CAPITOLO DODICESIMO: TEMI, LA VERA FORZA DEL CUORE!

Seiya di Pegasus e Drak della Spada Nera avevano iniziato veramente a combattere, dopo aver temporeggiato per intuire i loro rispettivi potenziali. Come cosmo base, sembravano essere pari ma Drak rimaneva superiore, grazie alla sua dimostrata abilità di leggere nel pensiero, con cui fermava tutti i calci e pugni del God Saint.

"Meteora di Pegasus", urlò Seiya, riunendo in una cometa, tutti i vari colpi lanciati col Fulmine di Pegasus; anche stavolta Drak ebbe la meglio sul colpo, deviandolo grazie alla precedente previsione. "Ma come diavolo fate a leggere nel pensiero?", si chiedeva Seiya, rendendosi conto di non poter mai vincere se continuava così.

"E’ un dono naturale! Ho questo potere e basta, non ci sono motivi ben precisi!", replicò Drak, che aveva intuito il pensiero del ragazzo, "Hai ragione però, continuando di questo passo, finirai tutte le tue energie, divenendo una preda facile", continuò l’Eternal Demon, ridendo sadicamente. Subito dopo, si fermò per un attimo, per poi riversare una quantità incredibile di energia nera nella sua Spada, che brillò di luce oscura.

"Eternal Darkness", tuonò il demone, creando una gigantesca aquila nera, la quale piombò, proprio come se fosse un vero rapace, verso Seiya; il colpo era devastante ed, anche la God Cloth andò in pezzi. Non molte volte aveva combattuto, da quando possedeva quella nuova corazza, ma non aveva mai subito così tanti danni: infatti circa un terzo dell’armatura era in pezzi, con un solo attacco.

Deridendo l’avversario, Drak commentò l’attacco, paragonando Seiya a dell’immondizia, -"Come capo degli Eternal Demons, potrei farti fuori ma non voglio ancora farlo! Aspetterò che arrivi anche Asis a finirti!", continuò il demone, prendendosi gioco del God Saint di Pegasus, sottoposto a dolorosi colpi senza possibilità di replicare.

Appena Drak finì di scaricare una pioggia di pugni su Seiya, iniziò a tempestarlo di calci; a quel punto, però, il demone della Spada Nera iniziò a sentire un caldo impressionante, talmente forte da doversi liberare della propria corazza, tanto era cosciente che Seiya non poteva ferirlo. –"Questo strano calore è comparso da un momento all’altro. Che sia un nemico….", affermò l’Eternal Demon. D’un tratto l’aria fu tagliata, e si aprì uno squarcio verso un mondo oscuro, visto dall’esterno, "Non è possibile, conosco un solo essere capace di ciò…quindi anche il calore di prima….", disse il demone, guardando che da dentro il portale fuoriuscirono i due Titani, Iperione della Spada e Giapeto delle Dimensioni.

"Sono millenni che non ci vediamo, vero Drak? Chissà come ti senti a batterti da solo, dato che non hai mai combattuto senza i tuoi compagni", esclamò il Titano delle Dimensioni, "Una grande vendetta ci prenderemo oggi noi Titani, su chi ci ha relegato in un mondo di eterna sofferenza….", dopodiché muovendo un braccio creò due tagli dimensionali.

"Khora Temnein!!!", urlò Giapeto. Il suo colpo inghiottì gran parte dello spazio circostante, rovinando quel’ambiente già devastato dal precedente scontro tra il demone Drak e Seiya di Pegasus. Nonostante la forza attrattiva del colpo, Drak riuscì a non farsi inghiottire dal colpo, e rimanere ben saldo a terra.

"Anche da solo ho il potere se non di battervi, almeno di bloccarvi per un po’ finché non verrà Asis ad aiutarmi!", commentò l’Eternal Demon, suscitando le risate del Dio Solare, Iperione.

"Non pensare che seppur immortale, noi non possiamo eliminare un avversario immortale fisicamente", gridò Iperione, "Noi Titani possiamo tutto anche eliminarti, così come in seguito sarà il vostro capo a perire contro di noi. Vai, Ebony Vortex", continuò generando il vortice nero che iniziò a fare pressione sul corpo del demone, devastando anche se di poco la sua corazza.

Drak sapeva di riuscire a resistere contro di loro, ma per quanto? Già nell’Era Mitologica, aveva assistito ai poteri dei due Titani, capaci rispettivamente di controllare il Sole e manipolare lo spazio-tempo, e per di più conosceva la potenza inespressa dei due. D’altra parte i due Titani avevano la propria forza al cento per cento delle loro forze, in quanto Crono era al massimo come cosmo e memoria, -"Forse so come fermarvi. Vi spedirò in un posto chiamato Hueco Espacio", una dimensione alternativa che impedisce l’uso del cosmo, rendendo la fuga impossibile se non che io venga fatto fuori", affermò Drak, generando con le mani incrociate un piccolo buco nero.

Rialzatosi Seiya immaginò che per i due ancestrali Dei fosse finita, ma con enorme sorpresa Giapeto passò a difendersi. "Non mi piace molto usare questa tecnica, ma per eludere il tuo colpo serve controbatterlo con uno dello stesso tipo", esclamò il Titano, "Melas Planetes", tuonò subito dopo, creando un nuovo universo con vari pianeti che cancellò il colpo di Drak, ulteriormente sorpreso e furioso da quella stana mossa.

"Quel colpo...", pensò il demone, "Non l’avevo mai visto. Che in millenni di prigione tu abbia appreso altre tecniche?", chiese Drak al Titano Giapeto. Quest’ultimo aprendo gli occhi, chiusi dopo aver lanciato il colpo, ebbe modo di spiegare all’avversario la questione.

"Vedi, il colpo Melas Planetes crea un universo nel quale si viene inghiottiti; stavolta però ho variato la tecnica, usandola per eludere un colpo simile ad essa come il tuo Hueco Espacio. Fortunatamente per te, non sei finito lì dentro altrimenti saresti caduto con la mossa successiva", replicò Giapeto, espandendo il cosmo.

"Il tuo spirito non sembra essere solo. C’è qualcosa che ti aiuta nello scontro, non è vero?, chiese nuovamente Drak della Spada Nera, notando la strana presenza aleggiante attorno a quella di Giapeto.

"E’ vero, accanto a me ad affrontarti non sono solo. E non parlo di Iperione, ma della mia sorella e, soprattutto, compagna Temi della Giustizia", rispose Giapeto, "Lei è sempre con me, siamo eterni come è eterno il nostro amore; lei è la forza maggiore che mi spinge a combattere perché un giorno si possa creare un mondo senza guerre, in cui io e lei saremo inseparabili".

Giapeto si avvicinò ad Iperione, parlandogli nell’orecchio. Durò appena un paio di minuti il discorso, dopodiché con un cenno il Titano Solare fece un cenno di assenso, e prese con sé Seiya. –"Io vado, vedi di vincere!", disse Iperione andando via col God Saint di Pegasus, mentre Drak non si mosse per fermarli. L’antico Dio del Sole proseguendo ipotizzò che Drak non li avesse fermati perché aveva capito che contro due Titani non avrebbe avuto speranza, rimangiandosi le parole dette in precedenza.

Sul campo di battaglia, intanto, Giapeto guardava negli occhi Drak, carico di voglia di vincere. Con l’assistenza di Temi, sapeva di vincere e si apprestava a dare scacco matto al demone. Non amava sprecare molte energie, ma colui che si trovava davanti non era un avversario da poco, quindi doveva impegnarsi molto, mettendo tutto se stesso ed oltre.

"Sai, dopo la sconfitta che ho subito otto anni fa, contro i Cavalieri d’Oro di Atena, ho iniziato a pensare che la vittoria o la sconfitta siano soltanto il riflesso della volontà e determinazione, messa in un combattimento", esclamò Giapeto delle Dimensioni, "Allora colore che mi sconfissero avevano molte più ragioni di me per vincere, sacrificai la cosa più bella della mia vita, ma non bastò. Ora non ho intenzione di fare un’altra volta lo stesso sbaglio, lo ripeterò in eterno".

"Sentiamo, come avresti intenzione di battermi se contro di me il Khora Temnein o il Melas Planetes non funzionano?", chiese il demone, assumendo la sua consueta posa dell’Hawk Eyes Slash, i quali neri fendenti penetrarono nuovamente nello spazio.

Giapeto raccolse subito la domanda, -"Ricorda, le carte che ho da giocare non finiscono mai, e di sorprese in questo scontro ci saranno eccome. Hekaton Kheir Kalein!!!", replicò il Titano, facendo comparire dinnanzi a sé un Ecatonchiro, l’essere mitologico a cento braccia e cinquanta teste. Tre fendenti fuoriuscirono da una spaccatura dello spazio, graffiando superficialmente il mostruoso essere, mentre grazie ad i suoi poteri Giapeto scansò i restanti colpi. –"Questo colpo è inutile contro chi come me sa controllare lo spazio-tempo, dovrai usare ben altro se vuoi sconfiggermi".

"Bastardo! Ora che siete in due, diventa ancora più dura. Non proseguirai la corsa verso il Sommo Ponto", affermò Drak, testardo a tal punto da tentare ancora una volta l’Hawk Eyes Slash, pur sapendo che il colpo già visto dal Dio sarebbe stato inutile. Ma, nel momento in cui Drak fu sul punto di lanciar il suo colpo, una sensazione, un qualcosa lo portò a fermarsi: brevi istanti ci vollero per fargli comprendere cosa fosse quella sensazione, e dopo che lo ebbe compreso, scagliò verso i due la sua tecnica.

Giapeto sorrise per l’ingenuità dell’avversario, convinto che lui e l’Ecatonchiro avrebbero con ulteriore facilità superato l’assalto; infatti, con i suoi poteri, Giapeto aprì buchi dimensionali, intorno a sé, proteggendosi completamente mentre con la sua stazza l’Ecatonchiro sapeva di non subire danni gravi. Drak fece uscire i neri fendenti che centrarono il gigantesco Ecatonchiro, ma non appena lo toccarono scomparvero, dimostrandosi un’illusione.

"Ma che diavolo?!", pensò Giapeto, quando si sentì chiamare e si voltò dietro. Non appena si girò fu centrato da una palla energetica nera, scaraventato lontano ma la sua prontezza gli fece evitare lo scontro contro una montagna. Dopo aver abbassato lo sguardo per un attimo, lo rialzò notando che l’Ecatonchiro ferito seriamente alle gambe, e quindi non si reggeva in piedi. –"Cosa sarà successo?", si chiedeva.

A dispetto delle sue previsioni di vittoria, Drak della Spada Nera era stato aiutato dal suo antico compagno, ma soprattutto amico Asis l’Immortale, il demone che Seiya credeva morto infilzato da spuntoni di roccia, alla Colonna del Pacifico del Nord. Egli, infatti, aveva caricato il suo nero cosmo in una palla che Giapeto non riuscì ad evitare, mentre Drak feriva l’Ecatonchiro con i suoi neri fendenti: quindi la situazione si era capovolta, la vittoria sembrava quasi in mano ai demoni.

"Bravissimi, solo da dietro e con un’illusione potevate colpirmi. Ve ne do atto, siete molto forti", disse il Titano, rialzandosi e avvicinandosi all’Ecatonchiro, "Da solo Drak avresti perso, ma ora, con Asis che per di più è immortale, vinceresti sicuramente. Purtroppo c’è sempre un ma…la vostra sfortuna è di aver incontrato me, proprio io che ho un motivo grande per sopravvivere. Forse pensate che sai patetico, ma la vostra doppia forza è diversa dalla mia, ed ora ve en darò la prova", chiudendo gli occhi e provandosi a concentrare fortemente.

In un attimo un bagliore nero lo avvolse completamente, e così come in precedenza, il cosmo di sua moglie Temi si affiancò a quello del Titano, potenziandolo notevolmente e cambiando addirittura il colore dei suoi occhi che divenne azzurro come il cielo. –"In nome tuo Temi! Ora questi due proveranno cosa sia la nostra unione", tuonò Giapeto, "Brabeus Blade", e con un calcio generò un fendente d’energia, scaturito dalla volontà di Temi, che iniziò a tagliare tutto ciò che gli si parava contro ed era diretto verso i due.

I due demoni, Asis e Drak, capirono di non poter sopravvivere ad un colpo portato con un tale cosmo, per cui fecero esplodere i rispettivi oscuri cosmi e rilasciando la massima energia, lanciarono rispettivamente l’Immortality Source, consistente in un’abbagliante luce che tutto distrugge, e l’Eternal Darkness. Tanto fu grande la potenza scaturita che il Brabeus Blade fu annientato completamente e rimase una quantità d’energia abbastanza grande da poter eliminare Giapeto.

Trovandosi sul punto di morte, il Titano pensò alla moglie Temi, ma presto s’accorse di non esser stato colpito. Infatti, muovendosi a difendere il suo padrone, l’Ecatonchiro era stato incenerito. Giapeto si commosse per quell’atto di amicizia e sacrificio, riflettendoci su. –"Un essere che Crono aveva rinchiuso e soggiogato, ora si è immolato per salvarmi la vita. E’ una cosa che mai dimenticherò, Cotto, comprendo solo ora l’importanza che avevi", pensò Giapeto commosso. Il Titano continuò a ripensare all’Ecatonchiro, alla battaglie combattute insieme ed a quanto dolore lui stesso gli aveva fatto provare, sia ora che nello scontro contro Mur di Aries, otto anni prima: solo ora comprendeva a pieno, la sua colpa, quella di aver fatto soffrire un suo compagno.

Rivolgendo ancora una volta lo sguardo verso i due sorridenti demoni, -"Per te amico, che tu possa scusarmi, per te moglie mia e per tutti coloro che avete fatto soffrire nel corso dei millenni. Che l’ago della bilancia d’oro penda su di voi, Brabeus Talanton", tuonò il figlio di Urano, usando il colpo della moglie, la quale dal suo palazzo nel Labirinto dei Titani pregava per il marito, e creando una gigantesca bilancia. Il piatto che gravava su di loro rappresentava le loro colpe, e per quanto stava accadendo, esse sembravano essere infinite.

"Non è possibile, come si può fare tutto ciò; abbiamo davvero sottovalutato queste ancestrali divinità! Asis dà sempre siamo amici, sempre stati insieme, ed insieme resisteremo alla morte", esclamò Drak della Spada Nera, sforzandosi di sopravvivere alla bilancia d’oro. Tuttavia, Asis non era d’accordo con lui,

"Mi dispiace, ma dimentichi il mio potere! Addio Drak!", e sentendo quelle parole il Capo degli Eternal Demons intuì che per lui, e solo per lui era davvero finita, per questo lasciò la presa e si fece sopraffare dalla bilancia che lo sotterrò, annientandolo.

 

Si generò un polverone, a causa dell’ingente sabbia presente sul suolo del Regno dei Mari, ma il Titano Giapeto la fece diradare, ritrovandosi ancora Asis di fronte a lui. L’immortale demone aveva uno sguardo vuoto, perso dopo la morte del compagno di una vita, anzi di un’eternità; -"Perché sono ancora qui? E’ una domanda che mi faccio sempre e trovo sempre la stessa risposta!", disse Asis.

"Pensaci bene, la colpa del tuo potere sono i tuoi compagni!", replicò Giapeto, che bene sapeva il motivo per cui Asis era costretto a vivere in eterno, "In fondo, anche tu lo sai!".

"Già, sono stati i miei compagni a condannarmi", esclamò l’immortale, ricordando gli eventi accaduti millenni fa. –"Gli Eternal Demons causarono alcuni eventi che permisero a Zeus di vincere la Titanomachia; purtroppo lo stesso Capo degli Dei pensò bene di creare un essere, che sarebbe stato capostipite di una nuova razza, e lo affidò al comando degli Eternals. Fu anche a causa sua che Crono venne sconfitto, per cui il Dio in punto di morte, prima di finire nel suo millenario sonno, maledì quell’uomo….".

"….lo maledì a vivere in eterno, vedendo i suoi successori morire uno dopo l’altro mentre lui sarebbe vissuto per sempre. Mai una punizione peggiore di questa. Quell’uomo eri tu, Asis!", concluse Giapeto, rivelando l’identità dell’uomo.

"Questa storia non la ricordavo da molto tempo. Ora che l’ho rimembrata, sono ancora più arrabbiato!", urlò a squarciagola Asis l’Immortale, "Giapeto, io ti odiooooooo!", per poi iniziare a correre verso il Titano, preso dalla rabbia incontrollata. Fu quello l’errore che Giapeto aspettava, e che un po’ aveva previsto.

"L’odio è un sentimento che anche io ho provato per molto tempo. Per tutto quello che mio figlio Prometeo ha subito a causa degli uomini e di Zeus, ma ho capito anche che è la cosa più giusta è metterlo da parte", pensò Giapeto, "Asis troverai l’eterna pace dove ti spedirò. Ti darò al possibilità di eliminare la maledizione". Il Titano usò il colpo Melas Planetes, ricreando l’universo, già visto in precedenza contro Drak, che inghiottì Asis l’Immortale: da lì il demone non sarebbe mai più potuto tornare.

Prima di svanire, però, Giapeto guardò in faccia il suo nemico, scorgendo su di essa un accenno di sorriso, dopodiché fece esplodere il mondo. Adesso Asis poteva riposare in pace.

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Iperione e Seiya percepirono quell’evento, quando erano giunti a poche decine di metri dall’entrata del Tempio di Nettuno, contenti che il loro compagno aveva vinto, finché furono fermati da un ordine. Dinnanzi loro, comparve un uomo, che Iperione conosceva molto bene. Spiegando le sue nere ali, egli salutò Iperione, -"Felice di rivederti Iperione, ho notato che mio padre ha vinto!", esclamò l’uomo.

"Esattamente nipote! Ti ritrovo ancora ostile, Prometeo….", rispose Iperione guardando negli occhi suo nipote, figlio di Giapeto ed alleato di Ponto.