Capitolo 35: Doveri di soldati e comandanti

"Helyss, Bifrost, tutto bene?", furono queste le prime parole che la sacerdotessa del Pittore sentì dopo aver perso i sensi a causa di una forte raffica di vento che l’aveva travolta all’improvviso.

Quando si riebbe, Helyss del Pittore vide dinanzi a se Camus dell’Acquario, che cercava di aiutare lei e Bifrost a rimettersi in piedi, dopo l’attacco subito.

"Nobile Camus, dove sono il Re e Gutrun?", domandò il god warrior di Megrez, "Freiyr è corso ad aiutare Gutrun, già impegnata nello scontro con colui che ci ha attaccato di sorpresa, io sono sceso qui da voi, che siete feriti, per aiutarvi a risalire", rispose gentilmente il santo d’oro.

Alcuni scalini più in alto, Freiyr di Dubhe osservava lo scontro fra Gutrun di Mizar e Sairon della Bilancia Oscura, una battaglia che appariva impari agli occhi del re di Asgard per la presenza delle armi di Libra Oscuro, di cui Sairon era in possesso.

"Maestà, la prego, non mi aiuti in questa battaglia, questo è il mio scontro", esclamò allora la figlia di Alcor, osservando il nemico, che con somma maestria lasciava ondulare le due nere fruste, "Si, god warrior di Dubhe, aspetta il tuo turno, anche tu cadrai per mia mano, non preoccuparti di questo", spiegò con tono beffardo Sairon, prima di scoccare di nuovo le armi contro l’avversaria.

Gutrun tentò una capriola aerea, ma la presenza di un soffitto così alto le bloccò l’elevazione, permettendole solo di sbattere contro la superficie nera sopra il suo capo e lasciandola ricadere al suolo, seppur senza ferite.

"Attenta, Celebrante", urlò Freiyr, prima che le fruste raggiungessero la sua seguace, che, con un abile movimento laterale, si gettò contro la parete sinistra, evitando le nere armi.

Sairon era sicuro e sorridente dinanzi a Gutrun, che appariva già stanca e ferita per i continui movimenti laterali a cui era costretta, "Cosa fai, guerriera del Nord, già ti vuoi arrendere?", domandò il Black Saint, osservando la strana posa presa dalla sua avversaria, in piedi dinanzi a lui, senza alcuna particolare preparazione per un preciso attacco.

"No, tutt’altro, voglio solo di seguire il consiglio di un dio", spiegò con voce quieta la guerriera di Mizar.

"Davvero?", domandò beffardo Sairon, scoccando nuovamente le fruste. Gutrun, però, non si mosse, rimase ferma in attesa, quasi, che i colpi nemici la raggiungessero e solo all’ultimo si mosse. Con un veloce colpo di reni si piegò su se stessa, appoggiando anche le mani sugli scalini, quindi balzò in avanti, verso il nemico, "Viking Tiger Claws", tuonò, dirigendosi verso il volto del nemico.

Sairon strinse a se le braccia, per far tornare indietro le fruste, ma grande fu la sua sorpresa nel notare che il colpo nemico non era diretto al volto, bensì ai polsi ora quasi congiunti.

Solo un veloce movimento riflesso salvò il Nero Guerriero, che aprì le mani per pare il colpo nemico, che mai lo raggiunse, poiché Gutrun lo fermò all’ultimo, per prendere le due fruste, ora a terra, senza alcun padrone.

"Hai fatto tutto questo per disarmarmi?", domandò sorpreso il Nero Santo di Ate, "Si, guerriero, come ti ho detto questo è stato l’insegnamento di un dio", replicò Gutrun.

"Che intendi dire?", balbettò sorpreso Sairon, "Devi sapere che dopo l’attacco dei titani di Urano ad Asgard, in cui morirono mio padre e la mia migliore amica, io combattei una sola battaglia, contro l’assassino di queste persone a me care, Telesto, il Tessitore, contro cui ebbi la mia vendetta. Dopo questo scontro, però, fui scelta dal dio Balder per proteggere la sacra terra di Odino da nuovi attacchi, mentre il mio sire ed i miei pari combattevano la guerra contro Urano. Fu in quel periodo passato ad Asgard con il dio e nei mesi successivi la guerra, in cui ebbi il titolo di Celebrante, che potei imparare molto dai consigli dell’invulnerabile figlio del signore degli Asi", spiegò con voce quieta Gutrun.

"Uno di questi insegnamenti era di non fermare l’arma prima di colui che la possiede, quindi ho semplicemente fatto in modo che tu fossi costretto ad abbandonare queste fruste, così da togliertele", concluse la God Warrior.

"Davvero brava, però, dimentichi che ho altre cinque armi con me ed ora te ne mostrerò una", spiegò con voce solenne il Nero comandante dei Black Saints.

"La prima arma della Bilancia aurea è il Triple Rod, che io sublimo con delle fruste, le seconde sono invece dei Nunchaku, che io ho perfezionato in queste", sogghignò il nero guerriero, prendendo due impugnature che fuoriuscivano sulle spalle.

Collegate a queste impugnature vi erano delle catene alle cui estremità opposte era congiunte delle "Sfere chiodate", come le presentò Sairon stesso.

Gutrun tentò con agili movimenti laterali di evitare anche questi attacchi, che però risultarono più devastanti dei precedenti e meno facili alla resa, difatti distruggevano tutto ciò con cui andavano in contatto.

La stessa God Warrior fu raggiunta dalla loro furia, ricevendo una pericolosa ferita alla spalla sinistra, così da venire gettata contro il muro a lei vicino.

"Gutrun!", urlò Freiyr, pronto a soccorrere la propria suddita, "No, sire, non mi serve aiuto, la prego, devo combattere questa battaglia da sola, troppo spesso ho permesso ad altri di battersi per me. Prima mio padre e Cetrydine, che persero la vita per la mia incapacità, poi Helyss e Zadra che mi aiutarono contro quel titano quando fu il tempo della vendetta e dopo tutti voi che avete continuato a combattere, mentre io mi nascondevo dietro il titolo di Celebrante. Mio padre, Cetrydine, Yggdrasil, Fasolt, Skinir, tutti caduti in battaglia e più volte sia lei sia Bifrost avete rischiato le vostre vite, mentre io supplicavo gli dei di difendere Asgard. Dovere che io avrei dovuto compiere", spiegò con voce triste la ragazza, rialzandosi. La spalliera sinistra era ormai distrutta e molto evidenti erano le ferite sul corpo di lei in quel medesimo punto, ma era pronta ad un nuovo scontro.

"Nobile principio il tuo, ragazza, ma temo che non ti salverà da queste sfere chiodate", spiegò con tono serio Sairon, attaccando di nuovo.

Gutrun compì una capriola verso lo scalino sopra di lei e poi, spingendo sulle gambe saltò in aria, quindi con un secondo colpo di reni appoggiò i piedi al soffitto, "Che stai cercando di fare?", urlò allora Sairon, seguendola con le nere sfere chiodate, mentre con un’altra spinta la giovane guerriera appoggiava le gambe alla parete laterale sinistra e, dopo alcuni secondi di semi equilibrio, si gettava verso la destra, evitando all’ultimo le due sfere, che si distrussero fra loro.

"Complimenti di nuovo, guerriera, riesci a muoverti così agilmente in spazi ristretti come questo, tenendomi sempre ad una distanza di sicurezza e distruggendo le mie armi con furbizia, ma questo non ti aiuterà, perché adesso sono costretto a combattere più seriamente ed a colpirti con maggiore violenza", minacciò Sairon, avvicinando le mani alle coperture per le braccia.

"Gli scudi d’oro della Bilancia di Atena sono stati da me sostituiti da questi bellissimi Chakra neri", spiegò poi l’Oscuro guerriero, impugnando due anelli taglienti, che si sganciarono dalle braccia.

I due anelli taglienti furono lanciati con grand’abilità contro Gutrun che, compiendo dei balzi da uno scalino all’altro, riuscì in diversi momenti ad evitarli, malgrado questi ritornassero sempre contro di lei, dopo un urto con il muro, "Attenta, Gutrun!", avvisò all’improvviso Freiyr, ma stavolta l’aiuto del Re di Asgard non fu utile, la God warrior di Mizar non vide che due nere scheggia raggiungerla, l’una le perforò la gamba destra, conficcandosi al muro, l’altro la mano sinistra, rendendola un facile bersaglio, paralizzato contro la parete oscura.

"Che cosa?", balbettò Gutrun, spossata per il dolore del nuovo attacco.

Grande fu la sorpresa della God Warrior nel vedere che due grossi arpioni l’avevano colpita, schiantandola contro il muro.

"Ed i tonfar sono stati sostituiti da questi arpioni neri", affermò con voce triste Sairon, "Maledetto", tuonò in tutta risposta Gutrun.

"Ragazzina, pensi che sia un gioco il nostro? Questa è una guerra ed è ovvio che, in caso di necessità, io decida di utilizzare persino due armi contemporaneamente", spiegò Libra Oscuro, "gli arpioni sono dolorosi, ma paralizzano i nemici il tempo necessario per ucciderli dissanguandoli, oppure perché un’altra arma compia il suo dovere. In questo caso toccherà ai chakra decapitarti. Sei stata una coraggiosa avversaria, ora però è giunto il tempo di accettare la sconfitta", suggerì con voce seria il nero guerriero.

"Ora addio", tuonò poi, scagliando i due anelli taglienti in un secondo e furente attacco.

Nell’altra ala del castello, Knives e Lorgash continuavano il loro scontro; il cavaliere d’oro si era appena ripreso dal colpo a sorpresa alla nuca, mentre il nemico era ancora nella medesima posa, appoggiato sulle mani, "Vuoi continuare lo scontro cavaliere di Atena, o accetti la morte per mano dei miei uncini?", domandò beffardo il Runouni del Gallo.

"Fatti avanti, guerriero di Giada", fu la risposta di Lorgash, "poiché ormai mi è nota l’unica via per evitare i tuoi attacchi, tu stesso me la mostrasti con quello spostamento laterale", esclamò in tutta risposta il santo d’oro, "Davvero?", incalzò Knives, "Bene, proviamo", tuonò poi, "Foot hooks", concluse il Runouni, scatenando di nuovo il medesimo attacco.

Lorgash, appena vide gli uncini correre verso di lui spiccò un salto verso il cielo annuvolato, "Quando le tue gambe sono distese il tempo che ci metti per risollevarle in posizione verticale ed il peso stesso degli uncini t’impediscono di difenderti da attacchi che provengono dall’alto", osservò il cavaliere d’oro, "Attacchi come la mia sacra Croce!", continuò poi, congiungendo le mani dinanzi al petto, "Golden Cross", concluse, scatenando una delle proprie tecniche contro il nemico.

Knives spalancò gli occhi sorpreso, ma il ghigno soddisfatto non sparì dal suo viso, nemmeno quando, per salvarsi, si dovette gettare sulla propria sinistra, lasciando le catene e gli uncini scoperti dinanzi a quel colpo che calava inesorabile dal cielo.

La croce d’oro raggiunse gli uncini, distruggendoli e spezzando in più punti le catene che li congiungevano a Knives.

Lorgash riatterò sul suolo pochi attimi dopo il suo colpo, "Come vedi, Runouni, non è così facile sconfiggermi", lo avvisò il santo d’oro, "Sarei sorpreso del contrario, ma sappi che quella è solo la più infima delle mie armi, ora te ne mostrerò una seconda addirittura superiore", avvisò con tono beffardo il guerriero di Giada, mentre sganciava dalle gambe ciò che era rimasto delle catene, liberandosi gli arti inferiori da ogni protezione.

Il ghigno diventò un sorriso, l’ultima cosa che Lorgash distinse, prima che il nemico scomparisse dalla sua visuale, "Head Blade", sentì poi il cavaliere d’oro, prima che un profondo taglio si aprisse sulla sua spalla sinistra, gettandolo al suolo. Knives lo aveva colpito.

Gutrun era ancora ferma e dolorante, molto sangue scendeva dai due arpioni, che avevano perforato le sue difese ed i suoi arti, ma, adesso la preoccupazione maggiore proveniva dai chakra che Sairon aveva lanciato contro il suo capo.

"Non ho altre vie", si disse la giovane guerriera, stringendo con la mano l’arpione che le bloccava l’altro arto superiore ed estraendolo, così da chinarsi in avanti ed evitare che i due chakra la raggiungessero.

Con un altro urlo di dolore, la god warrior di Mizar estrasse l’arpione che le bloccava la gamba, così da cadere a terra, poi, cercando di non pensare al dolore che provava, Gutrun lanciò le due nere armi contro i chakra che ancora correvano inesorabili verso di lei, così da far distruggere fra loro le quattro diverse armi, che si frantumarono reciprocamente.

"Bene, guerriero nero, ora che armi hai da mostrarmi?", domandò beffarda la god warrior, rialzandosi a fatica, "No, Gutrun, basta combattere, lascia che sia io a concludere lo scontro", ordinò Freiyr di Dubhe, avanzando verso la sua suddita, che, inaspettatamente, creò un solco con un veloce movimento delle mani dinanzi al suo Re, "Maestà, perdonate questo gesto, ma vi supplico, non intromettevi nello scontro, se non per me, che ho compiuto i doveri di celebrante in silenzio per lungo tempo, almeno in onore di mio padre, che per primo ha donato la vita ad Asgard", supplicò la guerriera, osservando con le lacrime negli occhi il suo sire.

"Ha ragione il guerriero di Dubhe, ragazza, tu hai fatto il tuo dovere, è nobile che un soldato decida di sacrificare la vita per il proprio comandante, ma questi sarebbe un vile se, capendo come andrà a finire la battaglia, non fa almeno qualcosa per soccorrere i propri seguaci", osservò con tono triste Sairon, "Tu che ne sai, guerriero nero?", ringhiò Gutrun, "Perché adesso mi sento un vile", sussurrò con voce triste l’oscuro saint di Ate.

"Fino a poche ore fa ero certo che i miei black saints mi avrebbero condotto alla vittoria, avrei superato in bravura qualsiasi esercito con il mio, ma poi, sono caduti, uno dopo l’altro, partendo da Araocle e finendo con Theo, tutti morti, eccetto io e l’ultimo dei miei neri custodi, che attende i suoi nemici dinanzi alle stanze dei comandanti. Stanze in cui mi sono rifiutato di restare", raccontò il guerriero oscuro, mentre delle piccole lacrime solcavano i suoi occhi, "So che nessuno di loro, eccetto forse Mandrake il mio allievo, mi rispettava come un capitano, mi accettavano solo perché gli avevo donato le vestigia nere, ma erano pur sempre sotto la mia diretta supervisione e li ho lasciati morire così, senza far niente per aiutarli, mentre parlavo con quei due vili Runouni, esseri talmente viscidi e disinteressati al prossimo da fare ribrezzo persino a me", raccontò Sairon, "ma ora, proprio per scusarmi con loro e difendere almeno il mio ultimo seguace sono qui, a compiere il mio dovere di comandante in prima linea", concluse, raggiungendo con le mani la quinta arma, che si rivelò essere una lancia bipunta.

"Ti capisco, guerriero nero. Ma oltre ai comandati, anche i soldati hanno i loro doveri, cioè proteggere chi li ha resi tali e questo io farò per il mio sire Freiyr, combatterò per vincere in onore dei compagni caduti e di coloro che finora non pensavo compagno, ma di cui ho conosciuto con il tempo il coraggio e le qualità", replicò Gutrun, prendendo la posizione da battaglia.

"Eccoti ora il tridente dalle tre punte della Bilancia è stato tramutato in questa lancia a sole due punte", raccontò poi Sairon, riprendendo lo stesso tono serio di poco prima.

"Siccome usarli entrambi sarebbe poco appropriato, ragazza, con questo segneremo il limite inferiore del nostro campo di battaglia", suggerì il nero guerriero della bilancia, conficcando una delle due armi nel muro, poco al di sotto di lui.

"Bene, ora possiamo continuare", esclamò con tono di sfida Gutrun, riprendo la posizione offensiva che più le era consona.