Capitolo 31: Un uomo e la sua verità

Il gruppo di guerrieri provenienti da Asgard continuava la sua salita lungo la scalinata, "Sentite i due cosmi che si stanno affrontando nelle fondamenta di questo castello? Sono veramente possenti e minacciosi", chiese d’improvviso Helyss del Pittore, "Si, sacerdotessa guerriero, uno di loro appartiene di certo ad un Runouni, poiché non ho mai sentito tanta potenza provenire da un Black Saint", osservò Gutrun di Mizar, "Tutti stanno danno il meglio in questa battaglia, anche i due combattenti, noi non dobbiamo essere da meno, quindi muoviamoci, il nostro prossimo nemico è vicino", proruppe Camus dell’Acquario spronando i propri alleati.

Jenghis e Dorton erano di nuovi pronti ad affrontarsi in un’altra prova di forza, il primo si era rialzato in aria, espandendo la propria "Aura di Battaglia", mentre l’altro diventava sempre più splendente attraverso il cosmo luminoso che possedeva.

"Runouni del Cinghiale, spiegami perché mai non hai ancora usato veramente il tuo cosmo in tutta la sua potenza, pensi che non ne sia degno?", domandò incuriosito Jenghis, "No, berseker dell’Avvoltoio, tutt’altro, però, se mostrassi a te le mie tecniche migliori, i due santi d’oro non avrebbero alcuna difficoltà a pararle e questo metterebbe in pericolo la vita della mia compagna, che voi non dovreste nemmeno avvicinare", spiegò il guerriero di Giada, "ma nemmeno tu mi hai ancora mostrato i tuoi colpi migliori, almeno credo, se no, non saresti potuto sopravvivere all’esercito di Urano", osservò con la solita tristezza Dorton.

"Hai ragione, Runouni", concordò con un sorriso accennato Jenghis, mentre il cosmo elettrico si concentrava dinanzi al suo petto, "Preparati all’attacco che già fu del mio predecessore Warril e contro cui pochi nemici hanno avuto possibilità di risposta", esclamò con tono di sfida il berseker.

Le mani di Dorton, nel frattempo, s’illuminarono, diventando delle gigantesche lanterne, in cui la luce sembrava modellarsi in un reticolo incredibilmente fitto, "Vedremo se avrai il tempo per scagliare questo colpo", replicò il Runouni del Cinghiale.

"Avvoltoio energetico", urlò allora Jenghis, scatenando il fiero volatile dal proprio petto, "Lighting Impact", replicò Dorton aprendo la mano dinanzi all’avversario.

Il feroce volatile si ritrovò improvvisamente circondato da un fitto reticolo di luce, che lentamente lo intrappolò come un insetto in una ragnatela.

Grande fu lo stupore di Jenghis nel vedere il suo attacco dissolversi nella rete di luce, ma questo rallentò i riflessi del berseker che fu facilmente travolto dall’attacco energetico del nemico, che lo raggiunse, superando la potente difesa creata dall’Aura battagliera.

Il guerriero sacro ad Ares ricadde al suolo, ma, prima di precipitare irreparabilmente, riuscì con un agile capriola a rimettersi in piedi, "Complimenti, Runouni, in pochi prima di te erano riusciti in un’azione del genere", osservò sorpreso l’allievo di Shiryu.

"Non dovresti sorprenderti poi tanto, amico mio", osservò Ryo di Libra, "questa tecnica è molto simile a quella di Odeon, il <Lighting Volt>, una gigantesca e fitta rete di luce, che impedisce al nemico di uscirne vittorioso ed allo stesso tempo, essendo pura luce, quindi una serie di particelle corpuscolari in parte intoccabili se non fosse per il cosmo di chi le controlla, può superare qualsiasi difesa, proprio come luce nell’acqua", spiegò con fare sapiente il figlio di Shiryu.

"Esatto, cavaliere d’oro", concordò senza cambiare tono di voce Dorton, "sei degno figlio di un guerriero saggio come Shiryu il Dragone, di cui ho sentito tessere le lodi da diversi cavalieri", osservò il Runouni.

"Si, Ryo è saggio, ma non pensare che quest’unico colpo, per quanto simile a quello di un santo d’oro, possa fermare il volto dell’Avvoltoio guerriero", replicò con tono di sfida Jenghis, "No, non immaginavo niente del genere", concluse cupamente Dorton.

Subito il berseker si rialzò in aria, espandendo nuovamente la propria "Aura di Battaglia", quindi concentrò ancora una volta l’energia sul petto, medesimi gesti fece il Runouni confluendo il cosmo luminoso nelle mani, "Avvoltoio energetico", urlò Jenghis, "Lighting Impact", replicò nuovamente Dorton.

Questa volta il furente volatile elettrico riuscì a superare la fitta rete con agili batti d’ali e raggiunse il proprio bersaglio, mentre lo sciame di luce correva inesorabile verso il nemico designatole.

Entrambi i guerrieri ricevettero i colpi del loro nemico e da quello furono travolti, l’uno cadendo al suolo con le verdi vestigia distrutte in alcuni punti, l’altro venendo spinto verso dietro per l’impatto con il colpo avverso.

Passarono alcuni secondi di quieto silenzio in cui tutti aspettarono che uno dei due combattenti si riprendesse, poi, Jenghis riapparve, ricadendo al suolo ferito.

I due avversari si rialzarono contemporaneamente, entrambi feriti, ma apparentemente pronti a continuare lo scontro, furono però due voci femminili a fermarli.

"Dorton", urlò la donna nascosta nell’ombra, "adesso lascia a me questa battaglia", esclamò con voce supplicante, "non puoi andare avanti così, il tuo stesso cosmo, oltre al corpo, non reggerà oltre questo confronto", osservò con tono preoccupato la guerriera nell’ombra.

"No, non preoccuparti per me, ricordi cosa ti ho promesso tempo fa, giusto? Non tradirò queste parole oggi", rispose il Runouni dalle nere ciocche, voltandosi verso l’oscurità e sorridendo alla figura nascosta.

"Se sei pronto a continuare, berseker", affermò poi il guerriero del Cinghiale, rivolgendosi al nemico, "Aspettate", li interruppe una voce: era Elettra.

"Quel tatuaggio, Runouni, chi te lo ha fatto?", domandò l’amazzone, osservando l’otre raffigurata sulla spalla destra del nemico, "Anche Awyn ne ha uno simile, è il simbolo dei seguaci di Dioniso, come puoi tu, guerriero dello Zodiaco Cinese, possederlo?", incalzò la combattente sacra ad Artemide.

"Awyn della Vite, l’unica seguace di Dioniso sopravvissuta alla guerra contro Urano, con cui per un breve periodo condivisi il periodo di iniziazione a Corinto e che adesso è diventata così potente da battere quella sbruffona di Nemes del Cane, da quanto tempo non sentivo parlare di lei. Ma tu, amazzone, come fai a conoscere il simbolo degli iniziati a Dioniso? So che le baccanti, al contrario degli ebri, non hanno questo tatuaggio sulla spalla destra, bensì sopra il cuore", incalzò con il solito tono di voce la Cupa Furia, osservando con occhi commemoranti l’otre tatuata sulla spalla.

"Fra me, ultima amazzone di Artemide, ed Awyn, ultima baccante di Dioniso, è nata la stessa relazione che c’è fra due sorelle. Un affetto affinatosi nel tempo passato con Clio e Maya, due nostre amiche ormai scomparse, nella lontana Isola di Andromeda", rispose con tono triste Elettra.

"Non hai risposto alla nostra domanda, Runouni", replicò allora Jenghis, osservando il proprio nemico.

"Hai ragione, berseker, meritate risposta", osservò Dorton, "io fui un iniziato al culto del dio Dioniso, molti anni fa, quando il sorriso era cosa naturale sul mio volto, un sorriso portato dalla gioia di vivere e dall’allegria che l’ebbrezza del dio mi donava, lo stesso che nutriva la mia fede nella divinità del Vino. Tante disavventure ebbi come iniziato e prima di esserlo, ma poi, alcuni giorni dopo aver ricevuto questo tatuaggio, in un piccolo tempio sacro ad una divinità totalmente diversa dal dio a cui mi ero affidato trovai la verità. Lì trovai ciò che tuttora mi tiene vivo e, con mia grande sorpresa, scoprii che non è bello ridere sempre, bensì sorridere quando la piena felicità ti prende, solo in quei momenti, agognati e veramente felici, il riso è un dono divino e gran sorpresa fu per me scoprirlo non nella fede in un dio, bensì nel viso di una persona mortale come me. Abbandonai la fede ed il tempio di Dioniso e non fui l’unico a dover prendere questa scelta dopo il mio incontro con chi mi ha dato la Verità, non potei però abbandonare le battaglie, perché Ryoga del Coniglio mi scelse come Runouni del Cinghiale e non potei rifiutare. Ora combatto per un dovere come cavaliere, non per fede, ma per sorridere, una volta giunta la notte, dinanzi all’unica Verità in cui credo, anche se questo mi costringe a vivere la maggioranza della mia vita nella piena tristezza, cosa che non mi è però totalmente fastidiosa, se posso poi gioire con l’unica persona che amo", concluse il Guerriero di Giada, riprendendo la posizione di battaglia.

"Ora che ho accontentato la vostra curiosità, sei pronto a concludere la lotta, berseker?", domandò Dorton, concentrando il proprio cosmo luminoso, "Perché ho deciso di usare il mio colpo migliore", concluse con tono più deciso.

Jenghis osservò il nemico, "Sembravi semplicemente un guerriero un po’ più triste dei miei precedenti nemici, ma, ora che ho sentito la tua storia, sei molto più simile di ciò che pensavo all’unico titano il cui nome è rimasto nel mio cuore, Prometheus, colui che da Zeus fu torturato per la scelta di aiutare gli uomini dopo aver tradito Urano. Come lui, anche tu, combatti per qualcosa di diverso dalla fede, per un credo in una Verità più profonda di quella che può darti un semplice dio, quella data dall’affetto, o dalla Speranza, proprio per questo non vorrei alzare la mia mano contro di te, ma, come già contro Prometheus, anche adesso mi vedo costretto a lasciar soccombere i miei pensieri dinanzi ai doveri di guerriero", replicò Jenghis, riprendendo in mano l’Ascia e sollevandola sopra il capo, "Ti risponderò con il colpo tramandatomi dal mio venerabile maestro Shiryu di Dragon, preparati, Runouni", concluse il berseker.

L’immane energia di Jenghis andò a confluire nelle braccia e da queste confluì nell’impugnatura dell’Arma per poi raggiungere la lama, riempiendola del proprio potere distruttore ed elettrico, "Preparati, Runouni", ripeté il guerriero dell’Avvoltoio.

La luce che contraddistingueva Dorton confluì nelle braccia del suo padrone, rendendole simili a due grandi lanterne nella stanza nera, che sembrò dipingersi di bianco, quando questi le sollevò dinanzi al petto, descrivendo la forma di un gigantesco zoccolo, "Sono pronto, berseker", replicò il guerriero del Cinghiale.

L’energia sull’Ascia esplose in tutta la sua potenza, "Ryutsuisen", invocò Jenghis, calando la propria Arma con decisione inesorabile. Le braccia del Runouni, intanto, lasciarono esplodere l’energia attraverso loro stesse, "Light Zoof", tuonò in tutta risposta Dorton, mentre un gigantesco zoccolo di luce si scagliava contro il nemico.

I due immani colpi energetici correvano l’uno verso l’altro in modo inesorabile, distruggendo tutto ciò che trovavano lungo il loro cammino e quando cozzarono fra loro, l’esplosione prodotta fu tale da far tremare l’intero castello e distruggerne le fondamenta in diversi punti.

Quando la furia dell’esplosione si quietò, Ryo, Real ed Elettra si scambiarono degli sguardi, "Dov’è Botan?", domandò preoccupata l’amazzone, notando l’assenza dell’alleata dorata, "Guardate", fu l’unica risposta che riuscì a balbettare il santo della Lira indicando le macerie lasciate dai due combattenti.

Su di esse vi erano due gigantesche sfere prodotte da energie psichica, una di colore dorato, al suo interno conteneva Botan del Cancro ed il corpo svenuto e ferito di Jenghis dell’Avvoltoio, l’altra, di un verde smeraldo molto acceso, conteneva Dorton, altrettanto danneggiato ed una snella fanciulla, vestita anch’ella con un’armatura di Giada.

Le due guerriere atterrarono sulle macerie, "Ryo, prenditi cura di Jenghis, presto", suggerì Botan, rivolgendosi al proprio parigrado. La guerriera di Giada, invece, sollevò il corpo di Dorton e lo appoggiò poco distante da se, in un punto abbastanza sicuro, "Scusami, amore mio, ma continuerò io la lotta al posto tuo", sussurrò al proprio pari svenuto.

"Ora sono pronta, cavalieri, fatevi avanti verso di me, verso Mamiya del Topo", si presentò la nuova sfidante.