CAPITOLO XI

Accordi e disaccordi

 

L

a Válaskjálf era silenziosa e fredda. L’unica nota di calore nell’enorme ambiente era il drappo di velluto rosso che ricopriva il lungo tavolo al centro della sala, su cui brillavano complicati ricami d’oro.

Hilda, fasciata in un attillato abito color vinaccia, sedeva composta sul suo scranno, serena in volto e per nulla preoccupata. Hyoga, in piedi davanti ad una delle finestre, con le mani intrecciate dietro la schiena, ondeggiava sulla pianta dei piedi, manifestando in quella nervosa oscillazione tutta la sua agitazione.

‹‹Va tutto bene?›› s’informò lei.

‹‹Avrò modo di piangermi addosso più tardi. Per ora, so di dover svolgere un compito importante e non ho intenzione di fallire››.

Gli era passata di colpo la smania di partecipare al Consiglio e adesso si sentiva teso. Per fortuna, Hilda gli aveva parlato con sincerità e lo aveva rassicurato.

‹‹Sei giovane e ancora inesperto›› gli aveva detto, ‹‹ma è anche vero che ti sei dimostrato lungimirante e lesto ad apprendere. Ho fiducia nelle tue possibilità e so per certo che ti farai valere. Mantieni la calma e non ti fare impressionare se qualcuno alzerà il tono della voce per sovrastarti o avanzerà dei dubbi sulla tua persona. Quelli che incontreremo sono uomini che hanno trascorso la maggior parte della vita combattendo, uomini che portano sulle loro persone i segni del potere che rappresentano. Nessuno di loro ti conosce, né tanto meno può immaginare le gesta eroiche e gloriose che hai compiuto. Non temere però, perché non sarai solo a doverli fronteggiare, avrai il rispetto e l’appoggio della Grande Sacerdotessa di Odino››.

Quando sentirono bussare alla porta, si fissarono per un momento, come se volessero assicurarsi di essere entrambi pronti per cominciare. Hilda si alzò in piedi e quando Hyoga la raggiunse, invitò con voce decisa ad entrare.

Re e jarls entrarono con ordine, uno per volta, attraversarono la Válaskjálf e si sistemarono ognuno davanti ad uno scranno. Erano tutti abbigliati elegantemente, con abiti ben tessuti, protetti dal freddo da pellicce pregiate e adornati da bracciali, collane e anelli.

‹‹Vi prego, sedete›› invitò Hilda con un ampio gesto della mano.

Hyoga, risentendo dell'emozione, esitò. Sentendo il tocco gentile della sacerdotessa sul braccio, si riprese e si accomodò. I partecipanti erano seduti ai lati del tavolo, e ad una delle due estremità, l’altra era vuota, erano sistemati tre troni, per la sacerdotessa, per il principe e per il Landvarnarmaðr.

Freija aveva preferito non prendere parte al Consiglio, con la scusa di occuparsi di tutte le altre incombenze.

‹‹Dov’è Freyr?›› chiese Óðr di Vanaheimr.

Gli abitanti del Vanaheimr erano scuri di capelli, esili di costituzione e abbronzati dal mare. Óðr somigliava molto a Freyr, escludendo che il principe aveva occhi e capelli chiari.

Hilda guardò il seggio vuoto alla sua destra e fece un sorriso tirato, un modo come un altro per scusarsi della sua ingiustificata assenza. Freyr era in ritardo, come suo solito.

‹‹Vado a cercarlo›› le sussurrò Hyoga ad un orecchio.

La presenza di tanti occhi, tutti puntati su di loro, l’aveva innervosito, e colse al volo l’occasione di cercare Freyr per calmarsi. Hilda gliel’avrebbe impedito ma Hyoga si alzò rapidissimo e uscì dalla porta dietro di loro prima che lei potesse fermarlo.

‹‹Freija!››.

‹‹Gerðr, ben alzata!››.

‹‹Ah, dopo il lungo viaggio avevo dimenticato come si dormiva bene in un letto vero››.

‹‹Ti credo, non sarà stato piacevole dormire in tenda con questo tempo››.

Gerðr fece una smorfia ma rise. ‹‹È stato peggiore viaggiare per mare, col rischio d’essere assaliti dai predoni! Ma un po’ d’avventura fa bene allo spirito!››.

Freija annuì, con un’espressione un po’ nostalgica.

‹‹Ti trovo sciupata, Freija. Non ti senti bene, forse?››.

‹‹Sarà stata la fatica di questi ultimi giorni›› disse la principessa.

Gerðr si guardò attorno, sbirciando nei lunghi corridoi vuoti e silenziosi.

‹‹È tardi, a quest’ora sono tutti al Consiglio››. Freija annuì. ‹‹Tu non partecipi?››.

‹‹Non è necessario che ci sia un’altra bocca a discutere…Poi, ci sono molte cose da fare e abbiamo tanto da raccontarci››.

‹‹Verissimo!›› approvò Gerðr. ‹‹Ma adesso ho una fame da lupi, Freija. Mangiamo nelle cucine come quando eravamo bambine? Tanto Hilda non può vederci!››.

Scoppiarono a ridere e s’avviarono a braccetto verso le cucine.

Non avevano percorso qualche metro che sentirono avvicinarsi passi veloci. Da dietro l’angolo, in fondo al corridoio che percorrevano, comparve correndo Hyoga. Quando vide Freija, rallentò di colpo, lei invece piantò i piedi per terra e tentò di mantenere un comportamento distaccato.

‹‹Buongiorno››.

‹‹Buongiorno, Landvarnarmaðr››.

Gerðr sorrise, quando Freija la presentò a Hyoga.

‹‹Piacere di conoscerti›› disse Hyoga.

‹‹È strano che tu sia in giro a quest’ora›› disse poi Freija. ‹‹Non partecipi al Consiglio, con Hilda?››.

Hyoga la fissò, senza accorgersi del tono vagamente provocatorio.

‹‹Sto cercando Freyr›› disse semplicemente. ‹‹L’hai visto?››.

‹‹No›› rispose Freija.

‹‹Non sai dove lo posso trovare?››.

‹‹No››.

Parlare con lei era davvero difficile. Hyoga sospirò, ma continuò a sorridere

‹‹Allora corro a cercarlo, non vorrei tardare troppo››.

‹‹Sì, è meglio››.

Salutò gentilmente le due ragazze e s’affrettò alla ricerca di Freyr.

‹‹Il Landvarnarmaðr è veramente bello!›› esclamò Gerðr entusiasta. ‹‹Sei davvero fortunata, Freija!››.

‹‹Temo che sia già impegnato…›› disse Freija. ‹‹Ma ora andiamo a mangiare!››.

Un brusio confuso proveniente dall’anticamera attirò l’attenzione di Sveigdir e degli altri re e jarls già seduti in Válaskjálf che ancora aspettavano pazientemente l’arrivo di Hyoga e Freyr. Per prima fra tutti, Hilda s’alzò incuriosita e camminò sotto gli sguardi degli uomini fino alle grandi porte, spalancandole.

Il gigantesco Lodbrok, riconoscibile dalle caratteristiche brache di pelo, aveva oltrepassato Hermóðr e le sue guardie quasi senza considerarli. Hermóðr aveva gridato e imprecato contro il barbaro delle tribù che osava calpestare il terreno della cittadella senza il permesso della Grande Sacerdotessa.

‹‹Proprio con lei voglio parlare! Non muovo un passo fuori da questa gabbia dorata prima d’aver incontrato la kvenna che chiamate sacerdotessa e che pretende di essere regina!››.

Assieme all’uomo erano entrati dieci guerrieri, vestiti di logore tuniche e con gli stessi calzoni di pelliccia, tutti robusti quanto il loro capo.

‹‹Potrai vedere la Grande Sacerdotessa se lei vorrà incontrarti, nomade!›› gridò Hadingus, arrivato alle porte della cinta muraria interna attirato dal chiasso.

‹‹Schiavo di una kvenna, portami da quella che chiamate sacerdotessa, prima che i miei guerrieri decidano di stufarsi d’aspettare!››. I guerrieri Lodbrok ringhiarono grosse risate ma nessuno dei soldati della guardia si spaventò, perché erano disarmati, fatta eccezione per le loro callose e grosse mani, il giusto completamento di braccia nerborute e pelose.

Hermóðr e Hadingus si consultarono tra loro, un po’ preoccupati, un po’ indecisi, ma poi Hadingus accennò un assenso col capo.

‹‹Va bene, Lodbrok! Ti condurrò dalla Grande Sacerdotessa ma la decisione ultima, se riceverti o no, la sentirai direttamente dalla sua bocca!››.

Il drappello di guerrieri s’incamminò dietro Hadingus, scortato da tre guardia da ciascun lato e seguito da un’altra decina di soldati, tutti con la destra sull’elsa della spada.

Quando arrivarono alla Válaskjálf, il capo dei Lodbrok mugugnò qualcosa e spostò Hadingus di lato, sbattendolo senza fatica contro il muro, camminando a grandi passi verso i due uomini che discutevano davanti alla porta del salone.

Hyoga aveva trovato subito Freyr. Il principe, infatti, stava seguendo da vicino sua sorella e l’altra ragazza, incuriosito.

Erano fermi davanti alle porte dell’Aula dei Prescelti, perché Hyoga non trovava il coraggio di entrare.

‹‹Non temere, Hyoga›› diceva Freyr. ‹‹se ti trovi in difficoltà urla qualcuna delle tue incomprensibili frasi! Non ti capiranno e farai una grande impressione!››.

In quel momento, vedendo arrivare l’energumeno seguito da un folto gruppo di guerrieri barbari e soldati della guardia Freyr sbarrò gli occhi. Hyoga dava le spalle al gruppo in avvicinamento, ma si accorse dell’espressione disorientata sulla faccia dell’amico. Prima di potersi girare, però, fu scaraventato in avanti da una poderosa manata sulla schiena che voleva essere una pacca amichevole.

‹‹Rurik! Pensavo che gli orsi bianchi ti avessero scuoiato!››.

Hyoga s’appoggiò a Freyr per non cadere e si lamentò della botta, fissando sbalordito il grosso barbaro che a sua volta lo fissò sconvolto.

‹‹Tu non sei Rurik il Rus!›› esclamò il capo dalle brache di pelo, puntando contro Hyoga l’indice. ‹‹Di spalle mi sei sembrato lui, ma sei debole!››.

‹‹Lodbrok, come osi?›› gridò Freyr. Per guardare il barbaro dritto negli occhi avrebbe dovuto alzarsi in punta di piedi e non sarebbe bastato. Allora, per sfidarlo, si limitò ad alzare la voce, a dire il giusto con poca convinzione perché il guerriero era largo il doppio di lui. ‹‹Vuoi fare il padrone in casa degli altri?››.

Il Lodbrok gli rise in faccia, senza preoccuparsi troppo del fatto che stava mancando di rispetto al principe d’Ásgarðr, col suo labbro superiore contratto da una cicatrice, e si voltò verso i suoi guerrieri indicando Freyr col pollice. I guerrieri risero con lui. Poi le porte si spalancarono.

‹‹Cosa sta succedendo?››.

Hilda apparve e dietro di lei, sopra la sua esile figura, tutti videro il volto teso del possente Helgi. La Sacerdotessa e il capitano sfidarono i presenti con lo sguardo aspettando entrambi una risposta.

‹‹Sei tu la kvenna che chiamano Grande Sacerdotessa d’Ásgarðr e regina?›› domandò il Lodbrok con evidente disprezzo.

Gli occhi di Hilda fiammeggiarono. ‹‹Io sono Grande Sacerdotessa e Regina! Tu, piuttosto, chi sei?››.

‹‹Un uomo che sia davvero un uomo e un valoroso guerriero non si fa comandare da una kvenna! Le donne devono badare al focolare e fare divertire e servire, la politica e la guerra non sono affari da kvenna!››. I Lodbrok risero sguaiatamente, ma Hilda, abituata da troppo tempo a sopportare gli stessi insulti, non si scompose.

‹‹Dimmi chi sei, Lodbrok, oppure ad un mio cenno, nello spazio d’un battito di cuore, i miei uomini, che sono uomini valorosi quanto i tuoi, vi avranno già tagliato la gola!››.

I soldati d’Ásgarðr, veloci e silenziosi, avevano sguainato le loro spade, pur tenendole basse e con la punta a terra, con Helgi, Hadingus e Freyr parati davanti a Hilda e pronti.

‹‹Io sono Mikka, figlio di Lasse. Sono l’AmmazzaOrsi e l’amico dei Rus, il flagello dei giganti, che ha combattuto con Jaakko, e sono capo dei Lodbrok, succeduto per meriti di battaglia a Jaakko, morto gloriosamente in un sanguinoso combattimento contro i giganti del ghiaccio!››. I guerrieri Lodbrok esultarono, mentre un mormorio d’incredulità commentava l’ultima parte della lunga presentazione.

‹‹Tu sei Mikka il bugiardo!›› gridò Healfdene l’Alto alzandosi dalla sedia e battendo un pugno sul tavolo. ‹‹Io sono il Flagello dei Giganti! Nella Seconda Guerra Bravica ne ho uccisi una dozzina!››.

I Lodbrok zittirono e Mikka arrossì di rabbia.

‹‹Non importa chi sia il flagello dei giganti›› intervenne Hilda con diplomazia. ‹‹La cosa grave è che dei giganti del ghiaccio siano giunti fino nelle Norrland settentrionali, nel Finnmark, oltre il Norra Polcirckeln ! (1) Perché sei qui, Mikka dei Lodbrok?››.

‹‹Volevo conoscere la kvenna che chiamano regina, davanti alla quale tutti s’inginocchiano e che consultano per avere suggerimenti!›› rispose lui fieramente, alzando il mento.

‹‹Ebbene, quella kvenna sono io!›› disse Hilda, ripetendo il tono dispregiativo con cui Mikka continuava a pronunciare la parola donna. ‹‹Ora che mi ha visto, cosa intendi fare?››.

Hilda aveva ridotto tutti al silenzio, compresi i chiassosi e volgari Lodbrok, e Mikka tirò su col naso, sorridendo col suo labbro sfregiato.

‹‹Ho viaggiato molti giorni per arrivare ad Ásgarðr e voglio anch’io udienza e consigli, kvenna!››.

Helgi scattò improvvisamente, non più disposto a tollerare la sfrontatezza con cui il barbaro si rivolgeva alla sua signora, e premette la lucida lama della sua spada, la Rovinascudi, (2) contro la gola di Mikka.

‹‹Porta rispetto, o l’unica cosa che otterrai sarà una morte rapida!››.

Mikka, sorpreso dalla rapidità del gigante Helgi, conosciuto ovunque per la nomea di grande campione, deglutì e dovette capire, dallo sguardo severo e determinato, che il Prode non scherzava.

Hyoga aveva assistito alla scena appiattito contro la parete, vicino alla porta della Válaskjálf e alla Sacerdotessa, con la schiena pulsante per la manata. Si stupì della determinazione nello sguardo di Hilda mentre dettava legge, sovrastando l’ardore di quei guerrieri con la sua autorità, s’impressionò per la crudeltà del suo sguardo mentre, impassibile, osservava la lama di Helgi premuta contro la gola di Mikka. Da parte sua Helgi non aspettava altro che un sospiro di lei per realizzare le sue minacce, e per fortuna non ce ne fu bisogno.

Mikka si scusò burberamente e a malincuore, Helgi rinfoderò la Rovinascudi, Hilda rimediò allo scontento del nomade accogliendolo gioiosamente, come se niente fosse successo, riferendosi a lui utilizzando ripetutamente molti dei suoi curiosi titoli, cosa che piacque molto al barbaro.

Rientrarono nella Válaskjálf, soddisfatti ed ebbe inizio il Consiglio d’Ásgarðr.

Il Consiglio si protrasse per tutta la giornata, si parlò a lungo degli avvenimenti passati, sconosciuti nella loro versione originale alla maggior parte dei presenti, e degli avvenimenti del resto del mondo. Hilda narrò, finalmente, le vicende che portarono alle Guerre d’Ásgarðr. Allora i presenti dovettero convincersi, volenti o nolenti, che l’utlänning, la cui figura restava in ogni caso avvolta nel mistero e intorno al quale si sarebbero tessute le più improbabili leggende, meritava appieno il titolo con cui i Signori d’Ásgarðr l’avevano fregiato.

Fu poi la volta dei partecipanti al Consiglio, e Hilda ascoltò pazientemente chiunque avesse da raccontare la sua storia, poiché lo scopo del consesso era proprio quello di raccogliere quante più informazioni possibili sugli avvenimenti dei paesi lontani e vicini, per trovare assieme la soluzione dei problemi più gravi.

Re Sveigdir Barbafolta volle parlare prima di tutti, si alzò in piedi e si schiarì la gola con un colpo di tosse.

‹‹Nessuna novità dal mio regno, anche se i mercanti, a Birka e a Hëlgo, narrano storie sempre più strane. Anche i confini sono sicuri e, da molto tempo, non ci sono più scontri tra i miei guerrieri e quelli del mio confinante, e nemico, Olof Krig. Non certo per mia volontà, però!››. Fece una pausa e si scambiò uno sguardo intenso con Healfdene l’Alto, re del Danmörk, che gli rispose con un cenno col capo. ‹‹A questo proposito, ›› riprese Sveigdir, apparentemente più rilassato, ‹‹vorrei informare il Consiglio di eventi che non mi vedono coinvolto da vicino ma che penso siano di qualche interesse. Olof Krig è impegnato in una guerra intestina che lo preoccupa più del dovuto. Difatti, un certo Alrik, jarl di poca importanza, ha occupato la fortezza di Läckö e, acclamato dal suo piccolo esercito di rivoltosi, si è proclamato re del Västergötaland. In condizioni normali, re Olof avrebbe avuto ragione dello jarl usurpatore in breve tempo, ma pare che Alrik riceva sostanziosi aiuti da misteriosi individui. A Birka, si mormora che coloro che appoggiano Alrik siano un manipolo di delinquenti, altri assicurano che lo jarl usurpatore sia in accordo con i giganti dello Jötunheimr perché a combattere con lui ci sono dei bledingr!››.

Gymir alzò la testa, seccato per il commento sprezzante, essendo lui pure un mezzosangue. Era facile per la gente comune accomunare i bledingr ai giganti, poiché provenivano entrambi dallo Jötunheimr, considerandoli esseri malvagi e privi di scrupoli.

‹‹Altro che delinquenti, sono assassini!›› ruggì Healfdene, alzandosi in piedi. ‹‹Ciò che ha detto Sveigdir è vero ma c’è molto di più da sapere. Gli uomini che appoggiano Alrik sono ricercati nel mio regno, nel Danmörk! L’avevo catturato, il loro capo, e incarcerato perché aveva scatenato una rissa ed era morto un uomo. Avrebbe potuto difendersi da uomo libero al Þing ma è evaso, scappato dalle mie prigioni! Non era solo, l’hanno aiutato gli altri suoi complici che invece si erano dileguati al momento della sua cattura, una risma di tagliagole! Tra loro c’è persino uno svartálf !››. (3)

Esclamazioni di stupore si levarono dai presenti. Hardradi di Duro Consiglio e Sigtrigg la Tempesta risero assieme, trovando finalmente un punto d’accordo nell’assurdità delle affermazioni di Healfdene.

‹‹Sei certo di quello che dici, Healfdene l’Alto?›› chiese Hilda cercando di mantenere la calma. ‹‹Lo chiedo solo perché, da moltissimo tempo, nessuno riferisce di aver visto degli Svartálfar, né di notte né tanto meno di giorno. Credevamo, o per meglio dire speravamo che si fossero estinti del tutto, nelle loro oscure dimore sotterranee››.

‹‹La Sacerdotessa ha ragione!›› interloquì Hardradi. ‹‹Hai preso un abbaglio, Healfdene, poiché gli Oscuri non esistono più!››.

‹‹Taci, Hardradi! So bene quello che ho visto, perché l’ho visto con questi occhi, ed era un Oscuro, in carne e ossa! La prova sono i miei guerrieri morti, trafitti dalle lame scure delle sue lunghe scimitarre! Chiedete ai miei uomini›› sentenziò rivolgendosi a tutti i presenti, ‹‹e vi diranno lo stesso che vi ho detto io! Il prigioniero è evaso aiutato da tre uomini, tra cui c’era l’Oscuro, e in quattro hanno fatto un massacro. Molti soldati sono rimasti uccisi nel tentativo di fermarli e i maledetti non hanno subito neanche un graffio! Una magia, Signora, te l’assicuro! Era Odino che li ha protetti nella loro fuga, o Loki degli Inganni in persona!›› disse Healfdene rivolgendosi a Hilda.

Hilda non gradì molto quell’ultima affermazione, ma rifletté sul fatto che il Signore Supremo era imprevedibile nelle sue scelte, e poteva riservare la vittoria, a sorpresa, anche a coloro che potevano sembrare non degni. La sacerdotessa si voltò un attimo verso Hyoga, seduto al suo fianco, silenzioso e attento.

Healfdene fece una pausa e quando si fu calmato, riprese a parlare. ‹‹Quello che volevo dire, infine, tolto questo racconto che vi ho fatto, è che l’uomo che aiuta Alrik l’usurpatore è lo stesso che mi è scappato da poco più di sei mesi! I miei uomini l’hanno cercato in tutta Danmörk e, per scovarlo, ho anche chiesto l’aiuto di Trigvason, di Aun e persino di Olof Krig!››.

Healfdene aveva indicato un uomo snello e castano di capelli, che parlò lentamente ma non si alzò, come avevano fatto i precedenti oratori.

‹‹Sì›› incominciò a dire Trigvason, jarl dell’Østfold, sistemandosi sullo scranno. ‹‹Giunse alla mia corte un messaggero dal Danmörk e mi riferì che Healfdene richiedeva la mia collaborazione per la cattura di un assassino che poteva aver trovato riparo nelle mie terre. Inizialmente non capivo perché mai darsi tanta pena per cercare un assassino al di fuori dei confini di un regno quando ce ne sono tanti a piede libero anche all’interno. Ad ogni modo, il messaggero, che era poi uno dei figli di Healfdene, fece ai miei uomini una descrizione dei fuggiaschi e andammo a cercarli con due squadre, specialmente sulle zone costiere e limitrofe. Infatti, come ben sapete, da Danmörk si può giungere nell’Østfold solo via mare, a meno di possedere un paio di ali che ti permettano di attraversare lo Skagerrak o di cavalcare sulle acque con Sleipnir, lo stallone d’Odino! Dunque colui che cercavamo non poteva essere giunto tanto lontano nell’entroterra››.

‹‹Mandai un altro dei miei figli nel Ranrike, perché chiedesse l’appoggio di re Aun›› continuò Healfdene. ‹‹Poiché mio figlio Halgar, jarl della Skáney (4) e di Halland, mi aveva assicurato che nessuna nave da Danmörk era attraccata per colpa di una terribile tempesta, mi diressi anch’io nel Ranrike››.

‹‹Ma non fu Aun ad intercettare il fuggiasco!›› aggiunse Trigvason trionfante. Molti dei presenti sbuffarono e alzarono gli occhi al cielo, perché sapevano che lo jarl dell’Østfold aveva il difetto d’essere prolisso, arricchendo i suoi racconti e aggiungendo precisazioni superflue nella maggior parte dei casi. ‹‹Furono i miei guerrieri a trovarli per primi! Si erano rifugiati sull’Oslofjord, che coraggio!, ma fuggirono attraverso le campagne, a nord, come se sapessero che stavamo arrivando da loro ancora prima di vederci! Li inseguimmo, certamente, ma avevano cavalli neri e velocissimi e non siamo riusciti a prenderli prima che varcassero i confini. E non erano quattro, Healfdene, bensì cinque! Tanti io ne contai e così pure i miei uomini! Vi dicevo, oltrepassarono i confini a nord, oltre i quali io nulla posso, e non li seguimmo. Si sono recati nell’Akershus, o nel Raumarike, non saprei dire di preciso, ma è certo che non hanno imboccato una buona strada perché in quei paesi c’è ancora guerra, e stavolta più accesa e agguerrita che mai!››

‹‹Guerra?!›› disse Hilda stupita. Lanciò un’occhiata assetata di spiegazioni verso gli jarls provenienti dal sud, vista l’assenza degli interessati e di eventuali rappresentanti, nella speranza che le riferissero qualche notizia.

‹‹Trigvason non mente, signora››. Parlò Eadwig il Bellissimo, jarl di Jaeder, nell’Østland, dalla carnagione scura e i capelli ricci, vestito di eleganti stoffe. ‹‹Io e gli altri jarl arriviamo dopo un viaggio lungo e pericoloso. Abbiamo deviato dalla rotta abituale, quella della valle del fiume Aker che porta ad Ásgarðr attraverso il Valico di Hamar e la Foresta di Eid, poiché come è stato detto, in quelle terre c’è guerra. Abbiamo dovuto attraversare le intricate foreste di Svealand. Non fummo soli nel viaggio, poiché incontrammo molti viandanti che percorrevano le strade della foresta, chi verso sud chi verso nord. Molti ne incontrammo che percorrevano la loro strada verso il tuo glorioso e pacifico regno! Furono loro a dirci che, dopo quella che sembrava una pace definitiva tra i due rivali, improvvisamente Harald Blatönn e Harald Hilditönn si sono dichiarati di nuovo guerra!››.

Il Consiglio fremette e molti rappresentanti del meridione di Miðgarðr cominciarono a temere per le loro proprietà, perlomeno per quelle nelle vicinanze dell’Akershus e del Raumarike, province nella regione dell’Østland. Si parlò di organizzare delle spedizioni per controllare la situazione nei due regni, ma soprattutto i guerrieri s’infiammarono all’idea di combattere e di arricchirsi. C’era chi voleva schierarsi con uno dei due Harald, secondo la simpatia, e immaginava le immani ricchezze che avrebbe potuto accumulare se avesse partecipato alla battaglia. Il Consiglio si trasformò in un mercato, prendeva la parola chi urlava e batteva i pugni sul tavolo con maggior forza. In momenti come questi, c’era il rischio che i più riottosi venissero alle mani, proprio come avevano fatto in passato Denteblù e Dente di Guerra, i due interessati. Hilda sbuffò, stropicciandosi la fronte, in attesa d’intervenire ma qualcuno agì prima di lei, sovrastando le voci confuse di tutti i presenti e riportando l’ordine.

‹‹Silenzio! Rimettetevi seduti e parlate con ordine, uno per volta! In quale altro modo potrete accordarvi se non discutendo con calma?››.

‹‹Ben detto!›› gridò Mikka Lodbrok, che era stato muto fino allora, poco interessato alle noiose discussioni degli uomini delle Terre Meridionali. "Questa è la saggezza degli uomini del Nord!".

‹‹È importante per voi solo combattere e accumulare oro, solo per questo volete entrare in guerra schierati con uno dei due Harald?››.

‹‹Tu cosa faresti, Landvarnarmaðr?›› chiese Gudrud dell’Heidmark, un’ampia striscia di terra boschiva a ridosso della SvårtillgängligBerget, a nord del lago Mjøsa.

La richiesta sembrava una sfida, per valutare le capacità del protettore della dimora degli dèi, e gli uomini presenti si scambiarono sguardi d’intesa, tutti ansiosi d’ascoltare le sue parole. Freyr si mosse sullo scranno, dimostrando che era partecipe e non stava dormendo come poteva sembrare, mentre Hilda si voltò preoccupata. Con calma, Hyoga s’alzò in piedi, appoggiandosi al tavolo con la sinistra, numerando con le dita dell’altra mano i suoi suggerimenti.

‹‹Per prima cosa, ›› cominciò a dire mostrando il pollice bene in alto, ‹‹m’informerei sul motivo che ha riaperto le ostilità tra Blatönn e Hilditönn! Poi valuterei se sia necessario o meno complicare la situazione inviando uomini che si uniscano alla battaglia…››.

‹‹Perché?›› lo interruppe Starki il Forte, jarl di Valdres, provincia dell’Oppland norvegese e rappresentante delle altre province dell’ampia regione. ‹‹Perché dovremmo aspettare, e rischiare che le battaglie si estendano alle zone confinanti? Parlo in nome degli jarls dell’Oppland, perché mi è stato conferito questo potere, e dico che dobbiamo intervenire immediatamente! Valdres, Hadalan, Toten e le altre province ad ovest del lago Mjøsa sono troppo vicine ed esposte al rischio di guerra per stare a guardare! Questo era il mio compito, di dichiarare in questo Consiglio che io e gli altri jarls dell’Oppland organizzeremo un esercito ed interverremo!››.

‹‹E io, in nome di tutti gli abitanti di Heidmark che mi hanno acclamato signore, appoggio le parole di Starki il Forte!›› ululò Gudrud agitando in alto il pugno chiuso ‹‹L’Heidmark e le province dell’Oppland scenderanno in guerra!››.

‹‹E con chi combatterete? Con quale delle due province vi schiererete tu e gli altri jarls? Raumarike o Akershus?›› domandò Hyoga.

‹‹Il Landvarnarmaðr ha ragione!›› disse Sveigdir. ‹‹Non puoi decidere di appoggiare nessuno dei due, Starki, almeno finché non sai chi ha torto o ragione, sarebbe un errore!››.

Il Forte, jarl di Valdres, lanciò un’occhiata truce a Sveigdir, poi alzò il mento guardando Hyoga e si appoggiò allo schienale del suo scranno. Con un gesto della mano fece capire a Hyoga che poteva continuare.

‹‹Le due province in guerra sono piccole, troppo perché vi si costringano troppi guerrieri… i danni sarebbero incalcolabili…Propongo che tu t’informi direttamente con Blatönn e Hilditönn, senti le loro motivazioni, poi, se ci sarà una ragione valida per farlo, potrai intervenire. Questo è quello che farei›› concluse Hyoga, rivolgendosi a Gudrud. Il signore dell’Heidmark non aprì bocca, ma sotto la sua barba spruzzata di bianco comparve un flebile sorriso. "Valuterei la situazione e mi consulterei con gli jarls dell’Oppland".

‹‹Tu conosci Eadred, Starki il Forte. È uno dei soldati della guardia ed un buon guerriero›› intervenne Freyr improvvisamente. ‹‹Quando tornerai a Valdres, Eadred ti accompagnerà, e con lui un drappello di soldati. Se penserai di combattere, mandalo indietro ad Ásgarðr che ci riferisca quello che avete saputo. Noi decideremo se appoggiarvi o meno››.

Il principe non si era mosso dal suo trono, Hyoga annuì e si rimise seduto, incrociando le mani, entrambi in attesa di una risposta da parte di Starki il Forte jarl di Valdres.

Hilda aveva assistito alla discussione accesa dei partecipanti al Consiglio, all’intervento deciso di Hyoga e a tutto ciò che era seguito, compresa la proposta di Freyr, senza battere ciglio. Era rimasta impassibile, osservando a turno chi aveva la parola, mostrando sempre l’imperturbabile rigore che era d’obbligo dato il suo ruolo di arbitro. In realtà, era emozionata per quello che aveva visto, per come Hyoga aveva preso le redini della situazione riuscendo, anche a scuotere Freyr che aveva sempre assistito impassibile a quei consessi. Per la prima volta, in tanti anni, non aveva dovuto sobbarcarsi il peso delle decisioni, per la prima volta qualcuno era intervenuto per aiutarla nel difficile compito di mattatore. Restò muta e riflessiva, anche dopo che Freyr ebbe finito di parlare e Hyoga si fu risistemato sul suo scranno.

‹‹Hilda?››.

La voce di Starki, che la invitava ad esprimere il suo parere, la scosse dalle sue riflessioni, e Hilda s’accorse d’aver su di sé gli sguardi di tutti i presenti. Freyr era soddisfatto della sua proposta, Hyoga sembrava ansioso, forse temeva un rimprovero per essersi arrogato il diritto di parlare in argomenti che non lo riguardavano.

‹‹Questa è la nostra decisione›› sorrise Hilda. ‹‹Il principe e il Landvarnarmaðr hanno parlato anche per me. Cosa decidi, Starki il Forte?››.

‹‹Accetto la proposta›› ringraziò Starki.

‹‹Molto bene›› annuì la sacerdotessa soddisfatta, regalando a Hyoga un radioso sorriso. ‹‹Adesso però, vorrei fare una domanda a proposito di questo drappello di uomini, cinque se non sbaglio, fuggiti dal Danmörk, inseguiti attraverso le regioni dell’Østfold… Non era sufficiente dichiararli fuorilegge, esiliarli dal Danmörk? C’è un motivo che ti spinge a questa caccia all’uomo?››.

Healfdene era talmente ansioso di acciuffare i fuggiaschi che sembrava sull’orlo della pazzia. Il vecchio re annuì vigorosamente con la testa ma fu suo figlio Hroðgar, il primogenito, a parlare per il padre.

‹‹Credo che non sia una punizione sufficiente per un uomo senza onore! L’assassino era già stato esiliato dal Danmörk perché aveva commesso un omicidio e l’assemblea l’aveva giudicato colpevole! Ma è tornato, prima che scadesse il periodo d’esilio, e mio fratello Horgal aveva cercato di catturarlo, per costringerlo ad abbandonare il Danmörk. Horgal è stato ucciso a tradimento ed era nel giusto, e deve essere vendicato. Per questo cerchiamo l’assassino e i suoi compari, per avere vendetta!››. Hroðgar aveva parlato mostrando gran determinazione. Healfdene sembrava soddisfatto delle parole del figlio, e anche il ragazzo che stava in piedi dietro l’Alto, il più piccolo dei suoi figli, approvava con cenni d’assenso.

Hilda, stavolta ignorando Hyoga, si scambiò un’occhiata con Freyr, e sembrò che si capissero al volo.

‹‹Sei venuto per chiedere il nostro aiuto nella ricerca?›› chiese Freyr.

‹‹Sono venuto perché Ásgarðr non deve dare asilo ad un uomo che ha assassinato uno dei figli di un alleato!›› dichiarò Healfdene appoggiando le palme delle mani sul drappo ricamato.

‹‹Non diamo asilo ai fuorilegge, a meno che non si nascondano clandestinamente›› rispose Hilda. ‹‹Ma non posso giustiziare un uomo che non abbia commesso alcun crimine nel mio regno, sarebbe ingiusto››.

‹‹Hilda!›› intervenne Aun di Ranrike sporgendosi sul tavolo. ‹‹Non puoi lasciare che quegli uomini scorrazzino per Ásgarðr impuniti! Hanno ucciso anche dei miei soldati, e hanno rubato vettovaglie e armi!››.

‹‹La Sacerdotessa ha ragione. Ha le mani legate finché sono ad Ásgarðr, qui non sono fuorilegge››. Óðr di Vanaheimr parlò per la prima volta, esprimendosi lentamente e con voce vellutata. ‹‹Gli uomini che hanno assassinato tuo figlio devono essere giudicati dal Þing, dall’assemblea, ma a Danmörk, non qui!››.

‹‹Giustissimo›› disse Sveigdir. ‹‹E non sappiamo nemmeno se sono ad Ásgarðr. Potrebbero essere dovunque!››.

‹‹Avete tutti ragione›› tagliò corto Healfdene alzando un braccio per zittirli. ‹‹Non sarebbe in ogni modo difficile trovarli: io e i miei figli, e anche Aun e Trigvason, possiamo descriverli. Se viaggiano ancora assieme, cinque uomini così non passano inosservati!››.

Healfdene descrisse il capo, definendolo ‹‹spietato e irascibile. Ha la faccia lunga e scavata, con occhi piccoli e crudeli, e lunghi capelli chiari. Il secondo uomo somiglia molto al capo, forse sono fratelli, ma è molto più basso e robusto. Il terzo uomo dev’essere un bledingr, perché è della stazza dei giganti ma ha l’agilità di un uomo. É inconfondibile perché gli manca un occhio, quello sinistro, e ha una cicatrice lunga come la sua faccia, dalla fronte al mento! Vorrei avergliela fatta io! Poi c’è un guerriero eccezionale, alto e snello, con i capelli e gli occhi scuri come gli abitanti del Vanaheimr! Combatteva veloce come un elfo, con due spade. Infine con loro c’era l’Oscuro…››.

Per la seconda volta, un brusio di disapprovazione attraversò la Válaskjálf, dimostrando che nessuno credeva a Healfdene che insisteva d’aver davvero visto un elfo nero.

‹‹Io gli credo!›› dichiarò Mikka Lodbrok.

‹‹Anch’io, naturalmente, perché è vero che non sono morti tutti, gli Svartálfar! Nelle Norrland, se ne vedono ancora, di notte specialmente, ma anche di giorno›› spiegò Heremod dei Völsungar.

Egli apparteneva alla gloriosa stirpe dei Völsungar, il cui capostipite era stato Völsungr, padre del padre di Sigurðr (5), l’Uccisore del drago Fáfnir. Heremod non aveva mai partecipato al Consiglio, avendo sempre mandato a rappresentarlo il suo uomo di fiducia, Oktar Jägaren.

‹‹E si alleano con i giganti del ghiaccio!›› aggiunse Mikka digrignando i denti.

Nella sala calò il silenzio. Hilda considerava un evento di fondamentale importanza il fatto che al Consiglio partecipassero tanti re e jarls, più di quanti avesse mai immaginato. Oltre a ciò, c’era da aggiungere la straordinaria presenza di un grande e famoso re del Nord, Heremod, e di un capo delle Tribù, Mikka dei Lodbrok.

‹‹State sottoponendo all’attenzione del Consiglio fatti eccezionali, di cui non s’era sentito parlare per moltissimo tempo: Svartálfar, Elfi Neri, e Hrímþursar, giganti del ghiaccio! Ma procediamo con ordine Prima mi scuso per avere dubitato delle tue parole, Healfdene l’Alto. Ci hai descritto gli uomini che cerchi, e anche se non potrò incriminarli, a meno che io non abbia una valida motivazione, posso sempre impegnarmi perché siano catturati. Ad un patto però…››.

‹‹Sto ascoltando›› disse Healfdene.

‹‹Se saranno catturati entro i confini d’Ásgarðr, li consegnerò a te a patto che siano processati davanti al tribunale del Þing d’Ásgarðr, prima di essere giustiziati, perché la legge deve essere rispettata, e sebbene io creda alla tua versione dei fatti, è giusto che abbiano la possibilità di dire la loro sull’accaduto!››.

Il re del Danmörk esitò un momento, e si scambiò occhiate dubbiose con i figli.

‹‹Mi sta bene!›› disse infine Healfdene. ‹‹Ma ho ancora una cosa da chiedere, che mio figlio Herald possa diventare un guerriero d’Ásgarðr, perché sarebbe un onore per me, e soprattutto per lui, e perché potrebbe aiutarti nella ricerca››.

‹‹Fatti avanti›› disse Hilda all’indirizzo del ragazzo in piedi dietro la sedia di Healfdene.

Era giovane, più somigliante al padre rispetto al fratello maggiore, e molto magro. Hilda fece chiamare Helgi e chiese che fosse portata una spada, perché nel giorno del Consiglio, nessuno che non fosse una guardia d’Ásgarðr poteva entrare a palazzo armato.

Herald s’inginocchiò e giurò fedeltà alla regina e ad Ásgarðr, proprio come aveva fatto Hyoga il giorno prima, e da quel momento fu considerato un guerriero d’Ásgarðr che avrebbe imparato, sotto la protezione di Helgi, tutto ciò che gli occorreva per diventare un vero campione.

Hyoga osservò il volto soddisfatto del giovane che si allontanava dietro a Helgi il Prode. Si chiese se aveva avuto la stessa espressione seria e impegnata nel momento in cui aveva giurato, e la stessa aria felice e soddisfatta dopo averlo fatto. Guardò distrattamente l’anello sulla mano posata sul bracciolo, poi si concentrò sulla nuova discussione intavolata da Hilda.

‹‹Ora che abbiamo risolto questo problema, torniamo a voi, Heremod e Mikka!››.

Il re dei Völsungar e il capo della tribù dei Lodbrok s’erano incontrati quel giorno per la prima volta, ma avevano avuto modo di scambiare qualche parola, durante le altre discussioni, per loro di poco interesse. Così sembrò che Heremod parlasse per entrambi.

‹‹Il nostro problema è che, nelle Norrland, stanno accadendo fatti strani che turbano la tranquillità dei popoli che le abitano. Per questo siamo venuti fino ad Ásgarðr, per chiedere aiuto, a nome nostro e di tutti i signori e delle Tribù››. Mikka annuì e Heremod riprese a parlare. ‹‹Il nostro problema maggiore sono i giganti del ghiaccio, che saccheggiano i villaggi, uccidendo e depredando. Arrivano dal mare e si riversano nelle nostre terre, impedendoci di godere i frutti del nostro lavoro!››.

‹‹Le Tribù sono in fermento, kvenna, si organizzano e formano delle armate per far fronte alle orde d’essere malvagi che infestano le Norrland!››.

‹‹È un avvertimento, perché quelle creature non invadano tutto il mondo con il loro malvagio potere! E non sto parlando solo di giganti!›› continuò Heremod. ‹‹La terra ha vomitato una gran quantità di orchi ed esseri fetidi e crudeli che stanno rintanati nelle foreste e nelle montagne, e agiscono di notte, assieme agli Svartálfar!››. Heremod strinse i pugni fino a sbiancare le nocche. ‹‹Le strade non sono sicure, nemmeno la Norðvegr, la Via del Nord. I villaggi spariscono, la gente muore, mentre sembra che quelle creature si moltiplichino notte dopo notte. Più ne uccidiamo, più sembra che ne arrivino ad attaccarci!››.

‹‹Gandrar!›› gridò Sveigdir. ‹‹Demoni dell’oscurità e del caos, proprio come i giganti, nemici degli uomini e degli dèi!››.

‹‹Ragnarök ! Il fato degli dèi›› (6) sentenziò Víkarr agitando in aria le mani. ‹‹Verrà un giorno la fine del mondo e allora si compirà il fato degli dèi. Non si godrà più del sole. Tre inverni si susseguiranno e non ci saranno estati di mezzo. Poi altri tre inverni duranti i quali in tutto il mondo si scateneranno inimicizie e ovunque si combatteranno grandi battaglie: i fratelli si uccideranno tra di loro per cupidigia e non ci sarà rispetto né per il padre né per il figlio nell’assassinio e nell’adulterio. Segni potenti si manifesteranno nel cielo e sulla terra: il lupo Skoll ingoierà il sole, grave sciagura per gli uomini, e l’altro lupo, Hati, divorerà la luna e sarà grande rovina!››.

Un mormorio di terrore scosse la Válaskjálf, mentre Hilda, che avrebbe dovuto riportare l’ordine, si rigirò le mani, innervosita lei pure turbata per aver solo sentito nominare il mito del Ragnarök.

‹‹Avremmo dovuto prevederlo!›› disse Starki il Forte. ‹‹Lo scorso inverno è stato terribile e spaventoso, e la neve è caduta abbondante in ogni parte, e il freddo è stato intenso e pungente! Fimbulvetr, l’inverno magicamente potente che annuncia il Ragnarök è già stato!››.

‹‹I segni sono inequivocabili!››. Gymir aveva riferito, prima dell’inizio del Consiglio che strani movimenti avevano interessato lo Jötunheimr, e più di una volta la terra aveva tremato. ‹‹Io ricordo il mito, e quando sentivo il frastuono che proveniva da sud, dalla direzione da Múspellsheimr, guardavo il mare per cercare di scorgere la nave Nagfal !››. (7)

‹‹Saranno liberi i mostri cosmici, Vánagandr e Jörmungandr ! (8) Fenrir avanzerà con le fauci spalancate e il serpe di Miðgarðr, suo fratello, gli sarà al fianco, soffierà tanto veleno che il cielo e la terra ne saranno contaminati e dagli occhi e dalle narici gli usciranno fiamme!››.

Hyoga si sporse verso Hilda e le parlò all’orecchio, mentre, a turno, ognuno interpretava gli avvenimenti l’avevano spinto a partecipare al Consiglio valutandoli come prove indiscutibili della terribile sciagura che stava per abbattersi sul mondo.

‹‹Ma è l’apocalisse! Lupi che divorano il sole e la luna e serpi che sputano fiamme…›› sorrise Hyoga.

‹‹Non scherzare›› rispose Hilda seria. ‹‹Il mito della fine del mondo è una realtà innegabile, e quando verrà il momento Odino condurrà gli dèi nello scontro con le forze del male guidate da Loki il dio degli inganni!››.

‹‹Hilda…per carità, non è possibile››.

‹‹Non temere, però. Non è ancora arrivato il momento della battaglia…L’avrei visto nella fonte di Mímir!››.

‹‹Il serpe è già arrivato!›› disse improvvisamente Oktar Il Cacciatore, sovrastando le voci di tutti.

Il braccio destro di Heremod prelevò da una borsa che aveva tenuto nascosta fino allora un oggetto piatto scintillante, e lo lanciò nel mezzo del tavolo di modo che tutti lo potessero vedere. Hilda si sporse sullo scranno, e molti uomini, valorosi guerrieri, si balzarono in piedi e sgranarono li occhi, atterriti.

‹‹Cos’è questo?›› chiese Víkarr.

‹‹Questa è una delle scaglie del serpe che devasta Äppelträdet Dalgång ! (9) Io stesso gliel’ho staccata con una spadata, l’unica volta che ho potuto vederlo, ma il serpe ha sputato le sue fiamme malvagie e sono stato ferito ad un braccio!›› sollevò la manica e mostrò un’estesa bruciatura che gli deturpava tutto il braccio destro. ‹‹Sarei morto, arso vivo dalle fiamme, ma il mio signore mi ha salvato! Per questo eroico gesto, è stato colpito dagli artigli del serpe, e solo per un miracolo, è riuscito ad evitare che gli tagliassero la gamba, che era marcita quasi fino all’anca!››.

‹‹Questa è una scaglia di drago…Un drago rosso!›› esclamò Óðr di Vanaheimr, passando una mano sulla placca ruvida. ‹‹Incredibile! Allora davvero s’avvicina la fine del mondo››.

Hyoga fissò attentamente la scaglia che, colpita dalla luce del sole pomeridiano, emanava riflessi rossastri in tutte le direzioni, e si stropicciò gli occhi. Si sforzò di ricordare se sapesse dell’esistenza di un pesce che potesse avere delle scaglie di quelle dimensioni, la placca era larga poco più una mano, ma non ne venne a capo.

‹‹Non traiamo conclusioni affrettate!›› provò a dire Hilda, cercando di mantenere un certo contegno.

Freyr si alzò per andare a prendere la scaglia e la girò più volte da un lato all’altro, poi la posò davanti a Hilda.

‹‹Mai visto niente di simile, Hilda!›› sussurrò preoccupato tornando a sedere.

‹‹Tutto è come nel mito!›› disse Hardradi di Duro Consiglio, appoggiato da Sigtrigg la Tempesta e dagli altri jarls norvegesi.

‹‹Il Lodbrok ha detto d’aver visto i giganti del ghiaccio, e con loro tutti i mostri partoriti da Hel! Il serpe è libero e presto arriveranno Fenrir, Skoll e Hati!›› disse Aun di Ranrike.

‹‹I lupi sono già in allarme!››. Gudrud dell’Heidmark si alzò in piedi rivolgendosi direttamente a Hilda. ‹‹Abbiamo sterminato decine di lupi che erano calati a valle per attaccare i nostri villaggi, come fossero impazziti! Avete sentito parlare dei finngálkn, i mostri metà animali e metà uomini? Alcuni uomini dicono di aver visto quelle creature aggirarsi di notte ai margini dei boschi! Per questo ero venuto a chiedere aiuto!›› disse rivolto al Consiglio.

‹‹Prima di tutto dobbiamo pensare al serpe!›› sbraitò Heremod. ‹‹Il suo alito fiammeggiante brucia la terra, e non riusciamo ad ucciderlo perché ha ali con cui scappare!››.

‹‹Risolveremo tutti i problemi, manteniamo la calma!››.

‹‹Come possiamo restare calmi, Hilda, quando le forze del male minacciano il mondo!››. Healfdene aveva dimenticato la caccia all’uomo e s’era infervorato per il nuovo pressante problema.

‹‹Agiamo ora, prima che Sutr guidi alla battaglia i figli di Múspellsheimr!›› aggiunse re Gymir.

‹‹I distruttori del Mondo forse sono già in marcia!››.

Hyoga, attonito, si fece piccolo sullo scranno, dopo aver ascoltato le incredibili storie sulla fine del mondo e sul fato degli dèi. Si aggrappò alla sua fede per non lasciarsi sconvolgere da quelle assurdità su mostri e demoni provenienti dal regno dei morti.

‹‹Il Ragnarök è ancora lontano, anche se tutti questi segnali c’inducono a credere diversamente!››. Hilda prese caparbiamente la parola e pregò che tutti occupassero il loro posto, e che l’ascoltassero senza interrompere prima di riprendere a discutere. ‹‹Lo scorso anno è passato un inverno terribile, ma non tanto peggiore degli altri! Fimbulvetr strazierà il mondo con bufere incontrollabili e micidiali, senza lasciare scampo! I lupi avranno attaccato i villaggi dell’Heidmark per assalire i capi di bestiame, Gudrud, non è la prima volta che lo fanno, è capitato anche ad Ásgarðr! Per quanto riguarda i finngálkn, prima di allarmarci, dovremmo catturarne almeno uno, per verificare la loro esistenza! Puoi agire come meglio credi, Gudrud!

‹‹Múspellsheimr è un regno lontano e ignoto, ma si dice che gli esseri di quel luogo abbiano contatti con i giganti, e questo non può portare che guai. Per quanto riguarda lo Jötunheimr, affido a re Gymir il compito di controllare i traffici sospetti. Ti chiediamo di pattugliare le coste, senza invadere il territorio dei tuoi rissosi vicini, e di mandare messaggeri che riferiscano in caso di movimenti sospetti. Puoi anche intervenire, in caso di necessità estrema, e se dovesse succedere, penso di parlare in nome di tutti, sarà menzionato con onore in questo Consiglio chi offrirà il suo aiuto e la sua collaborazione››. Gli jarls delle Terre Meridionali, soprattutto, approvarono con ampi movimenti della testa. Hilda lanciò un’occhiata severa ma distratta in direzione di Sámendill, poi riprese. ‹‹Con impegno da parte di tutti, forse non è lontano il giorno in cui riusciremo a depurare il mondo dalla minaccia dei giganti!››.

‹‹Gymir non riuscirà a svolgere da solo il suo compito d’osservatore. Þrúðheimr darà il suo appoggio alla sorveglianza dei giganti!›› sibilò Sámendill, cercando di far valere i suoi diritti.

‹‹Re Þjazi e io abbiamo avuto modo di affrontare l’argomento più di una volta, assieme a Gymir di Hlérberg. Dunque, Þrúðheimr sta già contribuendo, non temere Sámendill!››.

‹‹Come risolverai i nostri problemi, kvenna?›› chiese Mikka Lodbrok, indicando anche Heremod che sembrava alquanto seccato.

‹‹Da quale zona delle Norrland proviene la tua tribù, Mikka?››.

Il Lodbrok si grattò la testa. ‹‹Dall’estremo nord, oltre le miniere di Kiruna, dalla terra del sole di mezzanotte, sempre coperta di ghiaccio››.

Hilda si voltò verso Hyoga, e poi verso Freyr, chiedendo aiuto. Hyoga alzò le mani, e disse di non avere idea di come risolvere la situazione. Freyr propose una soluzione complicata e realizzabile in tempi molto lunghi.

‹‹Riunisci le tribù, e proponi di unire le forze. Era quello che avevi pensato, se non sbaglio? I Kainulaiset, i Ciudi, i Finni, i Merii…››.

‹‹Sarebbe questa la soluzione?›› borbottò Mikka.

‹‹Qual è il problema?›› s’informò Hilda.

‹‹Che non sarà facile, abbiamo tentato! Alcuni di questi popoli vivono troppo lontano! Esistono tante tribù, più di quante immaginiate, ma è facile trovarle: nessuna tribù si ferma spesso nello stesso luogo!››.

‹‹Intanto potrebbero aiutarti gli jarls delle Norrland›› suggerì Freyr.

Heremod sbuffò e Oktar il Cacciatore rise. ‹‹Abbiamo i nostri problemi! Orchi, orchetti, lupi, e il serpe! Come ci difenderemo, se mandiamo i nostri guerrieri nel Finnmark e in altre terre più lontane per combattere i giganti del ghiaccio?››.

‹‹È così che aiuti chi viene a questo raduno, kvenna?›› si lamentò Mikka, sfidando Hilda.

‹‹Non ho la soluzione immediata a tutti i problemi. Mi dispiace averti deluso, se lo credevi!›› rispose Hilda offesa.

‹‹Allora me ne vado! I Lodbrok se la caveranno ugualmente, con o senza il vostro aiuto!››.

‹‹Rimettiti seduto, Lodbrok!›› ordinò Hyoga. ‹‹Hai chiesto il parere del Consiglio, abbia la pazienza d’aspettare!››.

‹‹Sì! Il Consiglio ha trovato la soluzione ai nostri problemi, ›› disse Starki il Forte, ‹‹ e troverà il modo di aiutare le tribù!››.

‹‹Non c’è soluzione al problema dei giganti, se non quello di sterminarli!›› ruggì Víkarr di Agðir.

‹‹Occorrono troppi uomini e risorse per combattere contro quei mostri, e l’aiuto di Thor in persona!›› disse Healfdene. ‹‹Io lo so, perché ho sempre dovuto combattere con quegli esseri deformi!››.

‹‹Abbiamo tutti lo stesso problema, Healfdene›› tagliò corto Alf Gudrodarson, jarl nel Vestfold. ‹‹Le zone costiere sono costantemente minacciate dalle loro navi, ma sono in difficoltà maggiore le tribù, per il momento!››.

‹‹Ásgarðr non può assottigliare ulteriormente le file dei suoi soldati, inviandone altri nel Finnmark! Che sarebbe di noi se dovessimo affrontare un pericolo improvviso sguarniti di guerrieri?›› spiegò Freyr infervorandosi.

‹‹Forse potrebbero fare qualcosa gli Halogalandesi›› azzardò a dire Sigtrigg la Tempesta, cercando l’appoggio dell’altro jarl del Trondelag.

‹‹Forse sì›› disse, infatti, Hardradi di Duro Consiglio. ‹‹Halogaland è la provincia settentrionale più vicina al Finnmark. Potrebbe decidere d’intervenire ma, per quel che ne so, i guadagni dovranno essere alti. Lo jarl Ari fa il bello e il cattivo tempo ad Halogaland. La sua flotta è temuta e i suoi vichinghi sono agguerriti e avidi! Questo è quello che hanno imparato dal vivere in una terra desolata e inospitale, ad essere eccezionali navigatori e ad accumulare ricchezze per rendere più agevole la loro vita››.

Mikka fece una smorfia che mise bene in evidenza la cicatrice sul labbro e alzò le spalle.

‹‹Discuteremo di bottino dopo che avranno accettato di combattere con le tribù››.

‹‹Dovrete discuterne prima, o Ari non ti guarderà nemmeno in faccia!›› disse Sigtrigg.

‹‹Se davvero si può sperare negli Halogalandesi, forse sarà possibile radunare un buon numero di guerrieri per affrontare i giganti. Se manderai uno dei tuoi guerrieri Lodbrok ad Halogaland per parlare con lo jarl Ari, allora chiederò ad una squadra di uomini di accompagnarlo›› propose Freyr.

Mikka si lamentò, ma alla fine accettò l’aiuto. Suo figlio Lars si sarebbe recato nel Trondelag con Util e altri quattro guerrieri d’Ásgarðr, e di là sarebbero partiti alla volta di Halogaland su una nave di Hardradi di duro Consiglio. Se le trattative con Ari si fossero concluse felicemente, gli Halogalandesi avrebbe raggiunto le guarnigioni di guerrieri Svea mandate da Sveigdir a Kiruna, per poi unirsi alle Tribù che avessero deciso di collaborare.

Il sole stava precipitando velocemente verso le alte cime della catena montuosa, annunciando l’arrivo del crepuscolo. Entrarono nella Válaskjálf, silenziosi e rapidi, una decina di thraells che accesero le torce alle pareti, e sparirono immediatamente.

Le fiammelle accorciarono le ombre lunghe proiettate dalla luce del sole che tramontava, mentre ancora si discuteva su come affrontare l’ultimo dei problemi portato all’attenzione del Consiglio.

‹‹Questa scaglia è una prova dell’esistenza del mostro di cui parli, Heremod, senza dubbio… ma…non so cosa dire›› sospirò Hilda amareggiata.

La paura era cresciuta dopo che Oktar il Cacciatore, nel tentativo di sensibilizzare i presenti, aveva raccontato i terribili danni provocati dal drago.

Víkarr e gli altri jarls norvegesi non avevano aperto bocca, e avevano smesso di vantare la forza dei loro guerrieri, preferendo evitare di essere coinvolti. Sveigdir confabulava con i figli Harald e Knut, ma ripeté in più d’una occasione d’aver già promesso uomini e armi alle Tribù.

‹‹Sarà già un problema attraversare le Norrland senza essere attaccati da questo mostro!›› disse scherzando.

Sigtrigg e Hardradi avevano da pensare ai pirati che saccheggiavano le loro coste. Li aspettavano tempi duri e non potevano permettersi di disperdere le loro energie in altri affari. Þjazi di Þrúðheimr avrebbe inviato volentieri un contingente militare, ma Sámendill non sembrò d’accordo, e il vecchio re trovò una brillante spiegazione per giustificare l’incomprensibile rifiuto del figlio e per ritirare l’offerta di aiuto.

‹‹Io posso fare qualcosa›› disse Gymir. ‹‹Se mi darai tempo per tornare a Hlérberg e organizzarmi, sarò lieto di contribuire alla caccia al drago!››.

‹‹Il tuo compito è già stato deciso›› intervenne Hilda. ‹‹Non puoi sguarnire di guerrieri le tue terre. Il problema dei giganti è altrettanto pressante!››.

‹‹Il Vanaheimr è ancora un paese tranquillo e privo di problemi, e che Odino non mi punisca per aver osato dire tanto!›› disse Óðr. ‹‹Il Vanaheimr farà la sua parte. So dov’è Äppelträdet Dalgång e dov’è la tua dimora, e lì invierò i miei guerrieri, guidati da mio fratello Frøy››.

‹‹La tua proposta mi rende felice, Óðr›› rispose Heremod. ‹‹Ma sappi che molti valorosi guerrieri sono già morti, stritolati tra gli artigli del drago, o bruciati dal suo alito!››.

‹‹Metterli in guardia dei pericoli sarà la mia prima mossa, e sta sicuro che gli uomini che si presenteranno alla tua porta saranno i migliori che ho››.

Hyoga si era appassionato alle discussioni. A quella tavola sedevano uomini che avevano compiuto gesta incredibili, guerrieri che avevano nelle braccia centinaia di battaglia combattute per terra e per mare, e nelle gambe chilometri di strade percorse per raggiungere i porti più lontani.

Gli riusciva difficile credere che, con i mezzi a loro disposizione, quegli uomini avessero potuto viaggiare il mondo e tornare in patria per raccontarlo, ma gli oggetti preziosi portati in dono da alcuni jarl del sud, la dicevano lunga sulle mete raggiunte da quegli eccellenti navigatori e sulla vastità dei loro rapporti commerciali.

Ad Ásgarðr aveva conosciuto un mondo affascinante, ricco di misteri e miti, un mondo in cui la realtà e l’immaginazione potevano non avere limiti distinti. Al contrario di quanto aveva temuto, non c’era stato un solo momento in cui si fosse annoiato, e avrebbe potuto restare ad ascoltarli ancora per molte ore ancora, anche se il suo stomaco cominciava a reclamare cibo.

Invece, improvvisamente com’era cominciato, il Consiglio si chiuse, quando nessuno trovò più argomenti di conversazione che fossero degni d’essere presentati.

‹‹Sono ancora dentro?›› chiese lo jarl fermando uno dei soldati di Magni.

‹‹Sì›› rispose l’uomo. ‹‹Perché non ti hanno fatto entrare jarl?››.

Leif sospirò e alzò le spalle, lanciando un’occhiata all’uomo che gli stava vicino.

‹‹Non è saggio discutere le decisioni di Hilda, avrà avuto i suoi buoni motivi›› disse col sorriso. ‹‹Sarà per la prossima volta›› aggiunse congedando il soldato.

‹‹È naturale che non ti abbia voluto›› spiegò l’uomo vestito di nero. ‹‹Molti guerrieri che partecipano al Consiglio hanno combattuto nella Guerra Bravica, contro tuo padre››. C’era una nota di sarcasmo nella voce dell’uomo che irritò Leif.

‹‹Comunque, Sámendill è dentro. Ci riferirà quando si è detto›› disse lo jarl sbrigativamente.

‹‹È potuto entrare solo per via del vecchio›› aggiunse l’uomo in nero. ‹‹Altrimenti sarebbe restato fuori, proprio come te!››.

‹‹Già››.

‹‹Cos’hai saputo del Landvarnarmaðr?››.

‹‹Niente di nuovo. Ho visto Magni solo stamattina, e Hilda e gli altri sono ancora chiusi dentro la Válaskjálf›› farfugliò Leif. ‹‹Vedrò d’incontrarlo, di parlargli. Lo incontreremo alla festa, così ci faremo un’idea di che uomo è››.

Note

  1. Il circolo polare artico.
  2. I vichinghi avevano un particolare rispetto per la proprie armi e spesso le chiamavano con nomi poetici, soprattutto le spade, che poi erano quelle più amate dai guerrieri.
  3. Svartálf: singolare di Svatálfar: elfo scuro.
  4. La Scania, nella Svezia meridionale.
  5. Sigurðr, ‹‹custode della vittoria››, è l’eroe nordico per eccellenza, noto alla tradizione continentale come Sigfrido. Fáfnir si trasformò in drago per proteggere il tesoro del nano Andvari. La leggenda narra che Sigurðr lo uccise e che divenne invulnerabile bagnandosi col suo sangue.
  6. Ragnarök, ‹‹fato degli dèi››. Tale è la comune definizione della fine del mondo nell’area nordica.
  7. Quando si compirà il fato degli dèi, la nave Nagfal, costruita con le unghie dei morti, salperà da Múspell, e sulla nave tutte le potenze del male andranno alla battaglia con gli dèi guidate da Loki.
  8. Rispettivamente, Fenrir il lupo e il serpe di Miðgarðr.
  9. La vallata dei meli. È la provincia delle Norrland da cui provengono re Heremod e Oktar il Cacciatore.