Capitolo 23: Maestrale

Nessuno dei due riusciva a ricordare quando l’altro gli si fosse parato davanti, ma entrambi erano ben consapevoli di essere di fronte ad un nemico.

Il guerriero dalle nere vestigia aveva corti capelli fulvi, legati in una coda sulla nuca, per il resto rasata, ed occhi vispi e verdi, che scrutavano con attenzione, dal viso rotondo e leggermente butterato, con la sua pelle chiara contrastante con la scura armatura, quel seguace di Eolo dinanzi a lui.

Il Dominatore dei Venti che si trovava dinanzi aveva il capo completamente privo di capelli, ma una sottile barba, squadrata e perfettamente parallela alle guance ed al mento, di colore rosso acceso, risaltava sul volto, segnato da due profonde cicatrici, una sulla fronte ed una seconda parzialmente visibile sulla guancia sinistra, sotto la barba.

Le vestigia dell’uomo dell’Isola della Regina Nera non dicevano niente al seguace di Eolo, oscure, con un pettorale ed una copertura per la cinta, assieme a gambali e protezioni per braccia ed una corona sul capo spoglio di capelli.

L’armatura del guerriero dei Venti, d’altro canto, era di color oro, con decorazioni grigie; ricordava, per le sue forme, quella che aveva visto indossare ad Aliseo di Ponente, ma non vi erano poderosi cavalli incisi sui pettorali, bensì striature parallele, a gruppi di tre, una per ogni pettorale, così come altre, simili, con due segmenti esterni più sottili ed uno interno più lungo, adornavano le protezioni delle braccia e quelle delle gambe. E la maschera, infine, celava il volto, disegnando le forme di una bocca intenta a soffiare.

Gli occhi del Dominatore si posarono sulle mani dell’oscuro guerriero, mani che impugnavano due lunghe fruste, ognuna con tre lingue metalliche, sembravano fatte d’oro, ma era un oro sporco, quasi nero come le vestigia stesse.

Il nemico notò gli sguardi dell’altro e volse il proprio verso l’arma che il seguace di Eolo impugnava: una lunga asta, grigia con spirali dorate, che finiva, da una parte, in qualcosa di molto simile ad un peso, quasi fosse una piccola clava, ma l’altra estremità aveva tre lame dorate, che richiamavano, chiaramente, un tridente.

"Se impugni quella, devi essere il guerriero di Maestrale, Coriolis, se ben ricordo dalle informazioni avute dal mio maestro!", esordì d’un tratto il nero invasore, che ricevette un secco cenno d’assenso dall’altro, "Esatto, ti trovi nell’Anticamera del Maestrale ed io ne sono il custode. Tu, d’altra parte, devi essere allievo di Luis, se conosci il mio nome.", ipotizzò l’altro, osservando di nuovo il suo avversario.

"Hai ragione! Il mio nome è Kirin della Lucertola nera e sono uno dei tre discepoli del Sagittario Oscuro!", ribatté quello deciso, il cosmo che s’agitava già, come un tetro e malefico vento, attorno a lui.

Fu Kirin il primo a lanciarsi alla carica, con un secco movimento scosse le due fruste, crepando il terreno e producendo ondate di vento all’impatto, mentre già Coriolis spiccava un agile salto, roteando dinanzi a se il proprio tridente, creando a sua volta una violenta corrente d’aria che travolse le sei ondate di vento avverse, prima ancora che il Dominatore dei Venti toccasse il suolo.

"Se questo è il meglio che sai fare, allievo di Luis, è meglio che tu ti uccida da solo, sarà meno doloroso per te.", lo avvisò il calvo guerriero di Eolo, ricevendo un ruggito in tutta risposta, mentre l’altro si lanciava alla carica.

Le fruste fischiarono nell’aria, correndo verso le braccia del seguace dei Venti, il quale, prontamente, sollevò la propria arma a difesa, lasciando che le tre code mancine s’avvolgessero all’arma, mentre le destre andarono a vuoto, poco lontano.

Coriolis, però, approfittò di quella situazione, attirando a se il nemico, facendo leva sul tridente, ma Kirin non si fece trovare impreparato, compiendo un abile salto e stringendo così le code dell’arma contro il corpo del Dominatore dei venti, mentre lui si schiacciava contro la sua schiena.

"Stolto!", ruggì il guerriero del Maestrale, piegandosi sulla schiena e spingendo il corpo del nemico verso l’alto, mentre il vento che si liberava dal suo cosmo spingeva in aria Kirin stesso, il quale, solo tenendosi dalla frusta, riuscì a non volare contro il tetto dell’Anticamera.

Un secco movimento della frusta destra della Lucertola Nera fu la decisa risposta dell’invasore, che liberò tre feroci ondate di vento, costringendo l’altro ad un movimento deciso con tutto il corpo: Coriolis, infatti, espandendo il proprio cosmo, compì una rotazione su se stesso, creando un violento tornado attorno a se.

Quello che Kirin, però, non si aspettava, fu che lo stesso Dominatore dei Venti si lasciò catturare dalla sua corrente, vorticando assieme al guerriero nero, portandosi in parallelo con il terreno e piantandovi le punte del Tridente, mentre già, con la mano sinistra, liberava una seconda corrente, con cui sciolse la presa della frusta nera dall’arma.

Fu allora che i venti si calmarono, mentre i due combattenti venivano spinti in direzioni opposte, atterrando abilmente al suolo, pronti a continuare la lotta, entrambi.

"Te lo concedo, allievo di Luis, sei bravino…", commentò con tono atono Coriolis, ricevendo per risposta un ringhio, prima che di nuovo Kirin lasciasse esplodere il proprio cosmo, scuotendo le due fruste e schioccandone le sei code sul terreno.

Un reticolo di affilati fendenti di vento si lanciò contro il Dominatore di Maestrale che, in tutta risposta, corse contro la minaccia che gli si avventava addosso, roteando dinanzi a se il tridente, finché, a pochi istanti dall’impatto, Coriolis non sbatté la parte non appuntita dell’arma contro il suolo.

Il vento che si generò da quel singolo colpo al terreno fu tale da creare un’onda d’aria che il Dominatore del Maestrale prontamente cavalcò, evitando l’impatto con l’assalto di Kirin e portandosi sopra la Nera Lucertola: "A te la difesa, invasore!", urlò Coriolis, puntandogli contro l’arma a tre punte, "Ecco il Tridente dei Venti!", imperò ancora.

Tre vortici nacquero dalle altrettante lame, avviluppandosi fra loro fino a prendere la forma di un mastodontico tridente fatto di pura aria che cadde dall’alto contro il nero nemico, il quale, in tutta risposta, dovette roteare con prontezza e velocità le proprie fruste, generando dozzine di fendenti che riuscirono appena a rallentare la corsa dell’attacco del seguace di Eolo.

Alla fine, però, la furia del Tridente ebbe la meglio e la nera Lucertola fu schiantata indietro, profonde ferite che ne crepavano le vestigia e segnavano la pelle, costringendolo a rotolare al suolo, le mani ancora strette attorno alle fruste.

E fu proprio dalle fruste che partì il successivo attacco, una scossa decisa delle due armi ed il vento che nacque dalle stesse ebbe un nero ed orrido colore, mentre correva furioso contro il seguace di Eolo, "Repovi Gustera!", imperò deciso il discepolo del Sagittario Oscuro, liberando la furia di sei tetre code di lucertola.

Coriolis studiò i vortici che danzavano verso di lui, "Sei bravo, te l’ho concesso, ma non montarti la testa, ragazzo!", lo ammonì il Dominatore dei venti, facendosi avanti verso l’attacco scatenandogli addosso.

Fu strepitoso ciò che Kirin vide: il suo avversario si muoveva con eleganza e decisione fra le correnti d’aria, quasi riuscisse a leggerne le intenzioni, quasi il vento avesse delle proprie intenzioni, o seguisse la sua di volontà, anziché quella di chi lo aveva scatenato!

Non c’era sorriso sul volto di Coriolis, un’ombra di piacere, quella la Lucertola nera riusciva a distinguerla, ma nessuna soddisfazione, solo determinazione, mentre, muovendosi, agitava l’arma, attirando a se il vento e scuotendolo, spezzando i sei vortici d’aria, prima di compiere un’abile rotazione dell’arma ed assorbire con esso tutta la potenza dell’attacco nemico.

"Ecco di nuovo! Tridente dei Venti!", urlò il Dominatore, ma questa volta il suo attacco fu completamente diverso: ghermì la potenza delle sei code create da Kirin e le roteò fino a scagliarle di nuovo addosso alla Lucertola Nera.

La violenza del colpo investì l’oscuro invasore, travolgendolo, distruggendone maggiormente le vestigia e lasciandolo al suolo dolorante, mentre il guerriero di Eolo gli si avvicinava con passo sicuro ed implacabile, la lama del tridente a pochi centimetri dalla sua gola.

"Sei un degno allievo di Luis, ragazzo, ma niente di più, la morte t’attende, ma sarà veloce ed indolore, questo ti concederò!", rassicurò secco il Dominatore di Maestrale, ma Kirin non era altrettanto concorde a cadere senza combattere oltre, abbandonate le fruste, aprì le mani verso l’alto e lasciò che il ventoso cosmo oscuro si scatenasse dalle stesse.

"Crni Jezik!", urlò il nero avversario, liberando un vortice di vento simile ad una maestosa lingua, che intrappolò fra le proprie spire il seguace di Eolo, stringendone le braccia ed il corpo in una presa apparentemente invincibile.

"Ti restituisco il favore, servo di Eolo: arrenditi e, in onore della tua amicizia con il mio maestro, di cui ormai sono certo, ti darò una morte veloce ed indolore!", propose ghignando il discepolo del Sagittario Oscuro.

"Amicizia?", ripeté perplesso Coriolis, parlando a fatica a causa della pressione cui era soggetto, "Sì, amicizia, lo sospettavo, quando egli ci ha accennato ai nemici che avremmo incontrato, ma dai tuoi comportamenti ora ne sono certo.", spiegò il nemico; "Niente il mio maestro ci disse dei guerrieri di Ponente, Scirocco ed Ostro, giunti dopo la sua cattura e detenzione sull’Isola della Regina Nera; ben poche parole ci accennò sui tuoi pari del Libeccio e della Tramontana, definendoli dei deboli e sciocchi ragazzi, ma è stato ricco di particolari e complimenti per te, per la donna del Grecale e per l’uomo di Levante.", proseguì Kirin.

"Chi ben conosce il Sagittario Nero sa che non è uomo da offrire complimenti a caso, solo chi realmente rispetta possono ottenere tali parole da lui.", aggiunse l’invasore, "E proprio per questo ti risparmierò la sofferenza di una lenta agonia!", concluse, aumentando la pressione dell’Oscura Lingua della Lucertola sul Dominatore dei Venti.

Quelle parole avrebbero anche potuto produrre un sorriso amaro sul viso del guerriero di Eolo, se la stretta nemica non gli avesse spezzato il fiato, ma un risultato lo ebbero: riportare alla mente di Coriolis gli anni passati sull’Isola sacra di Eolo assieme agli altri compagni ed il tempo condiviso con Luis, allora dominatore di Ponente.

Era nato in un piccolo paese della Germania e cresciuto con una costante sete di emozioni, una sete che lo aveva spinto, giovanissimo, a lasciare la propria casa ed iniziare a viaggiare.

Durante i suoi viaggi, Coriolis era entrato in un gruppo di soldati di ventura e con loro aveva combattuto in quasi tutta l’Europa del Nord, fino a raggiungere una terra, nella Scandinavia, dove aveva sentito parlare del cosmo.

Era stato in quel regno lontano, nascosto fra le nevi, che il giovane guerriero aveva scoperto l’essenza della vera forza, una scoperta che lo portò ad abbandonare i suoi compagni di ventura ed iniziare ad addestrarsi con ben altri mercenari, uomini che si dicevano fedeli alla divinità della Guerra greca: Ares.

Questi Bersekers erano delle bestie, agli occhi di Coriolis, ma la sua fame di emozioni lo portò a legarsi a loro e, assieme a loro, compiere azioni di cui ancora oggi si vergognava, come l’eccidio compiuto in un piccolo villaggio turco.

Era stato dopo quello che non poteva definirsi in nessun modo diverso da "atto di barberia" che l’uomo aveva abbandonato i Bersekers ed aveva iniziato a vagare da solo per le coste del Mediterraneo, di città in città, fra l’Europa ed il Nord Africa, sempre inseguito dai vecchi compagni.

Un giorno, però, quei vecchi compagni lo raggiunsero, circondandolo, pronti ad ucciderlo; ancora li ricordava, erano una dozzina, alcuni non avevano nemmeno un vero e proprio nome, in battaglia si chiamavano solo per l’arma che li caratterizzava; c’erano Spada, Ascia, Scudo, Catena, Mazza e tanti altri, guidati dal comandante della Legione della Discordia, Igor, l’uomo dalla terribile Lancia.

Quel giorno, Coriolis credeva di morire, sapeva solo che avrebbe portato con se quanti più dei propri carnefici; fu una sorpresa quando, in mezzo alla battaglia, mentre già Scudo e Catena erano al suolo senza vita, che il vento soffiò con una forza incredibile, sbalordendo tutti i presenti, mentre qualcosa iniziava a brillare nel cielo, posizionandosi dinanzi al guerriero privo d’armatura.

Fu nel silenzio generale che Igor ruggì: "Chi osa aiutarti?", alla vista di un tridente conficcato dinanzi all’altro, "Forse Poseidone si pensa superiore ad Ares?", chiese ancora, prima che una diversa voce echeggiasse nell’aria.

"Non Poseidone, razza d’idiota! Eolo, signore dei Venti ha riconosciuto in questo giovane un suo seguace e, oltre noi, ha mandato lui l’arma che d’ora in poi potrà impugnare in battaglia!", esclamò la voce, prima che due sagome apparissero, sbaragliando tutti i soldati più deboli di quella Legione.

Erano due uomini in vestigia vagamente identiche fra loro, differenti solo per i colori e le decorazioni sulle stesse, ma circondati entrambi da possenti correnti d’aria: calde quelle che ricoprivano l’uomo più anziano, con un’armatura in parte arancio, fresche e piene di vita quelle sul più giovane dalla corazza leggermente dorata.

"Il mio nome è Austro dell’Ostro, Comandante dei Dominatori dei Venti!", esordì il più anziano dei due, "Ed io sono Luis di Ponente, del medesimo ordine!", aggiunse l’altro, "Se vuoi combattere contro questo nostro compagno, dovrai affrontare anche noi, servo della Guerra!", ruggì il primo con tono deciso.

Nessuno lo vide in quel momento, ma un sorriso si dipinse sul volto di Coriolis, non per la condizione di vantaggio, ma per la certezza di aver appena trovato un proprio luogo, di aver trovato finalmente come saziare la propria fame!

Igor fuggì quel giorno, preferendo evitare la battaglia contro due avversari ed il giovane vagabondo trovò una casa in cui vivere, un luogo in cui addestrarsi a dominare il vento di Maestrale.

Luis, per il giovane Coriolis, non fu solo il suo salvatore in quel lontano giorno, ma fu anche un caro amico e compagno d’addestramenti: erano stati scelti quasi nello stesso periodo loro due ed Okypede e così, per lungo tempo, i tre condivisero le fatiche dell’addestramento e svilupparono un legame speciale, che fra gli altri due fiorì in qualcosa di ben diverso, ma che fu egualmente spezzato quando il Dominatore di Ponente li tradì.

Stava ancora vagando in quei ricordi quando una voce proruppe da uno dei corridoi che portavano nell’Anticamera, introducendo una sagoma che si mosse veloce: "Griffe de l’Esprit!", invocò la voce femminile appena giunta, mentre una fanciulla dalle vestigia d’argento e con una maschera sul volto concludeva il proprio salto, atterrando con eleganza, ed il Dominatore di Maestrale si scopriva, inaspettatamente, libero dalla presa della Lingua di Vento Nero.

Ci volle solo un secondo perché Coriolis capisse che stirpe guerriera aveva davanti: "Ti ringrazio, sacerdotessa di Atena.", esordì, "Ora però lascia a me la battaglia, è tempo che io concluda ciò che ho iniziato.", affermò sicuro, il tridente di nuovo in pugno, ma l’altra non si fece da parte, anzi gli si parò accanto.

"Non posso, seguace di Eolo, già non sono riuscita a salvare Oritia di Tramontana, lasciare che un altro di voi cada sarebbe troppo da sopportare per me", sentenziò la fanciulla guerriera, mentre una nota di triste stupore si dipingeva sul volto dell’inatteso alleato, "Avevo avvertito la caduta di Oritia e ne sono dispiaciuto. Il mio nome è Coriolis del Maestrale, con chi ho l’onore di combattere al mio fianco?", chiese allora l’uomo, "Gwen di Corvus è il mio nome.", rispose semplicemente l’altra.

"Non vorrei che vi foste dimenticati di me!", urlò allora Kirin, sollevando le mani sopra il capo, "Repovi Gustera!", invocò, calando le braccia dinanzi a se e liberando dieci piccoli tornado che si scatenarono intorno al duo avversario.

Gwen compì alcuni salti, spostandosi da una parte all’altra dell’anticamera, utilizzando l’Artiglio dello Spirito per recidere la furia di alcune di quelle correnti d’aria cosmica, mentre, ancora una volta, Coriolis danzava fra i vortici avversi, rendendosi conto che, privo d’armi, le tecniche di Kirin risultavano ben più pericolose e potenti.

"Perché l’uso delle fruste, ragazzo? Era forse una strategia per trarmi in inganno sulle tue vere qualità?", chiese il Dominatore di Maestrale, muovendosi con attenzione attraverso l’attacco avverso.

"Un inganno inatteso, a dire il vero: non era nelle mie intenzioni a principio, volevo solo soddisfare la richiesta fattami dal mio maestro!", raccontò Kirin, animando con gesti delle mani i dieci vortici che avevano invaso l’anticamera.

"Dei tre discepoli del Sagittario Nero, infatti, sono l’unico a non avere un’arma: Yuri ha le sfere chiodate, mentre Akab indossando le vestigia della Vela Oscura ha ben altro oggetto da poter usare in battaglia, persino il nobile Luis stesso ha un arco con una freccia che può incoccare, io solo sono privo d’arma alcuna!", spiegò il guerriero invasore.

"Per questo motivo, quando Libra Nero ha offerto le proprie armi per chiunque volesse usarle durante questi nostri attacchi, mi sono proposto per l’uso delle fruste, così da dare soddisfazione anche in tal senso alle aspettative del mio maestro!", continuò Kirin, "A quanto pare, però, per dimostrarmi un degno allievo è meglio che non usi tali giocattoli, specialmente avendo contro di me un esperto nell’uso delle correnti d’aria.", ammise subito dopo, con un sorriso sicuro sul viso.

"Probabilmente, se Gru e Musca non fossero rimasti ad affrontare il successore del grande Luis, lo avrei affrontato con le armi in pugno fino alla mia vittoria finale, ma contro di te, Dominatore di Maestrale, è stato chiaro fin dai primi confronti che ben poco successo avrei avuto trattenendomi.

In compenso, la sorpresa reciproca del vederci l’uno contro l’altra, dovuta alle azioni di Pesci Oscuri, mi ha permesso di compiere quel piccolo inganno, iniziando a combattere con le stesse.", concluse con tono placido.

"Pesci Oscuri?", ripeté Gwen, udendo il titolo della medesima insegnante di Victor, il guerriero dell’Altare Nero che aveva affrontato nella sala della Tramontana.

"Sì.", fu la prima parola che le rivolse Kirin, offrendole uno sguardo distratto, "Colei che guidava il gruppo entrato dalla sala di Ponente era Persefone di Pesci Oscuri!", continuò, "Ed a quanto pare ha utilizzato una qualche tecnica sia su di me, suo nemico, sia su questo suo stesso alleato, per far perdere ad entrambi la percezione del tempo.", aggiunse prontamente Coriolis.

A quelle parole, la sacerdotessa d’argento compì un’agile piroetta, "Griffe de l’Esprit!", urlò disperdendo parte delle correnti d’aria che la circondavano, poggiando poi abilmente i piedi al suolo e volgendo il volto mascherato verso il nero nemico; "Seguace di Eolo, ti prego di aiutarmi a trovare un’apertura nelle sue difese: ho intenzione di scoprire il segreto di questa tecnica che manipola la memoria utilizzata dalla Ladra di Divinità che lo guidava in questi corridoi.", propose prontamente Gwen.

Un lampo di perplessità si dipinse sui visi sia di Coriolis, sia del loro nemico, "Nessun problema, guerriera di Atena.", rispose dopo qualche secondo il Dominatore di Maestrale, roteando la propria arma con prontezza.

"Nessun problema? Ne avrai ben più di uno!", ringhiò di rimando la Lucertola Nera, liberando di nuovo la furia delle dieci code oscure, ma stavolta l’altro fu pronto, "Tridente dei Venti, colpisci!", imperò Coriolis, espandendo il proprio cosmo e ghermendo i venti circostanti, fino ad intrappolarli in una spirale a tre punte che sfondò il soffitto dell’anticamera, disperdendosi poi all’esterno.

Fu quello l’istante che Gwen sfruttò, spiccando un salto contro il nemico, "Noire Voler!", invocò, oltrepassandolo e lasciando che l’essenza del suo attacco varcasse le difese mentali dell’avversario.

Ci fu qualche istante di confusione attorno a Kirin prima che questa lasciasse il posto allo stupore nel rivedersi sull’Isola della Regina Nera, durante l’adunata di quella stessa mattina.

Si rivide, assieme al resto delle Cinque Bestie: Icaros, Luxa e gli altri; rivide il Sestetto Nero, la Sorellanza Oscura, i Quattro e tutti gli altri, mentre i dodici guerrieri d’oro tetro spiegavano cosa sarebbe successo di lì a poco; la loro fuga e l’attacco al Santuario di Atena ed al Tempio di Eolo.

Rivide Joppa seguire il Toro Nero, mentre un altro di loro seguiva l’Acquario Oscuro e solo tre delle Cinque Bestie si avvicinavano al suo, di maestro, ed ai restanti combattenti diretti al tempio di Eolo.

I quattro guerrieri d’oro oscuro erano uno di fianco all’altro, con Luis che spiegava chi avrebbero trovato ad attenderli: "Il tempio di Eolo ha quattro ingressi, uno per ogni punto cardinale ed altrettanti Dominatori dei Venti ci aspetteranno agli stessi, mentre, a meno che le strategie non siano cambiate in questi anni, i restanti saranno a difesa delle Anticamere verso la sala centrale.", aveva iniziato.

"Non conosco coloro che hanno preso i posti che erano appartenuti a me ed Austro, presso le sale di Ponente e dell’Ostro; mentre la piccola Oritia ha sempre avuto dei grossi problemi di autostima, dubito che sia un nemico degno di nota. Per ciò che riguarda il Dominatore di Levante, di cui vi avevo già parlato, andrò io stesso a salutarlo.", spiegò Luis.

"Io entrerò dall’ingresso settentrionale; prenderò con me Vela Nera ed altri due, mi muoverò il più velocemente possibile per raggiungere il nostro vero obiettivo.", replicò Ariete Oscuro.

"Lasciate a me l’ingresso di Ponente, mi farò accompagnare dalle Tre Bestie che qui attorno a noi si sono riunite.", suggerì allora Pesci Neri e si mosse per allontanarsi, subito seguita da Kirin e gli altri due.

I ricordi scivolarono avanti nella mente dell’oscuro guerriero, fino alla divisione davanti all’ingresso del Tempio di Eolo e l’invasione della sala occidentale.

L’inizio dello scontro con Aliseo di Ponente e la divisione da Luxa ed Icaros scorrevano dinanzi agli occhi della Lucertola Nera, mentre un’ombra si manifestò di fianco a lui, qualcosa di alieno a quella scena tanto quanto lui che guardava se stesso: la sacerdotessa di Atena!

"Sei stata tu! Che razza d’inganno è mai questo?", domandò furioso il guerriero oscuro, cercando di sferzare con l’energia del proprio cosmo l’aria fra loro, ma Gwen rimase immobile, osservando prima l’altro, poi la scena dinanzi a loro, dove Lucertola e Pesci Oscuri correvano assieme lungo il corridoio che dalle sale di Ponente portava a quelle del Maestrale.

"Sto solo visitando i tuoi ricordi, guerriero dell’Isola Prigione, non ho alcun interesse di infliggerti alcuna ferita, solo scoprire cosa può effettivamente fare il potere dei Pesci Oscuri.", spiegò laconica la sacerdotessa del Corvo.

L’attenzione di Gwen, infatti, era già focalizzata sul confondersi delle immagini nella mente del guerriero nero: i ricordi, fino a quel momento coerenti e rettilinei, d’improvviso divennero confusi.

Kirin stava avanzando assieme alla donna dalle nere vestigia, finché non si ritrovò da solo, immobile e confuso, dinanzi ad un avversario che viveva la medesima confusione.

Il cosmo attorno alla figura della sacerdotessa d’Atene iniziò a brillare, scuro e vasto, mentre le immagini che li circondavano iniziavano a confondersi e scorrere in modo segmentato: di nuovo rivide l’inizio dello scontro con Aliseo di Ponente, di nuovo la confusione negli occhi di Coriolis nel trovarsi davanti il nero nemico armato di fruste.

La scena quindi cambiò di nuovo, mostrando qualcosa di non visto prima: l’arrivo del duo di neri invasori nell’Anticamera.

"Chi siete?", chiese Coriolis, già in posizione di guardia, dinanzi alle oscure figure, "Kirin della Lucertola Nera!", si presentò prontamente il discepolo di Luis, scuotendo le fruste, prima che un cosmo invadesse il piccolo ambiente, interrompendo l’attacco sul nascere, avvolgendo entrambi in un abbraccio candido e lasciandoli intontiti e paralizzati.

"La fragranza del Melograno Bianco dell’Ade, bagnato dalle acque del fiume Lete vi accompagnerà per alcuni minuti, miei cari guerrieri.", esordì la voce di Pesci Oscuri, iniziando ad allontanarsi, "Non ho alcun interesse sulla tua vita, o morte, seguace di una divinità, così come non ne ho su quel servo del Sagittario Nero, ma preferisco evitare che tu possa attaccare dall’esterno la barriera sollevata, mentre compiremo il nostro ruolo in questo tempio.", ridacchiò, oltrepassando Coriolis, ancora immobile, prima di scomparire nel corridoio successivo.

Non ci volle molto, perché gli occhi di Kirin, dopo quelle ultime immagini, tornassero a vedere ciò che accadeva attorno a lui: il Dominatore di Maestrale in piedi, l’arma in pugno, il tetto dell’Anticamera distrutto dal suo ultimo attacco, la sacerdotessa di Corvus in piedi poco lontano.

"Ti ha abbandonato qui ad affrontare un nemico, incurante del tuo bene. Sei sicuro di voler combattere per un comandante del genere, guerriero nero?", chiese prontamente Gwen, rivolgendosi al nemico, "Non per lei combatto, sacerdotessa di Atene, ma per il mio maestro, Luis del Sagittario Nero!", rispose deciso quello, espandendo il proprio cosmo, dopo un primo istante di sorpresa.

Non era stata Persefone ad addestrarlo. No, per un breve periodo, nella regione dove viveva, lo aveva addestrato un vecchio cavaliere di bronzo, attirato dalla furia del suo cosmo, ma poi l’anziano aveva rinunciato a farne un guerriero di Atena, troppo selvaggio lo spirito ed il potere che il ragazzo sapeva far scaturire, senza la minima capacità di controllarlo.

Quello stesso vecchio, alla fine, lui lo aveva ucciso, il cavaliere dell’Orsa Minore, e per questo era stato condannato all’Isola della Regina Nera e lì aveva trovato il suo vero maestro: Luis.

Il Sagittario Nero gli aveva spiegato che l’essenza stessa del potere che sapeva sprigionare era la vera natura del vento, implacabile e ribelle, che era stato il volere di Eolo stesso a farli incontrare, in modo capriccioso ed incontrollabile anch’esso, aveva fatto sì che i due si trovassero assieme prigionieri sulla stessa isola e Luis potesse, infine, addestrare l’altro.

E così era stato: Kirin aveva trovato nell’Oscuro Sagittario, un tempo Dominatore di Ponente, una guida, al pari di Akab e, in modo persino maggiore a Yuri stesso.

Con fatica ogni giorno si era addestrato e, alla fine, aveva imparato a domare la natura ribelle del proprio potere, così da dirigerlo secondo la propria volontà, lasciandogli sempre modo di scatenarsi nell’interezza della propria furia, ma con piena libertà.

La stessa libertà che Luis gli aveva spiegato che doveva amare e perseguitare, la stessa libertà che adesso anche lui stava assaporando, dopo tanto tempo, una libertà che si basava sul sangue, sulle battaglie, ma che dava modo di sentirsi ben più di una semplice pedina nelle mani di poteri più grandi, qualcosa che, per poco, Persefone gli aveva fatto perdere, quando lo aveva lasciato indietro, ad affrontare Coriolis.

Se fosse sopravvissuto, si disse Kirin, avrebbe dimostrato ai Pesci Oscuri che non si poteva scherzare con lui, una delle Cinque Bestie, i più selvaggi ed istintivi fra i guerrieri d’argento nero: Luxa era una furia ossessionata dagli incendi; Icaros faceva leva sui più atavici timori delle proprie vittime; Joppa era una belva incontrollabile in battaglia e l’ultimo era… un degno allievo di Ashur dello Scorpione Nero.

Sotto questa naturale similitudine, accompagnata dall’aspetto delle loro corazze, si erano alleati e, anche se due di loro erano già caduti e gli sembrava di percepire i cosmi degli altri combattere, Kirin si sarebbe dimostrato degno della loro fama.

Con questa nuova determinazione, la Lucertola Nera lasciò esplodere il proprio cosmo: "Preparate le vostre difese, guerrieri di Grecia ed Italia, poiché la furia dei venti vi spazzerà via, come polline dai fiori!", ruggì deciso.

"Repovi Gustera!", imperò il nero nemico, liberando di nuovo le dieci code di vento, mentre già Coriolis si faceva avanti, "Resta dietro di me, guerriera greca, ti ho concesso di scoprire i suoi segreti e quelli di chi lo comanda, ma adesso spetta a me concludere la battaglia, per il mio onore di seguace di Eolo e per l’amicizia che un tempo mi legava al suo maestro!", affermò deciso il Dominatore del Maestrale, iniziando a roteare il tridente dinanzi a se.

Deciso fu il movimento di Coriolis: l’arma roteò portentosa, fendendo le correnti di vento per poi richiamarle a se ad ogni nuovo movimento, catturando i dieci vortici, uno dopo l’altro, costringendoli e piegandoli al volere del Dominatore, "Tridente dei Venti, colpisci!", imperò il guerriero di Eolo, che, con l’ultima spazzata, puntò le tre punte della propria arma verso l’avversario, lasciando che la furia che fino a quel momento aveva avviluppato a se si liberasse contro l’altro.

Un sorriso di sfida si dipinse sul viso del nero avversario, un sorriso furbo e determinato assieme, mentre apriva le mani davanti a se, "Crni Jezik!", urlò con forza Kirin, liberando dalle mani la stessa possente corrente che aveva spazzato via, nei precedenti momenti della loro battaglia, il Dominatore del Maestrale, una corrente che ora, però, la Lucertola Nera usò per riprendere il controllo dei dieci vortici da lui creati, assieme all’energia che il suo avversario aveva aggiunto ad essi.

Un primo istante di sorpresa balenò sul volto di Coriolis prima che questi puntasse il tridente verso il nuovo gigantesco tornado che gli correva addosso: "Davvero intelligente il tuo piano, discepolo di Luis! Lasciare che ti scagliassi contro la furia divisa del vento che avevi sotto controllo, unita al mio stesso potere, per ritorcerla contro di me, di nuovo, utilizzando stavolta un potere ben maggiore per condensarla in un unico devastante tifone d’aria!", si complimentò il Dominatore dei Venti.

"Hai però dimenticato un particolare…", aggiunse pochi istanti dopo la voce di Coriolis, mentre già il cosmo brillava attorno a lui, stringendosi sulle tre punte dell’arma con cui aveva bloccato l’avanzata del tornado nemico, evitando che questo travolgesse lui, o la sacerdotessa d’Atene che si trovava alle sue spalle, "Hai dimenticato contro che tipo di guerriero stai combattendo.", concluse.

"Mistral! Scatena la tua furia!", urlò allora il Dominatore, prima di agitare, con un movimento secco, l’impugnatura del proprio tridente, che iniziò a roteare sul proprio asse, creando un piccolo tornado parallelo al terreno, un tornado, che perforò quello gigantesco che l’avversario aveva evocato.

Non più tenuti insieme dalla nera lingua di vento, le correnti d’aria che Kirin aveva fino a quel momento domato, si liberarono ed avrebbero anche potuto travolgere tutto e tutti all’interno dell’Anticamera del Maestrale, se l’attacco di Coriolis non fosse continuato: il Dominatore, infatti, fu lesto nel riprendere il controllo del proprio Tridente, roteandolo fra le mani e ghermendo di nuovo le diverse correnti d’aria, fino a richiuderle in tre diversi vortici, che iniziarono a roteare attorno a lui.

"Di nuovo: Mistral!", urlò deciso il guerriero dei Venti, lasciando ancora una volta ruotare l’arma fra le mani, stavolta diretta verso il suolo e scavando con essa tre piccoli fori nel terreno, fori in cui le correnti d’aria furono risucchiate, scomparendo per qualche breve istante.

E fu proprio quello il tempo che Kirin ebbe per comprendere: il tempo di un respiro, l’ultimo, prima che, da sotto i suoi piedi, la possente corrente del Maestrale esplodesse, distruggendo il terreno e sollevandolo verso il cielo, vittima della potenza devastante dell’avversario, che ridusse in piccoli frammenti la nera armatura e spezzò via la vita, assieme a parte della pelle e delle ossa, lasciando solo un misero cadavere che cadde malamente al suolo, ormai privo d’ogni vitalità.

Fu Gwen del Corvo ad avvicinarsi per prima al corpo ormai privo di vita del guerriero nero, "Non avrei voluto ucciderlo, ma purtroppo questa è la guerra, seguace di Atena.", furono le prime parole che gli rivolse Coriolis, facendosi avanti a sua volta, "Lo so, Dominatore dei Venti, seppur sono pochi giorni che mi trovo costretta a questa sequela di violenza, ormai ho compreso io stessa quale dura vita spetta a noi combattenti sacri alle divinità del mondo, olimpico e non.", ammise con tristezza nella voce, scandita attraverso la maschera argentea.

"Sono comunque dispiaciuta per la caduta di costui, poiché, in modo ben più diretto che non il mio precedente avversario, le sue azioni sono state pilotate da quella che immagino essere una dei Ladri di Divinità. La guerriera dei Pesci Neri.", spiegò con tono cupo Gwen.

"Ladri di Divinità… già prima ti ho sentito utilizzare questo epiteto, sacerdotessa di Atena, ma chi sono costoro?", domandò preoccupato il Dominatore del Maestrale, "Sono gli stessi che anche in questo momento cercano di rubare l’essenza stessa del dio dei Venti, guerriero, e non solo, sono coloro che stanno portando battaglia all’Olimpo dopo aver già piegato le divinità Accadiche e molte altre, da ciò che ho saputo oggi.", iniziò a raccontare la sacerdotessa del Corvo.

***

Mentre la guerriera di Atena raccontava al seguace di Eolo delle battaglie affrontate ad Accad, dell’identità di Baal scoperta in quei luoghi e di ciò che aveva appreso, sia nel breve tempo in cui aveva fatto ritorno ad Atene dai compagni che avevano combattuto nell’Avaiki di Ukupanipo, sia durante quelle due battaglie già affrontate nel tempio dei Venti; ancora il rituale proseguiva nella sala centrale dove si trovava l’Otre sacra al signore del Vento.

Luis del Sagittario Nero osservava le tre figure sedute al centro della sala, attorno alla reliquia sacra che, molto tempo prima, aveva giurato di difendere: c’erano l’Ariete Nero, i Pesci Neri e, ora, con loro, anche Favonio di Levante, che stava iniziando a fondere il proprio cosmo con quello dei due oscuri suoi alleati.

Un sorriso amaro si dipinse sul viso sfigurato dell’oscuro Sagittario nel rendersi conto di come fosse stato lui a rendere possibile quella stessa alleanza, di come gli eventi messi in moto pochi anni prima avessero portato a quella situazione e che, quanto tutto ciò aveva avuto inizio, non avrebbe mai pensato che un giorno si sarebbe trovato ad invadere il tempio dei Venti ed a combattere fino alla morte contro Coriolis ed Okypede.

Allo stesso modo, non avrebbe mai creduto di poter diventare maestro di ben tre guerrieri e di soffrire enormemente nel rendersi conto che già uno, forse due, erano caduti ed il terzo era stato accompagnato proprio da lui verso quella che, verosimilmente, sarebbe stata la sua fine.

"Il destino è volubile, come il vento…", si disse con una nota di rammarico nella voce, mentre seguitava a percepire le battaglie che ancora si combattevano nelle anticamere dello Scirocco e del Grecale.