Capitolo 5: La Rinascita

Passò poco meno di un’ora dall’attacco dei misteriosi e maligni nemici, e già i cavalieri d’oro si erano quasi ripresi del tutto, recuperando ciò che era rimasto dei compagni caduti ed iniziando una preghiera in loro memoria.

Odeon, ripresosi dall’attacco di Nachi, aveva curato Daidaros e gli altri cavalieri, ma adesso sembrava privo d’ogni forza, portava semplicemente l’urna in cui erano deposte le ceneri di Myokas, niente più.

Mentre il gruppo funebre avanzava verso il cimitero dei cavalieri, una figura si delineò all’orizzonte.

Bagliori dorati si riflettevano sulle sue spalle, "Solo ora ti presenti?", urlò subito Odeon, riconoscendo nel nuovo arrivato il suo parigrado Tok’ra di Virgo, "Con quale coraggio, cavaliere?", continuò ad urlare il santo di Leo, avanzando verso l’amico.

"Quieta la tua ira, cavaliere del Leone, poiché ammetto la mia colpa. Non ero qui per aiutarvi contro nemici così potenti, ma al qual tempo non ho potuto salvare né il mio maestro, né un grande guerriero come Myokas, né nessuno degli altri cavalieri sacri alle diverse divinità che quest’oggi sono morti per mano di questi misteriosi messaggeri", si scusò Tok’ra, in lacrime.

"Altri guerrieri morti?", domandò Lorgash, il cui fiato era spezzato dal dolore, "Si, cavaliere di Capricorn, il mio maestro è stato solo il proemio di questo triste giorno di requiem in cui molti eroi della battaglia contro Urano sono caduti, o semplicemente feriti", rispose il santo d’oro di Virgo.

"Chi?", domandò allora Camus, alzando lo sguardo, "Per primo Kaor di Byakko, mio maestro, di cui tutti hanno sentito spegnersi il cosmo, poi un misterioso individuo ha portato la morte nel Regno dei Mari di Nettuno, togliendo la vita ad Argo di Calamary, quindi è stato il turno di una guerriera che aveva rinunciato alla violenza, Maya della Sagitta Argentea sacra ad Artemide", raccontò il cavaliere d’oro.

"Anche loro travolti dai cinque demoni neri che seguivano i Runouni?", domandò dispiaciuto Ryo di Libra.

"Non so niente di Runouni, ma due demoni neri ci hanno attaccato, dicevano di chiamarsi Judas di Black Fishes e Morrigan dell’Oscuro Scorpione", esordì una voce femminile piena d’odio.

I cavalieri videro giungere un gruppo di figure alle spalle di Tok’ra, fra queste riconobbero colei che aveva parlato, l’ultima rimasta delle amazzoni di Artemide: Elettra del Cavallo, insieme con costei vi erano Awyn, l’Ebra della Vite, e Cleo, l’ultima guerriera di Apollo, consacrata alle Muse.

"Tutto ciò è vero, ma non furono attaccati solo questi quattro luoghi, anche gli altri alleati di allora hanno ricevuto la visita di neri guerrieri, o di verdi nemici, io ed il medico abbiamo avuto la possibilità di visitare anche Asgard, Cartagine e le sabbiose lande dell’Egitto", esordì un’altra delle figure che accompagnavano Elettra. I cavalieri furono sorpresi nel rivedere Jenghis dell’Avvoltoio, ultimo berseker di Ares, ed Obbuan del Caduceo, il passato comandante degli Anghelloi di Ermes, entrambi indossavano le loro vestigia.

"Voi due, qui?", esclamò sorpreso Real della Lira, osservando i compagni della guerra con Urano, "Si, cavaliere d’argento, siamo tornati fra voi perché quei guerrieri oscuri hanno lasciato anche a noi dei messaggi, oltraggiando le tombe dei miei tre compagni d’arme e sfidando Edoné", affermò Jenghis.

"Cosa è successo ad Asgard?", domandò Camus, interrompendo la spiegazione del berserk.

"Mia sorella è rimasta ferita", esclamò un’altra voce.

Tutti riconobbero Helyss del Pittore, sacerdotessa d’argento, accompagnata da Bifrost, fedele guerriero di Asgard.

"Raccontaci cosa è accaduto, sacerdotessa", propose Golia del Toro, osservando il dolore che pervadeva quel luogo.

"Come ben sapete, la mia maestra, la Somma Sacerdotessa Shaina, che questi vili hanno rapito, aveva permesso a me e mia sorella di raggiungere per un breve periodo il nostro paese natio, il Sacro Regno di Asgard, ma, quest’oggi, durante una visita al castello del grande Freiyr, un individuo è apparso dal nulla, circondato da gelidi venti di morte ed ha raggiunto con un singolo colpo alle spalle Zadra, intrappolandola in una bara di nero ghiaccio. Fortunatamente, Obbuan, ha salvato la mia amata sorella", raccontò velocemente la Sacerdotessa del Pittore.

"Che aspetto aveva questo guerriero?", domandò Botan, "Sono riuscito a vederlo per pochi secondi soltanto, ma ho riconosciuto le sue nere vestigia, erano simili alle sue, principe Camus. Era l’armatura dell’Acquario, ma nera", spiegò Bifrost, "quel guerriero apparve alle spalle di Zadra, la colpì con un singolo attacco, poi mi lasciò un messaggio di sfida per il Sacro Regno che difendo, quindi, scomparve nel nulla, come era apparso", aggiunse il God Warrior.

"Mio cugino non vuole fare niente?", domandò Camus, "No, ho intenzione di fare qualcosa e non sarò solo, avrete l’aiuto di tutti i God Warriors ancora vivi", esclamò improvvisamente una figura, apparendo dal nulla.

Freiyr di Dubhe, Re di Asgard e figlio di Hilde di Polaris apparve dal nulla accompagnato da Gutrun, che indossava, dopo più di un anno, le vestigia che furono dello zio, il cavaliere di Mizar.

A poco a poco, decine di cosmi si riunirono presso il Grande Tempio, dapprima i God warriors, poi i Mariners, quindi altri guerrieri, provenienti dalle coste africane: i Pharaons ed i Goshasei.

"Cavalieri sacri a Ra, cosa vi ha spinto fin qui?", domandò Kano, osservando Sekhmet, Anior e Sed, i tre compagni della passata guerra, "Un individuo dalle verdi vestigia ha attaccato e ferito gravemente Ihi, ora solo Knosus è rimasto a difendere la Piramide dei nostri dei, che quell’essere ha quasi violato. Ben poche parole spiegazioni ci ha dato il giovane musico, soltanto che il nemico lo ha raggiunto alle spalle e che le vestigia erano verdi. Aveva dei profondi segni sul collo, frutto di un morso", raccontò Anior di Selkit, prima di salutare con un gesto di rispetto l’urna di Myokas.

Kain, però, era molto più preoccupato dalla presenza di Joen del Pavone, "Dimmi, Guardiano di Era, cosa vi è successo? Mia sorella è rimasta ferita? Qualcuno di quei vili e minacciosi guerrieri d’oro verde vi ha attaccato?", domandò il mariner di Shark.

"No, principe Kain, nessun essere dalle vestigia verdi ci ha attaccato, bensì un uomo che indossava l’armatura del Nero Sagittario: un mostro che giunse volando e colpì a morte Connor, eliminandolo a pochi passi da me. Non sono riuscito ad impedirlo, ma ho fatto un voto dinanzi al simulacro del mio amico, ho promesso di vendicare la sua morte, proprio come mio padre fece dinanzi al cadavere di Duncan, precedente guardiano del Falco", raccontò con viso triste il Goshasei.

"Mi dispiace per la tua perdita, Guardiano, ma dimmi, anche se potrò sembrarti egoista, cos’è successo a mia sorella?", domandò spaventato Kain, memore del deturpato cadavere di Argo.

"Sono qui, fratello mio", esclamò all’improvviso una voce, mentre altri tre cosmi esplodevano all’orizzonte.

Per primo comparve un drago, dalle cui spire proruppe un amico dei cavalieri, "Koryo", lo salutò Ryo di Libra, vedendo dinanzi a se l’antico compagno d’addestramenti, quindi una luce rosa, seguita da un forte vento fece da presentazione ad un’altra figura, "Dunque la nostra preghiera è servita? Sono lieto di vedere anche te, Pretoriano, qui fra noi", esordì Obbuan, riconoscendo il cosmo di Endimon del Fagiano, unico guerriero rimasto a difesa di Venere, "Salve, cavalieri", salutò il Venus Pretorian.

Infine, esplose l’infuocato cosmo di una Fenice, "Sorella, tu hai ripreso le vestigia?", balbettò il figlio di Ikki vedendo Esmeria, sua sorella, con indosso la sacra armatura di Suzaku.

"Si, fratello, ho dovuto riprenderle, poiché un’oscura alleanza porta morte fra noi ed i nostri amici e ben presto porterà la distruzione in tutto il mondo conosciuto se i cavalieri qui riuniti non lo impediranno", rispose tristemente la bella figlia di Ikki.

"Medesimo pensiero ha spinto tutti noi, cavalieri d’oro", esordì Endimon, "la mia dea mi ha concesso di intervenire, così come Obbuan ha deciso di riprendere le armi", spiegò il Pretorian.

"Lo stesso pensiero ha spinto anche me, guerriero di Venere. Ho deciso di riprendere le armi di mia spontanea volontà, malgrado il grande Balder abbia pianto dinanzi alla mia richiesta di riavere l’armatura della stella Mizar", aggiunse Gutrun di Asgard.

I santi d’oro si guardarono intorno, la rabbia ed il dolore nei loro occhi si era lentamente trasformato, lo sconforto era scomparso, dando spazio alla speranza di poter combattere alla pari, almeno per numero, con i nemici e di poter, forse, vendicare Rabat e Myokas, ma, soprattutto, di avere più speranze di salvare la loro Somma Sacerdotessa Shaina.

"Cavalieri", esordì Ryo di Libra, "quest’oggi si è qui riunita la seconda Grande Alleanza, che si sciolse dopo la sconfitta di Urano, ma che ha visto la necessità di rinascere dinanzi all’Oscura Alleanza che i neri guerrieri dalle vestigia simili alle nostre ed i GreenGold Runouni hanno sancito", esclamò il figlio di Shiryu.

"Santi d’oro e d’argento, Mariners di Nettuno, God Warriors provenienti da Asgard, l’ultimo Berseker di Ares, il comandante degli Anghelloi di Ermes, l’unica sopravvissuta fra le Amazzoni di Artemide, l’unica Baccante ancora viva e consacrata a Dioniso, l’Astro delle Muse di Apollo che ancora brilla nel cielo, l’ultimo dei Goshasei di Era, i Pharaons consacrati agli dei Egizi ed gli ultimi due Beast Keepers a guardia dei cieli d’Oriente. Tutti noi siamo qui riuniti per sfidare i GreenGold Runouni ed i Black Gold Saints, alleatisi e comandanti da una dea, che ha persino risvegliato cinque passati santi di bronzo, rendendoli demoniaci messaggeri della morte", concluse il cavaliere della Bilancia, impugnando la spada d’oro.

"Però", esordì preoccupata Awyn, osservando il gruppo di alleati, "abbiamo un problema, amici", balbettò.

"Quale, baccante?", domandò Jenghis, "Le nostre armature, sono quasi tutte danneggiate: molti di noi non le hanno riparate dopo la battaglia con Urano, altri le hanno rovinate dopo lo scontro con Pontos, di cui ho sentito parlare, o l’assalto di questi nostri nuovi nemici. Sono circa trenta armature e Neleo da solo ci impiegherà molto tempo per ripararle tutte", rifletté l’ebra della Vite.

Il silenzio calò sul gruppo, finché Golia non emise una piccola risata, "Amici miei, non è questo il problema, conosco tre persone che possono aiutarci in poco tempo. Già una volta riuscirono a riparare le nostre vestigia, sono abili come fabbri e di certo non si sono mosse dal luogo in cui le abbiamo conosciute", rifletté il santo del Toro, "Datemi qualche ora e tornerò con tutte le armature riparate", li rassicurò il cavaliere, preparandosi a partire.