dopo alcuni minuti di smarrimento.

In quel momento il medesimo cosmo si ripresentò fra i due contendenti, per poi scomparire di nuovo, nel silenzio, proprio com’era apparso.

"Adesso ho capito, un dio, ma non Atena, una divinità di minore entità e potere, ma sufficiente per spezzare la mia rete per le anime", esclamò innervosito Ryoga.

"Hai un semidio a tua protezione, ragazzino, complimenti, ma la sua presenza non cambierà il risultato finale: morirai, magari non diventando parte di me, ma morirai, ti ucciderò, questo è sicuro", ringhiò il Runouni.

"Sai, guerriero di Giada, circa vent’anni fa esisteva un cavaliere di bronzo di nome Shun di Andromeda, egli era mio padre", iniziò a raccontare il giovane Daidaros rialzandosi, "il suo maestro fu il mio predecessore nella custodia delle vestigia di Cefeo, proprio come mio padre lo fu per me. Più volte Albione lo protesse e molto spesso cercò di insegnarli di non arrendersi dinanzi alle difficoltà, né dinanzi ai propri nemici, che lui non voleva uccidere. Queste cose mio padre cercò di insegnarmele e, devo ammettere, di non aver mai avuto dubbi dinanzi ai nemici, non mi sono mai fermato di fronte a nessuno di loro, però adesso mi sono trovato in questa situazione di svantaggio e non perché siamo qui, nell’Oltretomba, ma perché mi sono fatto ingannare dalle tue parole e dalla tecnica che mi usi, proprio per mostrarmi questo lui mi ha aiutato", raccontò il giovane figlio di Shun.

"Di chi parli?", domandò infuriato il Runouni, "Proprio come dinanzi al cavaliere di Gemini mio padre fu salvato da mio zio Ikki, così ora io sono stato salvato da lui, uno dei cinque semidei della Giustizia", continuò Daidaros, incurante delle parole del nemico.

"Adesso basta, ragazzino, mi hai stancato", urlò Ryoga, scattando in avanti verso il nemico.

Dinanzi agli occhi del giovane Silver saint, però, non vi era il suo nemico, bensì parte del suo passato: gli addestramenti, gli amici morti che lo stesso Ryoga aveva offeso con i suoi inganni, ma soprattutto tutti gli scontri passati, in cui era cresciuto, sia nel corpo che nella mente, diventando sempre più forte, "Dunque questa è la via, così si giunge all’ottavo senso? Bisogna trovare dentro di se la forza, accumulandola durante le battaglie? Ebbene, che sia o meno questa la via, non ho altro modo per provarlo se non combattendo contro costui e dando tutto me stesso, che non ci sia più niente che mi fermi in questa battaglia, se non la morte!", esclamò a se stesso Daidaros, evitando Ryoga con un veloce movimento.

Il Runouni della Lepre fu sorpreso dalla prontezza di riflessi del suo nemico, "Ottimo, cavaliere, così mi farai divertire di più", disse dopo aver ripreso la calma, "ma morirai lo stesso", concluse.

"Hunter’s trap", urlò Daidaros, circondando con le proprie catene il nemico e bloccando i suoi movimenti, "Proprio come il cacciatore dinanzi alla sua selvaggina, Runouni, ora anche tu sei in trappola", concluse il santo d’argento.

Ma Ryoga rise di quelle parole del nemico, "In trappola? Solo perché hai saputo incatenarmi? Non credo proprio, ragazzino. Sai a quanti nemici sono sopravvissuto? Mio primo avversario fu il destino, che investì il villaggio cinese dove vivevo con un’epidemia, allora avevo appena 14 anni. I miei genitori morirono ed il mio villaggio fu bruciato per evitare l’espandersi dell’epidemia, ma io sopravvissi, perché vendetti l’anima ad una dea ancestrale. Questa divinità si prese la mia morale e la maggioranza dei ricordi che possedevo, però mi regalò la vita eterna, mi sarei dovuto nutrire delle mie vittime, ma non era un problema, lo faccio con piacere, il vero dilemma era come addestrarmi. Per cinque anni ho allenato i poteri che mi furono dati, poi ricevetti da questa dea le vestigia dei Runouni di Giada. Ho visto due generazioni di questi formidabili guerrieri e sono stato fra di loro sempre con nomi ed aspetti diversi, rovinando dal midollo quei dodici cavalieri ed ora sono riuscito a creare l’esercito che la mia dea voleva. Sono il suo servitore che agisce nell’ombra, il più fedele", esclamò entusiasta Ryoga.

"Che cosa vuoi dire con questo? Che voi Runouni avete scatenato questa guerra?", domandò sorpreso Daidaros.

"No, cavaliere, la cosa è ben diversa, io sono stato prescelto dalla mia dea per far marcire i guerrieri di Giada, scegliendo poi i dodici esseri peggiori del mondo come nuovi custodi dell’Imperatore di Giada e dei suoi nemici. Nel frattempo la mia dea ha fatto in modo che i neri Gold saints fossero richiamati e tutto ciò è avvenuto per colpa vostra una reazione a catena sviluppata dalla caduta di Urano e di Pontos", spiegò in maniera sibillina il Runouni, "Che intendi dire?", domandò incuriosito Daidaros.

"Non ti interessa, cavaliere, ora proverai la forza fisica della Lepre", sogghignò Ryoga, chinandosi sulle ginocchia.

Il Runouni si slanciò in alto con un’agilità incredibile, scivolando fuori dalle catene che lo intrappolavano e con un’incredibile abilità le sue gambe bloccarono il collo di Daidaros, "Deadly jump", sghignazzò Ryoga, mentre con un possente colpo di reni faceva una capriola a mezz’aria, buttando il Silver saint al suolo.

"Sai, un tempo, vent’anni fa, fra i Runouni di allora c’era un uomo di nome Battox, il passato custode della Cloth del Drago di Giada, costui era nobile e fortissimo e sapeva manovrare perfettamente la fiamma verde dell’Oriente, ma, quando ebbe la geniale idea di combattere contro i bersekers di Ares di quell’era, io lo fermai, uccidendolo con una presa alle spalle, spezzandogli il collo, poi ne ho assorbito l’anima, diventando più forte. Sai per quanto tempo ho fatto così? Sono troppo forte per te, cavaliere", ringhiò esultando Ryoga, prima di prepararsi ad un nuovo attacco.

"Ti vanti dei tuoi omicidi, ti nutri delle anime di chi uccidi e hai minato un ordine di guerrieri, seguendo il volere di una divinità estranea ai Runouni, non sei degno dell’appellativo di cavaliere, né di indossare quelle vestigia ed ora te ne darò la prova, ti travolgerò con la forza della Giustizia e che ho sviluppato in tante battaglie", esclamò Daidaros rialzandosi.

Ryoga corse velocemente verso il nemico, incurante delle parole di questi e del sottile vento che si alzava dinanzi a se, "Deadly Jump", esclamò il Runouni, spiccando un salto.

Il fortissimo vento, però, lo rigettò indietro, lasciandolo cadere rovinosamente al suolo, "Questo, Mietitore di Anime, è parte del potere che ho ereditato da mio padre, se mi costringerai lo scatenerò del tutto. Cedi il passo, riportami nel mondo dei vivi e vivrai", ordinò il figlio di Shun.

"Taci, moccioso!", urlò Ryoga, ripetendo il suo attacco.

"Questa è dunque la tua scelta, vile", ringhiò Daidaros, mentre i suoi capelli si alzavano verso il cielo, "Nebula Storm", invocò poi, travolgendo Ryoga, le cui vestigia si sganciarono dal corpo per la forza del vento, prima che egli cadesse nel fiume Sanzu, rapito dalle onde.

"Come sei apparso dal nulla fra i Runouni, così scomparirai nel nulla fra i Runouni", sussurrò Daidaros, guardandosi intorno.

Il cosmo, che poco prima aveva salvato il giovane santo di Cefeo, si manifestò di nuovo dinanzi a costui, accecandolo.

Passarono alcuni secondi prima che Daidaros vedesse di nuovo, ma quando riaprì gli occhi, il santo d’argento si vide nel luogo in cui era iniziato il suo scontro, il lato sinistro del Nero Castello.

"Daidaros, figliolo, ti sei dimostrato un vero cavaliere d’Atena, hai superato le difficoltà e gli inganni che questo nemico ti ha portato dinanzi e sei riuscito a solcare l’ottavo senso, sono fiero di te, piccolo mio, ma stai attento i nemici più pericolosi sono ancora dentro il nero Maniero di Ate, lì troverai il vero scontro. Per ora ti saluto, figlio mio, ma sappi che sono sempre con te durante i tuoi scontri", queste parole Daidaros sentì dire dal cosmo che lo aveva salvato, possessore della voce di suo padre Shun.

"Grazie, padre, sarò degno del tuo aiuto", concluse il santo di Cefeo, alzando il volto verso il cielo.