Capitolo 44: L’odio della bellezza

Un ruggito di rabbia proruppe dalla sala in cui Raizen e Shishio seguivano il succedersi degli avvenimenti. Il Dragone di Giada aveva percepito due cosmi del suo esercito venire meno e ciò lo aveva fatto infuriare.

"Come può essere, fratello? Hyunkel sconfitto dal successore di Shaka e persino l’Assassino Silenzioso, il più fedele dei nostri soldati, anche lui ucciso da un Gold Saint, i loro cosmi si sono spenti e non percepisco nemmeno la loro presenza in questo luogo, come può essere successo?", tuonò infuriato il Runouni del Drago, "Non lo so, fratello, però, una cosa è certa, se quest’ultimo Black saint ed il nostro Guerriero Glaciale non riescono a fermarli, dovremo scendere in campo", lo avvisò Raizen della Tigre.

"Non mi preoccupo di una possibile battaglia", replicò Shishio, "già una volta li abbiamo affrontati nei loro territori e molti di loro sono caduti, adesso potranno essere più preparati, probabilmente, ma di certo sono quasi tutti feriti e stremati per le battaglie vissute", concluse il Dragone di Giada, "Su questo siamo d’accordo. Intanto, Drago di Giada, vedremo cosa sapranno fare per il nostro fine i due ultimi custodi oltre quelle porte", concluse la Tigre di Smeraldo, mentre altre due candele dal lato sinistro andavano in pezzi, lasciandone solo quattro, in totale, sui due lati.

Un altro scontro, intanto, stava avendo inizio: in quel preciso momento, mentre i due Runouni discutevano dell’andamento della battaglia ed i diversi gruppi correvano verso le nere porte, dietro di cui i due guerrieri di Giada li attendevano, l’ultimo nero santo di Ate evitò un calcio volante dell’Amazzone del Cavallo, che atterrò al centro di quell’ultimo spiazzo, antistante le due porte.

"Ma guarda chi ha deciso di morire per prima", affermò beffardo il nero guerriero, "Judas dei Pesci Oscuri", lo riconobbe subito la guerriera di Artemide.

"Noto con piacere che ti ricordi di me", esclamò divertito il Black Saint, "Si, e so anche che sarai tu il prossimo a morire, così da rendere completa giustizia a Maya. Credi alle mie parole, credi alle parole di Elettra del Cavallo, ultima amazzone di Artemide", spiegò la giovane guerriera.

"Lo vedremo subito", replicò con tono di sfida Judas, lanciando due bagliori violacei, "Tulipano Viola", urlò poi, dopo aver lanciato il primo attacco.

"Mi dispiace, ma già ne ho conosciuto la potenza", avvisò Elettra, scattando con un altro salto contro il nemico, "Horse fire gallop", invocò l’amazzone, scagliando decine di calci infuocati, che però non raggiunsero la velocità della luce e quindi non riuscirono a ferire l’avversario, che con facilità bloccò le gambe dell’amazzone, gettandola di nuovo al suolo e producendosi solo delle lievi ustioni alle mani.

"Forse avrai già percepito il letale profumo del Tulipano dai petali viola, ma di certo non hai colto il segreto profondo che ne scaturisce", la ammonì il Black Saint.

"Quando il soave profumo di questo fiore scaturisce, la pelle lo assorbe contro la propria volontà, poiché attratta da tanta bellezza, una bellezza mortale per i più, ma non per te per ben due volte. La prima ti salvò la zona in cui eravamo, una strada di quella brulla isola, dove il vento ha velocemente purificato l’ambiente; la seconda volta, fu quest’armatura d’argento a darti la possibilità di continuare a combattere, o, per meglio dire, a soffrire", concluse con tono maligno il nero guerriero con due nei.

"Sei così sicuro che io sia pronta solo a soffrire? Che non abbia la minima possibilità di vincere?", incalzò Elettra, rialzandosi, "Tanto sicuro da continuare un malvagio gioco con te, offrendoti la possibilità di scegliere che morte preferire", rispose Judas, "E come farai?", incalzò l’amazzone, "Semplicemente distruggendo queste tue difese", concluse il nemico, sollevando un secondo tulipano, stavolta dai petali bluastri.

Questa volta fu Elettra ad attaccare per prima, "Horse Fire Gallop", invocò l’amazzone, scagliandosi nuovamente in una serie di calci infuocati.

"Cadi, donna, in ginocchio qui, ad accettare la sconfitta e la morte per mano di Judas e del secondo suo fiore", tuonò il nero guerriero, vedendo l’avversaria avvicinarsi, "Tulipano Blu", invocò poi, scagliando il nuovo attacco.

Una serie di tulipani dai petali blu volarono come uno sciame di api contro l’amazzone, con l’unico intento di corrodere le sue vestigia d’argento, proprio come corrose erano le mattonelle che sfioravano lungo il loro tragitto.

L’attacco di Judas arrivò a destinazione, investendo in pieno il corpo in volo di Elettra, che rischiò di ricadere a terra, ma, spinta dalla propria determinazione, fece leva sulle braccia per ridarsi lo slancio e continuare l’attacco, che, stavolta non trovò difesa alcuna da parte del Black Saint, sorpreso dal coraggio dell’avversaria, almeno apparentemente.

Quando questo nuovo incontro tra le due forze finì, Judas si ritrovò al suolo, con le nere vestigia danneggiate in più punti, ma anche Elettra era a terra, l’armatura del Cavallo era stata visibilmente e particolarmente danneggiata dallo scontro con quei fiori corrosivi, specialmente i gambali, tanto utili negli attacchi della giovane guerriera.

In quel preciso momento, anche gli altri quattro alleati di Elettra, che con lei aveva risalito la scalinata che partiva dalla cantina, arrivarono all’ultimo piano, dove poterono osservare i due contendenti, entrambi al suolo feriti, ma, con loro gran stupore, Judas ridacchiava, malgrado le ferite, osservando parte del volto della sua avversaria, ora visibile.

Fu Judas il primo a rialzarsi, "Amazzone, sono arrivati i tuoi amici", esclamò il nero guerriero, voltandosi verso il gruppo composto da Botan, Ryo, Real e Jenghis, "Vuoi chiedere loro aiuto in questa battaglia?", incalzò beffardo il Black Saint, "No", rispose semplicemente Elettra, rialzandosi. "Capisci una cosa, guerriero nero", esordì poi la guerriera, "questa è la mia vendetta personale, per Maya e per Clio, sacrificatasi per eliminare lo Scorpione Oscuro", concluse l’amazzone, riprendendo la posizione da battaglia.

"Si, ora posso concordare con te. Adesso che ho potuto vedere parte del tuo bel volto, oltre ai lunghi capelli neri ed al magnifico corpo, ora posso assicurarti che nessuno oltre me ti darà il colpo di grazia, poiché dovrà essere un onore di Judas dei Pesci Neri strappare dal mondo una bellezza così rara come la tua, proprio come i petali da una rosa, lasciandone solo le orride spine", spiegò con tono soddisfatto il guerriero oscuro.

"Che cosa?", replicò perplessa da quelle parole l’amazzone, "Ho semplicemente detto che di te la bellezza mi ha colpito tanto da farmi desiderare ancora più ardentemente la tua morte, poiché tu saresti stata lodata anche dal mio defunto padre per questo aspetto magnifico che hai, proprio per questo meriti solo la morte, una morte che deturpi ciò che ora i miei occhi vedono", spiegò nervosamente il guerriero nero, impugnando un altro dei suoi fiori, "Ed ora che le gambe non ti aiuteranno poi tanto in battaglia, avrò il piacere di investirti con tutta la furia dei miei colpi corrosivi", ringhiò Judas, prima di scagliare il "Tulipano Blu".

Elettra non tentò nemmeno di evitare l’attacco, rimase ferma nel luogo in cui era, espandendo il proprio cosmo infuocato, "Fuoco, fiamme, vi richiamo alla battaglia dopo un lungo periodo di pace, io che ho il diritto di appellarmi vostra maestra, voi, spiriti dei boschi che come me seguite il volere di Artemide, giungete su questo campo di battaglia, in mio aiuto", invocò in quel preciso momento l’amazzone, mentre il cosmo infuocato iniziava ad espandersi con velocità, intorno al corpo della stessa, "Fire Spirit", concluse la guerriera dalle vestigia d’argento, prima che un gigantesco muro di fuoco si ponesse a sua difesa.

I tulipani divennero cenere dinanzi a quel muro di fuoco, capace di sostenere la difesa contro un attacco così corrosivo e letale.

"Come ti ho dimostrato, cavaliere, la furia del fuoco può fermare la fatale avanzata dei tuoi fiori blu", esclamò beffarda Elettra, mentre il muro fiammeggiante ancora la difendeva.

"Sono sorpreso, non speravo in tanta bravura da una semplice amazzone, vorrà dire che dovrò utilizzare il mio ultimo tulipano, il più letale, l’unico che veramente si nutre dell’odio per mio padre", replicò con tono divertito Judas, avvicinando le mani alle proprie vestigia.

"Aspetta ad uscire un altro fiore, guerriero nero, perché lo spirito del Fuoco non ha solo valore difensivo, ma nei molti giorni di battaglia contro Urano ed i suoi titani, anche una semplice amazzone vanesia come me, è riuscita a migliorare i propri attacchi, diventando ancora più forte e, forse, un po’ meno piena di se", concluse la guerriera di Artemide, aprendo le mani dinanzi a se, così da tramutare il muro di fuoco in una spirale di fiamme che corse contro il Black Saint, investendolo in pieno e gettandolo al suolo, stordito.

"Ora, guerriero nero, preparati a perdere la vita", avvisò Elettra, avvicinandosi al nemico.

"Ti prego, aspetta", sussurrò all’improvviso Judas, sorprendendo tutti i presenti, "sono solo un bambino che non ha mai ricevuto l’affetto del padre, un vanesio cavaliere d’oro troppo pieno di se stesso per pensare al figlio che aveva messo al mondo", esclamò con tono cupo il guerriero nero, mettendosi in ginocchio, "E per questo dovrei perdonare la morte di Maya?", domandò iraconda l’ultima amazzone rimasta, "No, non ti chiedo questo", balbettò il Black Saint, "ma semplicemente di calare per alcuni secondi le tue difese", concluse, lanciando un fiore dai neri petali contro l’avversaria disattenta.

"Vile!", urlò Real della Lira, vedendo l’attacco scorretto dell’oscuro guerriero, "Silenzio tu, cavaliere d’argento, le regole sono fatte per voi, santi di Atena, che vantate un onore e stupidaggini del genere, pensi che non conosca la vostra mentalità da idioti? Mio padre era veramente uno dei dodici cavalieri d’oro e ho sentito io stesso le sue disgustose parole sulla lealtà da dare alla dea", ringhiò il santo d’oro nero.

"Che cosa mi hai fatto?", balbettò sorpresa Elettra, cadendo in ginocchio, "Si, scusa, non ti ho presentato il Tulipano Nero, l’ultimo dei miei fiori, la vera perla d’odio che ho creato per disgusto verso colui che mi sarebbe stato padre", spiegò Judas, "Egli usava una rosa bianca come sua ultima tecnica, un fiore che assorbiva tutto il sangue dal corpo nemico, diventando quindi rossa ed ancora più bella. Questo mio nero fiore, invece, si attacca ad una qualsiasi tua vena, in questo caso, la giugulare, e poi inizia a sputare fuori tutto il sangue che hai in corpo, sporcando di un rosso accesso il terreno e la vittima prescelta, una scena che può essere definita in molti modi, ma di certo non bella", spiegò con tono divertito il nero santo dei Pesci.

Il gruppo che assisteva allo scontro dalla scalinata si mosse per avvicinarsi, ma fu la stessa voce di Elettra a fermarli, "Non muovetevi", ordinò l’amazzone, rimasta in ginocchio, a respirare affannosamente.

"Tuo padre era un cavaliere dei Pesci?", domandò in quel medesimo momento Botan di Cancer, "Poiché Alcyone dei Pesci, mia parigrado ed amica morta per mano dei titani di Urano, utilizzava una tecnica simile a quella che tu hai descritto, con una rosa bianca", spiegò la sacerdotessa d’oro.

"Si, Aphrodite dei Pesci, penultimo santo d’oro a custodire la Dodicesima Casa. Solo tre volte lo incontrai e la prima fu il giorno in cui nacqui.

Giorno in cui egli spiegò a mia madre di non voler avere più niente a che fare né con lei, che aveva perso la propria bellezza per il taglio cesaro subito, né con me, che malgrado fossi suo figlio, non avrei di certo potuto comparare la sua bellezza immensa e fatale. Questo mi raccontava mia madre ogni volta che gli chiedevo di lui. Non soddisfatto, all’età di sei anni scappai da casa e corsi ad Atene, per cercarlo e quando mi vide egli era appena tornato dall’Isola di Andromeda, non mi rivolse molto più di due parole, parole di disprezzo, ed un ordine, andarmene, scomparire dalla vista del più fidato guerriero di Arles, il bellissimo santo della Dodicesima Casa. Poco dopo seppi della sua morte, quindi ripartii per la Groelandia, la mia terra madre.

Fu durante quel viaggio che lo rividi, ormai fantasma, in un castello in Germania, non credetti ai miei occhi, indossava vestigia violacee che chiamava surplici, con lui vi era un altro cavaliere di Atena, noto per la sua ferocia in tutto il mondo, Deathmask ed i due combattevano con degli strani individui armati di falci.

Li sentii discutere, mentre con facilità eliminavano quei primi nemici, ai piedi del castello, avrebbero chiesto di incontrare Hades e lo avrebbero ucciso di persona, parlavano della loro vita, sprecata per il male, ingannati dalla falsa potenza di Arles e dei figli che avevano lasciato al mondo, con cui avrebbero voluto tanto parlare per spiegargli quale fosse la realtà delle loro passate azioni e di quelle attuali.

Il loro dialogo, però, finì quando apparve un individuo che chiamarono Rhadamantis, il quale, li sconfisse dinanzi ai miei occhi di bambino.

Quelle parole di mio padre, così diverse da quelle dette nei due incontri precedenti, mi fecero capire l’ipocrisia che lo guidava in ogni sua azione, la stessa che possedeva il suo compagno d’armi del Cancro. Fu allora, per la prima volta, che decisi di distruggere quella bellezza che tanto aveva allontanato da me il mio genitore. Mi allenai per anni, poi, quando fui abbastanza potente in battaglia, mi allontanai dalla mia terra e ritornai ad Atene, dove trovai Theo, prima vittima della vendetta a cui tanto avevo lavorato. Lo convinsi che con dei padri come i nostri, che divennero seguaci di Hades, non potevamo che votarci al male e lui mi seguì. Non gli parlai affatto del vero piano di Aphrodite e Deathmask di quel giorno, preferivo che egli si dannasse, più di quanto avevo fatto io.

Raggiungemmo subito dopo quest’isola, la Deathqueen Island, risorta per volontà di una divinità ancestrale, si diceva, e qui, Sairon ci diede l’investitura", concluse con un sorriso soddisfatto Judas.

"Sei un mostro, cavaliere nero. Hai odiato un padre che si era pentito dei propri peccati, hai distrutto la vita di un giovane, che è morto per le tue menzogne, hai portato alla morte una mia consorella amazzone ed inoltre lotti slealmente. Non capisco come gli dei possano permetterti di vivere ancora", esclamò furente Elettra, "Forse perché non sono interessati a me", rispose beffardo il nero guerriero.

"Io, invece, lo sono", concluse infuriata l’amazzone, lasciando esplodere il proprio cosmo, così da aumentare la perdita di sangue dalla ferita.

Una gigantesca sfera di fuoco si condensò dinanzi ad Elettra, "Fire Explosion", invocò l’amazzone, lasciando partire il suo attacco.

Judas scagliò i tulipani dai petali bluastri in sua difesa, ma furono tutti ridotti in cenere dalla forza del colpo di Elettra, che travolse il nemico con un esplosione fragorosa, capace di distruggere del tutto le nere vestigia dei Pesci, lasciando il nemico al suolo, gravemente ferito.

Elettra si avvicinò all’avversario, incapace di muoversi e su di lui si chinò, "Ho un regalo per te", disse con un filo di voce, mentre il suo volto diventava sempre più pallido, quindi, con tutta la forza che le restava, estrasse il nero tulipano dalla ferita, che iniziò a perdere ancora più sangue.

"Le piante, come l’intera terra, sono asservite ad Artemide, dea della Caccia e protettrice dei boschi", spiegò con un filo di voce l’amazzone, conficcando il fiore nel petto scoperto del nero guerriero.

Subito il sangue iniziò a sprizzare dal corpo del nero guerriero, i cui occhi esprimevano tutto il suo odio e lo stupore, "Hai perso, guerriero nero, vendetta è fatta", concluse la giovane amazzone, svenendo.

"Elettra", urlarono i suoi alleati, correndo verso di lei, "Sopravvivrà?", domandò subito Real, "Si, cavaliere della Lira, la ferita può essere cauterizzata ed il sangue finirà ben presto di scorrere, ma purtroppo non ci potrà essere d’aiuto nelle prossime battaglie", rispose Botan di Cancer, prendendo in braccio l’amazzone.

"E lui?", incalzò poi il santo d’argento, indicando il nero nemico, "Ormai la sua morte è prossima, sarà lo stesso fiore del suo disprezzo a causargliela", rispose semplicemente Ryo, prima che un’ondata di energia gelida riempisse la sala.

"Interessante discussione, ma questo fallito lo finisco prima io", urlò una voce, congelando parte del pavimento ed il corpo di Judas.

I cavalieri furono sorpresi nel vedere il loro nemico esplodere come una statua di ghiaccio, travolgendoli e rigettandoli sulla scalinata da cui erano arrivati.

"Perdonate i modi bruschi", esclamò freddamente la voce maschile, "Ma ora questo piano sarà luogo di una grande guerra e nessuno deve disturbarci", continuò una figura dalle verdi vestigia, "giusto, figlio di Hyoga?", domandò infine, voltandosi verso Camus, che era appena arrivato in quella sala.