PERCHE' COMBATTERE ?

Il sole stava tramontando sul grande tempio. Era un magnifico tramonto, i cui dorati bagliori sembravano voler abbracciare tutto e tutti. Un momento di pace in un mondo devastato dalla guerra. Era l'anno 1793 ed era in corso la terribile guerra tra i Athena ed Hades per i destini del mondo. Sanguinose erano state le battaglie ed entrambi gli schieramenti erano stati decimati. Akito Misumaru, cavaliere del Toro, uno dei pochi della sua schiera ancora in vita, era seduto all'ingresso della sua casa e meditava su tutto ciò. Assieme a Libra era l'unico riuscito a tornare da una sanguinosa spedizione nel fondo dell'inferno. Su tante cose meditava, sul sacrificio del cavaliere dei pesci che, dopo un combattimento all'ultimo sangue era riuscito ad eliminare Minosse, uno dei tre generali degli inferi, a prezzo della vita, alle idee folli del cavaliere di Virgo, che voleva passare dalla parte di Hades, convinto che l'umanità fosse malvagia e non avesse diritto di vivere sulla terra, meritando solo di essere sterminata, come voleva Hades. La missione era stata molto difficile e molti cavalieri erano morti. Ma non era tanto questo a turbarlo. Tutti, infatti, dai cavalieri d'oro ai soldati semplici sono pronti a morire per Athena, l'amore e la giustizia. Già , i soldati semplici, per la bontà del suo carattere li aveva sempre guardati con stima, anche se sapeva che un solo cavaliere d'oro ne avrebbe potuti abbattere mille senza problemi. Ma quella guerra gli aveva mostrato il loro coraggio e quello dei cavalieri d'argento e bronzo. Aveva capito quanto tutti fossero importanti, ugualmente necessari all'ordine generale delle cose. Aveva appreso una volta di più quanto grande fosse la forza dell'umiltà, quanto questa

virtù sia spesso la migliore delle alleate. Aveva perciò la massima considerazione di tutti, tutti considerava compagni d'arme. Senza la solidarietà e lo spirito di sacrificio, l'impegno per la causa, l'impegnarsi in prima persona senza delegare i compiti peggiori a qualcun altro non si poteva vincere: lo apprese una volta di più. Uomini piccoli e senza forza che si sacrificavano senza ricompensa, solo per Athena: innanzi a tutto ciò lui, così grande, si sentiva così piccolo.

Mai era stato privo di considerazione verso di loro (al contrario di molti cavalieri, non solo d'oro) ne giammai lo avrebbe fatto. Ripensò alle lande di Ade, a come fossero orribili se paragonate alla verde terra. "Ogni posto è meraviglioso se confrontato con esse" pensò.

Ricordò i combattimenti con gli spectre, i cavalieri caduti, i pericoli affrontati, tutti gli eventi di quella guerra. Ma tutto ciò era poco, in confronto a ciò che lo opprimeva veramente. Libra era uscito dalla missione con un ghigno strano, come se avesse capito una cosa importante, come se avesse una nuova speranza per la guerra. Perchè lui era più sereno e lui sconvolto? Possibile che non avesse capito? Possibile che fosse rimasto insensibile agli orrori del cocito? Come lo detestava.

Già il cocito. Il girone ove erano rinchiusi i peggiori peccatori, coloro che avevano lottato contro gli dei. E tra di essi, rinchiusi nel ghiaccio, vi erano tutti coloro che erano morti nelle guerre contro Hades!!!!! Coloro che avevano lottato per l'amore e la giustizia e per essi erano morti erano ora intrappolati nel ghiaccio, tra i peccatori più neri. Fare la guerra ad Hades era una colpa imperdonabile!!! I caduti, ad occhio umano, sarebbero stati considerati degli eroi, ma che senso aveva, ora che sapeva la verità ? Essere cavaliere se ciò avrebbe portato a questo? Dedicare tutta la vita ad Athena per questa fine? Uno si allena a lungo per essere cavaliere per seguire Athena, Nettuno, e poi si ritrova così? Perchè la giustizia è ciò che vuole Hades? Cos'è poi, la giustizia? Ciò che viene deciso dal dio più forte? O dal dio degli inferi che giudica la gente e ha il potere sull'oltretomba? O è qualcosa che supera tutti noi, dei compresi?

Sibilline ed importanti erano state le parole di Eaco prima d'affrontarlo e ucciderlo. Il generale gli aveva rivelato di quanto la gente avrebbe dovuto vivere la propria vita al contrario: guardando il giudizio post mortem ed in base alle verità da esso mostrate organizzare tutta la propria vita. Che senso aveva che una persona giovane vivesse senza sapere il senso di ciò che faceva? Che senso aveva avere figli, vivere se alla fine della vita si scopriva che nemmeno una persona giovane poteva disinteressarsi di ciò che c'è dopo, la vita futura è interesse prioritario di tutti, non solo degli anziani e dei malati terminali

Che angoscia. Questi eventi, gli mettevano un senso di angoscia, la terribile domanda di cosa sopravviva alla morte. Ma dato che nessuno è mai tornato, perchè avrebbe dovuto escludere a priori che ci sarebbe stata un'altra vita? Essa avrebbe potuto esserci. E che senso ha seguire una divinità che non ti dà una vita dopo la morte? Che ti abbandona al nulla o che, come Hades, dà l'inferno a tutti, perchè nessuno è così puro da meritare l'Elisio?

Tutto sembrava un incubo specialmente ripensando alle parole del suo amico Bartolomeo, un pope ortodosso che aveva recentemente conosciuto e che annunciava una verità ben diversa.