CAPITOLO VENTISETTESIMO: L’INIZIO DI UN’AMICIZIA.

Dopo essere usciti in fretta dalla Sesta Casa di Virgo, i Soldati africani, guidati adesso da Aspide, l’ultimo dei cinque Guerrieri Egizi che avevano accompagnato il Comandante Upuaut ad Atene, si affrettarono lungo la bianca scalinata di marmo, diretti verso le Case superiori. La Settima, come previsto, la trovarono vuota, ma all’Ottava furono costretti a fermarsi.

Appena entrati nella Casa dello Scorpione, i Guerrieri Egizi furono immediatamente bloccati. Sentirono come una strana forza che faceva vibrare i loro corpi ed impediva loro di andare avanti. Spaventati, videro onde di energia di colore arancione roteare intorno a loro ed aumentare progressivamente di intensità, prima di esserne travolti ed esplodere in grida di dolore, ritrovandosi paralizzati ed impossibilitati a muoversi.

"Cosa avete da starnazzare?" –Esclamò un’acuta voce di ragazzo. –"Non conoscete le tecniche di caccia degli Scorpioni?"

I Guerrieri Egizi guardarono avanti, nonostante fossero ancora paralizzati e vittime delle onde di energia, incrociando lo sguardo di un ragazzetto, di dodici anni, non di più, ricoperto da una dorata armatura, splendidamente rifinita, simboleggiante lo Scorpione. Milo di Scorpio, il Cavaliere d’Oro Custode dell’Ottava Casa.

"Prima di uccidere le loro prede, gli Scorpioni sono soliti paralizzarle, bloccare i loro movimenti, fermare le loro attività!" –Esclamò Scorpio, fermandosi al centro del salone. I suoi occhi brillarono di un’accesa luce arancione, mentre centinaia di onde energetiche, a forma di cerchi concentrici, partivano dal suo viso. –"Onde di Scorpio!!!" –Gridò, aumentando l’intensità del suo attacco.

Molti Guerrieri Egizi, travolti dall’impeto energetico delle Onde di Scorpio, cedettero, venendo scaraventati indietro o crollando esanimi a terra, ma altri cercarono di resistere, incitati dalla voce del Guerriero che fino all’Ottava Casa li aveva guidati, prendendo il posto di Upuaut come Comandante.

"Non permetterete ad un ragazzino di sconfiggervi, voglio sperare!" –Esclamò una sibilante voce maschile, avanzando in mezzo ai Guerrieri immobilizzati.

"Uh?!" –Mormorò Milo, osservando l’uomo procedere verso di lui, incurante delle Onde di Scorpio che gli inviava contro.

Era un uomo molto alto, di almeno due metri, ricoperto da un’armatura marrone, con ampie chiazze gialle, simile alla squamosa pelle di un serpente. Il copricapo raffigurava una testa di serpente, ampia come quella dei cobra egiziani, con i dentini in bella mostra, quasi fossero pronti per mordere la propria preda. Il viso era maschile, segnato da una cicatrice sull’occhio destro, che lo sfigurava un po’, rendendolo ancora più inquietante. I capelli erano radi, di un color grigio spento, ed erano in parte coperti dal copricapo.

"Come puoi resistere? Come puoi non sentire le paralizzanti onde dello Scorpione?" –Chiese Milo, con gli occhi sgranati dalla sorpresa.

"Il mio corpo, ed il mio sangue, sono ben immuni dal tuo veleno, Cavaliere d’Oro di Scorpio!" –Rispose l’uomo, fermandosi di fronte a lui. –"È ben singolare coincidenza che tocchi a me, l’Aspide Sacro, affrontarti! A me che di veleno sono intriso, al punto da non sentire più il dolore, neppure con un ago conficcato nel cuore!"

"Non un ago qualunque ti trafiggerà il cuore, Guerriero Egizio! Ma l’Ago dorato dello Scorpione!" –Esclamò Milo, cercando di mantenere la calma, per quanto l’imperturbabile sicurezza di quell’uomo, che aveva saputo resistere alle Onde di Scorpio, senza riportare danno alcuno, lo infastidisse e lo mettesse a disagio. –"La Cuspide Scarlatta!" –Gridò infine il Cavaliere d’Oro, sollevando l’indice destro.

L’unghia del suo dito si allungò, diventando rossa fiammante, e su essa brillò una violenta luce, che Milo diresse verso il torace del Guerriero Egizio, trapassandolo poco dopo. Aspide lo lasciò fare, quasi divertito, ed osservò un sottile fascio di energia bucarlo sul torace, senza provocare in lui danno alcuno. Sorrise, con un ghigno perverso, sollevando nuovamente lo sguardo verso il Cavaliere di Scorpio.

"Non… non è possibile!!!" –Esclamò il ragazzo, incredulo. –"Dovresti cadere a terra, contorcerti dal dolore, a causa del veleno penetrato nel tuo corpo!!!"

"Veleno, dici?" –Ironizzò Aspide. –"A me è sembrata la puntura di una zanzara! La puntura di un insetto fastidioso, da schiacciare all’istante!" –Aggiunse, con un ghigno malefico. Concentrò il cosmo sulla mano destra e poi la rivolse contro Scorpio, scaraventandolo indietro, avvolto in un globo di incandescente energia che esplose poco dopo, facendo schiantare il ragazzo contro una colonna.

Quindi Aspide si voltò verso i Soldati Egizi, che lentamente si stavano rimettendo in piedi, ancora frastornati per la batosta ricevuta.

"Avete intenzione di accamparvi qua per la notte?" –Li schernì Aspide. –"Alzatevi e seguitemi! Le Stanze del Sacerdote sono vicine!"

"Voi non andrete da nessuna parte!" –Esclamò Scorpio, rimettendosi in piedi. –"Dovessi morire nel fermarvi, ma voi non uscirete dall’Ottava Casa!"

"Stai attento a ciò che chiedi, ragazzino! Perché potrebbe diventare realtà!" –Ironizzò Aspide, osservando il giovane Cavaliere d’Oro avanzare verso di lui.

Scorpio non si curò delle sue parole, bruciando il proprio cosmo dorato e scattando avanti, verso i Guerrieri Egizi che si erano rimessi in piedi ed avevano sfoderato le loro Spade del Sole Nero. La velocità guizzante del Cavaliere d’Oro li travolse, ed essi non riuscirono ad evitare di essere colpiti, di essere punti dall’avvelenato ago dello Scorpione.

"Aaaah!" –Gridarono in molti, cadendo a terra, con un piccolo foro sul petto o sulle gambe. Sentirono il loro sangue ribollire, in preda a un forte delirio che pareva attraversare il loro corpo.

"Stupidi!" –Mormorò Aspide, prima di fronteggiare l’assalto del Cavaliere d’Oro, che lo aveva sorpassato, caricando i suoi Guerrieri, e adesso si era nuovamente lanciato su di lui.

"Cuspide Scarlatta!!! Colpisci!!!" –Gridò Scorpio, scagliando contro Aspide ben tre sottili raggi di energia, che raggiunsero l’uomo, trapassandolo in tre punti, sulle gambe e alle ginocchia, senza produrre anche quella volta alcun risultato significativo. –"Non può essere!" –Esclamò incredulo.

"Ancora non accetti l’evidenza, Cavaliere d’Oro di Scorpio?" –Ironizzò Aspide. –"Sei piuttosto duro ad intendere! Ma lascerò correre perché sei soltanto un bambino!"

"Un bambino?! Come ti permetti?!" –Esclamò Scorpio, colpito nell’orgoglio. –"Anche se ho soltanto dodici anni sono perfettamente in grado di adempiere al mio dovere, per questo sono stato nominato Cavaliere d’Oro!"

"Continua ad infastidirmi e passerai alla storia come il Cavaliere d’Oro che meno si è fregiato di tale titolo!" –Sbuffò Aspide, ma Scorpio parve non ascoltarlo e caricare nuovamente l’indice della mano destra. –"Mi hai stancato, ragazzino!" –Gridò l’uomo improvvisamente, scattando contro Milo e afferrandolo per il polso della mano destra, sollevandolo con forza da terra e colpendolo con un micidiale gancio al petto, facendolo sputare sangue. Un calcio tra le gambe lo scaraventò lontano, facendolo schiantare contro alcune colonne laterali che crollarono su di lui.

"In piedi!!! Adesso!!!" –Gridò Aspide, insultando i suoi Guerrieri. Ma soltanto una quindicina fu in grado di rialzarsi, gli altri furono vinti dagli attacchi di Scorpio. –"E muovetevi!" –Li incitò l’uomo, spingendoli avanti, a correre fuori dall’Ottava Casa.


Aveva sentito esplodere poco prima il cosmo di Kepri, alla Sesta Casa, e anche quelli della Sfinge e di Ghibli erano scomparsi, sconfitti probabilmente dai Cavalieri di Athena. Per questo doveva accelerare i tempi, per impedire agli stanchi difensori del Grande Tempio di riorganizzarsi e magari di raggiungerlo. Con Kepri e Upuaut caduti, sono l’unico che adesso può raggiungere le Stanze del Sacerdote e ucciderlo! Si disse, osservando i suoi Guerrieri correre via, verso l’uscita dell’Ottava Casa.

Improvvisamente una raffica di gelido vento, freddo come mai lo avevano sentito, invase l’interno della Casa dello Scorpione, portando con sé un violento carico di ghiaccio che fece rabbrividire i Guerrieri Egizi. Anche Aspide si scosse per un momento, alla vista di quella tempesta di gelo che pareva provenire dall’uscita dell’Ottava Casa.

"Polvere di Diamanti!" –Esclamò improvvisamente una voce, mentre la bufera di gelo aumentò di intensità, travolgendo i Guerrieri Egizi e scaraventandoli lontano, con i corpi ricoperti da un consistente strato di ghiaccio.

"Chi altri?!" –Domandò Aspide, rimasto al suo posto, in piedi, in mezzo alla tormenta.

Scrutò l’uscita dell’Ottava Casa e vide materializzarsi una figura, con indosso un’Armatura d’Oro, ricoperta da un bianco mantello. Lunghi capelli blu, occhi azzurri come il ghiaccio, Camus dell’Acquario era entrato nella Casa di Scorpio, fermando la corsa dei Guerrieri Egizi.

"Sono Camus di Acquarius, Cavaliere d’Oro di Athena!" –Si presentò il ragazzo, con sguardo magnetico e apparentemente privo di emozioni.

"Ca.. Camus!" –Mormorò Scorpio, liberatosi dei detriti che gli erano franati addosso.

"Cavaliere di Scorpio! Stai bene?" –Lo chiamò Acquarius, osservandolo avanzare a fatica al centro dell’ampio salone.

"Sto bene, non preoccuparti!" –Rispose lesto Scorpio. –"Cosa fai qua? Non dovresti essere all’Undicesima Casa?"

"Ho sentito i cosmi dei Guerrieri invasori raggiungere l’Ottava Casa e ho pensato di scendere per portarti aiuto, e per fermare definitivamente la corsa di costoro! Non potevo più rimanere all’Undicesima Casa ad aspettare sapendo che c’era una battaglia in corso poco più in basso!" –Spiegò Acquarius. –"Spero tu non me ne voglia, se ho avuto l’ardire di presentarmi senza invito!"

"Tutt’altro!" –Mormorò Scorpio. –"Ma lascia a me costui! È affar mio!" –Aggiunse, riferendosi ad Aspide.

"Come preferisci!" –Rispose Acquarius, sillabico come sempre.

Aspide scoppiò quasi a ridere, quando vide Scorpio posare lo sguardo nuovamente su di lui, con il cosmo acceso e carico di bagliori dorati.

"Non hai ancora capito, ragazzetto? Il tuo veleno è inutile contro di me! Se ti avvicini nuovamente, spezzerò l’ago dello Scorpione, e lo farò con violenza sanguinaria!" –Esclamò l’uomo. –"Non dimenticare chi hai di fronte, l’Aspide Sacro, il Cobra Egiziano!"

"Il Cobra Egiziano?" –Balbettò Milo tra sé.

"Precisamente! "Naja haje" sono anche chiamato, o Aspide di Cleopatra, con riferimento alla celebre regina che per sfuggire alla conquista romana scelse di farsi mordere da un serpente, inseguendo l’amato Antonio, suicidatosi giorni prima!" –Spiegò l’uomo.

"Conosco la storia di Antonio e Cleopatra, non ho bisogno di lezioni di storia!" –Storse il naso Milo.

"Ma a quanto pare non conosci il potere dell’Aspide Sacro!" –Ironizzò il Guerriero Egizio. –"Immagini forse che sia un serpentello, una biscia mediterranea, come quelle che infestano le vostre terre, ignorando la vera grandezza, la vera potenza, la vera velenosità di noi Aspidi!" –Sibilò l’uomo, fissando Scorpio con i suoi penetranti occhi.

Per un momento, Milo ebbe timore, quasi fosse vittima di un incantesimo. Gli sembrò di trovarsi paralizzato, inerme di fronte ad un grande serpente velenoso, stretto nelle sue spire ed incapace di fuggire. Si sentì un piccolo, fragile scorpione di pochi centimetri, stritolato da un velenoso Cobra di tre metri di lunghezza.

Aspide continuò a fissarlo in silenzio, incrociando le braccia al petto, penetrandolo con i suoi occhi, che a Milo parve che aumentassero di dimensioni, divenendo due immensi occhi di rettile. Improvvisamente un brivido corse lungo la sua schiena, mentre il copricapo di Aspide prendeva vita, animandosi, come una famelica testa di Cobra, con una sottile lingua biforcuta che sibilava di fronte alla preda.

Milo scosse la testa, toccandosi la fronte, e gli parve di essere quasi febbricitante. Erano solo immagini, erano solo illusioni, in fondo al cuore lo sapeva, eppure sembravano così reali, così vere. Gli sembrò di sentire il fetido respiro del Cobra vicino al suo viso, mentre il suo lungo corpo squamato si attorcigliava attorno al suo corpo, insinuandosi tra gli arti dorati, prima di stringere con forza.

"Ssssh!" –Sibilò il Cobra Egiziano, prima di affondare i suoi dentini affilati nel collo di Milo, penetrandolo con il suo veleno pungente, lo stesso che aveva ucciso Cleopatra duemila anni prima. –"Una morte regale!!" –Sibilò Aspide, sghignazzando.

"Ba.. basta!!!" –Gridò Milo, agitandosi, prigioniero delle spire velenose del serpente. –"Esci dalla mia testa! Esci dalla mia mente!!"

Camus, che con la coda dell’occhio aveva seguito l’intera scena, avrebbe voluto intervenire, ma i Soldati del Sole Nero non gli lasciavano margini di manovra. Con le Spade sfoderate si avventarono contro il Cavaliere d’Oro, dirigendo i loro violenti raggi caloriferi verso di lui. Acquarius fu abile ad evitare i loro affondi, creando spesso muraglie di ghiaccio che, se anche non riuscivano a resistere al rovente magma egiziano, erano sufficienti per impedirgli di raggiungerlo.

Alla vista di Milo in pericolo però Camus decise di accelerare i tempi, concentrando il proprio cosmo ed iniziando a gelare l’intera stanza, congelando il pavimento di marmo dell’Ottava Casa.

"Che succede?" –Gridarono i Soldati Egizi. –"Le nostre gambe… sono prigioniere del ghiaccio! Non riusciamo a muoverci!"

"E non vi muoverete più infatti!" –Esclamò Acquarius, con gli occhi socchiusi, per aumentare al massimo il proprio potere congelante. –"Come statue di gelo dormirete per sempre vittime dei cristalli di ghiaccio da me evocati, dei cristalli che provengono dalla terra in cui mi sono addestrato e dove ho ottenuto la mia Armatura! Polvere di Diamanti!" –Gridò infine, liberando una violenta bufera di gelo, che travolse i Soldati Egizi, congelandoli istantaneamente e trasformandoli in tante statue di ghiaccio.

Milo! Resisti! Vengo da te! Si disse infine, tirando un occhio verso il proprio compagno. Ma non si avvide di un Soldato del Sole Nero che era rimasto in vita, riparato dai corpi dei suoi compagni, congelatisi di fronte a lui. Un fendente di infuocata energia sfrecciò sul pavimento dell’Ottava Casa, distruggendo il ghiaccio di Acquarius e tagliando la strada al Cavaliere d’Oro, che per poco non venne travolto.

"Hai ancora un nemico da affrontare!" –Esclamò il Guerriero Egizio, puntando la Spada del Sole Nero contro il Cavaliere di Athena. Ed Acquarius fu costretto ad affrontare anche lui, lasciando Milo ancora da solo, vittima dell’incantesimo del Cobra Egiziano.

"Ssssh!!! Il veleno dell’Aspide ha compiuto il suo effetto! Febbre, delirio e poi morte! Questo è ciò che avrai!" –Sibilò una sottile voce di serpente, all’orecchio del Cavaliere di Scorpio, accasciato su se stesso.

"No! Io… saprò resistere!!" –Esclamò Milo, rialzandosi a fatica, di fronte agli occhi per la prima volta sorpresi del Guerriero Egizio. –"Le tue illusioni da prestigiatore non funzionano con me! Sono un Cavaliere d’Oro e, per quanto sia ancora giovane ed inesperto, sono immune a questi giochi mentali! Saprò essere immune!" –Si disse, rialzandosi e fissando con determinazione il Guerriero del Cobra d’Egitto.

L’uomo era ancora al suo posto, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo fisso su di lui, come Milo lo aveva visto poco prima. Non vi era stata alcuna trasformazione, ma tutto era avvenuto nella sua mente, rimasta vittima degli occhi incantatori del Cobra d’Egitto.

"La malia di Cleopatra non ha dunque avuto effetto su di te?!" –Mormorò il Guerriero, un po’ dispiaciuto. –"Sarebbe stata una morte migliore, credimi, una morte leggera! Invece, a quanto pare, preferisci un trapasso violento!" –Esclamò, liberando le proprie braccia e caricandole di energia cosmica.

"Non c’è incantesimo che possa far breccia nel cuore di un Cavaliere d’Oro!" –Esclamò Milo con decisione. –"E ti accorgerai a tue spese che la morte che vorresti riservare a me altro non è che ciò che tu incontrerai continuando a sfidare l’Ago dello Scorpione!" –E nel dir questo bruciò enormemente il suo cosmo, caricando l’indice destro di una brillante luce rossastra. –"Cuspide Scarlatta, compi il tuo dovere!" –E si lanciò avanti, scagliando tre nuovi sottili raggi di energia contro Aspide, che lo raggiunsero al petto.

Questi non si mosse anche quella volta, se non per colpire Scorpio con un pugno violento, ma il Cavaliere d’Oro seppe evitare l’affondo nemico, guizzando con velocità tra le sue gambe e portandosi dietro di lui. Con l’indice ancora carico e caldo di energia. Tre nuove cuspidi raggiunsero Aspide alle gambe, penetrando la protezione della sua corazza.

"Maledetto moscerino! Cominci proprio a darmi sui nervi, sai?!" –Esclamò il colosso egizio, voltandosi indietro. Ma per la prima volta avvertì lentezza nei suoi movimenti. –"Uh? Che diavolo mi succede?"

"Umpf! Credevi davvero di esserne immune?" –Brontolò Scorpio, storcendo il naso. –"Credevi davvero che il veleno dello Scorpione non provocasse alcun danno al tuo sistema nervoso?"

"Non dire sciocchezze! Il mio sangue di serpente è ben protetto da simili minacce! Ci vorrebbero cento di queste punture affinché possa iniziare a sentir dolore!!" –Esclamò Aspide, con superiorità.

"Cento tu dici?!" –Ironizzò Scorpio, con il sorriso sulle labbra. –"Ne bastano molte meno per impazzire!!"

"E a me basterà un solo colpo per ucciderti!" –Esclamò Aspide, irato, concentrando il cosmo sul palmo della mano destra. Quindi fece per avanzare verso Scorpio, ma scoprì improvvisamente di non riuscire a muoversi, come se il suo corpo non rispondesse più ai suoi ordini. –"Per Cleopatra! Cosa succede?" –Mormorò, ma non ebbe il tempo di aggiungere altro che fitte tremende iniziarono a dilaniare il suo corpo e, con sua somma sorpresa, dai fori dove Scorpio lo aveva colpito iniziò a zampillare fuori il sangue, con crudeli ed incontrollabili getti. – "Aaaargh!!!" –Gridò Aspide, crollando a terra. –"Il mio sistema nervoso… è impazzito!!"

"È l’effetto della Cuspide Scarlatta! Essa colpisce lentamente ma inesorabilmente e conduce a morte sicura le sue vittime!" –Spiegò Scorpio. –"Tu che tanto l’hai disprezzata, ritenendo di esserne immune, rimani a terra adesso, e soffri, disperati, contorciti, come un serpente agonizzante! E se avrò pietà ti colpirò ancora, con altri sei colpi, per darti la morte definitiva, anziché lasciarti rantolare come un pazzo!"

"Pietà?!" –Ringhiò Aspide, furibondo, arrancando sul pavimento e tentando di rimettersi in piedi. –"Sarai tu ad implorare la mia pietà, tu a prostrarti in ginocchio e a pregarmi di non ucciderti, di non stritolarti con le mie soffocanti spire!" –E fece avvampare il suo cosmo, dal colore giallastro, mutando la propria forma, allungandosi sul pavimento fino a diventare un vero e proprio Cobra, lungo più di quattro metri, dalla squamosa pelle marrone, con chiazze gialle.

Immediatamente la coda del Cobra d’Egitto afferrò Scorpio per le gambe, sbattendolo a terra come un fuscello, iniziando ad arrotolarsi attorno al suo corpo, stringendo, stritolando, strizzandolo con tutta la potenza che possedeva. La testa dell’Aspide si erse maestosa e terribile sopra di lui, fissando la preda con i suoi occhi gialli, mentre la biforcuta lingua sibilava eccitata.

"Ti avevo avvertito, Cavaliere di Scorpio!" –Ringhiò Aspide. –"Ti avevo mostrato una visione di ciò che sarebbe accaduto se tu avessi continuato ad osteggiarti! Ma non hai voluto dare conto alle mie parole! Sei un uomo d’azione, questo io l’ho capito, ma sei anche uno sciocco ragazzino! Imparerai a tue spese, oggi, che gli errori, in battaglia, soltanto i perdenti possono permetterseli!" –Ed aumentò la stretta mortale, facendo urlare Milo dal dolore.

"Grida! Sì, lamentati! Esplodi in disperate richieste di aiuto! Supplicami di lasciarti libero, di allentare la fatale stretta che tra poco ti ucciderà!" –Sibilò Aspide, sadicamente. –"Potrei anche farlo! Ma sì, perché no? Perché non lasciar libero il tuo corpo, dopo che lo avrò stritolato in questo mortale abbraccio? Dopo che avrò frantumato le tue sparute ossa di bambino, fatto a pezzi la corazza che indossi, e che non sei degno di portare, e dopo che ti avrò riempito di veleno, fino all’ultima goccia di sangue, forse sì, forse allora ti lascerò libero, per vederti rantolare al sole alla ricerca dell’ultimo raggio di luce, prima di spirare! Ih ih ih!"

Milo cercò di non ascoltarlo, di non prestare orecchio alle folli farneticazioni del suo nemico, e di concentrarsi su se stesso. Sentiva le ossa scricchiolare, per quanto protette dall’Armatura d’Oro, e la fronte che gli scoppiava, vittima di una febbre provocata sicuramente da qualche oscuro veleno del Cobra Egiziano. Ma doveva reagire. Doveva farlo per proteggere l’Ottava Casa, di cui era divenuto il Custode da pochi giorni, troppo pochi per permettersi già di morire. Che ne sarebbe stato del suo ricordo, se avesse perso così malamente, contro il primo nemico che aveva invaso il suo Tempio? Che ne sarebbe stato di Athena e del Grande Sacerdote? E di Acquarius, che era sceso fino alla Casa dello Scorpione, per portargli aiuto?

No, si disse Milo, non posso permettermi di morire in così malo modo! Sono un Cavaliere d’Oro! E sono degno dell’Armatura che indosso! E nel dir questo bruciò il suo cosmo, facendolo avvampare, come le calde temperature in cui vivono gli Scorpioni, nei torridi deserti. Lo fece diventare rovente, infuocato come una cometa, e lo scaricò sul velenoso serpente che lo stava stritolando, sforzando i muscoli del suo corpo sempre di più, per liberarsi da quella stretta mortale.

"Ma… cosa?!" –Balbettò Aspide, mentre il suo sinuoso corpo sembrava andare a fuoco, incendiato dal rovente cosmo dorato del Cavaliere. –"Maledizione, arde come fiamma astrale il cosmo di questo ragazzo! Mi sta… mi sta.. incendiando!!"

Il cosmo di Scorpio esplose pochi istanti dopo, facendo a pezzi il corpo squamoso del Cobra d’Egitto che lo aveva intrappolato, dilaniando le sue budella velenose e lasciando Milo libero, seppur ansimante. Acquarius fu subito su di lui, per aiutarlo a rimettersi in piedi. Notò vari tagli sul collo e sulle braccia, nelle parti scoperte dell’Armature, e vi posò la mano, carica del suo gelido cosmo.

"Sentirai freddo adesso, amico!" –Mormorò Acquarius, tenendo Milo a sé. –"Ma così facendo congelerò il veleno che quest’orrida creatura ha riversato nel tuo corpo! Fidati di me!"

"Grazie!" –Balbettò Milo, cercando di stare in piedi con le sue sole forze.

La testa del Cobra d’Egitto, nel frattempo, era rotolata a terra, priva del lungo corpo squamoso che Scorpio aveva distrutto. Ma questo non le impedì di assumere nuovamente forma umana, di ritornare il Guerriero Egizio dall’Armatura marrone e gialla che un’ora prima era entrato nell’Ottava Casa, conducendovi una ventina di guerrieri. Adesso era rimasto solo, con la corazza distrutta in più punti, con nove punture di Scorpione nel corpo da cui sangue usciva copioso, con la vista che sembrava diminuire ogni minuto che passava, e con la sua incrollabile fiducia nella vittoria notevolmente scossa.

Scorpio però non gli diede tempo per riflettere e per elaborare nuove strategie, caricandolo nuovamente, con tutta la forza che aveva in corpo. Tre nuove punture lo colpirono alla cintura e sul petto, distruggendo ulteriormente la propria Armatura squamosa e facendo zampillare fuori nuovo sangue.

"Ti porgo i miei complimenti, Guerriero Egizio, per aver sopportato dodici punture dello Scorpione! Quando ho iniziato ad allenarmi, ad affinare i miei poteri, vedendo l’effetto che produceva la mia arma sul sistema nervoso delle mie vittime, ho sempre creduto che mai nessuno ne avrebbe sopportate così tante, che nessuno mai mi avrebbe obbligato ad usare l’Antares, il quindicesimo colpo! Il cuore dello Scorpione! Ma tu mi stai portando a ricredermi!" –Esclamò Scorpio.

"Devo farti anch’io i miei complimenti, ragazzino! Mi hai sorpreso! Non avrei mai creduto di trovare in te, un bamboccio di dodici anni, un avversario insuperabile!" –Confessò Aspide, per la prima volta con voce serena.

"Se avete finito con questi convenevoli…" –Intervenne Acquarius con voce fredda e distaccata. –"Dobbiamo concludere questa battaglia! Sei l’ultimo invasore ancora in vita, l’ultimo che ancora si aggira per le Dodici Case di Athena!"

"La concluderemo adesso, stupidi infanti!" –Gridò Aspide, bruciando il suo cosmo. La sagoma di un immenso Cobra Egizio apparve dietro di sé, con le fauci aperte e pronte a ghermire. –"Aspide Sacro di Cleopatra, travolgili e uccidili!" –Esclamò il Guerriero, dirigendo il velenoso serpente di energia contro i due Cavalieri.

"Cuspide Scarlatta, dilania la tua vittimaaaa!!" –Gridò Scorpio, lanciandosi contro Aspide alla velocità della luce.

Due nuove punture raggiunsero il Guerriero vicino al cuore, facendo esplodere il sangue da tutte le altre, paralizzando i suoi movimenti, mentre il serpente di energia si disperdeva, privo ormai di controllo.

Acquarius pregò dunque Scorpio di scansarsi, mentre sollevava le braccia unite sopra di sé. La maestosa figura di un’ancella che sorreggeva un’anfosa dorata apparve dietro di lui, mentre la scintillante energia lucente racchiusa nell’anfora sembrò traboccare fuori, come un immenso fiume di stelle.

"Scorrete, Divine Acque!!!" –Gridò Acquarius, liberando il proprio colpo sacro, che travolse Aspide come un fiume di energia, scaraventandolo lontano, tra i frammenti insanguinati della sua armatura.

L’uomo rantolò un poco sul pavimento, cercando di rimettersi in piedi, ma capì di non avere più le forze per farlo. Con un ultimo disperato sforzo volse il capo verso l’uscita, inseguendo l’ultimo raggio di sole, prima di spirare. Con orrore, Scorpio e Acquarius osservarono il suo corpo prendere fuoco, incenerirsi, putrefacendosi come vecchie ossa, e ciò che rimase fu soltanto l’avvizzito scheletro di un serpente.

"Grazie per essere intervenuto, Cavaliere d’Oro di Acquarius!" –Esclamò Milo, sorridendo al compagno.

"Puoi chiamarmi Camus, Cavaliere di Scorpio!" –Rispose Acquarius, prima di incamminarsi verso l’uscita dell’Ottavo Tempio.

Che sia l’inizio di un’amicizia? Sorrise Milo, prima di accasciarsi a terra, sfinito per il combattimento.