CAPITOLO SECONDO. ARES, DIO DELLA GUERRA.

Immense vampate di fuoco stavano divorando l’Olimpo, isterilendo la verdeggiante erba del Sacro Monte, impregnando l’intero suolo del velenoso e malvagio cosmo del loro Signore, il possente Dio che della Guerra aveva fatto la ragione stessa della sua esistenza, della sua essenza. Ares era il suo nome, figlio di Zeus e di Era, spirito della Battaglia e Dio senza misericordia, il meno amato dalle popolazioni libere, per la sua indole violenta e sanguinaria, idolatrato invece dai suoi oscuri seguaci e dagli uomini e dalle creature dall’animo corrotto e malvagio.

"Sei dunque tornato, figlio?" –Commentò Zeus, seduto sull’alto trono della sua Reggia. Ma alle sue orecchie non giunse risposta alcuna, soltanto una maligna e profonda risata, che risuonò nell’etere, smuovendo l’indistinta massa di energia che si trovava ai piedi della scalinata della Sala del Trono.

"Non sono qua fisicamente!" –Rispose infine un’indistinta voce. –"Non ancora! Ma verrò presto a prendere il mio trono! Il trono che mi spetta come Signore Supremo della Guerra!"

"Cinquecento anni confinato nel limbo della dimenticanza non hanno cambiato la tua indole, né placato la tua ambizione, a quanto vedo!" –Commentò Zeus, con un sospiro.

"Tutt’altro!" –Rise Ares. –"L’hanno irrobustita! Mi hanno irrobustito! Aumentando la mia forza, solidificando le mie intenzioni, più bellicose che mai, ed eliminando completamente ogni traccia di dubbio o di compromesso dal mio animo!"

"Ed ogni sentimento… immagino…" –Commentò Era, intervenendo per la prima volta.

"I sentimenti non aiutano in battaglia, madre!" –Replicò Ares, e a Era non sfuggì lo sdegno con cui le parlò. –"Solo un guerriero forte e deciso può sopravvivere all’oscura epoca che sta giungendo!"

"E tu saresti quel guerriero?" –Esclamò Zeus. –"Tu, Ares Brontoloigos, il distruttore di uomini?! Tu, Ares Miaiphonos, dalle mani macchiate di sangue?!"

"Io piegherò questo monte, estirpando la sua maledetta erba, e la tua stirpe bastarda!" –Sibilò Ares, dando libero sfogo alle vampate incandescenti del suo cosmo, che invasero l’intera Sala del Trono e la Reggia di Zeus. –"Sterminerò i tuoi Cavalieri, e quelli della tua idealista figlia, piantando le loro teste su lance acuminate e usandole come proiettili infuocati da lanciare contro queste mura con le mie catapulte infernali! E quando arriverò qua, per prendere le vostre misere vite, mi supplicherete di non uccidervi, vi prostrerete ai miei piedi, disperati e con l’animo distrutto, mi adorerete come si confà ad una vera Divinità!"

"Tu vaneggi!" –Fu la risposta di Zeus, che senz’altro aggiungere concentrò il cosmo sulla mano destra, liberando un guizzante fulmine energetico che si schiantò sull’emanazione cosmica del Dio della Guerra, senza produrre alcun risultato, non essendo Ares presente fisicamente sull’Olimpo, ma liberando la sala dalla sua nefasta presenza. Le vampe incandescenti si ridussero di intensità, fino a scomparire, mentre alle orecchie dei Signori degli Dei giunsero le ultime parole di Ares.

"La Grande Guerra è iniziata! Nel segno di una sanguinosa vendetta desiderata da millenni! Ah ah!"

Zeus si sedette nuovamente sul trono, mentre la confortante mano di Era si posava sul suo braccio, per rincuorarlo, nonostante l’evidente tensione che regnava anche nella Regina degli Dei.

"Non finirà mai, vero?" –Commentò una voce, proveniente dall’ingresso della grande stanza.

Zeus e Era fissarono l’entrata, il grande portone abbattuto da Ares, sopra il quale erano in piedi una decina di Cavalieri, preoccupati ma anche determinati a superare questa nuova minaccia.

"No, Phantom!" –Rispose il Signore degli Dei. –"Almeno non adesso!" –Aggiunse, chiedendosi a quali orribili massacri si sarebbe abbandonato suo figlio.

Mentre lo spirito di Ares conversava con Zeus nella Sala del Trono, una truppa dalle scarlatte armature raggiunse il Grande Tempio di Atene, senza incontrare resistenza alcuna. I guerrieri superarono quel che restava delle vecchie mura perimetrali, incamminandosi a marcia forzata lungo la via principale, passando tra rovine di case distrutte e resti di armi abbandonate, segni evidenti di una recente battaglia che vi si era combattuta.

"Poveri sciocchi!" –Commentò l’uomo che guidava l’assalto. Era un moretto dai capelli corti, non troppo alto e dal fisico atletico, ricoperto da una splendente, quanto inquietante, Armatura Divina, che dava l’idea di mortali fiamme infernali che salgono verso il cielo, quasi per afferrare un pezzo di infinito a loro negato. Flegias, il Rosso Fuoco, figlio di Ares.

"Bruciate tutto!" –Ordinò lo spietato guerriero. –"Non risparmiate niente e nessuno! Che il marchio di Ares venga impresso su quest’empio santuario che ha osato opporsi al nostro potere!"

"E i Cavalieri di Atena, mio Signore? Dove sono?" –Chiese un guerriero.

"I sopravvissuti curano le loro ferite sull’Olimpo, martoriati da un’estenuante guerra che li ha indeboliti, e lasciati scoperti!" –Sogghignò Flegias, ripensando alla perfezione del suo piano.

I berseker distrussero tutto ciò che trovarono sul loro cammino, demolendo le costruzioni rimaste, abbattendo statue e appiccando il fuoco ovunque, in una mortale processione di crudeltà. Arrivati a ridosso della Collina della Divinità, i guerrieri di Ares diressero le loro attenzioni verso un gruppo di costruzioni che, lo percepivano chiaramente, erano ancora abitate, popolate dagli ultimi superstiti del Grande Tempio. I feriti durante l’assalto di Eos e dei Cavalieri Celesti, insieme alle Sacerdotesse che di loro si stavano prendendo cura e agli ultimi difensori rimasti.

"Ecco le nostre prede!" –Ghignò un uomo, srotolando la ferrosa catena della sua palla chiodata.

"Umpf... infermi e fanciulle…" –Commentò un altro, che brandiva un’ascia. –"Perderemo la forma contro di loro!"

"Poche chiacchiere, ed eseguite gli ordini!" –Li zittì Flegias, ordinando di assalire l’ospedale.

Mentre la carica dei berseker si dirigeva verso la costruzione, cinque ragazzi ne vennero fuori, un po’ malconci e con le armature in parte distrutte, lanciandosi contro di loro, per difendere l’infermeria.

"Uh?!" –Restò sorpreso, il guerriero dalla palla chiodata.

"I Cavalieri di Atena!" –Intervenne un altro.

"Esatto, invasori del Grande Tempio!" –Esclamò uno dei ragazzi, con aria determinata. –"Siamo i Cavalieri della Dea della Giustizia, il cui santuario avete irrispettosamente profanato!"

"Non farci ridere, ragazzino!" –Lo derise un berseker. –"Ti reggi in piedi per miracolo, nonostante il tuo corpo sia pieno di ferite e il tuo cosmo sia uno sputo nel cielo! E osi permetterti un tono simile?! Contro di noi, i berseker del Sommo Ares?!"

"A… Ares?!" –Mormorarono i Cavalieri di Bronzo, sconcertati. Ma uno di loro, stringendo i pugni, li incitò a reagire. –"A qualunque divinità siate votati, pagherete il vostro affronto, sgherri di un Dio malvagio!" –Tuonò il ragazzo dai capelli castani, bruciando il proprio cosmo.

I compagni fecero altrettanto, mentre all’interno dell’ospedale le Sacerdotesse e i feriti si stringevano impauriti gli uni alle altre, confidando che il potere di Atena li avrebbe protetti.

"Sono Asher dell’Unicorno!" –Esclamò il ragazzo che finora aveva parlato.

"E noi siamo…" –Intervenne Geki, ma una decisa voce maschile li interruppe.

"So già chi siete!" –Esclamò Flegias, avanzando in mezzo al mucchio di berseker, che subito si scansarono al passaggio del loro Comandante. –"E so anche che non valete niente!"

"Che cosa? Ma come osi?" –Tuonò Aspides dell’Idra.

"Basterà un dito per spazzarvi via!" –Sibilò Flegias, concentrando il cosmo sull’indice destro.

"Maledetto!" –Urlarono Black e Ban, scattando avanti.

"Nooo… Fermiii!!!" –Gridò Asher, ma era troppo tardi.

Un lampo di luce rossastra sprigionò dal dito di Flegias, travolgendo i due Cavalieri di Bronzo e scaraventandoli lontano, contro le mura dell’ospedale, facendole crollare su di loro, e provocando grida e panico tra i rifugiati al suo interno.

"Non si sporchi le mani con loro, mio Signore, li lasci a noi!" –Esclamò il guerriero dalla palla chiodata. –"Li uccideremo tutti! Così!" –E nel dir questo roteò la catena sopra di sé, prima di scagliarla avanti.

Asher, Geki e Aspides scattarono in direzioni diverse, per evitare l’affondo del berseker, ma vennero comunque colpiti, essendosi la sfera chiodata moltiplicata in infinite copie. Altri guerrieri si fecero avanti, brandendo lance e spade, e lanciandosi senza pietà alcuna sui Cavalieri di Bronzo. A nulla servirono la tenace passione che i cinque ragazzi misero nel difendere l’ultimo nucleo del Grande Tempio, a nulla servì la loro disperata preghiera per Atena. Tutti vennero travolti, infilzati dalle acuminate lance dei berseker, stritolati dalle nere catene o abbattuti dai loro scudi.

"Ma... maledizione…" –Urlò Asher, rimettendosi in piedi un’altra volta, mentre il suo corpo era dilaniato da mille ferite sanguinanti. –"Brucia cosmo dell’Unicorno! Fino ai limiti estremi!" –E un’aura violetta, dalle argentee sfumature, circondò il suo corpo, permettendogli di distruggere le frecce avvelenate che i suoi nemici gli stavano scagliando contro. –"Vai, Corno d’Argentooo!" –Urlò, liberando il suo attacco energetico.

Esso travolse un gruppetto di berseker che si era fatto avanti, permettendo a Geki e agli altri di rimettersi in piedi, ma fu solo una vittoria effimera, che non riuscì a cambiare le sorti della battaglia.

Flegias, rimasto in disparte ad assistere al massacro, scatenò la sua tremenda Apocalisse Divina, investendo i cinque Cavalieri di Bronzo, i cui corpi martoriati si schiantarono a terra, provocando ampie fosse chiazzate di nobile sangue. Un secondo colpo fece saltare in aria l’ospedale, annientando le ultime speranze dei fedeli di Atena, mentre i berseker si avventavano sui corpi inermi dei Cavalieri di Bronzo, affondando in essi le loro lame.

Con un ultimo mastodontico sforzo, Geki si rimise in piedi, ruggendo come un’orsa, dimenandosi come una fiera, afferrando uomini per il collo, per le braccia, e gettandoli via, mentre le lance acuminate dei guerrieri di Ares gli sfondavano il petto.

"Kiki!!!" –Urlò Geki, mentre anche Aspides, Black e Ban si rialzavano. –"Portalo via! Adesso!"

Il fratellino di Mur, che era rimasto nascosto dentro l’ospedale, e si era salvato per miracolo dal crollo della costruzione, intuì le intenzioni di Geki, le stesse che il Cavaliere dell’Orsa gli aveva segretamente comunicato qualche ora prima.

"In caso di bisogno, tu dovrai salvarlo! E portarlo da Atena, affinché sappia cos’è accaduto e sappia che i suoi Cavalieri sono caduti con onore!" –Gli aveva detto, con occhi lucidi, ma non disperati.

Kiki aveva annuito, consapevole della grande responsabilità che gravava sulle sue spalle, e preoccupato come non mai alla possibilità di una nuova guerra. Una guerra che, lo sapeva anche lui, non era lontana dal manifestarsi, sentendo cosmi inquieti agitarsi per la Grecia.

"Morite!" –Tuonò Flegias, ordinando ai suoi cento berseker la carica finale.

"Atenaaaa!!!" –Urlarono Geki, Aspides, Black e Ban, bruciando l’ultima traccia di cosmo che albergava dentro di loro. –"Ragazzi, nooo!!!" –Gridò Asher, mentre Kiki lo afferrava per un braccio.

Le porte dello spaziotempo vibrarono per un secondo, proprio mentre una scure affilata si abbatteva sull’Unicorno. In un lampo di luce Kiki e Asher scomparvero, venendo feriti soltanto di striscio, ma furono comunque raggiunti dal Divino Cosmo di Ares, che martellò la loro mente sconvolta.

Flegias non se ne curò troppo, spazzando via gli ultimi difensori con una nuova Apocalisse Divina. Il Grande Tempio era adesso nelle sue mani, nelle sapienti mani di un uomo che ne avrebbe fatto dono al suo Signore, l’unico vero Dio a cui la sua esistenza era consacrata: la Guerra.

Tutti sull’Olimpo sentirono arrivare i due Cavalieri di Atena, e lo stesso Zeus li aiutò a superare i campi difensivi del Sacro Monte e a teletrasportarsi direttamente alla Reggia di Zeus, dove Kiki e Asher apparvero pochi istanti dopo. Il fratello di Mur reggeva il corpo sanguinante dell’Unicorno, ferito in più punti e con le lacrime agli occhi per aver perso i suoi vecchi amici.

"Asher!" –Esclamò Sirio il Dragone, avvicinandosi al ragazzo, per sorreggerlo.

Andromeda fece altrettanto, mentre i Cavalieri d’Oro presenti si guardavano sconvolti, riconoscendo che le loro tremende previsioni avevano trovato realtà.

"Che cosa è successo?" –Domandò Zeus, affiancato da Era e dal suo Luogotenente.

"A… Ares... hanno attaccato il Grande Tempio!" –Balbettò Asher. –"Distrutto ogni cosa... fatto strage di…" –E con le lacrime aggiunse. –"…di Cavalieri!"

Sirio e Andromeda ebbero un singulto, mentre anche gli altri Cavalieri espressero il loro rammarico, e la loro rabbia nei confronti del Dio della Guerra.

"La vendetta di Ares è infine giunta!" –Commentò Zeus. –"Il Grande Tempio di Atena è stata la sua prima mossa… la prossima sarà l’Olimpo!"

"Dobbiamo fermarlo!" –Esclamarono Phantom e Giasone.

"Quel bastardo…" –Commentò Phoenix, stringendo i pugni con rabbia.

"Frena la tua collera, Ikki di Phoenix!" –Lo fermò Mur dell’Ariete, dispiaciuto quanto gli altri, ma determinato a non lasciarsi vincere dall’angoscia. –"Ares non è nemico di poco conto e qualunque mossa decideremo di fare dovremo prima valutare ogni opzione, per non rischiare avventatamente!"

"Mur ha ragione!" –Intervenne Libra. –"Dobbiamo agire con prudenza!"

"Ma cosa volete valutare?" –Si lamentò Phoenix. –"Ares vuole distruggere tutti noi, e noi dobbiamo combatterlo, se non vogliamo essere travolti dalla sua furia!"

"Ares vuole voi!" –Commentò Asher con un filo di voce. Tutti i presenti si voltarono verso il Cavaliere dell’Unicorno, appoggiato a Sirio e ad Andromeda. Aveva il volto deturpato da una lunga ferita sanguinante, e lo sguardo perso, ma respirando a fatica riuscì a parlare nuovamente.

"Prima di andarcene dal Grande Tempio, Ares ci ha mandato un messaggio! Impresso a fuoco nella nostra mente!"

"È vero! L’ho sentito anch’io! E per un momento ho pensato che volesse impedirci di lasciare il Grande Tempio!" –Urlò Kiki.

"E cosa ha detto?" –Chiese Scorpio.

"Poche parole…" –Esclamò Asher, e in quel momento gli parve di sentire la voce del Dio tuonare dentro il suo corpo. –"Se Pegasus e i suoi quattro compagni hanno a cuore il tempio della loro Dea, che vengano da me, loro soltanto, che vengano a riprenderselo! O lo trasformerò in un luogo sacrificale, dove gli immacolati corpi dei loro cari verranno offerti in dono al Dio Supremo della Guerra, come agnelli sull’altare di Cristo!"

"Immacolati corpi?!" –Balbettò Andromeda, non capendo. –"Che cosa significa?"

"Credo che Ares voglia giocare duro! Ha deciso di colpirci sul vivo, mirando ai nostri sentimenti!"

"E questo che significa, Grande Mur?" –Chiese Sirio, mentre un lampo di paura si fece strada nella sua mente. –"Maestro…" –Aggiunse, rivolgendosi a Dohko.

Il Cavaliere della Bilancia annuì con il capo, avendo capito, anch’egli, a cosa Ares si riferisse.

"Fiore di Luna!!!" –Urlò Sirio.

"Calmati Sirio! Non ci sono prove certe al riguardo!" –Replicò Dohko. –"La foschia che avvolge l’Olimpo limita anche i nostri sensi e, considerando che Fiore di Luna non possiede un cosmo, non sono nelle condizioni per capire se effettivamente si trovi ancora ai Cinque Picchi!"

"È probabile che quello di Ares sia solo un tentativo di metterci paura!" –Commentò Scorpio. –"Colpendo i nostri sentimenti, per spingerci a gesti avventati! In fondo… ci conosce a malapena! Come può sapere chi sono i nostri parenti, o le persone che abbiamo care?!"

"Qua ti sbagli, Cavaliere di Scorpio!" –Intervenne Phantom dell’Eridano Celeste. –"Ares forse non vi conosce, ma qualcun altro sì! Qualcuno che ha passato mesi ad osservare le vostre gesta, tramando nell’ombra ai danni vostri e del Monte Olimpo! Qualcuno che, ahimè, ha più frecce al suo arco di quante mai avremmo immaginato!"

"Flegias!" –Continuò Giasone, confermando le supposizioni del compagno. –"Egli ha seguito le vostre mosse, sia quando combattevate contro Asgard, Apollo, Nettuno e Ade, sia in seguito, quando sotto l’effetto del Talismano della Dimenticanza assaporavate deliziosi momenti di una vita normale, priva di guerre! È stato lui ad ordinare ai Ciclopi Celesti di raggiungere i Cinque Picchi e Luxor per uccidervi, prima che aveste la possibilità di recuperare la memoria!"

"Lui sa come arrivare a voi, Cavalieri di Atena!" –Esclamò Phantom, avvicinandosi a Sirio e ad Andromeda, e sospirando dispiaciuto. Per qualche secondo nessuno parlò, riflettendo sulla strategia da mettere in atto, finché una cristallina voce maschile non risuonò nell’intero stanzone celeste.

"Se Ares vuole noi, non lo faremo certamente attendere!"

Tutti i presenti si voltarono verso un corridoio laterale, da cui spuntarono due figure, tenendosi per mano. Un ragazzo dai corti capelli castani, affiancato da una fanciulla dai lunghi capelli viola.

"Pegasus!" –Esclamò Andromeda, sorridendo alla vista dell’amico, e della sua Dea.

"Atena!" –La chiamò Zeus, felice nel vederla finalmente in piedi.

"Padre!" –Esclamò Isabel, incamminandosi verso di lui, reggendo in mano lo Scettro di Nike.

"Come stai, figlia mia?" –Domandò il Dio, osservandola nella sua fragile ma incantevole bellezza.

"Molto meglio, grazie, e lo devo alle tue cure, al tempo che hai dedicato a prenderti cura di me! E dei miei Cavalieri!" –Rispose Atena, inginocchiandosi di fronte al Signore degli Dei. –"E di questo ti sono grata, oh potente Zeus!"

"Era il minimo che potessi fare, Atena!"

"Avrei voluto che il nostro incontro in quest’epoca avvenisse in circostanze più felici!" –Commentò Atena, rialzandosi. –"Ma a quanto pare ci è stato negato! Crono prima, e Ares adesso, minacciano la pace sulla Terra, ed è mio dovere combattere affinché la libertà e la giustizia trionfino!"

"Questa guerra non appartiene a te soltanto, Atena!" –Rispose Zeus, lasciando vagare lo sguardo per la grande sala. –"È stata dichiarata guerra a tutti gli esseri viventi, una guerra che Ares ha intenzione di combattere fino in fondo, con ogni mezzo possibile, con ogni mezzo atto a conseguire il suo scopo finale! Quello di dominare sul mondo intero dall’alto dell’Olimpo!"

"E noi non ci tireremo indietro, Sommo Zeus!" –Esclamò la voce decisa di Pegasus, facendo voltare nuovamente il Dio. –"Troppo dipende da noi in questo momento, e grandi sono le responsabilità che gravano sulle nostre spalle, ultimi custodi di una pace mai giunta! Ma per quanto terribili e spietati siano i nostri avversari, non ci faremo da parte, non ci faremo vincere dall’angoscia, dalla disperazione, da quel senso di impotenza che Ares vorrebbe istillare nei nostri cuori, danneggiando il nostro animo di Cavaliere!"

"Pegasus ha ragione!" –Lo affiancò Phoenix. –"Se Issione aveva soltanto un decimo della volontà di dominio di Ares, allora faremmo bene a sbrigarci, ad indossare le nostre armature e a correre al Grande Tempio, per dargli una bella lezione!"

"Impetuoso cuore il tuo, Ikki di Phoenix!" –Commentò Zeus. –"E forse non completamente cosciente della devastante potenza distruttrice del Dio della Guerra!"

"Ne sono cosciente, mio Signore!" –Rispose il ragazzo. –"Ma so anche che da noi, dalla nostra capacità di reagire, dipende la salvezza dell’intera Terra, di quella splendida Terra piena di mille opportunità! E per quanto a me la più grande credo che sia stata negata, ho ancora troppi motivi per non rinunciare a vivere!" –Zeus sorrise per un momento, colpito dalle parole dei Cavalieri di Atena, mentre il caldo tocco della mano della sua sposa, Era, sfiorava il suo robusto braccio.

Sirio, Andromeda, Phoenix e Pegasus si riunirono al centro del celeste atrio, proprio dove Atena, tre giorni prima, aveva lasciato Phoenix e Castalia, per entrare da sola all’interno della Sala del Trono, sperando di evitare un sanguinoso conflitto. Ma aveva fallito, e adesso un nuovo nemico minacciava la libertà delle genti libere della Terra, obbligando i Cavalieri ad una nuova battaglia. Una battaglia alla quale non si sarebbero certamente tirati indietro.

I quattro amici convennero che, per il momento, avrebbero dovuto accettare le condizioni imposte loro da Ares. Se realmente il Dio della Guerra e i suoi figli avevano catturato Fiore di Luna e le altre persone a loro care, imprigionandole, era loro dovere correre a salvarle, liberando anche il Grande Tempio di Atena dalla nefasta presenza dei loro nemici.

Patricia! Si stava rodendo il fegato Pegasus, stringendo i pugni per non esplodere. Se Ares ha osato levare un dito contro di te, se ti ha fatto del male… io… io… lo ucciderò con le mie stesse mani! Una mano amica gli sfiorò una spalla, leggendo i suoi pensieri e sorridendogli, incitandolo ad essere forte, a non lasciare che la rabbia divori la propria ragione, spingendolo a cedere al lato oscuro.

"Conosci il tuo dolore!" –Disse Phoenix. –"E controllalo! Può essere utile alleato in battaglia! Ma non lasciare mai che domini, non lasciare che prenda il sopravvento! O non ne usciresti vivo!"

Pegasus sorrise, ringraziando l’amico per l’appoggio. Chi meglio di lui può sapere cosa significa perdere la persona amata? Chi meglio di Phoenix può comprendere il dolore e la frustrazione nel sentirsi impotenti di fronte alla morte? La voce di Scorpio richiamò Pegasus alla realtà.

"Non siate frettolosi, Cavalieri dello Zodiaco! Siete ancora coperti dalle ferite dell’ultima battaglia, e già volete correre a rischiare la vita in una truculenta guerra?"

"Arde in noi, Scorpio, il fuoco della speranza!" –Commentò Sirio. –"Della speranza delle genti libere di vedere nuovamente la luce del sole, la luce di un domani!"

"Piuttosto, il problema fondamentale sono le nostre armature!" –Disse Andromeda. –"Per quanto si autorigenerino, dopo lo scontro con Crono erano messe molto male, danneggiate in più punti!"

"Stesso discorso vale per le nostre vestigia!" –Esclamò Phantom, mentre anche Giasone annuiva.

"A questo proposito…" –Risuonò la voce del Sommo Zeus. –"Mi sono permesso di affidare ad un amico il compito di ripararle!" –I Cavalieri sgranarono gli occhi, sorpresi dall’affermazione del Dio, che spiegò loro che Efesto, nell’Olimpica Fucina del Monte Etna, era al lavoro per riparare le loro armature, che adesso, grazie all’abile mano del Fabbro degli Dei, saranno ulteriormente rafforzate.

"E pronte per essere messe alla prova!" –Sbatté i pugni Pegasus, mentre la sua mente vagava via, al di là del Sacro Monte, perdendosi nella sterminata terra sotto di esso, e chiedendosi disperatamente come stesse sua sorella Patricia.