Capitolo 33: Scontro tra menti

Nei sotterranei del nero Castello di Ate tutti osservavano i cosmi, adesso minacciosi, delle tue telecinete, l’uno dorato ed immenso, l’altro color smeraldo ed altrettanto immane.

"Data la loro potenza, basterà un singolo colpo lanciato alla massima potenza per concludere lo scontro", osservò con voce cupa Ryo di Libra, "Ne sei sicuro, cavaliere d’oro?", domandò allora Elettra del Cavallo, "Penso proprio di si, le loro doti sono pari, l’energia anche ed in questo scontro non è la resistenza del corpo ad essere importante, bensì quella della mente, perciò, a meno di una vittoria schiacciante prodotta da un singolo attacco, potremmo trovarci dinanzi ad una battaglia lunga 100 giorni", rifletté il santo d’oro con tono deciso.


In quel preciso momento le due guerriere si mossero, o, per meglio dire, scomparvero da dinanzi lo sguardo dei loro spettatori, due bagliori, poi entrambe si teletrasportarono, per riapparire l’una nel posto dell’altra e quindi scomparire di nuovo.

Fu Mamiya del Topo la prima a riapparire, dietro di lei ricomparve Botan, "Preparati, Runouni", esortò allora la Gold Saint, scatenando l’attacco ereditato e migliorato dalla propria insegnante Shaina, "Cancer Light", tuonò, scatenando la corrente di luce.

La guerriera di Giada percepì l’attacco correre verso di lei, quindi scomparve dalla vista dei presenti, lasciando che il fascio d’energia psichica frantumasse le macerie che vi erano ai suoi piedi.

Botan fu disorientata da questa mossa, "Devi essere più veloce sacerdotessa d’oro", la ammonì allora Mamiya, riapparendo su un sasso sopra di lei, "Rats attack", tuonò poi.

La mano della Runouni si aprì sopra il capo della nemica e da questa proruppero diversi topi energetici, che con gran furia corsero verso la loro preda, la sacerdotessa d’oro, però, non si fece cogliere pienamente di sorpresa ed all’ultimo momento sollevò una barriera di macerie contro cui si distrussero i diversi ratti di luce verde, rendendo inefficace quell’attacco.

Subito dopo questo primo attacco, ambedue le guerriere scomparvero di nuovo dalla vista di tutti per riapparire pochi attimi dopo su altri due pezzi del muro circostante, ferme, l’una dinanzi all’altra.

"Finché continuiamo a ricorrerci come ragazzine nessuna delle due avrà la vittoria, vediamo intanto di capire chi fra noi è superiore per doti psichiche", propose allora Mamiya, sollevando alcune macerie intorno a lei, "Va bene", replicò Botan, mentre intorno a lei accadeva lo stesso avvenimento.

Le macerie si scagliarono reciprocamente le une contro le altre e frantumandosi completamente.

"Sono pari", osservò Real della Lira, "Non per molto ancora", esclamò in tutta risposta Ryo, osservando una seconda carica di macerie scagliata da Botan con una maggiore velocità, che travolgeva l’avversaria, gettandola al suolo.

"Mamiya!", urlò in quel medesimo momento Dorton, vedendo la compagnia al suolo, ma non vi fu il tempo per il guerriero del Cinghiale di intervenire, poiché subito dopo Botan sollevò il corpo dell’avversaria a mezz’aria.

"Cedi il passo, Runouni del Topo, o sarò costretta a finirti", avvisò con voce triste la guerriera d’oro, "Non cederò mai e dovresti saperlo, sacerdotessa, sono un soldato, quindi non lo farò mai", tagliò corto Mamiya, "Perché? Altri prima di voi si sono arresi, quale motivo ti spinge a lottare, se sei sconfitta?", incalzò Botan, "Io continuo a lottare per un dovere, una delle poche cose rimastemi, dopo aver rinunciato spontaneamente al titolo di Vestale. Solo l’essere un Runouni ci permette di restare insieme", replicò la guerriera di Giada, " e poi non sono ancora sconfitta, perché se sei più veloce di me negli attacchi, non sei di certo altrettanto violenta", concluse con tono derisorio.

In quel momento la concentrazione di Botan venne meno per una dolorosa fitta allo stomaco, "Quando mi hai colpito?", balbettò la Gold Saint, mentre la nemica si liberava della presa psichica conosciuta come le "Chele del Granchio".

"Mentre una decina di tuoi colpi mi raggiungevano, atterrandomi, un mio singolo attacco ti ha prodotto quella sensazione di dolore; sei fin troppo buona con i nemici e poco portata per l’essere cavaliere", osservò Mamiya, "purtroppo la pietà non è una dote per chi vuole combattere", concluse con tono triste.

"Ora, toccherà a te subire la mia presa psichica", affermò cambiando tono la Runouni, "Psico trap", affermò poi, sollevando da terra la nemica e lasciandola a galleggiare a mezz’aria.

"Mi chiedo dove potrei farti schiantare", si domandò Mamiya, "date le tue doti di guerriera e la pietà dimostratami ti vorrei uccidere con un singolo colpo, non doloroso se possibile, ma non so come fare", spiegò la guerriera di Giada.

"Attaccami pure come preferisci", ribatté Botan, "ma prima, ti prego, rispondi ad una mia domanda", chiese la Gold Saint, "Certo, te lo concedo dopo questo scontro", affermò la Runouni, "Perché siete diventati guerrieri di Giada, voi due avete abbandonato i vostri credi per qualcosa di più profondo, perché avete bisogno di essere guerrieri oltre che di amarvi?", domandò con voce triste la custode della Quarta Casa.

"Come ti ho già detto all’inizio del nostro scontro, non credo nel destino, ma questo è avvenuto dopo l’incontro con Dorton. Dapprima entrambi vivevamo delle vite distinte e felici, ognuno nell’ambiente a cui si credeva destinato. L’idillio dato dal dio Dioniso era la felicità per Dorton e la quiete e l’affetto trasmessi dalla dea Vesta lo erano per me, finché non c’incontrammo. Fu un puro caso, ma un caso che dimostrò quanto beffardo fosse il destino in cui credevamo, poiché dopo meno di un giorno passato a parlare insieme, cercando l’uno di convincere l’altra a cambiare i propri credi perché pieni di fede, ci ritrovammo a non desiderare altro che rivederci il prima possibile per stare ancora insieme: avevamo scoperto in un giorno di semplici discussioni di completarci vicendevolmente, quella era la vera felicità che solo lo stare insieme ci donava. Dorton perse la fede nella felicità come gliela mostrava il dio del Vino ed abbandonò gli ebri, io fui scacciata dalle vestali perché ormai inadatta ad essere una Vergine Vestale, dopo le scelte fatte. Ci ritrovammo insieme senza più alcun credo e questo non era per noi un problema, ci completavamo vicendevolmente e quindi iniziammo a viaggiare insieme, finché, un giorno, non incontrammo Ryoga della Lepre che ci propose di diventare Runouni di Giada come lui ed altri simili a lui e noi accettammo, non per fede, ma per desiderio di non essere più disprezzati per il nostro passato da quelli che un tempo credevamo amici. Di certo ora fra i Runouni non possiamo dire che ci siano nostri amici, ma, almeno, siamo insieme, non solo per nostra volontà, se vuoi, questo per noi è stato un rito per unirci ancora più intimamente, un matrimonio, che sarebbe come rotto se ci arrendessimo al nemico senza dare il massimo di noi, come ha fatto prima Dorton", concluse con voce seria Mamiya, mentre calde lacrime uscivano dalla sua maschera e dal volto dell’uomo che amava.

"Capisco la vostra motivazione, guerriera di Giada, ma, purtroppo temo che voi stessi abbiate sbagliato tutto in questo modo", replicò con voce triste Botan, "Che cosa?", urlò infuriata Mamiya, "Non per l’amore che vi rivolgete, ma per il valore che date al titolo di guerrieri. L’essere Runouni vi lega al volere di una divinità, non fra voi. L’unica donna che ho ucciso, Ceirdwen dell’Olmo, provava un sentimento molto simile al vostro nei confronti del suo comandante, Dagda del Faggio e per lui si sacrificò, perdendo la vita contro di me. L’amore fra due individui non ha niente da condividere con la fede di entrambi, ma nel vostro caso, due differenti credi vi avrebbero per sempre divisi, quindi avete preferito restare insieme che abbandonarvi a fedi ormai vuote, però, scegliendo di seguire i Runouni di Giada non avete fatto altro che seguire dei guerrieri maligni che si coprono con armature non loro. Non so per quale motivo i Runouni si siano uniti ad Ate ed i suoi Black Saints, ma di certo non è per salvare il Celeste Impero ed il resto del mondo da questi Horsemen di cui accennavi", spiegò la sacerdotessa d’oro, "anzi il motivo è l’esatto contrario", concluse poi.

"Probabilmente hai ragione", concordò con voce cupa Mamiya, "ma di certo non potrò arrendermi senza combattere fino alla fine", spiegò la guerriera di Giada, "Lo capisco, Runouni del Topo, quindi continuiamo pure il nostro scontro, ma ti avviso, su di me le prese mentali non funzionano", replicò seccamente la sacerdotessa del Cancro, liberandosi dalla stretta nemica.

"Hai fatto quella domanda solo per guadagnare tempo e liberarti dalla presa?", balbettò Dorton, "No, Runouni del Cinghiale, per riprendermi dal colpo subito, così da potermi liberare e per scoprire qualcosa sul vostro passato che mi era poco chiaro", rispose gentilmente la guerriera del Cancro.

"Dunque oltre a doti psichiche sei anche furba, sacerdotessa d’oro? Complimenti, ma adesso preparati a subire il mio colpo migliore", avvisò Mamiya, girando lievemente il proprio tronco e piegando indietro il braccio destro, "Sono pronta", replicò Botan, prendendo la posa del suo colpo offensivo, simile a quella della propria insegnante.

Erano l’una molto distante dall’altra, ma i loro movimenti furono simili a quelli di due pugili che si colpivano da brevissima distanza.

"Cancer light", urlò Botan con un movimento simile ad un diretto tirato verso il volto dell’avversaria, "Psico Fangs", replicò con voce decisa Mamiya, compiendo con il braccio destro un mezzo arco, simile, come gesto, ad un gancio diretto al mento.

Solo il fascio di luce dorata proveniente da Botan si poté vedere, l’altro colpo risultò invisibile per gli spettatori di quello scontro.

Mamiya, però, non riuscì ad evitare la luce del Cancro, che la prese in pieno, senza farla cadere al suolo, costringendola comunque ad indietreggiare per la potenza offensiva di quell’attacco.

Il silenzio riempì la sala del combattimento per alcuni secondi, finché due mugolii di dolore proruppero dalle maschere delle guerriere: Mamiya fu costretta a piegarsi su se stessa per il dolore, mentre dei tagli non molto profondi si aprirono sulla spalliera destra del Gold Cloth di Cancer.

"Ti faccio i miei complimenti, guerriera di Giada", esordì Botan, "in pochi sarebbero capaci di scalfire le vestigia d’oro sacre ad Atena e tu sei fra questi, ma ora, te ne prego, cedi il passo, perché continuare ancora questo scontro se le nostre doti sono così eguali? Non potremo, continuando così, concludere in fretta questa battaglia e noi santi di Atena non abbiamo tempo per dilungarci negli scontri, la nostra somma Sacerdotessa, nonché mia insegnante, Shaina, è prigioniera in questo Castello", spiegò la Gold Saint.

"Lo so, sacerdotessa, e posso anzi dirti che se non la salvate, fra poco più di due ore la sua esistenza cesserà, il tempo corre, quindi, mostrami il tuo colpo migliore, o offrimi un altro nemico, data la nostra equità in battaglia", la ammonì con tono di sfida Mamiya, riprendendo la posizione offensiva.

"Se le tue parole sono veritiere non ho tempo da perdere in questo scontro, dobbiamo salvare la nostra insegnante, necessariamente", osservò con tono deciso Botan, "Intanto fermami", la sfidò la Runouni, "Rats attack", invocò poi, scatenando il proprio attacco.

I topi psichici corsero verso il proprio bersaglio, ma, improvvisamente, la loro forma mutò, diventando simile a piccole fiammelle, che si spensero sull’indice di Botan, "Strati di Spirito", sussurrò la sacerdotessa d’oro, espandendo la propria nebulosa a presepe.

"Dunque avevi ancora questo colpo da mostrarmi?", domandò sorpresa Mamiya, mentre sentiva il proprio corpo attirato dalla presa nemica, "Si, e purtroppo sarò costretta a stringerti nella morsa della mia nebulosa. Questo scontro deve avere fine se il tempo a noi concesso è contato da una volontà esterna, quindi sarò costretta a darti la morte, Runouni, malgrado abbia sperato di non doverlo più fare", affermò con voce triste Botan, calando la mano verso l’avversaria.

Proprio in quel momento, però, un nuovo combattente si pose fra le due: era Dorton, postosi a difesa della donna amata, "Se vuoi uccidere qualcuno, sacerdotessa, te ne prego, prendi la mia di vita, non quella di Mamiya, poiché se lei morisse, io non avrei ragioni per continuare ad esistere", supplicò il Runouni del Cinghiale, postosi come scudo umano.

"Dorton", balbettò Mamiya, appoggiando la mano sulla spalla del guerriero, "Ti prego, togliti, non posso permetterti di morire per me", domandò lei, "Tu sei la mia vita, la fede e la verità per me, non potrei accettare la tua morte tanto facilmente", replicò il Runouni, "Nemmeno io la tua", concluse lei.

"Cavalieri di Giada, ve lo chiedo per l’ultima volta, ve ne supplico, cedete il passo, non voglio dividervi, né costringervi entrambi alla morte. Nei vostri cuori non c’è il male, combattete perché guerrieri, ma l’unica cosa a cui tenete è l’amore che vi unisce, quindi, proprio per non portare quell’amore ad un sacrificio inutile per entrambi, arrendetevi. Non ci sarà disonore in questo, né tradimento, semplicemente sarete risparmiati in battaglie da cui siete usciti sconfitti", spiegò Botan, abbassando il braccio destro.

I due Runouni si guardarono, "Sia, sacerdotessa d’oro", replicò poi Mamiya, "ma non pensare a questo come un gesto gentile nei vostri confronti, perché oltre quella scalinata, che porta direttamente all’ultimo piano del castello, troverete gli altri Runouni, un gruppo di assassini a cui non interessa niente di chi sia la loro vittima e che ucciderebbero il proprio nemico senza pietà in un momento di disattenzione. Ti avviso di questo per ricambiarti il favore di non avermi finito, stai attenta, guerriera d’oro, state tutti attenti, non date per scontata la loro forza, né quella di chi ci comanda tutti, poiché Lei ha progettato questo piano per quasi un secolo, dopo aver incontrato Ryoga, ho scoperto", concluse Mamiya, prima di farsi da parte con Dorton.

Il gruppo di cavalieri composto da Botan, Ryo, Elettra, Real e Jenghis, ancora svenuto, ma portato dal santo di Libra, iniziò la risalita della scalinata, durante la quale, Botan, con le sue doti psichiche, avvisò i compagni del limite di tempo che gli era stato imposto da una volontà nemica e del pericolo misterioso a cui era soggetta Shaina.