CAPITOLO IV°

-La voce che giunge ai rinnegati-

 

Dopo la partenza di Dokho a Goro Ho per l'addestramento che lo avrebbe reso degno di essere cavaliere, al santuario di Grecia continuava la ricerca di coloro che si sarebbero distinti dagli altri apprendisti. I tre che avevano attaccato Dokho perché pieni di rancore per la lapidaria scelta del sacerdote maestro che li aveva addestrati, chiesero di poter continuare ad addestrarsi per poter ancora tentare di diventare cavalieri; gli altri sacerdoti maestri, che erano all'oscuro della loro azione priva di onore, gli consentirono di passare sotto la supervisione di un'altro di loro. Un giorno però, durante un normale esercizio di lotta che doveva essere soltanto simulato, uccisero un loro compagno e raccontarono poi che era stato un incidente a provocare la sua morte. Ovviamente nessuno credette a una scusa così subdola, e i tre vennero banditi dal santuario. Per giorni errarono nei villaggi vicini al santuario rubando per sfamarsi mentre l'odio per il santuario e per il mondo intero cresceva nei loro tormentati animi, finché un giorno udirono una voce. I tre capirono che quella era una voce che non proveniva da una persona lì vicino a loro, ma da qualcuno che parlava alla loro mente:

<Ascoltatemi, giovani apprendisti cavalieri, il santuario vi ha rinnegati, ma io posso ancora offrirvi la possibilità di diventarlo. Desiderate ancora diventare dei potenti guerrieri? Rispondetemi!>

I tre risposero: <Certo che lo vogliamo, ma tu chi sei?>

La voce, che era una voce femminile, disse: <Il mio nome è Neribe e sono una musa. Per il momento non posso dirvi di più; ma il santuario non è l'unico luogo dove vengono istituiti i cavalieri. Se volete diventare i guerrieri del mio signore, lui ne sarà contento e vi accetterà e vi farà addestrare anche se siete stati rinnegati dal santuario........così potrete realizzare il vostro scopo. Non c'è bisogno che mi diciate dove vi trovate, ho già mandato uno dei soldati del mio signore per accompagnarvi e sarà lui a trovarvi!>

Così, il giorno seguente, l'uomo giunse a prenderli. Era coperto con una lunga tunica nera che aveva anche un cappuccio, per cui non lo si poteva vedere in viso: <Voi dovete essere Cube, Oxe e Milth. Venite con me, la mia signora Neribe vi sta aspettando!>