CAPITOLO VENTESIMO: AMBIZIONE

Per le immense vie di Babilonia, correvano spediti i due figli di Ares, Flegias e Cicno, percependo contemporaneamente le continue esplosioni cosmiche delle dure battaglie che si stavano svolgendo nella città mesopotamica e da pochi istanti anche l’apertura di quella frattura dimensionale, della quale avevano deciso all’unisono di non importarsene. Corsero per molto i due, fino a raggiungere un sbocco, che indirizzava verso il cuore della città mesopotamica, entrando in un altro dei livelli che componevano la città.

Nonostante le poche battaglie svolte da lui e dalla sua squadra, il Comandante dei Bersekers era abbastanza deluso dalla scarsa forza dei suoi avversari, fino ad allora presentatisi: soltanto Gremory il Duca Infernale l’aveva un po’ colpito, mentre il resto dei demoni e mostri vari, richiamati dal loro padrone Lucifero, affrontati lo avevano soltanto fatto ridere e fu facile per lui ed il suo secondo farne polpette e poi rubargli l’anima. Provava un po’ di pietà per quell’avversario, Lucifero, che non aveva idea di chi si era trovato a sfidare. In più, quei nuovi esseri dal cielo potevano far al caso loro, se avessero nel cuore la malvagità tipica dei demoni, potendo quindi divertirsi con loro.

Vedendo però tanti guerrieri tutti in una volta, nella mente di Cicno sorsero dei dubbi,"Fratello, non pensi che dovremmo chiamare rinforzi?", chiese rivolto a Flegias, "D’ora in poi la guardia sarà più alta e i pericoli aumentano a vista d’occhio, essendo anche entrati in una fascia della città più interna!"

"Cosa farnetichi, Cicno? non perdiamo tempo! Siamo figli di Ares, ce la caveremmo lo stesso, e poi il resto della nostra armata è occupata altrove!", replicò Flegias, rassicurando il fratellastro.

Mentre ancora parlavano, all’improvviso, una parte del muro ai loro lati, crollò verso i due, che agilmente la scansarono, uscendo incolumi dall’incidente. -"Che città di merda! Non vedo l’ora di raderla al suolo, una volta eliminato questi schifosi demoni!", esclamò furioso Flegias, imprecando e lanciando poi per rabbia una palla d’energia, che abbatté un’altra parte di muro, e casualmente fece uscire allo scoperto un’ombra che li stava seguendo.

"Argh…mi hanno scoperto!", balbettò l’essere, rivelandosi ai due Bersekers di Ares, "Non doveva capitare ciò!". Costui s’era messo subito in guardia alla vista dei due guerrieri olimpici, quasi fosse impaurito dalla loro stazza cosmica.

"Ehi tu, sei un altro degli scagnozzi di questo angelo da strapazzo?", chiese Cicno, -"Esattamente, uno dei Gamchicolh di Astaroth, Demone della Conoscenza. Il mio nome è Bael la Trimurti!", replicò con voce roca il demone, dalla strana corazza: la parte destra dei pettorali, infatti era quella di un gatto, di color nero come la notte, mentre quelle sinistra era d’un verde intenso, a rappresentare una rana. L’elmo, a forma di corona, invece era pieno di gemme, mentre dalla vita in giù delle placche argentee ricoprivano le gambe del demone, la cui pelle era del classico rosso dei demoni infernali.

"Bene noi siamo Flegias la Tempesta Nera e Cicno il Furore, due dei figli di Ares e tra i suoi più forti guerrieri! Adesso che ci siamo presentati, possiamo dar il via alle danze!", esclamò il capo dell’armata di Ares, pronto a duellare, ma venendo prontamente fermato dal fratello che desiderava battersi ancora, al posto del suo superiore.

Flegias acconsentì nuovamente, preferendo sedersi su una roccia, mentre Cicno si contrappose al demone Bael; -"E’ meglio che la metti tutta, demone da quattro soldi. Oppure non solo riceverai il disonore della sconfitta, ma la tua anima sarà nostra per l’eternità!", avvertì prima di iniziare a combattere Cicno, iniziando poi ad aumentare il suo cosmo.

Al sentir quelle parole, Bael la Trimurti scattò arrabbiato verso il figlio di Ares, il quale ruotò su se stesso, generando un tornado che spazzò via il demone. Finito di roteare, poi, Cicno replicò all’attacco, concentrando dell’energia cosmica nel suo pugno, che si abbatté sul demone, facendogli sputare sangue.

 

"Non c’è che dire, la tua tecnica di combattimento è del tutto superiore alla mia, e anche il tuo cosmo sembra più ampio. E’ per questo che lo assorbirò, così che tu diventerai parte di me!", urlò il demone, svanendo nel nulla, e riapparendo dietro il figlio di Ares, che non ebbe il tempo di girarsi, che fu bloccato dalle braccia di Bael, ora ingrossatesi.

Cicno, quindi, era bloccato dalla presa di Bael e, impossibilitato a muoversi, da predatore era diventato preda, nelle mani dell’infernale demone; -"Cosa c’è, ora non fai più il saputello?", chiese il demone, mettendo una delle sue mani, sulla bocca di Cicno, che di colpo sentì svuotarsi.

"Credevi di essere più forte, ma non lo sei. Credevi di esser più astuto, ma non lo sei! Di per sé, la forza non conta in un duello, mentre invece la furbizia è ciò che conta, e a quanto pare noi demoni ne abbiamo di più rispetto a te. La sconfitta è l’unico destino per te: morirai, sapendo di aver sottovalutato il tuo nemico, così che il disonore della disfatta piomberà su di te per l’eternità", riflettè il demone, lasciando la presa di Cicno che crollò incosciente al suolo.

Flegias si mosse per recuperare il cadente corpo di Cicno, afferrandolo e appoggiandolo a terra. Il capo dei Bersekers guardò il suo incosciente fratello, mentre una grande rabbia cresceva dentro di lui; si decise a far sul serio, per cui si voltò arrabbiato a guardare Bael, sorridente per l’aver acquisito nuova forza dal suo nemico.

"Se prima hai fregato mio fratello, non ci riuscirai con me, che ho il triplo della sua forza!", urlò furioso la <Tempesta Nera>, avviandosi spedito verso il nemico. Poco prima che gli fosse vicino, l’olimpico mosse il braccio, scagliando un forte pugno in faccia al demone, che cadde subito a terra, dolorante.

Neanche un secondo di riposo ci fu per lui, poiché Flegias gli fu di nuovo addosso, afferrandolo per il collo e lo minacciò, -"Sai quanto ci posso mettere a farti fuori?", gli chiese il semidio.

Bael era più spaventato dall’atteggiamento rabbioso del suo nemico, piuttosto che dalla sua minaccia, -"Aspetta, aspetta….perchè devi eliminarmi per forza, non puoi solo riprenderti l’energia di tuo fratello?", chiese il demone, tremante, che però attirò la curiosità di Flegias, che si voltò a guardare il fratello a terra, svenuto.

Il demone Bael, allora, cogliendo l’attimo di distrazione, scampò dalla presa dell’olimpico, effettuando una serie di capriole all’indietro, e dopo essersi fermato, fissò con sguardo di sfida il divino guerriero. "Sai Bael, o come ti chiami….è vero, mio fratello avrà perso la sua energia, ma non hai calcolato una cosa: noi siamo figli di Ares, per questo siamo pronti a combattere fino all’ultimo con la stessa rabbia; quindi anche senza forze, Cicno si rialzerà, finché il suo corpo divino reggerà o fino a quando il suo nemico non lo ucciderà definitivamente".

Al sentir quelle parole, a detta di lui blasfeme, Bael non si sbilanciò minimamente, non temendo la tenacia del nemico. "Parli così perché non conosci profondamente me! Sono diverso dai miei simili, possiedo capacità riflessive ed intellettive superiori, che mi permettono di analizzare uno scontro al massimo, e al momento giusto so anche come raggirare il nemico, assorbendone l’energia, nel caso mi sia superiore!".

"Dici di essere un calcolatore….bene, a questo avevi pensato?", esclamò divertito Flegias, indicandogli un punto del campo di battaglia lontano da loro, dove riposava svenuto Cicno: tuttavia, con suo stupore immenso, Bael la Trimurti osservò che colui da cui aveva assorbito energia si alzava a poco a poco, nonostante fosse svuotato del suo cosmo.

Cicno, in un paio di secondi, fu completamente in piedi, nonostante barcollasse minimamente, ma con lo sguardo deciso e carico di vigore, "Mi hai preso di sorpresa una volta, alla seconda finirai carbonizzato!", tuonò il figlio di Ares alzando lo sguardo al cielo, mentre Flegias sorridente, si toglieva dal campo, pronto a lasciar ancora combattere il fratello.

La rabbia e voglia di rivalsa di Cicno, lo avevano portato a rialzarsi, nonostante il demone infernale lo avesse privato dei suoi poteri. Ma, comunque sapendo di non posseder più la forza, mostrata già contro Gremory, Cicno era pronto ad affrontar nuovamente Bael, anche a costo della vita. "Un vero guerriero si batte al cento per cento delle proprie forze, affrontando con i propri mezzi, ogni nemico che gli si para davanti. Questo solo per i veri guerrieri, mentre tu non sei altro che un allocco, capace solo di sfruttare gli altri, rubandone l’energia.

La mia energia potrà esser anche infinita e anche capace di uccidermi, ma la gloria è qualcosa che, invece, mi permetterà di rovesciare le sorti dello scontro e cancellarti da questo mondo per l’eternità. Già, perché è questo il destino che aspetta voi demoni, nel caso vi scontriate contro i bellici Bersekers del Sommo Ares", esclamò, a voce alta, Cicno, le cui parole resero fiero di lui anche il suo fratellastro Flegias.

"L’ambizione è ciò che conta nella vita, e porterà noi Olimpici alla conquista della Terra, distruggendo per l’eternità sia voi Demoni Infernali, sia i mortali e le Divinità traditrici da loro adorata. Non solo la Grecia, ma ben presto anche le regioni fredde del nord, come Asgard, o le calde distese dell’Africa, saranno assoggettate dal dominio di Zeus.

E non sarai tu a fermarmi, Bael!", tuonò subito dopo il Bersekers, lanciandosi alla velocità della luce contro il demone, che con le sue nuove capacità riuscì a vedere i movimenti dell’avversario e scagliargli un pugno alla bocca dello stomaco, che fece grondare sangue dalla bocca di Cicno, inginocchiatosi successivamente per l’eccessiva potenza.

Ridendo, Bael pensò di aver vinto sicuramente, nonostante i sermoni appena ascoltate da parte del suo nemico; "Se pensi di sconfiggermi, prendendone sempre di più, fa pure. Ciò andrà a mio vantaggio!", replicò il demone, afferrando per i capelli Cicno, e sollevandolo ad un metro d’altezza.

Il figlio di Ares mosse rapidamente il braccio, affondando le unghie nella pelle del rosso demone infernale, che emise un gemito di dolore, lasciando la presa; ciò permise al ragazzo olimpico di scagliare una forte calcio a mezz’aria, direttamente sul volto di Bael, le cui ossa del volto si ruppero quasi totalmente, per la forza impressa nel colpo.

Cicno aveva dimostrato di possedere una forza sovrumana, nonostante, fosse spogliato delle classiche abilità di un dio, o meglio un semidio qual’era. Era questa probabilmente la capacità di cui parla in precedenza, unita all’ambizione della vittoria, di cui aveva parlato. . Inoltre, nel momento in cui lo aveva centrato, l’olimpico si sentì come diverso.

"E’ ora di chiudere qui il nostro incontro, Trimurti Infernale!", urlò l’olimpico, prendendo il demone e lanciandolo verso suo fratello Fregias, che lo afferrò tenendolo dinnanzi a sé, bloccato alle braccia, "Appena rilascio la mia tecnica, erigi la barriera o potresti farti male!", lo avvertì. –"Ma se non hai neanche un po’ d’energ….", ribattè stupito Flegias, che intuì, prima di finir di parlare, come stavano le cose.

Cicno, allora, pose le mani al suo iniziando a svuotare la mente dai tanti pensieri che lo attanagliavano. "Dimentica, dimentica tutto…", continuava a pensare, dopodiché si impose di fissare il vuoto, come una grossa nube d’oscurità, in modo da non far rimaner più niente. Un secondo, poi altri due, ed altri ancora, finchè raggiunto il suo scopo, riaprì di colpo gli occhi, portando in avanti le mani.

"ADESSO, SUPREME EXTINCTION!!!", tuonò il ragazzo, il cui corpo fu nuovamente avvolto dal suo scomparso cosmo, e rilasciato sotto forma di stelle lanciate verso Fregias e Bael la Trimurti. Suo fratello, però, memore delle sue precedenti parole, lanciando un forte urlo, si circondò di una violacea barriera di cosmo, che aveva il compito di salvarlo dal colpo.

Esso centrò in pieno Bael, ma non gli procurò assai danni al primo impatto, tuttavia subito dopo acquistò energia, e un attimo dopo altra ancora, finchè l’agglomerato di potenza fu tale da sbalzarlo lontano, lasciando incolume Fregias, all’interno della sua difesa assoluta.

 

Una volta che lo scontro si era concluso, Cicno si avvicinò al fratello, sorridendogli. "Avevo pensato che per riacquistare i poteri, non che mi servissero per batterlo, doveva colpirlo, in modo da assorbire sempre più potenza! Certo che noi divinità, possiamo permetterci davvero tutto!", spiegò il semidio, elogiando anche le sue origini divine.

I due, poi, raggiunsero il defunto corpo di Bael. Fregias prese nuovamente il Pugnale di Ares, estirpando l’anima del demone, che svanì nel buio della notte. Pronti a continuare verso il palazzo del Signore degli Inferi, i due rimisero apposto il pugnale, quando dalle mura, circostanti la zona di battaglia, sbucarono fuori delle strane bestie, mai viste prima dai due.

 

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Nel frattempo, in uno degli strati di mura più interni di Babilonia, alcuni difensori infernali stavano affrontando alcune delle bestie, sbucate fuori dal portale. –"Olaf! Olaf! Attento alle tue spalle!", tuonò un demone, avvertendo il suo pari, di un mostro che lo stava attaccando da dietro. Esso si lanciò verso il demone Olaf, ma venne incenerito da una fulmine rilasciato dall’infernale essere.

Le strane bestie aveva un aspetto mammifero, sembravano dei grossi cani, ma il loro pelo era molto più grande, così che le zanne enormi della loro bocca o gli occhi e naso rossi. Si ergevano su due zampe, ma nella corsa si spostava su quattro; a quanto dimostrato, potevano emettere notevoli salti e la loro pelle era abbastanza dura da non esser penetrata dalla grande forza dei demoni di Lucifero.

"Gavrok, dietro di te!", replicò Olaf, salvando il suo pari dalla zampata dalla bestia. Il demone attaccato spalancò la bocca, facendo uscire dei ragni neri, in notevole quantità, che divorarono in quattro e quattr’otto la bestia che lo stava colpendo, più gli altri suoi simili che l’affiancavano.

Nel vedere ciò, alcuni di quegli esseri esitarono all’attacco, finchè uno di essi tentò nuovamente, spiccando un volo, e nel nulla, sbriciolato da una massa d’energia. Infatti, in quell’istante, la zona fu circondata da un cosmo spaventoso, oscuro quasi quanto quello dei demoni. Olaf e Gavrok si voltarono e notarono con loro grande stupore, chi era stato a compier l’azione contro la bestia: un giovane da lunghi capelli castani e lo sguardo di sfida, rivolto alle bestie.

"Oh mio dio, e chi è costui?", si chiesero i due demoni, accasciati a terra, di colpo, senza che lo volessero, come spinti da qualcosa. –"Inchinatevi, demoni, al cospetto del dio Baal!", replicò subito dopo il nuovo arrivato, incenerendo con gli occhi due bestie che lo stavano guardando. Uno degli Dei del luogo era sceso in campo!