CAPITOLO II°

- Il potere del cosmo è nell’anima! -

Passarono così tre giorni.

Il cielo, quella mattina era azzurro e limpido e il sole abbagliante.

Gli spalti della grande arena del santuario erano gremiti del pubblico che avrebbe assistito alla lotta tra due piccoli combattenti e c’era gente di ogni tipo: I soldati del santuario, i sacerdoti minori e i sacerdoti maestri, le sacerdotesse e i soliti curiosi. Lassù, più in alto di tutti, seduto in un trono posizionato fra due colonne e sormontato da un telone rosso per riparare dal sole c’era lui…..il grande sacerdote.

Colui che avrebbe assistito alla lotta in qualità di giudice per decidere chi tra i due era veramente il predestinato voluto da Athena per diventare cavaliere.

Il pubblico mormorava impaziente…..alcuni erano increduli al fatto noto ma sempre sconcertante che due bambini debbano affrontarsi, alcuni si chiedevano chi dei due avrebbe prevalso sull’altro e in che modo. Ma il rumore si mutò in silenzio quando essi intravidero i due scendere le scalinate dell’arena. Uno aveva l’espressione aggressiva, i capelli rossastri e arruffati, penetranti occhi castani e un ghigno in faccia che tradiva la sua sicurezza; l’altro aveva una espressione impassibile, quasi assente, lunghi capelli verdi leggermente mossi, occhi viola e due punti ovali rossi disegnati sulla sua fronte che indicavano chiare origini orientali. I due si piazzarono al centro dell’arena rivolti verso il grande sacerdote che li interpellò: <miei volenterosi fanciulli, come ben sapete siete qui oggi per capire chi di voi due è il predestinato che verrà iniziato all’addestramento vero e proprio con lo scopo di diventare cavaliere. Quali sono i vostri nomi?>

<Miguel.> rispose il primo emozionato.

<Sion.> rispose il secondo.

<Bene, e ora esigo un combattimento leale…procedete!>

Miguel si sciolse un po’ i muscoli e si sistemò i polsini, la fascia che aveva in fronte e quella in vita. Poi, con uno scatto, si lanciò verso il suo avversario che era immobile. <Poverino, sei immobilizzato per la paura vero? Ma ormai è troppo tardi per tirarsi indietro, dovevi rinunciare! HHAAA!> Il pugno di Miguel andò a vuoto perché Sion lo schivò con facilità. Subito dopo, Sion schivò tutti gli altri colpi di Miguel che cominciava ad innervosirsi e a perdere sia la calma che la sicurezza.

<Maledetto! Difenderti schivando i colpi è tutto quello che riesci a fare? Perché non provi ad attaccarmi?! Haaaarrgghh!!!> urlò Miguel mentre si lanciava nuovamente all’attacco. Anche questo suo tentativo andò a vuoto esattamente come quello di prima con la differenza che lui aveva il fiatone, mentre Sion era ancora calmo e fresco come una rosa. A quel punto, Miguel esclamò: <E va bene…….all’inizio non volevo farti tanto male ma ora mi ci hai costretto. Preparati Sion. Ti dimostrerò di aver assimilato gli insegnamenti del maestro molto più di te!>. Iniziò così a espandere lentamente il suo cosmo.

Il quale rispose indifferente: <Tu credi? Ora lo capiremo.>

<Non c’è nulla da capire. Sarò io colui che verrà addestrato per diventare cavaliere e ora ti sconfiggerò qui davanti a tutti, così ti toglierò quella fastidiosa espressione indifferente dal viso!! Gwaaahhh!!!>

Il corpo di Miguel era contornato da una flebile luce bianca mentre si preparava a sferrare nuovamente il suo pugno, stavolta espandendo il suo cosmo interiore. Anche Sion espanse il suo cosmo e aspettò che l’avversario gli venisse incontro. Miguel sferrò il suo pugno, Sion si spostò lateralmente con uno scatto e lo colse sbilanciato, così in un attimo gli fece lo sgambetto e lo colpì alla nuca col taglio della mano concentrandovi il cosmo. Miguel crollò al suolo dopo essersi retto in piedi un paio di secondi mentre Sion gli disse: <Il maestro ci ha insegnato che il potere del cosmo scaturisce dall’anima e non dalla rabbia, per questo oggi tu hai perso e io ho vinto, perché per diventare cavalieri non si deve mai sottovalutare l’avversario e né agire mossi dalla furia. Ricordatelo, e forse anche tu riuscirai a diventare un cavaliere, un giorno. Ma per il momento sembra che sia io quello che partirà per l’addestramento con il maestro. E tornerò per ricevere la sacra investitura a cavaliere!> La gente che aveva assistito era rimasta impressionata dalla freddezza con cui quel fanciullo di otto anni aveva sconfitto il suo avversario, pur risparmiandogli gravi danni. Il suo maestro era stupito dalla abilità del piccolo apprendista e pensò: <Sì. Ora mi sono convinto che è lui che porterò con me in Jamir. Lui è arrivato a comprendere quello che agli altri ho cercato insistentemente ma invano di insegnare sul cosmo. Lui è riuscito a capire così piccolo che il vero cosmo non risiede nello spirito guerriero, nella rabbia o nel rancore, ma nell’anima!!> Dopodiché il grande sacerdote gli disse: <Sion! Hai vinto tu questa lotta, perciò domani mattina partirai per il Jamir, una località non molto lontana dal Tibet dove la natura rigida e insidiosa rende difficile l’adattamento umano! Và, supera le difficoltà e ritorna qui al santuario di Grecia quando il tuo mentore deciderà che sarai degno di ricevere l’investitura a Cavaliere di Athena!>

Il giorno seguente, al sorgere del sole, Sion e il suo maestro partirono per il Jamir.