Capitolo 5: Il capobranco

Uno spectre correva nelle lande desolate di Asgard, era rimasto indietro, si, ma per prendere qualcosa: lo zaffiro di Mime.

Ad un tratto il guerriero dell’Ade si fermò, riecheggiava per tutta la zona boscosa a lui circostante un ululato, almeno così sembrava al guerriero, ma poi capì, non era un singolo ululato, ma una serie di ululati prodotti di seguito, uno dopo l’altro, ben diversi dal suono prodotto dall’attacco con cui aveva ucciso il cavaliere di Asgard. Un branco di lupi uscì all’improvviso dal fitto della selva, uno dopo l’altro lo circondarono, solo una via gli era lasciata per la fuga, ma appena si avvicinò a quell’unico spazio libero vide due occhi ed all’improvviso un guerriero divino gli sbarrò la strada.

"Chi sei, ragazzo?", chiese lo spectre, ma il giovane dall’armatura violacea con delle zanne sugli avambracci, non gli rispose, guardò solo lo zaffiro che portava in mano, "Stai guardando questo?", chiese lo spectre muovendolo di fronte alla corona con una maschera per gli occhi del suo avversario, "L’ho preso al cavaliere biondo che suonava l’arpa, credo si chiamasse Mime", disse spavaldamente, "Tu, come ti chiami?", chiese il guerriero divino, "Fregias di Licaone, del cielo del Crimine, di norma barcaiolo del fiume Stige", rispose l’assassino di Mime, "Io sono Luxor di Alioth, cavaliere sotto il simbolo di Fenrir, il lupo divino", rispose il giovane guerriero del Nord, "Sei stato tu ha lanciare quell’ululato prima, giusto?", chiese, "Si", rispose ridendo il guerriero nero, "Era la mia tecnica, sai non sei l’unico a trarre il tuo potere dagli animali, il licaone è una bestia molto più feroce dei tuoi patetici lupetti e di Fenrir, divinità della tua mitologia", concluse il suo avversario.

"Bene", disse Luxor preparandosi per l’attacco, "ora vedremo se hai ragione: eccoti i denti del lupo", quindi urlò "Wolf cruelty claws", lanciando i suoi fasci energetici, che Fregias riuscì lentamente a superare, seppur ferendosi ad una gamba. "Bravo"; ribatté il guerriero di Licaone, "ma credo che il problema principale del nostro scontro siano gli spettatori", quindi aumentò il suo cosmo ed i lupi si misero tutti seduti, come cani ben ammaestrati, "guardali," disse al suo avversario in modo soddisfatto, "sembra che ora sia io il loro capo, non più tu" e scoppiò in una feroce risata.

Luxor fischiò più e più volte, ma solo uno dei lupi si riavvicinò a lui, gli altri sembravano ancora fermi per la paura, "Tu hai ucciso Mime, un nobile guerriero, ed ora vuoi uccidere me, paralizzando per la paura i miei lupi, come osi?", tuonò il cavaliere di Alioth mostrando i suoi occhi chiari, e poi lanciò nuovamente il suo colpo, che stavolta Fregias evitò nonostante la ferita riportata. "Spiacente, ragazzino, ma ora è il mio turno di attaccare", disse lo spectre di Licaone prima di urlare "Howling Inferno": un ululato risuonò dalle mani del guerriero dell’Ade, mentre due sfere di energia nera partivano verso Luxor; il cavaliere di Asgard si mosse velocemente, così da evitare che il suo petto fosse perforato dalle due sfere, ma non riuscì ad impedire che una di esse lo colpisse alla gamba sinistra e, nella caduta provocata dalla perdita di equilibrio, la seconda lo investì alla spalla sinistra, lasciandolo a terra ferito.

"Cavaliere", diceva Fregias, mentre Luxor era riverso a terra, "sembra che il tuo grande dio Odino si sia dimenticato di te. Ora girati, così da evitarmi il disonore di finirti con un colpo alle spalle e poterti prendere lo zaffiro", concluse avvicinandosi a lui.

Fregias si sentiva sicuro: aveva già ucciso un guerriero divino ed ora un altro cadeva sotto i suoi colpi, era incredibilmente forte! All’improvviso i lupi si mossero e si posero fra Fregias e Luxor, "Cosa?" urlò il cavaliere di Hades, ritornando alla realtà, "come osate?" ed aumentò il suo cosmo, ma stavolta i lupi non si spaventarono, anzi avanzarono verso il nemico del guerriero di Fenrir, che con il suo cosmo li allontanò, lanciandoli feriti verso Luxor.

Uno dei lupi leccava il volto del giovane orfano, era proprio il lupo con la ferita alla fronte prodotta anni addietro nel salvarli la vita: il guerriero si riprese e si alzò in piedi, chiedendo al suo nemico: "In cosa credi, guerriero del Licaone?", "Credo nel mio sire, Hades, e nella legge del più forte", rispose lo spectre, "Io, invece, credo nella legge dei lupi", affermò Luxor, mentre aumentando il suo cosmo e concludendo: "Ora proverai su di te i lupi di cui parlo, i <lupi nella tormenta> ti assaliranno e ti abbatteranno!" e scatenò il suo colpo più potente, il quale fece schiantare Fregias contro una quercia, ferendolo gravemente. Luxor allora si accanì contro il suo avversario, ferendolo con le zanne della sua corazza, finché lo spectre, aumentando il suo cosmo, non lo allontanò da se.

Luxor allora scosse il suo cosmo fino ai limiti della stella Alioth, lo stesso fece Fregias, "Preparati, ti mostrerò quanto i lupi siano più potenti del Licaone", disse il guerriero di Asgard prima di urlare: "Lupi nella tormenta", Fregias rispose con la sua tecnica, l’"Howling Inferno", si udirono degli ululati, parte provenienti dal colpo dello spectre, parte dai lupi di Luxor: alla fine solo Fregias era in piedi, con il petto sfondato dal colpo dell’avversario, mentre Luxor era stato ferito da una sola delle due sfere, all’altezza della spalla sinistra.

Il guerriero di Fenrir si avvicinò zoppicando al corpo senza vita dell’assassino di Mime e prendendo lo zaffiro del cavaliere di Benetsch disse, rivolto verso i suoi compagni lupi: "Amici, grazie, ora debbo andare al castello di Hilda, per fermare gli altri spectres. Lo devo fare, in memoria di mio padre, voi andate al nostro rifugio, non voglio che vi sia fatto altro", quindi si voltò e corse, per quello che poteva, verso il castello, un ululato faceva eco ai suoi passi.