CAPITOLO TRENTASEIESIMO: IL DISTRUTTORE.

Andromeda, Orion e gli altri salutarono con piacere l’arrivo dei propri amici e di quel che rimaneva dell’esercito dei Vani, coloro che erano riusciti a lasciare il Niflheimr prima che il sole perpetuo li divorasse. Era stata una corsa contro il tempo la loro, ma Njörðr, Signore di Noatun e padre di Freyr, ne era stato consapevole fin dall’inizio, fin da quando aveva raggiunto il Valhalla e il figlio gli aveva rivelato quel che avrebbe fatto, qualora non fossero riusciti ad arrestare l’avanzata dei Titani del Gelo.

Njörðr non aveva detto alcunché, di poche parole come sempre, ma Freya, che aveva sentito la conversazione, era certa di aver visto una lacrima intenerirgli il viso. La stessa che probabilmente si era congelata sulla sua ruvida guancia mentre guidava la precipitosa fuga dei Vani fino alle Porte Infere, laddove aveva incontrato Cristal e Flare, stanchi e affannati.

L’onda di luce era esplosa poco dopo, spazzando via la nebbia eterna e gli impuri ghiacci di Hel, divorando tutti coloro che ancora vi dimoravano. I Giganti di Brina si sciolsero, Ganglot e Ganglati gridarono dal panico mentre Eliudhnir crollava sopra di loro, fiumane di acqua travolsero Nastrond, purificandone la spiaggia dal veleno dei serpenti, giungendo ai Monti dell’Oscurità e inondando anche la conca di Amsvartnit. Persino le Porte dell’Inferno vennero raggiunte dai raggi del sole perpetuo, rovinando su loro stesse e chiudendo per sempre l’accesso a quel mondo, pochi istanti doopo che Cristal, Phoenix e i Vani vi erano passati attraverso.

"Felice di rivedervi, Cavalieri dello Zodiaco!" –Esordì Orion, avvicinandosi ai due amici.

"Lo stesso vale per noi!" –Gli strinse la mano Phoenix, prima di raggiungere il fratello e chiedere come si sentisse.

"Sarebbe bello sedersi a tavola a discutere sorseggiando idromele, ma non abbiamo tempo!" –Intervenne la voce maschile del Dio della Navigazione, indicando la possente sagoma di Surtr che stava sbaragliando le legioni di nani e di einherjar che ancora tentavano di sbarrargli il cammino. –"Mai vista tanta forza distruttrice!"

"Abbiamo provato a fermarlo ma i nostri poteri sono inutili di fronte ad una fiamma così intensa! C’è l’essenza primordiale che ha dato origine a Muspellsheimr di fronte a noi!" –Spiegò Orion.

"Essenza primordiale… dici il vero, discendente di Sigfrido!" –Rifletté Njörðr, i cui sensi affilati potevano percepire tutto ciò che il vento poteva smuovere, tutti i sussurri che era in grado di portare al suo orecchio. E, su tutti, gli parve di cogliere una voce di guerra, un brivido antico come il mondo. –"Ce ne occuperemo noi! Voi ripiegate sul Valhalla e preparatevi con Odino all’ultimo assedio! I Vani, attingendo forza dagli elementi naturali, sapranno spegnere questa fiamma sanguigna!"

Orion fece per ribattere ma lo sguardo che il Dio del Vento gli rivolse fu piuttosto eloquente.

Proprio in quel momento Surtr attaccò.

Calando la spada di fuoco, falciò una decina di nani, scaraventandoli indietro tra i frammenti incandescenti delle loro cotte da battaglia, facendo piovere i loro resti su Phoenix e gli altri. Jonathan, disgustato, sollevò lo Scettro d’Oro per reagire e con lo sguardo cercò Durin in mezzo a tutto quel caos. Lo vide, a un centinaio di metri avanti a sé, con le corte gambe piantate nel terreno e lo scudo sollevato per difendersi dalle fiamme. Quasi avesse percepito lo sguardo del ragazzo su di sé, l’ultimo signore dei nani si voltò, sorridendo contento per aver lottato al suo fianco. Quindi, mentre l’ondata di fiamme scatenata da Surtr gli si faceva incontro, piantò l’ascia nel terreno, imprimendovi ogni stilla del suo essere.

"Questa è la furia del popolo Dvergr!" –Ringhiò, alzandola di scatto e sollevando il terreno tutto attorno, riversandolo sulle vampe per spegnerle.

Njörðr approfittò di quel momento per scatenare l’uggiosa pioggia su cui aveva il comando, incitando i Cavalieri ad andarsene. –"Che questo vento segni la riscatta dei Vani e ricordi al mondo che anche loro, un tempo, erano considerati Dei!"

"Siamo al vostro fianco, Signore del Vento!" –Gridarono gli altri Vani, unendo i loro cosmi alla tempesta scatenata dal padre di Freyr, che, aiutata dalla mossa di Durin, sradicò ulteriore terriccio, rovesciandolo sulle vampe incendiarie.

Spinti da Orion, i Cavalieri dello Zodiaco e di Avalon corsero verso l’ultimo ponte ancora in piedi, proprio quello che Jonathan e i nani avevano percorso ore addietro, ma prima ancora di raggiungerlo capirono che Njörðr e Durin avevano fallito.

Un’ondata di calore, che persino Phoenix giudicò intensa, si abbatté su tutti loro, sollevandoli e facendoli ruzzolare molti metri avanti, con le armature opacizzate e i vestiti bruciacchiati. Cristal fece appena in tempo a chiudersi attorno al corpo di Flare, per proteggerla, ma non riuscì a impedire alle fiamme di divorarle ciuffi di capelli e una delle sue cuffiette.

"Maledizione!" –Ringhiò Phoenix rimettendosi in piedi, presto imitato da Orion e dagli altri Cavalieri. Solo Andromeda esitò un momento, provato da una fitta alla testa, faticando a rialzarsi e dovendosi appoggiare a Reis. Quando riuscì a sollevare lo sguardo vide ciò che aveva appena visto nella sua mente.

La frusta fiammeggiante di Surtr scattò avanti, obbligando Phoenix a balzare in alto per evitarla, mentre Cristal si premuniva di spegnere le fiamme che piovevano attorno a loro. Ma proprio mentre il Cavaliere della Fenice stava per atterrare, la verga di fuoco sferzò di nuovo l’aria, mirando alla sua testa.

Fu la Catena di Andromeda ad afferrarla in tempo, aggrovigliandosi l’una all’altra, mentre Phoenix si allontanava lesto, guardando ammirato suo fratello. Non durò che pochi istanti quell’imprevisto stallo che le fiamme presero a divorare persino la catena, correndo lungo la sua lunghezza fino a raggiungere il braccio del Cavaliere.


"Andromeda!!!" –Gridò Cristal, correndo in suo aiuto per congelare le fiamme, mentre il ragazzo era obbligato a ritirare l’arma, i cui anelli usurati e a tratti fusi la dicevano lunga sul calore sprigionato da Surtr.

"Ancora un attimo e l’avrebbe distrutta!" –Osservò Jonathan, e anche Reis annuì, proprio mentre il Nero piantava la spada di fuoco nel terreno, incendiandolo in profondità e diffondendo ovunque l’inferno di cui era latore.

"Attenti!!!" –Gridò Flare, mentre un geyser di fiamme esplodeva vicino a lei, spingendola indietro. –"Sta giocando con noi! Come un gatto con il topo!" –Le fece eco Jonathan.

"Sempre melodrammatici voi uomini! Vediamo di riprendere in mano la situazione!" –Esclamò Reis, balzando accanto a Cristal. –"Ho bisogno del tuo aiuto!" –Quindi fece cenno a tutti di riunirsi attorno al Cavaliere del Cigno. –"Adesso!"

Cristal annuì, sfiorando il suolo con la mano carica di gelida energia che subito congelò il terreno, espandendosi a macchia attorno a loro e spegnendo le fiamme.

"E dopo che tu hai pensato al piano di sotto, occupiamoci del piano di sopra!" –Disse Reis, espandendo il proprio cosmo, che turbinò attorno al gruppo di amici generando una barriera luminosa. –"Cascata di luce!!!" –Gridò, proprio mentre Surtr scagliava nuove vampe infuocate contro di loro, che non riuscirono però a raggiungerli, schiantandosi contro la turbinante protezione sollevata dal Cavaliere di Avalon.

"Un’ottima mossa!" –Si congratulò Phoenix. –"Anche se mi sembra di stare in un forno!" –Aggiunse, osservando l’oceano di fuoco che si stava ammassando fuori dalla barriera di luce.

"Se hai idee migliori, sei libero di metterle in pratica!" –Commentò Reis, prima che un rumore simile allo scrosciare di una cascata distraesse tutti i presenti, portandoli a volgere lo sguardo in direzione del fiume, da cui mille colonne emeraldine si erano appena sollevate.

"Nobili draghi di Cina, cibatevi delle fresche acque di Thund e spegnete l’inferno universale!" –Esclamò una ben nota voce, mentre migliaia di dragoni acquatici scivolarono attorno al gruppo, sommergendo le fiamme e permettendo a Reis e a Cristal di quietare il loro potere. –"Finalmente ci rivediamo, amici!" –Sorrise Sirio il Dragone, ancora avvolto nel bagliore verde smeraldo del proprio cosmo.

"Non potevi scegliere momento migliore!" –Disse Phoenix. –"Manca solo Pegasus, ma immagino che sia già impegnato a prendere a pugni Loki!" –Commentò Cristal.

"Prima dell’arrivo di Surtr avevo percepito il cosmo del vostro amico accendersi assieme a quello di Odino! Proveniva da Fensalir, la residenza della Signora del Cielo! Probabilmente è là che Loki ha mosso guerra, per uccidere la famiglia del mio Signore!" –Esclamò Orion, stringendo un pugno, chiaramente frustrato per non poter essere a combattere al fianco del Padre delle Schiere.

"Và!" –Gli disse allora Cristal. –"Raggiungi il Dio a cui sei fedele e per cui ritieni valga la pena morire una seconda volta! Come Artax prima di te!"

"E Mime!" –Aggiunse Andromeda, con gli occhi velati di lacrime.

"E Luxor, e Mizar e Alcor!" –Continuò Sirio, poggiando la mano sulla spalla del Cavaliere del Drago Bicefalo. –"Al tuo posto farei altrettanto! Tutti noi lo faremmo!"

Orion annuì, fissando con orgoglio e determinazione ognuno dei Cavalieri dello Zodiaco, prima di prendere la sua decisione e iniziare a correre verso il ponte che lo avrebbe avvicinato alle residenze divine.

"Andate anche voi! Avrà bisogno di aiuto contro il Dio del Male!" –Esclamò Cristal, rivolgendosi a Reis e a Jonathan, che fecero per controbattere, ma Andromeda si mise in mezzo, sorridendo con dolcezza e pregandoli di ascoltare le parole del suo amico.

Fu ancora una volta Surtr a porre fine ai loro progetti, vomitando sfere di fuoco che si schiantarono nel martoriato suolo di Vígridhr, obbligando i Cavalieri a scattare in direzioni diverse e a sollevare le difese. Andromeda si mise di fronte a Phoenix, roteando vorticosamente la catena, in modo da respingere le vampe scarlatte, mentre Cristal creava muri di ghiaccio per proteggere se stesso e Flare, poco distante da Sirio che aveva già sollevato marosi di energia acquatica, dirigendoli verso il Nero.

Con la coda dell’occhio, Andromeda vide Jonathan e Reis iniziare a correre verso il ponte, sicuro che avrebbero eseguito quel che gli avevano chiesto. Se davvero Thund poteva impensierire Surtr, e se davvero un solo ponte ancora solcava le sue iraconde acque, c’era solo una cosa che i tre guerrieri dovevano fare una volta giunti sull’altra sponda. Forte di quella convinzione, Andromeda espanse il proprio cosmo, unendosi agli amici per l’ultimo attacco.

"Acqua, vento e gelo possono fermare le fiamme!" –Spiegò, mentre anche Sirio e Cristal portavano i loro cosmi al parossismo. Flare era rimasta con loro, nonostante le suppliche del Cigno che l’avrebbe voluta al sicuro dentro le mura del Valhalla, ma la ragazza era stata inamovibile.


"Vado dove vai tu. Se tu muori, io morirò con te."

Adesso era riparata dal corpo di Phoenix, rimasto alle spalle dei tre compagni, la cui impronta cosmica era ben più consona per affrontare il Distruttore.

"Uniti come sempre contro il nemico finale!" –Gridò Andromeda, scatenando la potenza devastante della Nebulosa, affiancato da Cristal, che liberò la gelida essenza dello zero assoluto. –"Questa è la nostra forza! L’amicizia che valica i mondi!" –Chiosò Sirio, mentre un dragone di energia acquatica prendeva forma attorno al suo corpo, dirigendosi poi verso Surtr.

Sospinti dalla corrente della nebulosa, i dragoni acquatici sommersero Vígridhr, estinguendo roghi e fiamme, prima che il cosmo di Cristal li congelasse, investendo infine il Gigante di Fuoco. La frusta di Surtr sferzò l’aria ma venne rimandata indietro, prima di essere divorata dall’acqua e dal gelo e andare in frantumi. Per un momento i Cavalieri dello Zodiaco credettero davvero che ce l’avrebbero fatta. Ma la spada del Nero, costituita dal prolungamento di un arto della creatura, ardeva di così intensa fiamma che neppure il cosmo unito dei Cavalieri Divini poteva impensierirla. E anche se Phoenix unì la propria energia a quella degli amici, l’esito non cambiò.

Surtr rilasciò il calore dell’inferno universale, ravvivando le fiamme, che fecero esplodere il ghiaccio che le aveva coperte, sollevandosi fameliche verso il cielo. Il suolo tremò mentre getti di lava sgorgavano dalle fenditure aperte, fagocitando i corpi straziati di chi a lungo aveva quel giorno combattuto.

A fatica Cristal riuscì a concentrare il cosmo in un muro di ghiaccio per tenere il magma lontano da loro e permettere a Sirio di dirigervi contro le acque di Thund, per spegnerlo, ma nessuno di loro poté sfuggire al vortice infuocato che Surtr liberò, semplicemente aprendo quella che pareva la sua bocca e soffiando.

Andromeda tentò di ancorarsi al suolo con la catena, ma le fiamme la divorarono, facendo schiantare alcuni anelli che la componevano e precipitando il giovane dentro il turbine di fuoco, presto seguito da Phoenix e Sirio. Cristal fece scudo a Flare con il proprio corpo, chiudendo le ali dell’Armatura Divina attorno a entrambi, limitando così le ustioni, ma tutti vennero scaraventati lontano, schiantandosi in mezzo ai mille roghi che costellavano la vasta piana.

Orion, Reis e Jonathan, che ormai correvano verso Fensalir, sentirono esplodere i cosmi dei Cavalieri dello Zodiaco e, seppur invasi dalla tentazione di tornare indietro, tirarono dritto, memori della scelta compiuta. Non solo avevano affidato ai quattro amici il compito di affrontare il Distruttore, ma avevano anche abbattuto l’ultimo ponte sul Thund, come Andromeda aveva loro chiesto di fare, per evitare che, qualora avessero fallito, Surtr potesse raggiungere il cuore di Asgard.

Alzando gli occhi al cielo, Orion notò un’aquila dall’argenteo piumaggio stagliarsi contro le nubi nere. Stranito, si fermò, indicandola ai compagni, mentre l’uccello iniziava a planare verso di loro.

"Un’aquila?!" –Borbottò Jonathan. –"Che con essa Odino controlli i mondi?!"

"No!" –Realizzò Orion, ricordando di averla già vista, ore addietro, con gli unghioni piantati nel collo di Heimdall. –"È Loki!!!" –Gridò. Ma il Buffone Divino era già piombato su di lui, sbattendolo a terra e conficcandogli i nodosi artigli nel collo.

"Se tanto amavi la Sentinella dai denti d’oro, lascia che ti faccia dono della stessa fine!" –Ironizzò il Nume, riacquistando forma umanoide. –"Sei invulnerabile vero, piccolo Sigfrido? Ma se ti taglio la testa, cosa succede? Ti ricresce o muori? Perché non lo scopriamo?!" –Ridacchiò, calando la mano destra dalle dita unite a lama.

"Perché invece non ti togli di mezzo, buffone?!" –Esclamò Jonathan, colpendo Loki in pieno petto con lo Scettro d’Oro e gettandolo a terra a gambe all’aria.

"Come osi?!" –Avvampò il Buffone Divino, muovendo il dito per scagliare una runa d’attacco. Ma Reis era già balzata su di lui, il cosmo acceso attorno alla spada che stringeva in mano. –"Flashing sword!" –Gridò, liberando continui e precisi affondi, allo scopo di impegnare il Dio in uno scontro corpo a corpo con cui sperava di averne ragione.

Loki, sorpreso dalla repentinità dell’attacco, dovette muoversi incessantemente in ogni direzione, per evitare gli assalti luminosi del Cavaliere di Luce, quei fendenti in grado di squarciare il terreno attorno a loro. Un affondo di lama raggiunse il Dio al braccio destro, strappandogli la sontuosa veste che aveva indosso e un moto di sorpresa, che divenne all’istante rabbia allo stato puro.

"Folle!!! Folle e temeraria!" –Strillò, il volto deformato dall’ira, abbozzando una croce di cosmo col dito e sollevando una corrente d’aria così potente da scaraventare Reis molti metri addietro, facendole addirittura perdere la presa sulla Spada di Luce. –"Hai idea di quanto costi un abito come questo? Non è facile trovare un buon sarto all’alba della fine del mondo!"

"Dovresti trovarti un prete piuttosto, per fare ammenda dei tuoi peccati!" –Gridò Jonathan, sollevando lo Scettro d’Oro. –"Aberrazione della luce!"

Loki venne stordito dai flash improvvisi e obbligato a sollevare una mano per coprirsi il volto, mentre il ragazzo si avvicinava velocemente, scagliando violenti fasci di luce contro di lui. Portando avanti lo scettro, Jonathan mirò al cuore del Nume, per sfondarglielo, ma questi fu svelto ad afferrarne la punta nell’attimo in cui sfiorò la cinta protettiva di Yr.

"Bel tentat… aaargh!!!" –Gridò il Burlone Divino, guardando la propria mano ustionata da una vampata di luce rilasciata dallo scettro. –"Ma vi siete tutti dati una svegliata nel finale della storia?!" –Avvampò, sollevando Jonathan con un turbine d’aria e facendolo roteare su se stesso a testa in giù svariate volte, fino a lanciarlo contro Reis che stava accorrendo, gettandoli entrambi a terra.

In quel momento avrebbe potuto vincere, mentre i Cavalieri delle Stelle affannavano a rimettersi in piedi e Orion languiva in una pozza di sangue. Ma trattenne troppo a lungo lo sguardo sulla mano ustionata, inspirando a fatica, mentre il cosmo fluiva inquieto dentro sé. Reis, rimettendosi in piedi, non poté non notare quanta concentrazione Loki stava imprimendo a quel gesto, quanta cura il Buffone Divino stava dedicando al risanamento delle ferite della propria mano, annientando le ustioni e lasciando che morbida pelle ricomparisse.

"Non possiamo esitare, Jonathan! Non avremo un’altra occasione! Il mondo non l’avrà!" –Esclamò il Cavaliere di Luce, espandendo il proprio cosmo, che mulinò attorno a sé prendendo la forma di uno scintillante vortice di luce. Il suo compagno fece altrettanto, concentrando una sfera di energia ardente nel palmo della mano e scagliandola avanti, avvolta nel turbinare del cosmo di Reis.

I due colpi segreti sfrecciarono verso Loki, il quale si limitò a porre sui Cavalieri il suo sguardo magnetico e a inchiodarli sul colpo, paralizzando ogni loro movimento. Quindi si spostò di lato, evitando la cometa lucente e si lasciò risucchiare dal turbine di Reis, roteando al suo interno con un gran sorriso sul volto, sentendosi un bimbo sul cavallo di una giostra.

"La vita è composta anche da piccoli divertimenti, non trovate, bambini?" –Rise il Nume, prima di lasciar esplodere il proprio cosmo, sopraffacendo la pressione del vortice lucente e prendendone il controllo. –"Godetevi un soffio della vostra stessa aria viziata!" –E nel dire ciò rispedì indietro il colpo segreto di Reis, travolgendo entrambi i Cavalieri delle Stelle e scaraventandoli molti metri addietro, scheggiando persino le loro corazze.

"Il mithril…" –Rantolò Jonathan, osservando con orrore una crepa aprirsi su uno dei gambali.

"Non… arrendetevi…" –Mormorò Orion, catturando l’attenzione dei due giovani.

Stringendo i denti per il dolore, il Cavaliere di Asgard stava tentando di rimettersi in piedi, nonostante il ruscellare continuo del sangue dalle ferite aperte sul collo. Reis si chinò subito su di lui, che si servì del suo braccio per fare leva e assumere posizione eretta. Non ebbe bisogno di dire alcunché che l’altro capì.

L’invulnerabilità dovuta al sangue di Fafnir stava lentamente scomparendo, forse perché il Ragnarök stava volgendo al termine, o forse era barriera inutile di fronte al potere di un Dio. Quale ne fosse la causa, Orion sapeva che stava morendo.

"Ma non prima di aver estirpato l’erba mala che ha dato origine a questo conflitto!" –Declamò a gran voce, espandendo al massimo il proprio cosmo, mentre la sagoma di un imponente drago a due teste riluceva alle sue spalle. Jonathan e Reis fecero altrettanto, unendo i loro cosmi a quello del Principe degli Einherjar, suscitando la reazione divertita e interessata di Loki.

"Finalmente vi siete decisi a fare sul serio! Pensavo di limarmi le unghie nel frattempo! Sapete, per tenerle sempre affilate a sufficienza!"

"Preparati per la battaglia piuttosto, perché ne hai ben motivo! Occhi del Drago, splendete per Asgard!!!" –Gridò Orion.

"Cometa d’oro!!! Vortice scintillante di luce!!!" –Lo imitarono Jonathan e Reis.

"Dato che vi piace gridare a squarciagola il nome delle vostre tecniche, ugualmente farò anch’io!" –Ironizzò il Fabbro di Inganni, disegnando una runa nell’aria, uno stelo con un triangolo attaccato. –"La riconoscete? È Thurisaz!!!" –Esclamò raggiante, mentre una tempesta di fulmini si scatenava attorno a loro.

Migliaia di folgori caddero dal cielo, dilaniando il triplice assalto dei Cavalieri e riducendone l’intensità, mentre altrettanti lampi di energia scaturirono dalla mano aperta di Loki, travolgendo i tre compagni e gettandoli a terra.

Orion fu il primo ad essere dilaniato dai fulmini, l’armatura distrutta in più punti, le carni raggiunte, il sangue che sprizzava a fiumi, stuprando il passato in cui era stato invincibile.

"Negli antichi poemi runici, Thurisaz veniva definita una spina eccessivamente acuta, un oggetto al tocco maligno per ogni Cavaliere! Dicevano il giusto, nevvero Sigfrido?" –Ridacchiò Loki, spostando poi lo sguardo sull’attraente corpo di Reis di Lighthouse. –"Ma Thurisaz è anche la tortura delle donne, cui causa grande angoscia! Come gli uomini, in fondo!" –E la stritolò con le folgori incandescenti, scagliandola a terra, persino con i capelli bruciati. –"Questa è la grande runa degli Jotnar, la stirpe dei Giganti da cui discendo! Siate fieri di morire per sua mano!"

Pochi attimi dopo Loki placò il suo attacco, distratto da qualcosa che stava accadendo sull’altra riva del Thund, laddove si estendeva la vasta piana di Vígridhr. Incuriosito e soddisfatto, travolse i tre Cavalieri con una tempesta di folgori, lasciandoli feriti e sanguinanti a terra, prima di assumere forma di aquila e volare di là dal fiume.

Se non avesse saputo che era il campo dove aveva incontrato Hel e la sua feccia ore addietro, di certo non l’avrebbe riconosciuto. Adesso era un cimitero, ove carcasse di uomini, nani e mostri ardevano in putridi roghi, separati da sconquassamenti nel terreno e conche dove rimasugli di acqua ribollivano assieme al sangue dei caduti. Volando per l’intera estensione della piana, Loki riconobbe i resti di Garmr e di Fenrir, o almeno credette che appartenessero loro quegli immondi ammassi di carne bruciata. Di Hel non vide traccia, ma per quel che gliene importava sarebbe potuta morire chissà dove, purché non avesse insudiciato con il suo tocco il trono di Hliðskjálf, che il Nume adesso vedeva davvero a portata di mano.

Planò ai margini della piana, proprio dove aveva combattuto contro Heimdall e Tyr, proprio dove in quel momento Surtr stava incendiando gli ultimi alberi con la sua spada infuocata.

Clap, clap.

Il battito delle mani distrasse il Nero dalle sue occupazioni. Dopo aver sbaragliato i Cavalieri dello Zodiaco con la tempesta di fuoco, ne aveva perso le tracce, convinto che fossero morti carbonizzati o caduti in qualche fenditura e sommersi dal fango. Così aveva deciso di incendiare quel che restava di Asgard, certo che, nel vedere lo sfacelo del regno, Odino sarebbe uscito dal Valhalla per affrontarlo in campo aperto. Invece si trovò davanti il Dio dell’Inganno, senza esserne comunque troppo sorpreso.

"Ci incontriamo finalmente!" –Esclamò Loki, ritto in cima ad una roccia sporgente.

"Quale onore!" –Parlò Surtr per la prima volta, grazie all’essenza della creazione che risiedeva in lui. –"Il figlio di Farbauti e Laufey! Sei vecchio quasi quanto me!"

"Spiritosone!" –Rise Loki, che in realtà non amava quando qualcuno gli faceva notare la sua età. –"Soprassederò su questa mancanza di eleganza, per passare subito ai complimenti per come hai gestito l’azione! Tu e gli altri figli di Muspell avete preso possesso della città degli Asi in poco tempo!"

"Facendo quel che tu non sei mai stato in grado di fare!" –Precisò Surtr, allargando la bocca di fiamme in un ghigno innaturale.

"Te ne do atto, e sarai degnamente ricompensato appena siederò sul Seggio degli Spazi!" –Esclamò Loki, a cui Surtr rispose con una risata, prima di falciare un’altra ventina di alberi con la sua spada infuocata. Il Burlone Divino, che per le ustioni non aveva gran simpatia, in virtù dei suoi trascorsi nella caverna sotterranea, preferì non cogliere le provocazioni del Nero, concentrandosi sul prossimo obiettivo. –"Vieni con me adesso! Il Valhalla ci attende! Sconfitto Odino, sarò re di nio heimar e tu e i tuoi fratelli non sarete più obbligati a rimanere confinati a Muspellsheimr! Sarete liberi di girare dove vorrete, come miei araldi, portando ovunque la fiamma di Loki!"

"Tu sogni, Gran Tessitore! I troppi inganni che hai a lungo tessuto ti hanno ottenebrato la mente, impedendoti di vedere la realtà!" –Rispose Surtr, suscitando l’immediata reazione di Loki, che si voltò fissandolo con astio.

"Che stai dicendo?"

"Io non sono un tuo servitore, né mai lo sono stato! E pretendere di asservire la fiamma di Muspell ai tristi disegni di un mentecatto è delirio puro!"

"Mente… catto?! Bada a come parli, fiammella! Io ti ho risvegliato dal sonno, io ti ho convinto ad abbandonare quel mondo incivile per respirare nuova aria!" –Avvampò Loki, cui Surtr rispose con l’ennesimo ghigno.

"Non tu sei stato. Neppure il grande Loki ha avuto l’ardire di scendere nell’inferno di Muspellshemir per conferire con me, delegando ad altri il compito. Cosa temevi, di sciupare il tuo bel visino da damigella? O che qualche gigante troppo focoso tentasse di possederti?"

"Flegias ha soltanto eseguito la sua parte. Siamo alleati, non dimenticarlo, dai tempi in cui sottoscrivemmo il patto di sangue, assieme ai suoi fratelli Paura e Terrore!"

"Ingenuo. Flegias non ha alleati, e neppure io." –Detto ciò, Surtr calò la sua immensa spada di fuoco su Loki, obbligandolo a scattare di lato per evitarla, nonostante una fiammata comunque lo raggiunse, incendiando parte delle sue vesti.

"Sei impazzito?! Non dobbiamo combatterci tra noi, ma unirci per dominare questo mondo! Anzi, per dominarli tutti!"

"Io non voglio dominare i mondi!" –Parlò Surtr, mentre un oceano di fuoco prendeva vita attorno a lui, sollevandosi verso il firmamento. –"Io voglio distruggerli!"