Capitolo 29: Guerrieri in Nero

La corsa lungo il castello dei cavalieri delle diverse divinità aveva trovato nuovi nemici all’entrata stessa dell’oscuro maniero, uno di questi, però, Zoras del Sagittario Oscuro, era già caduto per mano di Joen del Pavone, Guardiano di Era, l’altro, un uomo oscuro di nome Theo di Black Cancer aveva deciso di fronteggiare Sed di Vepvet, Pharaon Egizio. La loro battaglia non era ancora finita, ma si era spostata in un luogo che nessuno avrebbe potuto raggiungere spontaneamente, se non pochi cavalieri eletti.

I guerrieri presenti potevano comunque percepire il procedere della battaglia concentrandosi sui cosmi dei due guerrieri dalla nera aurea.

"Cavaliere di Virgo", esordì Anhur di Selkit, comandante dei Pharaons, che come gli altri attendeva l’esito di questo secondo scontro, "Dove credi che siano finiti Sed ed il suo nemico?", domandò il guerriero egizio.

"I due varchi da loro creati non posso aver fatto altro che portarli nella dimensione di transito che trasporta fra le fauci del Limbo", rispose Tok’ra di Virgo, "Il limbo?", ripeté sorpreso Anhur, "Precisamente, guerriero egizio, un’altra forma dell’Oltretomba, differente da qualsiasi altra perché non custodita da nessuna entità divina, né olimpica, né egizia, né asiatica, né nordica, né di qualsivoglia altro credo. Un luogo vuoto le cui porte si aprono negli strappi fra un oltretomba e l’altro. Una paura comune a qualsiasi credo, che il morto vaghi per l’eternità in questo luogo senza possibilità alcuna di riposare in pace, poiché un eterno stato di non –morte lo imprigionerà", raccontò preoccupato il santo d’oro, concentrandosi nuovamente sui due nemici, i cui cosmi, che fino ad allora avevano vagato velocemente, si erano finalmente fermati.

Una landa desertica, apparentemente simile a quelle già calcate nell’Oltretomba dai cavalieri, vide apparire dal nulla due nere figure, circondate dai loro cosmi altrettanto oscuri.

"Riesci a tenere il mio passo lungo i viali dell’Oltretomba, guerriero egizio, mi complimento con te per questo", esordì Theo, osservando con i propri occhi blu il nemico, "Se ti sorprendi semplicemente perché riesco a tenerti testa nel viaggio lungo i piani della Morte, non hai possibilità con me, cavaliere nero", replicò con freddezza Sed, la cui maschera non lasciava trasparire alcun sentimento.

"Il cosmo oscuro che possiedi, le parole determinate, i gesti e la conoscenza dell’Oltretomba, tutto di te, guerriero egizio, mi fa pensare che ci sia stato un errore nel tuo destino, poiché non percepisco pietà e bontà nel tuo cuore, solo una gran fede nel dio che ti ha addestrato e in Ra", osservò con tono divertito il nero Cancro.

Sed non si mosse di un passo, "Sorpreso?", domandò allora Theo, ma l’unica risposta che ricevette fu una sottile risata del nemico, questo turbò visibilmente la spavalderia dell’Oscuro santo.

"Se pensi di stupirmi con miseri trucchi psichici, allora hai sbagliato. La mia mente ti è aperta, ma la tua mi è egualmente chiara, figlio di un cavaliere d’Oro", replicò con tono soddisfatto il guerriero egizio, "Ora, se hai intenzione di combattere fatti avanti, altrimenti ti getterò direttamente nel baratro del Limbo su cui camminiamo", minacciò Sed, le vestigia di Granito risplendevano di un colore diverso da quelle del nemico.

Theo sorrise beffardo all’avversario e sollevò le mani dinanzi al petto, "Bene, cavaliere egizio, ora riceverai la potenza di cui sono stato dotato per nascita e che il destino mi ha fatto sporcare con ogni ignobiltà", ringhiò il guerriero nero, mentre il suo maligno cosmo si espandeva dai palmi delle mani, "Chela Stritolatrice", urlò poi.

Il corpo di Sed, dapprima rilassato e pronto a scattare, fu improvvisamente stretto in una morsa dolorosissima, lo stesso cavaliere si ritrovò inaspettatamente ad urlare per il dolore, mentre parti dell’armatura si incrinavano, lasciando passare sprazzi di sangue, prodotto dalla pressione della presa.

"Ottima presa, guerriero nero, ma finché usi in questo modo le tue doti psichiche, potrai ben poco contro la mia grande mente", replicò Sed, mentre, con un arduo sforzo, si liberava della presa nemica, gettando al suolo l’avversario con la propria concentrazione.

"Ora ti mostro io come si combatte con la mente", minacciò l’allievo di Anubi, una volta libero, sollevando il braccio sinistro.

Il nero santo si ritrovò improvvisamente a galleggiare a mezz’aria, poi, ad un gesto del nemico, il suo corpo iniziò a roteare su se stesso ad una velocità sempre maggiore, "Visto come si combatte? Spero ti piacciono le giostre, perché penso che morirai così, non appena la velocità sarà tale da strapparti la pelle con tutta l’armatura ed il corpo", minacciò Sed, con voce soddisfatta.

Sull’Isola della Regina Nera, diversi guerrieri seguivano lo scontro, sia ai piedi del Castello, sia al suo interno.

"Sed vincerà presto, così continueremo il nostro cammino", esultò Sekhmet, percependo l’esplosione energetica del proprio parigrado, seppur lontana, "Non ne sarei così sicuro", contestò Tok’ra di Virgo, senza scomporsi, "Perché mai?", incalzò la guerriera egizia, "Semplicemente perché questo è uno scontro fra due guerrieri in nero, sia nel cosmo che nell’agire, sono molto simili anche le loro impronte energetiche, non hai notato che entrambe scaturiscono dalla psiche? Se il guerriero di Black Cancer avesse solo le doti che finora ha mostrato al vostro parigrado, non capisco come avrebbe potuto raggiungere il titolo di Santo d’oro nero, quindi non canterei vittoria così presto, questo scontro ci darà delle sorprese, temo", rifletté il Gold saint, mentre seguiva lo scontro, come tutti i suoi alleati.

"Non sono tanto sicura delle tue parole", obbiettò Sekhmet, "Fidati di Tok’ra, guerriera di Bastet, conosce il cosmo e le doti degli uomini meglio di molti altri", la avvisò con tono gentile Kano del Pavone, che malgrado le ferite era ancora sveglio e pronto alle battaglie successive, se fosse stato necessario.

"Silenzio", urlò all’improvviso Anhur, "il cosmo del nostro nemico si sta espandendo", esclamò stupito il Pharaon di Selkit.

Nell’Oltretomba, infatti, il cosmo di Theo era esploso con una violenza inaudita, costringendo Sed ad indietreggiare contro la furia della ripresa nemica, "Osi paragonarti a me e darmi consigli in battaglia, guerriero egizio, pensi davvero che io, che sarei potuto essere il più forte dei santi di Atena, ben migliore della mia aurea e pacifista nemesi, debba piegarmi dinanzi alle tue prove di psiche? Follia è la tua, Pharaon, se pensi ciò ed ora te ne accorgerai", ringhiò il Black saint del Cancro, espandendo il cosmo oscuro che lo contraddistingueva intorno a se.

"Guscio Nero", tuonò Theo subito dopo ed improvvisamente l’aria su Sed si fece calda e soffocante, poco prima che il Pharaon stesso si sentisse schiacciare dalla potenza di quel colpo psichico. "La mia mente è nera per causa di mio padre, il mio cosmo è oscuro per il sangue da lui ereditato, il mio spirito è maligno perché non ricevetti mai affetto, tutto di me è mal usato per causa sua, seppur a lui ed al cosmo che mi ha tramandato devo le mie doti", ringhiò il nero cavaliere di Ate, "io ti sono superiore sia nel bene che nel male, Pharaon, io sono Theo di Black Cancer, figlio di colui che veniva chiamato Deathmask", esclamò, quasi in preda ad una folle superbia e sicurezza di se il nero guerriero, mentre lentamente Sed si chinava su se stesso con le vestigia sempre più danneggiate.

"Ti schiaccerò, guerriero egizio, non resterà niente di te, questa è una promessa", ringhiò Theo, mentre la pressione del suo colpo gettava al suolo Sed, danneggiando ancora di più l’armatura di Vepvet e distruggendo la maschera che copriva il suo volto.

Il volto del nero cavaliere di Cancer fu segnato da una smorfia di disgusto dinanzi alla faccia del nemico, "Chi ti ha ridotto così?", riuscì solo a balbettare il nero guerriero, osservando l’avversario.

Sed si rialzò in piedi, gli occhi erano l’unica cosa accettabile di quel volto i cui zigomi erano stati recisi di netto, insieme al naso ed ogni parte caratterizzante un volto: labbra, lobi delle orecchie, ciglia, tutto reciso con abilità non esattamente chirurgiche, uno spettacolo a dir poco spaventoso per chiunque lo vedesse.

"Io stesso mi sono ridotto così, sono la dimostrazione vivente della stupidità di ogni tua parola", rispose Sed, con gesti sicuri.

"Che cosa?", ribatté furente Theo di Black Cancer, espandendo il proprio cosmo, "essere disgustoso, cosa osi dirmi ciò?", continuò visibilmente disgustato dall’aspetto del nemico.

"Guscio Nero", urlò poi Theo, ma stavolta il colpo non ebbe alcun risultato, poiché Sed si mosse più velocemente dell’avversario e riapparve alle sue spalle, bloccandone i movimenti, "Eccoti il mio attacco", replicò il guerriero egizio, "Jackal Attack", concluse poi, travolgendo con il proprio colpo energetico il nemico, che cadde al suolo ferito.

"Non so chi fosse tuo padre, ma posso dirti per certo che nessuno è legato ad un destino non suo, io ne sono l’esempio", ammonì Sed.

"Brutto mostro, tu non sai nemmeno chi fosse il grande Deathmask, un cavaliere d’oro che aveva donato la propria forza non ad Atena, bensì al maligno Arles prima, e poi a Hades dio degli inferi. Negli anni di vita, mio padre uccise centinaia di persone e solo per un puro caso e senza alcun amore, incontrò mia madre. Poi nacqui io, cercai mio padre e l’unica cosa che ricevetti, la prima volta, fu un calcio per allontanarmi, la seconda, la notizia della sua morte", raccontò semplicemente e quietamente il nero guerriero.

"Sai, cavaliere, il tuo è semplicemente affetto mancato", lo derise Sed, avanzando inesorabile, "hai voluto imitare volontariamente tuo padre, perché non penso che due soli incontri abbiano segnato ogni tua scelta, io, al contrario, ammetto di aver temprato il mio destino secondo la volontà che più mi garbava in quel momento", spiegò il Pharaon di Vepvet.

"Davvero?", domandò disgustato Theo, alzandosi, "Si. Mio padre era un semplice bracciante ed in Egitto questo non è esattamente il più proficuo dei lavori, poiché solo quando il Nilo dona l’humus è possibile coltivare qualcosa, per il resto vi è solo deserto, ma mio padre non sapeva fare altro.

Eppure io non accettavo questo destino, non sarei mai diventato un bracciante come lui, quindi cercai, cercai ed ancora cercai un destino migliore per me stesso ed infine fui trovato dagli dei egizi. Fu proprio il sommo Horus a scegliermi, mi portò alla grande Piramide dove, dinanzi alla domanda del grande Anubi su cosa avrei donato alle divinità egizie, mi recisi il volto con le unghie per dimostrare che sarei stato pronto a tutto per diventare un Pharaon. Fu proprio questo gesto a fare di me il prediletto del sommo Anubi", raccontò con voce soddisfatta Sed, "come vedi, non è stato mio padre ha determinare il mio destino, se non per la mia decisione di non essere come lui", concluse il guerriero egizio.

"Bel discorso, mostro, ma ora che mi hai dimostrato quanto ti senti superiore, che ne dici di subire la furia del colpo che ereditai da mio padre?", domandò beffardo Theo, sollevando l’indice sinistro.

Una serie di cerchi concentrici si aprirono sopra di lui, come già per mano di Deathmask, o di Botan, "Death World Waves", urlò il nero guerriero.

Sed, però, non si fece sorprendere dall’attacco e si teletrasportò alle spalle del nemico, "Hai deciso di giocare pesante dunque?", domandò beffardo il Pharaon di Vepvet, "Si, mostriciattolo", ringhiò il figlio di Deathmask.

"Se il tuo varco dimensionale mi avesse preso in pieno l’anima si sarebbe staccata dal corpo ed in un luogo come questo non ci sarebbe stata possibilità alcuna di sopravvivere, né per me, né per il colpo che ho", rifletté Sed, sollevando la propria mano destra, "Lo stesso, però, vale per te", sogghignò soddisfatto il guerriero egizio.

I cosmi dei due nemici si espansero, su nessuno dei due aleggiava il dubbio o la pietà, "Death World Waves", tuonò Theo, "Varco dei Morti", urlò Sed, mentre le due ondate energetiche correvano una verso l’altra.

Un bagliore accecante illuminò l’intero Limbo, poi il silenzio. I corpi dei due combattenti caddero al suolo.

Ai piedi del nero Castello di Ate, sull’Isola della Regina Nera, un grande silenzio era sceso fra i guerrieri che avevano seguito lo scontro fra i due nemici in Nero, un silenzio portato dalla consapevolezza che Sed, nella furia dello scontro, aveva perso la vita nel momento stesso in cui aveva ucciso il suo nemico.

"Dunque un altro dei Pharaons consacrati a Ra è caduto in questo scontro dopo Bes e Knuhum e prima del proprio comandante Anhur", rifletté con tono triste il guerriero di Selkit, calando il volto verso il suolo, "Ma proprio dalla perdita di un compagno noi Pharaons potremo ricevere forza, poiché nessun guerriero lascia completamente coloro che lo accompagnarono in battaglia e come Bes e Knuhum, anche lo spirito di Sed ci sarà insieme in battaglia", aggiunse con voce altrettanto triste Sekhmet.