Capitolo 9

I doveri di un cavaliere

Andromeda stava correndo verso la sua meta con la teste tra mille pensieri, tra cui quello di dover ancora combattere contro un' altro nemico. Infatti il ragazzo non aveva mai amato combattere e molto spesso nelle battaglie che aveva affrontato si era dovuto confrontare non solo su i suoi avversari ma anche sul significato di combattere e quindi uccidere un nemico, fosse giusto o sbagliato.

Ogni volta che si vedeva costretto a dover uccidere un avversario perché i doveri verso Atena glielo imponevano, alla fine del duello una grande angoscia si impadroniva sempre di lui, facendolo sentire dispiaciuto per aver distrutto una vita, specie se costui possedeva un' animo puro come il suo.

E il peggio era che ogni volta che pensava di non dover più uccidere più gli avversari spuntavano fuori molto più forti dei precedenti e determinati a combattere. Pero non poteva certo rifiutarsi di combattere, e lasciare Atena e l'umanità dal essere distrutti, e quindi doveva per forza di cose combattere di nuovo e di nuovo ancora se fosse neccesario.

Con questo pensiero costantemente in testa il ragazzo raggiunse il posto dove lo stava aspettando il suo avversario, che si era già preparato per lo scontro imminente. Con circospezione il ragazzo si guardo in giro con preoccupazione, temendo un'attacco a sorpresa, ma per sua fortuna non arrivo nessun assalto da parte del nemico. Pero ad Andromeda quel cosmo ostile gli ricordo uno dei suoi primi nemici affrontati nel periodo immediatamente dopo la guerra galattica: i Cavalieri Neri.

<< Questo cosmo nero come la pece assomiglia in modo impressionante a quello di Andromeda Nero, ma non può essere lui visto che lo visto morire proprio davanti ai miei occhi. Ma se non è il suo è parecchio strano il fatto che i due cosmi in questione siano cosi assomiglianti!>>, penso il cavaliere mentre la preoccupazione per i strani fatti di quei giorni cominciava a crescere con sempre maggior forza.

Dopo altri due snervanti minuti che sembravano ore, finalmente i nemico decise di farsi avanti e uscito dalla penombra degli edifici si fermo a pochi passi dal suo rivale, stupendolo non poco. L'armartura che indossava era uguale a quella del cavaliere di Atena, eccetto per il colore che era nero come la notte più profonda e senza stelle, mentre la tuta che indossava sotto la corazza era di colore verde, come quella della prima armatura di Andromeda, ma più scura; e anche i lineamenti del volto e del corpo erano molto simili ai suoi, che gli sembrava quasi di vedere un suo gemello.

Andromeda non poteva credere a quello che vedeva, il suo rivale era praticamente uguale a lui, e questo gli fece credere che esistessero due Andromeda Neri invece che uno.

Vedendo lo stupore riflesso nei suoi occhi il nemico si avvicino al cavaliere di bronzo prima di cominciargli a narrare la sua storia.

" E cosi ci vediamo ancora cavaliere di Andromeda, e dal nostro ultimo e unico scontro nella Valle della Morte che non vedevo l'ora di battermi di nuovo con te e fartela pagare per avermi sconfitto. Vedo nei tuoi occhi lo stupore nel vedermi ancora vivo, be in effetti anche io ero cosi quando il grande Hades, signore degli Inferi richiamo in vita sia me che gli altri cavalieri neri affidandoci la missione di eliminare Atena e i suoi cavalieri. Ovviamente acetammo tutti con gioia, alla prospettiva di poter combattere con chi ci ha tolto il dono della vite, ossia tu e i tuoi compagni, i Cavalieri dello Zodiaco!" disse Andromeda nero al suo avversario, facendo aumentare lo stupore negli occhi, e soprattutto nell'animo del ragazzo, che capì subito con chi si stava per confrontare.

" Non vedevi l'ora di confrontarti con me dal nostro ultima battaglia avvenuta nella Valle della Morte... ma, allora tu se... ?!"

"Si, esatto sono io, la tua nemesi: Andromeda Nero!"

"Andromeda nero, hai detto?! Questo è impossibile, io ho affrontato Andromeda Nero un po di tempo fa ma ora dovrebbe essere morto dopo che lo ho sconfitto!" disse Andromeda.

"E cosi pensi che io sia morto, e in effetti e cosi sono morto ma il signore che governa sul mondo dei morti mi ha fatto ritornare in vita e prendermi la mi rivincita su di te!" disse Andromeda nero.

"E io continuo a pensare che tu sia solo un impostore, soprattutto aver visto in azione uno dei sette generali di Nettuno: Lemuri!" disse Andromeda.

E io ti dimostrerò che ti sbagli: Catena di Andromeda Nero!"

"Catena di Andromeda, disponiti a difesa!" disse Andromeda, ordinando alla sua catena di disporsi in circolo intorno a se.

La catena incomincio a girare vorticosamente intorno al cavaliere impedendo agli attacchi del nemico di ferire il proprio padrone, per un certo periodo la catena riuscì a fermare la maggior parte degli attacchi avversari ma poi le catene nere riuscirono a penetrare all’interno della difesa circolare del cavaliere di Atena e tramutatersi in serpenti cominciarono a ferire il ragazzo.

Andromeda preso alla sprovvista da quell’attacco dovette abbandonare la difesa circolare della sua catena e cadere in ginocchio per il dolore, che era atroce.

Andromeda Nero sorrise a vedere il nemico stramazzare al suolo per il dolore, e convincendosi che ormai la vittoria era vicina. Ma non aveva fatto i conti con la determinazione dei cavalieri di Atena.

Quando il cavaliere stava per ordinare alle sue catene di uccidere la sua controparte si rese conto che Andromeda non era ancora sconfitto e vide le sue armi venire distrutte da una energia cosmica, mentre il paladino di Atena si rimetteva in piedi.

"Sei ancora vivo, ma come è possibile?!", si chiese il cavaliere nero.

"E stato semplice: mi ricordo che in passato ho combattuto con un Cavaliere Nero che aveva delle catene uguali dalle tue. Mi è bastato ricordare come avevo annullato il potere di quelle catene per distruggere le tue, che sono simili alle sue!" spiegò il Cavaliere di Atena al nemico

"Complimenti per la tua formidabile arguzia, si vede che in questo grande lungo lasso di tempo tu abbia fatto ancora più esperienza in battaglia! Ma io non mi arrendo per cosi poco, anche senza catene io posso sconfiggerti lo stesso!" controbatte il Cavaliere nero.

"Sembri molto sicuro di te e della tua forza, ma io non voglio combattere con te e con nessun’altro perché io non amo combattere. Non ho amato combattere e quindi uccidere nemici che in fondo non lo erano!" disse Andromeda, ripensando a tutti i nemici sconfitti e uccisi in passato: da vesta a Fish, che non sapevano che Arles avesse cercato di uccidere Atena e macchiato la vita di Micene con l’onta del tradimento. A Mime e Mizar, ignari che la loro regina, Ilda di Polaris era schiava dell’anello del Nibelungo. A Kira di Scilla a Sirya delle Sirene che erano stati manipolati da Kanon, fratello di Gemini, per i suoi loschi piani.

"Invece ti toccherà combattere contro di me, se non vorrai morire! Catene di Andromeda Nero, attaccate!" ordinò il cavaliere nemico.

"Vuoi proprio lottare, usando attacchi di un Cavaliere che ho sconfitto tempo addietro, come faceva Lemuri, Generale di Nettuno, che poteveìa prendere le sembianze di chi voleva e usare i colpi segreti di quelle persone!" disse Andromeda.

"Sei ancora convinto che io sia morto dopo il nostro ultimo scontro nella Valle della Morte, ma io sono vivo e vegeto e davanti a te!" esclamo il nemico.

"E tu mi vorresti dire che sei Andromeda Nero, ma io ero sicuro che tu fossi morto nello scontro che abbiamo sostenuto nella Valle della Morte, come è possibile che tu sia ancora vivo?!" chiese sorpreso il Cavaliere di Andromeda.

"E va bene, per convincerti che io sia ancora vivo ti racconterò come il nostro nuovo signore, Hades il signore del mondo dei morti, ci abbia riportato in vità! Devi sapere che le cose sono andate come hai detto tu: io persi la vita dopo essere stato colpito dal tuo ultimo attacco, e fini nella vera valle della morte, la Bocca di Ade, ed da li agli inferi.

Non sai come è terribile la vita la giù, è veramente terribile subire ogni giorno le turture dei sudditi di Hades, gli Spectre, ogni giorno. E questa tortura si fermo un giorno, quando il degli Inferi in persona, ci risveglio dal sonno eterno e ci disse che ci avrebbe dato la vita eterna se li avessimo portato la tesa di Atena entro le dodici ore prestabilite. E cosi con i nostri vecchi corpi e armature riparate ritornammo sulla terra per compiere la nostra nuova missione, e ci alleammo con Cavaliere Oscuro per conquistare la città di Atene e cercare fa intervenire Atena e voi suoi cavalieri!" spiegò il Cavaliere Nero, finendo il suo racconto.

"E ora che la storia è finita possiamo riprendere la battaglia, e stavolta, sarò io a vincere!" disse il nemico preparando a riprende l’attacco contro il cavaliere.

"E quindi tu saresti davvero Andromeda Nero, e sei tornato in vita per prendere la testa di Atena!" compresse Andromeda, dopo aver ascoltato il breve racconto.

"Esattamente, ma prima della testa di Atena, prenderò la tua di testa!" esclamo il nemico.

"Anche se non mi piace combattere dovrò farlo per sconfiggere te, non posso lasciare in vita un’ assassino come te! Catena di Andromeda colpisci!" Urlo il cavaliere della costellazione di Andromeda.

La catena evitò gli attacchi nemici e si confic nell’addome del nemico, uccidendo sul colpo e ritornando dal suo padrone, che ancora una volta si sentiva triste per aver ucciso ancora una volta.

<< Ma questo è uno dei tanti doveri di un cavaliere! >>, penso, allontanandosi dal posto in cui aveva combattuto e ritornando dagli altri.