PISCES PRESENTA:

L’Ultimo Custode

Il sole sta dolcemente tramontando sulla Grecia e più precisamente sul Grande Tempio, all’ultimo tempio dedicato alla custodia del cavaliere dei Pesci, Aphrodite si gode questo panorama… lo sguardo intenso, gli occhi lucidi e colpiti da un ‘antica emozione che come un fantasma del passato si è forse impadronita di un Dorato custode. L’armatura per il quale ha combattuto in passato è al centro della sala, su di una colonna azzurra, ricoperta di rose dal profumo lieve e fragrante; egli stesso ne tiene una nella mano.

" Che pensieri strani… chissà quali compagni avrò in questa vita, chissà oltre a Shion, Grande Sacerdote, chi presiederà alla custodia degli altri undici templi. Che il fato abbia voluto che proprio io sia il primo cavaliere d’oro mi lusinga, ma come dovrò comportarmi? La fede che ripongo nel Sacerdote è grande, è anche grazie al suo appoggio che ora sono qui… anche se mi manca la mia fredda terra ho un compito ora… un compito preciso, salvaguardare Athena dalla minaccia di un’imminente invasione."

Si girò Aphrodite, e si diresse verso il centro del tempio; la sua armatura era li, brillante e piena di vita, disposta a segno zodiacale.

"Ho avvertito chiaramente l’arrivo di un’altra forte presenza alle dodici case… un cosmo molto potente ed aureo.. un altro cavaliere è giunto a presidiare un tempio."

Non si sbagliò il cavaliere dei Pesci, da quel giorno, nella terza casa, un nuovo e valoroso custode era giunto: Saga dei Gemelli.

Aphrodite percorse le scale che lo separavano dalla sala del Grande Sacerdote.

"Che grigiore!, queste scale dovrebbero essere le più belle, sono quelle che vanno dal messale di Athena… ma allo stesso tempo dovranno essere percorribili solo da noi cavalieri d’oro… le riempirò con le mie rose rosse, belle e maledettamente pericolose… toglieranno i sensi a chiunque tenterà di oltrepassarle."

Detto questo Aphrodite gettò le sue amate rose su tutta la scalinata, trasformandola in una letale e meravigliosa trappola.

"Eccomi alle stanze di Shion… chissà perché mi ha fatto chiamare… non vedo nessun segnale di pericolo, forse vorrà che mi presenti al cospetto del nuovo cavaliere d’oro giunto alla terza casa."

Ma così non fu. Una volta entrato, per rispetto si inginocchiò davanti al volto non coperto da una maschera del vecchio cavaliere d’Ariete.

"Sono qui Grande Sacerdote, quali motivazioni vi spingono a richiedere la mia presenza nel Sacro Tempio di Athena?"

"Lascia stare i convenevoli Aphrodite, apprezzo la tua devozione e la tua cavalleria, volevo informarti che un nuovo cavaliere è giunto al Grande Tempio e che un altro a giorni presidierà la casa che io una volta difendevo strenuamente"

"Ho chiaramente avvertito la presenza di un grande cosmo alla terza casa, Shion, e sono felice di apprendere che avete saputo formare un discepolo abile quasi quanto Voi… posso almeno conoscerne il nome?"

"Si chiama Mur, l’ho addestrato personalmente alle pendici del monte Strakar nella landa desolata del Pamir… mi ha dato molto più che soddisfazioni, mi ha fatto capire molti valori umani e sono convinto che sarà cavaliere molto più valido di me."

Accennò ad un sorriso il Grande Sacerdote, ma Aphrodite con la sua fredda espressione controbatté:

"Nessuno è meglio o pari a Voi, che avete saputo sopravvivere alla prima guerra sacra. Voi e Dauko della Bilancia siete stati validi custodi delle vestigia dorate, il mio maestro me ne parlò in Groenlandia, mi parlò delle vostre imprese e di come lui, scelse me per la custodia dell’ultima armatura d’oro."

"Si Aphrodite, siamo sopravvissuti, validi cavalieri hanno dato la vita per Athena…"

"Ed altrettanto validi ce ne saranno fra poco, saremo tutti riuniti al Grande Tempio e saremo qui per difendervi Sacerdote"

"Lo so, cavaliere, e di questo ti ringrazio, ammiro la tua devozione ad Athena, anche se non ci conosciamo poi molto bene"

Aphrodite era da sempre una persona misteriosa; già dall’arrivo al Grande Tempio era un cavaliere di poche parole, amava soprattutto stare nell’antro del suo Tempio, dove si era creato un vero e proprio giardino di rose, inavvicinabile per chiunque… solo lui custodiva il segreto della maledetta bellezza. Il fatto che avesse imparato proprio ad usare le rose come armi di attacco, era semplicemente strano. Mai nessun cavaliere riusciva ad accumulare il cosmo sprigionato dal settimo senso e di trasmetterlo ad un oggetto così piccolo come un innocuo fiore e trasformarlo in un’arma precisa e potente.

"Non importa quanto ci conosciamo Shion, voi siete colui che rappresenta Athena sulla terra, io voglio solo cercare di servire la mia Dea al meglio possibile"

"Mi compiace il fatto della tua dedizione cavaliere; ora torna al tuo Tempio, volevo solo dirti che in questa nottata altri custodi dorati arriveranno in Grecia, grazie di essere venuto e se posso consigliarti, cavaliere, fai visita loro; è importante che ci sia un feeling tra di voi, un’eufonia che dimostri al mondo intero il vostro potere al servizio della giustizia."

Aphrodite alzò la testa che fin’ora era rimasta abbassata in segno di profondo rispetto, si alzò e si diresse all’esterno del Santuario, non ebbe bisogno di rispondere, aveva ben compreso le parole del Grande Sacerdote.

Una volta al suo Tempio si preparò un bagno caldo nella vasca di marmo che aveva vicino all’entrata del suo giardino, decise di lasciare cadere in acqua alcuni petali di rosa di modo da renderla piacevolmente fragrante e delicata.

"Mi aiuterà a pensare… i petali sono talmente lisci e delicati… come vorrei essere come loro..ah la bellezza! Quale virtù! Segno di incomparabile potere, quale mistero dietro al fascino dei fiori…"

Entrò in acqua piano, delicatamente, sentendo le membra che si bagnavano a poco a poco, fino ad essere pervaso da un tepore che già aspettava da tempo. Vedeva la notte Aphrodite, immerso nell’acqua che tanto lo caratterizzava, il suo sguardo si perdeva nella sua costellazione che abbagliava il suo cuore.

"La costellazione dei Pesci… era da molto che non la vedevo… "

In quel mentre una stella cometa solcò la forma delle sedici stelle, propria del cavaliere e Pisces, la stella madre, brillò per un attimo di una lunga luce intensa e piena di amore per lui.

"Pisces mi chiama… è un presagio, ma succederà qualcosa a breve in questa notte.. qualcosa di tremendo…di oscuro. Chissà chi arriverà negli altri undici templi…"

Quella notte sarà ricordata come "la notte della Morte".

All’alba di un nuovo giorno Aphrodite si alzò dal suo giaciglio, si lisciò i capelli, si passò un petalo di rosa sulle labbra, com’era solito fare ogni giorno, ed uscì dall’entrata del suo tempio. Con sua sorpresa senti molti cosmi potentissimi.

"Questa notte devono essere giunti al Grande Tempio gli altri cavalieri d’oro… ma stranamente non riesco a sentire nessun cosmo alla terza ed alla quinta casa… forse il cavaliere dei Gemelli è già andato da qualche parte ed il cavaliere del Leone ancora non presidia la sua casa… sento anche un cosmo molto diverso dagli altri alla nona casa…"

Si ricordò quindi le parole di Shion.

"Farò al cavaliere del Sagittario una visita di cortesia, voglio capire di chi è questo cosmo così lucente."

Aphrodite indossò l’armatura d’oro dei Pesci e cominciò a scendere per la scalinata con passo calmo e deciso, aveva scelto di lasciare l’elmo sulla colonna che portava lo scrigno d’oro; voleva che tutti lo vedessero per la sua meravigliosa bellezza.

Passò attraverso l’undicesima casa dell’Acquario, non trovandovene però il custode, così come alla decima casa; dove il cavaliere dei Pesci si soffermò ad ammirare la statua di Athena che donava l’Excalibur ad un guerriero a lei devoto. Arrivò quindi indisturbato alla nona casa, la casa del Sagittario.

"Salute a te cavaliere d’oro di Athena che presiede la nona casa, io sono il cavaliere che custodisce l’ultimo tempio, quello dei Pesci, il mio nome è Aphrodite."

Così debuttò Aphrodite trovando un uomo dall’aspetto gentile e dal fisico prestante ed atletico.

"Salute a te cavaliere, io sono Micene cavaliere d’oro del Sagittario, devoto ad Athena."

"Sono lieto di fare la tua conoscenza cavaliere, sei arrivato ieri?"

"No cavaliere dei Pesci, sono dovuto andare al cospetto del Grande Sacerdote e poi sono rimasto in terra di Grecia per allenare mio fratello Ioria, che attende di diventare cavaliere d’oro del Leone, quindi sono ritornato al Grande Tempio, ma ho presidiato ieri notte per la prima volta il mio tempio."

"Quindi ecco spiegato il motivo per il quale non ho avvertito nessun cosmo alla quinta casa! Semplicemente perché il cavaliere d’oro a lei destinato ancora non c’è!"

"Esatto Aphrodite, ma credo nelle sue capacità, lo sarà a breve, ha solo bisogno di credere un po’ in se stesso, come abbiamo fatto tutti noi, e trovare in se la forza di reagire e di far esplodere dentro di lui il dominio del settimo senso"

Le parole di Micene avevano per Aphrodite un suono speciale… non lo avrebbe saputo spiegare, ma il cavaliere dei Pesci avvertiva in lui un qualcosa di particolare, di unico, di divino. Fu forse per questo motivo che trovò una scusa e se ne tornò al suo tempio.

Una volta rientrato nelle sue stanze pensò:

"Non è possibile, il cavaliere del Sagittario mi ha spaventato! Come può un mio pari far questo? Che cosa nasconde in se quell’uomo? Quale destino le ha riservato il Fato?…"

Scese di nuovo la notte, Aphrodite era nelle sue stanze, dolcemente immerso in quell’acqua appena calda che ritemprava le sue carni ed il suo spirito, avvolto da molti pensieri.

"Continuo a non avvertire il cosmo del cavaliere dei Gemelli e la cosa mi preoccupa, devo riferire le mie sensazioni al Grande Sacerdote, non è possibile che Saga sia giunto qui e che in due giorni non si sia fatto più vedere…"

Non sapeva nemmeno lui spiegare il senso di angoscia che gli attanagliava l’animo, ma si decise. Si alzò di scatto, si diresse nel suo giardino, si sedette su uno sgabellino di legno antico e finemente lavorato a mano, egli poggiava su una morbida tela orientale che parlava di terre lontane che la sua fredda Groenlandia non le aveva mai accennato. Un pettine d’oro nella mano destra, la testa china sulla spalla a lisciarsi i lunghi e delicati capelli azzurri; tutt’intorno fragranze di rose e polline sublime del quale solo lui ne conosceva il linguaggio.

"Devo sempre essere meraviglioso, soprattutto a cospetto di chi rappresenta Athena!"

Lucidò la sua armatura con le rose, le vestigia, già brillanti di per se, sembravano ora essere ancora più belle, lui amava la sua veste d’oro, e l’armatura stessa amava il suo custode. La indossò senza indugiare e si diresse alle stanze di Shion.

Arrivato sulla soglia due soldati gli sbarrarono la via.

"Non puoi passare qui, cavaliere dei Pesci, il Grande Sacerdote non vuole incontrare nessuno"

"Spostatevi uomini, non ho tempo da perdere con voi, ho bisogno di parlare con l’Oracolo di Athena e voi non siete in grado di impedirlo… non voglio che questo luogo sia sporcato con il vostro sangue, toglietevi ora ed annunciate il mio ingresso!"

"Ci dispiace cavaliere, abbiamo degli ordini da rispettare e ne tu ne nessun altro varcherà la soglia del Santuario!"

Detto questo i soldati si misero chiara posizione di attacco

"Perché volete continuare a provocare soldati, non vedete l’evidenza?"

E nel mentre il cavaliere aprì le mani tese verso di loro e da esse uscirono petali di rose rosse.

"Potevate benissimo evitarlo, miseri stupidi…"

I soldati giacevano a terra privi di sensi. Aphrodite aprì le grandi porte d’oro dell’ingresso del Santuario e trovò il Grande Sacerdote seduto sul suo trono, ma col volto coperto da una tetra maschera.

Aphrodite si inginocchiò, come da usanza, ma non abbassò il capo, aveva ben intuito che chi aveva davanti non poteva più essere la persona che conosceva e stimava.

"Mi inginocchio a te, ma so che è la prima volta"

Una semplice frase, gettata li, con significati più grandi dello stesso universo.

"E’ inutile che stia qui a spiegarti Aphrodite, sei stato il primo cavaliere d’oro a giungere in Grecia e solo tu e Micene avete conosciuto il Grande Sacerdote. Ora egli non c’è più, ha abdicato e se ne è andato nel…"

"Taci! Cavaliere d’oro! Non tirare fuori scuse inutili, tu sei colui che l’ha assassinato, Shion non avrebbe avuto motivo di andarsene, in più ci sono particolari a cui ho prestato attenzione, e dato che la casa del Leone giace ancora incustodita… abbi il coraggio di mostrarti… Saga dei Gemelli!"

Si levò quindi la maschera, mostrando i lunghi capelli grigiastri e gli occhi iniettati di sangue.

"Si… è vero, io ho gettato Shion nell’Ade, lui era un debole, non ha saputo nemmeno reagire ai miei attacchi ed è stato facile derubarlo della vita… e tu Aphrodite? Cosa vorresti fare ora?"

Il cavaliere dei Pesci, che era eretto davanti a Saga pensò per un attimo.

"Nulla cavaliere… non… non farò nulla"

Lo disse con le lacrime agli occhi, stringendo i denti in segno di impotenza; Saga stesso non capì e lo intese come un gesto di resa.

"Bene, ricordati che io rappresento il volere di Athena sulla terra, mi devi quindi obbedienza cavaliere d’oro!"

Aphrodite annuì, ma si girò e disse

"E sia Grande Sacerdote, ma ricordati che un giorno sarai costretto a combattere una guerra alla quale tu hai dato già inizio, avrai i miei servigi poiché ad Athena li devo, custodirò la mia casa adempiendo alla promessa che feci al mio maestro, ma nulla più… e ringrazialo, perché se non mi avesse strappato questo giuramento in punto di morte, saresti già nell’Ade!"

"Si…si… certo, ora vattene! Non ho bisogno di te!"

Aphrodite si girò, e se ne tornò al suo tempio; si levò l’armatura e pianse, pianse tanto da segnare le sue delicate gote. Piangendo si domandava:

"Perché maestro? Perché vi ho promesso di essere sempre fedele al Grande Tempio? Perché mi mettete così duramente alla prova? Ah, se non fosse per te, mio dolce Pisces, cosa sarebbe successo oggi? Mi sarei certamente battuto! Ma non posso disobbedire a te, a te che mi hai fatto cavaliere d’oro!"

Aphrodite era combattuto, si ricordò la promessa fatta a Pisces, cavaliere d’oro prima di lui, il quale morente per il colpo ricevuto proprio dal suo allievo gli aveva chiesto di essere sempre fedele al Grande Sacerdote, nel bene e nel male, perché lui era Athena e nulla più importante della Dea poteva esistere nell’animo, e nulla più importante del suo Oracolo poteva esistere nella vita. Egli, sia per il rimorso, sia per l’amore che segretamente provava per lui, accettò; e per nulla al mondo avrebbe infranto questo giuramento.

Passò un altro giorno ed un soldato del Grande Sacerdote entrò nel Dodicesimo Tempio, l’aria fresca del mattino pervadeva la casa dei Pesci e le rose sembravano trarne incredibile giovamento.

"Bah, che postaccio da romantici…"

Le parole dettate dall’incomprensione del soldato riecheggiavano tra le grigie mura del Tempio, finché il soldato si voltò e trovo innanzi a se il corpo statuario di Aphrodite, completamente nudo che disse

"Come osi entrare nel mio Santuario tu, misero uomo?"

"Scusami Aphrodite, volevo solo, volevo solo…"

L’evidente imbarazzo della guardia del Grande Sacerdote gli fece mancare per un attimo le parole, ed Aphrodite disse:

"Ammira invece di stupirti, poiché i tuoi occhi hanno l’onore di vedere la perfezione fatta uomo ed ora dimmi che cosa vuoi e lascia immediatamente la dodicesima casa, poiché tu non sei degno di entrare qui dentro!"

"Si.. si Aphrodite, volevo solo comunicarti che per volere del grande Sacerdote, oggi verrà consacrata la bimba nella quale Athena è tornata in vita!"

"Cosa? E’ dunque arrivato il tanto agognato giorno? Quale motivo di gioia e giubilo! Ora vattene soldato, Aphrodite deve essere meraviglioso per la cerimonia!"

Detto ciò, il soldato corse attraverso tutto il tempio dirigendosi con fretta verso l’undicesima casa di Camus. Aphrodite indossò profumate vesti e si mise davanti allo specchio aureo nel suo giardino.

"Meglio che vada un po’ a riposare, la mia pelle delicata ne gioverà, e poi queste celebrazioni andranno avanti molto durante la notte, devo essere rilassato e soprattutto non sfigurare con gli altri cavalieri d’oro."

Si mise sul giaciglio nelle sue stanze e si addormentò, ma non fu un sonno propizio.

Sognò il suo amato maestro e come questo, indossando l’armatura dei Pesci, guardasse la costellazione dei Gemelli. Li per li Aphrodite cercava di parlargli, ma Pisces sembrava di non accorgersi di lui, finchè notò un particolare: il suo maestro nel guardare la costellazione della terza casa, piangeva. Aphrodite rimase di stucco, non aveva mai visto piangere Pisces, doveva essere successo qualcosa di gravissimo, o forse doveva succedere?

Si risvegliò sudato ed ansimando, si preparò il bagno e si immerse nell’acqua. Pensò e ripensò a qual sogno… quella visione… cosa poteva centrare la costellazione dei gemelli con il suo maestro? Perché Pisces piangeva? Finché un’idea si materializzò nella sua mente, mancavano poche ore all’inizio della celebrazione quando Aphrodite di fretta e furia indossò l’armatura e corse alla nona casa, da quell’uomo che nell’animo lo spaventava.

"Cavaliere del Sagittario! Dove sei? Ti prego mostrati, sono Aphrodite, ho bisogno di parlarti!"

Da un antro della casa uscì Micene, privo dell’armatura e sensibilmente stanco, forse si era appena svegliato come del resto aveva fatto anche il cavaliere dei Pesci.

"Che c’è Aphrodite?"

"Tu sarai preposto ad innalzare alla statua di Athena la bimba nella quale la Dea stessa è rinata giusto?"

Il rito prevedeva che il cavaliere del Sagittario, l’unico in grado di volare data la particolarità della sua armatura, prendesse in braccio la bimba e la posasse sulla testa della statua di Athena, permettendo così alla Dea di passare dal freddo del marmo, al tepore di un corpo. Ovviamente il tutto fatto per antiche tradizioni, ma il momento sarebbe stato pieno di gioia e di antiche emozioni se rivissuto, e Shion, che aveva predetto l’arrivo di Athena in passato, aveva predisposto tutto in modo che si celebrasse la funzione come nell’antichità.

"Si Aphrodite, perché lo chiedi?"

"Veglia sulla bambina, adesso, ora… muoviti!"

"Come osi parlarmi in questo modo cavaliere! Sono sempre tuo pari!"

"Apri gli occhi del cuore Micene, non voglio il male di nessuno, tanto meno quello della nostra Dea, ella corre un pericolo immenso, stai in guardia e tieniti pronto ad agire, se il mio presagio è giusto, stanotte si consumerà una tragedia… ora vai e non chiedermi più nulla!"

Detto questo Aphrodite scomparì, era l’unico in grado di farlo, ma restò alla nona casa. Micene in cuor suo rimase stupito, ma affermò a voce alta:

"La preoccupazione dominava gli occhi del cavaliere dei Pesci… gli darò ascolto!"

Prese lo scrigno con se e si mise all’esterno della torre nella quale stava la bimba, pronto a difenderla a costo della vita.

Aphrodite, sentito che il Sagittario avrebbe intrapreso la strada a lui consigliata, tornò al suo tempio. Circa un’ora dopo, sentì i soldati suonare i corni d’allarme al Santuario. Il cavaliere dei Pesci corse alle stanze del Grande Sacerdote, che si era fatto chiamare: Arles.

"Che succede?"

Altri cavalieri d’oro erano al suo cospetto. Il Grande Sacerdote si alzò in piedi.

"Micene ha tradito! Ha rapito la bambina dalle sue stanze ed è fuggito, è un traditore e come tale va punito!"

Milo dello Scorpione quindi si alzò.

"Arles, chi vuoi che vada di noi a prenderlo? Bisogna tenere a mente che egli è un cavaliere d’oro e solo un suo pari può battersi con lui."

"Lo so Milo, ma ho già provveduto, fra poco Shura del Capricorno, il possessore di Excalibur gli sarà addosso ed allora sarà la fine per il traditore!"

Tutti annuirono.

"Tornate ai vostri templi, la vostra presenza non è necessaria… a proposito, Aphrodite… fermati."

I cavalieri d’oro se ne andarono ed il cavaliere dei Pesci restò al cospetto di Arles, quali parole avrebbe proferito il Grande Sacerdote? Cosa doveva sapere l’ultimo custode? Rimasero solo lui e Saga.

"Dimmi Arles, ti ascolto."

"Aphrodite, il fatto che tu conosca la mia identità mi turba, anche se so che non rivelerai nulla, ho dovuto tutelarmi."

"Che intendi Saga?"

L’aria del cavaliere dei Pesci si fece quanto mai aggressiva, ma si ricordò nuovamente le parole di Pisces, ed abbassò il capo

"So che oggi il tuo adorato allievo combatterà per il possesso dell’armatura d’argento, vero?"

Aphrodite aveva segretamente addestrato un uomo amante quanto lui della bellezza, era un uomo di grande vanità, ma possedeva un cosmo molto potente; il cavaliere dei Pesci, lo prese quindi sotto la sua guida e cercò di insegnargli l’arte della bellezza in battaglia, quest’uomo si dimostrò propenso all’insegnamento e non deluse mai il cavaliere della dodicesima casa. Ma la prova ultima era uno scontro con un altro pretendente, anzi, un’altra pretendente chiamata Morgana… chi avesse perso sarebbe stato costretto all’esilio dalla terra di Grecia, in quanto questo prevedeva lo scontro. L’uomo al quale Aphrodite dedicava parte del suo tempo si chiamava Eris.

"Si Arles, è vero, Eris dovrà combattere oggi."

"E lo sai che la sua avversaria lo batterà, Morgana sul piano d’attacco è incredibilmente potente… una sconfitta porterebbe alla tua vergogna cavaliere dei Pesci, ed all’esilio del tuo.. amato Eris"

"Ne sono convinto"

"Bene, allora diciamo che io aiuterò Eris a conquistare l’armatura contro Morgana, e tu non rivelerai mai a nessuno chi io sia… se non dovessi mantenere la tua parola di cavaliere, il che sarebbe gravissimo, ucciderò Eris personalmente!."

Le parole di Saga erano non solo minatorie, la corruzione all’oscurità che sentiva Aphrodite lo disgustava, Il cavaliere dei gemelli non sapeva che un altro giuramento avrebbe impedito di rivelare a tutti l’identità di Arles, ma cosa doveva fare ora che in gioco c’era la felicità di Eris da un lato o la sua mote dall’altro?

"Te l’ho già detto Saga, lascia stare Eris, ti sarò fedele e manterrò il patto, ma osa solo torcergli un capello… ed a costo di annullarmi ti spedirò dritto in Ade!"

"Lascia da parte questi furori Aphrodite, ora vai!"

Il cavaliere dei Pesci uscì dalle stanze di Arles, rientrò nel suo tempio, si tolse l’armatura e si sedette sulle scalinate che davano all’undicesima casa. Proprio sulla soglia di questa vide Camus, anch’esso a scrutare un improbabile orizzonte.

"Salute a te, padrone delle energie fredde!"

"Aphrodite! Finalmente ho l’onore di vederti, siamo così vicini, eppure non abbiamo mai avuto il piacere di parlarci."

Cominciò quindi a salire le scale che lo separavano dal cavaliere dei Pesci, il quale domandò:

"A che pensavi Camus?"

Il cavaliere dell’Acquario si sedette vicino a lui e rispose:

"Pensavo al tradimento di Micene, non so come spiegarlo, ma ho avvertito un cosmo molto forte in lui… non mi spiego il suo insensato gesto, facendo così non solo ha tradito Athena, ma ha dovuto fronteggiare anche Shura in battaglia, battaglia che l’ha visto uscire sconfitto"

"Cosa? Shura del Capricorno ha ucciso Micene?"

"Così ha detto lui stesso, il filo di Excalibur non l’ha risparmiato e nonostante avesse indossato le vesti del Sagittario, non è riuscito a fronteggiarlo."

Aphrodite si chiedeva come mai quell’uomo che aveva temuto e che aveva comunque apprezzato, potesse essere sconfitto in battaglia da Shura. Il cavaliere del Capricorno era molto potente, questo è vero, ma Micene nascondeva un potere molto più grande, un potere che non svelò mai.

"Mi rattristano le tue parole Camus, è orribile che dobbiamo darci battaglia tra di noi cavalieri d’oro, non ha senso… siamo una casta di ben alto rango… in più abbiamo il dono del cosmo ultimo, non credo che Micene volesse rapire la bimba… credo invece che volesse salvarla!"

"E da cosa?"

"Non lo so… è solo una sensazione"

Aphrodite avrebbe forse voluto rivelare la verità, ma cosa avrebbe cambiato se non creare il caos alle dodici case? Non ne valeva la pena, il passato era inevitabilmente passato.

"Bene, ora ritorno al mio santuario, è stato un piacere conoscerti Aphrodite"

"Certo Camus… anche per me"

Il cavaliere dell’Acquario entrò nel suo tempio, ma Aphrodite rimase ancora li e pensò:

"Athena è ancora salva, Micene non avrebbe mai permesso la sua morte, fra non molto si rivelerà agli occhi del mondo ed allora anche il Grande Sacerdote dovrà pentirsi dei suoi misfatti, io ora lo condanno! Lo condanno alle pene più atroci!"

Si girò e rientrò nel tempio.

Il tempo scorreva sulla Grecia, si alternarono molte stagioni, una dietro l’altra senza pausa. Solo i cavalieri d’oro non sembravano invecchiare, anche se gli anni diedero loro nuova esperienza, nuovo vigore e nuovi incredibili poteri. Arles dominava ancora la Grecia ed il Grande Tempio, la nona casa rimase vuota e dell’armatura del Sagittario non se ne seppe più nulla. Il cavaliere d’Ariete si ritirò nella sua terra natia, la casa del Leone sarebbe stata vuota ancora per poco tempo, il cavaliere della Bilancia non si presentò ancora alla settima casa, c’era solo il suo scrigno d’oro all’interno. Camus stesso fece ritorno dopo qualche tempo dalla Siberia, avendo addestrato un uomo che lui chiamava: Maestro dei Ghiacci, e che designava come suo futuro erede.

Un giorno d’inverno, Aphrodite fu chiamato a sentenza da Arles.

Aphrodite era sempre meraviglioso, si presentò al cospetto del Grande Sacerdote che gli chiese:

"Fra poco dovrai sostenere uno scontro cavaliere dei Pesci,uno scontro che metterà alla prova il fratello di Micene, Ioria, il quale oggi forse indosserà le vestigia del Leone"

E detto questo sposto un grande arazzo rosso, rivelando lo scrigno d’oro.

"Perché avete scelto me, Arles, per combattere contro costui?"

"A dire il vero lo voglio solo mettere alla prova, ho già deciso di farlo cavaliere d’oro, la sua fedeltà nei miei confronti sarà totale, perché vuole lavare l’onta del fratello… poi Micene ha fatto un grande lavoro di addestramento su di lui, è cavaliere molto potente."

"Non vedo quindi il motivo della presenza di un cavaliere d’oro Arles, se avete già deciso di investirlo"

"Voglio che combatta con un cavaliere d’oro, voglio che capisca l’impegno e la difficoltà di trovarsi dinnanzi un custode dorato"

"Allora perché non lo fronteggiate voi, Saga?"

Le parole uscirono con una grande smorfia di sarcasmo, ma il cavaliere dei Gemelli fece finta di nulla.

"Sta arrivando, mi raccomando Aphrodite."

In quel mentre si aprirono le porte dorate delle stanze di Arles e Ioria si trovò di fronte al cavaliere della dodicesima casa. Tuonò quindi il Grande Sacerdote:

"Per la tua investitura dovrai combattere contro Aphrodite, mi raccomando Ioria, dimostrami che sei degno custode dorato!"

La battaglia durò ben poco, Ioria fu colto di sorpresa dalle rose rosse del cavaliere dei Pesci, ma riuscì a reagire e a contrattaccare con un colpo potentissimo che gettò Aphrodite a terra, egli si rialzò subito tenendo la rosa bianca in mano; Arles, visto il colpo che stava per lanciare il cavaliere della dodicesima casa, fermò lo scontro ed investì Ioria, che da quel momento presidiò la casa del Leone.

Tornato al suo tempio ed immersosi nella sua vasca di marmo, pensava a quel ragazzo che ora era cavaliere d’oro.

"Che impeto! È veramente degno di essere cavaliere d’oro, sono riuscito a malapena ad intravedere la fitta rete di colpi che lanciava alla velocità della luce; Micene ha fatto proprio un gran bel lavoro. Mi dispiace solo che creda ciecamente a tutte le versioni che abbiano parlato di suo fratello, se sapesse veramente chi fosse Micene, ne sarebbe orgoglioso… il cavaliere del Sagittario è colui che ha salvato Athena da morte certa! Altro che lavare la sua onta… altri cuori sono ben più oscuri!"

Passò quindi qualche altra primavera, di nuovo Arles mandò a chiamare il cavaliere d’oro della dodicesima casa tramite un messaggero

"Aphrodite? Dove siete cavaliere?"

Usci quindi dal suo amato giardino, che durante tutto il tempo che passò, non muto mai di forma, ne di fragranza, ne tanto meno di bellezza.

"Parla messaggero, cosa ti manda nel mio santuario?"

"Arles, cavaliere d’oro, ha convocato tutti i cavaliere dorati del Grande Tempio al suo cospetto."

"Cosa? Tutti noi?"

"Si, si tratta di un’imminente battaglia, sembrava preoccupato dalla sua voce, forse è più grave di quanto pensiate!"

"Mi dirigerò immediatamente al suo cospetto, vai ora, la tua presenza non è più necessaria qui dentro"

Il messaggero andò verso la casa di Camus, Aphrodite invece entrò con decisione nelle stanze di Arles. Aspettò quindi l’arrivo di tutti gli altri cavalieri che si disposero a semicerchio tutti inginocchiati, quindi cominciò:

"Cavalieri, vi ho riunito per mettervi al corrente di alcuni gravi episodi. Una schiera di cavalieri minori sta battagliando per il possesso di un’armatura, ma non di una normale… quella del Sagittario che è nostra per diritto!"

Tutti i cavalieri rimasero sorpresi, chi aveva trovato l’armatura di Micene? Ma il Grande Sacerdote continuò.

"E’ per il bene di tutti che sarà meglio che restiate al Grande Tempio, mi rammarico di non avere Dauko, Micene stesso e Saga dei Gemelli, ma voi basterete ad evitare qualsiasi invasione. Ho quindi dei compiti per alcuni di voi: Deathmask, voglio che tu vada ai Cinque Picchi e che ponga fine alla vita di Dauko della Bilancia, è un povero vecchio, non ti opporrà nemmeno resistenza; e poi dato che la sua armatura giace qui, alla settima casa, non ha senso che egli non voglia combattere per Athena, è quindi un traditore e va punito con la morte."

"Si, mio Signore!"

"Invece Milo dovrà andare all’Isola di Andromeda e raderla completamente al suolo, c’è un capo della ribellione verso il Grande Tempio, il suo nome è Albione… anzi, visto che Milo sarà impegnato nella purificazione dell’isola, voglio che sia tu, Aphrodite ad eliminare questo traditore!"

Arles aveva messo il cavaliere dei Pesci in condizione, con la sua richiesta, di non poter rifiutare… era al cospetto di tutti gli altri cavalieri d’oro.

Partì quindi il giorno stesso assieme a Milo.

Arrivati sull’Isola di Andromeda si guardarono intorno.

"Secondo te Aphrodite, questa isola meravigliosa va davvero distrutta?"

"Non lo so Milo, non sento cosmi ostili… riconosco però il cosmo di Albione, lui sa del nostro arrivo"

"E’ vero, lo percepisco chiaramente anch’io; ma se il Grande Sacerdote ha detto che qui ci sono traditori di Athena, dobbiamo compiere il nostro dovere…"

"Vado da lui Milo, mi sta aspettando."

Il cavaliere dello Scorpione assunse la sua posa da battaglia, tipica del segno… espanse il suo cosmo e cominciò a far esplodere la sua energia che ingordamente distruggeva tutto.

Aphrodite, si ritrovò davanti l’uomo considerato traditore del Grande tempio.

"Sei tu Albione?"

"Si cavaliere, sono io, e sappi che non avrai vita facile, non ti lascerò distruggere l’Isola di Andromeda facilmente, dovrai passare sul mio cadavere!"

Quanta luce nei suoi occhi, quanta determinazione nelle sue parole! Aphrodite restò per un attimo impassibile, come poteva costui essere un traditore di Athena? Riconosceva in lui un cosmo benevolo, con la Dea e non contro di essa.

"Mi spiace Albione, ma sei un traditore del grande Tempio, e come tale vai punito con la morte!"

"Traditore io? Dalla Grecia si eleva un grido di giustizia! Chi vi manda è sicario di Athena, non certo io, Albione, che sono a lei fedele!"

Lo sapeva Aphrodite, lo sapeva bene, ma non aveva scelta, Milo era con lui, se non ci fosse stato, probabilmente lo avrebbe invitato ad andarsene dall’isola in un posto più sicuro… doveva quindi combattere.

"Albione, le tue parole sono fondate e sincere, ho riconosciuto in te un cavaliere devoto ad Athena… tuttavia non posso non combattere… credimi."

"Cavaliere, vedo in te l’angoscia, che cosa ti spinge a combattermi?"

"Non posso dirlo cavaliere, preparati alla difesa.. Rosa di sublime bellezza!"

Il colpo lanciato da Aphrodite si infranse contro la catena di Albione avvolta in spirale per proteggerlo.

"Non ti sarà facile uccidermi, cavaliere d’oro!"

Albione tentò un attacco, ma la sua arma si fermò contro una rosa nera che il cavaliere dei Pesci teneva saldamente in mano

"Se non posso colpirti per via della tua armatura, vuol dire che te ne priverò! Rosa Nera, compi il tuo dovere!"

Albione cadde a terra e senza la sua armatura che lo proteggeva, le rose nere di Aphrodite avevano letteralmente sbriciolata quelle vesti d’argento che indossava.

"Non mi darò per vinto, finché avrò vita ti combatterò!"

Aphrodite fece apparire una rosa bianca nella sua mano… la scagliò con freddezza verso il suo nemico e lo centrò in pieno petto.

"Perdonami Albione…"

Furono solo queste le sue parole nel vedere il cavaliere dell’isola di Andromeda cadere a terra e lentamente morire dissanguato…

"Finirà questa guerra?"

Tornò da Milo e vide un orrendo spettacolo, molti cavalieri giacenti a terra, privi di vita, e l’isola che era rigogliosa, ridotta ad un ammasso di rocce…

"Cavaliere hai compiuto la tua missione?"

"Albione giace ormai senza vita a terra, torniamo al Grande Tempio Milo."

Tornarono in Grecia, al cospetto di Arles raccontarono gli accaduti, ed egli se ne compiacque.

Dopo la lunga giornata, quasi interminabile, Aphrodite sedeva nel suo giardino davanti alla sua meravigliosa figura riflessa dal suo specchio d’oro.

"Albione era un uomo giusto, perché porre fine alla sua vita? Perché non dargli la possibilità di esprimersi contro il Grande Sacerdote? Perché quest’ordine? Chi verrà al Grande Tempio a rivendicare il suo nome? Sicuramente fra poco avrà inizio una guerra senza precedenti."

Passarono pochi giorni perché Aphrodite si rendesse conto che la sua affermazione fosse vera. Di nuovo i dodici custodi furono convocati da Arles, tutti si presentarono tranne ovviamente, Saga dei Gemelli, Dauko della Bilancia e Micene del Sagittario.

"Fedeli cavalieri, oggi cinque guerrieri vogliono intraprendere la scalata alle dodici case per attentare ad Athena, sono traditori ed ascoltano una donna chiamata Isabel che si crede reincarnazione della Dea stessa, tale offesa non è mai stata arrecata, in più in terra Sacra di Grecia! Non abbiate pietà e sconfiggeteli in nome della Dea della Giustizia!"

Tutti i cavalieri tornarono alle loro case, pronti a difenderle a costo della vita. Dopo poco tempo, Aphrodite, che era rimasto sulla soglia del suo Tempio vide accendersi i fuochi della meridiana dello Zodiaco.

"Deve essere successo qualcosa, qualcosa che ha dato inizio ad un giorno di follia, qualcosa che cambierà l’infamia di questo destino"

Un messaggero riferiva ad Aphrodite degli spostamenti dei cavalieri di Lady Isabel, quando il cavaliere dei Pesci scoprì la verità resto come impietrito

"Cosa? Sono cavalieri di bronzo? Come osano attaccare le dodici case? Sono forse folli?"

"No Aphrodite, Mur dell’Ariete li ha fatti passare e ha forgiato per loro nuovamente le armature!"

"Mur? Discepolo di Shion? Come può aver fatto una cosa simile?.. forse … forse ha riconosciuto in loro la giusta causa?..mah… Aldebaran sicuramente li fermerà! Ma resto incredulo che proprio il cavaliere d’Ariete, uno tra i più forti, non abbia fatto nessuna resistenza ed anzi, li abbia aiutati…"

Il messaggero scomparve.

Aphrodite rimasto solo disse:

"Ho finto con maestria con quel messaggero, ma sapevo in verità che c’era qualcosa sotto, la bambina salvata da Micene… è lei… Lady Isabel, ed è veramente la reincarnazione di Athena, le dodici case non sono più posto sicuro per Arles, verrà spodestato ed il suo dominio di terrore finirà."

Passava il tempo, e man mano che le fiamme della Meridiana si spegnevano i cavalieri di bronzo superavano le case dello Zodiaco.

"Arriveranno anche qui da me, ed io che farò?"

Si trastullava Aphrodite, finché decise la cosa più giusta.

"Attenderò il loro arrivo, e mi comporterò di conseguenza, ormai è il tempo…"

I cavalieri di Isabel avevano passato la seconda casa, la terza di gemini, Deathmask del Cancro era sconfitto, Ioria aveva ritrovato la ragione dopo il sacrificio di Cassios, Shaka si era portato nell’Ade Ikki della Fenice. La casa della Bilancia non era un problema, Milo si convertì combattendo con Hyoga, la casa di Micene era vuota, Shura aveva portato con se il Dragone. Ed ora Aphrodite vedeva tre cavalieri andare verso l’undicesima casa, la casa di Camus.

"Hanno superato ormai tutte le case, sono guerrieri valorosi e non temono la morte… Athena è davvero con loro, ma non posso trasgredire la promessa fatta al mio maestro; quella di servire fedelmente Athena e difendere la mia dodicesima casa a tutti i costi!… Li attenderò qui davanti"

Dalla casa dell’Acquario uscirono due soli cavalieri, probabilmente Hyoga era rimasto con Camus per lo scontro inevitabile che avrebbe portato alla morte di uno dei due, il tempo a loro disposizione era poco, la Meridiana segnava quasi lo spegnersi dell’undicesimo fuoco.

"Eccoli che vengono, li accoglierò con due splendide rose rosse, e poi si compierà il destino di noi tutti!"

Detto questo lanciò due rose che si piantarono davanti ai piedi dei due cavalieri che si fermarono stupiti a guardarlo.

Il cavaliere di Pegaso cercò di saltare Aphrodite e grazie a Shun, un discepolo di Albione, con la sua catena, bloccò la reazione del cavaliere dei Pesci.

"Non mi preoccupo cavaliere, Seiya finirà i suoi giorni sulle scalinate che lo portano alla sala del Grande Sacerdote."

"Io sono Shun, e ti dovrai battere con me! Ho riconosciuto la tua rosa, tu sei l’assassino del mio maestro! E Seiya arriverà alle stanze di Arles!"

"Non credo proprio… avrà perso i sensi sulle scalinate di rose che portano al suo cospetto, nessuno, e ripeto, nessuno, può violare la casa di Aphrodite!"

"Cosa? Di che stai parlando cavaliere?"

"Te lo mostro subito! Rosa di sublime bellezza!"

Il colpo prese in pieno Shun, che crollò a terra, privo di sensi.

Aphrodite pensò:

"Coraggio cavaliere, non posso adempiere al mio compito se non reagisci, devo farti padrone del settimo senso se voglio obbedire a Pisces, mio maestro, coraggio…alzati!"

Shun trovò la forza necessaria per reagire e riuscì ad uscire dallo stato in cui le rose rosse l’avevano gettato.

"Ci vuole molto più di un fiore per battermi Aphrodite! Catena di Andromeda!"

Ma il colpo, come per Albione, trovò la rosa nera pronto a fermarla.

"Non capisci con chi hai a che fare vero? Guarda ed impara, Rosa Nera!"

L’armatura di Shun andò distrutta e lui cadde a terra tramortito, le ferite erano profonde.

Ancora i pensieri del cavaliere d’oro:

"Coraggio amico mio, fallo per Athena, alzati, combattimi….finiscimi!"

Shun si rialzò e si preparò ad usare una tecnica spaventosamente potente, era in piedi, il suo cosmo, dalla disperazione e dall’amore che nutriva per Athena, era ormai completo ed all’ultimo stadio; Aphrodite pensò:

"Bene, finalmente ci siamo, ora è il momento che io adempia ai miei compiti e che allo stesso modo ripari ai miei errori, che sono stati molti in questa vita."

Quindi estrasse la rosa bianca e disse:

"Shun, questa rosa ti ucciderà, si pianterà nel tuo cuore e ti farà lentamente morire dissanguato proprio come ha fatto con il tuo adorato maestro Albione!"

"Che tu sia maledetto Aphrodite! Non ti perdonerò mai per il tuo gesto senza senso e spinto da chissà quali motivazioni!"

Aphrodite pensò:

"Lo so, mi dispiace Shun…"

"Preparati alla morte cavaliere d’oro! Nebulosa di Andromeda!"

Si fermò per un attimo il tempo, il cavaliere dei Pesci riconobbe in quel colpo il suo Destino:

"Questo colpo mi ucciderà, e questo sarà il modo migliore per non aver saputo reagire ai soprusi che ho dovuto elargire e subire… ed il mio colpo ucciderà Shun, e questo sarà il modo per mantenere fede al giuramento a Pisces… che gli Dei abbiano misericordia della mia anima."

"Rosa Bianca, colpisci!"

Un secondo, il silenzio più assordante. Aphrodite a terra, Shun in piedi… entrambi morenti. Gli ultimi pensieri del cavaliere d’oro…

"Sono stato per anni schiavo di un tiranno mio pari… come ho potuto non capire quel sogno Pisces… il tuo pianto.. la costellazione dei Gemelli, non volevi solo indicarmi chi fosse il pericolo… quanto sono stato stupido amore mio! Tu mi indicavi… chi avrebbe messo fine alla mia esistenza; oggi ho combattuto per te, mantenendo la promessa di non far passare nessuno dalla mia casa, ma so con certezza ora, che Seiya combatterà presto contro Saga, ed avrà la meglio, perché è con Athena. Il mio destino era segnato fin dall’inizio… grazie Shun, perché ti sei dimostrato capace di essere un cavaliere d’oro e di darmi la punizione più giusta per i miei delitti… perdonami Albione, la mia codardia non ti ha salvato… addio mia compagna di battaglia, un nuovo custode giungerà presto per indossarti, siile fedele come hai fatto con me. Arrivo Pisces, arrivo da te mia adorata compagna…"

Così spirò il cavaliere dei Pesci, ed alla sua morte, la stella di Pisces pianse lacrime di luce che caddero sul suo viso, rivelando all’ultimo istante di vita, che il suo maestro che lo fece diventare cavaliere d’oro, in realtà fosse una donna e di quanto profondo fosse l’amore che egli provava per lei. Come per incanto molte rose apparirono tutte intorno, come a testimoniare l’amore infinito per la sua amata Pisces, così come per lui la transizione della morte fosse sempre presa dal lato della bellezza divina, come una ricompensa… come l’essere finalmente libero da ogni costrizione.

Questo è Aphrodite, cavaliere d’oro della dodicesima casa… per sempre.

  

"L’ultimo Custode"

By Pisces

Tutti i diritti riservati all’autore

Dedicato ad ERII con profondo affetto