Capitolo 48: Finale nel sangue

Tutti i cavalieri all’interno del nero castello avevano potuto osservare quella pioggia di sangue entrare, indesiderata, dalla botola, che i due contendenti avevano lasciato aperta.

"Sembrerebbe che il vostro compagno stia per cadere per mano della Tigre", sogghignò il guerriero del Drago Cinese, osservando il susseguirsi della pioggia copiosa.

"Chi ti assicura che questo non sia il sangue di tuo fratello, anziché del mio?", domandò allora, con voce sicura, Esmeria di Suzaku al nemico, ancora seduto.

Shishio scambiò uno sguardo di sfida con la giovane Beast Keeper, ma niente di più, nemmeno rispose a quella domanda dal tono tanto minaccioso, "Povera sciocca", sussurrò soltanto il Runouni, "Poi vedremo", concluse la giovane figlia di Ikki.

Sul tetto del nero maniero, Kain e Raizen si osservavano entrambi decisi a continuare lo scontro, ma fra i due quello più sorridente era il Runouni di Giada.

"Generale, cedi il passo e permettimi di darti una morte veloce ed indolore, poiché di certo non ti sono rimasti assi nella manica ed anche se ve ne fossero, non potrebbero eguagliare il più potente dei miei colpi, l’attacco che scateno, unico, con la presenza del mio cosmo", avvisò con tono rispettoso il Runouni della Tigre.

"Mi dispiace, guerriero di Giada, ma non cederò mai, nemmeno nel momento della morte, ma soprattutto ti avviso, non sottovalutare l’ultima tecnica che ancora non conosci, perché è il colpo che mio padre mi tramandò", avvisò il mariner di Shark, disegnando un triangolo nell’aria fra se ed il nemico.

"Ancora non hai capito che non potrai spedirmi in un’altra dimensione?", incalzò Raizen, scattando in aria non appena il suo avversario scatenò il "Golden Triangle".

Kain non rispose alla domanda, né scattò in aria, attese semplicemente, attese che il nemico fosse abbastanza vicino, almeno da quello che lui poteva intuire, quindi si voltò di scatto, richiudendo il varco dimensionale ed aprì la mano sinistra, "Genmaken", urlò il mariner allora, facendo andare in pezzi l’elmo a forma di mascelle di tigre dell’avversario.

Raizen, all’improvviso, non vide più niente, solo un bagliore dorato che lo accecò, impedendogli di osservare i movimenti dell’avversario, quindi, quando tutto fu più diradato e chiaro, il Runouni si ritrovò senza armatura né ferite in una stanza molto ampia, quasi all’interno di una caverna e la riconobbe, quello era il suo passato, quello era il luogo in cui lui aveva cercato di ricevere l’investitura.

La sala era molto grande e caratterizzata da quattro diverse porte ai lati, ognuna delle porte era custodita da un’armatura, Raizen, invece, si trovava al centro, dove tre troni, vuoti erano la sua unica compagnia.

Alla sua destra, vi era un’armatura azzurra a forma di drago che impugnava sotto di se una spada, alla sinistra, un’immensa tigre arancione, la cui coda si fondeva con una lancia, dietro di lui, una fenice verde con una frusta per coda ed infine, davanti a se vide una gigantesca tartaruga fra il blu ed il viola, un’armatura con un’ascia incastonata dentro.

"Giovane Raizen, proveniente dal Vietnam, sei dunque giunto qui per richiedere un’armatura e diventare un custode degli dei asiatici?", domandò una voce molto vecchia, proveniente da dietro l’armatura di tartaruga.

"Chi sei tu, che mi chiedi ciò?", domandò allora il guerriero, "Sono colui che decide per l’investitura a Genbu, Seiryu, Byakko e Suzaku, se mai tu potrai diventare uno di loro, sarò io a dirtelo, ora rispondimi", replicò l’anziana voce, mostrandosi sotto forma di un vecchio malandato.

"Si, sono qui per richiedere le vestigia della Tigre del Cielo Occidentale", rispose il giovane Raizen, "per anni mi sono allenato nella mia terra natia, diventando sempre più veloce e potente, inoltre ho imparato ad usare gli artigli della Tigre", concluse.

Il vecchio avanzò, "Puoi credere a me, ragazzo, puoi credere a Jink, tutto ciò che sai non basta per fare di te un vero Beast Keeper, se non è la fede negli dei asiatici a guidarti, il massimo che potrai auspicare sarà di diventare un guerriero, ma non avrai in te la forza per sacrificarti per il tuo credo. Saresti pronto a morire per un dio verso cui non hai tanta fede?", domandò poi l’anziana guida, "Probabilmente si", replicò Raizen titubante.

"Risposta esatta per te, ragazzo, ma non per un Beast Keeper, accetta un mio consiglio, vattene da qui e cercati un altro tipo di investitura", concluse Jink, indicando l’uscita al giovane guerriero.

Raizen vide, in un singolo bagliore, passargli davanti due anni della sua vita, successivi a quel rifiuto e precedenti al giorno in cui, ritrovò Shishio, che non aveva ricevuto nemmeno lui l’investitura.

"Fratello mio", esordì quella volta Shishio, "ho saputo che anche tu sei stato rifiutato dagli dei indiani, come io lo sono stato da Ares, vero?", domandò il guerriero, "Si, purtroppo", replicò Raizen, "Bene, non ti preoccupare per questo, fratello, poiché ben altro destino ci è stato riservato, permettimi di portarti a conoscere qualcuno", lo invitò quello che sarebbe stato il suo parigrado.

I due raggiunsero in pochi minuti una piana nei deserti cinesi, proprio all’esterno di una caverna, lì, ad attenderli, Raizen vide un giovane con delle strane vestigia verdi.

"Bentornato, Shishio, hai quindi deciso di unirti a noi? E chi è costui?", incalzò quell’individuo.

"Questi è Raizen, l’uomo che chiamo fratello", lo presentò il berseker mancato, "Ora, portaci da chi ti comanda e dille di darci l’armatura", ordinò subito dopo.

"Bene", rispose l’uomo dalle verdi vestigia, "Piacere Raizen", continuò poi, "io sono Ryoga, Runouni della Lepre e seguace da anni di un’unica dea", si presentò il guerriero di Giada.

I tre si incamminarono dentro la caverna, raggiungendo una grande rientranza, dove undici armature erano riposte a semicerchio, un solo posto era vuoto, quello della Lepre, custodita da Ryoga.

Sopra quelle armature aleggiava un’entità potentissima e verde.

"Benvenuti, giovani Runouni, vi è stato detto perché siete stati prescelti", domandò l’entità, "No, signora, non gli ho spiegato ancora niente", rispose per loro il guerriero di Giada.

"Bene, allora ascoltatemi", parlò loro la divinità, "di norma i Runouni di Giada, dodici cavalieri investiti delle armature dello zodiaco cinese, combattono per difendere il mondo da un possibile avvento degli Horsemen, i quattro portatori della Fine, ma, siccome il mondo non esisterebbe senza le tre divinità Ancestrali che lo hanno forgiato, io, che sono una di queste, vi darò l’investitura a Runouni non per difenderci da questi quattro Cavalieri, bensì per servirmi in una guerra che ben presto scoppierà ed in cui non so di chi potrò fidarmi e di chi no", spiegò l’entità prima che due delle undici armature brillassero di luce propria.

"A te, Shishio, che del fuoco conosci l’essenza più malvagia e distruttrice sarà donata l’armatura del Drago Cinese, bestia furente e benevola insieme, ti darà modo di conoscere il fuoco Verde, arma invincibile anche nelle mani meno esperte", iniziò a decantare la divinità, mentre l’armatura andava congiungendosi al corpo di colui che sarebbe diventato il Dragone di Giada.

"Per te, Raizen, le vestigia della Tigre. Tu che già possiedi furenti artigli e veloci scatti, ora potrai nutrire la tua forza e la tua ferocia come quelle di una vera fiera della foresta. Nutriti delle tue vittorie e sconfiggi chiunque ti passi davanti, dimostrare di essere la Tigre dominante", lo esortò la divinità, mentre le vestigia si congiungevano al suo corpo.

"Ora andate, miei primi tre guerrieri, cercate altri a cui diffondere il mio verbo, costruite l’esercito che ben presto guiderò in battaglia", ordinò la divinità, prima di spegnersi di nuovo.

Raizen vide di nuovo la sua vita passargli davanti con un bagliore luminoso: l’incontro con Zodd, quello con Cooler, quello con Nemes, tutti momenti passati velocemente, come l’addestramento di Sesshuan, tutti momenti che rivide, prima di ritrovarsi di nuovo nell’ampia caverna dove erano custodite le vestigia dei quattro Beast Keeper.

Con grande sorpresa del Runouni, però, solo tre erano lì posizionate, quelle di Genbu, di Suzaku e di Seiryu, quella di Byakko, invece, era sul corpo del proprio padrone, Kaor, che ora lo osservava con volto desideroso di sfida.

"Tu saresti una tigre?", domandò Raizen, osservando il nemico e scattando verso di lui, "Tiger Cross", urlò il Runouni, ma Kaor nemmeno gli rispose, alzò semplicemente la lancia e con la lama bloccò il movimento delle braccia, scacciando indietro il nemico con un agile calcio, quindi scosse l’Arma ed urlò: "Furios Tiger Attack" e Raizen allora vide solo decine di tigri che lo sbranavano.

Un urlo di terrore fece rinsavire il Runouni dall’incubo che aveva vissuto.

"Che cos’è stato? Il fantasma diabolico della Fenice era dunque quello? Lo stesso colpo di cui avevo sentito parlare anni or sono?", si domandò fra se la Tigre di Smeraldo, prima di osservare il mariner, di nuovo dinanzi a lui, "Si, guerriero di Giada, il colpo tramandatomi da mio padre, attraverso cui ho scoperto molte cose su di te e su chi vi comanda, che, a quanto pare, non sembrerebbe essere Ate", concluse il generale del Nord Atlantico.

"Esatto, mio degno avversario, ma non potrai avvisare nessuno di questo", minacciò il Runouni sollevando le mani sopra il capo ed aprendole, così da prendere la posizione di una croce.

Improvvisamente, il cosmo del guerriero di Giada si fece presente, come un tuono in cielo e dal cielo cadde un fulmine su Raizen, fulmine che sembrò fermarsi e condensarsi nelle mani dello stesso, proprio sui lunghi artigli che ne coprivano le mani.

"Thunder Claws", urlò il guerriero della Tigre, scagliandosi in avanti con quelle lame elettriche.

Kain, però, non si spaventò, anzi, fermò le mani dell’avversario con le proprie, venendo comunque travolto dall’esplosione simile ad un fulmine che lo colpì in pieno petto, lasciandolo volare al suolo.

"Ti devo fare i miei complimenti, generale dei Mari, mai nessuno prima di adesso aveva fermato quest’attacco, diminuendo, così, la sua potenza distruttiva, mentre tu ci sei riuscito, hai saputo seguire i miei movimenti e contrastarli", si congratulò il Runouni, mentre l’avversario si rialzava.

"Non servono i tuoi ringraziamenti, guerriero di Giada, avresti dovuto capire che contro un attacco che potevo seguire facilmente non avrei indietreggiato", lo avvisò Kain, ormai in piedi, "ho capito subito che questo colpo che esplode con tutta l’energia del tuo cosmo non aveva una velocità superiore a quella della luce, non per difetto, bensì per fare in modo che anche l’energia del fulmine, che ad una velocità pari e non superiore alla mia si muove, ti potesse seguire. Mi è bastato osservare il primo scatto per comprenderlo. Un colpo potentissimo, ma privo di quella velocità che potevi definire superiore, fino a poco fa", spiegò con voce rispettosa il mariner di Shark.

"Ottima spiegazione del mio colpo energetico, ma cosa ti fa credere che, se sei sopravvissuto finora a questi attacchi potrai farlo di nuovo? Basterà che lanci un singolo attacco date le tue ferite", minacciò Raizen, "Al contrario, Runouni, ormai non potrai più vincermi facilmente, poiché anche tu sei ferito nel corpo e nella mente, inoltre, la velocità che tu raggiungi non mi è più ignota, anche se non posso sostenerla in uno scontro, saprò come difendermi adesso", spiegò con determinazione il figlio di Ikki.

"Vedremo", fu l’unica risposta di Raizen, prima di scattare all’attacco.

Anche Kain corse in avanti alla velocità della luce, "Golden Triangle", urlò avanzando, "Che cosa?", sentì balbettare il mariner da una voce poco sopra di lui, "Per fermare la Croce dei sei artigli hai sollevato questa barriera che mi impedisce i colpi frontali, complimenti", sussurrò la voce di Raizen, ormai sopra di lui, "però vedremo come farai adesso", concluse il Runouni.

Il figlio di Ikki non attese il colpo nemico, ma saltò anch’egli in aria, essendo certo che il nemico fosse già atterrato al suolo, "Khan Torpedo Attack", tuonò il guerriero della Tigre, ormai a terra, roteando le gambe ed attirando a se il nemico.

Kain, allora, concentrò il proprio cosmo dorato, "Galaxian explosion", urlò il mariner, scagliando l’attacco energetico dinanzi a se.

Entrambi i combattenti furono colpiti dal turbine d’energia che l’esplosione galattica proruppe andando in contatto con il vortice di lame che le gambe di Raizen avevano prodotto.

I due caddero al suolo, entrambi con ferite ancora più ampie sul corpo, ma sorprendentemente, Raizen rideva.

"Sei furbo, generale, hai capito che durante la rotazione delle gambe sono costretto ad abbassare le difese, così hai scagliato il mio colpo contro il tuo, ferendo entrambi, però", osservò il Runouni, rialzandosi a fatica, "Esatto, guerriero di Giada, come vedi il nostro scontro non è finito", concluse il mariner di Shark.

"Lo è da parecchio, perché dinanzi a me si apre solo una strada oltre la morte, la vittoria, non potrò mai arrendermi, né avere pietà di te, perché non meriterei più queste vestigia verdi, l’unica sicurezza che mi rimane ormai", spiegò il Runouni, "Come puoi dire questo?", domandò incuriosito Kain, rialzandosi a sua volta.

"Vedi, il Vietnam è terra di grandi guerre e da lì io provengo. Persi famiglia ed amici in una di queste guerre, vissi per anni come un fuggitivo, scappando da chi deteneva il potere e ci disprezzava e con me avevo solo una sicurezza, la vicinanza di Shishio, che per me è un fratello in tutto e per tutto, eccetto che per sangue. Solo quella è la nostra differenza, la nascita, ma per il resto noi siamo fratelli. Oltre lui, però, ho solo la battaglia, i campi di battaglia che da piccolo scacciavo, ora sono la mia unica certezza, la vittoria su di te e poi sui tuoi compagni sarà l’unica mia sicurezza", spiegò il Runouni della Tigre e per la prima volta, in quel momento, Kain vide quanta malinconia e tristezza il suo avversario nascondeva dietro gli artigli e la ferocia.

"In qualche modo ti capisco, Runouni di Giada, anch’io ho vissuto un’esperienza simile. Mi sono sentito vuoto quando ho scoperto, durante l’assalto dei titani, della morte dei miei genitori e di uno dei miei fratelli, questo vuoto, poi, è andato tramutandosi, sia per il ritorno di mio padre e della sorella che credevo persa, sia per la scomparsa di un altro fratello.

La disperazione mi aveva quasi rapito in più momenti, con la morte dei miei compagni e dei miei fratelli, ma adesso che io, mia sorella, Neleo e tutti gli altri alleati ancora vivi siamo qui, non combatto per la vittoria, ma per qualcosa di più profondo, la Giustizia, la stessa che persino il dio Nettuno comprese dopo tante battaglie contro Atena, la stessa che mio fratello Abel ha seguito fino alla morte, fino al sacrificio ultimo", concluse lo Squalo d’Oro, espandendo il proprio cosmo dorato.

"Bene, cavaliere, allora onorerò questo tuo cuore deciso e giusto con i fulmini di cui sono padrone", replicò Raizen, lanciandosi di nuovo all’attacco con i "Thunder claws", "Mi dispiace, Runouni, ma stavolta questo colpo non avrà effetto", avvisò il mariner, scatenando l’Esplosione Galattica, che travolse in pieno il nemico, gettandolo indietro, ferito.

Ora i due combattenti non si affrontavano più su nere mattonelle, bensì su un campo di battaglia sporco del loro sangue.

Da una parte vi era Kain di Shark, mariner dell’Atlantico settentrionale e figlio di Ikki, ferito dai diversi tagli del nemico, specialmente dal colpo che aveva quasi squarciato il suo petto.

Dall’altra, invece, Raizen della Tigre, penultimo dei due Runouni rimasti, anch’egli segnato da diverse ustioni e danni, ricevuti per mezzo delle esplosioni energetiche nemiche.

"Sei pronto, generale?", domandò dopo pochi attimi il guerriero di Giada, "Per cosa?", incalzò il figlio di Ikki, "Per un confronto diretto fra quelle che consideriamo le nostre tecniche migliori", avvisò il Runouni, "ti sfido ad attaccarmi con il morso dello Squalo, che possa confrontarsi di nuovo con la possente Tigre assoluta", concluse poi, scattando verso l’avversario.

Kain accettò con un movimento del capo, quindi lasciò espandersi il proprio cosmo, fino ai limiti concessi.

"Kofuku Zetto", invocò la Tigre di Smeraldo, "Shark Bite", replicò lo Squalo d’Oro, non indirizzando l’attacco frontalmente, come era solito fare, bensì verso il basso, cioè verso il proprio nemico, così da investirlo in pieno, mentre scatenava il proprio montante, ma facendosi travolgere egli stesso.

I due corpi furono presi in pieno dall’esplosione e con loro anche il pavimento su cui si trovavano, che andò in pezzi, lasciando ricadere i loro corpi sanguinanti al piano di sotto, nello spiazzo congelato che aveva visto Camus vincitore su Cooler.

Quando videro cadere i due corpi sprizzanti sangue, tutti corsero verso di loro per scoprire chi fosse sopravvissuto a quello scontro.